Fiera Letteraria - Anno X - n. 40 - 2 ottobre 1955

Domenica 2 ouobre 1955 LA FIERA LETTERARIA Pag. 3 * G A JL JL JE JRI A DJEGILJI JED1I1CORJI IT A\ILIANI[ )f. j L'edito~ Attilio V;allecchl LA VICENDA E ITORIALE La vicenda edit.orialo di Attilio Vallec– clti, che incominciò a stam,>are nei primi anni del 1900, tl legata alla n1wua c11lt11- ra italiana che in q11el medesimo i11izio ~l _socolotrovò ooci diverae e acce,iti piiì ti.VI. E ra soltanto ,ma piccola bottega di li· pogra/o, q11ella in tria Nazionale a Fi– re,ize, dove un gior,io del 1903 ai Presc,t– tarono Giovanni Papini e Adolfo pc Ca– rolis chiedendo il preuentivo per la stcim– pa del Leonardo: la primu rivista italia– na sulla quale pose l'occhio il Pontefice Massimo della poesia francese, Pcull Vrr– lery, il c1li consentimento pic,io di. 1.ocl,; 1>er i giovani redattori t anche, forse, la v,rima testimonianza 11//icialc verso la rinnovata c,tltura italia,ia. Dopo il Leonardo il Regno di Papini e Corradini, ilr/ine, nel 1913, L.accrba di cui Attìlio Vallecchi fu stampMorc e edito• re. Ha inizio da allora l'altivit<'i dcll,, Ca•a che sotto la sigla Vallecchl Editore ha •tampato i libri pi1i famosi della no– stra letterat1tra: Giornale di Bordo di A. Sol!ici, Un uomo finito di G . Papini, L'In– cendiarlo di A. Pala:zc.schi, e altri anco– ra. Poi vem1e l a g1tG fra, ma subito dopo, nel 1918, in un prog:-amma ai lettori AW– lio Vallecchi diue di voler suscitare e ima delle forze 11iùvive e ardite a servizio del• l'ingegno it'lliano >. La 1,romcssa i) stata monte,mta; per c,li il eo,itrib11to delln Casa Vallecchi alla al/erm«:!ionc e alla di//1UJione della cultura italicma è un ca· pitolo non sopprimibile del tosto della no•tra storia letteraria. Dopo la gtterra. tra il 1919 e il 191?0, la Casa Valle<:ehi pubblicò in.sieme alle opere di Alvaro, Baldini, Cicognani ccc. tre libri hnme,isa– t116ntefamosi: L'Allegria del naufraghi di Ungaretti, I viaggi nel tempo di Car,ln• rctli, I pesci rossi di Ccochi. L'editore dei giovani, /1t chiamato Att,i– lio Vallecclti. E infatti tutti giovani erano, allora, i pii, famosi, ora, dei nostri scrit• tori; e a ognuno di loro Attilio Vallecchi chicdetia cosa avene portato, q1,ali /038(:J,. ro i s11oi progetti, le proposte; volcm es– sere ttn amico 7'Cr i s11oiautori e, consa– pevole della poten::a spirit11alo del libro, con loro co7laborava a forza di ansie, fa• tiche, rin11neie: i giov(lni furono la forza di Attilio Vallecchi, p1trcl1ò artisti e d'in• gcono gli erano amici. Dopo I.a Storia di Cristo di Pnpini, Il Merlo sulla forca di Giu!iotH e In Rivista U Frontespizio di Betocchi, Bargelliui e L.1dsi - il Frontespizio t forse la rivi8l't che ha concluso l'epoca delle riviste nella •toria della cultura italiana - si apritl'J. ,m nuovo periodo dell'attivil<ì della Casa Vallecchl Editore. Nuovi giovani, n11ot1i a11tori, n11oi11 speranze e nuove /or::e si affacciavano alle spalle della genera:io• ne precedente. Unti nuova achiera e dii/i• cile, non cordiale, ,ion coetanea, come la prima. Ma Attilio Vallecchi conti,iwò nel– la 8pcranzosa e arrisicata accoglienza di giova,ii e 1i ignoti che poi sono ri~ultati forze genuino della letteratura e dell'arte nostre. hltanto i figli Enrico e· Piero co– minciarono la loro attività accanto al pa• dre Attilio, amici c1llaloro volta dei niwvi autori. Un elenco lungo di nomi meritata– mtmte noti: Bigongiari, Bilenchi, Bo, An, giolotti,. B011santi, Gadda, Falqui, Luzi, l.andol/1, Pratolini, Pa1·ronchi, Santi, To• bino) e