Fiera Letteraria - Anno X - n. 38 - 18 settembre 1955

D0111e:tic1 18 seucmbre 1955 LA FIERA LETTERARIA Pag. 3 JLA MOSTRA INTlERN AZION AJLlE JDEIL ClIN1EMA A. V.ENEZJIA * AL FILM "LA PAROLA~, IL LEONE D'OR Cari Theodor Dreyer, Il maestro della refia, che ha vinto Il Leone d'Oro LA PAROLA di Dreyer Raramente un !estJvaI cl ha oUerto una serie cosl ilunga dl !llm mediocri come questa XVI Mostra che sl è chiusa a Ve– nezia giorni fa. Neanche l'esame del !Hm premiati ci permette considerazioni otti– miste, intanto pcrchè si tratta di valori ~~~ti;~e~t~~n~~~è ti11 ~~~f!~t ~~ed!~;?:~ i !llm meno indegni son quelli rimasti In dlsparte. Salvo qùalche eccezione: la prima ,ri– guarda Jl Leone d'oro giustamente attri• bulto a Ordet (La Parola), l'ultimo !11.m di Cari Theodor Dreyer. E' inutile ricor• dare quanto H cinema debba a C. Th. Dre– yer, soprattutto per quella Paaaione di Giovanna d'Arco che resta tra le opere ph) slgnlricatlve del tempi del e muto>. Di recente Jl Diea frac ci aveva o!!crito una ricerca stilistica di largo respiro, ap– pesahtlta forse da faticose ricerche Ideo– logiche; con La Parola slamo forse sullo stesso livello (e con gli stessi scompensi), ma et sembra di poter dire che vi sia una compattezza maggiore, un"unità di Ispirazione e di linguaggio che giunge a risolvere anche gli squilibri In un respiro di distesa semplicità narrativa. L'argomento, tratto da un difficile e complesso dramma religioso di Kaj Munk. pone nientemeno che Il problema della Fede In Dio a!frontandolo da J)untl di vista disparati e spesso contrari: sia• mo In Danimarca, in un villaggio sper– duto fra 1 campi. La casa del vecchio Morten Borgen è fatta segno all'ammi– razione dl tutti, ma in realtà nella faml- ~~81n~~f!;!foql~a~~~~11: ~nl'~~~~:!~k moglie di Borgen é morta e ti vecchio è rimasto cosi scosso da quella perdita che si è rinchiuso In se stesso: non ha perso la fede, ma, inaridito e cupo, ha smesso di praticarla come gu altri. isolandosi In una religione un po' solitaria e personale. Dei suol figli, uno, Il primogenito, nono– Atante abbia una moglie brava e devota, non orcde più a niente; l'altro, Johannes. caduto malato dopo aver già Iniziato gli studi di teologia, ha finito per restar vit– tima di una maniaca esaltazione che gli fa credere di essere Il Cristo ritornato fra 1 vivi. Anders, U teno tiglio, è Il più tranquillo di tutti. ma si è Innamorato di Annc, la figlia del sarto del villaggio, un uomo legato al preceLtl e alle consuetudl• nl della religione ufficiale, e costui non vedendo di buon occhio la famiglia Bor– gen a causa di tutte quelle stranezze, si d~ot~\~~~~m~t 1 ~~n:::;\~bl~1:,,;"3i tede. e un pastore luterano legato, come Il sarto. solo ai canoni formali della sua religione. In questo ambiente, In questo clima percorso da litigi, contrasti. dissapori ac– cade un giorno un fatto molto doloroso: Inger. la nuora del veochlo Borgcn, la mogltc del tiglio che non crede In Dio, muore mettendo alla luce una creaturina ~là morta. Tutta la famiglia piomba nel– la più cupa disperazione nè possono con– solarla le parole di puro conforto umano pronunciate dal dottore e quelle di uffi– cioso conforto spirituale tcn'latc dal pa– store. Ma ceco che arriva Johannes: non è più pazzo. sa che la sua fede non è cosl forte da riuscire a muovere le montagne; se lo fosse, però, il