Fiera Letteraria - Anno X - n. 52 - 25 dicembre 1955

Pag. 4 LA FIERA LETTERARIA Domenica 25 dicembre 1955 " u ••• Il poeta non vuole una fede . lll . CUI credere a scapito della sua proprietà di essere ... ,, Primo plano di Altonso Gatto a 28 anni, nel 1937 U~A LE'Pl'EHA DELL'A!tllC::O EDl'l'OHE Il ,nio 9ottoeeio Dloloaltl notturni, •pmntl dlaloatltl eon 1111% * dl · Al,BER'l'O HONDADORI Milano, 3 dicembre 1955 Cari amici della Fiera, mi aono fatto rimprovèraro da voi il ri• tardo e tirar per la manica prima di ma1t· darvi queate righo; non porchd non vo– leasi, ma 011:i perchc§ lo volevo troppo. Mi pare infatti che anche poche righe aul mio e Gattuccio> non debbano e non po.s• aano venìro alla penna tra una chiamata di telefono o un rendiconto, tra una co– pertina nuova o un contratto da rinnova• re, una seduta editoriale e un visto ed atampb. Voglio dire ch(J ,1on trovavo il tempo, o meglio il silenzio, che mi por– metteal6 di scrfvore. I rapporti miei con Alfonso ac,no troppo complicati o intimi e antichi per poterne cavare n por n una <testimonianza>: a meno d'eaaere poeti come lui, e saperli esprimere alluaivamente, come nella de• dica che ai legge di abicco aot~o la noatra fotografia. del '53 appoaa alla parote del mio 1t1«tio (c'è anche, e da pJ1ì tempo, ttn disegno di Oantatore cho lo rappresenta magro e dolcemente triste, rilaswto sa una sedia). In questa fotografia, scatta– ta col lampo, il aottoscritto pone un brac, cio 81dle apall6 dell'amico e llli ata in quell'arco del braccio col capo abbandona– to e gli occhi chiusi, non abbagliati dalla luce improvviaa ma proprio come dormia– ae. E' 1rna pessima fotografia. ha fondo: ma Alfonso accise proprio <111clla, e a ragion 11eduta, scrivendo sullo spazio bianco: < Al carisaimo Alberto, in ricordo dei noatri dialoghi notturni dedico q11eato mio testo,10 buono sul qual6 l'inviaibile carno– fico ha messo l'occhio. f Devo anche dir~: Scommetto la teata che la mia amicizia non .,o,rnccchia, riposa sotto la grande ala dal perdono tuo o di Dio). Frater– namente>. Dialoghi notttlrni, ha ,critto. Quanti dialoghi! Sin dai tempi di < Campo <.ti Marte•; e in particolare negli anni del dopoguerra, t1ei mesi in cui naaceoo Epoca e io volli attbito Alfonso in 1nazo a noi,• a salvaguardia d'una verità più fonda, aempre, della cronaca. Dialoghi {::!:~~~ l~ht 6 Jk! ;~ 1 ts}::roe"di~ti::~: come alla ricerca di un accu8ato metafi• sico: non te o un altro, ma la 1·lta, la -poe– aia, la aociet<'I, qualcosa che ~, incontra lungo la traiettoria infinita, di Id dai nrn– ri, di lll dai pcraonaggi. E' dif/icUe coii– traatarlo, quando Gatto ai h1fila in que- 3ta dimensione di violenza a11trattu: le nostre duo voci allora salgono, e sembra che finiremo con l'accoltellarci. Pòi la pii– pilla dl Gatto torna al centro dell1occhio, la vedi per un attimo carica ,fj tristez.:a; sopraggiunge il sorriao, e con ricono– scenza ritrovi, allora, la aua iride cu.iurra. Qucatc bufere, e la graticl1mo di una ri– trovata aereniUI, alla fine, sono l'imn111.· gine che io porto còn me dell'amico caris– simo: chi ha. la fortuna di cOtloscerlo, gli v1iol bene vor questo. ALBERTO MONDADOHI AL~ONSO * GATTO AUTORITRATTO Quale poe1a può da-re oui il !IUOe 1u1ori1n110>? Leo• rardi <'heparli:, teruprt: ron H' tieKO !ul pun10 di l.udanii lateiò l)<'r Mia imm111ine: e lo ero mdlnconkhi-,imo e mi poti ali• fine!tn >. L'uniu ,·tlrlNU che di ~ ami>mOilratt fu nei;li aJ)punti, Ira le ~u~ r1rt~. <rueldubhio a1,prn11raue– nuto: e Tro,t:nii ahri in ,tte m-i1.m::iun cuore tome il mio, no, 110,no, non lo troH"ni •.,:, Un autoritrallo im l•ibile: ,·i 1pp11rt[)f,Pcna il , oho: nei luoghi gli e intcrminuti ~ilen:ti>, il nulla. Or.I llet~ e d-tl 1'h•O, ancora l)iù bhmra e rrcdda l"im• 11111Jine: è la loro porJla, l':inima. Il ri1ra110 ~emmai è la 1ogli1 o,·e :;mch'et1•ir~l:ino dubi1o~i a r..rco1litte le do• mande 1llt quali non !unno Nf!Uto ri1pondert: il pen,iero che non ii è fatto ,0tt. Il dialo,:o, lo i:ib:,Jdone che por• 1iamo ,ulle .11paUe rome la mor1t:, fardello lenero t: 1emuto. Di ,ru&!IOJtOe,,i:uuo tlin•i, L'1rn,ico piuo,-e At11n1._io Sold11i, morto coai 1ne11111ur1. mente. elihe n1gio1•e~i 1110.trormianni fa per &UOautori– lr•Uo il quodrato di mo nero ch'e,:li :n·eu wi1uatodopo Jiorni di caJwli e d 0 11rmoniaeul c111nr,obi:inco dclii iela. Nulla di te a,•e va da mo•tnrt: che non fo1--e11uell'inrnna• &ione, la d1i.ue dt:ll'e•-.e,-t:, Lontani da 110Ialtri cl•mori, 1llre J> e nne,altr i voli. ~I ,oho ..t.1 t"rUi è llii~I• l'1mbi,;ua bellr.ua del M.10 ,1upore, desii occhi thc l11rnnon,~to la p1un, d ei pa-imi, che ~•. ae non 11 eJ)Ogli1comune, il fra le della pieri? E' morto l 'orlit.re , forte non è m.a.ie -i~tho. )I ,uo upo fiero, il wo collo r obthlO, il ,uo petto 1111110 fu Cnrducd ftewo a dimenticarlo le reco fiO("irenel ,uo orto un melo• ,::r1no che 1:webhe ()i&l\iuto:rnrht: 11Cero,·. 1'0,.it1mo ,olo din·i di a,·ec-,,i,to qualrhe ,·oha e quel che l'uomo h11 cre– duto di ,"edere>. Pro1>no di Rirnh:md - abbiamo indirato un 1uo IMO - non può re.tare l'immagint: e nemmeno 111 tHtimoni1nza dalle p:1role. Qm1le imma,::ine potrebbe ~n– derlo e pM&ibile> in qu""co mondo, 0 1Jualeeua 1)11roli. .piarlo per f:iN:olo ,•enante1nte,edtte? Ogni wa parola lo ha an• nie:ntato. Sua madre, Jl•imu di noi, 1'è ienlito ,•uoto il 1reo1ho cl1e l'a,eva p:.rlorilo. Ci h11 fotto naarert: cueli da un'Idea immobile, cimuuln:mdo ,em1K""e lui. 111m~i II ritrovnre• pe:nundola, l:a 1U11 uhi'Juiti. Scrh•ere poe,ie dopo Rimbaud è I-lato t0lo pouibile 1,nor"a11dolo,:noodo dentro il a-uo un1ue, tome ei f1 col padre. Poichè ,iamo in terna di :M11oritr1Ui.pen.,.te a Vin Cogh. Come Oo,:,tojeqki, il pittore non e.dr ■ nel eandore ronum– zeM-o dei e Mioe.rabili >. M entu tiasnl ('lf'i in,·ere de e La r-i,annn dello :cio Tom >, rintratteri Oirkcn1 e Don Chi– &OÌotlepor &eoprit'li, nel te,::no de:Ua ca,111lcri11, h1 lt:tra dolreur, drlla J)ropriu ri1ura. Egli &lar01>true11do lu sua na• tura di e idiota>, qucill',mna d1 i<kntificaiione 1)01itiv1che è la l,ontì quale form:1 tUJM'Cma dellit ra,:iont:, Il ri1c-hiodi que-t1 vlt:i <'Ome il ritrhio del 1M"ineipeMuy•kin, è un ri.tdrio di luce clamante, 5en7,'altr11ombra «ht: la pro1,ri11,offerta come un lf)Jliglio, tome un e..tMJno toorono, eon..ape,•ol– mcnle, a ehi teme di e-111:irrirne il ff~- Anr.he 1 ,e .ceuo. Gu1rd11e Von Cot:h :iddcntrani nella veriti a06lanr.ialc delle ,oe fl,:ure rhe e M'mbf°•no dipinte ton la lerra d1e ~,minano:, come flo,:11 ste-.fOdirÌI. Il piuore mediu l't:,ren1a c•pre#h ilì delle to.it: , tli tulle le co&e, 111 loro iclentltì di• 1e111.11lt-n:iria,d irei l a loro 1111111r11 <l>flUHllid1 buon, e tuffi. dente, C'è il bi101no di una elen,entllre buona rede. Il 1t0t11vuol raow,:~icre il ,i,:nfficato del bt.ne diretto e e.pll– d10 in un'i1ola 1utonom11di ft-rmeu.a. Il her :e .enu ombra. li bc:nt drll1 c«ldulili pit"n11, è ,in d1 ora un;a p111t1 rag• riuola dalla !UII ~uaUida idrntlti di rou a tf' .,o~ tuffi• dtnte, in tC e di té ,·iu n,:I limile uhimo della 11ropria t'\'i<!enu, rome una r1t'<'ia,come un ,•olto, m11ttri1 di &1111io• nota ,ecchieua e iu,ieme di in1medi1111fra11uni:a, .ubilo eommo1"11d11lla suu remlwlone all'offc11 e 11l'utur11. li chladino erronle di qu ctto mondo nuo,o rhe h1 in 1é lii dirella prNa di un bt.ne rhe non è mai l'altra f11"('ladt:I male, è l'Idiota oht: mnno bratrando davanti 1i tribunali di tullt: le r.1,ioni cht: tono interetti t: de,::11 intt:rttal che 1ono raJioui di Sc11ie di indh•idui. ln lui ti ri<"Ono,riamo. Ho Il mio zibaldone tulle ,pallt:, il mio r,rdello lenero e ltmuto. Pt:n~i«o ffle non ,•e r,110 vore, dlalo10 inie.,. ,otto, Il mio 311f0t"ilntllo. ,11 ton rh•oho d1 tolo le doman· de, le tiene. fONe, che n1i A\T«blepo.:e ,·oi. l..t tua , it11- mi ton drllo - è l-lal11un rontinuo \'n,:11bond11J,::io 111! unn t'itti 11l'nhr1 d'hali11, da 11n11111hicnte all'ahro, ~a un lnoro a u n ahro. E" H1t1 una tu11inquietudine, un tuo tplrlto d'1v ,entur.ii , un 1110 non ~,~r mai lrour IIM."t:o. 11cnen1- li1.i ando, ti può dire che la IKMi~ia porti ton te per Il poeta l'inc-111achidi imparare a ,,ivere? Ri..pondi. Ri tpondo. Anthe op:iii; r,e: do,·e..i dire tome ,I I, a vi– , ·e.rt: , e in che modo •i romind1, non J.1prf:iri~,ondere. E' un p roblem,, che ,i pre--rnla in tuua la ~u• e, idtflza ntl momt.nlo in tui ci ti ,ede in qu1\itì di j)ldri r!1petto 1i figli. Veramente ti fij!:li non ,i ha n11ll1dMin~e11m1rc, n111l1 dMpermcuett, nulla d• proibire. Si puO, direi 11de,•e, t0l• 111110 o(rrire un'imnua•ine co111inuadella f"'OJ1ria ,·ili, 11u■-i 11dire: e I me è 3nda1:1ro•i >, Siamo di più nt:lla ,erili d1 quanto non lo &are:mmoalferm1rKlo: e bo fauo ro•i, bo ,olu10 toti >. Perdiè di IJU"'ttO,infine. ,i 11'1111:a«orgtt,i chr I.a ,·iu fini~e come è 1nc-ominti111,eht: bho11oa enere 111cn1ia te ~te~i comunqut:, do\"11nque,al di li di tulle le imm1Jini ,:rltde,oli e utili rhc noi Mf'••i po1re:mmo prt:• fM"irt, E" una quc,:.tione d'orumnia. li male deve 11\ere il ulOrf' di , iolai :ione fii<Ìra, di roltura .. Ci lradi•ce lo , olon1iadi 11,·erc,J ,i.so ,::na~ohanto e C.e,..et"C >, i;; e ti è> in un rn111>000conrre lo ,li foru, di rcahi ol,iellhe e con• Lr.i~IJnll, rome una (O"sL 0 Non ~iamo r,otcn~a 1mra: non •iamo, quindi dieponibili1:i pun,, e nt:mmt:110proprlte1ri di noi IIC••i. :>iamo 111110 quello rht raeri1mo. Ci •i ineontr:. •tmpre:. ~ oiumo uomini, rol peritolo della no~tra liberti thc è tun'1hro che un dono, come co111unemen1e •i t-rede. Andilmo «rcando il no•tro modo di e~,;ere tf;mpre l!li ucui per la prima ,ohe, un in,·enlaf'Ci r~tendoti. Ricordiamo l'a\'Vt:rtin1e1110 di PIM<'31: < 11 ,·t:riti ~ 1cm• pre rim1nd1tn dall'invk-end:rn1cn10 degli uomini nell:1 110- ria >, Ri('()rdiamo ancora Leopardi: e L"oon10 ,arebbe onni– potente M! 11010,,e e•..ere di~11t:r11to 1ut11 ]1 , ita >. Noi tappiamo - come cbi,e 111~tin1oni1re P::i,·e,e e rhe Il più 1iroro modo di .tupird è di fitNlre impt:rterriti Wtm· pre lo ,tN-O ogr:etto>. ln1erdet11 la pieti, intcrdt:lla la p:i:c:ienu: per e NH!te > non bi,ogna e l\'C:Ce >, :,i,mo a Gatto con Slnbralll a l\lilano nel 1933. A,•ewa :!:4 anni p1Uo di esi11ere in uni gra,·i1nione e non in una congiura del 1tntimenti. Potrei concluMre allora: il mio pal'11re da me 1>er1oru1n·i, che <'0'3 è 1e non il modo di fiuare 1rmpre lo ~,e~o og1_1cuo, il tt:nlati,·o di e:1-ere e un altro>, pen,n/0, tollolineo q11e-to purolo ,,en.sato. in 1u111la mia lde11ti1W?Bi1ogna rirono,rere qu~11 auolula 1111iivi1,cl1e d lllf'nde e ci muo,,e: c.-ere in lei, 1ier 11hro,l'auua e il molo. la cau». Annunciando il e tempo detli auaMini >, Rimbaud ti h1 indiralo il terrore dd dire e Je pente>. drl e <'Ommencer aux •~idenu >, del rHard cioè al c110 o,e più crediamo di diriscrlo. Ne 1&Uiveva a dlciaueue 11nni, nel 1871, in una leUM"a I lr:1mbard. Si 1ratt1, d1 uhi· mo, ,oh11nto di e ,·edere>. • Hai .r.riuo molle rime. - mi 1ano chietlo per la •e– c:onda domanda - quale ,alore ha per te l1 rima in que.10 tuo particolare modo di ,eden? Rispondo. Le mi e rim e e il mio modo di uure metri tndi&lon:tli quali J "c.nd «a,i111bo e il ,eucnario ,credo ,i.no di. interpretare nel ,aJo ,-e di un e tanto:, rhe tMJp e.ra e bru<1l101ni residuo 1erniro, quaei a dare l'aper1ur1 e la durn111dcli• ,occ. Sono ri111edi sr11vi1ai:ione, Il tanto por1a 111!11 loro rem1cna eome II un punto di e,•ldenw ]011111no e nitido, all'oriuorlle che In vote tlcNII orH. Altre ,·ohe la rim11mi h•1 dato e mi dì 111 po••ibilitW di 11p:llare 11 , Ivo, •1-ic nei ,·cn, b~vi, (Olori e imm1sinl, tratlr,,..ndoli 1ul punlo in cui Nei ttrc1no di far m1r("hi1, di dil11are tul di?t-11no.oome è 1•roprio di certe ironirhe e lnn0<t:nti in,en,ioni figuralhe della pi1t11r1. E' il cato dj filliure e paeu1JI eh~ ,·edo nuocre dal loro im1111c:clo. dalla loro p:iola di reat1re 11tac('1ti alla matrice del ('Olore e di una forma antorll in boctio. l..1 rin1a oorri:,ponde 1ll"nnlico ri– chiamo rhe le: J)Rrole h111110 ira loro come due orchi cbe 1ono nett"ari allo ,tcuo ,,nardo. Le parole che ,I incon• triino J('l'fflinalmenic nel ,cr,,t hanno bitosno di contordare la loro rcriproca diveniti inr1llibilmen1e. 1H'i111nte del richiamo