tanti altri che sono testimonian:.!!11 attuali della validiUt dell'arte e della cul– t1Craitaliana. Sono pa.,.,ati cinqttant'anni ma Vallec– chi t sempre l'editore dei giovani, l'edito– re dell'amicizia. come lo hanno chiamato (lnchs recentcm«nte proprio a sottolinea– re l'atmosfera di tanta cordialità che re- !"Ji:Cen~1;_ 8f~b~!:1 1 ~n~i 0~c~ !'jf~~r:ef n1:;;;~c;; a una tavolci coporta da u11a tovaglici bicinca, col 1>cn1e di campagna e il fiasco. del vino sopra t1cllc trattorie alle Cave di ltfaiano o alla Terrazza di Cale11zano, dove spesso con Enrico e con Pièro Val– lecchi si mcrngic,no bistecche e polli alla gratella. E forse intorno a quelle tavolat6 si discussero e si animarono le ,iuovc ,.;. viste di Vallecchi, Campo di Marte. L'ln• contro; /11rono s11scitati libri come La Slc– sità di Bilc:nchi, Cronache Famigliari di Pratolini, Le Novelle del ducato in fiam– me di Gadda, i libri di l.andolfi, di Angio– le!ti, etc. Abbiamo chiesto agli a,ttori di Vallcc- :hfe~tt1n1::~f!t.t:C; ;; ~ ;~1r,;::,:t ~L~trt1i1:. no posto l'(lccc11to s" quel 8ingofare (lC• oordo che li lega (Il loro oditore. Anche i giovanissimi, quelli che oggi han,io tron– t'anni sono amici di Vallccchi e anche f!.O con un certo reverenziale timore oorcano la soglia dello stabilimento nel q11ale sono stati .<itampatitanti dei libri sui q11a– li si sono formati, appena &entro si sen– tono a casa, respirano aria natit.'O. Pro– seguono anrhe loro la strada di interessi co11111ni e di medesimi intendimenti che ha costituito in Jnczzo .ecolo il segno di Vallccchl Editore, attrcwcr•o vicende an• che di/ fjciti. Ci, piace raccogliere qui alcune di quel– le t.estimo11frrnzc iriprotJ(idella forza clte ancora, /ortrmatamente, su.scita 11nchia• ro tntc11dimcnfo d'amore alfa cultura e di deuozio11eall'arte. ì\JAURO 1NNOCENTI L'editore dell'amicizia .* DI CARILO BETOCCHlC Il Viale del Mille, a Firenze, ha delle pan– chine rade, degli alberi frommtl: pre550 a poco davanti al cancello degli itabillm'!nt1 VallN:Chlc'è una cU quelle panchine. Quando enno meno stinte di oggi, venticinque anni fa, cl sedevo le sere d'estate, ero stanco. ave– vo lavorato tutto Il giorno: Il caldo asfissia• va, le mura mandavan riverbero, Vallecchl ua a due passi, ma ormai già fuori d·ora ed a me. poi, qu~sto non Importava. Preci• samente le mura di Vallecchl non m'impor• lavano; m'Importavano quel suol libri, come ' e11emplarlche ml spronavnno, ma come vlt3 m'lmportavan gli amici. I libri da fare ve• nivano tutti. si può dire, da quella riserva di e!tlcace amicizia, nutrlt.a d'lnterersl arti– stici e letterari che. fondamentalmente. ha CO!itltultoIl nucleo principale dell'innovazio– ne vallN:Chiana tra la nostra editoria. Il C"he, pkrlando di un clima fiorenllno. cosi vJvo dl polemiche sembrerebbe persino fuori di pro– posito: ma li fatto è che Ja base dell'ed1wria ,·allecchlana sta In questo semplice ritrova– to: un'Italia nuova e più vera, un'idea fon– damentale COmlllle,e un'azione schietta per riscaldarla. L'amicizia vallecchlana è un po' come quel– In socratica: si tonda sulla intelligenza viva degli Interlocutori. e sulle Idee che una colla• borazlone attiva finltce per riconoscere n1ll· de: islmpatla dell'Intendersi. quindi, anche quando gli Interessi sono diversi, ma In cor– rente che li suscita e Il anlmn è di quella buona. di sorgente. E come l'amicizia socratica, anche t1uella vallecchlann s'illumina e acquista gran par– te del suol caratteri dalla città dove vive: ma In quel modo universale per cm una