Fiera Letteraria - Anno X - n. 52 - 25 dicembre 1955

Domenica 25 dicembre 1955 LA FIERA LETTERARIA Pag. r; ~~SOGNARE D'ESSERE UTILI E 9 FORSE IL MODO PIU' SOTTILE DI VOLERSI BENE ....,., ILPOETA del~a mia ~enerazione * «A1nore della vita» è un., dlcblnrazlone ,·alida oltre Il te1n1,o, è fede n('ll'uomo 4' nella poesia, ed ò nnche auo di llbertù ,Il GUGLllll,illO PE'l'IIO~I M'è accaduto più volte di scrivere che li punto di crlsl e di negazione d'ogni revisione libera e dlsln• teressata, quale s'imponeva nel dopoguerra, è da as– segnare a questi ultimi due o tre anni. Ciò che comu• nemente vien chiamata crisi spirituale e strumentale del dopoguerra, poté essere avvertito Intensamente se pur dal meno, quando vedemmo che tutte le spc. ranze Immediate Impostate sui sacrlf-lci occorsi per la distruzione d'ogni idolatria di vlolem.a nel mondo occidentale, erano lllusionl ed Il mondo, con l'Italia In particolare, andava Impostandosi verso un lungo periodo dl torbidezza, di disorientamento, anziché sulle inequivocabili premesse storiche sulle quali gli uomini di buona volontà 'avevano contato. Che cosa sl poteva aspettare allora dagli artisti e dagli uomini di cultura usciti più o meno Indenni dal Diluvio e Isolati nella società da quanto venne f1~1o· es;.~~~ ~~w~~~~/~~ e:u 1~ ~~n!~~e~t!~~~~ alla fiducia Mposta ln tutte le premesse tradite, In opposizione al cedimento generole del patrimonio spirituale che tante esperienze laceranti avevano In– carnato ln ogni espressione della vita da ricostruire. Da coloro della vecchia generazione i quali avevano potuto salvarsi dignitosamente tale atto cli fede non si poteva aspettare: Il loro s!or-,.o maggiore !u nel salvarsi quando lo poterono e di più non era Il caso di chiedere. Dalla gener~zlone formatasi dopo. nem• meno, perché ogni possibile generosità giovanile do– veva fallire e sviarsi per due ragioni: prima. per la lacuna che SI era formata dietro le loro spalle e che tutt'oggi essi debbono colmare, per Inserirsi in quella continuità spirituale che ogni cultura esige e da cui sono !uori: secondo, pC'l"Ché, ln queste con– dizioni, Il mondo di !alsi Interessi, di poco puliti compromessi sorto dal fallimento della rinascita spe– rata, essi non potevano essere altro che facili e assai Innocenti vittime dei dirigismi aperti o n,ascosti che hanno rlmplauato ogni premessa e ltberaJe >: In let– teratura ne riconosciamo, addirittura meglio che al• trove, tuttt t malinconlci rlsullaU. In queste condizioni non rimaneva che la genera- ~~n~s~g~~~alf~t~~I arar::i~ e~~~~~ 1 :s~ 1 W :~~rfn~~~ SOU,ECIT,U"A V,\",\ c111s; * In ''ea111po di Ma1_•te,, ~·ot Bappinm,.1 com,, il t·cr1to tutto r/.,. aolto e car1t,,l:1llf• ,11 t•111to ,Il allora non rapprcscnta8se '""' ,mtuzio,w 1wcifil·11 )(,. di AtESSANDRO PARRONCHl Gatto col figlio Leone in Plana Duomo a Milano (1955) flgllo. Due Up! patetlcl. Certamente Gatto guadagna poco: ho una stgreta simpatia per lui. Ml piacciono I suol \'er51. E" un proleta– rio mancato, é un borghese mancato, ma non OM> 11.vvlclnarlo. I poeU vanno visti di 10n– t11.no .. A !IAPOU i'VEL 1932 Gli fuimaestro di dizione di GIOVANNI COi'HISSO fl mio primo incontro con Al /on.so Gatto è stato a Napoli net 1932. GMparo Casella col suo sout~ ent1'3iasmo confusionario mi aveva travolto Jtton dalla sua libreria in Piazza Municipio, dicendomi ~i =~r~n~;~o 1 ~~lani!~~ ~!