la Fiera Letteraria - XI - n. 22 - 27 maggio 1956

Domenica 27 maggio 1956 LA FIERA LETTERARIA UNO §CJRJlTTORE CHE SI JRllIF1A 9 VKVO DOPO PJ[U 9 DI TRlENT 9 A\NN1I Una immagine di Montano, come appare sulla sopracopcrta del volume « Carte nel vento » Fra le varie specie d'autori cataloga. bili in campo letterario, una delle più at• traenti é !orse quella degli autori che si potrebbero definire <fa11tomatici >. Brut• to ma espressivo francesismo la cùi com• posizione cl piacerebbe far derivare cosi da <fant6mo =fantasma> come dal Fan– t6mM ò1 Souvestre e Allain, per quanto in vero tali autori tengano più dello spet– trale che del banditesco. La loro esistcn• za. infatti. pur essendo stata a sodata e qualche volta perfino registrata, mostra una decisa vocazione, quasi una spinta a volatilizzarsi e a diventare estremamente problematica. Per designarli si potrebbe anohe ricorrere al termine: <fantasma ti• co >. Ma non sarebbe scelta migliore. E sbagliala addirittura risulterebbe quella di •fantastico>. < Fantomatici , dunque: giacché se per ciascuno c'è stato un tempo In cui. oltre ad essere esistito, si è distinto. di li a poéo è wccesso che. per un insieme di circostanze dovute alla propria discrezio– ne e svogliatezza. non meno che all'allrul gro solanità e trascuraggine, oiascuno di essi ha cominciato ad allontanarsi e ad appartarsi e a-cl Isolarsi sempre più, fino a scomparire del tutto. Dalla cronaca son cosi trasvolati nella leggenda. Per chi non Il conobbe e non li lesse e non li ap– prezzò, a che cosa corrisponde il loro no– me? A quale tisionomia? A quale opera? E da dove provenivano? Verso dove era– no diretti"/ Dove mai saranno anelati a fi. nire? Se non fosse che autori ce n'è più del necessario, una simile· coroncina di domande solleciterebbe ed ottet'rebbe ri• cerche di qualche interesse e vantaggio. Un Marcello Cora, ad esempio, non ha lasciato traccia cli sé. Quanti saremo a ri• cordare e a stimare il suo rondesco Fi• gli1wl prodigo? Né a Giuseppe Vannicola è andata meglio. E neppure al suo de• nunziatore Gustavo Botta. Non potendo !are assegnàmenlo sul De pro/1mdis e/a– ma vi ad te né sul· Distacco, divenuti or– mai rarissimi pezzi da antiquariato, Il primo s'affida al ricorduccio caritatevole di qualche LLpers{ite Vociano. Ma Il se• condo, perché almeno Alcnni scritti siano mentovati, deve puntare sopra un libret• tino a firma di Carlo Martin,i. E Teofilo Va•lenti e Guido Pereyra? C'è chi ha ~en• tito menzionare Lo specchio e la rosa e Il li.bro del collare? (Testi adatti per al• lungar la serie delle riesumazioni-riven– dlcazion: tentate dal Pozza con giusta for. luna.) E quale delle tante p/l1q11ettes cli Paolo Emilio Giusti scamperà dalla vora– gine? Quale delle favole e delle comme– die e delle novelle di Giovanni Cavicchio– li? Quale dei ritratti, delle memorie, dei biglietti di Raffaello Franohi? Dei versi di Bino Binazzi? Dei miti di Giovanni Del Pizzo? Dei mimi di Francesco Lanza'! Delle elegie di Alberto Cecchi? Senò,\I la• cer dei saggi di un Giannotto Bastianelll. Sihi et p.aucis • In un mondo dove tutti !anno a gara per sca valcarsl e sopraffarsi, questa spe• cle d'autori. nell'illusione di poter ancora salvare li salvabile, si sente tenuta, più che Incoraggiata, ad ostentare una ce~ta rinunzia. Ma, nel tirarsi indietro dalla scena per lasciare che a goder la luce dei rJflettori e l'applauso degli spet~atori sia– no altri, malnasconde una punta d'orgo– glio e di civetteria. Anche di fronte al più biechi capovolgimenti di gusto cui si tro• va a dover assistere di continuo come in un malvagio gioco di bussolotti, non si lascia mai anelare più in là di un sorri– setto ironico. Gli basta e gli avanza come giustificazione storica della sua crescenl<' ritrosia. Ma. taci oggi e taci d·omani o interlo– quendo a mala pena in sordina, arriva fatalmente il giorno in cui uno, senza