miracolo certamente accadrebbe. Arriva una bimba: è la figlia dt Irngcr; un giorno Johannes le aveva detto: se la mamma muore, basta crede– re e pregare e Dio cc la restituirà, Adesso la bimba ricordò allo zio la promessa: !a presto. gli dice. Johannes 51 scuote: la tede di quella bimba rincuora la sua e a voce alta, avvicinandosi alla morta, pre– ga Dlo di dargli quella Parola che chiu– dendo In sè 1utta la for.t.a della fede sap– pia produrre il miracolo: In nome di Ges~ Cristo e per volontà df Dio ti ordino dt ab'.artl dice sul cadavere, e Ingcr torna In vita'. Un tema difficile, dunque, complicato per di più da quelle posizioni teologiche con cui Dreycr che è sempre stato In polemica con un certo calvinismo ufficia– le - cerca di Jmpoi,rc anche Ideologica– mente un suo ptmto di vista sul problemi di fede. avvicinandosi, sia 1>urealla lon• tana. a quel problemi dl Grazia e di Sai• ve1.za che sono propri del Cattolicesimo. Ma u n tema risolto con alta nobiltà di stile e un'Ispirazione non di rado felice– mente poclica. Certo li racconto è di una estrema staticità, il dialogo, specie In tut– ta la prima pane SO\'rabbonda a scopi quast esclusivamente didascalici (tocca chiarire e precisare ad una ad una tulle le singole posizioni !llosoflchc e umane dei personaggi l. v'è una certa Insistenza di elementi visivi ed argome'ltl c-hea Jun– ~o andare affatica e spesso sembra molto UI IU Lt::l,;c:l lontal)a da un sicuro buon gusto, ma i meriti non sono pochi e !orse, In definl– tl\"a, globallflente prevalgono sul difetti: anzitutto quel linguaggio con cu1 tutta la ,·1cenda è chiusa !ra le pareti grigie di una casa di campagna, solo animate da– gli abiti scuri del personaggi; quel loro muoversi Ieratico, quel loro comporsi In figurazioni solenni e armoniose negli sfondi. quel loro tendere ad una fissità di gesti che più che altro sembra esprimere solo movimenti lnterlorl dell'animo e non mal contTa/UI esterni; e poi quel pudore ~~~~~~nri~ !1nk~1f~~a~ d~~n~~~.t\fc~~ ~~gl~tt 1 tra\~r~fn~~~are~~o:::, 1 r:ci~<;;_ cosl concreta e forte polenta di concen– trazione drammatica che sembra visibil– mente esprimersi la sovrannaturale po– ten1.a della fede che !a I miracoli. Siamo Jontanl dal capolavoro e slamo lontani dall'irrlpetlbllc forza della Pauione di Giovann<, d'Arco, ma c'è tutta quella nl• tida lindura che mancava al Die3 /roe: quasi la lunga parabola di Dreyer sia riu– scita nel chiudersi a raggiungere il.Imeno una dote di cui mancava: la sempllcltà, * LA CICALA di Sarn&o11ov Con Il secondo premio, Invece. Il ptimo dei Leoni d'argento a La, Cicala, un film sovietico di Samsonov, slamo già di fron• te a materia ben più discutibile e dub– bia. L'argomento del film, tratto da un racconto di Cecov, Interamente si rifà al tempo degli Zar. Ma quanto deve es– sere ormai lontano Cecov dat suol con– cittadini proletari se Il film ha potuto 1radJrio a tal segno! L'argomento af– fronta le frivolezze. le leggerezze, le pic– cole cattiverie di una donna sventata e svenevole, Olga Ivanovna Dymova che. pur essendo sposala a un bravo e onesto medico, passa ti suo tempo con artisti :!~~r ~:ll~~w:11 ;~:: !