la Fiera Letteraria - XII - n. 9 - 3 marzo 1957

Pag. l LA FTFR<\ TFTTF.RARTA" Domen ira :i marzo 1957 ----------------------~-------- PER IL BllVIILLENARIO DELLA NASCITA DI OVIDIO * UN SAm.ao DI GUIDO'l"U SUL PRA'l'ESJ * La favola di N areiso Un rlassico dell'Ottocento * Tt•adotta da ENZIO CETRANGOLO con una nota s1dl',n-te ,u Ovidio * Eco, -visto Narciso che vagava per campi solitari; ne fu accesa d'amore; segue occulta le sue orme e più le segue, più sente quel fuoco avvicinarsi: simile allo zolfo vivace su le punte delle fiaccole s_palmato quando brucia all'accostarsi della fiamma. Vo~rebbe supplicarlo Eco in dolci parole, ma la sua natura la impedisce, :i;ion la lascia incominciare: le concede solo ' di aspettare le voci e di ripeterle. Narciso, separato dalla schiera dei suoi coml?agni, aveva detto a caso: < Qualcuno c è?> e •C'è> fu la risposta di Eco. Quello stupisce, guarda intorno, poi grida: < Vieni! > e lei «Vieni> ripete. Quello si volge indietro e· 11011 scorgendo nessuno come prima, dice: e O tu. perchè mi fuggi?> e ad una ad una in ordine si sentì ritornare le parole. Si ferma; e dalla voce ribattuta illuso: e Qui troviamoci! > gridò; ed Eco, che più volentieri mai risposto avrebbe a nessun altro suono. e Troviamoci>, rispose: e dalle selve usrita gli veniva incontro a braccia aperte. Ma lui fugge e nel fuggire respinge q_uelle mani che volevano abbracciarlo: < Piuttosto morirei> disse < che darmi in tuo potere>. E lei risp0se solo: < Darmi in tuo potere>. Si nasconde nei boschi disprezzata, copre di foglie il volto vergognoso. vi,·c in caverne su gli abissi e vive nnc-lie amore con lei, cresce al dolore della ripulsa. Un ,,igil~ tormento le nssoltiglia le membra, il male afrila. scar·nisce la sua pelle e si dissolvono gli umori del suo corpo in aria lieve: non restano cli lei che voce ed ossa. La voce re~fa: dicono che l'ossa prP-;ero la figura di una pielra. Sta nasco$fo nei boschi nè si vede più sopra i monti errnre: t11iti possono udirlR solo. Un s11ono è la sun vita. Così aveva Narciso questa ninfa sfuggito e l'altre nate sopra i monti e nell'onde, e così prima i compagni: finchè le mani al cielo uno dei tanti respinti. sollevando: e Possa anch'egli ama re da lontano e non godere mai del suo amore!> disse; e la preghiera giwda accolse la vergine Damnusia. Un fonte puro, argenteo d'onde nitide c'era. che nè i pastori nè le greggi di ritorno. dai pascoli 1mo11tani o altro animale avevano toccato nè uccello o fiera nè caduto ramo turbato; e intorno verdeggiava un ca~po che dall'acqua vicina era nutrito e un 'alta selva d'ombre silenziose. Qui Narciso sostando dalla caccia e dall'arsura stanco si distese incantato dal luogo e da quel fonte. :Mentre stava per spe&_nere la sete. un "altra sete crebbe. JV[enlre beve. rapito dall'immagine specchiala di se stesso. vagheggia una speranza senza corpo, credendo essere un corpo quella ch'è solo un'ombra in onde chiare. S'incanta di se stesso; e innanzi al volto che ripete la ferma meraviglia come statua di marmo resta immobile. Si stende a terra, guarda da vicino il sidereo fulgore dei suoi occhi. le belle chiome degne anche di Apollo. le sue morbide guance, il collo eburl)eo, la grazia della bocca e una bianchezza soffusa del colore della ro'sa: i pregi che lo rendono mirabile. Ignaro si desidera; chi loda è lodato lui stesso e mentre brama è bramato; chi accende è insieme acceso. Quanti mai baci Yani diede al fonte fallace! Quante volte le sue braccia avide di quel collo dentro l'onda immerse non toccando altro cbe l'oncia! Cosa vede, non sa; ma una tal vista l'accende: e quell'errore che lo inganna invade gli occhi suoi di desiderio. Ingenuo, percbè lenti inutilmente di afferrare un fugace simulacro? Ciò che tu cerchi è niente; ami una