la Fiera Letteraria - XI - n. 24 - 10 giugno 1956

Domenica 10 giugno 1956 LA flERA LETTERARIA N_A_R~R-=-=---=A\~T~O~R~lf D JE JL IL A * Pubblichiamo qusto racconto dello scrittore Paolo Marletta, che 0011, Siria Giam1i>1i ha vinto ex aequo il Premio Firenze di narrativa. Il volume vin.citare del Marletta «Pian– to d'Eva , e q11ello dttcitore del 'Gianni• ni, ~ Prati di fieno>, sono ,tati pubblicati entrambi dall'editore Mondadori. * Sveghatosi, Arnaldo guardò accanto a sé, ....ai debole chiarore che proveniva dalle lm– ~te socchiuse della finestra sua mocrlie che respirava leg'?ennente nel 'sonno del tllat– tmo. Non si sare bbe sv egliata tanto presto; e d1 sohto e.l{li tace.va il bagno. si vestiva, consumava. la o o laz1one e infine usciva d1 casa senza che lei sempre assonnala arri– va.s e a pronun~iere _due parole sensate, nep– pure se ricambiava 11 bacio di saluto ch'egli le posava sopra una guancia, Tuttavia sem– brava che di sotto le delicate palpebre chiu– se lei continuasse a scrutarlo teneramente: Quei sonno a cui era abbandonata doveva es-– ser 11eve.e ancora caldo del morbido contatto d1 lui. Pur mentre dormiva Anna sentiva la presenza di Arnaldo nell'altro posto del letto: e Quella presenza la rassicurava come una ca– rezza. Eppure egli non poteva scambiare due parol e c on lei prima del pomeriggio quando rito~ a.va dalla Bibltoteca e tutto er~ pronto per 11 d esinare, ect anche Lia, Ja bambina, era r.entrata dalla scuola. Allora Anna gli ve– niva incontro con gli occhi ridenti, molto di· ve;sa. da quella sonnacchiosa e pigr:a e un rentT~~alti, 1~~6 1 ei~f!~e 1 rad=~:i~°:i ~~ turalmente. se anche da attiva ed autorCvole padrona di casa manteneva verso di lui, in tutta la persona. una tenerezza soavissima, carezzevole e Invitante, Ma egli, per iJ resto della giornata, nmaneva professore Qnche tra ;t U~~;_e~ll~Ol~i~flgr~ e n~~ CJi6~~~a ~a!i!i~ :~~~ J1ù 5 ~ 0 ~~;r,:.5t 1 1 st ;g~ér~:io 1 fo ~i:g~~: va at suoi lavori: in mezzo agli scalfali ca– richi di libri e di riproduzioni d'arte, davanti &Ile fotografie di antichi monumenti e di re– centi scavi aveva lruzio la sua vera attività intellettuale. Si era ratto già un nome tra gli studiosi d1 archeolog"ia, eppure quegli stu– di coltivati con tanto amore negli anni della prima giovinezza s1 animavano ogni volta per lui e quasi nnverdlvano di un novello entu– siasmo ,ed eg:tt trascorreva. le ore più belle de.lla giornata. Ad Anna invece dedicava le serate. e con la doc11ità d'un fanciullo l'ac– compagnava dOpo cena ovunque lei richiedes– se. A vederlo cosl contento offrire il braccio a suo moglie, oon lo stesso piacere dei primi r,.orni di matrimonio. gli amici si persuade- ~~f1o~{i~1~1:e~irc;~t'!~,;;f:Si~~~a:1\~ ~~1i1~e:!~ c~ina un amore ricnmblato, che si appaga d1 se e non vede né ostacoli né pericoli. Dalle altre stanze, non si udiva alcun ru– more: la bambina donnlva ancpra, poiché si r~ava a scuola una buona mezz'ora dopo che egli era uscito; e la domestica, ch'era la pri– ma a levarsJ, accudiva alle faccende lontano daUa oamera dei padroni, nella parte oppo•ta della casa. Mg dal giardino arrivava Bi suo orecchio li !leve fruscio della oioggia: era quel– la una strana primavera, le ou1 mattine sf annunziavano sulla città con una in lstente pioggerella a cui sul tardi seguiva Il sole che poi nelle prime ore del pomeriggio veniva an– cora coperto da nuvole sospinte dal vento di scirocco e infine tramontava senza che neft"' suno più riuscisse a vederlo dietro la griq-ln coltre che pesava sopra le vie e i palazzi. Stra– na primavera che ndugginva un po' tutti, pri– va di quell'ofterta di letizia che si accornpa– itl• alla gaia luminosità del bei tempo. Tut– tavia