• s~~ sua famiglia. Il marito, che l'ama molto, non le dice mal nulla e le lascia spcr,>e– rare tut11 i soldi di casa In continui pranzi e cene a tutto quel mondo di pseu– do-artisti affamali che ella coltiva: ol– tre a ciò perdona, pur soffrendo, I non pochi Lradlmcnl! ,che Ja donna continua– mente gli Infligge Innamorandosi ora di questo oril dt quell'arllsta. AUa fine una grave malattia che egli contrae nello esercizio della sua professione lo porta in poche ore alla tomba e la mQglle re– sta 11, inebetita. forse solo in quel mo- "* DI GJlANLUJlGJC JRONDJC mento capace di afferrare quale uomo ~rics~o sras:~iti eq~;r~:ict r~:t~~~o~~e consideratamente aveva consacrato la sua vita, Il suo tempo e li suo denaro. Ora voi immaginate tutto quC!itO In Ct'COv: quel personaggi. quei caratteri. quel fiorire silenzioso e segreto di dram– mi non enunciati ma avvertiti da mini– ml accenni o indicati da riferimenti ap– parend-mente estranei e lontani. Quella figura del marito, sopralluno: che vede, comprende, perdona, non perchl! debole e remlssivp, ma percM ha l'animo più grande dell'altra, ha I suol Ideali che vorrebbe far condividere dalla moglie, ha le sue aspirazioni In cui "lve e ln cui spera, pur sapendo sempre tacere. ti– rarsi in disparte e servire. E' su dl lul che passa IJ dramma, su dJ lui che pren– de significato e colore: gli altri la donna e i suoi amici sono sempre visti da lui. hanno facce e reazioni e senti– menti In quanto esplodono sul suo ani– mo. glielo scavano, glielo feriscono e at• traverso queste· ferite giungono poi fino a noi In una trasparente e tcnulssima atmosfera dolorosa tramata di tuttè quelle nostalgie, disperazioni e tragedie che sono li più mirabile tessuto connet– tivo del teatro e della letteratura ccço– vianl, Qul, Invece, In questo film ambi– zioso ed esteriore. tutto questo non c'è. Non c'l! - vale a dire il e modo d'esse• re> di quei personaggi, la loro misura nell'andare Insieme, Il significato del lo• ro scont_rarsl. Ci sono due fl,:ure 1>rin• clpali - Il marito e la moglie che non vanno ollre la macchietta e una mac– chietta, poi, dati I termini narrativi cui cl affidano, che, sfrondata da quel deli– cato Intreccio di rapporti segreti, diven– ta quanto di piµ convenzionale possa o!– lrlrcl lo schermo. Olga è solo una cl– vetta leggera e stolta, Dymov, Il marito, un poveraccio rassegnato scn1.a motivo al suo destino. Il dramma, cosi, non ti commuove mal, le sue principali figure non ti Interessano, I loro scnl'lment1 ti sl denunciano ad ogni passo come vuoti e auperficlall. OILre a tutto la regia - fraintendendo Cecov e credendo di esse– re cecovlana solo Imitando dal di fuori quella dolorosa e lenta cadenza narrati– va che è propria del grande scrlltorc - ha lasciato che tutta la vicenda roto– lasse via con una monotonia esasperan– te, non giustificata da nessun vero stato d'animo. * LE AMICHE di Antonion.i Altrettanto discutibile cl sembra Le a,nicho di Michelangelo Antonlonl, non ostante ti premio e molti Innegabili pre• gl di stile. 