Fiera Letteraria - Anno X - n. 40 - 2 ottobre 1955

Domenica 2 ouobre 1955 LA FIERA LETTERARIA Pag. 5 ~CRITT'ORI A CONVEGNO A PALERMO LIBERTA EOBBEDIENZA SCOPRIRE LA STORIA S CR * Primo eqi,ivoco dal qi,ale sgombrare il campo: quello fra libero arbilrfo e Ubertà - Due cose distintissime, ,·adicalmente diverse; e invece, quanto spesso confuse, scambiate l' u.na 1,e1· l'altra * di MARIO GOZZINI * »:i: ~ARIO l\:XA.RCAZZAN Umanesimo liberale, um:t· neslmo marxista. Il primo di• !ende la libertà del peccato ~1::N~e~~~f.u~~~ i~~~;~I Singolare al nostro t6mpo pare il fatto che paral– lelamente al con,figurarsl di una ,wova civiltd la c1dtrtra venga caratterizzandosi dall'assurgere al pia• no della !Cienza di aUività e di discipline sino a ieri confinate 11el dominio della tecnica, attività e di.sci• pline alle quali meno importa il procl-amare la loro dipendenza da presupposti filosofici e teoretici, che la loro aderenza all'"omo nel suo essere concreto; e che d'altra parte le scienze, dai ris1ùtati conseg1titi attraverso la disinteressata applicazione alla ricerca p11ra, sian state portate alle soglie di un'apertura sconcertante nei confron.ti della vita pratica, poste di fronte al credo an.goscloso di un'immediata respon– sabilit& morale. Meno s11-ggestivo,ma non meno im– ponente l'altro fatto grad1talmente maturato attra– verso mia t•icen<ia più che secolare, ma accentuatosi in tempi recentissimi sino a dila.gare quasi ingigan– tito sotto lo stimolo di sempre nuovi mezzi e di tnbl– hplicate occasioni di vercezione e di lettura, della Mpirazione a fruire della cultura umanistica - sia ptire entro i limiH di 1m interesse ingenuo generico e indilferen:iato - e quindi di. 'J}(lrtecipare -indiretta• mente ad essa. o direttamente nel ca,so di élltes piii preparate e piiì matrtre, da parte di strati sen~pre pir4 va"ti che i:6do110 in essa uno str1m1ento di libera• zione e di azione, l'occa.sione offerta all'a/Jer-mazione– della loro umana dignit~. pili che la misiira di mi livello di vita. esteriore. Chi grwrdi al di là delle a.pparenze pi1i -,concertanti e pi1i -vistose, 11011 potrit non individuare 1m nesso ope· roso alla radice di questi fatti; un nesso che accele– rando i te11~pidi ima crisi accelera anche i temvi di una trasformazione della quale l',wmo, come sempre, ò protago,ii-,ta e arte/ice, e in ordi,ie alla quale i con• cetti di individuo, di libertà, di culwra, di società, o i valori e le realtà che si definiscono in q1wsti con• cetti cercano il loro equilibrio, il concretarsi cio~ e l'armonizzare di una loro sostanza interiore. E' q1testa, se non ci illudiamo, una. condizione -,to· rica che, non dico in sen-,o statico e obbiettivo, ma in relazione ai fermenti e alle possibilità del suo di· venire, pr«> schiudere la via a un certo ottimismo! esi-,tendo in essa tutte le premes-,e, premendo anz, dall'interno di essa q11estepremesse con 1trgen2a pe– rentoria, nel seMo rii un orientamento c11eproprio quei termini e quei miti - indit.ìd1to, libertà, cultura, società - ipotizzati e teorizzati o celebrati singolar• mente dalle dottrine filosofiche, estetiche, politiche e -,ociali d'impron,a intellettualistica, illuministica o ro. mantica, riporta sii un tessuto razionale dove part: siano destinai. ad integrarsi, piuttosto che a urtarsi e a scontrarsi, percht materia viva di storia e non di un'astratta dialettica storica, di un'e-,perienza tona– no sempre meno rassegnata a seqtte-,trarsi dall'intel– ligenza, e appunto percllt umana pi1i dispo-,ta a /01· valere in essa le sue e-,igenze religiose. E' del resto sul persistere d'un dualismo tra pens-iero d'ispira.zio• tic religiosa e pe,u1iero d'ispirazione laica, condi.:io: ,iato dalla tenace re-,istenza di uh. -,ettarismo che s1 esercita ad erigere in teoria i motivi di •ma volemica ch'ebbe almeno un tempo i suoi addetltellati tiella -,to– ria e che amava ostentare come .