la Fiera Letteraria - XII - n. 14 - 7 aprile 1957

Domenica 7 aprile 1957 LA FIERA LETTERARIA' SCRlTTOBI E POETI DELLA ''FIERA LETTERARIA,, VEJO - Mentre ieri dicevano - pie. gandosi, verso di me, le ragazze - « C om'è be llo questo giovane!» - oggi, le ragaz.ze mcontrandoml mi sfuggono. - O, talvo lta. sommesse. commentono - « Oh come non è più lui! » - Ma non per questo, Apollo carissimo - carissi. mo a me un giorno, Apollo padre - io, anche se vecchio. penso di disertare ì tuoi Templi naturali. Nuove stusure \ liriche Qui è rimasta pace - L'ecl~ra teu-era s'avvolge onusta lungo 11 ramo secco Voi, altre toglie. - altri rami - e tu che, .xloroso succhiello tori Il coltrice del pmo, oh cerambice E tu che gorgheggi, oh maestro - laggiù !ra il sereno cielo - E' questo il verbo dell'esistere - E' la tua voce us1gnu,"!)o d'lddio - Per i vivi è la tua voce. Invece in pochi ti danno ascolto - Poi. se v1ene la Morte - che reca la falce in mano - e va per istrada e mi raccoglie - ben ven. ga!. E' l'ora! - Ma non recidermi - in nanzi tempo! - Deh, lascia ch'io fiorisca bene e maturi meglio. Lascia il mio frutto colorarsi al sole. in santa pace - qumdi coglimi. recidimi - purché io non lasci cattiva memoria. Nè di me ombra $an– guigna - Purchè io non lasci eco di rimpianto in alcuno - Purchè ella possa (Luciana. la mia creatura) andare da sola per le diffìcil1 strade del mondo. Avanzavo con treµido amoroso passo verso dove tubavano le tortore - in quel• la cortina, a sinistra, d'ombrasi alberi. In quella cortina dove fiutavano le vac– che nere pezzate. Dimenticavo i miei anni trascorsi per non rammesare i miei mali attuali. (Di quelli di quando da gio. vane; e sapevo. oh sì!. quel che facevo e che volevo. A voi, più che non ribelle, indifferente. uomini simili ed automi di ferro. senza anima, addio!. Ma perchè io dovrei dolermi di voi, se sempre cam. minai lontano da voi - e se fu così, sin dal primo mio essere? Tu canti con foga, torrente Crem,era - Torrente etrusco. Acacie, voi risplendete alle vostre cime, chrare ovali acacie sopra il torrente Cremera! - E voi, ficulni sel. vaggi, arabeschi di foglie al sole - Ai vostri piedi.' nella forre. ogni cosa è in ombra - E' in ombra come dentro una femminea sottana - E• in preziosa ombra, il tuo letticciuolo, oh torrente - 11 tuo lampeggiante letto scorre fra le ombre delle ilici - E' qui vicino (a due passi) il colombario etrusco. Io vado a cercarlo - Immacolata sosta di secoli intorno al risonante Cremera. Non disturbarmi, guardiano del Tempio d'Apollo, guardiano postumo; te ne prego. Tu non sei il guardiano antico, quello del– l'Ara, antica, di Apollo - Non sei nè un sacerdote, nè un àugure, tu non sei che un rompiscatole. uno che guasta i miei so– gni, seguendo i miei passi - Non temere che io fn1ghi nei tumuli. Non temere che io rubi la giocosa anfora, oppure la sacra patera - Tu sei soltanto custode dl ru– deri e sassi - guardiano contro i ladri - contro i clandestini scavatori, tu non sai distinguere - Io non desidero sca– vare. in questi luoghi, che sogni! Tu che vivi alle spalle d'Apollo, non hai diritto di perseguire i sognatori - tanto meno di perseguire me, solitario. Tu devi - caso mai - vigilare me, imboscandoli - ma tanto imboscandoti fra gli ulivi. che io non ti riconosca mentre ristai nascosto ' invano, oh custode!. Lascia andare me li .. bero dovunque io voglia - Codesto suolo è come fosse mio. I poliziotti stanno bene nelle Città - non nei boschi nè nei prati solitari - Lascia. me, veramente solo. Che io rievochi i1 caro padre Apollo. che io lo riveda nei brevi raggi violetti