puro, dr! o,.lflttN> che le evoca anendevoli e tut• t1vl1 inaecet,lbili. SteUe trovate prima con un cal<"olodi natura ,ublime e poi confenn111ed1ll'ouenuiooe diretta dtl rielo. )l1 tlell-e rhe e•ifte\'1no, proritt: 1 f1r•I to,:liere e 1pie,:ue a u,:ione dd tulio e di &é aole. Che )1 rima, 1 dirla In breH, 1ia 1010 il 101-11ntil·o, cioè la 101-1anza di un'idea? e Scendiamo a 1err1: mi 1011detto pc.e la terza do• manda - la ,1oria di queui ultimi anni h1 portato te e altri .erillori I rompete )1 vo,tra 101itudlne, a dwr fede a men■ni polititi che, 111 pure imperlellitmenLe, potevano proporrt: una nuova imm111inedella ,·ili. C.-f'di tu che la delu1-loM the pt:r t,e,e altri è te(Uita ,i.t la .solita dalu1ione dell'attUla rht: non è mai di-9(Kj(o • mettere in 11,ioco i "'lori della poeti• pu \'u;io che te ne vuol trarTe? Rl1pondo. Quanto a mt:, ho aempre cercato di rompere l1 mli tolitudine 11er e e•tere I• t0litudine >. Per una KOU• 1.ideira11idea poalrom11nlir1, 11 è portati 1pe,.,o a eredere che 11 ,olitudlne ,ia uni ,p«le di hortu.s c()ncl1uu1 in cui il poc:C1J1ht(',Sia, proh!IIO e lmprl,:ionato in•ieme dai Yn• celll della 1uu proprieti 1,JJlrituale. Queito non è tolilo· dine. m1 neutnlitì, o tonvalt:.cenu. Un pMII ha aempre per sua 1mbb.ione mu.,im11 qudl1 di tcri,t:«: un rom1ni:o. un particolare ronuni:o. B..c1 ricordarti in 11ropotilo di Leop1rdi. O, per lo meno, un diario, E' 1e1no rht: e,:11dif– fida della 1111 inerz.ia armonica, del 1uoi 1ignlfitatl Ni~te:n• ziati, per l\'U e nt:i l atti, nel pauasgio del tempo, nella dlmo1tr11ivitì dei ]1101hi (i e que,10 > e i e quello:, del• l'-.; lnrlnito > leop1rdl1no). 111 conferma, C)he è in.,ieme dub· hio, del 1uo accadere con1inu1men1e al proprio 1Juardo. Un poeta, ,e raie, ,i <'OJlie.enipre a tradimenlo, nelle con· di&lonl più indirettt: di t11u1rdo e più ina«eflibili: co1lic l'oc:c:a..ione per bruciarnt: i le11nù. 0'1hra parte - in quei momenli p1rticolui in eui .emhra qua,i ehe la 1toria rii'°' i le prime lenì dt:lla n1tun - un pot:la ti aente come chfomnto a mo.Jtrore ,l 1110 modo dl U.\ere lii naturn, di es.stre In ioluudine. E' dem1111d110 • ,edrrc, ti .cntire: cl ,i fidn del MIO occhio 1hit111110 alle dl111m:c:e, del suo ore<'Chio 111te11to ai Mlt:nzi. E' l'in1cnne– di11rio della giungla. Polrebbe rHiutars.i, ma non 111. E' chillC'o rbe Ira i DINUFJÌ, ntll'uhim1 svohm ,le:lla notlrt ,1ori1, il p~a ha Kt:ho quello in cui ,edf'\1 ION'1t1 la r;tdi<'e dell'improi1rieti dcll'e•..ttf' t: in eui l'imma,:inc di unlll nuou &0eicfi e<'I la .t~, imnaa,:inc dell'uomo lihe– rato dalla 11111.MOlutNr..a e rNCiluito alla propria misura, 11 romindue d1 capo. Il me~uio re1ta anche ,e non ci ti in1cnde più fUi modi di leggtrlo: è rattCJ.:1di una <ragiono>. Deliai quindi, non direi. Ewere delu1i .irnifiehef't:hbe nver mantenuto un'illll6ione • lon:a di fede: e un poeti non ,•uolc un.i fedt: in eui tittdere a Ka11 ilo della 111111 pro• prietì di e.,,,,ere.L'i,itanui di n:1tur.1lt :zz.ai re 1ota11dl1 ,:iungla di oni ed è, ne.i tc:n•i più ahi, 11n·ia 11n11di ragione. Rimbaud ne ~bbe nolida da Vico, tia pure lllr'a\t:RO gli en1u,iHmi di llichelet. l'en"() lll)C"'§O al lhc Wirr di Conrad, il capitano del e Tifone>, alle 1•ictole cole oh'c,:li ritordu1 In mu10 alle ,:nrndi, nel momento ln ~ui la n:11ur1 ch[1111avalui e i tuoi uomini llll'uhima 11ro\'U dell'e•-ere, alla 11:ioi1 con cui e,::li al buio, nella c;1hina lro,·ò 13 1t11lole111di fi1mmif1:ri al ~o po~o. A que..