simpatia per Firenze. sentita In un C<'rto modo, e per quello che F1~nze conta, come città ed lmmHlne dello spmto. diventa len– tamrntc. ma aua~I necec;~arlamt'ntr. un in– gresso nell'orbita di questo 5Qdalltio di prl· m' ordine, m Italia, fra editore ed autC1rl. senza di che nemmeno si spiegherebbe la fortuna letteraria della città che specie nel ,•entennlo prima della guerra ha ospitalo tanti e cosi svariati ingegni di prlm·ordme. Il suolo, l'aria di Firenze e perché no? Il saporito cenare In tnttorta con gli amici llraditlonale dell'arn1cizia vallecchianaJ, co– stituiscono un clima che perc10 non cessa d1 eSfere tutto Italiano; ciascuno a suo modo, ma evidentemente. come la Toscana• offre al buongustai di tutto U monda Il vino del ChiaQtl, cosi nascosto , per una lnbandlitlo– ne tutta dl\"ersa, le successive Iniziative di Vallecchl. Gianslro Ferrata, In una sua recente co:1- ferenzn tenuta n r~lrem:e sui movimenti di SOll\rln, di Letternturn, di çampo di Marte che, come si vede, trnnne Campo di Marte non sono nemmeno riviste vallecchlane, ha posto l'accento, con flnl..-slmomt.uito mora– le, sul fatto del clima di amicizia, un·am1c1- 2:iacreativa, stabilito tra gli scrittori da que– ste lnlziatlve: è questo seme dell'amfc1z\a mtelhgente. nata tra gli autori, e che aveva a\'uto e seguirà ad a\'ere Il nome del catfe delle Giubbe Rosse. cht' trovo Il suo editore: un editore che Intese Il clima anche prima delle opero!,IOfece suo. si trasfuse nella con– cezione del libro come una unità d'intesa, a~sunse I caratteri tlpop:raflcl che la rappre-· sentavano, ed è stata ed Infine è rimasta CC> me Il più ftcondo e caratteristico del molivl del Invoro vnllt>cchlano. Perciò ho lntllolato Il mio pezzo: • L'rdl• tNe dell'amlclzla •· In un·ora topica, ln una ora di ricerche di nuove Idee ed espressioni, scappò fuori dnl comune lavoro questa idei\ in atto ed effetti: singolarissima. Perché, tra l'altro, fArsl p:11 t'dltorl della cultura è una cosa. ma frir!'I gli editori di un fatto di In· tellltten:r:apratico. e crerit1va come quello eh~ ha fruttato all'Italia Il rmno\•amento della sua letteratura, è tutt'altra, e di ben altra portata. CAllLO Bl::TOCCIIJ Biblioteca G·no Bianco LACASA VALLECC Un semenzaio di talenti arditi * Quando dopo il 19/J co111i11- ciò a stam/,arc, non e,·a che toi ragazzo, fattosi a forza di fatiche, di ansie e di rinunzie * * VI furono e vi sono In Italia editori grandi e fa,no~J. Ma quel Vallecchl Edi– tore che da quasi quarant'anni appare sulle copertine di tanti volumi è qualco• sa tl,m~ 0 v W;~~1~ 1 ci~eJ~~da1f 1 ~9t~rlCo, mlnclò a stamp are volu mi col !IUO nome, non era che un raga1.zo di stamperia dive– nuto a poco a po co, a for-✓.a di fatiche. ansie e rinunzie. il proprietario di una ti– pografia che in seguito sarà una delle più Importanti della Toscana. Ma Attilio Vallecchl, nato con spirito generoso e avido di sapere, non si propose mal di essere un semplice fabbricante d: caria stampata ma concepl la tipografia e la Casa Editrice come qualcoga di pili vivo e alto di un'Impresa Industriale. Vol– le essere un amico per J suol autori, con– sapevole della potenza spirituale del libro. Egli pre!erl sempre pubblicare libri di autori Italiani, anche se poco noli, plu_tto– sto che libri st.ranleri celebri e fortunali che gli avrebbero dato maggior nome e m~:i~~o:1~!i:fi~t essenziale della 'sua Casa Editrice consisteva nell'accogliere ~~1/t~:f :rc;~~I~ r: ~r~ ~~!