e d'oro dello sua immagine solare. Oh non è folle colui che, come me, va per I campi sacri della vetusta distrutta Vejo - Io m'aggiro per questi campi come chi abbia perduto u~ sacco di monete d,immenso valore. Se mt chino sopra una pietra preziosa - sulla stroda - j miei sguardi si estasiano. Ho sperll.nza di rlt,rovare ciò che conobbi già - durante i miei begli anni quando ero giovane - Eppoi, oh guardiano. tu non sai, ma se lo fossi uno (anch'io) del!a schiera dei sacerdoti d'Apo~o? - Se 10 fossi uno di essi rimasto inèlietro lungo Ja strada? Un brutto giorno gli Dei dovet– tero voltare la schiena dalle strade degli ingrati uomini. · Lucertola quanta sete ha. sopra l'arida pietra liscia, percossa dal sole! Mi parlò, confidenzialmente, l'usigno1o e disse: Ti-ho - (tìò) fra i miei più cari amici: ti-ho! ti-ho!. (Dunque, non è vero che io non possiedo nobi1ì amici). ... Dove ritroverò fra gli uomini. oh Apol. lino di Vejo - il tuo .aperto sorriso (per me, chiaro; per altri enigmatico). Enigma è per coloro che non possiedono spirito apollineo. - Chiaro spirito come le ac– que del Cremera, per me - Come il ru- scello chiaro nel nero letto delle ilici! - Oh se anch'io potessi. come te. Apollino di Vejo. ancora sorriderei - Sorrisi, come te, un giorno, oggi da me lontano - Serri. devo affacciandomi ad una esistenza che non conos~vo - Come mi sembrava bello, allora. l'esistere! - Ora, invece. è già tra. passala la mia ora e la mia forma. In. nanz.i che io incominciassi a percorrere il mio sentiero la mia virtù era già morta. Andavo avulso da voi tutti - razza di cani (siete in troppi!) raz.z.a di cani che io non nomino! - Chi, eguale a me. s'af– faccerà dinanzi alla sua.esistenza. e non la crederà ottima. Strada candida a percor• rersi - anche se non ricca di, van, beni - Tu venivi, oh messaggero del Cosmos - Tu venivi lieto messaggero di buone nuove - Allora sì che gli uomini non s'erano ancora rinchiusi nelle città - ad angustiarsi. ingannarsi, uno contro, l'altro! Chi possiede, a sessant'anni, ancora i1 coraggio - (chi ne ha?) di alzare g!i · occhi verso le stelle - per raccomandarsi - ancora una volta - al suo Dio? - A te, nostro Dio, che dall'infanzia ci culla. sti - reggesti poi la mano; ma non ,sem. pre. Nè fu possibile. nemmeno a Te. gui– dare me ottimamente. S'andò, dico s'andò. insieme, a tratti. Vi andremo ancora; Tu grande ed io piccino. Già mi consigliasti per l'aspro e per il dolce·- Altri parenti, o amici. io non ebbi; soltanto te, mio Iddio. . Soggetto agli inferi - soggetto agli uo– mini - soggetto alla ruota del Destino; ma sopratutto alla ruota del tramvai - Va, poi, a dire, o misero cittadino, d'es. sere libero!·- Ed inoltre voi siete soggetti ~~~ii~o~r~t~~!~~ ~~t,~~ii~hat~~~~r\ ~~~ prusi; ln uno, soggetti. alla cieca igno. ranza. Finalmente - il chè è più grave - anche io sono soggetto; anch'io sono co– stretto andare fatalmente solo - Ho nes– suno nessuno - veramente per me - co– me se !ossi, dovunque. l'uomo d'un altro paese - Oh voi uomini ~enza cervello. oh voi frivole donne, lasciate. in me. intanto, talvolta profonde piaghe - La vostra in. cessante ira approfitta di me per 1~ sue piccole vendette - e vi piace colpire il mio talento. E vi piace trovare il più leg. gero pretesto - contro di me - per fe– rirmi. Il progresso che ho compiuto v·enendo a Roma è stato quello çl'accorgermi che alcuni miei scritti (i miglidri - o quelli che mj rappresentano) - non s1 possono pubblicare. Non ha mai saputo - dove avrebbe po– tuto giungere·_ se non gli avessero im. pedito di correre. - Se. cioè, non gli aves. ser6 