Fiera Letteraria - Anno IX - n. 33-34 - 15 agosto 1954

Domenica 15 Agosto 1954 LA FIERA LETTERARIA PARLARE DJELLA SUA VJITA VUOL DXRìE LEGGJEIRlELJE SUlE POESIE La grande Ispirata della Francia "--li. Raramente la vita e l'opera di uu'artista si sono amalgamate in un intarsio tanto levigato come i giorni e i versi di Marceline Desbordes Valmore. Il suo genio è stato proclamato da Sainte Beuve, da De Vigny, da Dumas e da Balzac, da Hugo, da Baudelaire, da Lama1·tine, da Verlaine ?ituceline Desbordes Valmore è Ja grande Ispirata della Frimcla. Di generAzlone In eenerazlone, d& ormai più di un sacolo, U euo genio è stato proclamato da Salntc· Beuve, da De Vlgny, da Dumas e da Ba.1- zac, da Hugo, da Baudelalre, da Lamarline, da VerlAlne. Raramente la vita e l'opera di un'artista & sono amalgamate In un Intarsio tanto levigato come I giorni e I versi di .Marce– llne Desbordes Valmore. Parlare della sua vita vuol dire leggere le sue poesie, e leggere le sue Poesie com· ment11re la sua esistenza. L'una nelle altre, è un continuo fluire di sentimenti e di do– lore con una Inesorabilità che, se della .sua lirica fa un blocco comp&tto, fece dell& sua ealstcnza un quotidiano tenebroso martirio ove, di qu,ndo in qutmdo, tole lampeggla– ,,ano le luci sinistre di una lmplacata ma· ]edizione. DJC PAOLA GrMry, 11 quale prende a proteggerla; e Il 20 dicembre del 1804. M&rcellne debutta all'Opdra Comiquo di Parigi. Non ha molta voce ma tullt le vogliono bene. perfino I !'onatorl ne hanno ptetà e smorzano I toni perch'ella ncn sia sommerga dall'orchestr11. Tu1tavla I suol stipendi sono ancora tanto bassi che de,·c tornare In prO\'lncla. Sono 2nn\ di pellegrlnagg\ estenuanti durante I quali perde la voce. Scrive: e A umitun anni aoQeren:e profonde mi obbligar otto a rilluNciore al C{lnto, perché la ,nia , tu.sa voce mi faceua piangere; ma la mu.,lca acorretJO nella mia te..•ta maltKa 11 u11 ritmo aempre 1t911ale mi foggimu, le idee . .sm1.:a che io ui r1/lettc33i, F"i forzata a acriverle por liberarmi do quel battifo febbrile, e mi dissero che er« un'elegia, Il signor Alibert, cli-, m1 c1traoo perché Bro dwc,iuta dcbollasimo, 110n cono.tce1tdoaltM me::o per guarirmi, mi coqigliò di acri• t.18n,l :t. • Ecco dunque morire In lei il canto flslcc per dar luoao a un canto spirituale, usai più alto e assoluto. I dolori, quel dolori profondi che Kil le avevano ucciso la voce, si accaniranno ancora su lei ma non po• tranno più uccidere niente, poiché ella è già tutta anima.. e Un'an.ima - scrive Vie· torine de Chastenay - elle per oaso avCtla trovato m1 corpo e ceroova di accomodar– viai come poteva•· Suanno ancora Anni di , 1 1ta teatrale mo– notoni e faticosi, tino a quando Marcel!ne diventa amica di un'attrice. !rivola, sen• suale e fellce: Della, che le farà conoscere e :1 seduttore•· Chi fu quest'uomo la cui voce. dice Sa\nte– Beuve, e fa pen..-are alle Sirene• e di cui Marcellne vecchia confeaserà: e tra cento– mila i:oci ,non l'ho più ritrooota •? Ac\.AS.ILNO e Jhto nel mio fo11doolla ,ucgl!a il mat– (trno! 111 queete ritrouate parole la t11a voco (si "JKrnde, cnro cr33e11te, il cui cuore na.i palpita 111- (nanzi: ,t il foglio elle vofo, atteao in aiJen.zio, IJ 1l tuo cuore che cerca me; parla co– (me le! Uggo, o.:K:Olto il cielo; perch6 d cielo [aei tu! co.d, quando il timore ci legat.'O le voci. le tue labbra, tacendo, d,cewno: e Ti [amo!