la Fiera Letteraria - XI - n. 44 - 4 novembre 1956

Domenica 4 novcmhre 1956 JIOS'l'RE R01UAl\E * I LA FIER I P'TTFRARTA PE~SIERI E *· LE ORE . r,... i Vernizzi alla Mrdusa Roma è po olata di statue Caroli alla Cassapanca diATTILIO:IJ:RTOL:JCCI che non hanno le carte in regola Attilio Bertolucci è na– to a San Lazzaro Par– ma nel 1911, vive da qualche anno a Roma. Ha studiato st<tria del– l'arte a Bologna con Ro– bel-to Longhi, ed ha vin– to un premio per la cl'i– tica d'arte sulla Bien– nale di Venezi,a. Il suo volume di poesiia « La Capanna Indiana • ha vinto il Premio Viareg– gio 1951. Dirig'e la no– tissima collezrione « Fe– nJce • per I' ed i t o r e Guanda. Alla Medusa, per la prima volta in una personale romana, espone figure e paesi della sua terra e della sua fantasia il pittore padano Renato Vernizzi. Era più giusto pire subito parmigiano, chè Vemizzi a Parma è nato e del suo miele, naturale e artistico, si è nutrito. Ma vive da molti anni a Milano, così accogliente con i pittori, e un po' dello « sfumato• che vi sta di casa, ancora nella natura e nell'arte, è passato in lui, temper,andone l'emilìanità. Così diciamo padano La risultante non è sc,lo di comodo, per situarlo geo– graficamente, ma sostanziale. Infatti per uno che da Piazza del Popolo, o cam– minando in senso inverso da piazza di Spagna, giunga all'insegna della Medusa e s'inoltri per li corridoio stretto, s'inerpichi per la stretta scala, ed entri nella sala di Vernizzi dopo la gran luce estiva dell'au– tunno romano, questi ritratti e paesaggi parleranno un accento di colpo padano, generioamente padano. Un'osservazicme più attenta, un più riposato esame delle opere esposte rivelerà poi, nella grazia (eterno prodotto locale di una città che ha daio vita e nome al maestro supremo della grazia, Francesco Mazzola debto il « Parmigianino •l il carattere distintivo di una pittura che poi, nella metrbidezza (e qui è il brumoso flato delle marcite lombarde a dare il suo contributo) troverà l'elemento essenziale per la fusione, la sintesi. Di questa grazia e morbidezza Renato Vernizzi non si vergogna, né d'altra parte si vanta. Sembrano dire le -sue tele, dove una madre ocohicerula tiene in grembo una bambina occhicerula, o una carrcazella s'allontana nel verde, o delle lenzuola sbattono al vento di marzo, sembrano dire dunque, anzi sussur– rare che vi sono ancora al mondo e grazia e morbi– de~, per chi ha occhi, anche se gran parte dei pittoti e degli scultari d'oggi non vogliano ricono– scerlo. Non è del tutto vero, forse, che Vernizzi dipinga così soltanto perchè cosi la vede, ma pure perchè così la pensa. La conferma poi la chiede a Boldini o a Berthe Mori~ot: pittori estremamente cari al suo cuore e alla sua intelligenza, maestri prediletti del suo museo immaginario. Che gli siano poi carissimi fra i contemporanei Arturo Tosi e Umberto Bernascon! lo dimostrano il bel ritratto del primo, e il !atto ohe al secondo egli abbia chiesta di introdurlo ai romani, non a un cri– tico o a un pittore militante. Sono ormai trent'anni che Renato Vernini tesse il suo elogio della vita, e lo ia con mano sempre più ferma, con tocco sempre ugualmente delicato, in– vincibilmente delicato e leggero. Magari can un più d: malinconia, ma anohe questo è naturale, col passare degli anni, la cosa più naturale del mondo. La piccola, nutrita persoQale di Vernizz! alla Medusa è un esempio di coerenza verame:ite raro. ... Caroli è nato a Napoli nel '20. Nessuna mera– viglia che la sua pittura ci abbia fatto pensare agli