la Fiera Letteraria - XI - n. 6 - 5 febbraio 1956

i 1 Pag. 4 QUALCOSA DI PlÙ DI UN E.S1'RO )f.. l\farino Parenti pitto1~e seg_reto ,,.. dJ H•~~ATO HIGHE'l'TI Chi avvicini per la prima volta Marino Parenti ha di che rima,;ere sconcertato, scoprendo che que– sto _bibliofilo sempre im1,egnato nelle ricerche più pun– tigliose, 11011 è poi, come veniva fatto di credere, un grave e burban20s0 professore, bensl un moderno uo. mo pie1t0 di vita che alterna co,i gli studi il suo la– voro di editore: e tanto più rimarrei sconcertato se. fra un. incontro e l'altro, verrà casual1nente a cono– scere che questo m.anzontano per la pelle, sempre a caccia di cimeli da raccogliere e catalogare, è altresl un avpassionato sportivo che non diserta gli stadi alla domenica, dopo essere stato ai suoi verd'anni giuo– catore di tennis. corridore in bicicletta e aver parteci– pato, quale automobilista, perfino alla e Coppa delle Alvi• che, attorno al '24 condusse le prime auto– mobili a violare i passi pil;L tm:pervt deUe montag,ie 11011 mai prima d'allora assalite se non dalle cordate degli scalatori. . Ma lo sconcerto aumenterà d'assai se, /alta ami– cizia, si avrà la ventura di sc:oprire un giorno accanto al Parenti scrittore, un non meno valido e sapido Parenti pittore, noto fino a qualche tempo fa appena iu. una ristretta cerchia di a.m.ici. Di quest'altra sua attività, che lo vorta di quando in q1tando ad eclis– sarsi fra tavolozze e pennelli, Marino Rarenti non ha 1nai parlato prinia e parla 1nolto poco e d.i rado an– che adesso, e soltanto con qualche intimo. E il perché di Questo riserbo è forse intuibile. lntpiegato in ruoli che lo ha,rno portato in ogni caso a contatto col pubblico più vasto -- al suo lavoro di scrittore di bibliofilo, di editore, vanno aggittnti gli imvegnt c~me conferenziere, conversatore radiofonico e .addirittura, di attore - Parenti ha sentito il bisogno di sottrarre almeno una delle sue attività alla curiositci degli altri, e vi ha sottratto, quella che meglio poteva conti- 1uta1·e a svolgere senza cercare consensi esterni, ap– punto la pittttra, coltivata da dilettante, nella pitì pura accezione del tenni11e, e cioè per sno proprio diletto. La pittura, infatti, é per Mariuo Parenti una sorta di rifu1io entro il quale si rinchiude ogni volta che può per appagare se stesso, e costituisce perciò, nel contempo, il segreto tormento delle StLe giornate trascorse alla scrivania tra contratti da perfezionare, scritti da ccndurrre a termine, bozze che attendono il visto ver I i stampa. Essa è stata il primo amore di Parenti fin dalla epoca in cui, garzoncello ancora. se ne vartl dalla nà– tia Asola di Mantova alla conquista di Milano. E tut– tavia la sua notorietci ha preferito cercarla in altri ca1npi, 1nauari accettando di diventare il gran ceri– moniere del Premio Bagutta, dovo averlo fondato, perché alla pittura guarda con ttn senso di religioso rispetto, che mai avrebbe potuto consentirgli di ri– durla ad un mezzo per farsi strada. Tant'è che pur di– pingendo da qualche decennio, è soltanto in q1Lesti ul– timi anni che si è preso a parlare di un Jvlarino Pa– renti. pittore, ma sottovoce e co11 aria guardinga, com.e attenti che non gli venga all'orecchio e non abbia a dolersi della divulgazione del suo segreto, custodito con tenacia anche contro tentazioni 1nolto allettanti. Tuttavia, le cose ormai si sono 1nesse in 1nodo tale, per le insistenze degli am.ici, che Parenti, pu.r essendo riuscito chiss<i. con quali sèappatoie a non partecipare alle due o tre mostre di e scrittori che dipingono> 07'· ganizzate negli scorsi anni, ha dovuto decidersi ad allestire ttna personale a Firenze che. sebbene conti: nui a fare lo schivo con chi gli accenni alla sua opera di pittore, finirà per svelare interam.ente il suo segreto. Orio Vergani, poi, non contento di averlo spro– nato a prendere qttella decisione, ha voli,to presen– tarlo al pubblico, arricchendo la pagine del suo < Pic– colo Vasari> di '"' atfettiwso saggio s,, < Marino Parenti pittore>, che Marco Carpena di Sarzana ha edito in veste assai elegante. La 1iittura di Parenti è stata p1mtual1nente enttclea– ta da Vergani nella sua sostanza e nei suoi termint. e ll post-impressionismo lombardo è il suo punto di partenza, per stendersi in seguito verso le