• e, muta, la mio bocca aggi1mget.'O: [e Credo•. Il 2 giugno del 1810, Marcellne dà alla luce un bambino di e padre Ignoto•· Ebbra di dedl:i:lone amorosa. .spinge ella stessa l'amante, che già cerca una scuaa per ab– bandonarla. a svagarsi. durante quel primi mesi In cui lei sarà presa dalle cure del flgllo, facendo un vlaga-lo In Italia dove ea:ll le ha detto di dover andare a tro,•are Il proprio pad~. Ollvlero parti e rivide suo padre, ma Marcellne non rivide più lui o almeno non lo \'lde mal più come donna amata. Solo per caso, doPO molti mesi che ea:11era tornato e quando già s'era mes.,o con un'altra, viene a .sa.peredel suo ritorno. Dat dolore sta per impazzire, si riCugla nel• la casa p11,terna, non vuole arrendersi all& realtà, al bulla In ginocchio davanti alla 11orella .scongiurandola di mentirle, di dirle che O!Mero l'ama ancora benché ella ap· pia che convive con la nuova amante: Sorella mia, il partito! Sorella mia, mi !la.scia! 30 che mi o.bballdo11n, e l'a.tlHJUoe muoio. Muoio. Abbracciami. Piangi per me... [Ptrrdona ... lo 11011 ho uno lacrimo. e ho b,,ogno di (pianto. Dopo due anni di siffatto martirio con• fe!-sa a se stessa che In lei non v'è ancora. e altro ae non il ro\'ente desiderio di rl\'e• dere Oliviero. comunque. Torna a Parigi e ,,a mendicando una riconciliazione. E 011· viero cede alle sue preghiere, ma con di• stacco e Indifferenza, per riabbandonarla poco dopo. per sempre. Marceline prende con sé Il loro bambino e questa volta cerca, come può. di rientrare nella \'lta. Tuttavia la sua \·era \'ila non saranno d'ora In poi che quel gridi lirici, tutto Cuoco d'amore, che formano le .sue poesie e che furono la sua glorlA: Ero tua forae, prima di averti vlato. La mia uita, Jormando'1, fu promcua (alla t1w. Il tuo 11ome 8onò in mc, con 119onwmto [intprBtlialo, pttr .tu&citarmi l'anima: v'era den-tro lo [tlt-0. Se Oliviero fu veramente Enrico di La· touche, quanto dovette soffrire Marcellne tornando a. recitare In quell'OdOOn ov'esll faceva rappresentare I cuoi Javort e dove lei ritrovò Il successo In una conunedla di Kou.ebue! , I cwor; - scrisse allora Il cri• tico del Journal deaDdbala - ai accalcati(UIO per ascoltarlo e pi,a11gert1 con lei•· Fa parte della compagnia dell'Odéon fino alJ'agMto 1815, &nno In cui passa al teatro d\ Bruxelles. Qui comincia per lei, dopo la miseria, la fatica, la delusione, un'altr& truce e coslante persecuzione del destino: la morte. A Bruxelles vive\'& la sua phl cara amica d'Infanzia. In due annJ Marce• llne perde questa amica, li padre, U bam– bino. Ma. la morte en. 11empre di &cenA. Un anno dopo naace loro una. ftalia, Glunlll., che vive solo alcune seulmane. E' Il 1818. Nel 1819 esce I& prima raccolta delle poesie di Marceline. E questo zarà flnalmen1e un .suo tlgllo Imperituro. Il dlcluse1tenne Vlctor Huito scrive aulla poeteua un articolo di Naltazlone. Nel 1820 I due sposi tornano a Parla:\ spe– rando Jn una .scrittura al Teatro Francese. Scrittura che non riuscirono mal a ottene•, re. dato lo scarllO , 1 alore di Lachanlln, In• tanto è nato loro un bambino: Jppollto. Ri– tornano a recitare In provincia. Marcellne trionfa sempre, ma ne soffre perché I ,uo\ successi .sottolineano la mediocrità del ma- rllo. Nel 1821 altra nasdtll in cua Valmo- re: una bambina. Marcellln11.