11 film. che è tratto con \ma certa libertà dal racconto 'l'ra do"ne aole compreso nel volume La bella c&tatc, dt r:esare Pavese, cl narra di Clelia. una ragazza che ha sempre vissuto col suo lavoro e che ora. divenuta direttrice di un atelier aHa moda, st é trasferita ·da Roma a Torino. E' sola, dl origini umili ma ormai dimenticate: l'ambiente che la nuova città le o!fre è quello tutto par– ticolare e un po' chiuso delle giovani si– gnore snob che rappresentano già una categoria a sè nel quadro dell'alta bor– ghesia. Sono donne di mondo, frivole, leggere. a volte Intelligenti. raramente oneste e morali. Una, Momlna, funzJona un po' da capogruppo: è !!teparata dal ma– rito, ha una bella casa, cambia un aman• te alla settimana ed è sempre pronta ad ~;g:n~.z:~ic~~-alii~~aft~~.a rro:ct~:~ t~~~ ragazzina pallida e romantica. triste e annotata: non ha ancora lncont-rato lo amore ma lo .aspetta con lmpazlen1.a. forse perché, dopo, spera di annoiarsi di meno. Poi c'è Nene che da un certo pun– to di vista è la migliore di tutte: è colta. onesta. Intelligente: scolpisce con molto gusto e ama molto suo malito Lorenzo che ,Invece, come pittore è molto meno geniale di quello che non sia la moglie come scultrice. Clelia diventa amica di queste donne In un momento dl!flcllc e drammatico: quello In cui Rosetta si è suicidata pcrchè, avendo finalmente tro– vato l'amore In Loren1.o, di fronte al !atto che l'altro è sposato ha perso ogni l!peranza di poter mal un giorno essere felice. Clclla con molta sollecitudine. do- ros~t~. 1in:~~~cs~r ~ 1 ::.f~~~aan ~f~~r~7. si e a rimettersi In piedi. Le altre ami– che, Invece, appena hanno scoperto Il motivo di quel tentato suicidio, con la frivola lndlfferen1,a che le dlstlngue si fanno In quatlro per fare lncon1rare Ro– setta con Lorcn7.o, E difattJ l"incontro ha luogo. Lorenzo, che è un fatuo, sente sol- •leticata la propria vanità all'idea che la ragazza abbia voluto uccidersi per lui e prende l'Iniziativa di riscaldarle nuova– mente Il cuore. In breve, nonostante la preoccupazione di Clelia che non vede finir bene quella storia, I due diventano amanti con Il complice favore delle al– tre amiche. E un giorno Nene se ne ac– corge: é una donna brava e generosa: conosce quanto Instabile e vile sia li ca– rattere dcJ marito: Il suo primo pensie– ro, cosi. non è per lei. ma per Rosetta il cui avvenire, come Clelia, non vede né sereno né sicuro. Parla a Roselta, per metterla In guardia su Lorenzo. ma Ro– setta, Ingenua, crede di po'terle garantire la solidità del loro amore. Nene, che ha avuto un Invito per andare in America ad esporre le sue sculture, accetta Il fat– to compiuto e decide di partire. Quando però Rosetta avverte Loren1.0 di quel colloquio, l'altro diventa una belva: la cosa che lo ferisce di più è il fatto che sua moglie e non lui sia stata invitata in America: di Rooetta non, gliene Im– porta niente, e neanche di Nene, ma non tollera che la moglie superi la sua fama d'artista. Cosi dice brutalmente a Ro– setta che tutto è finito e torna a casa: l'unico modo - egli sa - per impedire che la moglie diventi qualcosa più. di lui, Ma Rosetta si uccide. Allora Clelia che In fondo aveva previsto tutto esplo– de furiosa di fronte al frequentatori del– l'atelier, rinfaccia alle amiche la colpa di quella morte. Viene licenziata e per lei sarebbe un bene perché forse Jasce– rebbe quell'ambiente per seguire l'amo– re sincero che le offre un bravo giovane, ma è subito rlassunta e resta In quel clima e nella sua solitudine. Non possiamo non dafe atto ad Anto– nionl di essere riuscito a mettere In rille• vo atteggiamenti interni e stati d'animo con sobrio e quasi asciutto rigore ma se consideriamo Il racconto nel suo Insieme e, ponendoct alla dovuta distanza, guar– diamo tutti questi personaggi nell'Insie– me del loro gesti, nella