limpide lf, berta di quello che, per naturale tendenza di una lttce delle primavere lombarde, doveva diventare il "chiari– smo". Tra il primo e il secondo, Parenti svolge il stto viaggio di pittore, il suo limpido itinerario di paesista. sviluppando le sue silenziose amorose contempla.zioni, che - posso sbagliarmi? - avrebbero potttto essere quelle letterarie di un Carlo Linati nelle sue passeg– giate lombarde srùl.e "orme di Renzo" ... >. l7t realtci la sua pittttra si situa in una ben definita. regione spirituale, laddove il rapporto fra il senti– mento umano e la realtci della natura trova nell'em– pito della poesia tramite spontaneo per trasferirsi i1ial– terato sttlla teta. Perciò Parenti, pur non disdegna11do il ritratto. che esegue con attento e pungente spirito di in.trospezione, e le composizioni di natura m.orta, i fiori in particolare, isolati delicatamente in atmo– sfera essenziale, è soprattutto ttn paesaggista. Ama i bei paesaggi della sua Lombardia, come rapiti in tt11 alto silenzio, brani di strade deserte chiuse tra qttinte di case o sigillate dai margini della campagna, e ama i bei paesaggi marini della Liguria orientale, Bocca di Magra, Lerici e San Terenzo, la foce ael fittme e le piccole insenature dove il mare ha la calma dol– cezza di un lago. Il paesaggio lo attrae in ttna sorta di incantamento da cui la sua vena, schiettamente roma1itica, pro• rompe più svontanea a cogliere il tremare delle lttci che, mediante ttn morbido giuoco di evanescenti co– lori, riesce a filtrare nei s1Loi dipinti. La sua pittura è. per così dire, istintiva, genuina nel senso che nasce da una sensibi!ita aperta, senza sospetto di malizia, a ricevere l'impulso dell'ispirazione /ttori di ogni ar– tifieio e di ogni compromesso polemico. Del resto, egli stesso lo riconosce. • Come per l'at– tività letteraria, - ci scriveva mesi or sono dalla Val Pusteria, rispondendo ad ttn nostro qttesito - così per la pittorica, ho sempre cercato e t1Ltta1>ia m'impongo di non subire altro influsso che non sia dettato dal mio modo di sentire e di pensare. E il mio modo di sentire e di pensare tende ad una grande semplicitci. Per questo credo, scrivendo, di essere chiaro e penso che dai miei scritti tra.spaia un senso disincantato di · serenitci. Nei miei dipinti, in fondo, penso si deb– bano riscontrare le stesse caratteristiehe. A poco a poco, con gli anni ed una maggiore esperienza di vita, la visione delle· cose, del paesaggio speeialmente. mi si va vresentando con una lttrninositci sempre più in– tensa e in ttna sintesi strutturale che si risolve in una grande Uberto. di stesura ,alla quale contribui– scono una maggiore chiarita di tavolozza e uno sma– grimento della materia, ehe porta a trasparenze spon– tanee, e, q1Lindi, in pieno rispondenti alla mia sensi– bilità,. RENATO nIGHETTI L A F I E R A L ET T E R::._A~R~I ::._A~_,____________________ __'.D~o~m~en:::.i:::ca::....:5~f.:.eb:_b:.:1_·a_i E' questo l'inizio di un saggio, di cui )Jossiamo riportare per ragtont di ;pazi-0 solo u11a parte a titolo esemplare. Glt e,nsodi salienti a cui st richiama, in questo stralcio e nella sua stesura completa, costltul-– scono un notevole documento d'arte e di vita. « Ho rLcevuto la tua: che fai " una vtta feroce" lo vedo, lo imma.g_r..no. Tu hat l'abitu– dine di far tutto sul serio d'impeto, testa cuore gambe ... e il resto (l 1 amore, U teatro, il direttore ... tl presidente; ex - ora pe,r m.e sei ex) e cosl non e possibile che tu non abbia un sovraccarico S"J)(1ventoso.Con risul• tali eccellenti, facendJo convergere l'<Ltten• -zione su di te, su!.la tua Co1npa.gnta, ecci· tando e sovreccitando il pubblico, oòbligan– dolo a fermarsi., a guardar te, voi, e possi· bUmente solo voi. E' il riflesso di quella in– tensitO. di vita per cui quando fru cent'anni creperai Potrai dire di. averne vi.ssuti mUle ... Curioso di tutto, di tutti, a.perto a tutti, mat stanco e sempre un 'PO' sta.neo... va lQ, sei un uonto che val sempre la -pena et.i cono• scere, di. aver conosciuto>). Cosi ·scriveva mio padre, Sabatlno Lopez, a Darlo Niccodemi il IO aprile del '22; Nic– codemi era a Rcmii con la sua Compagnia, al culmine della popolan-ltà, ammirato dal– le platee come autore e come dlrettcre; e anche i più accaniti anrersari del suo teatro dovavano pur riconoscergli la perspicuità del– l'ingegno, la mirabile capacità organizzativa, la signorillità della sua passione per le scene. · Niccodemi e Lopez (lo ricorda mio pa- dre nel suo volume di memC1rie della Bl· · blloteca Moderna Monda<iorl, S'ìo rinasces– si) si erano visti la prima volta sul prin– cipio del secolo ai Bagni Pancaldi della na– t.iva Livorno.