la Fiera Letteraria - XII - n. 7 - 17 febbraio 1957

-D_o_n_,e_n_i_ca_l_7_fe_l_,b_r_a_io_I_9_5_7 _ _ -----:,------------------~L'....':'.A F TE R A T, F T T F R A R TA Pag. 3 POESIA EDISCREZIONE * di GIORGIO t,'APRONI Gino Nogara e Cristina Campo sono i due giovani che ci hanno fatto compa- gnia la scorsa domenica. • Venuto da Padova il primo (Ecco si fa luce, Bino Rebellato editore, con una su– gosa incisione di Neri Pozza), da Milano 1a seconda (Passo d'addio, -all'Insegna del Pesce d'Oro), di entrambi ci è rimasto un dolce ricordo, non soltanto per le cose che hanno detto, ma soprattutto per quella discrezione e garbatezza di modi e d1 Jin– guaggio, che subito ce li ha resi simpatici. Senza conbare il lieve odorognolo che conservano addosso dei loro luoghi d'ari. gine, eccitante un poco come quello stra.– no odor di fuori che ,bambini, ci piaceva annusare nel vestito della mamma, quan– do certe sere d'inverno rincasava dalle .sue visite. Luoghi, si capisce,, non tutti e non soltanto geografici, essendo stato il nostro un semplice modo metaforico, per dire come dalla lettura di entrambi i li– bretti, pervenutici insieme, ci sia riu– scito agevole - e piacevole - torna1·e a immagini di paesaggi naturali e culturali che amavamo già, ma dai quali, in quel momento, era lontano il pensiero. Certo, a questo modo abbiamo già de– lineato, oltre i pregi, anche i limiti di queste dUe giovani voci, costituiti in primo luogo dalla loro medesima buona educa– zione. Ma poichè non è da tutti raggiunger di colpo la piena poesia, è già un segno positivo di non volgare intelligenza (anche poetica) il riconoscere a se stessi la ne– cessità d'un tirocinio, e quindi soltanto ,a quella il diritto di entrare in casa altrui senza bussare, facendo gradita violenza al dqmicilio privato. Ciò detto in loro lode, lasciamo parlare per prima, nel ricordo, la Cristina Campo. Come dev'esser giovane, e sottilmente aggiornat.a in fatto di cultura e di gusti. Ma, anche, come appar sensibile nel trae– ciare col proprio pennind, senza far sca– rabocchi come per lo 'Più fanno le donne, il profilo del proprio cuore: Si ripiegano i bianchi abiti estivi e tu discendi sulla meridiana, dolce Ottobre, e sui nidi. Trema l'ultimo canto nette altane dove sole era l'ombra ed ombra il sol'e, tra gli affanni sopiti E mentTe indugia tiepida la rosa L'amara bacca gid stilla n sapore dei sorridenti addii E' la prima delle 13 poesie l'accolte nel libretto (le uniche, avverte una nota, che la Campo abbia finora scritto) e, tolto il primo. verso, così felicemente nativo, è 'inutile nominare il luogo che si cbiama– Rilke, o l'altro - a noi così caro - che si chiama Luzi, e precisamente ìl Luzi, qui, fino all'Avvento notturno. Così come successivamente sarebbe inutile nominare certo Eliot (m·a lo nomina in modo espli– cito la stessa Campo) o altri luoghi della moderna paesi a inglese o tedesca,' dei quali odorano ancora le fresche vesti di questa fanciulla, col però non manca - sotto la polverina d'oro rimastale addosso dalle sue visite ad autori cari, o transitando In un Oriente amato e, nel più positivo dei sensi, intellettualizzato - una dolce piega dell'anima tutta sua, da scoprirsi adagio adagio nel dolce garbo della gentile edu– cazione sentìment:ale e letteraria: quella piegolina che un giorno (la promessa ap. pare seria) riuscirà ad assorbire le buone maniere adottate, fino a connaturarle tn uno stile proprio, del quale d'altronde non mancano indizi in queste poesie: cosi come non manca In esse la testimonianza del possesso, da parte dell'autrice, d'un'anima veramente viva, anche se per il momento quest'anima par pmoversi più nella pro– pria letteraria