cornice In cui vivono, alla luce delle parole che cl fan• no intendere, allora cl tocca rilevare una stentata linearità narrativa. un'osculità di temi, un fiorire fal'lcoso di lacune, una gratuita posl7Jone psicologica di molte situazioni. Le storie delle quattro donne non si equilibrano mal, 11 loro alte-mani è spesso frammentarlo e scade sovente nell'episodico. Clelia, c,he dovrebbe esse– re la figura principale, quella cui tutto ta capo e che tutto giudica pur essendo alla fine Incapace di uscir fuori lei stes– sa da quel clima, è narrativamente sa– crificata e I suoi rapporti con li giova– notto sono proposti alla nostra atten– zione con fugacità eccessiva. Lo stesso per Nene, che era un carattere da ar– monluarc con Il racconto In modo pllÌ disteso, sacrillcando magari tante scene pleonaslichc. E cosi il mondo· In cui vi– vono: critica d~ll'alta società? Ma no. anche se I tcrrhlnl sembrano severi e quasi rigidi, è solo caricatura, e una ca– rlcaLUra spesso anche gratuita. E poi que-1 linguaggio? Tutli. quando non di• cono bo11tadea da teatro boulevardier, fraseggiano neJ più letterario det modi guastando spesso con I loro florilegi la severità di un clima costruito dalla regia non di rado con Innegabile lngegno. Quel– l'ingegno stilistico che, comunque si giu– dichi Il Ulm, non può essere,dlsconosclu– to ad Anlonlonl e che qui. per l'auste– rità con cui si tifluta certe forme con– venr.lonall del linguaggio cinematografi– co e per Il rigore sempre fermissimo delle Immagini sembra arrivato a })061- z.lonl ormai decisamente mature. * AMICI PER LA PELLE di Franco Rossi Un film Italiano, Invece. che meritava un premio e non fha avuto è Amici 7,er la pelle di Franco Rossi. I suol protago– nisti sono due piccoli e bravi bambini che vanno tutU e due a scuola, compagni di classe. Uno, Mario, è nato In una fami– glia quasi di artisti, non ricca. ma agla- ~~~ cil~~~!"c ~~a ~=~mua~ L?;l~~~~1r~~~~ è figlio Invece di un diplomatico molto infiucntc. Ma non ha ph) la mamma e vive con Il padre In un grande albergo di Roma. Quando I due si conoscono ven- Una 1ctna d1 • Amici 1ltr la 11rllt • di Fr:snco HO'>:ii eono quasi alle mani a causa di un ban– co"che era molto caro a Mario e che FrRi:ico occupa In sua vece. Dal litigio. però, non tarda a nascere quella simpa– tia che splnge due raga1:tettl a' -scegliere gli stessi giochi, a fare le stesse blrlcchl– nate, a vestirsi superglù alla stesso mo– do. Una simpatia che all'età In cui tutto st dc,cllna al superlativo e niente a valo– re se non finisce In • lsSlmo> si trasfor– ma presto In una salda amlolzla. Mario e Franco, ormai, sono amici por la pelle, amicissimi. e neanche le prime feste fuo– ri casa. neanche i primi amoretti infan– tili con la compagna di scuola riescono a dividerli. Anzi, quando Mnrlo si rlscal- di Franco Rossi Cli bravo e fortunato re– gista del Sed1Lttore) che ha saputo ana• 111.zarele pslcologJe•del due bambini <"On una profondità e una sottigliezza vera– mente esemplari: quel due caratteri cosl :~~:~o~~p~rqi!ft1~ 113fi~~:à ~!r~!\~!~ nano, quel mondp di cose Infantili e sco– lastlche cosi facilmente preda al convPn• zlonallsmo e alla retorica sono sempre risolti Invece oon mano leggera e dfsln• volta. con a!fetto, con serena compren• slone. In un alternarsi di pagine ora dol– <.