Fiera Letteraria - Anno X - n. 40 - 2 ottobre 1955

Pag. 4 '·A FIERA LETTERARIA Domenica 2 ottobre I955 UN EDITORE FONDATO SU CRITERI PRECISAMENTE SPIRITUALI IlsognodiAttilio * dl ()TTO:\"E ROSAI li tempo eroico dell'unico torchio a pedale non era gran che lontano quando ebbi la ventura di co– noscere Attillo Vallccchl. Su quel torchio che assieme a pochi altri arnesi rudimentali costituiva tutta l'at• trezzatura di una stamperia che avrebbe avuto sto• ria e destino nella cultura Italiana di mezzo secolo, Attillo Vallecchi rubando al sonno l'ore della fatica scavalcò nelle cascagg.lnl del dormiveglia operoso Il confine del sogno e della realtà. Dal gusto poetico del fantasticare procede la grande espansione che que– st'uomo .singolare, positivo e sognatore, seppe lmpri• mere alle proprie idee che rivolgeva e accarezzava soddisfatto anticipando a sé 6tesso in compiuti ela– bora ti disegni la gioia della loro realizzazione. Pecu– liari del suo carattere furono l'ottimismo e la fiducia. Senza credere negli altri sarebbe stato vAno pen sare ad opere troppo vaste per un uomo so10 e la iede fu la virtù necessaria al suo sogno. Come tutti I costruttori Attilio Vallecchl amava i giovani che so– no il simbolo della continuità delle opere e volentieri si accompagnava con loro e con loro si conildava co– me appunto fece con me, comunicandomi I suoi pos– sibili-Impossibili progetti. La sera andavo a prenderlo In tipografia e passo passo camminando al suo fian– co l'accompagnavo a casa dove tornava per la cena e per un breve riposo essendo egli consueto riprendere dopocena li lavoro sino a notte Inoltrata. Per Borgo la Croce a quell'ora aUollatisslma chino su di lui per meglio. accogliere le sue parole e compensare la di• versltà delle stature, una eccedente e l'altra un po' al di sotto della media. ascoltavo attentissimamente il suo dire incurante del frastuono e dell'intensissi– mo traifico di pedoni, ciclisti, barrocci e carrozze da cui mi sentivo perfettamente assente e isolato. Avere lo giovinetto le conllden7,e di un uomo che tanto sti– mavo da chiamarlo e Babbo>, e non si può capire quanto fosse alto questo onore se non si capisce quale venerazione abbia nutrito In ogni tempo per mio pa– dre e per la sua santa memoria, era un fatto che ml emplva di orgoglio sino a !ar,mi trasecolare. Borgo La Croce. F.' dl là che cominciava Il nostro 6erotlno Itinerario. Mi basta pensarci per rivedere In un dise– gno di gusto un po' fotografico (vecchia fotografia d'altri tempi) la ~trada stretta e afJollata con le sue botteghe egualmente -anguste e zeppe, di mercanzie che accendono al cader della sera Il gaz e l'acetilene. Poi l'ometto con la lunga scala In spalla e la canna con lo stoppino, addetto ai !anali dell'illuminazionP. pubblica. Uno dei nostri Jmmancablll incontri, anche lui un portatore di luce. Infine Vallecchi che mi par– la dei suol progetti ed io con lul, che talmente preso dalla sua Idea di diventare editore, riusciva parlan• domene a trasmettere <in me la foga dei suoi desideri e ambizioni sino a far nascere nella mia fantasia di ragazzo meravigliosi e funzionali edifici, luminosi pa– dlglloni e innumeri macchine le più moderne, stntt• ture dai complessi congegni dotate di fantastiche ca– pacltà. Da queste uscivano lntermlnablll ordinate !I– le di libri, stampati e legati, H tutto governato da un esatto automatismo. A questa colossale attività pre– siedevano un numero strabiliante di operai e di im• piegati in assiduo Incessante moto, per lnnghe teo• 11iedi sale, J:unzlonando ognuno come un ben diretto automa. Era la casa Editrice. il sogno umanistico di Attilio Vallecchl. Operaio che da sé si era !atta la sua cultura aveva fame di libri. Libri da far scri– vere, libri da stampare. da far leggere, da vendere ·e da donare. Anche da donare perché quella di do• nare libri era una delle sue nobilissime passioni. Nei figli Enrico e Piero Intravedeva Il motore per– petuo della