-Glunla-Clacln- ta, che più lardi sarà chiamata ,10ltanto Ondine, e sarà destinata a dare alla madre 11 più ana:oscloso dolore che poiM soppor- 1are cuore di donna. Ma pa.M:CrAnnoprima molti anni. gremiti di altre sofferente e di Jnaudl le prh 1 azlonl. Marcellne, per occu- par.si del due bambini, deve abbandonare le s cene e Il lavoro del solo Lachantln non b&sta a m11,ntenere la famlglla. Vanno ra- minghi di città In città, di teatro In teatro. Nel 1825 sono a Bordeaux. Qui nasce una ,cconda ftglla, Ines. Madame Re<:amier ha Intanto !atto otte– nere alla poetessa un sussidio mlnlater\ale, m11, lei se ne vergogna e la.scia pauare tre mesi prlmA di andare a riscuoterlo e quando na In mano la somma vuol devolverla a favore del Greci In rivolta contro I Turchi: ,:i~:~:..~~~~:1t 1 1~a ~=~:: ~~~d~ mal a.zia di soffrire per gll altri, benché ntssuno mal abbia ripagato le sue .10fferenze. Nel 1832 sono a Rouen, do,•e Valmore fa d! nuo,•o fiasco, e la famiglia parte per Lione. E qua51 .sempre a Uone si S\'Olgerà ormai la !Oro vita, e, tra una .11Conftttae l'altra, norlranno li genio e la bontà di ?-.Iarcellne. Ella &BSlstee prende parte alla vita del miserrimi, prevede le sommoue prodptle dalla fame tra gli operai tessili, canta per J poveri cOndannatl. E' da ricordare, al tem– po stesso, Il suo atteggiamento di compren• slone per gU lncomprenslvl ri«:hl. Scrive: e Soltanto I difgnuiati ,; aiwtano tra loro. SeN:a esaere più caWVi di nOi i ricchi non poaono auolutamente capire che noi non •i obblCIaempre quanto occorre P«'r le mi• mnae nece&ti'lt\ della vita. Non parliamo du11que dei ricchi as non p~ esaere con– tenti di no1t ,enlirli aotJrire come noi•. Immaginiamo dunque le 3ue reazioni du· rante le rivolte del 1831-32. Rivolte che gon davvero rantoli di lame. Marcellne di· mentlca le proprie estreme ,venture: chlu– aura del teatri, soppressione della pensione ministeriale, bancarotta dell'editore con conseguente cessazione del diritti d'autore. Ma lei di R non parla, parla de11t allrl e aentlle com e: Pag. 3 LUIGI GEDDA LVIGI GEDDA Laurea ad honorem all'U11iversitàdiDubli110 Il tO luglio, tn occo.aione del centonario della Jond.a::ione deU'U101:en1til. Cattol&OO ~,,:Z;~~~l•On!:':..rt1ttV::lo':.Je ;,';'~: d&e M jn.tJgnito delle I.auree ad honorem iN aci~e ed in lfJI.J!Jlf il pro/e:uor Ulogì Gedda. La cerimo1tio ,r /Javolta a lveaoh Hou.sc, !~: dfc~;:::o iJf.il/fv•~i,/;/~i!n~; lrla11dese. sotlo la 1iroaidet1zadel oa1icelliere Eomon De Valcra ha co11/orito le lauree ad iMlg11i pBraonalitil. acit mti/icht1 , qiuridiche e ~e~!u<f1~~,l:. c.si euro pei, 'Cl C{Jli Stati U,iiti $e la krtcrea in aCJidit:o r:on/cnt.a. al pro-– f~or Codtro premia la •ua attvit& arcionti– fi,oo, 1toto ormai ,,. 11..tto .i mondo. apecial-- =~T1tt; 'la"!":: i~iul!i';: d!atft:1~ ~ riconoscimento tul p10J101ntcrna.:iol10le per 1,~'::nour~e!'.f!'~eG~; J:Jf: f;~i; cattoliche. Fin dalla sua lnranzla potremo seguirla pauo passo traverso I suol ver&I. I quali, quasi per un pudore di non spargere In· torno un troppo violento odor, di desola• z!one. sono pur sempre, dalla adolescenza alla. morte, I flort estremi, I germogli più tf'ncri di quella pianta avvampata di con• tlnuo da fulmini mortali, In quel versi, con Il sapore della radice amara, bevi insieme una costante rugiada, Impulso A vh•ere. a credere, a sperare: comunque. E In quel– l'ostinazione - che è carattere dell'arte - Marcellne si nutre, come d'una nece&<1ltà, del proprio dolore. con paura della gioia; trae estasi dalle angOICe più Ineffabili, e d'angoscia vela ogni