ma– lignità, si domanda se questo o quello di tali fantomatici autori sia mai esistito o se non si tratti piuttosto di una fugace apparizione, o addirittura di un'invenzio– ne polemica. Uno spauracchio? Per inti– midire qualcuno? Ci vuol altro, coi tempi che corrono. Ad ogni modo, la rarità degli scritti (• caratteristica precipua e quasi co11dit10 sine qua no11 di tali autori: ed essendo basata sull'eleganza della qualità. impli– ca un adeguato controllo della quantità. spinto fino a renderne difficoltosa la di– sponibilità stessa. Parrebbe che il nou farsi leggere contasse più del !arsi leg– gere. Poche copie, sibi et paucis, son l'ideale. Quando non ci si limita alla co- pia manoscritta, da tener chiusa nel cas– setto. Innegabilmente, nell'ombra cli tanta ascetica riservatezza può annidarsi Il ser– pentello dello snobismo. Non cosi quando i tratta cli dimenticanza e di abbandono. Fatto sta che fenomeni o casi ciel g2- nere sono bastanti affinché, nel giro cli pochi anni (ma è un girar vorticoso e lravolgentel, anche il lettore non sprov• veduto, Imbattendosi nel nome dell'uno o dell'altro fantasma>, resti in dubbio sul– la concretezza della sua effettiva esisten– za e, a scanso d'errori, finisca con l'esclu• derla. Inoltre, a complicare la situazione si unisce oggi l'aumentata facilità cli tra• scurare una simile specie di autori. Che elci resto, quasi per ritorsione, parrebbe non domandare e non sperar di meglio che d'essere dimenticata. SI, ma dal gros• so del pubblico, non dalla fine fle11I·; e non tanto per stravaganza. quanto per raHinatezla; e dunque non in eterno ma finché dura li momentacclo. Ecco Il punto: da tener presente per non cadere in apprezzamenti erronei. Prova ne sia la sorpresa suscitata dal ritorno di uno tra i più scrupolosi e te– naci. spontanei e studiati di questi fanto– matici autori: Lorenzo Montano. Adesso che la Casa ansonl lo ha fidu– ciosamente aiutalo a riprender corpo e 11 ripre entarsi con la raccolta, anche trop– po voluminosa e frastagliata ma tuttavia incompleta. delle sue Carte nel vc1,to (Fi– renze, 1956) altrimenti destinare a per– der I, sarà bene non lasciarselo rlscap• pare. Ma non i!ludiamoci. Danilo Lehrecht Di Lorenzo Montano (al secolo: Danilo Lebrecht, nato a Verona nel 1893) si può convenientemente ripetere quello che• lui stesso ebbe ad osservare sull'indole de! protagonista d'un suo racconto (Le anime sorelle: 1927), tutt'altro che alieno dal rassomigliargli e da,l ricalcare qualche ua sie sa esperienza. • Occorre sapere che II nostro letterato non era dei celebri, anzi, a dir le cose co– me stavano, egli era per allora mo)to oscuro. Se le sue opere trovavan lettori. era soltanto tra quei rari curiosi che sì dilettavano di cose nuove e difficili. Ora, dove il pubblico di uno scrittore famoso è come il patrimonio d'un ricco signore, che conta a migliaia. un autore di questi conosce 1 suoi estimatori si può dire uno per uno; e avendoseli contali come un po– vero diavolo i suoi quattro scudi, se gli càpita d'aggiungerne un paio gli pare di aver fatto Dio sa che acquisto, Questi Jet• tori poi formano una specie di comunità.> Sono trascorsi trent'anni; ma il nume– ro dei lettori. ideali e reali, di Montano non clev'es ere molto aumentato; anche perché Montano accenna appena ade.1so, con qualche articolo di giornale e di rivi– sta, a voler rientrare in ci-rcolazione. dopo che per tanti anni se n'era tirato fuori, abbandonando a se stesse le tte o quat– tro operette che pur già figura vano nella sua bibliografia e non dandosi cura cli raccogliere i pochi scritti ancora sparsi. Cosi regolandosi. non aveva del resto che ottemperato alla sua indole tra lo svo, glialo e lo sfiduciato. tra il sottile e il prezioso, sia che racconta se qualche no• velletta di rifantasticata vita vissuta sia che stendesse qualche commento alla cro– naca o elaborasse