~upiccoli uomini, come ~i pi('('Oli popoli, Gidc. parlando con la tua ,0tt, por.o prima di morire In un dot:umen1111rio di Allepel. ton•e- 1n1,11 le 1ue Epenrn1e f)t:r 11 aahf':t7.I. Solo nendo I• rottien&a H1prem1 del proprio irKUrt~ immtdl110, inlN– fendo 11 vita di l«'Or1imenti fitld <'lpillari, di calma c:ha 1rnh1 in ahre calme. di Wll normalità irttprenaibU• • medloete, •i puO comlnrlare a etoere In un momento ,to– rico rome Il nOMro In oul l'llf'qua ba pi lnHIO le murate. Dohbilmo preoc<'up1rd che non IN ba,:nino I fiammKeri che abbiamo in l1!C'I, OovrNno mettere in evldtnaa l pe:n1ierl e le 1i:1oni ,·otati 1ll'in5uceoNO ri•peUo a qnol aerupllce r1l<'Ololii paure Ml oul ù bau 1e111pre11 ragione del più forte, 11.ia e he 1pparten,a •Il• mauionmza, 1i1 thfl ap1>1rten11 all a mi noranza 1lell"o11inionepuhhlita. Percbè quf'•to e il fatto morale pii1 t<'Onf'e.'rlantedella , i11 di onl: and1e I■ minoritnH t'IIJIIM"Neflta e , uole tempre rap• 11re1entnre una m11,:,:ior11n111 or,:1nil1111a,ar11111t11, «>nlro la veritì dell'uomo .olo. Con lu cooeape:,·oleua di M•ec"e oot-tto del poMiblli,mo nltn1i, dobbiamo aot1oline3re a noi IINtl di non ~rnc i .os;,:ctti t:, lan10 meno, ,:li autori. Ci rontcnterì 1llor1, l)er quMlo 1utoritr11ll0 che ,i1mo 1nd1ti lf'ntando, la qualiriu di ,htimt:? Tut1'1hro: nu io tredo cht: on tentati .o di penma,ione llf:r una verilì rhe non •i• lo ~tCl-.!'O M.IN' eWO o l'aver tempre n,:ione, v1d1 fatto 1ull1 nMtra tt eua came fino 1ll'app1rente Monfit11 1rnr di rhrov,jre l'inaliepabililà dell'ew:ere tht: è il vero, irre.ludblle nemico 1lclle di11111ure.Biao,n11 to,tn1ire 11 nol'lra nuturs, di e i1liotl >, m1ell'11rma di idt11lifitu:lone 110-.ilivacbe è la bonti quale fonna 1uprema della r111lone.. ALFONSO GATTO Il a1•tieolo Dire di Ga.tto che dopo Cam• pana egli è li poeta che ha saputo più lnten.sa.mente vede– re l'Italia è, credo, rendergli una testimoniante. umana ol• tre che poetica, Per quanti paesi e città, e marine monti e pianure non pllS!a Intatti l'Itinerario Italiano dl Gatto? A voler mettere Insieme solo le città che per più di \ 0 ent1 anni lo hanno vtsto agqlrarsl. abitante prov\"ISOrioe talvolta sprovveduto, per ,le proprie strade {oh le strade. vlcoll, viali, cfllll e lungarni che nel– la memoria del suol amici ri– suonano dell'eco, già un poco aft"bulalfl dal tempo, delle sue interminabili dl.scu_~\onl not– turne!>, a voler mettere insic– mt:, dicevo, quelle città, ogni punto cardinale sarebbe rtl>f presentato: S3ltmo, Napoli, Roma, Firenze, MtlRno, Tori– no, Ve:nezta, Trieste, e<:c. PANORAMAITALIANO to del vellc.rt mlra - la rondl· ne l'It alia ...) , Paesaggio, No.– tale al Caffè Florlan, Paetag. gio veneziano, Ricordo del lo.-– go, A uno .1tranlero Cl'ltalln - è la povera terra ove si spera - di dire addio al monti. ove I paesl - bianchi di luna si spor– gono alla sera - dentro le braccia della mamma ..,), ln– uerno a Mllt1no, Settembre a V'enezfo, Sulla Vlt1 Applt1, Vec,. chi versi romonJ, Caffè del Porto, Lt1 piccola bora, li clt:lo d'unt1 volta. Settembre o Sf• stiano. E basta cosi, anche se la nostra ML.$Segna non è com– pleto. Cl sia consentito di chiu– derla, tuttavia, con una singo– lare quartina singolare per tanto cd Ispirato v1Rgrlatore - che apre la te~'ult!ma poesia dt e La /or:t1 deglt occhi •- Ec– cola: e Mal una parola - per scoprire- un panorama, - la pa– rola vola - e chi parte non s'ama•. (Contfnua..t. dallt1 pt1g_ J) r;urro»J - cl sarà JI Quasi– modo di « Acque e terre • Cc Letto di ferro. nella stan• za nuda, odore di sorbe. Trn• vi grossi al somtto: dal bnl– cone aperto un VR.!itO soffio della terra. Intlr !zz.ho nella mia carne. dormJ\ ·o ... •> : e poi quello ru e Oboe '°1Wnerso • l• Sogno di fioca rh·a: cielo !Orto... »}: e ancora Onofrt. E poi I aurrea!Lstl francesi. SI potrà notare l'uso esage– rato di certi agettM .:!'oggi (cuoi::e folto. c!elo fWCO. caldo erboso. e ruolll nitri). ma 1lOn &I sarà detto nu'.ln di ciò che è 11 fondo p!ù genulno d1 que– •ta pocs.a: non R\'TÒ detto nulla di Alron,:o Gatto. li libro raccogl!e componi– menti In pros.a (ma brevlssl• m1 poeme1,t1aono. non «rram– mentl»l. libere Uriche, com– post,;Mlme quartine e, perfi– no, ortodOM!sslml s,,,,net.t!. Ma la \'arletA delle forme non è poi dl.s.formltA. Non pare qua· 61 ,·ero che nel sonetti. ad esemplo. slano rispettate le r.goroE-e norme, tanto nuovo è 11 modo di muoversi entro J tradlt.lona!I i,chemt. Potreb– bero $010 lnfa5tldlre certi ra– ri atteggiament,;, di rltlessM• tà cardarelllana che si rltro· vano in qualcuna delle bre– Vi pro6e; « E a!curo dl dubbi unza attenderli l.mmanentl ed a.s– aoluL; In un unico divieto. E 5empre giungo al punto di rl• M>J,·erml In un \'Oto sereno e di temerlo; ricordo !'elezione perduta come In una nascita in cui rtnahnente douò mo– rire». La der.vadone è flagrante ma si per<le Poi, quasi sem– pre. In una ulteriore sensaz'o– ne di gioia di vh·cre per cui la precedente riflessione non ruta che la stes&agola In• tellettuall&Uca di a,·erla eia• borata: ciò che rientra nel inondo più vko del poeta. nel mondo plù ,•!