quel monnorio di pioggia che gli veni– va all'orecchio, così uguale e cheto, aveva or– mai un suono amico; e Arnaldo si sarebbe quasi stupito se quel mattino gli tosse venuto a mancare. Gli dava un senso di contìnuita d'~~~i~~;r~ \tt~ :• :~ci~~~~l~~f~~~: t<>,da! tepore delle coperte pesanti ancora come nell'inverno. E quel pacifico senso di be– nessere, d'intimità tranquilla, si diffondeva su mmi altro pensiero della giornata che si 1mz1ava. Fra tali pensieri ce n'era uno seg-reto. tri– ste e caro insieme, che lo riportava indietro neg-11 anni, a un punto dal quale· avevano ri– cevuto impulso ed energia j suot sentimenti e i suol giudizi Intorno alla vita. al lavoro, ai rapporti con li mondo, e perfino Il suo amo– re verso la moglie. Come ogni mattina dopo ch'era entrato il mese di maggio, rifece men– talmente ìl computo dei giorni: si, era quel- ~.;{ofo0~~nib ~e\r.d~~~l~~~a'. 1 i~~~r?ò1~f~ precluso ad ogni altra considerazione che non 1osse una volontà di riconoscere se medesimo. Era quello 11 giorno. doveva alzarsi un PO' più presto, per non arrivare poi troppo tardi alla Blblloteca. Nella penombra diede un al– tro sguardo a sua moglie ancora addom1en– hl•. e le sorrise con dubitosa tristezza. come per una sorta d'innocente inganno. Poi sce– se giù dal letto. e uscì da.Ila ca.mero senza rumore. Mentre si lavava, Sl spazzolava e si vestiva. dovette meravigliarsi d'uno stento e quasi di una fatica per tenere viva e de.,ta net lliUO animo l'amorosa religiosità de! pen,iero ohe quei giorno di mai:gio, - ormai da diversi anru, lo spingeva ad uscire un P<)t:O prima del solito_ Nella con uetuc!lne dei suoi ge ti, nella materialità de,:!! o~gettl che vedeva in– torno a lm, ln mezzo all'usura della medio– crità quotidiana. tra la dispersione alla qua– le costringono le minute necessità dell'esisten- VOC D'A za. notava ancora una volta la dilficoltà di mantenere stcuro e vi~le il iUo plù alto sen– timento. u Conduciamo tutti una vita esterio- [e~c:{ p~f~1:;lart~~e -vi~i~~~v~fun I 3 a~~~g intellettuale liberamente scelto. 11 Quante vol– te ayeva s~rato. sopra tutto In g1ovnne età, di riuscire m uno .s~orz. osuprem o. d~ impe– gnarsi con una ded1z1one tot:l.le perche II suo animo si levasse a una superior~ spiritualità a~che nelle manifestazioni più comuni! Illu– minare dall'alto le ordinarle occupazioni: se l'era ripetuto tante volte. Ma adesso ch'era un uomo di quarantacinque annt si era per– suaso che l'anima tocca di volta In volta le sue vptte. con un grnndP sforzo di volontà o con u~ felice impulso dell'lmmn!{innz1one, ma non v1 st può fonnarp oltre In breve durata di quelli. Tuttavia. dagli anni della i:rlovlnez:z.a ormai piuttosto lont~nl, - e più precisamente dagìi anni della sua n.mlclzia con Anq-{'!a,che erano stati risolutivi Pf'r la sua vita intPrin"'"'. - ~Il era rimasta quell'ansia d'una più alta animazione della mente e del c uore , segrel~ e ore;oeliosa della sua intimità. ri.ta quell'anl• maziOne, com'era difficile conquistarla! Quan– te mediocrità e meschinità gli 05tacolavano il pa1~so. e quante ricadute! Oggi stesso, In que- i.i$' ·, ,,,~ :,.i~- /!I -~ * ,li PAOLO- IHAHLETT.A i( sping~vano In ~ltò d~vanti ~ i vetri; e il suo disagio era accresciuto anche d• quella 401· c1sstma sensa.z10ne che la plo!Jgla continuava a darstli, d1 raccoglimento, di riposo, di tran– quillo benessere. Sulla parete alla sua destra rrano attaccate aJ muro nlcunP fotografie di famielia, lncornlcl~te da una !Lsta di le<:nQ. ;'~~o lesf~~~~ ~ee-i"·:1~ard~~~ g~b~l\c~ 0 Jt~ 0 ~~o~ piccola città d1 Slcilia dov'cgll aveva ottenu– to di condurre i suoi primi scavi, e dove ave– va conosciuto Anqela. E~Ji non nvPvn più di venticinque anni: era mollo snf'llo, quRSt mu• gro_ e con 'l'aria svagata di chi sogna o fRn• Attr"v,raò Il S"-~rato, recinto da basse ln– !erriate, ed entrò nella chiesa da una delle due porta laterali, quella di centro si apri– va soltanto nei dt di festa. Aveva pensato di trovare come gli accadeva ogni anno, poca gentp davantt a qualche altare secondario: di solito vecchiette devote, di cui qualcu na si voltava anche a guardarlo, forse compia.cm– ta che un sirnore di Rspctto tanto serio as– sistesse devotn mente a una me"~a che non PrB di precetto. in un qualsia,i ~forno feria– le. Invece trovò ben altro. Al suo ingresso. rome avessero atteso ch'egli varc1..q_se la so– ~lin, una mw!ca solenne scaturi dJllle fitte Ll'IGI R.\IITOU:-.1. l a,tclin llllù., sto inizio di giornata in cui l'Ideale esempio di Angela avrebbe dovuto ess,,re quanto mal vivo e stimolante nel suo ricordo, oggi stesso il suo animo si avviliva e disperdeva nelle considerazioni solite. nei gesti necessnn alla continuazione d'una pigra esl&tenzn borghese. Pigrn t>sistenza, e tuttavia quasi meccnnica– mente f~conda di lavoro e di llftetti; non po- ~i;br~~~'.t~r~e'co~f~~~ d~l 0 Su~n;ii 8 s;;rc\~ desiderio, - trop1l0 modesta e anchr svo– gliata. Passò nella stanza da pranzo; e quasi stupi di non trovare sopra In t-nvola U suo caffel– latte. Il pane imburrato. la mnnnellata, I bi– scotti. E già, si era levato prima del solito, di un buon quarto d'ora: la domestica, sf'm– pre così precisa oon l'orario, doveva restarmi :~ri'~~!t}~l!~!t}in::~~ «eg~~;i, ~i~~n~~,~~~ disse. per prevenire scuse indebite. ho an– ticipato io stamattina. Non vi preoccupate, ma fate un po' alla svelta.» Senza parlare, la brava domestica tornò in frettn in cucina e di Jl n poco r~entrò portand~li In colazione sopra un vassoio. Egli intanto si tra seduto a1 suo posto, e cosi gl! furono s,,rvite le bUQ– ne cose d'o~1 mattina, ohe gli piacPvnno tnn– to. Però stavolta. a!ln prima soddi~rnzlone se– gui una punta di rimorso, come se egli fo..:se impari a un doveroso e caro impeg-no seg-re-– to, e in difetto con la sua coscienza. Pr to non si accorse quasi più di quel che stava mane; lando, tantp ru preso dal disagio. Guar– da.va fuori dalla finestrs la pioggin cndere chet a chet'\ sopra i rami d'una palma ohe i tasllca. NQ!l'aspetto aveva ancora qualcosa dello studente, benché non lo fOS6e più da qualche anno. Ora. aguzzando lo sguardo a quella fotogr:nfin, In parte si vedeva e in. par~ te si immagmnva; con il ve,tlto non stirato di fresco d anche un po' liso, con qualcosa d'indifeso e delicato In tutta In persona. Nean– che I suoi capelli erano perfettamente a po– sto, per un poco di vento che glieli aveva al– lora allor a disordinati; e quel disordine ac• centua.va I! desolato aspetto di onduciti\ che hann o le vecchie fotogmrle. que!l'arln triste di cose passate, in cui i partlcolllrl appaiono svuotati d'ogni ragione. In fondo n un cas– setto egli custodiva gelosamente un album delle sue foto:;!:rnJie con An'{oln; ma da pa– re-echi anni non lo aprlvn p1ù 1 s~J)(.'ndo che glie ne sarebbr venuta unn gronde tristezza. Non vi avrebbe riconosclt110 più Annela, quel– la rimasta vivn in fondo al suo cuore, e nean– che avrebbe nconosciuto Se medesimo. Come tradisce l'aspetto fisico, com't• vero che non corrisponde in niente alla nostra anima vera ~i~:;~:n ~e~f.~,~~~g{ii~i ~onlg~~;\,",,"~~ I,!g~~~ ~eia fosse stata dieci volte più bella, nessu– na fotogrotia né alcun ritrntto avrebbe potu– to mnl rivelarne la sovrana forzn d'animo e quell'umanissima luce dell'intelhp;enza. Pinitn la colazione si a!zò 1 Indo sO un leg– cero impcnne'lhjje i: rlentrò m puntn di p1f"di nella stnnzn da tetto. Sun mOg"lifl stnvn per svel(llarsl: le sue palpebre non intonunente ohlusc vibravano lrnpero<'ttlb11n,ente e lo sue ciglia tendevano a sollevarsi. Quanclo si chi– nò a baciarla sulla guo.ncin, let aprl g-\l occhi ~~? f~s.?::b';,~~ fnniii~~;~~~diu~~~f;ad~! r.'