leggenda che nena propria umana storia. A Luzi, ma fuggevolmente, ci richiama anche Gino Nogara, dove la sua poesia, che è di tendenza religiosa (anche se non in modo drammatico, come in Jacopone o in Rebora), a0,ima la parola di quella luce interna che è tipicamente luziana e che. deJ Luzi, fa il più « rivoluzionario > del nostri poeti: l'unico che, negli anni nOGtri attuali, a'bbia tratto la propria for- za di persuasione lirica più da quella luce interiore che dalla rondistlca tradiZlone Alologico-musicale: Quando l'Autunno porterà Lefoglie ai nostri piedi vagabondi avremo voglia d'altri paesi che nell'anima iL fuoco degH amori incontenuti atte stagi.oni prime soUevava. Ma è un accostamento, ripetiamo, mo– mentaneo, e che si limita -alla superficie (l'ultimo verso trascritto basta a farlo ca– dere), giacché il luogo in cui piuttosto af. fonda le radici (remotamente ma salda– mente) la poesia del Nogara. è molto più domestìco, e addirittura casalingo: il Car– ducci. Luogo ben lontano dal dispiacercj, e riconoscibiJe - oltre che nella fermezza della parola. e perfino in certe cadenze metriche - nel .eusto spesso tutto carduc– ciano del paesag,rio a sè, non ancol'a in– quietato (come .l!'iàavverrà col Pascoli) dal simbolismo: Sulle colline dove tento sentimenti remoti, voci si fanno in tenerezza Atte mie spalle infanzia irrompe,. viole spargendo e anemoni. Lascia cuor mio che venga coi suoi occhi la. libertà d'a.prile. Il paesaggio, appunto, ha una parte preminente nella poesia del Nogara, ed è grazie a questo &ano gusto per la natura (anche se oggi si preferisce dire per la realtà) ch'egli riesce a sciogliere e a render in immagini poetiche la proprie originaria e spinta verso una trascendenza », la quale - per usare le stesse parole della intelli– gente e testimonianza > di Carlo Mun,a. ri - « per il passato rischiava la chiusura nei limiti della speculazione filosoficit, o addirittura dell'assioma teologico ». Un paesaggio facilmente riconoscibile (Nogara è vicentino), umido e verde di rogge e dì melodiose campane, che il poeta riesce quasi sempre ad animare· della propria presenza fisica e sentimentale, così come riesce a farvi muovere, sia pure appena accennate, vivaci figurine di donne o ra– gazze trovate o perdute, destinate a re– stare a lungo nella memori,a del lettore proprio per la fermezza (e qui è la novità . del Nog.ara: questo suo ritorno alla figura intera. ma resa vibrante d'una commo– zione 'nuova) con cUi esse sono disegnate in un paesaggio concreto e riconoscibile. Ascoito la campana nel canneto, le voci ai rossi lampi dei fanali. Passa la barca, sento fra le stoppie la canzone d'estate. Carezze di papaveri muoveva l' on.da del passo alla tua fronte. Chiara d i ond e chiare tutta ti faceva l'aria filtrata t ra i cap elli d~Lgelso a cui spicca.vi foglie e more, b1mba net canto con l e labbra viola. Ora la barca passa, addio mio cuore: no, non sapevo qu.antQ tristeua mi appartiene. L'esempio è scelto a caso, nè ci è costato fatioa, giacché di felici risultati come que– sto abbonda il libretto, facendocelo collo– care fin da ora - con affetto e con mano sicura - al di sopra delle pure e semplici promesse. Anche se dobbiamo aggiungere, per non diminuirlo, che non soltanto que. sta è la direzione in cui verge il Nogara, il quale sa muovere tale suo· fondo di non comune onestà con tutte le Iridescenti in– quietudini (sempre tradotte in concrete immagini visibili) d'un animo che non si consuma, àppagandosene, nel gioco delle sensazioni: immedesimato com'è - il No– gara si - nella propria storia intera, che è come dire in una vita totale dei sensi e della mente, ma anche del cuore, che fi– nirà cpl