• « Dario era venuto in U.a1llaper breve va– c anza d a Pa rigì )> raeconta Lopez << dove tra l' alt.ro era stata rappresentata una Rontf.ine c on m edioore fortuna, ma già si parla,va mol· to di lui. Alto eppure proporz;onato e lon– tano da ogni pinguedine, con la bocca sana, con quegli occhi, e i capelli e I baffi morati, elegante nell'abito e nei gesti, fe:mo e dl- ~q~~~c~~ )r.aQ~e1si1ro~~ò.t~i31ifaa;~~f d1~u~~~ tdonne gli erano ai fianchi, lo guarjavano di sotto in su a un modo come dicessero: << Sia– mo per te. tutte e due». In quella occasione non mi a.vvicmai perché lui mi pareva troppo diverso da me, distante, e perchè avevo serlt• to su un giornale di Torino Ira.si aspre Sl.J quella sua Rondtne che non mi piaceva, e lui le aveva lette. Quando molto più tardi Io accosta.i e mi parlò, prevenzione e disagio furono vinti. Vinti da quella sua vece ma– schia e canora, da quella sua cordialità non ostentata e forzata ma schietta e piena, da quella sua bontà larga e in:lulgente ». L'amicizia tra 1 due divenna sùbito fra• terna: tanto che. come vedremo, riusci a su• perare anche momenti di burrasca: contràst1 verba li e soprattutto scontri epistola,ri di ra.ra violenza. No n ho trovato traccia, purbroppo, delle lettere che i . due commediografi s: scambia• rono dai primi del '900 sino alla guerra de! '15; ma quelle che da una parte e del– l'ailtra mi sono pervenute ( di Lopez a Nic– codemi solo del 1922; di Nlccodeml a Lopez dal 1916 al '25 e oltre) bastano già a rico- Jl)) I * GUII no l",OJPIEZ otrulre il carattere di quella amicizia e a rie– voca.re salienti episodi della loro vita e del teatro italiano di allora. Stralci di questa corrispondenza oltre che nel citato volume di mio Pl?dre S'io rinascessi. - apparvero nel corso di due ampi e nutriti articoli da ~~lgfu::C~hep~l~~~~~~i ch~a~uae:J8;, Ù~~d; Clvltas") nei !ascicou 1-11-III-V-VI del 1941. Fu un atto di coraggio e di grande probità sie. da parte del Pe..<eetUsia da parte della Rivista, poiché vigeva In quegli anni la leg– ge d.i Ignorare tutto ciò che riguardasse fa– vorevolmente ebrei, si chiamassero o no Sa• batlno Lopez; e cl è caro fam~ oggi atto pubblieo di riconoscenza, Gli articoli in que- ~~~~e it~i g~~~;avqa~~Ì cte~l•~~~l~~~ f i~: porti con Lcpe• non poteva perciò essere ohe un seppur vasto compendio. Non sem• brerà dunque inutile riprendere qui l'argo– mento con ancor maggiore ampiezza e orga• nlcltà, da quella via preci.ando meglio date e sequenze con un nuovo riscontro sulle let– tere originali: si tratta d"un notevole docu– mento di vita e d'arte, dt costume e di ca· ratt.E>re. Il primo gru1JP<>di lettere di Niccodeml risale - çome st è detto - a.gli anni della prima guerra mondiale. Darto era stato chia– mato qal generale Alfieri à -far parte del Ml- nistcro della Guerra, e la schiavitù della bu– rocrazia Io innervosiva e avviliva: « Facci-O l'Impiegato// T'immagini che co– ia sia, per un carattere come U m_lo ~lz:enon ha mat tollerato frent, questa sch:avitu, qu.e-– sto /atto assurdo di essere una delte tante ~~~~o dttrf:c~!flco?gl;;'u~~ : iirl~i t;g~~ ctel!a 1neravlgllosa adattabilità dell'uomo a tutte l.e evenienze del destino, eppure non mi rtesce dt a.ctattarmt un cor,w, a questa ammi– nistrazione della mia volo11tci. Ho /atto n• <'hfesta per andare in Zona. di guerra pe1 • gdere, foss'anco da lontano, la vita dt las– su. E aspetto rl,posta" (Estate 1917). Ma al fronte non ebbe piU occasione dJ 0 nda.Tt; nemmeno dopo che a.I generale Al– .Ieri succedette Io Zuppelli: << C' è da a ugurarst ora che il nuovo mL– ut.stro m.an, le11.gaquel che fece con tanta op portuntlO. ed inteUigenza il generale Alfieri. Lo spero m a non potret garantirlo. Pare c..lH! il genera.le Zuppetu abbia del!e l<ùe rigutL,, si me quan4o saJgorw! » (22 marzo 1918). Girava di città In città seguendo gli eve~– ti del teatro suo e d'altri, poichè il teatrn era per lui la vita, un m<>doanche quello di