gran macchina. I figli e poi i figli del figli. Il sogno continuava per una successione indefinita di cervelll e di ordl• gnl In ampliate prospettive; la famiglia, gli amici In– tellettuali. J suoi amici operai. libri zeppi di idee af– francatrici. Un domani migliore per uomini migliori. I due suol !!gli, vi ebbero tanta parte che l'econo– mia di questo breve discorso non ha da soffrire per poco che posso aver detto di Enrico e Plerd che In troppo mt1tate condizioni continuano avendola anche accresciuta. l'opera ,paterna. Se Attilio Vallecchl ebbe favorevole Il tempo (qua– si in attesa di UOMINI) di un mondo Instabile che rapido si trasforma spetta a loro discernere le vall• de occasioni. OTTONE ROSAI ,, Attilio Vallccchi con Paplni e Sotrici a Bulciano, in una ,•ecchla foto Enrico Valecchi con lo 1crittore Piero Bargelllnl Cisi scrive di tanto in tanto * cli G. Il. Al\"GIOLl!TTI Appartengo a una e specie> letteraria. ohe sognava di collaborare alla Ronda o. di essere stam.pata da Val.lecchi. Per la Ronda, l'invito di CardareUi giunse troppo tardi, q1mndo la rivi.sta stava per finire. Ma Vallecchi mi stampò. Ho gi(i r<1ccontato in q11almodo l'indimenticabile Attilio un giorno mi chiese 1m libro, assicurandomi che .,:eanche non ne aves;e vendida una copia non gliene .,:arebbe importato nulla. Poi, divenni amico di Enrico e di Piero. Ma piiì di /re• q1wnte vedevo e vedo Enrico; e se non ci si incontra, di tanto in tanto ci si scrive 1tna lettera, lui per rim– proverarmi la mia pigri.eia nel consegnargli tm ma• noscritto promesso, 10 per in\Jentare le pi1l pietoso scuse e riconfermargli il mio attaccamento. Neppure Enrico pretende da me opere di e sic1tra vendita>. Mi conosce bene, e sopporta in.· anticipo ogni even– tuale disastro. Ho anzi il rimorso di avoryli dato ,mu specie di romanzo su,l qttale non 1tscì una sola riya di recensione e che, credo, gU è rimasto quasi tutto in magazzino. Non me lo rinfaccia mai; e poicht iL solo che potrebbe ramment.armi quel libro è proprio lui, e invece cosi discretamente ne tace, ho finito per dime11ticare io stesso di averlo scritto. Al contrario, di 1m aUro volume che ebbe 1m esito ctbbastanza fe– lice, d miracolosamente si esami quindici anni fa in. pochi metd~non volle mai fare ima ristampa, e anzi lo tolse addirittura dal catalogo. (Non è·una velata ritorsione. caro Enrico, è per mostrare il tuo clisinte• resse, insieme con la tiui.indipendenza di qusto. Poco abile amministratore delle cose mie:, ho cam• biato parecchi 6ditori. Non mi lagno di ,iessuno (sal– vo le inevitabili. irritazioni ']J(U!seggere), e posso dire d'esser diventato, di quasi tutli, buon amico. Ma essi non si adontermmo se aggi1mgo che l'amico al quale va la mia maggior dratitudine rim011e Enrico: per– cM - prima per "Volontà di suo padre, poi per volontà propria - mi permise di realizzare quel 3ogno gio– vanile. E ancora_oggi, quando, a malgrad-0 dell'età sempre più ava11zante, mi vengono tanti d1tbbi sulle mie possibilità letterarie, non posso fare a mono di <linni: e Però, dopo tutto, sono stato stampato da Vcùlecchi ... >. E cosl un poco mi rassicuro. G. B. ANGIOLETTI Nelsegno dellafedeità * di e.un.o no Di una vecchia amicizia è possibile !Issare una immagine, scegliere un episodio? Non è meglio pen– sare invece all'arco di una storia, all'equilibrio che' si è trovato naturalmente in tanti anni fra le due parti, fra i due responsabili dell'Incontro? Ora pensare al• l'editore Vallecchl slgni!lca, almeno per me, scaval– care un bei numero di giorni. rivedere l'immagine dell'editore attraverso la copertina del libri più carl, dei libri che per primi ci hanno parlato e commos– so, vuol dire anche toccare finalmente la riva sospi– rata e dare un volto concreto all'amicizia. Non posso quindi pensare al primo Incontro con Attilio Vallec– chi. alla soggezione di un giovane (di un ragazzo ancora) con un editore famoso e neppure riesco ad illuminare un Incontro, una