form.a che se ti volgi sùbilo sparisce: è l'ombra di una immagine riflessa che di suo non ha nulla: viene e va e si ferma con te, pronta a partirsene con le, se tu potessi allontanarli. Nè la cura del cibo nè del sonno lo distoglie: ma lì su l'erba all'ombra con occhio inappagato guarda l'onda e attraverso fo sguardo si consuma. Si leva per un poco e le sue braccia alle selve tendendo, dice: e Ahimè, selve, chi amò più crudelmente? Voi lo sapete, che a molti amanli offriste un rifugio amichevole. Nel lempo di vostra vita lunga ricordate un infelice come me che lanto sia stato consumafo dall'amore? Vedo ciò che mi piace e non riesco ad ottenere: tanto questo errore mi tiene; e a maggior pena non il mare ci divide nè monti o mura a porte chiuse. ma solamente un poco d'acqua. Ch'io lo siringa desidera anche lui: ogni ,·olla ch'io porgo bari all'acqua egli i1vvicina verso me il suo vnllo rovec;ciato: diresti che si possa toccnrlo tanto è bre, 7 e la distanza O chiunque tu sia. legt!:iadra forma. perchè m"illudi? Dove fuggi mentre ti chiamo? Nè il mio corpo e l'età mia son tali da scansare: mi hanno amato anche le ninfe. Col tuo volto amico non so quale speranza mi ).rometti. Io ti tendo le braccia e tu e tendi incontro a me; se rido, anche tu ridi: e ho visto le tue ciglia lacrimose quando io piangevo, ogui mio gesto e cénno ripetere. Se guardo la tua bocca tu mormori parole che non giungono alle mie orecchie. Oh sì, questo son 10: !o sento, non m'inganna la mia immag111e. Brucio per me d'amore, fiamme suscito e porto. Che farò? Che tu m'interroghi o dovrò forse interrogart-i io stesso? Ma per che cosa? E' in me ciò che desidero e mi manca. Potessi dal mio corpo staccarmi! Voto strano in ·un amante, vqlere ciò che si ama allontanare. Il dolore mi toglie già le forze, poco tempo rimane alla mia vita: la mia prima stagione è uno sparire. Non mi è grave la morte. se alla morte aHido il mio dolore. :Ma vorrei che una vita più lunga avesse questo che tanto mi tormenta. Moriremo noi due concordi in un respiro solo>. Disse così; e torn6 già delirante a quello stesso volto e turbò l'acqua tranquilla col suo pianto: l'onda mossa fece oscura l'immagine; e vedendola svanire: < Dove fuggi?> gridò, ~ resta. crudele, non lasciare me che t'amol Se 11011 posso toccarti, ch'io ti guardi almeno per nutrire il mio furore!> E si strappò ,la veste e il petto nudo percosse con le sue mani più bianche del marmo; e il petto di un rossore tenue si tingeva in sembianza di quei pomi bianchi da un lato e vermigli dall'altro o come l'uva suole non ancora matura imporporarsi nei suoi grappoli non del tutto vermigli. Appena Yide il suo petto nell'onda ritornala limpida e ferma non potè resistere: ma come bionda cera che si disfa alla fiamma anche fioca o mattutina rugiada al sole tiepido si scioglie, così Narciso dall'amore ormai sfinito a poco a p_oco E=Ì consuma: già non sussiste più la sua bellezza colorata di bianco misto al rosa nè il vigore e le forme che piacevano tanto a guardarle nello specchio d'acqua nè il corpo di cui s'era Eco lnvaghitA. La ninfa, benchè ancora irata e memore, quando così lo vide consumarsi, s'impietosì e di'ffuse per i monti la voce dolofosa di Narciso. L'ultima voce uscì da lui che sempre si specchiava nell'onda: c-0 tu figura amata invano! > e il luogo ripetè quelle stesse parole; e detto addio, Eco rispose e Addio( >. Poi sopra l'erba verde quello chinò il suo capo stanco: la notte chiuse gli occhi che miravano la bellezza riflessa da quel fonte. E giuuto agl'[nferi, anche là Narciso si guardava nell'onda dello Stige. Lo piansero le sue sorelle Naiadi e offersero le trecce alla fraterna morte: lo pianse il coro delle Driadi UNA dai boschi apparso; e al pianto Eco rispon Je. Preparavano il rogo