scrittori più bravi della nuova scuola di laggiù. a Rea e all'Ortese. Anche qui una sorta di esvres– sionismo solare e « mesto per troppa luce» (il po– vero Aleardi scriveva del Circeo, ove dalla piana di Terracina arriva appunto la « troppa luce » na– poletana). Caro!i dipinge le strade, e la piccola gente che per tutto il santo giorno vi s'incontra, e vi s'incon– tra la sera, e anche la notte. perchè ha sempre qual– cosa da sbrigare, magari d inutile: vetturini, ambu– lanti e persino un giovane non meglio identificato curvo su una motoleggera nel fondo. A proposito, come questa motoleggera è meno noiosa, idolatrica delle troppe biciclette pseudobrac– ciantili. intercambiabili fra cinema e pittura stali– niana di qualche anno fa. Come ronza allegra que– sta, e insieme disperata, nell ora di noleggio che questo figlio del W,,nperproleta-riat laurino è riuscito a metter insieme chi sa in che modo, e Caroli ha captato dal vero con tanta rapidità di tocco. I fondi sono sempre incantevoli, in Caroli. Guar– date quella finestra che dà luce allo studio del pit– tore, nel quadro intitolato Lo studio, o la stradetta che costeggia la chiesa nel quadro G!i ambulanti: una nel suo blù un po' sbilenco, l'altra nel suo bianco in curva esaltato dall'ombra, sono tratti di autentica poesia pittorica. Mentre se mai un sospetto di espressionismo non nativo. ma di maniera. di scuola, vizia qualche volta le figure che si presentano in primo piano a mimare Ja ,loro vita atteggiandosi simbolisticamente. Il peri– colo insomma sta li. dalle parti della letteratura, come già fu per Lorenzo Viani. ATIILIO BERTOLUCCI Renato Vernizzi: "La piccola" lo con le vecchie statue ho un vecchio conto da regola– re: un conto che dura sco– perto da troppo tempo; da:– !'in!anzia, se la memoria non m'inganna. di B. 111. * DE * A 1\ìG E LIS chè la statue di cui pario so- vano sul nome della statua I tempo senza misericordia, re- tue che conservano la loro no scappate dall'antico luogo? cancellate dalla pioggia e dal- 1 siste con la vana pietà che miracolosa statura e occupa– Perchè si sono fatti rompere le altre forze atmosferiche, destano i ruderi e le macerie, no sempre io stesso spazio in– in pezzi? Perchè non hanno non sai che sorte, che fortu- specula sull'informe apparen- vano tentato dal vento, dalla resistito ai tempo? Debolezza na, che gesti, rappresenti quel za e rivendica all'oscena ma- pioggia, dal fulmine, hanno della materia o piuttosto de- busto corroso, collocato all'an- teria levigata dai reagenti at.. un nome, sono legate a un bolezza del cuore? Le statue golo di una strada o di una mosferici significati superbi, avvenimento certo. corrispon– dovrebbero sapere che a per- piazza per mendioare l'am- singola.re potenza, incantala dono ai simboli della storia. dere un attributo inconfodi- mirazione del passante• Sen- natura. della guerra, della pace, del– bile si corre il rischio di es- za un braccio. con la faccia La tradizione si muta in la cronaca umana. e divina sere condannato al limbo. sol- logora sino a parere una ma-,vago ricordo, il ricordo in no- resa eterna e immutabile daJ_ tanto per insufficienza di pro- schera abbozzata appena, il tizia imprecisa. ed ecco la Jeg- l'arte- ve. Ma forse a loro basta; busto testimonia di un'epoca, I genda accampare i suoi illu- on dirò di essere con aper– poichè l'inferno e il paradiso e un pezzo di storia racconta I sori miraggi, quel suo sconfi- ta confidenza con i Dioscuri e si conquistano per virtù con- un'impresa, fa fede di un eroi- nato