serata. una gita, una par• tita con Enrico o con Piero. La Casa Editrice Val• lecchi è stata per molti uomini della mia generazio– ne qualcosa di più d! un luogo di incontri interessati. pubblici: Vallecchl Editore ha voluto - se non ml sbaglio - essere anzitutto un amico, l'am:co d::!gll scrittori che andavano, la sera del Frontespi,zio, nel– la sala del_ consiglio e partecipava alle ansie, alle rlbell!onl del giovani e cercava di comporle nel qua– dro della robusta tradizione degli scrittori arrivati. degli sctittorl anziani. Ma sono ancora Impressioni troppo personali e alla !lnc informi: c'è ben altro da dire, c'è da dire una sola cosa (e per noi letterati che cosa non significa). Vallecchi è stato l'editore della nuova letteratura Italiana, sono molti anni che Inse– gue questa ~mmagine della letteratura disinteressata, della letteratura che non subisce in pieno l'affronto dell'lndustrlallzz.azlone. Per questo non si può pen– sare al povero Attillo Vallecchl, al suol figli Enrico e Pl~ro che hanno rivendicato In pieno una tradizio– ne di quarant'anni, come a degli editori, bisogna per !orza mettere l'accento prima sul dato delJlamlclzla. Si potrebbe dire qualcosa di più, qualcosa di più bel– lo e più alto? Ml !iembra che la loro gloria stia pro- • prio qui. nel segno della fedeltà alla letteratura e nel segno della semplice umanità. CARLO 80 11.J38' uo~ VAI.JL' 1:CJCJDI * di f>IEllO DIGO!\"GL\lll Era la primavera del '38, e sulla via sassosa che portava salendo a Roveta, tra i coltivi dove già il ven~o trovavçi il suo nuovo colore, andavano tre gio• vani: Gatto, Parronchi ed io; ed era un .,:atire il limita.re stesso, oscttro ma fidente, di gioventiì. Par• lavano quei tre giovani delle cose Mila poe.,:ia con un incanto dialettico bellissimo; eppure era rin tem• po minacciato, ma era come se i;en11tiogn1mo di lon• tano - da Salerno, da Greve, da Pistoia - il momento di ritrovarsi segnasse in modo indelebile un punto d'incontro fatale; e l'osc11rodestino affrontato Ìlt comune avesse gid implicita una solm::ionealla mi– naccia incon:lùente. Era, se no,t erro, un credere alla lettcratur~ in modo totale, con ima facoltà d'inter• vento rec,proco e di dialogo tra gli uomini e le cose ostilj di 1ma dura E1iropa.: e Inquieto Apollo, siamo dest,! >. Erano i tempi, nè delt,si 11èallusivi, di < Cam• 'PO di Marte>,' ed io rivedo q11eitre giovani faticare sotto il sole pomeridiano o godersi il vento che quarto interloquiva non a/Jaticato tra di Toro a det°ergere il. sudore, i sorrisi o oli stessi scoppi d'ira polemica. Erano i tempi che la sera, .,:uimarmi del caffè, Gatto e Pratolini stendevano il bucato dello bozze, dell'im• 1moinato sugante di< Campo di Marte> dove ognuno correggeva le proprie colonne fianco a fianco con le altrui; e Vallecchi, l'odore degli 'inchiostri vallec• chiani, era l'odore stesso della gioventìi e delle tur– bate, ma non per questo men.o forti, speran:e. In tipografia, dove era lecito spo.droneggiare trà i neri flmti come il fornaio, penso, tra i pani appena 3/or– nati, ci aggiravamo con lo stesso animo col quale, sui com intorno a Firenze, vedevamo fiorire e sfiorire la primavera. F" 1m anno, un anno solo, ma indi• menticabile. Ricordino Enrico e Piero che cosa qssi sono per noi; percht sono certo che si rendono conto di che cosa noi siamo per essi. PIERO BIGONGIARl ·Biblioteca Gino Bianco Labellastagione dei suoilibri ... di GIUSEl'l'll DE llODllRTIS ' Conobbi Enrico Vallecchi nel '14, la primavera del '14, che aveva 12 anni e sito frateUo Piero 6. Suo padre Attilio giù aveva con e Lacerba > ristabilito i contatti con la letteratura contem.poranea. Fu il mio mmo felice e, forse, il. tem,po felice della nostra etti. Dopo subito, il precipizio d'una guerra (a ricordare, fin da aUom, che la felicitd non t di quaggiliJ. Ricomposte poi cùla meglio le ossa, dopo la prima g,~;~t:1,;:~r;te:t}~;nJf:o:: 1:~e:t~i¼ ~:bbftc::~ il Giornale di bordo di So/jici, ereditato dalla cVoce>, Un uomo !lnito di Papini: due libri diversamente fa• m) 0 r~i.d,!