la Fiera Letteraria - XI - n. 6 - 5 febbraio 1956

LAFIERALE Anno XI . . 6 SETTI M A N A l, E D L T,E LE T TE RE D R l., LE A R TI E D ET,LE SCI E lE Domenica 5 febbraio 1956 SI PUBBLICA LA DOME 1 ICA Direttore zo CARDARELLI QUESTO U IERO L. 60 DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE: ROMA · v,a di Porta <..:•stello,13 · Telefoni: Redazione 555.487· Ammm1strazlone 555-158- PUBBLICITA': Ammlnlstr. « LA FIERA LETTERARIA» . Via di Porta castello, 13. Roma. TARIFFE: Commerc,ah L. 150 Editoriali L. 80 al mm. - ABBONAMENTI: Annuo L. 2-700 · Semestre L. 1.400 Trimestre L. 75(1 Estero: Annuo c. 4.000 . Copia arretrata L. 100 . Spedizione tn conto correrte oostale <Gruppo lll . Conto corrente pos;ale n. 1-31426 ' ~ ASSEGNilTO Il" PREMIO "FIEIIA 1·.1U'P.FElltllllA,, DI NilHRil'l'l\7 A Apertura s·ui na1•ratori Il Premio «Fiera» è stata l' occa ione per venire Rroficuamente a contatto con un territorio p-iù va to e più diffuso deL– la narratirn italiana, anche e il meno noto e perfetto: quello degli inediti }f. Il< Premio Fiera Letteraria• è git•11tod1mque allCt sua giornata conclusiva.. La lenta eliminazione - do– v!U_a, s~ci.almente nei primi turni, al ponde1·ato gi1,- · dt.Zto di m.numerevoli m.anoscritti - trova oggi il suo epi\ogo i11 1llla desig,.azione di tre primi classifica.ti e d, ette segnalati, ai quali ttttti ar,gw·ia1no, in. quan– to narratori. finora inediti, un. pronto riscontro di que– ste loro affermazioni ••ella vita ufficiale de/.la lette· ra.tura italiana. Saranno soprattutto il primo classificato - Gio,xrn– ni Gigliozzi, inedito come narratore ·ma be1t conosciu– to come scrittore di cose radiofoniche e drammatiche - e gli altri d1IB che ha11noottenuto premi il Valdemi– ni e il Bosi, a suscitare l'interesse, lo stimolo critico o la sorpresa di coloro, èonco1·renti e lettori, che han.- 110 seg1•ito l'iniziativa della e Fiera Letteraria• fin tùùl'i11izio. I loro lavori < La mogUe di San Pietro•• < Diario d'a!]osto > e <Veronica>, meritano davvero tale i11teresse. • Le singolCtri qualit,ì che hanno spinto le tre pre– dette oper-e a farsi preferire a ttttto il resto dei con– correnti, dovrebbero rappresentare 1in sintomo sicu,• ro del loro successo di libreria. Speriamo. SCtrebbe oiva soddisfazione, per gli or• gan,zzatori del Premio < Fiera Letteraria•• vedei-e che il credito della m™1ifestcwù,11e 11011 resta. circo– scritto dentro i limiti cronologici del concorso, ma prosegtIB nelle fortune letterarie degli autori che vi si sono affermati. Valga questo discorso anclIB per il n,,c/eo dei sette ma11oscritti segnalati - t1•tti per ra– gioni diverse notevoli e che francamente consigUamo aU'attenzione degli editori. Si tratta di opere rapprese11tative - in definitiva - di rma stagione ben piiLdiffusa, di ••n territorio ben pif, va.sto di narrativa italiana, che ancora resta ine– dita relegata nei cCtssetti dei pi,, dispCtrati ambienti e dei più, diversi e inopinabili paesi. I) Giovanni Gi~liozzi 2) Alfio Valda~nini e 3) Roberto Bosi Giovanni Gigliozzi GIOVANNI GIGLIOZZI è nato a Roma U !l giugno 1919.e vi esercita la profes– sione di giornalista. Collabora alle prin– cipa.J.i riviste e giomal.i d'Italia, ed e, inolt, e. CaPO Servizio nel settore « Tra,. smisstoni scolastiche e per i ragazzi». ·La sua opera letteraria e varia: -per la radi? ha scritto: Emi e la strada, La strada dei re. Il lampionajo, Inconbro con J'angefo, La madre di Gesù, ecc. Nel 1948 ha vinto il primo premio -per un radio– dran:ma con Un povero diavolo. Per ·il teatro ha scritto e rappresentato: Cieli, tre otti; La strada dei re, tre a.ttf; e, in collaborazione con Ghtgo De Chiara, Roma, Roma di Trilussa e Roma di una volta. Presso i F.lli Palombi ha stampato un saggio su Leonardo da Vinci Alfio B. Valdarnini ALFIO B. VALDARNINI è n11to a Ca– stigl,on Fiorentino 30 anni fa. Insegnante. Collal>ora alla Radio Jtalia.na da! 1949 come autore radiofonico. Testi ortgtnali. piU importanli trasmefsi: Mia cugina Bat.