f1~~é e! ~~ie~r~~ai?c1 s~i~I dai\~ 1 i; tria lo lasciavano dimentico. Da Venezia, Il · Autografo di Niccodemi JIUBUOTECA Tra I narratori cli fiabe: I Gr,mm. gli Andersen, I Per– rault. oggi, grazie all'eclitore Einaudi. s'insmua l'Ignoto nar– ratore africano: e In queli'elet– t:o stuolo - lustra la pelle nera, plù lustra la fantasia - non sembra affatto sfigurare. Queste llabe riguardano l'Afri– ca « Indigena ». cioe quella a sud dI una linea Immaginaria che partendo dal fiume Sene– gal, attraverso il Timbuktu e Ka.rtum .arriva fìno al Giuba all"Oceano Indiano. Una ter– ra popolata cli Thonga. Zulù. Ma.sai, e Ascianti e Kracl e Boscimani ;meno tenebrosa e p;ù estrosa cli quel che si pensi. dove si suona l'arpa e l'arco musicale. che e un primitivo .it.rumento a corde; dove si al• levano capre, maialt e pollame: dove si guerreggia con archi e spade e scudi di vimini. Anche alle orig!nl dell'uni– verso negro troviamo gli dèf. Un Olimpo poch,ss:mo afiolia– to, agli ordini di Wulbarl o Nyamc che sia, dlo•del•cielo; 1 da cui discendono le minori Sabalino Lope, ,f;:!"·a d~t~~:Z::etJ~i?a t~i:: :1 novembre de1 '16 aveva scr!Uo una famoso I temità. a Shango dio del tuono e ls;>lrata lettera: 1 P, del ~ulmine:· una celeste bU· « Qui, in un'ampia stanza del II Danteli ", ·I rocrez,a ,graduata secondo ro:• dlnan~i alla laguna divina, piena di luce, di dine decrescente (un vantagg_10 vtta e di co!on, lavoro assa.-ibene al secondo per 11. negro avere pochi deL atto de La maestrina e alla commedwla pe1 perche non deve strologarsi "La Lettura,, che spero dt poter spedire troppo per sapere qual'è il ml· Renato lSimon.tJ in settimana. Se vuoi, te- gliore. il più atto a concedere le/onag!ielo. Non t, dico niente di Venezia una determinata grazia). 1n lutto di luce e dt rumore, la notte. Nes- Dèl aJJa buona. che scendono sun.o, nean_che d'Annunzio, (?he ha sentito volentieri tra gli uomini. ma– Venezia p1u di quantt ne scr~sero; neanche ~ari preferendo la compagnia lui ha saputo rendere l'emozione, la sens1b1- degli animali: Il ragno Ananse lita fremente e muta di queste. notti ve-ne- o la gallina Akoko. Perché ogni ztane. Ftgu.ratz, dunque., se oserei,_ io, ~entar- animaJe e in regola con rana– !o. t _irren.dtbi!e. E un dramma di buao e di gra!e. e si trascina clietro nelle silenzio, co~ mat ce ne fu. È una e1tta sue avventure. com eun barat– e/te no11.respira net sonno; che "!-uore tutte tolo legato alla coda. un nome Le sere. I palazzi sono scl_J.el.etn -n_ert .. che s,,mpre peregrino. La lepre si aspett,ano la_ bomba cft:e puo_ buttarli, _gJu. E chiama Nwashisisana ,il ghiro non e è musica, rw~. ce poesUl, no~ ce paro- Mbaw. la pecora Kwame. il cor– la che ~!sa dare lutea .della tragica m~lm• vo Anene .il gatto Okra. e Okra– conta ~~~urlo delle vigi_lie che.,ogni 1 7;;ezzora mnn il cane. Tutti animali cosi dlcono. Bu.ona u.uarduz, nell ana. . E un !nsistenti e petulanti. che 11 confor~o e una minacci.a che corrono -come narratore non può fare a meno ~~•,:;;~'. %; ,:~v%1~ ~ ~vi :t;a_c':,.,":,; ° h~ di Introdurli nelle fiabe. mat visto una più maestosa solenni.là, nean- Qualità comune a tutti è che nelle notti del deserto, tra le p iramidi !"astuzia. a.ccompagnata. quasi e ~ra le sfingi. Venez~ vive fieramente l'ora uon bastasse .da una qua1ita plu tragica della sua tragica vita. E ma,. gemella: si che due aggettivi m.a.i, mai, diwché sono uomo, /uJ sentito Qastano e avanzano a !leflnlre come ien, in .san Marco, un_ piu_ profondo tanti bei caratterini. Il ragno. amore. una p1U alta pietà, un più intenso per esempio. è astuto e lntra,. fervore. Ho pianto, come pianst quan.tfo prendente; la tartaruga .astuta mon la mia mamma; e ho sperato~ come e prudente; il conigllo. astuto speravo, dt non vederla morire. Non so che astuto e piagnucoloso; e. se ne cosa polrd accadere ancora nella mia esiste-n- volete un altro. U bruco. astuto za, ma sono sicuro che ho raggtunto, ieri, ta e mlllantatore. vetta delle emozioni possibili ad un cuore Anche le piante hanno un umano. Credi: d'ora innanzi, quando diremo nome all'anagrafe (l'igname, n Venezia", 111.agan mentalmente. bi.s:ognera una specie di patata dolce. s1 togliersi il cappeUo ». chiama k.intinln;). anche rar- Non meno commossa la lettera pa.rt• ta .cobaleno (sì cbl"ama Kontonku– da Roma il 6 novembre del 1918 l'in do mani rowie}. ed e un modo fu:bissi• dftlla Vittoria: ' mo di rendere accostabili an• st;<!C~[ia S/r~~~iof•vfrf;alal'~~~~a! d~ir:a !