legati e braccia e piedi - Ha dar. mito dentro di sè - specie dentro il suo cuore - Ha costituito un fenomeno solito - ha vegetato senza esistere - Simile alla tartaruga che d'inverno dorme tanto a lungo. All'apparenza è morta; e se la si volesse risvegliare non basterebbe sol– tanto un calcio. Tante ore di martirio - quante furono quelle di scuola - (e durarono - per me - trent'anni) - Io appresi dagli al– lievi. Appresi che nulla c'è da apprendere - Oh il domare gli uomini! - Vana mi. sura, sforzo inutile! - Meglio stare in manette - meglio stare in un carcere - (sono minori le ore di martirio), Minori di quante furono quelle, per me. durante le quali feci lezione ad ignari discoli. Sono giornate di così chiaro e nitido celeste - da far star bene in salute anche Lui&'i Bartolini: "Davanzale in fiore" (acquaforte) di /..,lJ/GI i poveri morti - lo. però, purtroppo, an. cora poco in gamba, stento a rimettermi. Fedele a nessuno - (o soJo all'ombra della mia casa. alla mia ombra) - Ma se potessi spiantare - i Mani, i La ri - é ri– condurli. Anita. con noi - in mez.zo al contado di Osimo. nelle March e adoral e; Quale sodis!azione per entrambi. Eccomi (tutto ad un tratto) - vecchio e malato; - come in un bnitto sogno - io vecchio, malato e povero! - come in brutto sogno - io vecchio malato e po. vero! - Come in un brutto sogno!. Cosi di me Giove hai voltito. Nonostante che sem. * BABTflLlNI squallida, da impiegati? - Istituto Popo– lare! - Eppure è stato cosl - Uho amata e l'amo come per forza - questa mia po. vera casa! Non potendone sortire fuori ed essendo povero, poverissimo - l'ho do– vuta amare per forza - E' per forza che m'è diventato caro Podioso! (19-1-'56). - In quante sere (per altri) d'inverno ug– gioSO - (quante sere!) - io mi sono cot1. solato dipingendo. Non ho altro ;;capo di stare al mondo che quello di dipingere. Ritrovare. con pochi segni. le immagir:ii - care - che già erano sparite dai miei occhi!. - Per altri, no; non è cosi; per me, sì - Per altri. occorrono al:.1.mbiccate Luigi Bartolint: " gcn:tia-nc '' (disegno) pre io t'abbia seguito; e servitp a. puntino (Come sempre ha voluto e vuole Giove. e non per me soltanto egli lo esige dai poeti). Seppure avvolti fra gli stracci dei mali - non volate via troppo rapidi, oh miei ultimi anni!: Voi fate quel che io non feci. Quel che non seppi fare di ce– leste; ahimè. misero! ( 1956) Volta notturna del Firmam,ento - presto mi raccoglierai - e voi. care stelle che già sognai da fanciul1o - al. zando gli occhi al èielo. Dal davanzale della avita (perduta) mia casa paterna alzai tante volte gli occhi fanciulli al cielo. Dalla casa degli avi dove quel che fu per me. fu troppo breve sogno - Il sogno è rimasto, però. intatto o sfiorato appena appena - Stelle. vi rivedrò da dove io venni; ritornerò vicino a voi! E voi, miei dissimili - che rimanete attac– cati alla Terra - continuate a non guar. dare le auguste stelle - 11 sogno rimanga sogno per i buoni. Nessuno. in questo mondo. a lungo lo possiede. (9-1-'56) - Quanti giorni di dolorosa astinenza dal mio car<i lavoro! - Siete voi, uomini, che me lo impedite. - Le vosti·e vessazioni sono senza numero! Oh macchè:roni! E pensare che io la. voro per voi - per il vostro spirituale bene!. (Sempre frequenti per mio danno, nella mia casa (da millenni, come mi sem– bra) cursori. uscieri, citazioni, ingiunzioni fiscali, proibizioni, divieti, ingiustizie. an• gherie). Se potessi non più scrivere! - g1ac– chè quest'arte mi è diventata eccessiva. mente amara - Amara in mezzo al duro gregge felino - Essi non sanno. essi non