– tistir.a (1949); Visita per DanlPle (19ii0J; Processo per nessuno (1951 J; Selma (1952); Candido (1954/; R!brattl cU provincia (195~); Un uomo bugiardo ( Per Paolo Stoppa, 1954); Uno come te (Dal D!ario di un borghese, 1955); Adamo (19!;6); Seg11alato al Prem.to Nazionale Radio– dr,immatico (19.52~ con Selina. Segnalato coi ,omanzo L'Elisa r.he donne (19551al Premio Velllon (Losanna). Ha adattato per la radio due classici della letteratura russa: L'idiota e Delitto e castigo di Feàor Dostojewskij Sei don1ande a Roberto Bosi ROBERTO 8051 è nato a Faenza il 14 maggio 1924, e si ~ laureato in Giurispru– denza a Botogna nel 1948. E' stato impie– gato in una cittadina delle Alpi Piemon– tesi, e successivamente presso il Compar– timento ferrovia.rio di Bologna in qualità di interprete. Premiato al Premio Caserta 1952.segnalato al Premio Pordenone 1953. A seguito di suoi recenti viaggi, ha col– laborato ad alcuni giornali con saggi di carattere etnologico. Sta portando a ter– mine un volume sulla cultu.ru lappone, che gli è costato finora d.u.e anni di duro lavoro e di ricerche compiute oltre il cir– colo polare artico. Divide il suo tempo tra questt studi, il lavoro e la narrativa Ha avuto di recente un figlio al cui nome ilspi– ra il motto del dattiloscritto concorrente - Quali rapporti ha Il suo rac- - Per quale mistero d'amore Idi tutte le generazioni e di ogni co « breve » dei pittori senesi, con~o con la giovane narrativa avviene la scelta di Dio? società. E Io fa in umiltà, come citato da Lionello Venturi nel italiana? - Creatura puramente tanta- li suo autore, che vuol conside-- suo Gusto dei Primitivi: « Noi _ Francamente non 10 so. Ma svt,.icala moglie di San Pietro rare la propr!a ope:a co"'!e e~ semo mani!estatort alli homini rttengo che questi rapporti non ene a riproporre la domanda voto, nello spirito d1 que11ant1- grossi che non sanno lectera de possano non esistere. Identico ,------------------------.I le cose meravigliose fatte da è I'hunms nel qua.le affondiamo Dio>). le nostre radici. Anche se Il mio La Comnùssione Giudicatrice del Premio « La .:. C'è una qualche a/Jinrtò. A pag. 8: Galleria degli artisti italiani A'-RDlENGO SOFFI.CI E' a questa narrativa, 1ton commierciale, non uf– ficiale, 110n co11fortata lià mene pubblicitarie, che il < Premio Fiera • ha inteso soprnttutto portCtre mi flusso di informazione e di interessame,.ti.· E' di que– sta narrativa, che ci si è voluti i11 primo luogo occ,c.– pare, leggendo attraverso molti mesi, con cura e di· sinteresse, circa quattroce,.to opere, e vara11do setti· mana per settimana dei brevi gitwizi al servizio del• l'autore, come rCtpido app1mto. come grdda talvolta fuggevole ma qiwsi sempre Ctffettuosa, per i( s1to la– voro presente e per quello di domani. Ancora oggi, a candidature orma,i chiuse, e qt.an• do le eliminatorie del primo tr•rno so110 dimlmticate da "" pezzo, continuiamo a ricevere attestati, cordia– li, sinceri, di entusiasmo per l'idea del gi1wizio scritto, a11cheda concorrenti subito eliminati, ma che si so110 rite1L1<ti soddisfatti della motivazione pubblicata. mondo è diverso - e vorrei dav- Fiera. Lettci-aria », con11 >osta.da G. B. Angioletti, Die- tra questa sua esperienaa dt nar- ~ vero avesse questa nota di ori- go Fabbri, Enrico Fa.lqui, Aldo Palazzcschi, riunita.si ratore e la sua precedente espe- ------------,-----.