~~~~~1;;; 00 ~~~~~8~~ tarsi con la sala dove avrebbe tatto una lettura dea suoi tJersi. Gli chiesi come Bi chiamava ed egli ~ storpiò il cognome come era aolito. {Quando. U.9Ct-– rono le poesie di Bartolini in onore d.i Anna St1ekler, ricordo che mi aveva chiesto se qiu:sta Anna era la Stigler della Jabbri<-a dogli ascensori.) Gim1ti nella grande sala degli < /llwti >, trov<z.iun giovane timido, esile e pallido che mi si pre&~ntò per Al /on.so Gatto. Teneva in '?lana le sue 7>?6816e guardava attorno trltte le sedie vi,ote q1ws, .s~u– rito, come se a ognut1a Vi fosse sed1'to 'f-" u11uhce feroce. Da quella timidezza, che è sempre U profumo della poesia vera, capii siibito clie _mi trova.v_o da– vanti a un poeta e che aorei do1,11to 1n/ondergh quel coraggio che in me, più an~no, invee(! ab~o-ndava per It.Sata pratica C'Ol prtbbhco. Lo Jec, sal1re aUa cattedra e gli dis$i di prooare a leggere: sembra.va iin con valesccn.te nel pauo e tiel tono della ,voce. Quei versi non s(!rebbero giu_nH a~li !ld1_tori della settima fila. Sentivo che q11e, versi, hev1 come la pomice del Ves1tvio, contenevano 1m calore acre .e zol/1're-O Al/On$o Gatto viii che euenIe so/locato in gol.a, se~1brava non uolesse di/fonderli nell:aria. per un geloso amore che ancora li trattenesse m hu. Se avesse mantenuto quel tono da coti/es!Jione !egreta, la sua lettura 11Onavreb~e avttt? rag,_one di esser~ fatta. Arrivavo a percepire quei ~sI! che ora mi risultavano modellati come cornetti da corallo, ma: dispiaceva non scattassero vividi come i gamberetti del Gol/o. Allora decisi di int~rromperl~ con l'e!tro di un. fratello maggiore, pres, le poesie e le~s1 l<f prima con q11el~a. for~a incisiva: n~e~saria per im,p~ merle in menti rn11.sitate. Q11e,vers-, non era'!<' piu q1tclli erano diventati come castagnole scopptcttan• ti. séntivo che tradivo il timido e prof?ndo estro che li aveva scaturiti, Alfonso Gatto !111 g~iardava stupito. E!Jli avrebbe certo oohlto f11g91re, ntornaro ai suoi silenzi, non fare più lfJ, lett,ira dello suo poesie, rintrnciare a una comIm1one col n101_1~0. M~ t1on. lo lasciai discendere dall.a cattedra. Glt 1mpoH di leggere come avevo letto io. Dovev!' euere cono– scitllo, si doveva conoscere _la siw poesia, essa avreb• be dcnmto staccar.<Ii da ho. La mfo fiducia si tra~/ 11.se in ltti ed egli assm1se u mio stesso tono sonante fino all'ultima fila. di sedie dovo Casella attendeva di arrivare a sentire qual.éosa, nel torpore che lo aveva preso. GIOVANNI co1msso di molti altri anni tra i migliori che le restano. Quan• ti di essi hanno rlsposto a questa eslgcn7,a per la quale occorreva soltanto un puro e leale esame di coscienza? Non molli. 'Era troppo facile; con un pes– simismo magari assai giustificato. Inserirsi nelle cose come ormai erano e trarne I benefici cd I malefici facili e fatali. Non molti, ma alcuni si e, se ln una occasione del genere ho sentito l'Impulso ad Impo– stare un discorso come questo, è soltanto perché lo penso che Alfonso Gatto è, nella società letteraria Italiana perciò nella storia del costume di oggi, uno di essi, 'è Il poeta più franco che ha accettato l'atto di fede e con esso Il prezzo che necessitava e che tutt'ora occorre pagare di persona. Che signl!lcato ha tutto ciò? Non è dlftlclle dirlo: coloro che hanno vissuto le angoscie del nostro tempo, malgrado l~ delu&lon.l le distorsioni odiose a cui slamo giunti, non potrà.nno mal credere che 1 sacriflcl di Ieri pos– sano essere stati atto gratuito e la continuazione di enl possa essere vana: da essi. per !orza, dovrà. aprirsi U rinnovamento fino ad ora mancato, da essi dovrà trarre n senso l'accensione delle coscienze ora oppresse o soffocate, In un giorno dl più generale. buo. na volontà. cAmore alla vita> non può non slgnl!1~are anche questo, questa !lducla malgrado la negazione più oppressiva che cl attomia. e Amore della vita> proclamato da un poeta come Gatto. è una dlchia• razione valida oltre li tempo, è !edc nell'uomo e nella poesia, ed è anche atto di llbertà. Salerno, a ea8a della 111adre Può ben darsi che qualche amico In letteratura provi quasi fastidio a leggere queste mie righe. scMt• te In un luogo ed ln un momento In c~i si vuol. dare una testimonianza ad un poeta; ma c1 si sbagl1ereb• be; il poeta ml è caro, Alfonso è !I poeta della mia generaz!one, l'unico che in essa è riuscito a crescere, a complrsi nel coraggio di Incerte battaglie, di ricer– che Inappagate, di sacrl!ici senza compenso. Altri potranno dire meglio di mc come la sua parola è poesia, io des!dera"o dlT'(Ido\'e l.1 sua poesia con_tlene anche la nostra vita; con questa mlll testlmomanza dcsidera"o soltanto porre qualche modesto accento sul slgnl!lcato del suo messaggio che è quello dei pochi oggi lsolat-1 dal quali però, oltre Il dono di poesia Intatta, oltre Ja fiducia nella vita ln tempi di morte, si dovrà attingere la parola neccssana a impostare quella revisione ancor,a da Iniziare, la quale dovrà scoprire Il male di questi tempi torbidi e Ingenerosi In cui tutto ha trionfato fuorché la llber• tà. la verità e la poesia. GUGLIELMO PETRO~f Ci fu un momento della vita In cui ebbi modo di coltivare la mia calma, di esor• tarla a reggermi e a accompagnarmi per lunghe e lunghe giornate di attesa, In una prova di me alla quale anche oggi guar· do con meraviglia e con buona coscienza. Per misure politiche, in quell'ormai Ion• tano 1936, !ui messo in carcere, a San Vittore, qui a Milano. Ero povero, s~NV· veduto di tutto !uor che del mio ammo. In questa America lontana novecento chi• lometrl dalla mia casa ero venuto come un emigrante, due anni prima, e non tro– vavo ancora la via per arrendermi alle sue leggi. Ero un ragàzzo semplice, un raga1.zo !orte, credevo persino di poter camminare a piedi e di riavere In merito, in leggenda almeno, quel vedermi solo, senza un aiuto, al confini della pianura e del cielo. I PENSIERI MODESTI In carcere, per la prima volta, colti– vando la mia calma, come ho detto, esor– tandomi a star buono, a trovare nel breve spazio della cella la misura del passi e l'armonia di quel raggiro In cui si ri· mane come spossati a ascoltare II vuoto che s'è fatto Intorno, cominciai a pensare a un giardino, a una piccola casa che avrei potuto costruirmi lo stesso ogni se– ra. tornando dal lavoro sotto un clelò benigno. Fu Il mio primo e hobby>, una specie di poesia tirata su mattone a mattone per edificazione mia: un e hobby> glot• tesco - cercate di capirml - la CUIpro– spettiva era sostenuta dal mio farmi pie• colo per l'arco della porta che dovevo passare, per la loggetta tirata su quel tanto che ml bastasse a vedere il golfo. Mt fu dato ln lettura. per puro caso In quel giorni. un libro del padre De Ago– stlni sulla Terra del Fuoco: un libro scrit– to con tanto amore della verilà e dell'ln• formazione da farsi poetico nei fatri. Dentro vi si specchiava una natura Imme– more dalle vistose vegetazioni florue e sfiorite In una sola notte. nel buio verd<' e luminoso del canali marini: montagne solltarie al loro profilo, spiagge chiare ove una colonia di deportati lavorava a una segheria coperta dl tavole e lamiere sul tetto. Sul far della sera. suonala l'ora del riposo. a tener lontane da me le om– bre dei prescntim<'ntl e delle paure da cui mal sarebbe venuto Il evnno, lo ml cli ALl<'Ol\lSO GA'l"l'O riattaccavo al racconto del padre geo• grafo. concedendomi