per il feretro e le faci scuotevano; ma il corpo non c'era più: nel luogo del suo corpo trovano presso il fonte un fiore giallo tullo di foglie bianche intorno cinto. (Trad. di Enzio Cetrangolo) * NOTA. • Publio Ovidio Nasone, nato nella terra dei Peligni a Sulmona nel 43 av. Cr., duemila anni or sono, da nobile famiglia equestre, fu educato tn Roma e in Atene,· dopo di aver conquistato con i suoi carmi erotici il -p1.1bbtico mondano e frivolo di Roma e di averne goduto i favori, mori in esi.lto nel 17 d. Cr. L'opera vasta e varia di Ovidio è dominata da tre temi fondamentaH: l'amore, la favola mitologica, il dolore personale. Di lui non si può affermare che abbia invigorito la naWrale disposizione alla poesia col sostegno del sentimento morale. Attratto dal puro gusto della leggenda. spedal-mente d'an1ore. a questo egU. abbandonò interamente il suo talento; e per tn. dulgere troppo all'ingegno gH venne meno La sin cerità del cuore. Nel mondo della favola si rifugiò solo peT sfo.go e dfletto del suo estro e detta sua cui. tu1'a galante e Taffi.nata e non mai profonda. La gen. tile e leggera umanitd detla sua opera si muove tra colori artificiali, e non poteva adattarsi e rispond~e al clima severo della politica rinnovatrice di Augusto. è quesia la Tagione che determinò, forse insieme ad altri motivi ignoti, la rigida condotta del Principe nei confronti del poeta, che per decreto imperiale fu rele. gaio a Tomi sut Mar Nero, l'odierna Costanza. Qui, nella solitudine dolorosa, Ovidio compose i suoi versi elegiaci più liberi e sinceri. Colui che era stato tn Roma il celebre e ingegnoso cantore di teneri amori e aveva conosciuto e gustato !a fortuna quasi in lieta abitudine e ignorato le dure prove della vita, si trovò improvvisamente l'animo mutato nel giorno della sua partenza per l'esitio. Sulte spond~ lontane del Mar Nero, dove it vento spirava con la forza da abbattere le torTi e portar via i tetti; dove il freddo dell'inverno era quasi perpetuo e neppure d'estate Si scioglievano le nevi, l'animo deserto del poeta non seppe reggere dinanzi alla sventura; e continuò di td ad inviare suppliche ad Augusto per ottenere di ritornare tn patria, o almeno di avvicinarvisi: se non il perdono, chledevn un alleviamento aUa pena. Ma Augusto morì proprio quando sembrava incline a cedere. E cosi Ovidio, a cui fu tolt<l ogni speranza di ritorno dal successore Tiberio, cliiuse a Tomi la sua eststen.za , a cinquantanove anni: dopo quasi un decennio di esttio. Tn ques10 tempo la Musa di Ovidio prese ac. cenci cupi; e dettò al poeta elegie intorno al stto caso sventurato, lettere in versi di1'ett.e agU amici e. per distrazionP dell'animo, un poemetto sui pesci del Mar Nero e altre divagazioni e sfoghi letterari, Timasti peT noi aUo stato frammentario. I versi che più Tte– scono a commuovere son quelli che ru:irrano le vi– cende dell'esilio: i cinque libri di elegie intitolati Tristia: ·versi pervasi di sconsolati affetti, e di desi– derio per la patna lontana: ta sua voce paTla ai cieli remoti della patria, vagheggiando mestamente un mondo perduto, e chiede agli amici di essere Ticor– dato. Ma· ttttto queslo è: secondario, marginale alla sua opera: gfacchè la vocazione di Ovldio alla poesia nelle forme lÙ.Ssuriosafuente estrinseche, cioè come appagamento dell'ingegno nel tecnicismo dei ritmi, fu cosi prepotente da sopraffa-re e fugare l'esigenza intp-riorP dPl poetare. Ovidio si lasciò prendere dagli splendori effimeri detla parola; e quella spont.aneitd del veriio quella trQppo facile sua vena gli impedì la pTofondltà della meditazione, per cui vive la lirtca: H verso ftL a lui un dono che sviluppò l'ingegno senza approfondirgli l'onimo. T1'a le sue opere, le Meta. morfosi dimostrano maggiormente la continui.td della