. cio senza tuttavia darlo. e chr . i ~rdé tn aria: in quàlche sorta, aveva ricambiato il te– nero saluto di lui. Anche quel giorno dunqµe, :'ultimo pençiero di Arnaldo prima di uscire di casa fu rivolto cyd Anna che lnduipava nel letto, ptgra e sana, tutta calda come una g-at– tina. anzi come una gattona, co l prosperose. e soda com'ero. Quanto era felice Arnaldo a vederla cosi, tuttn sua e fedele. e ancora In– namorata dopo tanti anni di matrimonio I Sì, doveva ricon~cerlo · egli era (Pllre Ci tutta h felicità ohe s1 p4ò avere quaggiù. Che al– tro pots,,a desider~re't Percorse i vrn!I del glardlpo inzuppati di acqua, e uso! da! cancello: anche l'asfalto [: 11~hi~~ ~~i ~YJ~a ne~~o qeu~O~'~j i~npk°;if~~ mino: avrebbe potuto g!ung:orvi facilmente, devlnndo a,ppena dolln sua strndn; poi, nella st65Ss piazza, avrebbe preso il tram per recar– si aua Biblioteca. Ormai quasi tutti gl! anni, in quel giorno. ent.rava in quella chiesa; tran– ne che. uscendo ancor prima da casa, avesse pi(t tempo, Allora porcorrova un buon tratto a oledi, tutto raccolto nel suoi pensieri; e lo Uceva più valentie,-! se la giomata era beJla e la primavera invltnvn o. una passeggiatz mattutina. Quelle poche volte, sostava ne!.la chie~a di Santa Teresa, al Corso d'Italia; là si dicevano tante messe ogni mattina, che Sf' ne trovavo s einprr una buonn. Invece a San Bellarn11no bisog n.vn store più attenti 11-ll'orario. perché lr, n ,e.sse ernn poohe nei giorni feriali_ Ma egli anche questa volta ave– va •apulo regolarsi, Attento a non mettere 1 piodi in quale)le pozzangrern della !liozza, di cui il elciato era in rippraz1one. si dire-s:,e a quella chiesta_ La giornatn 1 cosi cattiva per es– sere di primavera, aumen avo. la. sottile ma~ llnconia ohe lo pungeva al!orohé il suo pen– s\ero doveva ferman,i intorno allo dipnrtita dell'amica (j'un tempo, o immag!norsi l'Im– provvisa caduta cli colei che gli era sembra– ta invi11oihile, il s110tristo confondersi con la terra, come uno raglia marcita. E poi, era egl! sicuro che nqesso Angr.la sarnbbe stata ~r•n che cpntentn ~i lui. di quel ch'era divi,– nurc? Si trovava nl co:mo dell'etil matura e feconda-. e lavora va lnstan <:itbilmente. Ma tutto ciò le poteva bas tp.re? Non era soltanto questo che lei gli eveva augurato. Un bravo aroneologo. un bibliotecario stimatissimo, un buon rnarjto e un buon pagre: ma dov'er11 quella !wnino&a Pienezza dell'antma. c)le lei glj a,eva pr"-"a~ito nel momenti di fiduciosi\ e ardente terierei~~? Angela qualche volta lo co11si(!eravi qUMi un ragnz:w, con benevola superiorità 1naterna; ed egli se ne ent1va ln– coragginto, e le promotteva che avrebbe so– stenuto l'impossibile per s~llre in alto. - e neJ .senso che intendevano loro, piuttosto che nella considerazione del mondo. troppo dipen– dente d§ im11rp0ed1bl!I occasioni. Ebbene. av,– va tatto del suo meglio. e 1n qualche modo p::teva assolvere se ste55o: ma nuila più. eo.nne argentee del modernissimo organo col· locato in alto, ai due lati dell'alter maggiore splendido d1 luci. Davanti alla balaustrata che separava Il presbiteno dell"unica !?rande navata. c'erano m !Lia molti bambini e bam– b1, tutti vestiti di bianco: ili uni avevano un nastro al braccio, e le nitre un velo sopru 1 capelli, I maschiottl sembravano p!ù gravi ~=!l~Jii~r&i,::!~IC~~irifrg10:~;f~i~ D~n:;:;t me panche, una piccola folla di parenti e di am\Lli asslst.e-vnno. nnch'rSsi tn piedi poiché ~u!