-tostan::iale irreligio• sità ,ma sua irreducibile avver-,ione alla Chiesa, ac– cade non di rado di avvertire 1m ravvicinamento di posizìoni in nome rii una razionalitit piU severa e di una pili -,ensibile esigenza di spiritualità; e ciò non solo sul piano della convivenza politica, ma - ciò cho 1Klre in un certo senso più importante sul piano di un abito scientifico che si distinse in pa-,sato 1:ieruna particolare tetiacia nel rcspin9ere col/11-,joni religiose e teologiche. Sono certamente 1>0sitivi e con/orlanti q1uisti aspet• ti che si lasciano cogliere in alciini settori Mlla no– .,tra cr,lt11ra, la quale -,j avvantaggia. s" quella di cin– quant'anni or sono pel fatto almeno che rifirlta di proclamarsi atea e per aver introdotto e accettato una interpretcizione ideale del fatto bruto. Non sce• vri t1atavia d'insidia in quanto dal piano del costume politico o scientifico si spostino verso il piano filoso• fico e ideofo9ico; chè se l'irrazionalità di una nega,. zione massiccia e totale non poteva in definitiva che scoprirsi e a11todenunciarS1, e dar rilievo ver con.tra– sto alla /or::« d'attrazione della verità, le approssi.• ma2io11i idealistiche e spirit-11alistiche po-,sono cost-i· t11ire della verità 11nfacile e allettante siirrog«to, col– laborando a.Ua co.,tnuione di un tempio dove la men– te potrà di volta llt volta adorare, magari itl nuova edizione, i propri idoli, ma dove non t luogo all'altare clte consacri la presenza della divinità. Vero il piuttosto che quegli aspetti legano coll'ir• rompere di n1tovi !limoli e di nuove esigenze, piu_tto– -'lo che col persistere e col proftmgarsi di su.ggest1oni antiche. Spazia.no s11, un terreno che per prudenza po– tremo chiamare mmtro piuttosto che propizio, nel quale pili che gli echi d1 lontane q11erele hanno luogo l'urgenza di dare ordine a un'attllalith, l'impazienza di ima problematica tesa. ver-,o l'avvenire. Sarebbe inca11-to, oltre che dannoso, na.scondere o attenuare i pericoli inerenti alle tendenze in .cui si esprime il travaglio di una c11lt11raorienta.la verso una minore preocc1ipa-ZiQnedi principi astratti e quindi esposta ai rischi di 1m'em.pirismo e di un fenomenologismo di..!· solvitore; piil legata all'esperienza sensibile e q1lindi pi14 disposta a chi1tdersi in essa; pi1i aderente alla tecnica e al lavoro e quindi meno difesa dalle tenta· ziont di 11n attivistico utilitarismo; meno riservata nei confronti delta vita comunitaria e incli,ie quindi alla facile s11,perficialità e al livello delle mode e delle masse. Ma contro qi,esti pericoli e que-,ti rischi sta il dato estremamente' positivo di ima c11lt11rache ha per oggetto l'11omo e nell'1,omo gli uomini tutti, non il solitario piacere dell'i11telligenza ma una conwnio- 11epiai operosa, 11n'i11serzionepiù attiva 110Ua-,acietà. Largamente Sli,8Cettibile quindi di riflllire nell'alveo della grande tradizione cristiana, d'illuminarsi alla foce, di accendersi al calore dell'idea cristiana. Di una cultura cl1e mai forse é stata tanto vicina al suo significato e al -,uo valore