ispirazione letteraria e il magistero dell'arte: le favole. più. varie sono narrate in quindici libri con potenza di rappresentazione plastica e 'con sapienza di arte– fice; dove è veramente sentito lo spavento f' lo stupor~ del pe"'sonaggio immaginario che si trasforma e si chiude in un corpo che perde le facoltà umm1e: esse-ri umani si cangiano in ~iante. in animali. in fonti. in jiuml, i,n pietTe, in rocce, in fiori Tanto che pa-rPchp rotte le forme dell'uni.verso si attraugano e sf asso– miglino e si fondano t.n qitesro artista maestro detla forma pura. ENZIO CETR/\Nv<JLU Mario Guldotti Questa monografia, premiata dalla Presiden- za del Consiglio, servirà ad avviare un di– scorso più vasto su uno scrittore dimentic~to * ,li G. A. t'JBO'l'TO teggio con l'Abba, del quale di un Ingenuo e rovesciato e· alcune saporoEe indiscrezioni stellsmo. Ingol:.ito nel !avaro g!orn:1- sono apparse in un vecchio Del resto lo stesso Ouldotti listlco. con particolare nguar nimero della rivista Pegaso, a nel formulare una de0nh.lone do al settore dell~ sport cal cura dì un erede. G. Band.In\. avverte che: • Indipendente– quale. per la verità, re~ala La bella monografia abboz· mente da ogni corrente lette– troppo del suo acume critico zata da Mario Guldottl (e ror- rarla. si può semmai Inserir«!; e del suo estro hmtastko)_. se su un plano di storia let· In una particolare rorma d 1 Mario_ Guid?ttl avverte ~gni leraria sarebbe stata augurabi- realismo. che però non ha i tanto 11 rlch_1am~della cosc.ten• !e una maggior ampiezza di carat~erl di una dottrina bei:' f;tte~~l'~e~~~iic1:~~ ~r~~~t~: ~~~d:::~?~ ~~I p;~p~~r~f ~~~lu:li ~:i;e 1 ::1v: d~1l!~pe~~~~a a;~~~ d! Pietro ,Pancrazi (che rag• scrittori del suo tempo. in par· pagnato dagli effetti di una g1u~geva d1 continuo. dopo ve• tlcolare il Tommaseo} si Apre leggera tradizione manzoniana loci _scorazzate ri:a 1 meandri con una pre'messa. nella qua- e dalla sua indole di senese verdi del Cosentm<;>) e conti· !e Insieme alla quaHfka di so· prettamente ldc-allsta •· Aggiun– nuata. sotto la g~nda !errata Jltarlo. il critico tenta di affib- ~erò che Il volume è Integrato e seriosa di Natahn_o Sapegno, blar,llll anche quella di nntlci- da una completa bibliografia ma b~n pre~to trad~ta sotto la oatore del neorealsmo. " ...Non ruttllsslma per quanti vorranno pressione d1 altri interessi, e è affatto temerario _ afferma allargare la loro conò,;;Cenza le necessità della vita pratica. Guldottl _ 11 confronto con dell'opera pratesiana) e da una Come testimoniano i suoi sue· certe fnquletudr"nl e certe at- essenziale rassegna critica. cessi. che vanno da un premio tltudlnl analitiche di un casista Che poi l'affettuosa tAtlcà del per un saggio critico vinto nel -noràle come Piovene: nè è Jm. Guldottl. <;Omel'ha definita E- 1950, al ~remlo per una serie t:1roprio deflh!r,, Mario Prate- milio Cecchl. possa servire a di servizi dal Medio Oriente. ,i un neore-ali•ta avanti lettera, rompere Il silenzio calato In– subilo l'anno dopo. e dal pre· non nel senso antlcipatorlo del· torno alla figura e all'opera di mio Chlanclano di giornal!smo la scuola. ma In ouello di scrlt- Mario Pratesi lo non ho alcun vi.nto nel 1952 e nel 1953. tore che pur affondato nella dubbio. Anzi peccando di otti- li rimordere della coscienza eallà. m!ra a passare dalla do• mlsmo. com'è mio èostume. lo si chiama stavolta • Un'aurora cumentazlone all'emblema. dal arrivo anche ph). In là. Credo dall'Amlata,. una monogra6a su t:1articol~re all'unlversale. 'E c'è cioè che possa servire uttlmen– Pratesl. edita in be!la ."~~te t:1oida rilevare la sua conslde- te a\lo stesso critico, facendo– ~!~1:t;i,:~cil~~tr~~eu1;;ll~~r~1 }~=~ razlo?e acuta de.I problema esl· gli finalmente capire che non nime di consensi critici e di st enzi~le .... "· . si possono conciliare Impune– attenzioni che dobbiamo spe- Per '.