bruciare del tutto quel tanto di esperienza letteraria ch'egli ancora, qua e là, conserva nel proprio discorso: quel buon odorognolodi cui dicev-amo in prin• • cipio, in lui del resto già sopraffatto (ora che abbiamo terminato di leggerlo) da quello naturale del suo Veneto e della sua propria persona, non difficilmente isola. bile e riconoscibile. GIORGIO CAPRONI --------------------------- Orfeo Tamburi: "n chiosco" GLI SCRITTORI E * LA SOCIETA' Meditazionj sullaverità pratica * di GIJGLIEL,110 PE'l'B.01111 Non c'è, apparentemeate, uomo piU ottimista di colui che nella vita o nell'arte, ubbidendo e.Ila disci– plina di una idea organizzata, si comporta e si espri– me secondo le esigenze e le Imposizioni di quella di– sciplina. Infatti dovrebbe certo essere un ragguarde– vole tipo di ottimista, visto dall'esterno, colui per il quale i problemi spirituali, morali e politici della vita, almeno inteoria, li ha tutti risolti dall'esterno, da una sole parte del mondo esterno, esimendosi dalla preoccupazione, chiamiamola. così, della ricerca riella verità, del comportamento. delle scelte che l'esistenza propone ed ogni passo. Eppure è orma: largam..!nle provato dai fatti che. agli assalti dell'w angoscia >) da cui è tormentato cbiunque non è essente da quanto Ci attornia in questo momento, chi soccombe è oro– prio questo tipo di • ottimista volontario>, Perch·é sì uccise qualche anno fe lo scr~tore sovietico Fadeev ? perché Pavese, perché Me.Jacoèsky, perchè Toller? Cert~ erano tempere.menti ben diversi; certo, se si esamma non troppo superficialmente la loro opera, quali più quali meno tutti scoprono in qualche modo, magari avaramente, che sotto la loro apparenza c'era qualche cosa di diverso, un dubbio, almeno. Ma senza allargare troppo il tema che, naturalmente è suscetti– bile di infinite variazioni, spesso in apparenza contra– stanti, domandiamoci, superando la cronaca, perché Fadeev si uccise. Egli doveva essere indubblame':'lte un uomo che credeva nei suoi ideali e, per essi do– veva certamente aver superato le barriere che suoi compagni chiamano i pregiudizi ed i vizi di un ~on:.. do superato. degenerato e in disfacimento. L'ango– scia, che è la ricerca dèlle soluZloni oggettive e sog– gettive del nos\ro spirito., lui non avrebbe d,ovuto co– noscerla: un uomo spiritualmente paciflcato dunque, per il quale le scelte non comportavano più dubbi o cambiamenti ed al quale noil rimaneva che agire per quelle e su quelle. Ho un ricot'do che resterebbe per me valido anche se la memoria mi tradisse e commettessi in questo momento errore di persona. Infatti come ricordo in una certa sera, so che lncontre.i Fadeev. E' uno di quei ricordi che si basano sulle oscure capacità ext;ra cerebrali che ognuno, in date occasioni, riconosce in se stesso se è abbastanza attento &i prop1i sentimenti istintivi.· r{on ricordo bene che anno tosse; eravamo comun– que nei primi anni del dopoguerra. Una sere. fui !nsi– stentemente invitato ad una cena in onore di al– cuni personaggi di passaggio da Roma. Allora si ac– cettavano queste cose con meno reticenza di quanto non accada oggi a molti di noi; ma n'è passata ormai di acqua sotto i ponti ! Infatti quella sera c'erano tu~ti gli scrittori e gli artisti di Roma nonché tuttl gli annessi e connessi. Gli ospiti che ricordo, perché con essi m'intrattenni un poco, erano Lukacs, Picasso, Eremburg; gli altri non li conoscevo e non li avvi– cinai. Eravamo in quel tempo in cui l'unitarietà delle lotte trascorse ancora non aveva consentito le logiche e naturali distinzioni che oggi esistono; ma era già trascorso abbastanza tempo perchè, per quanto ri– guardava me, potessi già sentire Il disagio che