PQtere di metamorfosi i loro cavalli. ma costoro son trarie, tuttavia grandi e su- smo o di un·a1tra consimilejsegrete. di bizzarre attribu- gente ed animali che saluto perbe virtù anche quando virtù. zioni, di arcane vicende. L'av- con riguardo: so da quale luo. peccati. E loro, povere vec- Ma non riesce a parlare, I ventura del tempo e dello spa_ go hanno preso l'avvio, il se– chie, non reclamano che pietà· non ha carte, non attributi, zio falsata da intricati itine- greto del loro viaggio; la mo- Le lettere che documenta- non simboli. Naufragato nel rari, accadrà di riconoscere dulata sapienza di quei cor– nei busto ignobile il dorso Pi non nasconde tarli, o altri stupendo di un dio. o di un osceni misteri• Mi ci confido eroe. con lo sguardo, pur sapendo Si fa presto a sbagliare di che non risponderanno ad al- qualche mezzo secolo, e la cuna mia invocazione. Tanto, patemità attribuita con tali a me basta di starli a con– calcoli è sempre - o quasi templare, di misurarne lo sempre - una paternità pu- slancio e l'armonia, di sor– tativa. Fossero figli naturali, prendere il cammino lento almeno! Si contaminano i più della luce sui levigato splen– bei nomi dell'arte e gli stili dore del marmo. Mi accade di confusi in quel mezzo dlssoi- mangiar pane e frutta sotto vimento accusano una parte- l'ombra dei loro corpi, in cer– cipazione indiretta e forzata. te mattinate. Chi si salverà da tante chia- Nelle mie mani il pane e la mate in causa? Si ripercorro- frutta diventano spesso di pie– no a ritroso gli itinerari del tra. E' un bel convito. tempo, e l'ipotesi sorretta daL R. ì\i. DE ANGELIS la menzogna scava in quel decrepito marmo una mirabl- I T A L I A NORD SUD E CENTRO AMERICA N O R D E SUD PACIFICO LLOYD TRIESTINO INDIA-PAKISTAN -ESTREMO ORIENTE-AUSTRALIA SUD AFRICA - FRICA ORIENTALE EOCCIDENTALE ADRIATICA EGITTO· LIBANO - GRECIA - CIPRO TURCHIA - ISRAELE SIRIA - MARNERO TIRRENIA SICILIA-SARDEGNA-CORSICA - MALTA· LIBIA TUNISI - MARSIGLIA - SPAGNA - NORD EUROPA Le statue non sono immo– bili; fingono l'immobilità, ma si atteggiano nottetempo in incredibili pose, evadono dai piedistalli, si staccano come scaglie di ruggine dai basso– rilievi. Chi sorprende il mar– mo in movimento diventa di pietra. Ecco perché nelle in– sonnie, io cammino ad occhi chiusi, come una vera statua, po!chè è a tutti noto che le pupil!e delle statue sono an– date in polvere, crepate dalla sterile violenza della luce. Le statue mi spaventano, e più mi interrorisce quel loro mo– do falso di apparire intatte e ferme, la loro splendente nudità, la !oro impudicizia casta che ricorda le !avole della Grecia. Per difendersi, non basta ignorarli; la notte popolata da queste forme che hanno imparato a deludere !i tempo fln»endosi eterne. Lie– vita dentro il chiuso del mar– mo un sangue aspro e incan– tato: a volte traspare. Scop– pia nel flauto duro del gio– vane satiro la tempesta mo– dulata dei suoni che imita quella del lago; tra i ,ricci del centauro il vento scava inva– no. e la luce si coagula per rifluire, al tramonto, come un miele troppo denso dal bugno 1 le profezia. G!' uomini trop– po spesso, trasformano, in ta– le impensata maniera, un ido- LE MOSTRE D'ARTE IN ITALIA Ma non è di questo che vor– rei parlarvi, della città se– greta della materia plasmata, cioè. Vorrei piuttosto denun– ziare le vecchie statue, quel– le in disuso, ma che sfrutta– no la patina e la nobiltà dei secoli per resistere e preten– dere un posto di primo pia– no• Statue consumate, dal vol– to logoro, dagli occhi