qualche giudizio di cri– tica letteraria sotto affabile forma di parere. Ma a disincantarlo dal prendere sul se– rio le proprie scritture non tanto era un temuto difetto d'i~egno nel redigerle quanto la fiducia nell'accoglienza che avrebbero ri-1:{!vuto. E nell'avvertenza premes a all'inaspettata raccolta odierna chiarisce difatti che difficilmente avreb– be ricercato e riunito queste Carte se, a persuaderlo. non fossero intervenute le • pazienti sollecitazioni> òel giovane filo– logo Chiappelli. presentatoglisi • in figu– ra di postero,. E ora tocca al lettore di trarne • il profitto o il diletto che potrà. prima che il vento degli anni, il quale ci sta fischiando agli orecchi, non torni a sperderle. questa volta enza rimedio>. Ma che cosa ne trarrà Il lettore. svlatr ~ viziato dal rotocalco? Anche I libri, co me gli autori - tanto più e fantomatici - hanno la loro stagione p:·oplzia, in cui maggiore sentono e ottengono la rispon– denza col proprio tempo. La presente è Le <,Carte nel i,entoJ~ di Lore·n:o Montano In veste di "giovin signore~, egli è stato non si sa se più il Valery Larbaud o più il Lorenzo Magalotti in mezzo ai rari "savi,, di quell'arcigna compagnia della "Ronda,, che non diede confidenza ai cafoni nè agli sgrammaticati e andò in giro deci a a rimetter qualche cosa a poi,lO tale per Lorenzo Montano e per le sue Carte? E, come per lui. anche per gli scrittori del suo tipo? Senza pessimismo e senza toglier pregio a nessw10, ma per quel po' d'esperienza che come una pietra ci si è accumulata addosso. riteniamo d: doverlo escludere. Gli amatori del gial– lo•. del <nero• e del <roseo• sono av– vertiti. In quanto a noi, cominciammo presto a registrarlo tra le nostre simpatie. E quin– di a includerlo nelle nostre antologie. Pa• pini e Pancrazi non gli fecero posto In alcuna delle due edizioni (1920; 1925! dei pur accoglienti Poeti d"oggi. Non così ci regolammo noi negli Sc1"ittori, nuovi (1930>, quantunque la sua bibliogra!la non fo e aumentata che del Perdigionw (1928), dove figuravano scritt, già ap– parsi quasi tutti nella Ronda, dal '19 al '22. E nel '38, a con!crma del passag– gio dal •frammento• al e saggio>, rl• portammo in Capitoli uno dei suoi più ispirati componimenti: appunto quello, tra memoria e fantasia, tra confessione e critica. tra commento ed elegia, su Di 1101 uperstiti, che fa cosi bel gruppo con al– tri. ugualmente rondeschi >, di Bacchelli e Bui-.do, Savinio e Cora, oltre che col Prologo i>< tre parti vergato da Vincenzo Cardarelli per il fascicolo inaugurale del• la Ro><dci: < A trent'anni la vita è come un gran vento che si va calmando ... >. Appunto tra i • savi cl Ila Ro11.dC1, ca– pitanati dal Cardarelli e seguiti ancor oggi da un tristanzuolo codazzo di incom– prensioni avversioni e ritorsioni. al Mon– tano toccò la parte ciel e giovin signore>, giramondo e dilettante, più esperto che aslulo, più galante che amoroso, rispetto• scanzonato che intraprendente, rispetto• so della Tradizione e tuttavia pronto a usarle qualche torto e a farle insomma iolenza sempre che tornasse a vantag– gio del suo stesso buon proseguimento. Gli fu aHidato il non !acile compito cli commentare la cronaca cittadina e poli– tica nei suoi fatti e sentimenti più pic– cati. nelle avventure e disavventure Iie– raiole e parlamentari. Ciò in con idera– zione ch'egli non era uomo eia tavolino ~ eia sgobbo. bcnsl eia passeggio e da vlag• gio. da alotto e eia caffè. Era non si sa se più il Valery Larbaucl o più Il Lorenzo Magalotli cli quell'arcigna compagnia che non dava confidenla né al cafoni né agli sgrammaticati e che anelava in giro con l'aria minacciosa di chi vuol rimettere le cose a posto. (E fuori posto ce n'erano pare<x:hie, anche se oggi qualcuno cli corta memo– ria, o di più corta Informazione, s'attenta a negarlo, o a dimenticarlo ... In quanto c'è chi crede suJ serio che