l'in– tonazione politica della euforica ·maggioranza dei pre– senti mi lasciasse profondamente perplesso e, credo, anche irritato. Ero a un tavolo con quattro o cinque persone tra le quali Lukacs: scambiammo poche pa– role; ma tante quanto potevano bastare per !iiferen– ziarlo dalla maggioranza dei presenti. Poteva influire sulla mia impressione quel poco che già conoscevo di lui, ma sarebbero be.state le poche parole che mi disse nelle quali era espresso il disagio stesso che sentivo lo: penso però, oggi. che il suo, anche se espresso con una certa violenza, fosse causato da quel– la cert'aria di dìle'ttantism o letterario e di aulico con– formismo che aleggia.v a tutt'intorno; mentre il mio era proprio cagionato da un dissenso ormai più che istintivo, fatto anche dì argomenti, sullo spirito delle manifestazioni del tipo d.1 quella a cui partecipavo. Molti furono quella sera gli aneddoti che mi illumi– narono, molti gli insegnamenti che ne ricavai e che ancor oggi potrei descrivere sicuro della loro cr-uda efficacia; eppure, l'impressione più profonda, la ri– cavai da une sensazione che riposa soltanto su una immagine. Ad un certo momento, tra le cento persone circa che erano presenti, si fece silenzio; ·1n fondo, dal– l'altra parte della sala, col bicchiere in mano, si alzò un uomo giovane, biondissim0, dagli occhi quasi bian– chi tanto erano chiari, bello di aspetto. Qualcuno ròi disse che ere Fadeev; perlò in russo, disse qualche cosa che non potei capire, ma continuai a guardarlo per tutto il tempo che fu in piedi. Aveva provato un senso di risentimento per ti..:tti i presenti, salvo I pochi che, credo, sì trovavano nello stesso stato d'animo in cui ero io:· quello che avevo veduto e udito aveva creato in me un sentimento di intolleranza; àveve capito tante. cose in quel poco tempd. Per quel signore biondo U quale, tutto som– mato, per me rappresentava in quella se.le. tutto quanto mi irritava, ricordo invece d'aver provato un sentimento diverso: le sua voce e le sue parole non mi interessavano; ma il suo aspetto, per quel tanto d'intuitivo che qualche volta misteriosamente insorge dal tondo del nostri misteri. non mi pareva che do– vesse essere interamente quello che di fatto rapprt?– sentava; doveva esserci un quid ~imponderabile che io sembrava vedessi, se lo manifestai a due persone che mi erano vicine. Tutto questo, se pur doveva avere certo meno peso delle conversazioni, del gesti e dei discorsi di quella sera. mi rimase però più impresso d'ogni altra cosa; ed anche dopo anni, quan- . do appresi del suicidio di quell'uomo, quella Imma– gine e quel sentimento mi erano ancora. presenti e. il suicidio per sé, le circost.anze poi, mi confermav~no. come già l'avessi saputo, che quell'imponderabile sen– timento sorto solo attraverso una immagine, era vero La morte degli uomini non chiude. anzi apre nu we porte alla comprensione dei loro misteri. . Molto si potrebbe aggiungere a questo; ma per me non è necessario nulle di più: lascio a chi voglia ogni ulteriore meditazione sull,a verità pratica ricavabile da questa come da tante altre « morti meditate», le quali illuminano sulle frattura dolorosa e sanguinaote che divide la coscienza dell'uomo moderno. e che non sanerà mai una scelta politica. ma solo una scelta spirituale che divida l'orrore di oini costrizione i:la)la bellezza di ogni libertà. GUGLIELMO PETRONI UN fRAJl,1MENTf DEL TEATRO TEDESCO * Hoberto il Guiscar * Quest'opera di Enrico von Kl<:istfu inter- rotta e distrutta per un atto di dispera– zione. ma, benchè breve. si presenta co– me un blocco: già unitaria, quasi finita ... di BOl\A \I Jj]~'l'LRA 'J.'Et..:t..:Ul in°ffafi~a~m~natf' da~~o tuil~ ! 