~;~t che le· cose più fugge~oli o me• tanza! Ti aspettavo a Roma oggi. Sono J,e 5 ~~r:~~e~~v:~ ror~~ familianz.. de! 7>0meriggio e non ho ancora visto il tuo Fiabe insuete .tuffate più del• sontuoso pastrano. E segno che non sei iJ<J· le a:tre nel fumismo, nel sur• ::;ra. ~:n;i~ g~~:ie. ec~~~~~ia Ede~?a ~~~;~~ rca!i3mo d'una \•lcenda sempre vita, e stata Roma in tu:ta l'ampiezza scon- ~~;"~= 1 ~;;';; e~~(~: 0 i cr1i':1: f11tata della parola. Immagino éhe ancJt.1- · Mtlano srà stata bella. Ma qui, oltre fa bel- g1a.,o ciJX)ile selvatlrhe). dO\·e lezza, finalmente vuibzle. ~gli antmt. = e an- ~~ 1 ~~g~T"ti~~a 1 :n~ir~~~~e~;;j che. la belle2za che I secolz., la1Jorio-same-nte, d àit latle. e le donne partoM– ha.nno cr~at_o~ E non sapret rtlrti lt1 ,, er avz. sco::io bamb'ni d'oro che bas· u!tosa afjzntta stanca e poetica "ho "i 1.en- l • 1.a ltva tra la Roma morta e l'Italia. che "na'sce• la sola polv~re .cascata dalla va, /rn.aJ..mente, dalla. fatfdica ered1!ri. L'esul• Dell~ per arr1cch1rc . tanza e stata frenesia, la gioia tJ,,a 'ebbre; Frn~e che gua~ano al cielo, non si poteva parlare perché si - 11 ,1-:wa; non ~ove t! sole sca\ a l_a.luna col si poteva ridere perché si piangeva né ptan• ~uo COltel!o da cacc!a_, e appo– gere perch_é si rideva. Il miracolo che ha ~ta la -~\•e:a luna ca1a e se ne chiuso U ciclo del!e nostre ansie secolnri era \S do_o~an~. dolorante torna in . tutti gli occhi e risplendeva zn ~utte le a casa J:?erdiventare con. mo~te anime. A Roma c'erano cen,t,, milion! dz c~re un altra: una luna intera. anime perché i morti erano prvprfrJ rtsortf r1ab~ ~be Si preoccupano ~ per cantare coi vivi l'inno i'n~annn. della .slru1rc1 sul « come fu che noi nostra gloria. Io so1tQancord ubnac'J di l>an- \•edren:o sem:Jre Okra il gatto diere che schio ccano , di musiche espret>se ed che giace su un cuscino di inespresse, d.t can.ti non ancor cantati del• \·elluto ment re O kraman il ca• l'urlo infinito di un'umanita nuova. NOn ~o ne do~e t.ra le ceneri del come dLTtt; non so cosa dirti-. T 1 dic..o • 'i·rie• fuooo di cu cina ». e o: come fu ste, Trento, Venezia., Piave, lson:m Roma! che la . parte p'JSte~ore di Ti basta?». Ananse U ragno divento grossa G lii DO LOPEZ s spese della sua testa che è piccola ». e « perché ci sono le crepe nel guscio della tarta- U n ap· p11n_ to · ,li llnf.iuistiea * i~~ù:t~f~ fiabe. DunQue. c·e una buonna amicizia tra t'A\"VOltoio e i oo– presenti, l'Eucarestia senza ne- niugi Tartaruga. L'a\"'mltmo ,altro, che il sacramento v;nga \·iene a tro\·arii spesso. e il si• nominato. La mancanza della gnor Tartaruga. dato che no:i denominazione la si può spie• e PI_"'OVV~to d"a~ pe_r rag~iunge– gare con il fatto che 1 al,neno re 11 ~do del! Rlll.i.CO.S1 arnr nelle origini, poteva incontrar· ,,eu~ . di n~n poter scambiare Si una certa difficoltà a trovare le v~1te. :f'mche. ne P~ una un nome U1litario per designrire sottile. S1 . fa .. an·olgere 1n un la realta consacrata. Non e poi p~cchetto insieme a una man– del tutto da respingers, l'ipo- ciata di tabacco. e Il tutto ~ie– tesi che la grande reverenca ne affidato dalla signora Tar– verso Ji sacramento impedi .~e tai:uga al_l'Arrolt.oio. con la pre– at primt cristiani di dargli una gh•~ _ò1 scambiarlo con uno denominazione. E' forse più pro- ta10 di grano. Durante il ,·010. babile, dato che le parole erano dal pacch_etto che l"Anolto!o accompagnate dai gesti dell'ot· tiene an·mto con le granfie ficiante, che il parlato possa c_sce una vocina querula: « Te anche essere rimasto elittico. I avevo detto che sarei venuto Si e, peraltro .. autorizzati a ri- a farti visita!». E' il signor tenere che i passi di S. Giusti- Tartaruga che si fa Yìvo. ma no rispecchino con una quasi l'Av\·oltoio. sbarlordito. sì la– assoluta fedeltà la terminologia scia sfuggire li pachetto. Pidi– delfe Jonnule liturgiche e l'« /te dì! pldicli! il s!gnor Tartaruga Missa est» sard stato sen2 1 altro precipita sulla terra e muore. una traduzione fedelissima dal- E potete vedere ancora le ere– l'originale greco, in quanto co- pe sul guscio della tartaruga. me è noto, tra il lll e la fine Pldidi! pididi!: e 11 fruscio del IV secolo d. C._si ebb~ la che fa Ia tartaruga cascando graduale ver.,lone di tutti , te- dall'alto: e non meno colorite sti liturgici dal greco in latino. non meno alleuevoll sono 1è Tali versao111, è risaputo. _sono nit-re onomatopee che arricchi– s~ruP9losamente f~deh agl, on. scono di suoni le ,habe. Yridit: gwah. Stando cosi l_ecose, an- è un bastone lanciato per aria; che la formula_ latina poteva gao?: è una coltellata vibrata present.arsi eht~tc_a, sottin!en. in testa: fom!: sono i calabroni dendo.