\ naturalismo oaesanQ di_ mente la letteratura ed ti glor– rare servano per lo meno a Prates1 mi paiono affermazioni nalismo sportivo. riportarlo con più. rrequen1.a oluttosto arbitrarie, dovute ror- Questo perchè la letteratura sui sentieri dell'Impegno let· ,;;e ad una carica d'affetto che è un'amante gelosa ... Provi un terario. 11 saggio. di Guldotti ha spinto lo studioso a forzare po' Guidotli a chiedersi, se ha avuto un prem10 della Cul- un poco I tempi ed I limiti del- non fosse stato tiranneggiato I ~\1;1~odad~a t~::!1~::i~a dfr~;°n- 'a sua indagit,e. Non bastano dal tempo e dalle Imprese di Avviarf' un discorso su ·Ma· infatti l'interesse manltesto per Coppi, bisognose quotidiana– rio Pratesl questo classico mi- l probl_eml eco_no~lci e 1~ spe• mente di colonne di piombo e nore del 11ostro ottocento. e requazionl tocialt (Che allm~n- di migliaia di aggettivi, In qua– in [ondo una pena d'amore. tnno fra l'altro le sue pagine II altre direzioni si sarebbe o- cosi estraneo è rimasto sem- '1eAglori. viziate da una linefl rtentata ed allargata. questa pre _il ~uo no~e d~l. q.uadrante oolemlca fin troppo scoperta cd sua pur cosi bella e nuova e t~:s 1 ; s~;~~r~~: t;t~~&~ss~m~~~ ~~gae~~!!~n~~P~~~r:~ ~res~i:rn~i indovinata monoarafla ~~n~~ ~~f~~ 2 ~~aatojt;~;;: d:~: libera finalmente dal cedlmen- G. A. CIBOTI'O l'Eredità per I tipi di Bompla- ti anedottfco-amlcall e dalla ni ebbe il merito di riproporre convenzione bozzettistica e;\ra un narratore ingiust'amente di• al Nieri. al Fucini ed al Pao– menticato, credo che il lettore \ieri. per farne un secondo Ver• per saperne qualcosa dovrebbe ga. Tanto più che la linea se• Premio di poesia « Umberto fraccacreta • ricorrere ali~ vecchie edizioni greta del suo rigore moralisti- Con li patrocinio del~a So– di T~eves, divenute preda. del- co. del suo scorciare plastica- c~età Dauna di Cultur1,1.e ban- ~f~~c~~:~t~Ì q 0 Jiit~h~ ~r ~~r:~ mente per blocchl. è squisita· ~:fe ~I ~~~~:~nf1~::~~ :a~~= ca. dove dormono forse da mente llrlc~, con una chiara berlo Fraccacreta, della cui decenni. tendenza ali evocazione. 'Alme- scomparsa rlcorfe nel ltlS7 il Eppure a torto, perchè a pre• no nelle parti più felici. riu- decimo anniversario. sclndére dall'attualità e la ro- scite, che generalmente colnci- Possono parteciparvi tutti t bustezza compositiva di un la- dono con fl'll Incontri paesag- poeti di cittadinanza italiana. varo come l'Eredità. oppure glstlcl. con opere edl\e nel periodo dell'altro romanzo "li mondo S'Intende che questi miel rl· 1. luglio 1953 - 31 dicembre ·~6. di Dolcetta •· (a m,io :wviso lievi non pretendono minima- Termine di presentazione meno organico ed equilibrato mente Infirmare la validità del- delle opere (6 copie): 28 feb· ~:l~~rtls;r~~zà~n:~g~e ~ p:~~i la monografia che sl sviluppa ~~~:~n~~!' ~'t nd !~':: 1~re~ Jre;,i: veramente esemplari, agitati da con precisione analitica, soppe• presso la Società Da.una dj un'lnquleta e tormentala ne· sando cittlcamente qualità e Cultura, corso Garibaldi 21 - vrosl spirituale), qualcosa di diretti di ogni singola opera, Palazzo della Camera di Com· pregevole è d;:ito ritrovare an- articolando alla nne un dlscor- merclo I. e A. - oppure Ca– che nel \ungo racconto • Le so che arriva ad essere t•sau- sella postale - Foggia). memorie del mio amico Trista· riente e sotto molti aspetti con- Il premio di L. 500.000 sarà no ... e nella raccolta "In pro- elusivo. assegnato nell'ultima decade vincia •, e p,ù. ancora nei R_i• Ma si limitano invece ;:i In• dJo mf:gi~lt(t~~at~~e ~:fse~:[: cardi veneziani, tradotti persi- slnuare qualche diffidenza nel { gg ), 1 . p 1 no In ~edesc~. ma an.