viìt essen::iale, piil rmiver– salc, pi1i attuale; che mai forse ha avrllo co.sì_ dovi· zio.se possibilità di riconoscersi nella sua individuale libertà e di esaltarsi come forza e strumento di libe• razi!:me, come artefice quindi di una libertà intesa in sen-,o più 1:asto e corale: quell.a per cui f'{EOmosente in tutti gli altri 11omi11i se stesso ed «ma in tutti gli altri uomini l'immagine di Dio che l'ha creato. Come credo nella. s11periorità e nella perennità del• la tradizione umanistica, cosi ritengo che questa s11• periorità e questa perou1itl1 non abbiano ragio-ni s1tj. Jicienti per erigersi a mito, ma siano ltlttora 1tn fatto, che agiscano ciot più di quanto non si creda da-ltin• terno di quella che troppo genericamente -,iamo so• liti chiamare la civiltà mecca11ica. E credo d'altra parte che 11ella cosidettci civiltà della tec111ca, e 11elle s,w ansiose componenti sociali, agiscano vigorosa• niente forze n1t0ve, spontanee, spiritualmente positi•. ve, dalle quali proprio aUa tra.dizione umaJ1istica può venire un aiuto a superare In fr(lttiira religiosa, ri 1·idimen-,io110re il mondo laico, « ritr0t1arc infine col suo vero volto ttna più pro/ot1d(I 1mitit di spirito e di inte,iti. '.\IARIO MARCAZZAN salmente anche l cristiani pos- 1 sono difendere. dunQue. Quei– la libertà: a patto. però, di non dimenticare mai che si tratta di me7.zo e non di !lne. Per il cristiano. infatti. il com– pito non è tanto Quello di lm• pedlre U male (è possibile lm• pedlre Il male? non slamo inestricabilmente avviluppati in un contesto di mali?) Quan– to piuttosto Quello di stru• mentaliuarlo. di renderlo, manzoniana.mente. utile per una vita meKllorc. li male re• so mezzo necessario di bene: e la Croce è fiJ?ura. meglio. è realtà viva ed esatta di QUCsta'L-------------------------------------' B1bl1otecaGino Bianco • nella realtà storica Georges Bernanos completa, ma non esclude il Baude– laire: Paul Claudel completa, ma non esclude il Rimbaud * DT ERNES11'0 B-'LIDUCCIC Carlo Allanello. Il rom3nzlere di •L'alfiere», e Il mago deluso• e e Maria e I fratelli•; fra Nazareno Fabbrett1, direttore della rivista • li gallo• e autare di • Ne11uno •• tradotto In questi giorni in America; Giancarlo Vl- 1orelll, che ha conseg-n:ito a Vallecchl un a:agg-lo di attunlltà politica LA PAURA: cora~~io,. parliamon * dl CAlll,0 Al,IANEJ,l,fJ II prete grasso e Il prete magro !acevan dl sl col capo, un signore In grigio ammiccò composto, e la voce dell'oratore sall d'uno scatto sempre sulla me– desima nota. Nella sala liberty di Villa Igiea cento persone e più si beavano di quella voce, ognuno a suo modo. Comodi sulle sedie 1 rillesslvi e I placidi o ballon• zolandocl su glt impulsivi e i frenetici. Frizzavano ~~~sda'~1\~t 1 ~r~foife~ri 1 :t~~r\1, 1 ~~r!~~ht~~?a1tr~ parola pesante: paura. Ma quella cadde giù e non fu Intesa. Nell'aria c'era ancora il sentore d'uno scontro tra moralismo ·e morale, anzi tra moralftà C1•onaea dal lo99ione baW~~. 