0 ~ui 11Kf:~1\z~~s/!1c:~: 1 ~:~ scene ma assai celebre nella ne a Ossmanstedt subito do– storia della letteratura tede- po 11 soggiorno sul lago di sca. intitolato: Roberto H fhun, e c10e che, se il l'.ram– Guiscardo Duca dei. Nor- mento fosse stato continuato manni. ct: Enrico von Kleist, e_compiuto con usuale ~1go:– esistevano già nella nostra ria, avrebbe congiunto tn se lingua due versioni: una di meravigliosamente la quali– Leone Traverso e l'altra di tà di Echilo e di Sofocle con Ervino Pacar. quelle di Shakespeare, aizzò, a :~a l~i ~~~~ i~ar~:;,io;e~• grz~~~: g iut~[~rf~m~:r~~ lussuoso volume che ora 1!1 queste ~cene Roberto 1_1 hanno pubblicato le edizioni qu1scardo e solo, bencbe ~:H~etrA~o~a;Jrc1:~) te~,r~~ d::t 0 ~u~t~~r~it~~o è p~gf~ 0 i: secondo noi, nuova occasio- terra. lontai:ia, davan,t1 a Co– ne per parlare di questo stantmopoli, dove 1h~ por– frammento anche perchè t~t'? solt~nto la pn~pr1a a~– Burich ha trasportato, con b1z1one, 11sogno di conqu1- rara felicità, oltrechè con star_e a .un duca. normanno perfetta adesione al testo, - 1 cui antenati venJ":~O nella nostra lingua l'almo- dal _nord e che,_sbarcat1 m sfera d'incubo e di grandio- I~aha po~o ~opo . 1 1 1000, eran sità, di tragica indecisione d1~entat1 s1~nor1 _della Pu– e infine di chiarezza( la gl_•é!:•. della . alabr1a e della malattia di un capo, che, in Stct_ha - ntE:,ntemeno che la un ,momento grave pel de- cap1t,ale. dell Imp~ro. R~ma– stino di un popolo, deve es- no d ,Onent~, la _c1ttadt Ca– sere nascosta e che poi non sta ntino, Bisanzio. può essere più nascosta), co- Il duca normanno ~ solo me è nelle rapide ed inten- col ~uo sogno e con il ~u~ 1~!%~eent~~ene di questo e:~im~j . ~u~~fo Pf;at~~~~~~ . Nel teatro tedesco rama~- iJ~de~tÌ~~a;g~ :st 1 !a~~~t~~~ tlco_ (pre_sa questa denomi-: simbolico ma estremamente ~i~~~n{ra 1 1:n~sl~fs~lt;~rf~j l~ ~nadi:f~~~{~ di (f8~it )pi~~~: von c~~ebi:1 runast1 _fram-: creta, visibile, plastico: qui ScehUf!~; il ~e-n?ern:~i 0 He~~ ~nla;!tid 0 et é te 1 :ri6'i~:temo~g~ t~i~c~rd~ue~]o E~~~ce;tovo~ ~:1l~:er~li~ruJf° cti!~a:'ct~rt: Kle1~t. ~a m~ntre il De- del popolo: non solo i ~uer- :ue;~g dt_ J;~b~rcsin:~~~: ~~!~ri:ci ei~h~aidJigJ~i 1f~ ~rstdie d'.a~~ri~)go~~na~~r~ :l!·ss~. ?1a et~. iniettato lui framm~nt1 perchè furono m- Eppure ~uiscardo vuol ~erro~ti dalla morte, Roberto vincere, non vuol rinunzia– it GutSC(!1'.'do nacqu~. nel D?,O- re ancora al suo sogno. E se men,to p1~ alto e ptu fervido mai c'è un'opera, in cui la del! att1y1tà t~atrale e let~e- e hybris,, (che è solitudine ~aria dt JFnnco vo_n ~letst, e superbia insieme, e con- tiv;0~af~~ mg~l~nt!u~ 1 i~t!= ~~enc~l~! ~n J:J~ g:O~~a1e~i q_meta vita. nel _1802. su~e manifesti con segni di asso– r1v_e del lago d1 Thun m Iuta evidenza. è proprio in Svizzera. dopo_ aver coçi- questo frammento. Guiscar– posto la sua prima tragedia: do è solo con il suo destino La fa~iglia Schroffenstein. su una grande landa stra~ E 7e _r1m,ase frammento. fu niera, in mezzo a un esercito ~~~~~:ui~l~~ti~:i n°tdisr~~~ ~onundaÙ~p~1inff~:i~!hlà~ se. _co~ le propne mam, la malattia, col miraggio vi– par~1 1? 1 ~ fat~e. . . . cino e- lontano di una città C è già QUI, per hm1~arc1 magnifica e imprendibile. La al C0!'Jfronto co_n _S_ch1~er,peste. anche se non si vede ~ma d1ffer_enza _s1gnif_1cat1va: sulla scena. é presente in I!u1~{i~~et;~t~ ~; ~ecJ1~. 11 ~~~~ ~fi~i fig:rglaQueds~~ cfl~~ic~~t i3!~-11s~~: mJ~t~·rroel lt°è';i~ ~~a~e :~1~h~e1i~ul~~~~~~1~ ?Cardo d1 Enr_,co von Kle1st. la decima scena, -el'li è vivo mterr~tto_ e d1St!'1,1ttoper un e presente fin dalla prima atto di disperazione. parola. fin da quando il Disperazione e solitudine. e vegliardo> viene a parla– Come è noto. Enrico von re, ai piedi della tenda del ~~fl:1 c;;ri~~f 0 m\ui~~!