fede. Tuttavia le cru– deltà più arbitrarle del suo destino non leC'ero mal nodo nella sua poesia: quando ella grida d'Insofferenza grida ttmpre per altri, mentre le sue avversità personali si sciolgono in una pioggia molle di lacrime, tepida, benefica per le Innumeri anime dls– teccate dal patimenti a tal punto che rl• marrebbero subito e definitivamente stron- ~f1~1~fm6e~e;rom9:a~~~1t!e~tl:f:!fsa ~:,~~ Ella non lo nominò mal, benchi tutta la 11ualirica sia u n grido d'amore per lui, che lei chiama, con fai.so nome, Oliviero: e e'i! do pensare che la sua passione prima e la .sun disperazione Poi, fouero tanto allucl– nanll da tare paura, se né l'amante sper– giuro né l'amica frl\'Olls.<rimaosarono mal r!velare Il segreto, che da allora contem– poranei e posteri s1 s0no Invano accaniti a penetrare. L'ip,Hesl più accetta1a è quella che Il giovane fosse il poeta Enrico di La• touche. autore di commedie, O\'e Marcellne appari\'& come attrice. Bellls.slmo. giova• • n 1 ssimo, felice e spensierato, ;\1&rct'llne lo accettò quasi una rh·elazlone e un destino: Porta il mio dolore da liii lontano, 1011• (ta110 dalki t6f'To.! E' in fondo al più vuoto sq uallore q uando assumono In compagnia un giova.ne: Pro– spero Lachantln, detto Valmore. E' bello, molto colto, di nobili &entlmentl, ma scan• dentlsslmo attore. Appena 1o vede, Marce• llne ricorda di averlo tenuto, fanciullo, sulle ~Inocchia, e glielo dice. Ma lul già s'è In• namorato della tristezza della dorina, della ,:ua sensibilità, del .suo sublime soffrire: e le si dichiaro.. Marcellne penlia sia un ca• prlcclo del q:lovane, che ha solo venllquat· tro anni mentre lei ne ho. già trentuno, e fugge, Valmore la Insegue. E' un Insegui– mento pleno di dellcatezu, un fuggire pie– no di r1servc: e Sig1tore... t.10i d,te ch'io ho Jirf!ao la l,O,,trn timJdcz:a ~ orgoglio ... voi avete pretJO la m111 tri3tt":M per diadegno... Ci •iomo 1ngannat1 a uice11da.Come ai po• tret-be tliaprc.:..::r,,rechi do IHngo tempo,, ~ imparato o attmarel •· e Ho t.lf• to que1ta rivolta ,offooota COtl i cannoni e il buon ordine, come lo chHJm.ono. La fame e lo diaperazione rimangono COh ttaaco.tte, al fondo mBlttre allo .uperflct1 ai i:o e 8i viene, ai fa'ftno vlrite e CICJqulaU 8 ~-------------' regali. E' come prima. I morti ,oltanto 11an110 impa.rato lo le:ione. Ea.a 1ton ~ co,– p11a da citi rimane. E ricomu1cerd, /orae plu terribile, perc116il popolo elle chiamano t11elma e rifiuto, ttel trionfo della propria diapera:.ione, nel .-"o regno di cinque gion&i ~ ,toto 1ublime di cleme,iz.a, d'ord111e,di gentrro.tiM, A parte du 6 o tre Jor,en,cati, quc,10 popolo af1amato ~ ,toto come trat– tett11to dall'imJJOMibiliM. di t',938t"e oartiuo. E t1ea,uno ha aegnalato q~ato immen.iro /6'ftO– t11ENO, ma ,o Ilo .«t11Cito moltt1 t10ltt1piega,-.. m~I i ginocchi per la ricono.trcenza e l'am~ t11ira.:lo11e•. quel dolore che è ormai dh 1 enuto la loro unica poglblle vita. Questa donna fu piuttosto un ,-entlmento che un corpo, E, come tale, poté resistere al colpi della vila. Perché un sentlmenlo che sia. com'ella fu, più ardente d'una tlamma, più brillante di una luce. è ben dlfflclle possa al tutto spernersl per Il pre· mt're della realtà. Ma ecco la sua vita e, In essa, la su11 arte. Marcellne nasce a Doual nel 1787, ultima di otto figli, da un decoratore di blaaonl " ornamenll di chleSll. Allo .11copplodella rlvolu:i:ione Il lavoro del p11dre cessa e