~eri:r1'ing~ia" 1 ~( 6 1,;f~l;a~~J;i/;,;;~, 1 t~vt dentemento quei bnmblni appartenevano ad agiate famiglie borghesi, che avevano scolta que) giorno per fare tutte insieme una festa più grande: cosi la felicità degli uni si accre– scev, rispecchiandosi in quella degli altri, Ar– naldo ru un po' contrariato da quella sorta di contrattempo: non era sconveniente per quei bambini e per i loro parenti, che egli invece di parteclpQre allo. comune gioia se ne runanesse accanto a loro tutto raccolto 111 un pensiero di tristezza? Un superstizioso im– pulso gli su~geriva di allontanarsi. d1 andar– sene per non conta.minare con il ricordo di unn morta quegli animi ancora in boccio, che si atrncc1avano alla vita tutti freschi di ru– giodn. Ma ebbe vergogna di quel timore u– p!'rstlzioso, e concluse che pateva dOOicnre ad Angela nnche quolln messo; forse lei rnede– Sillla era contenta di e.s ere accomunata nella pre<(hiera di quelle. anime innocenti. l'a~i;;i ft;~:S'i"f.1:;:;.c~lci;i?..~e 'W~~i;~.;~~ Arnaldo nd altri fi ori d1 lu tto e non di festa, a quel!; che nello stc s.so giorno di maggio, tanti anni prima, ernn stati deposti intorno ad Angela esanime, allungata sopra un let– tuccio: senza ch'egli ne avesse notizia o s~ spetto o tirnore, senr.a che potes~e rivolgerle un pensiero. Ancora giovane, era stata esclu– sa dalla vita dopo averne sopportato la du– rez1.a e gli stenti, se nza il comp enso delle gioie più care. Se la raffigura.va immobile, con le mam congiunte uJ p etto, con gli occhi chiusi e pur trasparenti dell'interna pace. Ma davanti a lui vedeva mndri con gli oeohi scm• tillnnti di commozione, padri soddisfatti, fra– telli e sorelle pronti a intenenrsi. E tutti guardavano le tostine di quei bimbi che vive– vano una giornata unica nella loro esistenza, e in cttor lorv offrivano fnvidi voti augurali. Mentre contemplava tutto <jUesto.Arnaldo pre– gava per Angela che lo udiva nel casto silen– zio dei oioli e sorrideva contenta e quieta, attendendo che dat cuore di lui si levassero le poch e parole davvero buone che lei desi– dera.va, e le desiderava pér lui, Arnaldo, per– chè e gli se ne acquista$Se miglior merito. Ma qual\ eranQ qurlle poroJe davvero giuste? Cer– to, dai pensieri ch'egli le rivolg&va In quel g-iorno anniversario. durante la meS5a, Ange– la nusurava inia1Iibilmente la purezza e il fervore del suo ricordo. Si accorse che le sue scarpe erano schiz... zate di fango, benché avesse percorso poca strada. Eppure in quel momento dentro la chiesa d'una semplice é chiara archltettura moderna, dove le pareti blu davano fresca limpidezza alla luce che entrava dagli alti fi– nestroni, tutto avrebbe potuto far dimentica– re la cattiva stagione e ogni particolare tn– stezza del mondo. La navata ern grande, e occupata solo nella parte anteriore: ma lo spa– z_io vuoto non disturbava, non suggeriva il pensiero d'una mancnnza; anzi con l'ordine preciso delle panche, e con la specchiata ni– tJcjezza del pavimento, conferiva alle generale irnpresslqne di lindura, di sicurezz~. di buona volontà, Se Arnaldo non avesse veduto l'im– permeabile Indosso anche a molte delle per– sone presenti, avrobbc potuto illudersi che fos– se abolito ogni rapporto con il resto del mon– do triste e piovoso. Che brutta primavera! Pio, veva da per tutto, anche al nord: anche nel paese a piè dell'Alpl, dove in un viale di ci– mit~ro. a cielo scQperto, una lapide di granito grigio portava li nome di Angela. Vi si era recato una volta, a depQrvi dei fiori. Li rive– deva ancora, quei crisantemi bianchi, e istin– vamentc fnntasticnva che stessero maceran– dosi a guelln pioggia. Si, ogni volta che li suo pensiero andava a quella tomba, la ritrovava cosl come l'aveva lasciato, con quel