--------------------.! ginalità, ma non sono io che n1ryrcoledì. 25 gennaio alle ore 11 nella sede del gior- rienaa teatrale e radiofonica? L'OPINIONE DI UN ARTISTA * posso affermarlo - non può ave- nate, ha proceduto alla discussione ·nnalè 1>er l'asse- - Certo, e non potrebbe es- re origine che dalla didattica sere altrimenti. Scrivendo per Il Questo discorso, che l'andamento del Premio e F'ie• ra Letteraria• ci ha sr•ggerito, vorrebbe essere, più in generale, un invito alla lettt,ra. Il rapporto autore• l6ttore 110n è solo un i11contro mitico e casuale: è anche un meccanismo. E tale meccmiismo di tanto scatta di' qua11to viene soste,.uto ed alime,.tato. Se tutti - è i11utile negarlo, a cominciare dCt noi - si facessero una ragione migliore dell'esistel!Za di 1ma diffusissima vena narativa in Italia; se persone che sono /llOri della letteraturCt corre11te venissero gui– date ed incoraggiate; se l'adescame,.to del lettore s1dla narrativa itCtliana fosse pi,, co11tinuo e corag– gioso; se Ci si ren.desse più co11to che la premi11enza dei grossi scrittori è più vasta, gradita, ubertosa in 1tna società di 1,a,rgopiro produttivo, e variCt di nar· ratori; se tutto questo entrasse neUa mente e nella considerazione di ta11ta gente, forse dalle osservazio– ni generali ci si potrebbe calare senza difficoltà in risultati concreti. che oppone il mio modo di in- gnazione del Premio stesso. . teatro, come per la radio, o rac- tendere l'arte e la maniera di Ciascun componente la. Conunissione ha. J>roposto contando una vicenda non si fa rappresentare noi stessi e Il no- una terna di candidati, allo scopo di restringere l'e- che un mestiere: si vive. stro temPo da quello, poniamo, sa.mc a una rosa già po.rticolran1ente selezionata ·di Potremmo fare il discorso tanto per esemplificare, di Pa- opere. della «tecniche,,, ma il teatro solini. Dopo un breve scambio di osservazioni, la Con1- non è mai tanto grande come Si può essere veri o falsi, sia rappresentando fatti e persone di oggi, quasi con l'occhio del cronista, sia evocando persone e stati d'animo di duemila anni fa, come è accaduto di fare a me. missione ha assegnato all'upanlmità U PRIMO PRE- quando «racconta». Oserei di· ilUO, consistente in Lire 500.000 (cinquecentomila) e ~"a c:;c~~ 1 ~tl el J~!~~!p'!! 1 ,.;~~!~: Diagnosidel n1ale Questo non sig11i{ica e/re la massimCt parte dei concorre11ti al Premi.o < Fiera•• per quanto lg11oti, abbiano toccato un livello eccezio11ale.Dicendolo, sbcc.– glieremmo di grosso, e faremmo 1m dispiacere al cri• tico, il cui compito è di dime,.sionare, a11zi di ridt<rre a dei limiti effettioi; e che Il-On può e non deve se11· tirri appagato da opere che, per ,.,. verso o per l'altro, hanno dei meriti e SOilo al ten,po stesso 111cuichevoli. La letter!ttura è perfezion,e. Eppure ci SCtrebbepia· cituo, consentendolo il regolame11to, che qualct,110 cU voi lettori fosse venuto a navigCtre nel gra11de arma· di.o contenente i manoscritti dei concorrenti, ver sce– gliersi le sue letture gradevoli, preferite. Q1•CtntepCtgine buo11e,Ctttraenti avreste troootof Penmmo nwlte. E