~ti~ du~, ii~~r~md~ie~i;c~~S~ 1 ~;~ studio della filosofia e poi mina tutto. Anche se ili al- 1:~~oss;ied\ze~~! ~~~~:~f; ~~a pqe~f1~aa:l·fl;1i-g1{~be~~ nell'amore. nell'amicizia - e quella del conte Abelardo, sentì subito la poesia come hanno un compito importan– un sogno, superbo e sconti- te nel disegno generale del– nato. di grandezza e di gfo_ la breve azione, tutto è in ria. Subito come una sfida I funzione della figura di a tutti gli astri maggiori Guiscardo, affinchè essa del firmamento letterario te- campeggi più sola e più desco: anche. e soprattutto. grande che sia possibile. a Goethe. Per questo forse il fra.m- l se~i di questo sogno dilmento, benché breve. si pre– amòiz1one. di gloria. di so- senta come un blocco: già Htudine sono visibili, come unitario: q1;1asi finito. Que– forse in nessun'altra opera, sto anzt, ct sembra, è una nel frammento del Guiscar- d~lle singolarità più impar- IL LI DRO DI O I) I SI PARLA tanti del lavoro di Kleist: d'essere e blocco unitario> e e frammento> insieme. Probabilmente tale unità deriva anche dal fatto che il frammento del Guiscardo fu distrutto e rievocato, a I MACCONT·I .DI PRISCO distanza, dallo stesso auto– re. Come è noto. distrutto tutto il manoscritto in un momento di disperazione. a Parigi, il 26 ottobre 1803, Enrico von Kleist riscrisse poi. sulla scia èlel ricordo, Non mt sembra del tutto ai processi automatici della * a quella che è la testimo- lenza che esplode improv- ~~:r:~ ~~:n:ve!~s~~i:i~~o t~~t~ esatto riferirsi ad un gusto memoria, alla negazione, tut- nianza esteriore e violenta visa in loro; ma i protago- ma 0 solo in parte? E. ricor- quasi ottocentesco quando to sommato, della realtà. a E ) F h " ff che quella narrativa spesso nisti sono fanciulli, o toc- dando dopo aver distrutto, si parla dei due primi ro- meno che non si voglia ga- ssi, ne vol11me apparso in questi 01_· orni, " uoc Ì 3 mare , ci O ro- ci ha offerto; al contrario. cati proprio nella loro inno- fu portato - come spesso manzi, Gli eredi del vento bellare per realtà il substra- t,,- egli sceglie quasi sempre cenza - come Immatella - succede nel ricordo - a ri- :ac~~~![ii:rt;~~.n~i ~i;;~'~ rn~oit;f~i-:i1f~~~.cif~is~;~. no la. mi_sura di una delle più convincenti ·vocazioni alla narrativa !on~~·tf7tf;•m.~o d~pp<l,,~t ~~.'."'o" ~~~~c•~~~~1:·.r.~t ~?:{;~:r~iò' 0 .;~!ni~Cl~:~· recenti di Michele Prisco. e pura polemica dalla quale scenti sul piano di una sco- tata da ambivalenze di ter- co. il centro dell'opera? J!:Si i n~i:1Ia~!inf rà~i°1ào~t lti~!v~~~r::t:~r. ispirate ta- • r~~~a ili~~oetlJrs\~=cc~~r!~ ~~= i~r~1fri d~!~!~~ 1 ~;~~rr:t1~ pr~c~~itn~~sì;r~i s:~;~t ~o~ t~~rr~~i eg~~c~i v:r 0 ;if~ui~~~ ve~fr:~ s~~ed~1rrr:-l:i~0 1!ic~~= d i F E R DI N A. N Do V I R DI A. o ~r:;t~t~~~r~iu~i~~ie 1 adecly; 7:iT:::t:i~, oildtri:.::i~1!~e~: ~~a~r:~:a~~~ e:eg~~fl! si ; ~ sin dall'inizio alle sugge- tinuità di una tradizione di sua attitudine a un'indagine si lega a fatti segreti, a ter- abbiamo o quanto sarebbe stioni, per molti eccessiva- buona prosa italiana, la con- scrittore - ~ma modernità senza alcuna dichiarazione chov, sebbene l'una all'altra psicologici più intensi, cau- psicologica che non sono mai ribili scoperte dei sensi e venuto poi: _né, come alcuni mente captanti, del realismo fidenza non impacciata nè di indagine nel sottofondo preventiva, senza alcun ri- in, .certo senso connesse), sati da _profondE:rott~1re nel- fine a se stessi e non si degli affetti; per altri si ag- Eensano. se tn qua_lcu_nad~l– e del neorealismo, sugge- esitante negli strumenti del- dei moventi dei suoi perso- gido paradigma ideologico o quel suo commosso ma nello la co_sc1enza de1 suoi perso- fermano mai a quella che è giungano situazioni dram- ~ ORere po~ter 1 C?rt ~1 Kle1!'