\'o del poeu •. nella sua unica umt1nltd: « Notte dei fondaci mt1rtnl. lllumlnatt1 dalle lanterne; nell"umtdo della strada I car– ri pe3antt stagnano al sonno delle i:t:eehlt gut1rdlt cadenti nel fuoco•- Vltt1 t questt1 at•ventura di [uscire ubbrfachl nelle strt1de e ritrovare la , (clttd ben dura di sflen:fO, incatenata dolio flnt•erno. ~ quanto riguarda !o &ti• le, ml pare che si tratti plù di una lieta fellce anenturA. che di un A. fati ca. ma non saprei forse d.re !In do,e la tellcUA no1 1suon i qui slnoni– mo di facilità: non u n grave difetto. ln ogni ca.so. trattan– dosi di autore si Q ".ovane. Spe650. per l'lmmcdlateua. si ~acr1flca la slnUl.ssl. il mo !ogleo. a cui que:;ta Pl)C61a. del resto non è molto legata per la sua nA.tura. Mn ho g!A parlato d; sur– reaJLsruo. A,•verto però che qui non hanno alcun peso Quel &lgnJtlcatl pratlc! (pole• mlcl, o ttnan co soclaH>. o quella torb.da ~Ni!One E-eS• sua!e che son o ll &0. tmte;o tipico d1 molla arte rurttall• st11 In Gatto Il Surttal!i.nto riesce in\"ece ad un'esp1·e~,!o– ne di supcr!lc!e· e Il sesso in lui - e tutta la sua pur \'Iva ~n~ualltà - ha unn tunzlo• ne più innocente: una ie,·ltA barocca e angelica. - dtre1 quasi \·etrosa - un'e;..l!ta tlagrtmte e fragile ben con– tr!bul~no alla nuoa ,·ergl– nltA d'ogni sua Immagine S'arru/ft1no negli abbaini marlnol ridenti: nell'fllV(rn:o 1t4l/0,to 1l a71ecchlono l grldt- in iuen.tio ~I Uontio b·çotQ l'uomo nel sonno: angelo In volo alle finettre aperte. E la ctt td sf glorio al ct1nto dei portoni •ptllt1ncati nel tento del (mare. (Questo suo stile ha Jlà quelle caratteristiche che ba· stano a tarlo augurare per– sonal.sslmo. SI potrebbe - come in un gluoco oztooo - andare nlla ricerca minuta di quellç qualltA toniche che plù ricorrono nelle sue parole. cioè, che più egli adopera. ma. lstlnt.\'amente. proprio per quel detem11m,ti suoni che esse contenRono: affila– re, acclu f!are, a.1frescare, rab– buffa.re , 1,urtare, ecc. per fare un esem pio>. Frantumaoo. questa ~la non perde nulla del suo più \Cl"O ~lf.cato. Ciò che è an– che dornto alla mancanza di una ragione t5..~nz!ale che determini In CS68 la. necess&– rleU\ di OfPll singola eotnix>· slzlone. <Ecco come. essendo per questo poeta !l suo lnunll• gln~o liUle tuaa la sua av– ventura ea:lt SI abbando.na \'Olent!erl a qu elle fotmf chiuse c he più dovrebbero !B• crlflca.re : le forme che egli .serre co si. lm't!Ce che da es– se farsi serdrel. Quc.sta poes a non ha una storia. un temPo, una durata. r,emmeno nel decorso di unfl singola l!rlcR Mn non 5aprel chiamare arido l'lngt:gno di questo poeta che. t_u!.to r!– \·olto alla terra. alle c«e. rl– tro\·a una sua. pur gelida. rlccheu:a .n questa aua frexn !mmers!one Mt1niueta di campant la Uert1 remota alle flnc, 1 re palllde di clelo , iblioteca Gino Bianc od,qro umldo. e t~e In gra– r111n1 la coaa t•uota Svanf1ee continuo tçpore di I gelo. ntUo botuglla verde, Il /a.tte; [ nuvole chiare /ontonano nel fioco armo– lnloso tacere della ct1mpt1gno. Sembra {compiuto nel limitare della mia casa U ,anno de/le (riviere. Beato vòlto (1l sereno, quaJI [la notte m apra continuamente a svorgare 1n ffrogronza Tepida e Uet•e. cauta. ml (lambisce unt1 capra: odort1 d erbe t di mu.schlo la [stanza (Erba e latUJ. E potrei clt.-re altri più lun– ghi componlment. di que6to genere. che ml ~mbra Il suo più felice; « Idillio del pic– colo morto•· e Infanzia•· e Mattino all"ospedale •- e SO· lltud:ne •· La musica d. queste Uriche comunica però Indubbiamen– te utia !lCil58z.lonedi vuoto. sta pur papalato di tante fin.– bcsche flppnrenze. Chi sft cosa dh'enterebbe questa poesia un giorno che apparl,S..