questo pensiero ci co11forta. Ecco dunque il primo obbiettivo raggiu11to, e for– se il maggiore, dCtl Premio < Fiera Letteraria>: qIw• sto di Ctprire ancora u11a str!tda alla narmtiva, come un invito, conie una convinzione a cu,i - spesso - ri– spondono le opere stesse co" il loro richimno d'arte. - Ma poi la moglie di San Pietro è davvero un personaggio di duemila anni fa? - Nella sua più immediata ac– cezione è una donna come tan– te altre, di oggi, di ieri: una donna che contende li suo uomo a un ingranaggio - nel raccon– to - una realtà più grande di lei - che vorrebbe portarglielo via. Tutte le mogli debbono di– fendere il proprio marito dal suo lavoro, dalle sue amicizie,; dai suoi mille impegni perchè da uomo « pubblico n torni - al· meno in qualche ora della gior– nata - ad essere <C privato». L'altro aspetto del personag– gio cc moglie di San Pietro 11, per me il più suggestivo, è quello dell'incontro con la Grazia di• vina. Le! vive nell'orbita di Cristo eppure non ne avverte la pre– senza. I suoi occhi non vedono. C'è l'affannosa ricerca della donna e Quasi il nascondlmen– to, il sottrarsi della Grazia per– ché m lei è un difetto di fede. pubblicazione presso i'EDITORE VALLECCID DI FI- no un «tempoll narrativo. Quan- RENZE all'opcp1 contrassei;-nata con Il motto « Luc~ to alla radio a me sembra non alle Genti>, e il cui titolo è: « LA l\lOGLIE DI SA..1" costituisca un discorso a parte. PIETRO •· Ha asse,,.nato quindi Il secondo prçmio di Semmai una preoccupazione. Lire 200.000 al manosc1·itto « DIARIO D'AGOSTO >, - Quale? M Il terzo premio di Lire 100.000 al manoscritto e VE- - Noi slamo tutti convinti che RONICA •· nell'universo niente si crea e Aperte le buste, i tre prinù classificati sono risul- niente si distrugge. Quindi co- t.ati conte seo-ue: me la mettiamo con le parole che diciamo alla radio? Parole 1) Giovanni Giglioz'lli di Roma, autore dell'opera :n libertà, che chissà dove van- • LA MOGLIE DI SA.iV PIETRO». no e approdano. Una volta so- 2) Alfio B. Vah!arninl di Castlglion Fiorentino, gnai Il mio Purgatorio. Consi- autore dell'opera « DIARIO D'AGOSTO•· steva nell'essere costretto a star- 3) Roberto Bosi di Faenza, a.utore dell'opera« VE• 1:~~t~~r~~a':ii,"°~.f~~~~: ~ aa~ RONICA •· • I cospetto di Dio - sotto la mia L,i Commissione ha quindi procn:luto a una 11rlma resPonsabilità, era stato detto segnalazione. con menzione particolare, del mano- alla radio. Come vede - malgra- scrltt.o « DODICI RACCONTI BREVI ,. Ha poi di- 1· do tanti anni di lavoro e di rou- chia.rato degni di segm,lazionc i seguenti altri lavori, Une - ho ancora abbastanza ri- che trascriviamo in ordine alfabetico: spetto per la radio. « IL '43 , ; mile ~7z.~';,~~~'.o che è molto si- • I RACCONTl DEL BORGO,; _ se vogliamo adoperare pa- • I VINCITORI•; role grosse direi di si. D'altron- • LUNGO IL CA."1ì\lINO DEL F1V~rFJ »; de il problema è sempre lo stes- e UN PAESE CA~IMTNA >; so. Parlare. Conversare. Il no- < Vl~GGIO CON EVA,. stro è un mondo che non parla, * * * ~~i;t 0 Eacoq~~~f!ad~~:uJet~~r~~ Si fa genrne richiesta agli autori corrispondenti ai zia a quella del teatro, e il con- lavori sc,;nalati di volerci con1unicare l'autorizzazione seguente successo dei « virtuo-- all'apcrtura. delle buste corrispondenti al loro nomi. si II del canto e della po!it;ca. Essi possono anche rinunciare alla segnalazione, ro"rtano da soli. Come i ditta- mantenendo l'Incognito. GIOVANNI GIGLIOZZI UNA NUOVA SCElf .. ,'J."A· AN 'Jl'(J> 11...CJ>G ILCA. * . .,.. Le not,elle del Cinqueee11to La novellistica italiana del tà della sua narrativa; tuttavia d 1 • FE [:> OI NAN00 V IRO[ A raccolta di novelle. bensl in Ma le novelle del Cinquecen- cinquecento nelle sue caratteri- manca da molto tempo una mo- .