~a 8 ~ 1 :aiilfei~~11!;;r~i ~:t:;:;g1 :f~n~':. ~rtg,~~la~gJe~t~ ;:~:o b~~l;a;t~gi:!!; ~ti~~t!~it anche del tipografo Val.lecchi: edizioni perfette, sr,e, tra 'il ntstico e l'elegante; belli elzeviri chiari, da so- i'~':!i%~1 t:r:in e~::=~ :~:re 's~ia°st~~r~ Jf::. chi davvero in maiu.scole. Pesci rossi durò vent'anni giusti a e-"aurire la prima edizione (1920-40),e ora non si finisce di stam.pare che già si ristam.pa (ogni tempo arriva); i Viaggi nel tempo trovarono altro editore e altre ve.,:ti,senza g11adagnarci (ami!): e le sue limpide mu.1icali acque non corrono più sole nel oohmie Prologhi, viaggi e !avole di Mondadori; e l'Allegria, quant'altre edizioni e /or-me rinnovasse, t storia ormai mustre. Ma io penso sempre ali' Alle– gria di naufraghi edita da Attilio Valle<;chi:quc11a squadratura di libro ben larga, col bel sigillo ciroo• lare sidla quarta pagina della copertit1a (c'est lei que l'on prend le bàteauJ, l'emblema ungarettiano di allora; e il testo itcùiano, e le rare traduzioni fran• ce.,:i,cosi sensibili,· e la sorpresa di Perfections du noir, perfezioni tipografiche oltre che poetiche, e di Roman cinéma: tutto que.,:to,dico 11na si llinga traiet– toria, in un sol vohtme. Lo ricomporrà un giorno En• rico Vallecchi questo libro, identiro « quello, a cele– brare la nascita deUa poesia mo:· :nia itcù.iana1 An– che, a celebrare il gii.sto di tipografo del padre Atti• lio, che no,afii mai, come allora,cosl schivo o ~chietto, e cosi nouamente classico. lo - questa t cosa privata, e lui lo sa, ora - a quest'editore e amico ho voluto bene, per q1,anti anni son po.uati da. quella lontana .primavera del '14 a Fiesole, 'VersoBor9'11ntO - l'Italia felice, e .chi e ti,tto il popolo era cai;aliere> (anche quello dei letterati e dei poeti). Non gli h-0 dato vera• mente che lln libro, e oi ho messo trent'anni: segno che ci ho pensato su, se pttre non ho evitato di dargli un crostino. . Caro Enrico e caro Piero, o non t>i pare che la cre– .,:centefortima della vostra Casa sia i/. premio anche di ciò ch'ebbe a sof/rire il babbo Attilio negli 11ltimi suoi giorni1 E' proprio così, credetemi. La vostra for– za nasce di li. GUSEPPE de ROBERTIS, Unprestigio fatto di sobrietà * di MAlllO LUZI Per quanti cambiamenti abbia potuto subire nel co?1Sodegli ultimi decenni, il quadro della nostra ~~t~r~r:: tr:1=~1.aC~eit~~~~~~a1~~1\: 1 i 0 ~~=l;e quanto dif!lclle a definire, era particolarmente pre– stigioso al nostrri giovani annl; avevano contribuito ~o1f1~ 11 d~rlg~p:n~~aà\ 0 :11a~~~lr;e d~i !~i'.' ~~ Ungaretti. di Cardarelli, di Rosai, degli scrittoti della generazione posteriore come Lisi. Bartolini, Betocchl, de&!i storici, dei !iloso!I più Interessanti Italiani e stranieri, sia le rrlvlste e il modo sommarlo e pur chiaro e convinto di stamparle e metterle poi In girQ; come se non vi fosse luogo a complaclmentl e lm• bonlmentl edltoriali mentre c'era da tenere li passo con una cultura e In !Ieri> di cui il lavoro dell'edl• tare era un utile e quasi conforme strumento. Il prestigio veniva appunto dall'essere Vallecchl Il con– trario di un editore giubilare, cioè un tramite vivo e provvisorio di comunicazione per una cultura In movimento a cui appunto pare importante di phì camminare che sedersi sul trono. Era un prestigio fatto di sobrietà e di sostanza, Naturalmente ad acquistarlo e a mantenerlo avevano concorso una serie di circostanze favorevoli; ma la fede di Attillo VAl!ecchl nella cultura del suo tempo, dalla quale aveva tratto origine come editore, era stato un !at– tore essenziale; codesta fortunata fiducia gli aveva Insegnato che, a meno di rklursl a un qualsiasi edi– tore industriale, avrebbe dovuto cercare contlnua- ~e~t:C neu~;eI~~!n~~~nn°aise~odlu~m:r,~o 1;~~~~~ Fin da giovane ebbe questa convinzione e questa :~~~n;~f!s\r~~~~I~ ~~~\~~li: t~~m~~! 