~} :~ et~ dimostrassero di possedere un minimo di Ingegno e (l'impegno. La Casa Editrice di Attillo Vallecchl. contir.udta e accresciuta dal figli. è stata per lunghi anni ed è ancora un semen1,alo di talenti nuovi e arditi tanto nella poesia e nella narrativa cqme nel pensiero e nel• la storia. Per queste ragioni e per alt.re che qui per delicatezza si tacciono, cl sembra eh<' Vallecchl Editore si distingua per I suoi compiti di rinnovatore. rivelatore e pro– pulsore del valori dello spirito \tallano. e che meriti perciò di essere additato alla ammk-a1,ione e alla gratitudine di tutti gl'lntcllettuall del nostro paese. GIOVANNI PAPINI Sotto il seguo della cara gioventù * di ALDO l'ALAZZESCHI L'a!11ici.::ia co,t Attilio Vallccchi nacquo ~~:;}a '!n~~f;"1~11f:~ 1c~ egJiV :J~~s/!~l ;i:,:~ nocchiale, e 11cP1mre percht verao la /in!J :;n!!~~ll~~~~t•i~u!,~e~ :~~t:::~,~~~ giooonUe, una •mania di rinnovamento talora eccessiva, es14berante di fronte a ,o; mondo che apparica malato di quietismo e di mediocriU,, animò ili q11eltempo 1111tc• chi di giovani, sopratt11tto di Firenze e di Milan6. L'eterna gioi;c,itfi che ai ri1&novt, 8empre e che non muore. ValleccM era l'·11omoadatto per ospi– tare quella forza e divcnir6 collaboratore. Quando la aerei si andava nel siw stabili• mento di via Nazionale, q11anto si dicevn, che sps3so richiedeva /re, noi 11nosguardo di consenso 1)6rpoter dire il reato, non provocava in liii st11pore, non erano le audacie che lo rpaue"tavano, paì-eva an=i che ,iulla gli paresse ecce3sivo o e3iib~– rante, abbastanza audace. Era 1101110 di coraggio e di azione, ama– -va il coraggio Bit tutte le cose. E fino alla fine dei s1wi gior,ii, seguendolo nelle tap- 1'6 ascensionali, Via Nazionale, Via Rica• soli, Viale dei Mille, •entitli che intorno a 11,i si m11ovcvat10i11veceche 1tna dozzina di operai cento, invece di cento alcune cenfowia, ma nulla era. cambiato ncUo spirito e nemmeno nei segni esteriori im– prontati a mode•tia e sobrietà. Afaaoo. la testa fissando interrogativa– mente: e Che cosa hai Jatto1 Ch6 co•a mi hai portato1 Che progetti hai1 Che co•u tni sei venuto a proporre1 >-.E se si trat– taoo. di un 3cmplice, amichevole saluto, aveva 1tnpiccolo so.-piro di rassegnazione. Lo spirito che informò la sua casa edi– trice vige 3emprc, il tra1>asso di una gene– razione e il,tempo non vi hanno recato il minimo tltrbamento, non ne hanno alte• rato il carattere. Qitando parlo di ttn mio libro con Enrico Va/lecchi dimentico la mia età, dimc11tico d, aver davanti un 1tomo,che 1mr eucndo ancora giova,ie, V u,i. padre di /amiglicr a capo di una grwsri azienda , nt più nb meno come 8110padre, nel lontano 191! fn Via Nazionale. Siamo d1,e ventc,:ni che discutono animatamen– te, con /id11eia e s_ooranza, i loro pi.ani e progetti, i loro diaconi, le loro a3pirazioni 7,er la vita t1mcnirc. ALDO PALAZZESCHI Collaborazione di idee e di intenti * di AllDE~GO SOt"FICI * Quel che per tanti secoli si è detto del NIio, che non se ne conoi.ceva la sorgente lo ~tre! dire dei miei rapporti con A1111iO Va lecchi, che non hanno avuto un prin– cipio certo. In verità un principio positivo :;i~ I ?,~;~~~:gios:c~r::~ ~~I ~l~ri:~ già da molti anni prima le sue relazioni con Paplnl, col quale io ero strettamente le– gato fin dall'Inizio del secolo e che spesso ml parlava di lui. facevan si che era come se, per un tale tramite appunto. cl fossi– mo conosciuti da sempre. E lo stesso può dirsi per le relazioni che si stabillron tra noi dopo quel nostro primo contatto da autore a stampatore; le quali si svolsero con la medesima