-emcnte commoventi (come quella che vede Fr an<:o t ornare nella casa disabita– ta dove vii.se la mamma) ora llcvemen- Una scena di • Yanr Kwtl •·e•, Il film riapponese di Keny l\tlh:opchi da un po' per una ragazzetta che gli ha tatto gli occhi. anche Franco si sente In dovere di parlare di una sua mlstcrlosil ragazzina che ama In segreto. Chi è, do– v'è, domanda l'altro. Non la conosci - rt• sponde Franco - abita sulla via Appia, In una casa sorvegliata all'Ingresso da due leoni di pietra. Si chiama MaddaJe– na: assomiglia ad Ingrid Bcrgman. In realtà Franco, che è più bambino e più piccolo di Mario, non ha mal conosciuto la raga7.7.a di cui parla: l'ha inventata !abbrlcando il personaggio sulla scorta di ricordi ben più Importanti per lui: quelli della mamma che è .morta; era lel che si chiamava Maddaiena e la villa sul– la Via Appia con I leoni di pietra era la loro, quella dove lui, da bambino. era vis– suto tranquillo con I suol genitori. Per c&soun gtorno Mario scopre la bugia, ma non è un ragazzo né molto profondo nè molto sensibile e non cl dà Importanza; l'altro. Invece. che è tutto Il suo oppo– sto, rischia di Jarne un dramma e cl vuo– le parecchio pcrchè Il loro oti1:LOntefra• temo ritorni sereno come prima. Ma ec– co che, ln quella, succc<ic Il fatto nuovo: il pn1;>àdi Franco è trl\Sfcrlto molto lon– tano e l dllc amici per la pelle rischia.no di euere separati: r"raneo soprattutto se ne dispera e allora Mario, protettivo e quasi paterno. va dal papà dell'amico e d'accordo con I suol genitori propone che Franco resti• a Roma, In cosa sua. Ma le cose non vanno llscle: c'è una gara di corsa campestre e tutti quclJI della scuo– la vt partecipano: anche Franco e Mario. naturalmente. Mario l'ha vinta ogni anno Cd è certo di riuscirci anche questa vol– ta, magari battendo Il record precedente. Invece vince Franco. L'amico, provocato dal compagni, ne rl• sente quasi come di un'offesa personale e In un momento di nervosismo sparla di Franco: naturalmente non sapendo cosa dire, dato che li ragaz1.o gOdc la stima di tutU, tira fuori la storia di Maddale– na, tacendo la verità e fingendo che si tratti di un amorazzo un po' sciocco del– l'amico. Franco lo viene a sapere e Il suo dolore è cosl grande che lascia la scuola e parte con Il padre. Invano Mario, pen– tito, cercherà di raggiungerlo all'aeropor– to: vi arriverà troppo tardi. quando l'al– tro. ormal 1 è già In volo. Questa la vicenda; fragile, tenue, senza moltissima azione, ma costruita con de– licata e sincera Ispirazione. Forse I per– sonaggi di contorno non sono molto de– finiti (I genitori. ad esempio} e forse certe reazioni del bambini sono un poco sfori.ate: dopo tanta amicizia. di fatti, e poi veramente plausibile che Mario si comporti a quel modo con Franco. so– prauutto su un tema In cui lo sapeva particolarmente sensibile? E anche Il ff. nale In un certo senso è un po' stirac– chiato. perché, non riqscc narrativamen– te a trovare una vera conclusione: Mario. Infatti, quando si accorge che l'aereo è ;!