~t. presum.ibt~mente, l Eu- che s"infilano in una zucca: cares~. Dopo la _!anedelle per- ciuik!: è il gatto che piomba secuzwnt, al.lorche t-~n7;€ a ca,de• sul topo: powo! pcwo!: è un re automaticamente l uso d tn• uomo che cade in una buca viare l'Eucarestia . agli assenti, Perfino 11rumore dello scrolla; la formala conclusiva, che cesti- della testa viene colto e regi– tuiua ~n'asst~ur~ztone _ess~nzia: strato puntualmente. Ecco:o: l~ p~r.1 fedeh,_s,_svuoto_di ognt 1 pusu! pusu! E le onomatopee signiftcato .. trngidendosi. · finiscono per costituire un Si sente spesso dire che la .zione esistente e,che risale, pre- * lingulstzca, come del resto tut• sum.lb1lmente, aa uh'epoca di te le altre scienze umanistiche, molto posteriore al momento tn ~ 1sia qualcosa di non vi vo o, cui la parola ((m.issan ha as• di RAOv-- ·VCIDI realtQ., realtà d'oggi imp regna- stati fatti sforzL -notevolL tn 1 per lo meno, di avul.so dalla sunto il suo significato. Sono · ILJ JJ...J ta tutta dt tecnicismo, di mo- oçn, direzione, però, al rigore X, 1955 dai Rendiconti della che tut·to il servizio divino ab• vimento e di levita di pensiero. dllfa moderna scienza, tutte le Classe di Scienze Morali, Start- bia potuto prendere la denomt• La cosa risponde solo in mini- a,yom.entaziont linguistiche si che e FUo!ogiche dell'Accademia 1ia.2ione dal congedo che sareb• ma parte a verità e ciò potrO. sono dhr..ostrate deboli ed tn· Nazionale dei Lincei, con una be stato dato ai fedeli, ne, del chiaramente emergere da quan• certe. Non pochi studiosi si so- lucida analisi dei dati a dispo. resto, si vede come, linguistica· to verremo ad esporre. no lasciati prendere dalla tra- s:zione pone termine, attraver· mente, C( missa» possa collegar. I Tutti t buoni cattolici che dizione ed hanno acc~lto, tek• so_una docum_entazione ser~ata si con « dimissio ». Le stesse frequentano devotamente ed as- iando di provarle . ~c~en~tftca• e rnopplfgnabtle, alla questwne argom.entaziont possono valere siduamente la Chiesa assisten- mente, quelle acqu1s12ioni.. che tanto dibattuta. anche nei riguardi di coloro I dfJ al più importanté nto del· essa era venuta via via assu- Egli, i.nJatti, rifacendos~ pr~- che, per avvalorare la tesi se• la ca.ttolicitci, cioè Ja s. Messa. mendo. . . , · I va_lentem.ente all'a.spett<? hnrn~t- condo cui cc /te Missa est>> ab– Si sono mai domandati di dove Un noto studioso dt lmgu1stt· stico, dunostra rnequwocabil.· l>ia il significato dt cc congedo>>, essa tragoa il suo nome e m ca, il prof. Antonino Pagliaro, mente come gli asserti dei so- si rifacevano al susseguirsi delle quale va'i-te della sacra /un• dell 1 U11lve~sitii di Roma, in un s~en~tori delle varie interpreta- due messe, quella per i catecu• zione si riscontri tale parola? appr ofondito studio. contenuto 121oni non reggano ad un esame mE.nj e quella per i fedeli. A chi l'avesse tentato, senza r.el /ascicolo 34 Serle Vlll, vol. scientifico. Nen sembra invero, Il Pagliaro prende le mosse riuscire a trovare l'esatta ri- sposta, ta linguistica è, oggi, tn çrado di dare una spiegazione • o A t secondo tnterrogativo e più che agevole rispondere: in 'ìUl ~;;:J;;, a;~or~~fa l'~!