.t stioni che si sono in fondo la penetrazione psicologica naggi spesso in simbiosi con di costume: una civiltà tutta stesso tempo distaccato par- nagg1, ~a anc_he dalla _pre-: la meccanica dei processi matiche, o sottintese (La ca- ci s1ano ricordi d1_ ouel~o tradottè nel rifiuto di una ormai affinati attraverso una sua pietà per essi tal- riassorbita nel fondo stesso tecipare alla vicenda umana senza d1 fatti straordman sociali o mentali. Appunto sa cattiva, I ragazzi torne- che iarebbe st ato 1 1 Gut- prosa narrativa già collau- molti filtri e passaggi, tra i volta aristocraticamente di- della narrazione, tutta in- del racconto: come il passa_ggio _de~laguer- questa sua capacità di di- ranno), o esplicite su un pia- scar o. . data da più di un secolo quali non era difficile rico- ·staccata, ma assai più nella scritta nella molla segreta Il volume di racconti che ra del Sud, Il cui riverbero stacco e dì giudizio fa sì no romanzesco (Le ottensie, Per esemp1_o, ~lallo._ spunto di costante approfondimen- nascere un suo particolare apparenza che nella sostan- della sua vicenda e cometa- è apparso in questi giorni cade su umili case nelle qua- che i personaggi e le vìcen- La legge). Molto spesso è che è n_el Pnnctpe d~ HOf!t– to e di risultati eccellenti, fondale flaubertiano (altresì za, in quanto proprio sotto le tanto ricca di vitalità e presso l'editore Rizzali (Mi- li l'antica miseria si è allo de siano presi nel punto nel in essi un'atmosfera inquie- burg, la dove Natalta rltce una prosa narrativa, aggiun- accentuato per la presenza quel distacco il Prisco Ja- tanto più autentica nello svi- lana, 1957) sotto il tito~o impr_ovviso_ come. denu?ata, quale il dramma sta per ri- tante: si pensi come l'argo- al SU!)amato ~?e,. se anche go, cioè atta a raccontare, a di un certo bovarysmo negli scia chiaramente avvertire luppo psicologico dei perso- Fuochi a mare conferma m brucrnndo 1 colon e gh or- marginare i suoi traurrii. nel mento dei negri portati dal- q~E:sti per un m,eiu~ta ou-: fondere in se stessa le com- ambienti borghesi della pro- la serietà di un suo giudizio naggi e degli ambienti che gran parte queste attitudi- pelli d~ una tradizione ba- punto nel quale. la crisi si la guerra sul mondo dell'Ha- mzione foss~ morto. e~h plesse sollecitaz~oni storic~e, viry.cia ~eridiona~e . italiana morale. si articolano liberamente la- ni e queste componenti del- rocca d1etro la quale per se- chiude quasi a ricostruire lia del Sud ha condotto al- avrE:_bb~CO!),tmuato a caval– liriche, psicologiche, descr1t- sui quah spesso e imposta- Si può aggiungere che ap- sciandosi integrare di tutt· la narrativa di Michele Pri- coli essa ha nascosto le sue l'antico grigiore e l'antico tri scrittori oltre il limite ;are t vittono~o è a cr~ relle tive dalle quali risulta il ta la sua narrazione), la punto in questo va ricono- gli elementi di cui si anima sco, ma nel tempo stesso tragedie. In quasi tutti que- dolore delle case, dei paesi. del grottesco e spesso di un r~e co~ppe, SI vo u r~r– romanzo, per gettarsi allo presenza di un suo linguag- sciuta a Prisco la qualità di !a ~ua _vo~azio!)e e le sue ci offre_ un aspetto di 9uello ~ti racconti Prisco osserv~ delle generazioni che sì sue- atroce gr?ttesco; P~ìsco. ri- ne seco~~ieJ.!a 1 ~afe~duzi 1 o– sbaraglio delle disintegra- gio nello st~~o tempo soste- scrittore e cattolico>; ma mclmaz1om .di nar:rator~: che puo essere l_o sviluppo 11_ dramma da un ~ngolo di cedon~ le une alle altre: compone mve~e l~ s1tuaz1oni