co• mlncla la miseria. Marcellne ha quattro nnnl. La famiglia è rellgloslulma; vivono ,otto l'lmmaglnt' della Madonna, a fianco del clm1tero, dove I bambini giocano e pas– srgglano In blanda malinconia. e La chieaa. crllora - scriverà più tardi la poetessa - CIL"VOl9ondo i no..tri morti nei auoi fervidi h•ni. crll'app&,1ntamento di ogNutto cllianaaoo I Vt1.1e,tli :t, A quell'epoca accadde un fatto curioso: due zii protestanti - rl,pett\vamente dl centO\'Cntltré e cenlO\'entlquattro anni (età confermate da tutti gli sto1 lcl) - fuga-Ili In Olanda al tempo dell'edltto di Nantrs. ,ieri• vono al lontano pare9te In miseria a Doual di essere disposti a lasciare Il loro grossi&• 11\mo P",trlmonlo a uno del nipoti purché la famlgll& s'Impegni a tornare al prote– stant1smo. Alla lettura del d\&f)acclo la ma– dre sviene, mentre Il padre i;:uarda i figli senza dir nulla ed esce lasclandoll liberi di sctgllere secondo la loro cosclenu. la pro• prla rorte. Quando egli torna i fanclulll hanno deciso di rispondere e no•· Tuttavia la !&me è Insopportabile. Un cugino della madre era andato In Guadalupa e vi &VC\'a fatto fortuna. La madre st&blllsce di rag– slungerlo, ma non ha SÒldl per Il viaggio. Prende con sé Marcellne, che ha ora undici ann1, e traversa a piedi tutta la Francia prestando servizi presso attori girovaghi mentre la bamb!na canta e balla e mendica. Dop0 due anni hanno m~,o Insieme l& somma nece~sarla e partono. All'&rrh·o In Guadftlupa, tro\'ano la co– lonia In rl\'olta. Il cugino ucciso, le sue piantagioni incendiate. La madre s'ammala di febbre gialla e dop0 tre giorni muore. Marcelint" è strappata di tona dal cada– \'t"re e rimbarcata sul!o ste'-50 \'a.scello col quale era appena giunta. Ella penserà poi di continuo all'Ignota tomba materna. so– litaria sotto il Solo dei Morti (come gli In• dlgenl chlama\'ano la luna) e sospirerà In• \'&no di essere ancora e lontat10, di li.I dt1i mari, doue ho vi-,to Cllrt/Orsi lo ,telo ma– terno legato alla mia vita, JX>i morire auUa 1JObbla ovo io l'auea 3og11ita •· Ma Il desi– derio di Marccline non sarà mal appagato. Nessun suo desiderio sarà ma\ appagato: nella Aua vita non c'è posto che per la s, 1 entura. Durante Il \"iagglo di ritorno In Francia, il capitano del \'ascello tenta di ,·lolentar]a ma l marinai la difendono: Allora Il ca– pitano, allo sbarco a Le Havre, per vendi– carsi, c~lge li pagamento del viaggio e, poiché ella non ha danaro. le trattiene Il begagllo che, per quanto misero, è tutto JI 1uo avere. Sola, in nero Julto, Marcellne si trascina ffno a Lllla dove ha qualche cono"tenz.a. LA alcuni amici organizzano una rappresenta• rione teatrAle a .suo beneftclo. L'annunzio che una blm~ sopra,rvlssutA al massacro dPII& Guadalupa recitl'rà, !a accorrere un gran pubbllco e dà a lel modo di pagarsi, con l'incasso, li \'lagglo tino a Doual. Vi (itro,·a 1a famlglla, ancora plO povera. U trA~~i1! :.~·~nr~~tgl~~ge~t~~~~\ 1 ~e ~~g~~I~ gna. Lei riprende a tare l'attrice girovaga. N'on ha molta \'OCe mt1. In aua s:lovlnezu e dellcaten.a le conquistano Il pubblico. Le 11,,rgnAvano parti di oriana, di persegui• tAta. di martfre. Con l'lntul:i:lone del suo genio porta queste pArtl ll 1a1e una ~oavltà che, mentre ella .si descrive brutta da /<1r 1xmrtr. il puhbllco l& trova bellissima. Ben– ch~ AUllescene trionfi, I&.sua \•lta è &ncont ~u11.lllda. IS cuce e lava I \'t'<till, copia le parti d"gll altri attori per guadagnarsi qualche 11;upplemento e Polt'r m11ndare a cn~ qualch .. &iulo, e ha pr~o cen sé e mantlcn• le due ~rtlllnt- Eugenia e Cecilia. Una .