<ae in essa un \"O~ .o.un dest no umano. Ma pare flno imp()6Slblle figurarsela una sl– ml!e Infiltrazione, In un nu– cleo cosi compauo e beat,.. mente ollmp!co. 5enza non pcn&art ad un probabile com pleto flnnullamento di questa su11 11te~ft nAtUra auuaJe. E ,·om\ al!orft. il poetR. ri– com inciare daccapo, o prete ri.rà 1estiu-e:. qual"è. un pre stlgl oso e sereno fantasl.!ta? A me Importava solo fe.r qul la 5egna la:tlon e di un glo \ ane cosi < !o.a.to - che Rltro non era lo 5CO P0di queste frettolou: note. SANDRO PENNA Dalla scarurtalfl piazza di Amtct., nelle prime pagine di • rwla •· cosi piena di umori e rumori napolltanl ( Abltiamo In una sola plaua tutti: la notte .d porlo a stanza t1pcrta dt1I letti ...), al bosco autunna– le d! Slstlana (Il t•tnto qui ro– de i confini det camposanti di pietra ...) della recente rac– colta e La rona degli occhi •· la poesia di Gatto viene gra– datamente accennRndo, per fu- f:iit6 ~~~ai1~ 1 ~:t1~~1~~ ;[: haverso Il quale tralucono. co– me le nervature In una foglia. gll anuchl e:lemenll orl(Onorl del pat:sag(Clo Italico .anehe Quando 11poeta, per dirla In termini figurativi. aceaglla sur– realisticamente, al pari del del• tato poetico, le tonne e I co– lori (!ella visione. SI rivedano, a. questo proposito, certe 1m– maii:inl flrChl'tipe dN Sud (Al carri eternamente remoti - fl cigolio dei lumi lmprovvLsa perduti t: btatl villaggi di sonno...) o. per converso. di uno scorcio della Padanla (Co– me alltl dolce stra del Po scorret:a la barca in un Cielo di ploqglo e di verde...) qua– le compenetrazione po!;sano raggiungere con la vera e.nlma ~~lt~~ fn'~~~f::i~o e;~a~~o ~at to desr-tttivo. con un concor– so di su,i::estlonl che s'appol!'.• ~I• anche alla saturazione le-t– tenarla, propne. dl Alcuni luo– qhl, per toccare una mag,1ore ampl!f1cazionl' umana e sentt– menta!e, oltre che rapprt-sen- ~~~1~iec~!~r:> !:!~fi 1 :tf 1 dra;:: ro 5ul Po, Il valore st!lnovls!I- co dell'aggettivo dolce (Dante va o brumale: San Liberatore, lo usa per gli stessi luoghi: lo Santt1 Chiara, Via Appia (la dolce piano che da Vercelli strada fredda accora - I morti a Marcabò dlchlna ...) o, sotto In terra verde ... nella memoria. altro registro, Il ritmo tra m~ li depone - Il bianco vento del tastaslano e popolareggiante mare ... >. Marino d'ogruml, No– che affiora nell'attacco di Al t:llunio (Sale nell'arte Il t~o ~e~:'ct 1 ,e~~ :r~rf.oBil 11fd 0 f.~~ :1~ t!1':1 ~se- 1~' 1 i1?J>i: ~ 11 :i tallo ...). bimbi a.ddormentotl sul gradi- A questa saturazione di tan- nt...), Alba a Sorrento {Al fred– ta parte del paesaggio bi· do stretto I limoni movevano sogna. convenire che Gatto, la luna d'alba ...), Pe.rlferfa (al bi.9ogna convenire che Gatto, puro-grigio dell'aria restano le fra I contemponrnei, ha port.a• soglie - e l'improvvisa ett!ml– to un suo contributo ben ri• là del treni che curvano la conoscibile, non solo per l'am- noue .. .>, San Marco, Nord, plezz.a e la Qualità del canto, Torcello (Al verde lento del ma anche per Quella parte che canale, al sole ehe ventila vi ha tra:sferlto della sua reale gll 5tell è dolce l'ombra - 1»1,rtcclpazlone nJ clima e agli d'una barea che passa ...), Lu– eventi deill'epoca_ nt1 o. San Pietro (Cosi la luna una ~omma.rla enumerazio, da lontano udivo - posare ap- pena la sua plaua e l Santi - trarre al fulgore rapido del cielo ...>, Meuanotte a Meatre, Versi di ulaggio (Bianco d'a– rabe logge un davanzale - pas– sa. lungo le donne e la dome– nica .. .>. Primavera a .\filano CA primavera - dal celeste del !}°r1.V:~o~.-~ 1 °ll~rdo 1 :1 1;:~:: (Odorarono a lungo le fontane - I davanzali tlorldt di Ro– ma ...). li fanciullo di Sellnun– te (U litorale solo - stacca nel pali la campagna effusa al ruderi del gtomo ... >. St1nSebo– stfanello (E la strada Che sale lncontro al volto - chiuso dal– l'ombrn al suo silenzio annet– te ... >, Primavera a Settlgnano, Pae.sagr;,lo t1nttco, Vento su Fi– renze, Al dolce sole, Notte t1 PUa, Le fontane (Cosi dal rol- RENATO SlltABELLA ne di queste poesie ha, rnt ______________________ _ l'altro. anche Il \'antagglo di apnrt, per la via più facile e I F R I ~~:Ì::l!