se i letterati della Ronde, avessero voluto assumere e sapu- . LORENZOMON'IJ\NO •vrAGGTO ATIRAVERSO LAGIOVENTÙ A·MONDADORJ MILANO·ROMA Copertina 1>er « Viaggio attraven,o la gioventù• dt i\lontano to assolvere un comp!to realmente bene– merito. sarebbe s:ato quello d'impedire ad ogni co to la marcia su Roma. dando cosi una lezione ai politici, a quegli stessi polltici cui effettivamente sarebbe pelta· to di farlo senza ri parmio... torture ohe, solo a9 enunciarle, non meritano replica.) Ma il ruolo di • giovin signore> esige– va, da parte del Mon la no, applicazione e dedizione. Gli era stato as egnato nono• stante la scomposta provenienza lacer– biana, attestata dai versetti di Disco,·• danze (1915) e di Per piffero (1917); e costituiva motivo di soclclisfazionP e gm– titudine. nonché cli impegno. Eppure, se guarda indietro negli anni•· Montano teme cli aver corri posto « soprattutto in via negativa> allo < traordinario allo di fiducia> compiuto dal CarclarelH, chia• mandolo < tra i primissimi redattori del• la R"onda >. Non che vi fos e troppa dif– ferenza d'età tra lui e gli altri; come non v'era neanche con quelli della Voce. Ma se oggi quello carto non gli risulta più tanto importante, a vent'anni la misura era diversa e Papini Soffici Paiazzeschi Card~relli Cecchi gli sembravano ,, pro– priamente degli a111ziani •· Sicché la par– te che rappresentò tra essi fu, in certo senso, quella del bighellone e del dilet– tante; con tutti i diritti, e doveri. che ?li derivavano dall'esserlo in maniera sin– golare. un po' per vocazione e un po' per elezione. Alla maggiore indipendenza cor– rispondeva un maggiore scrupolo. Altri si sbracciava per merciare Blasco lba– nez. lui si accontentava di render bene accetto in italiano Le nénuplwr blcmc di e1!allarmé. · Scberzi e moralità Fu cosi che diede all'occhio di chi nor cadeva 111 deliquio cli fronte alle !frandi tirature di Guido eia Verona e Pit1griHi. E se in apparenza non Ieee che bighel– lonare dietro ai suoi capricci, in realtà badò a !are in modo che I suoi capricci corrispondessero alle sue natural! occa• • *. DI ENRJlCO Fà,LQUI * sionl e prescritte Incombenze di commen• to ai fatti del giorno, cittadini e na,io– nali, civici e politici; con la giunta di sottolinea1ure ironiche, che solo di rado accorua,ano qualche lieve deviazione al patetico. Era la sua vocazione a fai gli trarre partito eia ogni sua stessa espe– rienza, sia riflettendola in racconti par– tecipi dello • scherw sia allegorizzan• dola in favole inclini verso la « morali– tà• e sia ritessendola in un tipo cli poe– metto in prosa più raziocinante che poe• ticheggiante; e, in ogni caso, sempre con più grazia e finezza che non con esaltata ispirazione. Qui sarebbe eia trattare il ,essato te– ma délla Narrativa in rapporto al liri– mo e a, saggismo della Ronda e, parti• colarmente, del Montano. Una sottile vena di narratore. questi la venne mettendo in luce fin da prin• cipio. pur filtrandola attraverso alambic• chi e pur variandola dai diaristico al fa. volistico, dal cronachistico al saggisti· co, ma pur sempre contenendola dentro limiti ben controllati e quindi regolando– la con più sorridente ed elegante souples- e cli quanto sia mai riuscito a un Linatl, allorché, uscendo cli misura, s'incaponi• va a voler <!are il roma,:izo >. Gli è che .-1onta,no s'avvale dell'Ironia per rispet– ziarsi e collocarsi In prospettiva rispet• lo all'episodio da cui s'è lascialo attrar• re e cui vuole apporre un suo commento, ma con tono superiore, con giudizio illu– minato, non meno che con vocaboli e pe– riodi appropriati e ben torniti. I quali rlalla loro stessa ornatezza si trovano a trarre una sorta cli lucentezza scherzosa. ciel resto gio cvole alla sua indnazione di critico del costume. che eia tutto trae materia di sorriso. • Sentiamo anche que• sta : e In rosi dire cc la racconta, vuoi la storiella della Moglie venduta o vuol quelle delle Anime .sorelle, del Nuovo /s• sionc, cli Sola Cl./ 11w11<lo. 