lnSf'nslblle progressio– ne; tanto che, dalla pubblicazione, a suo rischio e pericolo, di l.acerba - Impresa fortunata - a quella di altre riviste e libri di PaplnJ e miei, alla fondazione della sua Casa Ed!Jrlce. nessuno di noi sapreb– be dire come un'impresa si sviluppasse dall'altra. nè come l'interesse reciproco nascesse dall'amlche\"ole, quasi. fraterna, collaborazione e viceversa. La verità è che, tanto codeste relazioni qlfanto code• ste Imprese, non eran fondate sul calcolo qualsiasi. ma soltanto sopra una comuni– tà d'Intenti, - su plani naturalmente dl• versi -. e !orse anche sopra una certa comunan7.a d'origirù e di temperamenti: erano Il prodotto spontaneo naturale di un incontro di uomini e di energie In un momento storico propizio. e tendenti all,t reallv.azlone di uno stesso Ideale civile, umano. e creativo di un nuovo spirito sto– ricamente necessario. Il fatto somigliava In un certo senso a quello artistico. il quale si produce quando un soggetto dellA. natura o della realtà vivente trova una facoltà geniale che lo fa suo e spontanea– mente l'Interpreta e gli da forma spiri• tualmentc superiore, durevole e feconda. E' perciò che tra tutte le Imprese e le azioni similari del nostro paese, nate per lo più dalla spe;culazlone commerciale, da qualche opportunità politica o d'altro ge– nere, o v!ventl del giuoco sur velluto delle fame fatte e redditizie. quella del Vallec-' chi e della sua Casa, fondata con criteri precisamente spirituali. Intesa alla cor– diale. speranzosa. ma anche arrislcata ac- coglle111.a di giovaoi. ARDENGO SOt"FlCJ Dal '' Fronte8pizio,, alla ,,(Jhimera,, * ,U ALESSAi~DllO PARllO~TCJll .. Da sin.: Il Sindaco di Firenze La Pira, Giovanni Spadollnl, Piero Vallecchl e Amerl10 Gomez Me la ricordo In un'aria d'Inverno, la prl• ma v,>lta che, col primi amici. Lud e Macrl, Al11egullodi Bo, di Betocchl e 11 Fallacara, che procedevano silenziosi, quasi con senso di clrcospe:r:lonee di mistero, varcai Il çan• cello della Casa Vallecchl. e ml trovai di li a poco seduto con altri Intorno a un enorme tavolo abbagliato di luce. Il resto della stau– za era m ombra. Ma li era tutto un caloN. La voce solennemente Irridente di Bargelli• nl entrò annunciando con lletezza 11comp!– mento del quarant'anni, e li raggiungimento, con quelli. di una calma e convinta maturi• là. Poi cl fu uno zittio e Bo prese a leggere uno del suoi saggi che sarebbe apparso sul e Frontespizio•• Dell'Infrenabile notte, mi pare. Già, perchè questo qualcosa che era ne!l'arla, era Il I Frontespizio•• ed ern dallr pagine di questa rivista che emanava tutto quel calore. La Casa Vallecchl era le mura. era una cOllasilenziosa e come assente. Da ultimo ml ritrovai accanto un signore balo– so. solido, sorridente, dal cranio lucido, che parlava, ma, più che parlare, dava l'avvio del parlare ai;II altri e con un medesimo cen– no di assenso ne concludeva I d!scortil. In Q.Uel islgnore c'era una gran forza, ma come essa arrivasse a noi, delicatamente e pure In• tensamente, non si R\'vert\va. Non erano passati due anni che, d'estale, In campagna, ml raggiunse la notizia che era nato e CamJ)Od i Mart e•· E anche nuda cruda com'era data. es. sa aveva il sapore di una notizia Incendiarla. Questa volta era di giorno che cl si dirigeva verso la Casa Val• lecchi. Gatto, a.utorllarlo e polemico, prece– deva. con In mano la scartottta delle bozze e dei dallll~rlttl, scoteva la testa. sconcer• tava per I suol bilanci. ammutoliva col rom– bo della sua polemica noi più riservati e