0 ·Jes~~; 0 ore~rr~o~i~t\~v~~ ~s~v~~ 0 a~b~ combattuto per me, per noi, cattolici scrittori, di quelli spiccioli che scrivono romanzi, novelle, ma– gari sui giornali. che scrivono soggetti per il cinema• togra!o. Noi praticoni ohe. facciamo Il mestiere dl scrivere, e I puti e I croclani non vogliono. I congressisti gongolavano, preti e laici; ma eran !llosofl. critici, storlcl, teologhi, beati di teorizzare. Voci discordi In concordia trapassavano l'aria del salone e quell'aria, quelle pareti. dove c'erano aflre• scate tante belle donnine In libertà tra gigli nln!ee e papaveri, trasudavano teorie, erano roba loro, terra cognlta, dove tutto era vero e dipinto * 'di LUIGI DE SllllOl\1E Gli eruditi e f professori eran venuti a. Palermo avendo neUe tasche prodigi di veri– tà dottrinali, nt sulle prime - forie percht con /orta.ti dalla atmosfera di ul/iclalitò. a rlm– bOUoda cui prende avvio ogni congresso che si rbpetti - hanno incontrato diflìcoltà a far credere che tutto sarebbe JinUo li. Che noia/ Ma. pale– semente se ne beavano alcuni congressisti. Far nomi? Sareb– be sciocco. Anche ptrcht tn molti di noi ptU che il Ja.stl• dio albergava lo stupore: di udire i morti e, insieme, di provare cosi Intenso il mal di Sicilia, un adorabile (turisti– co? J aprirsi nell'anima. Il te– ma del dibattiti (llbertd e cultura. cuUura e libertà) po. reva fatto apposta per Indu– giare in concetti gallonati (il Dio trascendente e il Dio im– manente, o7i esempio) o per mettersi la coscienza.a poito con l'aneddotica (il primo de– creto restrittivo della libera cuU-ura fu quello con cui Giuliano l'Apostata tolse al maestri cristiani il diritto di tener cattedra). eccetera. Re– verenda dottrina e santissime lntenzloni. Ma che l'fnt.eUI• ghenzia cattolica sia codesta, andiamo, non lo crederebbero neanche te sale di Villa lgiea pur cosi dolcemente popolate di Jtgure Libert11! E la prova non s·t fatta aspettare. Interviene VlgoreL– li, indignato qua e là, applau– dito 111 sala e denigrato a ta• vola; Interviene Balducci dal– le grandi mani (lddio creace nella Stona - La. Storia del mondo t storia di ·Dio - An– che Il peccato t doria aacra; e chi non tntende Il suo pen– siero lenti pure di gettare ombr.a iulla sua.coscienza di prete: Don Primo Mauolarl, tremante ed Ispira.lo parroco, icapràras.tlcùrarlo e rlapedlrlo a caia con l'anima. pulita); Interviene Gozzlni percht nOi non s'abbia paura delle paro– le anche quand'esie, per av– ventura, dicano di « matena– lbmo crl!tlano •; lntervengo- 110 altri di cui ml ,!fugge U nome a suggerire in e:rtremis un concreto eiame del testi su cui a't andata formando la cuUura moderna o, .talvognu– no, a ricordarci che oltre al– l'Idea di libertà e!fate anche la llbertd spicciola degli atti pubblici e Individuali. L'aria si riscalda. L'acqua si muove dal /onrfo. E qualcuno, come 1n procinto d'annegare, !'ag– grappa all'ultima. ri.tOr$adelle definizioni all'orecchio. « Let– terati teosofi• sarebbero, per codesto qualcuno, molti del giovani (laici e chierici) In• tervenutt nella dbcuaalone. Il poeta Betocchl non a torto ma inutilmente butta acqua aul Juoco.Quaildo Don Primo Mauolarl termina il suo ra– dioso parlare di parroco di campagna, c't qualcosa nel cuore che somiglia una libe– razione, nt c't da stupirsi ie Il qualcosa prende la via degli occhi soao specie di lacrima. Altro che cateche8l domeni– cali e patri.rtlca a buon mer– cato/ E' l'uomo che ha par– lato de homlne, percht sareb– be troppo comodo Intenderti direttamente con Dio, percht se il credente t (come t) un benestante intellettuale ha Il dovere di esaltare e donare al non credente, a qual.!tasi c<>– sto, questa sua interiore liber– td-che-non-opprime. La mano di Don Primo trema di umil– tà e di collera. Scusatemi ma una cronaca dal lo~glone non poteva e.t– sere diversa. E poi: devo an– co,a masticare quel che ho udito. La dl9estfone comincia per tutti al momento di ri– mettersi nel meitiere di scrit- ~;~ ~~r:i~ s"~~!z~:•~a: 