'chcrzl. d'attordo; né noi sosterremo che quello, cosi limpido e signorile. ela– borato dal Montano sia stile acconcio per un narratore affonclato nei baratri del– la vita vissuta . Ma ahhlamo qualche vago sospetto the dal didascalico rkhiamo di certe ·torielle di mitologia eontetnpo– ranea potrebbe !orse derivare alcunché di rassomigliabile ad una sorta di sugge– stione. capace cli S<'rvir eia freno. Ciò non signiiica voler far(' di Montano un cam• pione: vuol solo ricordare che Montano è di quelli scrittori che, in determinali frangenti. sembrano creati apposta per mettere la pulce nell'orecchio at faciloni e agli sbracati. Grazia Cd Ironia, elegan• za e sottiglieua cooperano ad appuntire in falsetto volterriano un manierismo che, prese le mosse da un inquecento tra Fircnzuola e Caro e eia un Settecen– to tra Go1.zi e Sterne. perviene a un No• ,·ecento dove un France panzinianeggian• te tempera uno Shaw piuttosto carda• relliano. Vero è che, quando altri cedeva al fascino di Mi111l B/uettc, Montano da– va onorata cittadinanza italiana al Can• dide di Voltaire; e preferiva la prosa scienti!ica dcll'a tronomo chiaparelli a quella profetica cleiBarbanera, le strava– ganze romanliC'he cli Savinio alle melan– saggini cli Tizio, le elegie e i madrigali cli Ungaretti alle lungagnate di Caio. E, se c'era da commentare un poeta antico, riapriva il Canzoniere, dando prova di riuscirvi con raffinato intendimento. A:na– lizzava Bacchclli; elogiava Baldini: In anni lontani. quando la platea fischiava e la piazza rumoreggiava cli fronte al ma• nichini metafisici di Giorgio de Chlrico. lrano •rondista>, questo Montano: timorato ma non bigotto, navigato ma non libertino. accademico ma non crusche– vole, studioso ma ·enza diploma, com• battente ma senza inni, benestante senza sprechi, letterato senza Regi.a Parna si. poeta senz,a fisarmonica, buongustaio senza fisime. uomo d'ordine senza arro– ganza. Quando altri riscopriva Collodi, lui risuscitava Magalotti. Magalottismo A proposito. Il suo • magalottismo > ri– sulta a volte di un'immedesimazione cosi spinta da rasentar quasi il JJastiche. Sì raffrontino pezzi come quello su Lo stra• vecchio con brani delle Lettere siti bue• clteri o come quello su l'Avvi.so' ai soli– tari con certi trntli sulle stagioni e sul· l'arte di godersele sparsi nelle Lettere contro l'Atci.smo. E se un messo del Gran– duca di Toscana visitava le Corti cl'Lnghil– terra e di Francia per poi riferirne, un viaggiatore dell'indipendenza del ostro se ne va a diporto a Montecarlo come nel • templo del caso> o a SI. Jllor1tz come nella capitale dell'inverno•, ma per ca– varne poi l'allegoria ricorre a pàtine di vago secentismo. Non sen,a merito, quindi. la volta che si o(Irì il destro di presentarlo ai lettori della RondCI, Baldinl mandò in giro il seguen t<? pro!ilo. < Industriale. Veronese. Carattere do– minante l'ottimismo. Egli è il buon mac– chinista che fida nella sua macchina e non ammette che I cantonieri possano ru• bare il salario allo lato. Per grazia spe• cialissima clegl'Idclii, dove gli altri uomi• ni di lettere vedono ostacoli. nebbie e disservizio, egli vede la via ~empre ll– bera. le belle rotaie lucide, I segnali aper– ti e un filo di !umo all'orizzonte. Dalla tessa stazione di partenza si può dire che è uscito un applau o: figuriamoci che sarà a quella d'arrivo. Il carico che porla è senza ammanchi e senza avarie. Ne abbi ..mo i registri In regola. L'abbia• mo assicurato contro gli incendi, i dera– gliamenti, furti e simili. Tutto lascia cre– dere che il suo treno arriverà senza un minuto di ritardo e ch'el(ll avrà dir,tto alla gralifica,ione. Non piu tardo curante dei propri diritti e del proprio oovere. s'è fatto portare nella macchina i sedili cli velluto della prima classe e il 11/aid per arrotolarselo alle gambe. Ha scritto ccn Copertina 1,er « li perdigiorno» di Montano questo il Diario cli ttn bighellone. Ha com– battuto con questo sul Carso col grana• tieri cli Sardegna. ma gente allegra Il ciel l'aiuta.