tranqullll. Pratolini correggeva l'Impaginazio– ne del giornale, portava notizie esilaranti. Insieme uscivamo e più tai:<11, con Rosai, Lan– dolfl, Bo e Macrl, qualche volta Blgongla:-1 (Luzl allora era a Panna), andnvaroo a man– giare alle demolizioni, da Cesarino. che cre– do si ricordi ancora di questo gruppo di suol clienti. Ma 11cuore di quelle giornate era nel vasto stanzone a vetri della Tipografia Vallecchl, bollente come una serra, nero 11 caratteri Inchiostrati, con alle pareli paesag, gi primitivi sul tipo di quelli delle trattorie: di campagna. I tempi maturavano e portavano li frutta terribile della ~erra. • Campo di Marte•• stroncato al primo anno, rinasceva in quf'l• l'• Incontro• nel Q.Uale, In climi sempre meno propizi, sentimmo appuntarsi più viva la \'O- lontà di coesione. di lavoro in comune, che animava Attillo Vallecchl. Poi tutto si placo ai tnvoll di lavoro, nelle sale di riunione. Troppo fragore assordante, troppe urla arri– vavano da fuori. Dopoguerra. Quanti progetti di riviste, abortiti, valsi soltanto ad attizzare piccole gelosie, Inutili antagonismi. Quanti p~ grammi di lavoro In comune, ripiegati nel chlU50della propria stanza, quanti tt'nt.atlvl di nuovi e Incontri•· che non trovavano più la cordialità dell'antlco. E' significativo che Il progetto. per reallz:zarsl. dovesse riportarsi all'ombra della Casa Vallecchl, con Enrico e con Piero, mentre Enrico. I primi tempi, ba– dava a rammentare sempre a noi più giova– ni che non ~ra cosi giovane come sembrava; ma Invece a me taceva questo effetto, e n~ derlv1wa quel tono di • camaraderle » nel Q.uale le opinioni, i giudizi, ml veniva fatto di esprlmerll senza scrupolo, a cuor leggero. e dopo ml sentivo più tranqulllo. Quella fl• ducla rlna.sceva. Sotto tonna di un Centau• ro. di un Pe~aso. di una Medusa, o meglio d1 una •Chimera•· con un nome cl~ un po' antiquato, con una bandiera che voleva es.se– re un po' consunta. da portare sotto il sole del tempi nuovi. ALESSA~'OHO PAllllONCIII Via dei Mille 90 venticinque anni meno * Entrai dal mio editore con tre titoli scritti .Jtt wi foglietto di carta: ed erano « Cronaca fa:;' tniliare », « Cronache di poveri amanti» e «Cronaca napoletana» di \"ASCO PllATOL~I * Sono venticinque a1&ni che per un moti,, vo_ o per l'altro, laccio cupo al viale dei Mille; quelo nome e Vallccchi > sulla /ac• ciata, al fii là del cancello col numero 90, è •t~to nn/rescato tre volte, potrei volen– do ricordarmi le date. C'era Attilio, nellr, •ira vasta 8tanza al primo piano, con i e Giocatori di toppa> di Roaai e l'c Uomo dal fiore rosso> di Viani alle pareti: en.– tr<!to per vedere cotesti quadri, conobbi lui. Q,wsto nel '33·'3.+. GiU in tipografia c'era Egisto, il proto, che aveva impag;... n?to e Lacerba >; quando Gatto ed io gli s, passava il materiale dì e Can~po di Mar– te> scuoteoo la tc•ta, poi lo aorprende• vamo che diceva un gran be1te di noi alle nostre spalle. e Dei bravi figlioli, q1,estio• ne di tempo, verranno /11ori >. Era uguale ad Attilio: q1wsto indulgere al sentimen– tale, e considerare la tipografia, la Casa Editrice, gli autori i phì: opposti, come una sola grande famiglia. Per non buttargli le braccia al collo, gli avremmo messo ltiJ bombe sotto i piedi. Si era già al '37-'38. Venticinq11e anni sono tanti, e le co•a da raccontare, •e dam;ero /03sero memo– rabili, non mi mancherebbero. Comince– rei da quel ragazzo in pantaloni alla zua– va.che aeduto a "" tavolo di una trattoria. in via de' Saponai scrive una lettera al Viale dei Mille per chiedere so gli si con.