\ un nuovo poema -'-che appunto to. da un punto di vista cultu- stiche comuni e nel suo svilup- derna sistemazione critica. tale riprendeva Il moto spirituale, raie e pratico, sono anche frutto po generale non ha avuto sino da lnqu.ulrare Il suo svolgersi e di una spiritualità tutta imma- dell'esigenza che si ebbe In quei ad 0 ggl una sistemazione pari la sua problematica nel quadro nell'età moderna, la glorifica- no alcuni secoll dopo proprio nentistica. che si era iniziato secolo di ordinare, regolare e alla sua Importanza, sia att01- .deLpw tecentl studi filologici e zione della natura e dell'iS t into sulle basi che egJI dette all'età col Boccaccio e via via s'era sistemare ognt forma letteraria verso prospettive sioriche sul critici e ;n quelli che furono i ~=~!t.:e ,;;~n~~i\annot~~~~; 0 ;:;,e_ ~':i~~!~ns"plr~o" ni~~i n~~c;t~~~ arricchito nel letterati e negll al fine di soddisfare certi blso- suo svolgimento, sia attraverso rapporti tra 1a narrativa e la t ti ·t I i n,·reslò p,·u· _ almeno in tutto a1 ,r 0 tlrsltalndd 0 e1 FQuura 10 ttsr 0 ocedne 1 t 1 o,A-r,·onste 0 I-. gnl pratici di svago e di intrat- scelte antologiche tali da met- società dei Cinquecento al lu pe 0 crea vo e v, a e n •imma- tenimento della società del tem- tere In luce i suo; particolari me delle più recenti e moderne gin!. per la loro freschezza, gio- 11 quattrocento - nella nove!- Nel poema ariostesco l'lndivi- Po Il « genere li della novella vi problemi e quelli connessi allo indagini storiche. Ma ad una vanlli: ii libero sviluppo dell'im- la, anzi _come accenna II Sai!- dualismo o meglio la coscienza assume dunque un ufficio nel– svolgersi di tutta la .narratlv,a tl\le lacuna ripara ormai l'ottl- maginazione e dell'ingegno, ta nari. assi 5t1amo. m quel secolo, acquisita delle Infinite capaci- lo slesso tempo didascalico ed italiana, anche se ad essi hanno ma scelta antologica che Giam- attrattiva dell'avventuTa. Il fon- ad uno sforzo di aggiungere • 1 tà creative dell'uomo che fu edonistico, risponde In certo dedicato ottimi capitoli Il Ga• battista Salinari, uno dei nostri damento tutto umano del mo- Decamerone qualcosa di cui si la grande conquista ~ Insieme senso alla stessa funzione che spary, il Momlgliano, Il Sape- studiosi più attenti e più prepa- venti che animano le varie vi- riteneva mancante. non soltan- Il limite del Rinascimento <e hanno presso di noi gli spetta– gn0 nelle loro storie generali rati. ha compiuto per 1 "classi- cende anche quando le vicende lo un "nobile eloquio li model- nello stesso tempo proprio la col! cinematografici e teatrali, della nostra letteratura e se cl Utet li diretti da Ferdinando stesse sono ricavati, da trame iato sulla lingua làtlna. ma la coscienza di questo suo limite: o, con maggiore approsslmazio– le antologie curate dall'Alber- Neri e da Mario Fubinl apparsa anteriori ~ ormai già quasi con- stessa lingua latina. Pullulare- ,1 voler Ignorare la storia, li ne, a quella di certo giornall– tazzl, daJ Calcaterra, dall'Osi- da poco tempo in due grossi vo- venz1onah. sono elementi che no le traduzioni latine del gran lavoro collettivo) si Identifica- smo. Annota Il Salinari, a tal mo. dal Morpurgo, dal Rua, dal lumi. si traducono