con CJ,rte la lente1.za del ricordo, si da faNo durare tuua lii notte. Sottolineo le parole con arte. Sempre. al limite di ogni meraviglia, sogno o pau– ra che stiamo vivendo, usciamo fuori dal racconto diretto e positivo che solo nel· l'Iperbole potrebbe mostrarci, per sor– prendere gesti, cose che cl avvJcinino con dignità e con Ironia Insieme alla nostra immagine dissociata e calma. Pensate a Conrad e, più vicino a noi, a Antoine Salnt-Exupéry laddove scopre. per gli av• venimentl che si subiscono, Il più breve cammino che fa l'Immagine nel rivelarsi. Non sono fuori di slrada se dico che. soccorrendomi In questo mlo < hobby :t notturno, lo \-edevo chiara la mia figura da raccomandare all'orizzonte. edificata nella sua sicure1.za di avere Jn tasca una scatola di fi.:1mmiferi. piccola, ben CO· strutta, goduta ln sé. come la casetta da costruire con le mie mani a.Ila fine di un giorno di lavoro. Avere un e hobby :t f~ 2 ~:!itc~ {~~g~~f~!leu~~~r~ ~fù i;~r tosc. cogliere di sotterfugio I pensieri mo– desti che ci onorano. Che altro potrebbe dire aver diletto o svago con un lavoro che non sia il so!:to, se non questo bisogno di ritro\'ar sempre le mani e di atteggiare con C'SSe I mcotlerl che cl assicurino veramente :.m poo10 d1 modestia tra gli uomini? Sognare d'es, sere utili è forse IJ modo più sotlile di usarsi tenere1.za . di volersi bene. Più le mani sono maldestre, più sono Intente a riavere il 1atto giudizioso che è di ogni uomo nel momento In cui si riconosC'<' comune. !mbeclllc quel tanto che gU dà gioia. Nelle noti! di guerra dal '43 al '45, solo e spes~" Insonne In una stanzetta dl periferia, ebbi modo persino di rassl• curarmi nel far sigarette con una mano sola come I marinari, nello scrivere fitto minuto una cartella di diario come la pagina di un codice. nell'ordinare con studiata lentezza il letto, sino al punto In cui la mia stessa figura. per troppa cal– ma, rischiava di diventare insos1enlblle. )'Il riprendevo rapidamente per una sorta d-i esitazione, manc-ando alla parola. 11 vero e hobby> è muto, dc!initorlo, net– to: una mimica solenne per atti semplici che ricevono un significato dal loro la• borioso concepimento. Può essere ed è un luogo comune, ma raggiunto a furia ·di ignoranza, con Il fanatismo fisico che è all'origine di ogni diletto. Gli esempi stessi convenuti a spiegare, In mancanza di una parola nostra. co• sa sia l'c:hobby> - giardinaggio, pesca. raocolta di francobol.ll , ecç. - lasciando· ci vedere l'uomo esposto a sforbiciar la siepe. Incamminato sulla riva del fiume o intento a ripassar e-on la lente le sue tesserine colorate, semJ>re rallentano In una sorta di compiaciuto sussiego quel gesto di lavoro. que!J'usar le mani con cuJ cerchiamo flnalmcnic di appartener• cl e di 2"Uardarci in compagnia della nostra immagine più calma e alienata. non sen1.a una punta di sospetto: al li• mite stesso, a volte, dell'incredulltà. For:.e è un bisogno di geometria, un passare e ripassare I contorni delle <'O– se per spiccarne l'esattcz;,.a. Non è chi non veda. alle origini di ogni uomo Ch(> Incomincia a credere al suo diletto, al suo lavorar per gioco, Il ragazzo intento a a1.1.cccare sulla sabbia con un sol giro di s1eceo Il circolo e Insieme lo scatto con c.-ui sarà p!'Onto a im·olarsi da si-, a correre per un'altra prova. La pa7.lCn• 1.a a poco a poco riconnette I !lii dcll'im• p!"rl1-!asmaniosa, li raccC'glie nella ira• ma delle abitudini che contermano la no– stra presenza dolcissima e umana, ove . iblioteca Gino Bianco ALFONSO GATTO Gatto a raca:tum nel 1952

RkJQdWJsaXNoZXIy