– se,ite di inviare in lett11ra un manoacrit- • to, e firma Valerio Prato; fino al collo– quio (t'ieri con Enrico, a proposito del se– condo volmne di e Una storia italiana>. Ma attrav9Tso episodi anche divertenti, sarebbe 11nfarsi prendere dalla malin• conia. Uno comunque, credo sia da •alvare, percht segna come un secondo tempo di cotesti miei rapporti con Viale dei Mille, :ii~::~ :;,;!;"f~ir;~~r~~;rt:::~~:a':t tore da ,ma parte, e i lettori dall'altra. E' del '.+S·'.+6, in un momento diversamente dil/icUe e per Vallecchi e per me. lo avevo -incorpo tre libri e loro Vallecchi, proprio tn·quel momento, avevano ridotto la loro attività editoriale. Con cotesti tre titoli 8critti su un foglio: Cronaca familiare, Cronache di poveri amanti, Cronaca na– poletana, eran gion)i d'un inverno cm· del.e, andai b11s3andoa pi1ì porto: chiedevo ci,iquemila lire la 3ettimana e mi impo• gnavo, di sei mesi in aci mesi, a converti• re, nell'ordiNe, cotesti tre titoli in tre li– bri. Una dopo l'altra, le porte si richi1ue• ro, con parole gentili,tnon. dico, ma con trn rifiuto. Di ritorno, mi fermai da Val– lecchi, andavo a trovare l'amico non l'edi• tore. Ne u3Cii con la prima e settimana>. Egli mantenne l'impegno al cento per cen– to, io soltanto per due terzi, e n.01&dhneno con reciproca soddi&/azione, E ancora oggi q1«:1lcuno si meraviglia che tra Vallecchi e il sottoscritto non ci -,iano dei contratti a scadenza di cinque, dieci, q11indici anni, ma di libro in libro, e sulla parola-. Questo non significa che come autore a volto io no1&abbia da ar– rabbiarmi o protutore: sono gli incerti, anche spaventosi, opporli fortificanti, del• lo unioni cosiddette felici. VASCO PRATOLl'Nl "Siete due angioli ,,..• * di TO)DIASO LA..~DOLFI ' Mi sl chiede una testimonianza per i Vallecchi, e per di più sl vorrebbe che Il testo e non !osse laudativo>: come dirla! Non già che essi non abbiano molti di!et– taccl propri degli editori, e !orse qualcu– no di suo: Piero, per esempio, si ingegna di far gli occhi freddi quando si va per quattrini (quanto a riuscirci è altrd cosa) ; Enrico è capace di lasciare per due mesi senza risposta una lettera urgente (salvo, quando scrive lui, a soggiungere: guarda di non far come me e di rlspon• dere Immediatamente); e via di questo passo, chè ora non ho tempo di raccon– tare tutti I loro !asti e ne.tasti. Ma poi basta grattarli sotto la poppa manca ... Provate. per la più corta, a trovarvi a San Remo. ad esservi giocati anche i quattrini dell'albergo, anche quelli della latteria, non parliamo di quelli del treno, e a !anelar loro. al Vallccchl, una dispe– rata Invocazione sull'ala di un espresso. Ebbene, passate poche ore riceverete un prlmo telegramma che ve ne annuncia un secondo, Il quale Infatti arriverà in capo a un'altra mezz'ora; cioè non un se– condo telegram ..na, ma un bello e buono e sonante vaglia telegrafico a cavarvi di pena. Gli è ehe I Vallecchi avrarmo saputo riconoscere alle vostre !ollic una umana e amara glusttricazlone, senza adontarsl o lasciarsi Ingannare da quel tanto di man!anesco che vi fosse parso necessario Inserire tra le righe del vostro appello. Questo è solo un esempio, ma che dice molto se non tutto. E Insomma vol come rispondereste In un cao del genere se non come feci lo: a mia volta per telegram– ma? Dico che. art errato un mOOulo, lo scrissi brevemente e compendiosamente: e Siete due angloll >. TOl\lì\JASO LANOOLPI \ I

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