11 !iat~ tale da aflrettare i tempi. Dietro il tavolo della prcsldem.a cl avevano messo un gran drappo verde che occupava metà della pa– rete. Forse là dietro ci avevano nascosta una figura scandalosa. forse Il pittore cl aveva dipinto una don• na nuda 1 Immota e con gli occhi chiusi che pareva dormisse, ma non placida. anzi d"un suo dormiveglia agitato, o solo si difendesse cosi, fingendo Il sonno. Forse quella era la paura di cui parlò Betocchi, ma nessuno la vedeva perehè l'avevano nascosta. Invece è proprio di quella donnina celata. di quel• la paura, voglio dire, che si doveva parlare, che è tutta di chi fa e non di chi teorl1.za . Paura di veder– sela col Cielo prima e con gli uomlnl poi, paura di sè e paura degli altri. Perché noi, scrittori cattoHcl, . slamo d'un genere speciale. Agli altri basta di tentar l'arte e di toccar la poesia, giunga dove pu,ò glun• gere, ma a noi sta a cuore la parabola del talento che ci !u dato e che deve fruttificare. Però c'è gente la quale dice che è proibito, gente che parla d'arte pura. obiettiva o che so lo, e se la lascia poi caricare di questioni sociali. politiche, etiche, economiche e via dicendo; ma non da noi. Alle ragioni nostre non si dà Il via. Bisogna non essere cattolici, o al• meno non cattolici Italiani, pcrchè a noi Il Cristo non ce lo perdona nessuno, neanche i praticanti. Gli Inglesi, I francesi. gli americani magarl; ma Il cat1ollco Italiano che pretende scriver da cattolico è goffo. Gli manca quel certo che, che sarebbe la !ragran;o.a forestiera, l'eresia In bilico, spunta e non spunta, l'animo calvinista che !a tanto Port-Royal. Qui nasce la prima tentazione che t'a!!atina: che tu rinneghi te stesso per piacere agli altrl, che tu t'aceoncl a non esser più tu. disonestamente, ma che vada cercando la voga, la moda, la risonanza, che con le tue mani ti leghi e t'imbavagli per soggla• cere alla shma di Tizio o di Calo. Ma tu vuol essere libero onestamente, più che da servitù, da vanità. Sappiamo bene che, se sfuggiremo alte rubriche, alle caselle. se non corriamo a un certo indirizzo, se i~noriamo un tal movimento, se non adiremo compunti a un'autorevole lezione. non ce ne saranno grati I maestri e gli Incasellatori. Per essere In pace con noi stessi non piaceremo al critico, !orse. O !orse si, ma più spesso no. Questo però l'abbiamo messo In conto tra le perdite sicure di cui speriamo rifarci altrimenti: ma la paura vera è un'altra. A volte, nello scrivere, a certi spro!ondl dove cl aZ7.ardiamo di scrutare e tentare la materia umana tutta scoperta, Il cuore cl trema e cl si domanda cosa dobbiamo (are. O sbrigarcela con l'oscenità or– mal retorica del balbettamenti d'un pslcanalismo di seconda mano o Inorriditi torcere il viso e piantar 11 ogni cosa. velando. chè altri non abbia ad inorridir di noi e. peggiù. con noi. Gli altri: coloro di cui por. tlamo Il peso con la Croce, perché s'alfldano a nol e di cui cl sarà chiesto conto. Paura dunque: della sprcgiudlcatez;,.a che cl in• chini al male. della vanità che cJ leghi al successo. Angoscia di restar servi della parte più pesante di noi come uomini e della parte più leggera di chi cl giudicherà come scrittori. Non è questione di stile, d'aderenza a1 tempi e alle mode. -di costume, è questione di restar liberi o no; giacchè da questa paura appunto nasce la no– stra libertà. CAltLO ALIANELLO Primo Mauolarl LUIGI de' SIMONE ,~-----------------~

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