gran maz– zo di bianctu crisantemi che spiccavano sulla pietra grigia. La tomba era poco elevata so-– pra terra, e chiusa da una grande lastra da cui sporgeva a rilievo· una croce di pietr~ più scure. Nome e cognome erano Incisi sopra 1 bracci della croce, e al di setto le date di nascita e di morte. Null'altro. Ma che impor- Pag. 5 JL JE 1r 1 1 JE R A R l[ A tiva tutto ciò? Angela non si trovava dav– vero sotto In lapide sulla quale si era abbat– tuta la pioggia d1 tanti Inverni ed ora cadeva quell'acquerugiola d1 primavera: era n accan– to a lui, dietro quei bambini vestiti di bianco I guali si inginocchiavano tutti insieme, mentre lJ sacerdote già !,()!levava !'Ostia dal calice e fa– ceva la conF.acruzlone prima dt scPndere i gra– dini dell'altare. La sentiva nel cuore, come una presenza viva e celeste; e i cnri ricordi che gli si af!ollavano In monte ne acquistava– no un'alta e ca5ta risonanza. Oli tornavano all'orecchio alcune frasi e paro!e di lei, con quel-suo accento particolare cosi pieno di at• retto per lui; in cui egli sentiva ancora In su– periorità di chi pur nell'amore portava una te– nerezza materna, e Insieme quasi il presenti– mento che tutto sarebbe durato assai poco. E :;i diceva che a non conservarne il ricordo con tanta gelosa fedelta, sarebbero andate perdute per sempre, come se mai fos!ìero state pro– nunziate. En un patrimonio di fiducioso in– coraggiamento, di confidente abbandono, di tenere-.tza che bisognava consnvare. I bambini inginocchiati tutti in ma, le rem– minucce dn una partf' e 1 maschietti dall'altra, attendevano compunti. Il sacerdote era un uo– mo dt mezza età., e il ~uo sguardo dietro t beg!! occhiali d'oro era compreso, con ma!!:glor ve– ntà e semplicità che quello d1 tutti gli altri, della sublimità di quel dono sacramentale a cui t par~oll si accostavano per la prima vot– ta, della speranza ch'esso fruttlrleosse larga– mente nella vita di ognuno, e Insieme della tristezza di chi non Si Illude circa la diffi– coltà di collaborare con la grazia. Tuttavia. prevaleva la speranza, com'era giusto, e cosi Il volto di lui partecipava, con moderazione consapevole, alla generale letizia. Dal sacer– dote gli occhi di Arnoldo scesero a una bam– bina bionda e con li nasino all'insù, di piccola statura, cl1e alzava ti collo per farsi più alta e con l&tlntlva energln gunrdava fisso davanti a sè. Incon~lamente il suo animo ln boccio doveva attendersi e quasi pretendere tutto dal- • la vita: lo co5') mlgl!ori •I momento giusto, e che nessuna ne mancnsse. Avrebbe potuto so– spettare le delusioni, 1 contrasti, le ditrlcolt d'ogni genere che avrebbe dovuto affrontare, come tut~e :e altre in~lnocchlate ìnslrmr con lei in qÙel momento solenne? Erano cosl d~ !lente e fragili, povere piccole I Egli augurava a tutte una lunga vita felice, come non era stata quella di Angela che pur semQrava cosl forte. Dov'era più il volto di lei, cosl dolce ma risoluto, incorniciato dn neri capelli cor– tissimi? Era nascosto dalla lapide grigia so– pra In Quale eg-Jtvedeva ancorn l suoi crisnn– trmi: non voleva. pensare che ormai non c'e– rano più né volto né crilrnntemi. Lassù, nel piccolo cimitero a piè dell'Alpl, sopra e sotto la lastra di pietra segnata dalla croce, con quel nome e cognome scolpiti, tutto dovevn rimanere intatto: nella sua immaginazione. Ma Anna? e Lia, loro figlia? A quel pensie– ro ebbe un moto di tener~zza, senza alcun'om– bra di sospetto verso li sentimento che lo do– mmnva. Era ,!curo che sua mo~lie fosse quel• la che l'impareggiabile amica aveva desiderato per lui, quando né l'uno né l'altra ancora sa– pevano che lei ci fosse al mondo ed egli pre• gnva Anc:-cladi vo!ersl unire con lul per