~i;f~~~~j"gi Due conversaz1on1 su 'fedeli « /te Missa e st ». Non al- venerdl 20 gennaio n.eI tempera In Pascoli la temcra– trettanto facile è, Invece, ri: « Rldot:o » del 1.ealJ-o Eli&eo. r!età della sua rivoluzione. spo11dcre al Prt!no quesito: Si .m,.ug.... 1ando il corso 1956 di Per ... i0 nulla di 1nunoi...va1.0 / t!atta, in.vero, d~ una qu~ st wne << Le.itw·e Critiche,,. Glaru.rau- s-.u:s.ste nel linguagg.o pasco– aibattuta ed antica, QU:ast quan. LO Contini ha parlato del . iano dove. afferma Contini. I to Santa Romana Chiesa. Tut- « Lingu,1,g.o da Pascoli». la steisa interaez:one diventa t\ gll studiosi, modem, ed ~n- Per Contini I aspetto più sa- Iemen,u mot!,vato del lln– t,chf, tentarono di spiegare, eia- tien.e ce).a nov,Là p~scoha- guagg,o. scuno a su,o modo, come la fra- na con. :b-.:.e neJla « differenza Quanto alla me•rica. Pasco– se ~onclusiva avesse potuto da- l'lEp -c.co a.1a nJrma » d1 que- .i. s1 sa.. rlfluH quella bar– ,~ il ~ome a tutta la sacra cc· sta po é.!ld che s, pone ottre bara c,he si offriva ccme pre– nmonia. . la Ung... a: <e ip_,r.mg.Hstica >> ce~ente e cos~ringe la sua in La prima volta ~he incontna• _fuau,. e « trans1ingulsiica » la .tgg, ferree. che non lmpe– mo la parola e< nussa ,~ (= mes- c.efmb.ce 11 fJlologJ Contin i. di~cono i:erò al mo endeca– sa) come denomfnazwne del• 11 criti co la UDd ~ tip.da. ed sillabo di us-cire rinnovato. l'Intero rito e nel 385 d. C., e cccta o!...amma degil elemen- fuori e dentro la tra1lzione. precisamente in una lettera di u 1onoJ. mbJL c_ i. l.Ul vaJo- Bene fa Cr.ntlni a mettere S. Ambrogio alla sorella. I più, re evoct.. t.vo ha tanta parta l'accento ~ull'int!ma polemJca I uomini di scienza o di Jede, si nella r. çch ,zz~ a espre.,s1cne era ai:lic!.à e umiltà. che adoperarono r;er trovare una e ai s1g ._t1oat. della pccs.a .,per..!a m~nt.e nel Poemi Con– connessione tra <C missa» e « dl- 1-escoll_na. La sua convena-1 v vjaii 1Je ce a e.spr.mcrc il misBfO » 1 per cui giunsero alla zione e ~erra:a e prec isa. lar- timbro cln~ s.co in un oon~co– conclusfone che (( missa )> valcs- g._in2ni. c .... coum ~ nt.a.ta su let- canto sommcsco. e che sem– se per Il « co·ngedo "• che tl sa- tura d pcg.ne pa.scoJ!ane e su p,e rranUer.e a. l.nguagglo cerdote dava al fedeli, una vol- lil1 nt. n 1 v ~r~. Contini in- J&:CO.ifn::> la s:.a melodica ta ultimato il divino sacrificio . • lst.e sul ca:atte·e cx·,.ag;_m- ·cast!c'!à. I Altri credettero di scorgere In mat.cale d: a.cun, elementi Piusando a parlare di quel « mtssa" f- messa) Il « Jinl," nelle innovaz.onl pascol,ane e proces.o cosi freqcente al Pa– della cerimonia; ad altri ptac- cita , tecn c.~u~ , ar, e '>.jU,- coli per cui a:cunl elementi que interpretare /a parola« nus- dtl e Id scelta net Pcemec~! .cg1:,tic. pr.vati ~el loro va– sa » come « servizio divino)>; .a in. 01 un mater:ele llngu,- :or~ no2'ion~:e mantengono Vi Ju eh!, Infine, pensò potersi stico err!<ci1i.o du tutte le solo quello evoca:ivo (la be~ troi are un n esso tra 1c mtssa » ~ fl!i;.,ature èel ct:al.etto di quel 'l.C'La ècsemart!cizzaz!oce pa– e e < missorl.um », che equwale al• .u.... "-o e di quel tempo e àa co:tana). c,n ... !ru rlcnr:la l'ttollano cc v as.çolo per le por- ur:a gemma di i.:ar_ant.i sti- q:isn~o ~ o di p~ace~e all'u– tate J> e, qui11di, a «missa,, .l,t.che: anzi ContlnJ non es!- manlsta Serra a cui pareva (= messa/ st potrebbe attribuire La a1 aJfeo mare che il Pa- •111 te, a '.,vo d\ e,.prf1rcce 1111 il significato di «portata» e e! col. ,, vo.ge tu,te lo varlanèl grumo esi--1.enz'.ale p,·ces!st<>n- si riferirebbe, pertanto, all'o/- •clh Lra· · 1z.on! llnguist!ca. ~ e.Ile parole. Di Pa•coli ». Ritlucando p.,r Pascoli U i:o., CJ ne,Ia Lriaje con Car– ducci e o·Annunz:o. Flora in– siste ull'a&oluta origmallt,i Gel poeta che dalla classica s!cun.zza del gusto oardt:cçia– no si stacca come da un Etlcn pe rduto per tentare di risclve.re. fra turbamenti e perp.e .cstta. quel suo mai pla– cato dissidio tra una fe1e c.e,l"infanz.a e una deludente scienza. Alla luce della poe– tica del « fano.11lllno ». che Fioca considet'll Il « Jlù·lmum » oel!a teo1·1a deJ Pascoli. quasi un'estetica nel senso arlsto– telico. il cri IJco g:unge a ldcn– :.1f1care tut~a la concezionz. della realtà In Pascoli con qt..eoa c... n,.cz one della in– nccenza prim.genia dc1la poe– sia. pre.::en:z.a cha dà forma a tuLte le cose. N n d v rshllle.nte da come ia sentirono U Rousseau E: !'ancor g:ovsne Leopardi. la awr~ e buo11n p r Pascoli: !',•omo la ca,·ica del male e c!c1 dolo,e. Que ta Idea di un~ realtà buona dell'universo si co:igiunb'e in lui con la ri– cerca di mctlv! co.slll!cl e .. . (l'lr : impronta tutta la sua poesia. dalla fonte pressoché unica del– le nostre conoscenze intorno al– la liturgia occidentale del primi secoli e· cioè dall'Apologia I di S. Giustino nella quale, in due passi, è descritto l'ufficio divino nel seguente modo: e< ... avendo il Vescovo fatta la consacr,1210• ne e avendo il popolo pregato, L diaconi distribuiscono a cia– scuno dei presenti, perchè ne partecipino, del pane consacra– to, del vino e dell'acqua e por· tana agli assenti...»; e< ..