in un largo e vi- libro d1 Boccaccl?, ma In !ealtà no e si integrano, non senza proposito, che quanto sopra F'atinl, dal Bellone! le hanno E' merito del Sallnari aver ri- tale amato poetico. in un im- il Decamerone s1 P(!POlarizza e un'ombra di malinconia e an- non va preso in senso troppo dedicato una notevole messe di vendicato anzitutto nel nutri• pelo lirico unlversalme,nte rap scade da poema a hbro di sva- che di dolore. di quel dolore che ristretto: assai più diffu o che pagine. Non sono mancati, è tissimo saggio introduttivo di presentatIVo e simbolico. sor- go, la novella si tramuta In permea di se stesso Il sorriso, non nella nostra epoca doveva vero, sul singoli autori buone e cinquantadue pagine che apre retto da u_na moralità _tutta ler- elemento gloc?SO e In f_acezla l'ironia di Ario to, la sua « poe-j essere nel Cinquecento 1•uo di talora ottime monografie o an- U primo volume, Ja partico 1 are rena che e "11 de~ideri~ del be• negli imltat_ori successJv, (an- sia della saggezza e dcll'equlll- raccoglierSJ In liete brigate a che edizioni complessive come posizione di autonomi:\ della ne» come scrive 11Sai mari « o che In quelli del Trecento e In brio» che si concreta nell'accet- raccontar facezie e vicende fan– quella del Bandella curata da narrativa cinquecentesca sia ri- della buona azione per conse- Sacchetti), ma nel corso del tazione affettiva e sentimentale tastlche ma è altrettanto vero Francesco Flora per i « classi- spetto a quella del secoll prece- guire fama e buona rinoman- Gecolo tende ad assumere an• di tutto Il reale « anche quello che di!iicllmente In quelle bri– cl li Mondadori, edizione crit, denti che rispetto a quella dei za li. Anche se apparentemente che In questa veste forma d'ar- delle apparènti contraddizioni gale tali racconti potevano as– ca che a giusta ragione può es secoli successivi, autonomia si- nessun legame, che non sia pu- te sua propria nel Sermlnl, In e delle stravaganze» Questo sumere la forma e l'estensione ser definita fondamentale, o no ad oggi non sempre ricono- ram~nte esteriore e formallstl• Sabbadino degli Arientl e so- stato d'animo si riflette mera- di quelle che ci tramandano le come quella delle Piacevoli not- sciuta o per lo meno non sem- co, esiste tra l'opera del Boe, prattutto In Masuccio Salemi- vigliosamente in quelle ohe pos- raccolte de, vari autori. li re– ti di Gianfrancesco Straparol• pre individuata nella sua eiusta caccio e quella di Dante e di lano. slamo chtamare. Insieme al Sa- nomeno, piuttosto, che si veri-• curata da Giovanni Macchia misura. Il Decamerone era sta- Petrarca, essa non solo ne rap- Giustamente Il Salinari ~crive !inari. le « nòvelle" del poema ficò nel Cinquecento fu quel– per la collana dell'editore Bom- to un grande poema nel ouale,I presentava per cool dire un am- che Il Cinquecento tende alla ariostesco. più agili e malizia- lo di una maggior diffltslore plani « Il Centonovelle "• alla pur sotto un apparente lndiffe- piamente. ma altresi un appro- creazione di un nuovo Decame- te di quelle del Boccaccio, ma della lettura. pesso ratta In vigflfa deìl'u!timo conflitto, che renza morale Il Boccaccio rap- fondimento, e si deve al Boccac, rone. ma aggiunge che Il nuo- tuttavia, nel Joro nuovo spiri- FERDINA '00 VIRDIA richiamò 1'attenzione su a·l· presentò la prima visione spre- clo se le esigenze e I problemi vo Decamerone non venne in to. apparentemente ricalcate cune caratteristiche di moderni• giudicata che si ebbe