scene che sarebb~ro se.e:1/e zioni immediate, della con- nuto e flessibile, pastoso tal- ~on si_intenda questo ~gget- quella so t t 1le mal~ncoma della Sua tematica, e_ non v_1suale quanto mai umbra: proprio su quel _mondo p_res- del dramma isc~1vend_ole... in Kleist avrebbe immaaina(ò sumazione immediata delle volta, ma non gonfio e tal- t1vo m senso po_lem1co, o e crepuscolare> (ma 11:1 sen- soltant'! p~rch~ l_o s<:nttore ttle e_ ~ompl~sso. _q:u,ellod1 sochè spento e 1mmutab1le è una cronaca dei sentimenti che la morte di Gui;cardo mse 1 ncs 3 aznio 0 n 0 i, 50 d 1e 1 J 0 Ipa 05 t 1 e 3 si 3 fovlae-evloelgta 3 nzielluempienrast,.ono ddaa 1s 3 1 ttunilei anche nel ~e.nso dt un~ let- S?. tutto moderno, ~1lt~at~ in molti di essi s1 è m _par- ~amt?m1,_ o d1 um1h perso- passato q l': a I e osa che ha do:re ~pera la sua fervida sarebbe stata nascosta. fino - tera tura militante o di rot- ~10e ~ttrave_rso le_ lez1om di te. 3:non~ana~o dall'ambiente nagj!t .di. una cronaca eh~ avuto un risalto ~co!1certan- att1tudt!}e alla scoperta dei all'ultimo e con ogni mez– glio di una coscienza cri ti- inflessioni leopardiane. Tut- tl!ra, ma pn.~tt?sto. nel_senso mdag1~e ps1colog1ca d ~ 11 a or1gma~10 _d1qu~ll~ borghe- oramai s1 allontana da no! te spesso operos1ss1_mo che n_10'-:~n~1 s_eg_reti.dei rappor- zo. all'esercito e che Questo Ca imprescindibile dall'ese~- tavia di ottocE:ntesco nel dt una sua civiltà mtnnseca, narrativa europea degh ul- se provmc1a meridionale che nel tempo, dal tempo ormai ha segnato un tagho netto tt p1u mhm1 nella sfera de- avrebbe continuato a crede– cizio della narrativa che es1- senso corrente d1 questo ag- o~er~i dire fami~ia_re e pro• timi cinqu~nt'anni_. quella ~i nei .due libri. pr~cedenti è diluita nel ~ostro ric?rdo E: tra pas~ato e pi:esente. gli ~ffe~ti dei _suoi perso- re d'essere guidato dall'a.n– ge un trasferimento razio- gettivo in quella prosa, ço- vmciale nel miglior senso Joyce - 1 Dubtiners e 11apparso come 11vivo tessuto nella memoria de g l 1 stessi Alcum racconti, Immatel- nagg1: rimane d1 quella che tico capo invincibile ... 'VTa nale del personaggio nella me. nell~ s;essa narrazione, di queste parole: il clima Port-rait assai più. che non sul quale opera la sua inda- protagonisti. la, La sera è calma a Tre-. è una terribile vicenda qual- sarebbe stato proprio così? vicenda, una sua costante anzi pr1nc1palmente nella severo di una certa moralità l'ULysses o Finnegan's Wake:. gine e la sua attenta pene- Non sì pensi dunque. che case sono impostati sul pas- cosa che questi fanciulli ri- Nulla possiamo dire: Ql,iel i1to~ii~:!!ff~~~- ;~n h!ta;:t~ ;~~~~z!~~~rte~i~:re;i~tt:s~~ ~:r!~~~~a::~si~::i~t~ot~ft~l; ia nr~~e:ca:e~r~ii~~ ~~u~~~ ;:-:J! 0 ~~ig~~~t~:r!;c~t :~~: i~r~toun c~:ir~~'te ~~e ~r~~~~ ~trg~~er~ill ~i~:~:. ~~r~u~!: ~o;,~rr:ann~h~~~~io~~.as~o~~ ~?~ dias~mè ;tTèofie~op~:ar~~ to che riportare molti ti-a in essa - sulla filigrana di I non chiuso alla compreosio- stra giovane narrativa deve i-ìesce a trasferire quell'in- to quello in gran parte del· to ambiente della provincia una cosa sognata per dar nella rivista e Le Ore> t:. 1r:~~r~nifs~~ni 1fii~ii~ria1f~ ~~~~~ :reri:t~ 01 :c:: 0 e c~I~; r:~t7:nte nd~i ~i~f~o~~~;i iand~:!ti_d~a l~~ries~ll';~= ~:g\~e f:ttlu:~;~i p;r:t~~~t?ii ~auel1~rr~t!;rdì~:1:al~ st iioi~ ~1~;\f!~n:~:· fin1~~0 10 ;i1~:;: FERDINANDO VIRDIA RONAVFNTURA 1' FC.CI- 1l immaginazione mitizzante, stessa hrclinazione dello è dei suoi racconti, tuttavia giungeremmo quella di Ce- di vita morale, in rapporti particolare, lo trascini anche gia timidezza, e con la vio~ (Continua a. pn.g. 6) (Continua a paa;. ~

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