1 ~n~~~ ~r11g~: che per quanto abbiano avuto In sorte di governare l'Impresa ln tempi meno propizi e meno chiari, per quanto lascino trasparire nel loro lavoro gli sban– damenti e le Involuzioni del tempo e certe loro per– sonali Indulgenze e divagaz..ioni, non le hanno certo dimenticate. A volte è dato risentire ln loro e Intorno a loro la tensione che prima era costante nell'arilblcnte vallecchlano a captare. a stimolare, a o!frlre e a cercare la collaborazione e direi la connivenza per un coraggioso lavoro comune. Auguro a Enrico e a Piero di poter risolutamente riprlsùlnare e ravvivare I tratti ferml e arditi della loro lnse)?na l!'lotioi::". MARIO LUZI L'insegna della speranza * di LEONETTO LEONI * In questi ultJ.ml tempi ml è oaplt.e.to di Javoron con En• rlco e Piero Vallecchl. Per me– rito Joro mJ sono rlconctlla.to con la tlgura dei padroni !Ott• se perché essi non si compor– tano come tali con I loro di• pendenU. sono padroni ,iù de– gli altri editori ma alla ma.– mera antica, di qua.ndo le uiende si chiamavano case an. che perché vi si respirava aria d! ranrlglla. Non credo dl es.se.re Indi– screto se, in questa sede, par. lo delle loro qualità e dei loro dlfet.td . I fratelli Valleochl han• no ereditato alcune qualità da.I loro padre, che era un uomo intelHgente e generoso. Ma han– no rat.to dlventiare, In breve tempo, questa eredità una loro qualità persona!e che li distin• gue dagUaltri editori e, ormai, anche da Attilio VallecchJ: comportandosi In modo da su– scita.re Ja confidenza di chi ha bisogno di loro o di chi deve aiutarli net lavoro editoriale. Essi sanno che non M fanno buoni a1ra.r1. a muso duro: neanche con i creditori lnsol• venti. Figuriamoci con I poeti. Non è un buon editore colui che si crede ptù Importante di :w~tere ~~ 1 ~~~rf~: tento. Perciò ascoltano 11 pros– simo lncoraggia.ndolo a dire tutto quello che pensa, e a chie– dere tutto quello che vuole per accontentarlo nel trugHormodo possibile; e :,er riconoscere, ap– pena l'ospite è uscito dalla lo– ro stanza, la sua parte di tor– to e di raglOne. Da questo ri– pensamento nasce In loro la certezza che qualuque uomo onesto è un loro collaboratore. Per questo «vogliono bene a tutti > come dicono I loro veri e.miei, con orgoglio, e i Joro fa!Si amici con una punta dt malignità. La generosità che, quando di. scende dall'intelletto e da.Icuo– re nello stesso t.em ,o, è una qualità, può diventare un di• retto, per un editore, quando è una manifestazione di pietà. Questo, .secondome, è l'errore in cui cadonb talvolta I fra– telli Va:llecch.l:fanno bene ad ascoltare tutti, perché tutti si~ mo la società cui I libri devo– no servire, ma sbagliano qua.n• do cerea.no di salva.re un ami• co o l'a.mico di un loro a.ml • oo dallo soon!orto o dalla mi• seria pubbllca.ndogU un Hbro mediocre; o quando s\.Qmpano un libro scritto da un giova– ne, dove brilla soltanto qual• che raggio di Intelligenza ri• fles.,a, percM l'autore è un giovane e «non si sa mal ...•; o quando cerca.nogenerosamen. te di diffondere 1n collezioni popolari libri che ancora ap– part.engono -alla letteratura, Come si vede questi sono er– rori generosi, e non so se sia giusto rtnproverargllell, tanto tanto più che Enrico e Piero ne paga.no le conseguenze oon le Joro tasche. D'altra parte bisogna riconoscere che quali• tà ed errori di questo genere dimostrano la vl14lltà di una Ca.saEditrice. La speranza, con tutti t suol 1ncomttmfentl, è UI"IQ altra t.nsegna di Vallecchl. E' una oa.la.mitàche richiama da quaranta anni sortttort e ,oc-– ti a Firenze senza perdere la sua. cartoa originarla. I «saltd. vitali> dei settantenni, le « fe– ste d'amore• del clnciuantennl, , le «cronache• del Quarantenni, · sono le Immagini delle genera,. zionl successive che lavorano con vallecchl conservando In• tatti i caratteri della loro sta,. glone letteraria: testimonianza di una continuità che è frutto di confidenza. LEONETTO LEONI

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