della vita di quelli alti spiriti ritorneran- quei secolo sotto la forma cU sullo schema del Decamerone. (Conti11ua a pag. 2) ~ ■ ,. L'eterno d~lla pittura è pur sempre al,di sopra delle esercita::ioni, che Jervono piuttosto ad allontanare da un grado uman-0 e .spirituale * di LUIGI .BAR.TOLINI E' _un fatto che il pubbli– co diserta le esposizi.o"i di arte. // 111tbblico,ai tempi d w11avolta (ai te,npi delle arti) 11e7Jpuresisteva. Esi• stevano paria e 11obiU si• gnori. Costoro possedeva1'o la quadre-i'ia in ca a "obi– /esca; 11 o,iché la patemCt avita biblioteca. Ciò potet– te d1irCtre sino alla /i11edel settecento. Poi il 1n,bblico r o~rai. . cont_adini e pic– co/, ,,,.piega~,; r, e bruchi della terra•. come li chia– mava Fénelon) alzò il CCt· po. Venne la rivoluzio,le francese, vennero le mcic– c!,ii•e e disparvero (o qr<a– s1J i ceti. D~pcitvero i me– cenati i11tetiigenti. Gli arçi– sti s' a1t1tich-ilirono. --lcuni s'a,michiliro110. Altri i1ico– minciaro110 a bli•ffare. Che cosa i 11tendoper bluff? Le 'predicazioni di A]JOUi1t(tire del pdmo Ma.-,; Jacob di Ozenfa11..t, Jeanneret ;wn furo110 che dei blufts. E, ad esemmo. il sec011doJa– cob (che aveva servito da CCtfia à'esperimentd/ ri11sa– vì, ri]}udiò gli istessi sr<oi b/r,ffs. E.sodò da Par·igi. lii r<ltrrno scnsse dei br<oni li· bri cti fede (a11cheoggi co– llO$CUtti !la. p_ochi lettori; e l1br1 dt/fici/m1mte ritro· vabiliJ. D1fficilme11te ritrovabili perché 110" i11te1·e ·sa11Oil ]}1•bblico oolf}are (ed oggi la do111i11a11te è allCt volga– rità). Siamo i11 ,,,. secolo dove trio11{Ct la 1'0/garitti. Oe ervate cosa fa il picco– lo e medio uomo: si coitSo• la dellCt sr<,i dur·a fatica che dt•ra sei giomi della setti- 111a11a./urna11do a rotta di coUo e spasimando. di do– me11ica, a tifoseggiare per la ·p:irt,trt. Né, certo, i paò mettere in 11t(t110 a tali CCI· /011i Omzio Placco o il cor– rettore Giove11alc; to11to me11O gli i p11ò mettere in ma110 • Le O1,erette mora– li• del Leopardi. Sar-ebbe come 10, costrhtgurlo a. te• 11ere la testa i11 alto I dol)o d'averla te11r<ta bassa - ba.ssissi11t(t - dura11tc i sei giorni feriali delle• setti– mcrnc1!. Il ci11e1>1-0, e la /ttmette– ria: ecco g/.i altri dr<e eM· pia, tri di cui iJ pubblico si giova ano covo di te11tare di letiire i sr<oi mali. i'lfa la vittura era t•11'al– tra cosa. Occhio, arrcord tuia volta, alle acqueforti di Rembrwldt; occhio, 011- cora tHl(t volta, a Goyn e al suo diretto di cende,.te Delc,croix. Chi C0II0 ce bG· ne l'tiomo e /'arti tCt DelCt• croix, i suoi quaàn, i sr<oi ,. scritti. sa che Delacroiz /t• Z'r<lti1110 artista per cui la t~adìzio11e dei quara11ta - circa - secoli di buo11apit– tura (ché ta,.ta ,,e era daì trogloditi a l1ti) non sol– ta,.to 11011 v~•ne rinne_qata (come la rmnega11O i ba– sta,·di d'oggi) ma t:enrre ravvivata: tornando, vìtia, ad operare. ' Ho parlato. 11atura!me"• te. de/ primo Delacroiz re 11011 del!' 1ùtimo, giacché fatal111e11te attratto daÌ gr<ada.gnare de11ari, egli. in ultimo. si diede a decorare le '/Xlreti e i soffitti dei gran.di alberghi. c,mceden– do al volgare ciò che no11 gli si deve mai concedere). J'lfo il suo qu-0dro < La mor– te di Sardanapalo > ( e 1,on tanto il qu<Uiro grande, q1.anto 1/ bozzetto ed i -di– segni) (par·lo del bozzetto riprodotto alla 1}(1gina U7, voltun'! II. dei tre. -podero– s,. ded,cahgli da Ray11101Id Escho/ierì rapprese11ta11O rt>t'opera som.m.a, assoluta, al di lttori di ciò che è mo– da, e ]}erciò appartenente ali' eternità