scanceL iati, dalle braccia mutile, az– zoppate ... alcune con alette ai piedi, altre con simboli ben più misteriosi, ignote alla gente e alle gallerie, ai ca– taloghi e ai libri d'arte. mo– strano una carne corrosa dal– la lebbra, dal verderame, dal salnitro. Una foglia protegge il loro sesso, ma forse sono lo stesso ermafroditi. neutre ed impure come certi mine– rali dissepolti da giaciture re– mot~ Mostri, in una parola. (Io so che le statue vecchie dei santi, murate nelle nic– chie del campanile. nella de– crepita chiesa dei mio paese, facevano suonare !'allarme al– le campane; erano di legno cariato. e bi-sognò attendere uno speciale permesso per il rogo. Quando arsero nella oiazzetta accanto alla chiesa. le campane parvero abitate da demoni• Ohe scherzi. Vo– lando al cielo, stemperate in luce, le statue tiravano la cor– da alle campane, come se il loro destino fosse quello e non un altro). ·· .... lo in un santo o in un ~e- midio. Se proprio non si può fare a meno di riconoscere le vec– chie statue, lasciamole al lo– ro mistero, alla loro origine imprecisabile, eroica o fune– sta. Pezzi di marmo sfiorati da soffio dell'arte, ma che il tempo ha rinnegato; forme che ritornano materia, deca- dute da cieli antichissimi– Qualcuno ascolterà il loro la- mento e userà immagini pie– tose, inverosimili e tenere in– dulgenze, come è costume per I poveri figli di nessuno. In tondo, tra l'uomo e Ja mate– ria questi sono i più armo– niosi rapporti. Inventeremo un registro a parte per i ru– deri e le statue irriconosci– bili, e un cimitero favoloso accoglierà queste vaghe testi– monianze di marmo consu– mate (o divorate?) dalla Juce e dall'aria. Non altrimenti ml figuro il diavolo di quei mascherone inverdito dall'umido: bocca in cui soffia il vento, occhi qual! cieche caverne, naso osceno, e cascate di peli forti dal cra– nio al mento. Che dirò delle allegorie accennate su certe oiastre di marmo annerito? Una mano all'aria una colom– ba, una fronda, scudi e spa– de Iiafranti, groppe di caval– li o teste appena in relievo; oagine consunte, screpolate, distrutte, sono cose che fan– no pensare a un'ingiusta vio– lenza, a un contagio. Ma operati da chi, a quai fine, per quale ammonimento? In esilio, un perpetuo fune– sto esilio, le vecchie statue sp.la_no la vita felice degli uo-, mmi, e tentano oscuri male– fizi. Non mi meraviglierei se gli spiriti amassero abitare quel marmo inutile e abban-1 donato. e si alleassero a quei corpi duri e feroci per espe– rimentare giochi lascivi e me- tamorfosi proibite dagli dèi. Tuttavia esistono vecchie * Fiori di Uolorni * di GIUSEPPE St 1081.'I NO .. , .,r, '-· ~~ ·~ ,t,_. f F\ , fJ . cW'\ 'KJ'" -r.', r 1 V ' / -~ }, / t 1 Ausonio Colorn1, già noto e ~CCermato nei campo d1d11thco, e, pervenuto alla pittura solo in questi ultimi anni; e la per– sonale di Ferrara, nella quale figurano trenta pezzi, è !orse la mostra ~he lo presenta in piena forma, vale a dire in ma– niera notevolmente shtnifiCcl– tlva. Accanto a pochi paesaggi, che traducono in !iguraz1oni er riginaimente compositive dagh appigli reali e che finiscono con l'apparire (e, in un certo ~enso, con l'essere) inventali abbiamo un continuo e "·ari~ gato lussureggiare di {!ori: margherite j!ialle, dahe, J?aeo– fani selvaggi. papaveri. rosel– !ine di brughiera, iris, fior, di prato e di bosco, viole, anemo. nl e campanule: motivi colo– loristici. scanditi in ritmi pie– namente consoni a una musi• ca vivace. Un mondo gioioso, dunque, nel quale i colori - pur esseu– do a stesure nette - non de– cantano nella tarsia generlcu– mente architetton lca, ma rt:• spirano e cantano all'untsono, con una coerenza che potrebbe sembrare sapientemente voluta e che invece (lo sappiamo) è istintiva. C'è, in Col 1rn1, un naturale empito cromatico, che al vero attinge come a una materia il\forme alla quale lo artista riesce a dare una forma e a codesta forma infondere un'anima, farla vivere. Senza atto dl nascita, que– ste statue. con incredibile astuzia, speculando sugli er– rori di spazio e di tempo, si attribuiscono nobilissime orL gini, per poco non ostentano natura del tutto divina. In– tere generazioni di uomini, tratte in inganno, hanno ado– rato dei bastardi. Io di{fldo di chi non ha le carte in re– gola, se è cittadino di pietra; la pietra ha una storia remo– ta, ma senza complicazioni: limpida. direi. Dov'è oscurità !vi è inganno e malizia. Per- Signe Hammar: "Vedute di Roma" statue intatte e definite in una forma non peritura: sta- Ausonio Colorni: "Fiori" Non in tutti, ma ne, quaù.n più recenti la preoccupazione disegnativa - atteggiamentt,, diciamo pure, catecumenico - scompare e il colore ~splica li– beramente, quindi 1ir1camente 1 il suo misterioso creativo. sen– ra ricorrere a escug~t.Kz1on1 1n definitiva malefiche, anche se legate a fattori tecmc1 o intel– lettualistici. Arte indiana alla San Fede le Al Centro San l'"edele si è Il suo maggior splendor~ inaugurata la Mostra d"Arte l"P.bbeal tempo dei GuPta. che Indiana Contemporanea con rial 320 al 495, dopo Cristo. go– una maniiestazione culturale vernarono l"fodia e furono gli di grande interesst- srtefici di quella che fu con Il dr. Madanjeet Singh. ad- '!iderata • !"epoca d"oro » del– detto culturale presso !"Amba- !"arte indiana. Però Ajanta non sciata dell"India a Roma. ha 6nl con i Gupta e continuò per tenuto una interessante conte- c,ltre w1 .secolo ancora. renza sui dipinti della Grotte Le 29 grotte di Ajant.,, sco– rli Ajanta. Egli ha esordito coi, perte per caso nel 1819, con– un fortunato parallelo. che è servano ancora in stato, più o servito ad inquadrare !"argo- meno d\ ~o'!s~_rvazione, . i::ran mento. affermando che per ro. parte de1 d1pin':' affr~scati'Vl m •iPnte i dipinti di Ajanta han- 8 secoli. Quesh dipinti man no lo stesso valore che per teneono !H modo. ~rp_ren~entç l'Occidente rivestono gli affre- una continua .uJ!1ta d1 stile ~ schi di Ftrenze e di A,_,isi. Gli sono fedehsslITl1. con.:ettual uni e gli altri, infatti. sono il mente. alle diverse evoluzioni! crntributo dato da dh·ersi tem. del pensiero buddhista Questo peramenti e da dlvers~ comin- o.rovoc11.lo tesso fenomei:i? che zioni religiose. ad una stessa ~1 è verificato 1n occ1aente visione: della vita trascesa ed quando il passaggio del pagA– elevata daila partecipazi e di- nesimo al cristia.TJesimo portò vina e dalla fede. e.1ementi artistici dall"uno ~I . . . ~ltro. 1anto che talvolta è dit La tradizione d Ai anta prose- flcile ciistinguer~ OrrPo dal gue ininterrottamente dal se- Cristo condo Secolo a~anti C_mto, [) ~oti\"O principale degli a! e!?