• avvie· ne -per ognuno la distribu.zione e l'accezione delle cose consa• crate e agli assenti se ne man· da per mezzo dei diaconi... n. In entrambi i passi si nota come l'atto conclusivo della Messa sia quello di inviare agli assenti, dopo che è stata impartita al Pascoli l'acuta o,;servazione reallst!aa che tempre si ispira alle o– pere e a,la vita pratica. Con feltc, Intuizione Flora riconosce nella poesia Jacllla del Pascoli il tentat.!vo di u– care un antichissimo Italiano riportato quasJ ai suol veri t(mpl. all'Incrocio tra il crol– lare deJ paganesimo e li sor– ger~ del cristianesimo. Nel s uo sfn.-zo costante di lega.re il llnguagg,o di cui si ser ve alle Idee che lo preeedono e che rappresenta– no il primordio del linguag– gio stesso. Pascoli va qualche n•olta oltre il segno. ma sem– pre tocca il concreto dell'im• magne costituito da un ele– mento sens:bìle e da una Yi– brazlone che la fa vivere. Di quJ viene alla parola pa..<co- 1iena quell'~~attE:zza piena di nilnito che esp1·ime. dice Flo– ra. la !ld ucia del poeta nella l1. o.a: c. e gJ fa a umere. con audace innovazione p,s– rcJ~ che ncn fembrRVR po– potessero entrare in poesia. Acut.Pn1ent.e Flora rileva A lume di quanto _sop ra,_« lte !?hiotto catalogo da proporre al Mtssa est»{ _an21c~e c~ stttm.re disegnatore dei fumetti per ra• una proposiztone tn cui « m1s - gnrzi. sa» _sarebbesoggetto ed «est• n realismo d'un popolo pri– pred1cato. ctoè « Andate, la Mes- miUvo. anche se espresso In sa e terminata" (o è _comple- chiave ironica. raggiungendo la tata, o è alla _ftne u Vt e il COf1:· caricatura. si trasforma nella gep.o, e~c), si_ ha _una. propo 5,- nnrra1ione in un giuoco che iwne elitttca m cut « nussa est)> partecipa insìeme e della fan• è un pe•Jetto passavo del verbo tasta e della supersUzione: co– • m,ttere » (mandare). In tal slcchè l1 nat:rare è un passa– caso è compre11s1b1lecome la tempo che tiene molto d'un grande importanza che aveua atto magico ~!~f/ 0 ag~f!'E~gr;e~~~toag~ilieavs~ Soprattutt~. In consapevolez- aJla /rase conclusiva del rato za nel narratoi:e di aver narra– sacn/acalc, da far derivare da lo nel modo pm_efficace: e quel essa la denominazione dell'tn· suo uscire da!l ombra. dove si tero ufficio divino. era cacciato per !ar scintillar futa dell'Eucarestia. Que,ta r!volttzione rirp:,to al- * I Ognuno ha rercato, come me- •., lingJa consiste nel r.n- Per l'A•soc,azìone Cultunle qlio ha potuto, di suffragare ..e vare J'uejità dell Ottocen- lta!tana. martedl 17 gennaio Rl!lu..aca ormai l'Immagine di un Pascoli poeta dt"ll'ldillio, F!ora mcl e l'accento sulla c. rarr:ma~ ci.à della lntuizìonE: P'-SCO!!ana. assorta a rappre– . entare Il ccnllit1o e Il crollc dei mondi. e tuttavia aderent, ai mondo georg:co per quel- nell'lnt:ma unllt\ della pces!s del Pa<coll l'elementn mlme– t.'.c, e quello analogico dcl ..r.guagg o. la novità delle as– •ec!ez:onJ ardlte di parole. la creaz:one di nuovi accordi da vcctb011: e ln!lne nel saplent< us, della prosodia e della melr'ca Flo:·R ricc-110fce non il scg:io di una raft!nat:zza ·st-r ore. ma un'intima esi– genza dJ ra!!.natezui. Mentre al prof. Antonino Pa- meglio 1 lustrlnl della _fiaba. ~ gliaro va tutto Il merito di aver reclamare. quasi a titolo d1 dottamente ed accuratamente compenso alla sua fatica. una posto termine ad un problema piccola parte di quel dono che tanto annoso e dibattuto, a noi, ha fatto agh uomini: « Questa. forse, spetta il demerito di non la mia_ storia che h~ narrata. aver s aputo con /a dovuta fe- sia bella o non sia bella. por– del.tà e perspicacia rendere qu, tatene un po· altrove. e un po' Marino Parenti con Arturo Loria le proprie affermazioni con l'e- to. anzi :iel riformarla: e a1 Teatro Ellreo Francesco •--------------------------' same della Jcarsa documentar questo spirito riformistico Flora ha parlato su « Giovan- OLGA LOi'IIBARDI pi enamente il suo pensiero. lasc1ete rhe tomi a me». . RAOUL LUCIDI l\IARIO DELL'ARCO

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