~laJt~~u~~~f 1 ~~o~~fo d~i 5 ~~1~ ~:~~~ sicuro di sè, sl meravtclla che qualcosa non vada secondo I suol plani) ma poi frana In un piccolo viluppo di situazioni Infantili (un piantarello. un po' di paura per aver fatto tardi. l'Incapacità di risol– vere H problema di tornare da Ciampino a Roma l che lndebollscono la lenslone drammatica e lasciano Il film scn1.a verà soluzione poetica (et dicono esista anche un altro finale In cui i due fanno In tem– po a salutarsi, ma non sapremmo dire quanto possa essere mlgllorel, Questi di• !etti. però, cl sembra che siano quasi sempre riscattati dalla regia fcllclsslma te Ironiche, come tutte quelle che. pa- ~~~~f1~~~f ; 1 1~r:~\~~Sl~r~~:t==:i~i di dodici anni. E questo con uno spirito rosi acuto di osservazione anche per le piccole cose che spesso riesce a dare Il tono a tutto Il film: un tono di velità minuta e serena. * 1L BIDONE di Fellini Ma sempre fra gli Italiani che proba• bllmenle sono stati quelli che hanno dato nl festeval Il maggior contributo di se• rletà non dimenticheremo - come lnvcre ha fatto la giuria - Il film di Felllnl Il Bidono che, nonostante le sue lmper, !ezionl. resta un'opera degna d'ogni at– tenzione. Ideato - come già La atrada - da Federico Fellini e da Tullio Plnclll (cui si è aggiunto, questa volta, anche Ennio Flalano) Il Bidone cl mette dl fronte a una singolare categoria di per• sone: quel lestolllntl che, con l'ausllto di macchinosi e pittoreschi raggiri, passano ~ ~ 1 ~~cas~r~0:~!1 p::ss 1 ~rcoT:~: I!~~ di truffe In certe reglon~'ltalia sono ap– punto definlll <bidoni> - sono In gene• re a danno di gente umlle e semplice, più facilmente pronta a farsi Ingannare e - oh dantesco ricordo della e frode ver– so ohi si !Ida> - riescono ad esprimere forse più d'ogni altra cosa Il senso della perfidia umana, della cattiveria, de:! ma– le, E' possibile che cl siano uomini capaci ~~ t~N1~~!fo~ 1~"u~C:~ 1 ip~hne ~~J~~~ llre-chc. possiede? Ma se esistono che uo, mini sono, cosa voglionp, cosa pensano, quale mal potrà essere la loro fine, sem– brano chiedersi Fellini e Plnelll, e cl ri– spondono prospettandoci t casi di tre tl– paccl, due giovani e un vecchio, il cui solo mestiere è quello di carpir denaro con ignobili truffe: Il più vecchio si traves1e da prelato, uno del due gli fa da segre– tarlo. l'altro da autista e con borsa e do– cumenti sotto li braccio vanno per le cam. pagne. entrano in qualche casa e dicono: nel vostro fondo c'è sepolto un tesoro; ve lo ha nascosto un assass~no che poi è morto: prlmn di morire. però, si è penti– to. cl ha lnoarlcato di disseppelllre Il ca• davere di un uomo che ha ucciso e ha sotterrato vicino al tesoro; 11 tesoro sarà ~i~ 1 nr~r~ci!!:-'ii1e~~:i. ~.~u:~~ ~e; ogni Messa è di mille lire. In genere I contadini abboccano e all'idea del tesoro che può \"a)ere molti milioni (e che In nottata un accolito del tre è andato a seppellire sotto torma d.l vistose clantru– sagllel sborsano senza troppi sforzi le 300.000 lire per le Messe. E gli altri se ne ,·anno di corsa fregandosi le mani. In al• tre oecaslonl. anziché In vesti prelatizie, si presentano come Ingegner[ incaricati di distribuire le case al senza tetto e, arma– ti carta da bollo e di firme, si fanno ver– sare 8 o 10.000 llre di anticipo da gente che vive nelle grotte e che per raccatta– re mille Ure deve penare del mesi ... Que– ste le gesta. Ma I figuri che le commetto– no? Il vecchio, Augusto. è un uomo mas– siccio, solido, astutissimo; però ha una figlia da CUIvl"c lontano ,. che tl"'nc a lasciare nell'Ignoranza del suol misfatti; dei due giovani, uno, Picasso, ha moglie (Continua a pa.a. 4)

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