~tnt~~t l ~~e a~~~~ iJ le.i1onl del poeta. Vole.te sape- A E re, per e!emplo, l'ora del gior– no prcfl'rlta che le poesie di Gatto segnano? Eceo Qua: do– po Serenata, Sera, Sera d'esta– te, Largo di iera, Povertd ce>– me lo sera, Sero di Grecia, Lt1 sera ptrduta, L'eco della .tero, Stra 1ul lago, Mottetto dttta iera d'aprite, Paeu a .sera, Tor– neranno le .ttre. Domenico al crepu1c0lo, Ragouo a stra, Quando è .tera, Tramonto, .se– re. qut'slf' tutte spaziate tra Sud e Nord, sul mare, nel chiuso di una clt-tl!.,su Jaii:hlo su roll!, se,:rueuna serie di più netto rifl'rlmento al luoghi: Sera a San Miniato al Monte, Sera d'ottobre t1 Viterbo, Sera sul Po, Sera di Ver.sl/ia, Sera di Napoli, Sera alla BIC'OCC'O, Il crepu,1e-n/o di Comacchio, Sera In Valtelllnt1, Sera di Ro– ma. e•~ dunQ.u e,lnn~bllmen-· te, se si pen.sa al numero delle rl'st11nll ~!e sospese In que– sta atmosfera di crepuscolo na• !ICenteo consumato. un Gatto poeta della sern. Della se-ra, cl~. come l'avvertono pili ~Pl''· !;O I meridionali. per I quali, più che p("r chiunque altro. qutll"ora volii:t-a tenl're e .ottru~– ttnll malinconie, Ili tre-pldo ri<'htamo d~ll afftttl Ma proYgulamo. per concili r!l'rlo, Il \'la,::elo Iniziato. Ecco altri parsi, altre lmmac;lnl di un'Italla densa di vita e di memorie, lunare e marina, est!- (Continua.e. dalla pag_3) sensi, e infine al sentimento morale di chi ha visto. Ciò che soi,prende O la Jell– cltà, la chlareu.a e la cosciente bravura del risultato. Scatti analogld e sorprese del colore che - diciamolo pure - abban– donati a se stessi non darebbero vita a nulla di diverso da queU"lmpre66lonlsmo visivo e musicale di cui son pieni tre quarti delle nostre antologie moderne; e nel caso di G.<tto che altro cl ripropor• rcbbero Juori della calda visione del suol ,x,esi. delle sue marine, del suol lutt\10s1 cleil merkl!onall? E se qualcuno oblettC• rà che le stesse cose ritornano ancora nel suo nuo\"O libro, ecco la risposta: con quale carka di Ironia. e tono di soffe– renza~ con quale dl\'erlita e sapiente ani– mazione o leggerezza di voce! C'è uno che si fa gluoco di lutto. senza parere, e accusa e sottolinea Il limite del proprio scn1imcnto. non per escluderlo, ~nsl per p.'llparlo, per renderlo Intimo a chiun– que. Pahv.zcschl conosceva quest'arte e la Impiegò a suo modo. Qui però la satl· ra non s'av\'erle, più che in certi momen– ti di palese dl\'<"Mlmento: essa O calata nell'Impasto delle parole. trema al fondo di una riga, <"Splode ln alcune rime osses– sionanti. E cto\·unque, nel libro di Gatto, non si sente lino che racconta o canta: a un estremo cli abbandono e di mallnco- OGGI nla corrisponde un'eguale misura di ma– cerato rlscrbo o di gioco, un'allegria ver– bale che si comunica a chi legge, a chi sa leggere In questi diari intcllcttuall del nostri glomJ, fatti di niente e carichi di tutto: noia, rivolta, brama di riposo, dl certezze ... St capisce che. per arriv.ire all'ama– reu..a ardita e sognante di queste ultime cose. Gatto deve aver tenuto presente l'esperienza umana fatta nel dopoguer– ra; e quella Jeuerar!a di 1lmoro della Vi– ta e di altre llrlchc sbagliate o perlco– lanl! nell'assurdo. ma che contoncvano l più accesi stati d'animo della sua sensi– bilità: a frammenti. a stacchi pieni, qua• si blocchi dl materia poetica. gettati 11, col vergine stupore con li quale U pitto– re cubista avrebbe saputo comporre e scomporre geometricamente un paesag– gio Interiore. :\1a ormai ciò che giovava, - ciò che In– teressa a fondo li nostro poeta - non era soltanto un'ulteriore ricerca tccnlcn: slb– benc rompere l'Incanto del suo mondo umano e gtrnrdar vivere tutti I suol stati d'animo, \'ecchl e nuovi, ogni emozione e ogni verità prese-nte. nel flato atterrito e leff:!'°r1~~~ri11~~~c v~. attenta pone sen• za dubbio Gatto al centro di ogni poul– bllità. dl la\!oro e di coscienza, della nuo– va lirica Italiana, GIACINTO SPAGNOLETTl

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