sem– pre. A questa sun richiei,tn l'amica sorrideva con occhi umidi di commozione, e poi era so– lita fare un vago gesto con la mano, per si– gnificare l'assurdlt~ della cosa. Egli non avrcb. be mai dimenticato li primo colloquio che ave– vano avuto su quell'argomento. SI trovnvano In un bosco seduti a piè di un leccio, e Il sole ern nascosto dagli alti mml: un grande silen– zio li avvolgevo, nppena Interrotto dal volo di qualche insetto o da un truscio di rnmnrro tra le toglie secche. E~ll aveva atteso quel mo– rnento diftlctle con l11nore, ma tuttnvia fidu 4 cioso. Invece Angela nvevn subilo dominato la situazione, e con una dlr;perata forza d'nnlmo nveva saputo rifiutare quella proposta. Tenen– dogli unn mnno sul!n spall3, e gunrdandolo fisso con occhi trnboccantl dl arretto, av~va assrrlto che non Ri srntlvn chiamata a sce– gliere quello stato; e non sapevn, sinceramen– te non s.ap< 1vo, se tale riluttanza e quasi av 4 versione fm iso una fortuna o una condanna. La sua nrrormazlonr era co1-l persuasa, e il tono della sun voce co1tl risoluto, che egli per il momento non lnsist6 oltre. Comprendeva che pure lei Qvevn ntteso quel momento con ansia, per avere un'altra prova dell'amore di lui, e insieme con il rammarico di dovere ri· sponderc a quel modo che non ~ra se non la conclusione di uno scrupoloso dibattito inte– nore tra la fiducioso speranza che l'istinto le suqgerlvn e le più forti ragioni di una natu– rale generositA. Oosl egli cm rimasto in silen– zio, appoggiato al tronco del leccio, con Io sguardo fisso alle roglle cadute trn la vegeta– zione del sottobosco. Intanto Angela continua– va· a parlare di ciò che egli merltavn dalla vita e che sicuramente avrebbe ottenuto: an– zitutto una creatura che p;h (01-severa compa– gna. per lutti I giorni e le notti che Dio gli avrebbe concesso. Ma lei, Angela, se no sarebbe rimasta m disparte; e poi aveva concluso: uma non per molto ... » Egli non aveva dato peso a quell'nggiunt,. Ma cl ripensò quando Angela, dopo qualche anno, mori. Quale voce sogreta, dunque, quale presen!imenlo avevn influito soprn di lei? La comunione era tlnita: eoptinuava la mes– :m, accompagnata dal dolcissimo suono dell'or. gana. Ed egli era prosa dai ricorcU, e dalla considerazione che ormni nessun pensiero, nes– sun moto del suo cuore poteva pìù sfuggire ad An~ela. Dio mio, come sperare che non rima– nesse troppo delusa? Era stata sempre cosi vi– gile e sensibile! Quante volte, nonostante la sua. forzn, si era crucciata per lui, o aveva an 4 1'.IOLO MARLETTA che pianto! A quel ricordo Il rimorso di Ar– naldo si faceva più acuto, anche se medicato dalla certezza che lei in vita io aveva perd~ nato di tutto, come ora continuava a. perdo– narlo delle nuovA e continue debolezze. In– tonto la inuslca, la vista di quei bimbi accre– scevano In sua commozione, e solo a stento trnttenevn le lncrlme. L'abito poi, e ti velo candido di quelle bnmblne: non era forse qua– si un preannunzio e un au~rlo del vestito nu– ziale? Rivide sua moglie accanto a sé mentre si sposavano, con que' neri rie~ oli rlbelH che !ncevano un cosl bizzarro e gradito contrasto con ti velo bianco; ed ebbe un delizioso com– pinctmento al pensiero di quella sua aq:evole fortuna .coniugale, d1 quel sano accordo dei s;['!nffl.Quelle piccine che si erano comunicate per la prima volta, che avevano accolto, Dio con tantn purezza, erano destinate. anch esse a quell'altra gioii\? Sl, nella maggior parte: snrebbero appartenute a un uomo. Anche An– '?rla alla sun prima comunione era stata con– tenta come quelle bambine. I genitori di lei a vederla co,\ tutta vestita come una piccola sposa, certamente avevano pensato che un giorno anche lei. avrebbe