> Sta cli fatto che Il ,iaggiò è durato molto più a lungo del prevedibile. Aci ostacolarlo e ad interromperlo sono so• praggiunte guerre e rivoluzioni. persecu– zioni e fughe. Ma venture e _svcmture non son le stesse che avrebbero potuto solle• citarlo e prolungarlo? Questione di .tem• peramento. e cli resistenza. Non calcolando l'avvio lacerbiano, Montano fu dato come partilo dalla Ro1,– d<, e Lu seguito dall'augurio degli amici. é gli Lu messa fretta quando sostò alle stazioni intermedie del Co><veg1w, del– l'ltaliuno, clell'Esamc, cli Pègaso, della Fiera letterctria; e neppure quando si lasciò incontrare nel Seco/() XX e in No• vella o in qualche raro giornale (Resto del CC1rli110,Corriere italia,wl. Sempre « rondista • era e rimaneva. Ma sempre con una sorta di ritrosia ad impegnarsi troppo, Talohé, se controlliamo le date dei suoi scritti, ci accorgiamo che il baga– glio di partenza. quantunque limitato, corrisponderebbe quasi per intero al baga. glio cli arrivo, se non fosse rimasto a terra il rendiconto di quell'Itinerario di n11 bigllel/one che nella ristampa monda– doriana del 1923 diventò il' romanzo di un Viaggio att rauerso la gioventù e che ben a diritto può considerarsi (dr. E. Cecchl: Secolo, 23 gennaio 1924) come un piécan• te fior d'opera. Al suo {)osto è stata invece· raccolta tutta una minutaglia di versetU e di pez– zulli, che sarebbe stato preferibile non utilizzare. Ugualmente si sarebbe potuto fare a meno delle frettolose giunte ap– poste ai vari gruppi quasi per convali– darne la storicità, dato che non ri ultano approfondite né con nuove ricerche né nlontrcux, l'abituale residcnu di Lorenzo Montano con ulteriori rlprnve. Sarebbe bastato tro– var posto alle ctue, più distese. sulla Fl- 1·enze del '1 l e sulla Roma del '19, ripen– sate e rivissute con affettuosità. A nostro sommesso parere, la stazione d'arrivo ciel viaggio anelava collocata nei pressi di Hycle Park. a riparo delle pagine su L'a3'rdio di Londra. Essendo. anche cronologicamente, le più vicine, avrebbe• ro colmato meglio. non foss'altro ol rim– bombo delle esplo~ioni e col crollo delle macerie. l'intervallo dal mattonosi fasci– coli della Ronda al quinterninl variopln ti di quella specie di volenteroso Rea• de•"s D19est ad uso degli Italiani da òe• mocrat1clzzare che volle essere, per i due anni dal '·13 al '45, la rivistina Il mese. Dall'ozio all'an ia E ora si passi alla lettura cli queste Cart che Montano era wnuto lan an– do nel vento tra l'una e l'altra guerra. E si tenga presente che, sul loro conto, !',Autore. la sa più lunga degli stes~i cri, t1ci. Egli non ignora che < per i p1u gio– vani, se ne capiterà . potranno aver l'interesse d'un mo<lesto pezzo d'epoca ·. E certo non è lontano dal vero ritenendo che • il gusto del giorno Inclinerà a col– locarle • sotto le rubriche oggi poco ap– preuate della letteratura e del dilettante– simo. Sotto la prima per una certa ten• denza del eiettato a emulare l'argomen– to; e sotto la seconda meno forse per difetto di capacità, quanto pe:· a\'er lo trascurato durante troppi annL della mia vila il continualo cserciiio che richiede li magistero cli ogni arte •· Senonché adesso Montano sembra disposto a ri– prendere l'esercizio della penna con la continuità sufficiente a dlrugginirla. E, a giudicare eia scritti recenti. nel Corne– re dc1la sern e nella N1w1:a 111,10/ogia, gli va dato atto che il suo stile si e come un po' sciolto; è divenuto più intimamente cordiale; e all'occorrenza suscita riso– nanze più profonde. Dal commento iro– nico sui primordi della radiofonia e sui fasti della cellulosa è passalo