vogliono; e, dunque, perchè parlare a chi non vuole? (11-1-'56). COMIPLEANNO SESSANTATREESIMO - Ho lavoi-ato in inverno - come se fosse stata çrimavera - (ed ho sessantaquattro anni!) - Ancora dolci immagini sortiro,no dal gelo delle mie ossa - Ancora sor. tiranno dolci immagini! SOPRA LA MIA ACQUAFORTE « LE CASE DEI POETI n - Chi avrebbe mai pensato - di amare questa casa - tetra. formule, bugie da cavadenti, baggianate da circo equestre. - Merttire a se stessi; me– stiere orribile! - La loro pittura è un me– stiere vile: darla ad intendere al nQstro prossimo - Io non ho mai dato ad inten. dcre nulla - ad alcuno. - Vennero, le mie immagini, come vengono queste pa– role - forse dal Dio della bontà - Non voglio, tuttavia, illudermi di tanto. Io non illusi e non m'illusi - (22.1-'56). San Francesco che mi miracolasti già due volte mi miracolasti - Fratello, maggiore - Tu. squisito poeta - A te ml raccomando, a te ancora una volta. Ti prego con fervore; s'innalzano dai miei precordi parole d'amore - A Te il voto, a Te la mia grande preghiera - Fratello immen– so. diffuso fratello per i cieli - presente nei campi che io amo - Tu capo ed io seguace. Ti amo - T'imploro con umiltà estrema - Ti prego con fervore - Fa che il terzo miracolo si compia - il terzo mi. racolo - Io tale miracolo non lo posso enunciare - Ma Tu sai già, più di me, quanto già io so di me stesso e della mia dura condizione. Fa che ella crepi. Fa, cioè, che io possa salvare Anita innocente. e l'innocente Luciana! - A buon fine, per una santa ragione - imploro, da Te, il terzo miracolo - Poi. e come conviene al fedele zelante seguace, consacrerò sino al. l'tùtima stilla del mio sangue alla causa per cui il nostro Signore mi tiene ancora in vita. Oh Santo dei Santi. il più sempliCe - il più puro - Io non enuncio la mia causa dolorosa - io non la posso enunciare (chè. sembra, la mia causa, un peccato) - Ma come chi - disciolto dai lacci - e liberato dalle spme - s'è districate - finalmente - dai rami neri e molesti fa che io sia libero, oh Santo, di seguire completamente la mia volontà. Fa che io possa salvare le due Creature. Fa che io possa continuare nella mia vocazione. - Fa che io possa procedere per la via chiara - oh Signore! - Fa che la mia sorte non sia quella di dibattermi quale usignuolo eternamente impigliato fra le spire del serpe - (22~1-'56). VIAGGIANDO - Tutti i miei mali ven– nero - dal mio amore, dal mio attacca. mento alla Natura. Nelle città la Natura non entra più. Si rivede, però, - deserta Luigi Bartolint: •Lungotevere» - viaggiando - come una nemica - Se la osserviamo, le vogliamo ancora bene - Si vorrebbe ritornare insieme a te. o Na. tura dei boschi e dei fiumi. BEATI I SEMPLICI - L'Evangelo non va inteso nel senso di - « voi, storditi, beati voi che sapete illudervi». Viaggiando, m'accorsi che il mondo ancora antico. (Donne ancora vestite da ciociare erano, pe1 i campi. a Salerno). Penso ad Anita; alle ragioni det suo la. mentarsi - distaccata dal suo paese, non sa trovare uno scopo vivendo nella città. Vive per Luciana - ma ha ancora cura di me. Gli aranci, le acacie, i sambuchi tutti in bianco fiore il tre di maggio. Gli aranci incominciano a Fondi - Donne vestite in costume. montate su asini come nell'Ottocento. Penso ai tempi quando viaggiavo sor– vegliato dalla Polizia; senza che avessi commesso alcun male. Finora si sono distinti - nella società umana - i peggiori individui. Gli uomim,, peggiori quali tipi e quali caratteri hanno sempre avuto la meglio. A PELLIZZI - ,Ogni pensatore è un matto da legare. Resi.a lo stile della lega. tura - A quanto