-ora In at· riguardi dl quelle che mi pa- é: ~~mCp~~t; sJ~~n~:~:l~a~n~~ tesa duna ristampa nostrana. iono concesslonl alla "retto· dlni. Maria Bellone!, Arnaldo Gli specialisti poi, e gli a- rlca del nostro tempo,,., appa- Bocelli. Francesco Piccolo e manti di storla patria, non renternente assetato di conte· Pasquale Socclo, segretarlo il possono Jgrior~re Il lungo car- n~tl ed al çontrario ammal~to prot, Antonio casigllo, SCDI-ODA PER * "LA SP A RlTIERA,, La difficile vocazione di Gianna Manzini li realismo narraHvo e quel- loghi in l)<'renne combu.stlone sempre quelle che dovevano es• numero dei persor.aggi, che ili una 1rnzione cd una !unzione li- perfetto, cui non potremo ag- scita del lettore n~l gusto. ri– lo del dopoguerra in Particola- al Condo dell'anima. · sere: non w1a sbandata, più pe- dà una presenza costante e una beratrice, ora debbono mo,rire. giu11gere che ammirntione, se schiava di essersi ridota ad una re: vero guanto per la mano La fascetta diceva • Premiù sante, meno pesante: sono pc- costante incombenza. La nArra- NC l'Aml'ce viene meno alla sua l'avremo sentito, oppure indi!- crescita dentro la suggestione nervo~-a e fretiolo~ della mo- Viareggio •. Il titolo era • La sa.te con la basculetta deli'alchi- zione avviene tutta al riparo naturale originalità predispo- ferem:a, se non saremo stati ca- del realismo, guanto preciso del· fernità. n fenomeno della .,cre- Sparviera,. Una scrittura nuo- mia mediev!lle, artigianale, in- dell'autore. I personaggi ne sen- nendo a questo punto qualche paci di penetrarlo. I personaggi la modernità. E Il realismo dif– sdta del lettore nel gu!.to, puè \'a, per il let.tt >re che compra comltllicabile. Danno effetti tono l'incubo. La loro storia e fittizio • casus vitae•· neppur~ non sono noi: le cose de<;crll· ficlle della Manzinl, che non ormai essere chiuso in una ere- le evidenz-e della vt!trlna libra- preziosi ma insostituibili. E dal- una storia di differenziazione, qualche • casus mortis ... La sua te non sono le nostre cose. Sol· teme il rischio e l'avventura sc.-ita dentro la suigestione del ria. impensata, che ha t.nvitato le parole al capitolo non c'è un fatto oscuro come la gravi- liberazione d'un peso psicologi- tanto sc.tto la penna deUa Man- Interiore, che sopratutto non realismo. I giovani che sbocca• molti a cercare nel precedenti salto. Dalle annotazioni alla dan2.3. Fincbè diventano crea- co può avvenire soltanto con la z!ni, infatti, diventano prPzio- teme di pn•porsl un'alternallva no con la prima esperienza jn biobibliografici con l'ansia im. complessiva ambienbzione non ture, e la presenza ossessiva morte naturale dei personaggi se, svelano lampi di poesia, si :Il sortita dal mare del reali– un mondo fatalmente preso nel provvis~ dei ragazzi in solalo. s'avverte SC"ompenso. I ccpitoli rallenta, e loro chiedono una che quel peso hanno portato !a1mo tante minuscole porte smo colorato, a non volerlo giro ~elle nece~ità quotidiane, Una narrazione condotto. sui seno camere e luoghi destinati llbertit, una vita sraccata. Ma u.lla chiarezza: il troppo stretto ape.rte verso l'interno, tropp'! .mettere fuori storia l'abbiamo definitivamente venduto all'in• valori meno sensibili: uno stile fatalmente ai personaggi che li sapranno viVere da soli questi vincolo MHnLini-personaggi si ·ninuscole per permetterci dt recuperato come e realismo del– segna della fretta, in u_nvivere di apµ_ro!ondime1tto eh~ va ~ abiter~uno. Personaggi che si personaggi cosi n~:ii dl fatti rcioglie dal di dentro, come era passare. . . . . le realtà _dell'anima •. Ora però spctlacolo&o che ha riscoperto dare s1gnlficat1 allo &hpanars1 costruiscono lentamente, matu- esterni, queste anime che han- nato, s.enza risorse fittizie. Ed A qu~sto proposito è mcli- vediamo in quali e quanti