~a neJ!a q_uaJe 1 monaci bu. fr~schi di Ajanta. valide, per d"-St1 c~nunc1arono a ~va,_-e tu ti gli 8 secoli. è il «Giatka• alle foci del Wagora. neil Inrha ..vvero la narrazione del1e w, Centrale. IP, lorn grotte. templi •1e reinc,irnazioni del Buddha e monasteri. al VI secolo dopo ;:, esse i diversi aspetti del!, Cr1Sto. quando tutto m1senosa- . ita umana vengono illuminatJ mentP cessò. <i» una forza morale che co Nei suoi o to secoh di vi\a "'C·iPnt,,della transitorietà del es;a inilumzò !"arte di tutto la vita. rive IP una profnrd a l'Orienle, dall"Indonesia al!"ln- mozione di fede. Le numero docina. alia Corea. al Giappn- se scene che raffigurano la vi– nt ed alla Cina. ove particolar. ta terrena in momenti di do• mente determinò lo sviluppo lore. d'amore. di pompa. di f~ 'lrtistico che ivi si ebbe al so non sono che imo scenario !"epoca T"ang. ove agiscono il Budda ed i * Allora, e soltanto allora, la immaginaz.ione cominc1a a dt• ventare fantasia l 1stinto tn– ventivo, in tale caso, porta lo artista a battere coerentemeu te una strada per giungere a risultati schiettamente validi 8adhisattva. !e sue reincarna– r.ioni. Essi assumendo ciiversl atteggiamenti o « mudra .., si– gnificano la comprensione. la meditazione, la sicurezza. ecc. 'nsegnando " ret.mcnte sen– tire e rett&mene agi.re . Le grotte di AJanta sono di iue tipi: del tipo di , Vahara" adibite ad abitazione dei mo- centrale sulla quale danno le I Quando nel terzo secolo do– naci. del tipo • Ciaitya ·. adibì- celle del Monaci. ricavale in po Cristo. la scuola buddhista te a veri e propri templi. se- tre lati. cia3Cuna provvista di del Mahayana ebbe il soprav– guono le stesse piante e le un giaciglio di pietra. vento su quella dell"Hin::yana. tesse decorazioni dei templi e Quelle del tipo • C!altya ». si e nello stesso periodo di tem– dei monasteri costruiti in le- compongono di una vasta sala po del brahmanesimo si pre– gno o tn pietro in tutta l"lndia. ~on una na<v-atacentrale finen- sero motivi che si inserirono Quelle del tipo • Vahara,. si tP in ab3ide e due laterali. So- nel buddhismo. il Buddha, c'he compongono di una larga sal11 no precedute da un porticato. prima era ritenuto solamente :% ~u:~ ·"' un uomo che per la sua sag– ~' :< ~ ~ gezza aveva ragglll'!1ta una per. fezione tale che gli permetteva di reincarnarsi in vari Bodhi- sattva per continuare :1 suo insegnamento. tu elevato a di– vinità. Allora nella grotte di AJanta .si incominciò a scavare nellP pareti nicchie ove, nel corso della narrazione, vi si affresca– vano i diversi aspetti del Bud– dha. Le sale centrali dei "Va– hara • furono isolate da un cor– cidoio e fornite sul fondo di una grossa nicchia e i i un piccolo santuario. precedu1o da porticc> Lo stes o avvenne per 1 ff Ciaitya ... Le pitture continuarono, tut– tavia. a raccontare le loro sto– rie intrecciando esseri umani, piante ed animali. significando ~osi l'intima coesione della na. tura nella quale. come dicono alcuni versi scoperti ne,ia se- I conda grotta. • i fiori sono di oruamento agli alberi. le saet\P • 2d. i nembi alle nubi turgide di pioggia. le ninfe ed i fiori di loto ai laghi e le virtù .>orlate alla perfezione A<?h uomini , Abbani Sen: " Donna allo specchio" NANDO PAVONI Sicchè, con l'attuale mostra ferrarese, che in primavera sa• rà ripetuta forse a R-.ma Au.– sonio Colorni entra di pieno diritto fra il non vasto gruppo di pittori che in Italia oggi fuo– ri dai funambolismi e dall'ac– quiescenza a modi e moduli e– steri - lavorano per continua- re e inverare, continuamente superandola, una tradmone senza dubbio ott1md, con una estrosità che il lavoro riusc1ra via via ad arricchire di varia• zioni e di modulazioni, supe– rando il particol ue per en ra- re - ormai di pitno diritto - nel regno libero della poesia. !..,, lato GIUSEPPE SCIORTINO Per la stampa affidate LE VOSTRE OPERE alle <tEDIZIONI SIA,, Bologna - Audinot, 10 Chiedete norme de1 CONCORSI-SELEZIONE

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