all'invoca– zione dell'l/01110 "el pozzo. I fatti di Ieri gl! risultavano destinati a rimanere ame• no appannaggio della cronaca spicciola: quelli dr oggi gli si rivelano talmente enormJ eia esigere una se,·era registrazio– ne storica. Basterebbe confrontare I se– gosi mustacchi di Guglielmone con la mi– cidiale «mosca> cli Hlller. la <Berta> con I' atomica . Non c'è più p<,sto per la • pacifica noJa > rii prima. Slamo immer– si In un'an~fa che a tratti raggiunge lo spasimo dell'Incubo. Borghese privilegiato < La nostra civiltà non ha più durata né consistenza della pellicola che forma le bolle di sapone.> <Poveri scimuniti che cianciate cli progresso e sognate di ultime guerre.> E' su questo fondo cli estremo disincanto che J\lontano intona e svolge le sue <arie>, dopo aver comincialo con una serie cli < canzonette per piffero•· E rlncl'esce che i suoi commenti odierni non siano più numerosi e più ampi, e conser– vino un accento di scettici mo qua e là ancora troppo divertito. data la situa,io• ne. Per orrore del passionale, egli é scet– tico anche sull'avversione ai regimi to– talltarl. Fino alla prima guerra mondia– le il mondo gli risultava per\'RSo da un • senso di stabilità . : il futuro si apri– va dlna1,zi a noi a perdita d'occhio. per generazioni enza nttmero, variato maga– ri eia sviluppi tecnici e sociali (la più parte desiderabili) ma sostanzialmente immutabili . Ora < si direbbe quasi che sia oscuramente indebolito un principio vitale•· « Il regime giudicalo sprezzante– mente, aàesso mi sembra addirittura l'e• tà dell'oro. > « Borghese privilegiato>, Montano si professa e conservatore pessimista •. ma non Lino a nascondersi di avere assistilo nel '4:l • a una cli quelle imperiose guari• gloni, che sono inidizio di sanità essen– ziale,. Alla fine anche per lui il peggiore dei mali è da temere nel rischio di < non poter più fare nessun conto dell"avvenire>. Al riguardo si leggano le pagine sul– l'assedio aereo di Londra, dove ad indur– re alla più tetra rillessione basta l'espo– sto dei fatti. Tanto tremendi che. a ri• pensarli, si ripresentano oome la < prova d'una c<,ndi,.ione che è eia temere diven– terà più comune in futuro ,. Peccato che il Montano non abbia registrato < parti• colari più copiosi sul come si campava in quell'atmosfera pregna di fulmini a ciel sereno. Ma ho idea - spiega - Interve– nisse per parcechi di noi una spontanea anestesia della mente, la quale se aiutò a sopportare i sette mesi che l'esperienza durò, ne ha menomato il ricordo•· Pec– cato che in quella. come in altre e occa– sioni>, il lllontano scrittore si sia lascia– to trattenere dal metter nero su bianco. ll!aledetta svogliatezza>. Dar di più Non che, da perfetto < perdigiorno . Il J\lontano abbia mai promesso più di quel che sapeva di poter dare con i suoi com• menti e con le sue variazioni su fatti di cronaca e luoghi e costumi ed autori. Tuttavia ha dato e continua a dare di meno cli quel che si a pettava e si aspet• ta da lui. Cominciò con la morte d'una sirena da baraccone e col rendlconto d'u– n~ s~uta a, Montecitorio. sotto l'egida di G1olttt1. E s è trovato nell'inferno di Lon– dra, al tempo del Blitz, quando gli uomi– ni parevano condannati a dover ricondur– re vita ca\'ernicola. Partito dalle delizio– se Lettere sui buccheri di Maga;otti è ar• ri,·ato all"orrendo Castello di Kafka. Pec– cato che nel frattempo la sua pl11me pa– rcsseuse abbia preferito restarsene Inope– rosa nell'astuccio. Da un più continuato esercizio. Montano avrebbe tratto una te– sllmonlanza di a sai maggior peso. E noi avremmo avut0 uno scrittore fantomati– co dl meno. Ma, per la verità, qui è da aggiungere che, se 1 tempi conlinueranno a peggio– rare, la sorte degli crittori di qualità sarà. m quanto tali. quella di diventar !antomal!c! anche senza volerlo ENRICO FALQUI

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