peri– la realià eraclilea che non dà più. oscuro della coscienza: un rando dall'interno all'esternc,, no narrato soltanto re stesse? ora, propriù ora. divenendo spensab1lc accennar': ad un coli si possa it1cortere per r.on pace a nessuno, che non con- estremo realismo freddo, vivi- anime in progresso di corporiz• Vogliono sfuggire, ne hanno lo <'reature, Unalmente liberi, i emodus• della Manzmi che ce avere il coraggio di con.!'iderare sente .Più. di crescere e di in- sezionatore. Perchè di realismo zazione e di .?Videnziazione. Ad orgoglio e la dignità: ma !O po- r,ersonaggi mostrano la loro bel- ne co~ferma la natural~ origi- ,La ~parvlenu più esemplar– vecch1are in pace: sont> questi si tratttava, e non lo si poteva un certo pur.to veniamo a sa• tranno? • La sparviera • r1spon- lezza più. toccante, la loro fra- n~r1eta: .Per lei non s1 tra~la mente: il suo realismo no!, è i fatti che conducono all'inelut- mettere fuori storia, preclpltar- pere che l'uno è bruno, che de ter noi: no, non sapranno gilità più. atta a comunicare col d1 descrivere, di ~orlare cioè forse qualcosa di meno slmbo- ~~~~l.i~o~~g~~~~~n:r,u~el;:a11s%t~~ 0 no~~ol~eg~:a1~ 1 i ~~;re~. ct;~ ~•i~~:aèè J/:~it~\a ma~;~~~~~~ ~!r/:n~ag~la~~n 8 csee l~tefS::a~n~ 0 ~ ~~~o~ei.uLna 8 1 ~~ 0 ? 0~ 1 J~lb~ar~i!~ ~~~~i: p~gaindi l':i~~~i::~e!~~l~ ~hll/~~~lehad~~~~~ tutn~~~ 1 l:~ dell'azio.,e. Eppure è indispe_u. c'era magia c'era realtà, pure: quasi: questi dati somatici li sopravvivere. Ir.fatti. giunti. alla ra, che è la tosse à'un uomo, e da capo, la. realtà. E' il d~- t• recuperi alla e moda .. cor– sabile u:1·a11~r1:3ativadi sortita forse soltanto piU segre~a, pili eyevamo scoperti da soli tra le fine della vicenda, mu,01ono. ed è il destino di tuiti gli uomi- cl)e la ~ocnz10~~ ,iclla Manzt• rente'! Non lo conoscillmo già, ➔a tanta realtn: non cvasi'lne. impegnata meno romantica., so- righe. Hanno narrato, ora compren- ni. uguale per le creature vive io. ~bb1amo. g1a detto: e un e bE:ne; non è la sbavatura che è divenuto ormai peccRto da .1ratuito. Finiti i riti ·viart?g,11!:l E' un realismo ben divt?rso .:i\omo. tutto ciò ,che li aveva e quelle immaginarie. Anche le diffic1~e. aggmngiamo, che è bianca che sempre restava in– santt>rii ma alh?:•intiva. orcsa ·1i, •LJ sparviera• è rimF.sta. dal comllne: sog:ge~tivo, invece fatti prescegliere dalla Manzi- parole si commuovono si apro- propr10 la sua gioia, è il suo soluta al fondo dei libri ~ii Ca– di coscienza di fatti ed atti uma- ò entrata nelle case. a portare che oggettivo, pfenamente par- 11i come irtt:rpreti d'un suo ., 0 al senso della fine.' Un mo· rnonào è la sua realtà. vole che leggemmo da ra ani ni, quindi nos_tri. ,.be seguitano le sue luci c-.irav;:iggesche Si.ille tedr.e. che i-nclude l'Autore nel dramma umano. sono serviti ad snico d'orl accompagna il rito Narr~re sè stessi. è d.i pochi, non è quel cli più che v~nlv~ a~ essere :eal1 eppur! non son_o ombre segret; ~ella lettura. . ~t funerario. Ma non si pensi che, <'•ime l avvent1:1ra più r1s'=~iosa, cfferto alla nostra altesa e poi più assunti come ,emi rlal reali- . proprio ora, lt. penna sia diven• per la qual~ s1 ya a p~h~hcare nc11ci venh·a dato? •La spa.r- smo. n rcahsn,10 ho aperto, un.a I personaç-g1 de • ·t.a sparvle• tata più. !orle dt:!lla Manzini, che q_uanta copia d1 ;:atta s1 pos- vlua. e una favola. dunque, porta verso 1e~t~rno deU f:OI· rn, 5:rnioanime chit!se che san- le parole volino via come ma- siede, 9uanta se ne pr~sa e so(- sep~ur per adulti? Il eomple- ma: ma den~o d1 CS:58~eguita- no v~vere solo cogli occhi volti crla volatizzata: al contrario f~rta vivendo: la Manzini narr.a tar~i di una avver.tura fnter-· no_ad avvenm:i. rea.z1om, dlalo .i) ?1. dentro E tutta la Man la busculelta le pe'ia ancora St.?, stessa. ttarra u_na sua rP.altà. rotta malamente, il riproporsi 'lh1 .e inon.ol.oi ;lu: ne ba~ta. met. ~m1 e dentro. 