lndos5ato un altro abito bianco piu ricco e pomposo ... Ed ora, quale di tante bambine estatiche e felici non avrebbe mai indossato l'altro abito bianco'? Nr-sfi;una, c'era da sperare. ?via le altre, con quale volontà di vera pure'!Za avrebbero do– vuto difendersi ptrchè il loro candore non ve– nisse offu5cato dall'appa5slonata consuetudine del sena!, perché U matrimonio rimanesse ap– punto, un sacrnmento? Ed e&!i stesso, c'era soml)re rhLc.cito? A quante diverse vtcende non era soggetto Il destino di quelle creature che pur stavano iOmlto a gomito e non sem– bravano dlftcnre tra loro più che due frutti dello stesoo albero I Quanto diversi e anche contrari destini! E perchè egli compiangeva Angela che aveva impiei;iato cosl bene la sua breve glorn~ta? Orinai lei che aveva aperto cli occhi alla luce, era la p1u felice di tutti. E questo pensiero lo confortava. gli Infondeva un respiro d1 pece. Ogni ricordo di Ani:ela, ogni suo gesto o accento d'una volta, sareb– bero stati avvalornti da questa certezza. L'or~ano tacque, la messa era finita. Il &a– cerdote che l'aveva celebrata si dirigeva con pos~o grave in sagrestia, mentre _tutti l Plr rentl si strlnge>vano ai loro bambml b1anco-– vestltl, li accarez.zavano e baciavano. Arnaldo fu Il primo a uscire. Plovlgqlnava: 1a realtà gli si presentava an– cora grigia e mediocre. Tuttavia egli si senti– va megho di,posto o sopportare obblighi, fa– stidi e meschinità, a prendere ogni co&a dal giusto verso. Alla Biblioteca avrebbe potuto recarsi anche a piedi, perchè desiderava nma,.. nere un po' all'arlA. aperto. Si mise per l'am– pio viale !!ancheggiato di platam, In meuo ai qunll correvano le pesanti tranvie o le 11- lenzlose automobili. SI susseguivano qu .. 1 tnlnterroltomente, le une alle altre, sugae– rendoqll In facile Immagine d'un fiume che scorre, o del trmpo che trascina via con 1é le nostre parole, I nostri gesti, e noi stessi alla fine. Anche le parole e i gelili dt Angela era– no scompnri:;t In quel fiume, e nessun ncordo ne rimaneyn fuor dl quello ch'ee:li custodiva gelosamente dentro di sé, cosl vivo da sentir· sene sempre animato. Non era il miglior segno della div1mtà questa corrispondeinza tra il cle-– lo e la terra? Sl, ogni puro moto dell'amma hn un valore eterno che Io sa!va dalla disper– sione e dnll'nnnuJJnmento. Tuttavia, perche ad ~6~aa~~~ 1 ,zi i :t~~: Ta~~f~i~~ 0 v~lt~u~~ 1 ;:~; domonda, senza poter dare una sicura rispo– sta. Sua moalle non avrebbe avuto nulla da rimproverargli, certo. E allora? Una sp1egazlo-– ne probabile era ch'egli temesse che a darne notizia, fosse puro a sua mo~lle che per lul era l'unica donna, qualcosa di quell'affetto or– mai sacro potesse dl1perdersi. Era troppo g&– loso dell'intimità di quel sentimento che, non togliendo nulla a nessuno, apparteneva a lui soltanto. Non era stnta Angela, con l'èsemplo della sua forzn, a rar di lui, del giovane un po' svagato ch'egli era, un uomo vero? Se ne ricordava bene: Ona volta egll aveva anche detto: cc Ti darei la mia !orza, se fo1se po11t– btle; anche a costo di rimanerne priva 10 stPssa. » Già vedeva da lontano Il grande e moderno edl(!clo della Biblioteca_ La pioggerella cadeva sempre, e quel regolare fruscio sopra le fogli1 dei platani accompagnava e confortava t suoi pensieri, tutti i suoi pensieri che si univano e confondevano con gli affetti migliori di amo– re e devozione; affetti antichi o recenti, sopra i quali si fondava la sua vita, quella vera che egli portava m cuore, in un segreto dove solo g!un~eva, con lo sguardo di Angela, un rat– g10 della luco di D10. PAOLO MARLETTA LUlGl BARTOL!NI: Alla fine stra (incisione)

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