sembra, voi fate una tale questione - lodando 11 mio. (Ed io, il vostro). Rimpianto della mia felicità passata (vedendo due cacciatori che Vanno insieme in un campo di verde saggina con ba. gliori di fiorì violetti), Il tentennare è un buon indizio ed un' buon indice di giudizio. Chi sa qualche cosa, sa anche che nessuna ragione sussi. ste valida, La verità è d'un momento e d'una sola persona. In altri termini: esi. stono tante verità per quante sono le per– sone, Ed anche una verità varia, nell'istes, sa persona da momento in momento. Dio opera più degli uomini - osser. vare gli operanti campi di grano - Ope. ran,o da soli: l'ausilio del contadino è mi. nimo. Oh campagne diste~e e solitarie. Se opera più di noi, è segno eh.e occor;re ri– spettarlo ed amarlo. IL VILLAGGIO - Con un suo crocifisso nero sotto un suo arco bianco - Con la sua serpe a spirale nera, sopra i crepacci d'un muro stanco - Con il suo cuore ros:;o troppo rosso - il rosso troppo rosso del costato - Un serpe troppo gonfio - Un nero ed un rosso in muro ad arco - Ii Cristo bianco nella nera croce ha, in ogni paese, l'istesso volto stanco. La Morte è assolutamente sorda. Fa vivere gli imbecilli - ammazza gli uomini onesti (li ammazza prima degli imbecilli). Uccide gli uomini che sono pieni di me– rito - (Senonchè, che cosa può essere un merito?). Esistono, presso la Morte, dei meriti?). No. Oh cattiva moralità della Morte! Oh pessima. Avrebbe, invece. se fosse stata sagace, dovuto far vivere i saggi uomini cento anni, e gli imbecilli ed i cattivi sei anni appena. E' cosa qui, nel bosco, che ne$sUno vede. nessuno ascolta. O vanno a vederla. gh stolti. rinchiudendosi in un buio crnemn– tografo. Non sano un UOllJO ancora morto! - Non lo sono - se ancora sono capac~ a ritrovare le mie selve. se ancora ho flato per raggiungerle - Vuol dire che non sono ancora morto - Eccomi' in te, framez, zo a te - nè altro qui vorrei - per me - soggiungere. Non giungeva altra voce nel bosco - Solo la sua (del bosco) - e la mia. - La terz.a fu quella dell'antico usiguolo - che, in pieno giorno a giugno - ( il 21 giugno) :antava in pieno verso con ..:om– movente voce. - Poi fu una farfalla ne. ra a puntini bianchi e giacchetto c·oton,tp - Poi fu un'altra farfalla. gialla serica (più grande della prima). - Codesta pra già stanca e sin dalle prime ore del mat. tino - dei suoi circoli vaganti sopra i fiori. Ma tu non eri presente. oh cattiva menade. Non eravate presenti, voi: madre di Penteo ed altre donne scellerate - Anche Venere era altrove (per mia fortuna). Oh lert,1 fatta deserta di Dei! Resa deserta di miti! - Cosa sarebbe costato, a Te, oh ignota pastora innocente. avvici• narti a me - Incontrandoci in questo bo– sco dove non s'ascolta alcuna eco dei lon– tani rumori del mondo fosco e comun~? Mi piaceva il mio mestere - (o forse, come Dio volle, missione) - Stavo (quasi) bene sopra la Terra - dopo che l'avevo (quasi bene) appreso il mio mestiere d1 scrittore. M'era cara. m'era gradita la mia missione! LUIGI BARTOLU\'I NOTA BIBLIOGRAl,JCA delle opere di poesia di Ll/lGI BtlllTOLl/1 1 1 o IL GUANCIALE (1918) Ed. Gobct– li. Torino IL ,GUANCIALE (19~2) Ed. Mèral. Parini LA \IITA DEI MOIITI (19~ti) Ed. Cnm.pitelli. foli9uo POESIE (HM.O) La i\lodcrnissima (sequcStrnlan) LIHICDE (1048) Ed. IJocnmenti PIANETE (1050) Vnllccchi. Firenze (tre edizioni) POESIE (1954) \lnJlccchi, Firenze OMfiGE FGA LE METOPE Ed• Scbwarz, Milano r:',. .. .,._____.,_..,.~..!:"""""-'!" ~-~'='f''W=~· ,,,,_,,.,,..,.,.,,..._,_n :':I: """ Luigi Bartolini: " Casa in Via. Oslavia 37 '• (acqJ._afo1·tc)

RkJQdWJsaXNoZXIy