'iel resto. coll più attentameille, più magica- '.m suo mondo _cosi gonfio~ pro- cosciente d'una storia dell'ani. terli m ridicelo oer_ ehm1:arl1 oro. fatln personaggo, tenen• mente, le compDne-nel destino fondo ?a farvi annegare I p~r- m,.. che la. scuola ~ po\ IR vtta -l~.11~ realtà. Anche il r~allsmo io. sull::i_oimta de\l~ penna una più alto che possano a\'ere le sone.gg1 che lo debbono narrali• ci fecero rinnegare? (0 non la 'llU introverso pimta su elemen • FIJHma 1'1CApace rl.1 E:ssere su- parole la poesia vamente rappresentare. Per confondiamo col nostro b!Sf'~no 'i che .~ono i riflc~i rletl'ester- nerfld~le ~~ su~ v~cazione più. 11 ~ondo segre.to dell'Autrice nmore, forse, per _troppo amor.e il favole. noi viventi in qut>sta '10 sul! mlerno, om!:ire sulla CO· -:iu1en1ica e 11<i1ffic1le:non vo• s'è t 11 d . •materno• che li soffoca. E l1 realtà eraclitea che non ci VIol s:z~~~1;a;l/1~a~t~;:i~(>ricf~~~~: 1 ~~~ ~~~o~a 81i;~~Slift 0 re~il~~I ~:~ una a~:~p~a p~~r~~~r~r~i cti~~ ~~:.~\l~S~~~= J~1f•~~~.a unc:u~ !are Invecchiare In pace'..'). 1 <>cfenza.Manca, c,uindl. un rea- <>oiee:arequestn fenoment> ba- de. E ~arso per un a t timo t'h e beraz:ione, Nelle parole la Man- Con la scusa che 0rn:iai la vi· liS'l'l"lodelle rralt'l intedor!'..' Il o:;teràosrerv:1re attentamente le anche 11 letto~e fosse ammesso zini ha una lente cre-:iele di in- !a ci ha fatti • gr~ndi., ,1uan- lettore che c,-.mpera i libri se- 111notazioni. le sottili descrlzic• a~la :onsumaz1one del~~ narra- 'rospezione. i personaggi ne o reallsmn ci segu.ta a dare si- ... ,mdo lo strillo.,::11?i:!iodPlle fa. ,i dei oerS"lna~gi e rlei luo,E?hi: zione. ma non è Cù_Sl.. nella <:i•ntono la fredda presenza. Ed "are_tte oppiate e prurior! lnrle- "Ce~te A\·eva avuio d'a &nni que cono cotj orii?inali chf' ne ba • sµarvfera ~ ?on. è rtchieS t a la t'• proprio qui, infine>, il pericolo enitl e m~a ~ealtà og~ettiva c~e <'i.asen~z:one. rii essere inp:an "'ta una aonena meno \uclria, per o_os_traparte~1pa~1one. Ls Man- ·'i questa alchimia, non più del- . ucl propo~s1 come 1altro pla.- "'A'o c:('liilm1"1le. noveva esser '1npaurir1> 1R "'Osira ammirazio• 1.1111 _no1; recisa a so:n:ett.o, non 't> parole ma dei sentimenti: il o dE:lla vtt~ moderna. ..La ...,,e<:111 tina fa<:cel~o anche sul .,,.. orol'"Efl E' una • cullur~ • ra acuti, non concede bis_. ~on -,cricolo di uccidere i personag. sparvtera •, invee~. n.,n cl ml- Po'"lern r<·u,,'Aulrice seP"reta " ·,...nanar--la: "'O0" n;:irole amale ra _9osto_ all_e nostre cl!r1os1tà: "i rli finire in un soliloquio di sura dai pantaloni c~e port~amo -chiv'l rom.,.. la Manzi"li nerrhè ·OTTirrose. no., semplici Inter• Gh ambienti che via via cl s~ ,-,.,holi Alla Manzfni è nccorso , •i.alla vita che vtv1amo: Cl re- il IC'l'.... re. 0 nlnwnn CE'rlo Jet -i,,,.ibial• ve:coli òl frarluzioiie tirc>5Pnlano ncn pt>tranno mat tutto il romanzo. tutta «La spar- cupera come seguitiamo ad es• ,..,_,,..,1,., ..,,.,.,.,,,. . .,,_,..,,.; . f,., ,. 1, •'nl r,ensiPrn m,q cose. tessellP dl·1entare i nostri ambienti. La ..;..,_/\•. oer evitarlo. ma l'ha 'Sa• sere d_ent:o, sempre. anime mol- ,0 drtro il rPAiic:mo. trovas<:P 4'mu1 cocetru 7 i'lne rnusfvR ne lettura della e Sparviera • rest:a puto riscattare per la coda. con to piu piccol~. del nostro cor- .,., iihro che .?li p·•i-lenziass~ -ps<>aria di c,ri e di ,e-rll?i. Nt t~l~B;su.I bilico di tale impossi- 'P'a manciata di ,poesia. po, e molto o·u pure. le reazioni, i monologhi e i dia- • La sparviero. le parole sono Gianna 1\-lanzini U1hta: e un mondo incantato, Abbiamo detto che e la ere• PIERO CIMATTI

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