della pittura; mi'opera. e/te come tutte le grandi opere di] }ii.te . i11te- 1·essa noIi solta11to ìJ cara– PO specifico d6l • dipi11ger6 be-i,e (co-11estro) ma ilite– ressa il camPO della poe– sia~ cioè i! pi,, gra11de cam- 1}0 della specula;:io11e spiri– t,wle. E' "" qtwdro (tma co11- cezio11e d' e istC11za poeti– cCtl che il borghese 11011 po– trà mai occettare. lnoo110, l'ese.QetaCitar/es Rivet te11- tò di S]}iegarlo e giusti/i• cario ap/i occlr i del ]}Ubbli– co. Lo defi11ì e le dramme pe1' li ible de Lord Byro11 • e chiamò Sardarrapalo <de• spote farouche > mc11tre è il dramma dell'amore uma- 110 o dellCt dorma ver o l.'uomo, o àelle donne verso '"' poeta. Le loro ig,uuto sclr ierre si piegano oà ado– rare tm grande ama11te. No,i è (così come s'i11gCt11• itò arre/re Battdelaire/ tm quadro roma11tico, è 1111 quadro paga11O co11cepito con idee oraziane; ed infot– ti Delacroiz era pro/011da– me,.to versato rrellCt cono– sce-irza del mondo classico greco e ro111a11O. Le sue let· tIu-e dei classici, i suoi sag– gi (rre/ Diario), saggi letìe- 1·ari sopra gli autori c/lls– sici attestano della ,,italità di una tradic:io11e class:ca di etti i! 11ostro tempo ha Ql((I.SÌJ>erdt,to 01J11i traccia. Il rwstr-o secolo è piccolo. T_ira <• cronp~re giorno •IJPr g:orno. Pe;· i11to.i,irsi (con la meccanica velocità) _qli uomtni deL mio temoo si. ro.rnpo,io le costole corre11- do con le rombanti auto, trasmigrando da continen– te in ·continente, rimanen.– do, con ciò. spiritualmer.te pii, fermi di prima. La pittura è. invece, una arte nobilissima; e. come tale, è nemica del progres– so meccanico e d'ogni paz– zesca finconclude11te ai fi– ni spirituali) meccanica ve– locità. Voì t:'r<briacate cor– rendo a cento chilometri al!' ora: m.a discesi dalle macchine siete più imbecil– li di prima. La pittura è, ilwece. r<na medita.:iolte !Jilosofica) (una piena me– ditcuione) e/re t1on i con– fà ai velocisti. :Oié è. la pit– tura. un'arte che può anda– re d'accordo con una qual- iasi moda. essen.do ogni moda 1111 fatto effimero: breve e continge,tte. Gli stili 1}Msa11O;e. le mode, rapidamei,te 91w11to essi.. Resta l'eternita. Z'i111morta.– lità della grande pitt1•ra e per cui il calco/o dei secoli non ha nessuna in1portan– za. Vi so110, infatti, opere somme concepite i" secoli dalla fisionomia diversissi– ma e elle nemmeno sem,. brarw appartenere aà un solo secolo, aiacché essi re– cano, come ripeti<nno, ls stigmate de/J.'eternitd. Ma cosa volete che il 110- stro secolo ( il quale 11or1 crede pii, a nulla e uem.me• 110 Cti matt011i cotti) -e che si serve ( se ancora si ser– ve) delle esposizioni per andare a ridere, a dive-i-tir– si alle spalle di artisti cir– coeqr<sstr-a.i;costoro che, al massimo compiono facili esercitazioni didatti•he re che. come tali. dovrebbero rimanere 11el chit._o dello sttidio) dicevo: come volete che il ·nostro secolo convul– so. 'JYIZZO, pazzo nel senso peggiore della parola. s'i11- teressi del!' eter11 ità della pitturaY Ecco. d11.11que, perché i/, pt,bb/ico diserta le sale delle es]}osizioni. L'eterno de/!11,piett<ra è al di sopra (e di tantissimo) della Sr<'I, schiena gobba; e le eserci– ta.zioni (da matti o da di– dattici/ 110,1 lo interessa11O perché 11011 J}0SSOll0 i"teres– sarlo. Le esercitazioni (di– dattiche o da matti) en-O- 110 per disgustarlo definiti– vamente e pgr defi11itiva• mente al/011 awirlo d•, •m LUIGI BARTOLINI (Contmua a pag. 2)

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