<er11. ella è 11.mmirata da due ctlebrl cantanti che la segnalano al compositore Mi ho amato! Fu qumw'o la, auo t:C)('ft E lo11ta110da me, ae puoi, aoreJ{(I mia, [portami vicr! Non ebbe mal una parola contro Il tra• dltore. ma a poco a poco comincia a sfug– girne ogni notizia, a tacerne con tultl fuor cht- con se ,tessa: va In cam1Mlgna e 111 ~~=1:!cep~e~iCi~~r!f ~:b1:it!n~orL1~s~a~e\ [adorata ,nj ~egliò tHtta ti mi attnunciò l'amore. Come amorosa vite in segreto attirata dall'olmo oore::.cvole ch'ella abbraccio a (sua volta, l'amai ... Co,, "" gorrf,o l'ani11w mi 11re,1- (deoa ... Come dolci I ,i,01 occhi! Quali con/ea,ìo111 [vi Jea,i! Quand'egli mi bruciava il cuore con al Ueirem fiamma come. aenw p(lrlarc, ml d,ceva: e Voglio :ti O tw elle 111'incantaui, cono,cevi il tun (imper1of Provauj tu q, i.el male, quel bene 011d'io [toepirol Sl. Par1aul cOme ai por;.a am.tutdo, qua11do dalli, ttto labbra nvpreai i gitt• lram.enti ... cmacchl attaccano Parigi m11,questa don– na, <'he ,•edremo fn Aegulto comt- abbia \'ls- 1uto solo In ragione degll altri, Ignora tutto, .sorda a ogni voce che non sia l'eco di quella Amata, In un Inesausto colloqulo con Il ri– cordo del suo amore: l'ttm!\lo è Il .suo solo mondo possibile: Aspettami, hai detto. lo oa,,ctto. MpCJtto (aem1>re! lleirtote, da te a,petto il dono de. bei [giorni; anche l'i,rner110 Mpetlo! Ogni sera recitavano Insieme, ogni matti– na 81. scrivevano, e dopo che Marcellne ebbe Il coraggio di confidargli tutta la sua vita, sJ sposarono. Ella non dimenticò mal e l'al– tro• e continuò a cantare In poesia Il suo amore per lui; tuttavia Il matrimonio con Valmore fu un matrimonio felice: Marce– llne una tenerissima moglie, Prospero un marito pieno di de\'ota ammirazione. Nel 1834, una nuova rivolta (che ella a\'eva preannunciata) fu ancora più sanaul• nou. e ancora più sanguinosa la repressione la cui ferocia non ebbe limiti, Marcellne ne scrl"e una poesia tanto violenta che I giornali di allora non osarono pubbllcarla, Ne cito alcuni versi: NELLA STRADA Giiimmenti1 Che ,m,>orta1 lo 11011 /Ili phì (lll6' atCMO, te ero. A-'COltauo, imitavo chi amo. La 11110 bocca, te lontano, avca le tuo [parole, o 11ella mia la tua ooce mi 8C01toolgeoo (I lfCll&i. Già Il pu.sato, per lui: un presente osti• nato per lei: Il suo unico vero presente. qualunque ala In seguito )I\ sua vita, rimane ormai questo. Perché I giorni veri di quel presente furono assai brevi. Invano ella. dopo il primo apparire dell'amato, s'era nascosta, era tornata presso Je sorelle, poi perfino fuggita di casa: egli la Insegue, si finge disperato, la ottiene suscitando In lei la comp aulone. M &rceUne è perdula, am11 In modo tot11.le ~ per sempre, Ecco una su& poesia, e / J big lietto•• che è, forse, di quel tempo: So legge re, o gioi(!! o Ji,cc, "° leggerei Oh "ilen.:, o.st" poro/e cli~ con.10latll'! l'amorsl Sotto , 1 111ei aguardi 0011111,ossi quuta (lettera gc-mo, ORf'EO TAi'WURJ: « Paesa,:clo ron1at10• Quando il ,a,sgue tnondauo queata cith\ tagome,sw, quando Ja bomba e il piombo ,pcuzandu lOgnl •trOda eccirava.'fto i ,ingh.iozz,i dell• cam1111Ne at– [territt1, quando Il roairo lnceNdio CO'ft lunghe brac• [cicr aperte atringfltla tiei IUOi nodi i figUoli 6 j padri re.rplnti ai loro tetti da1 fuochi dei ,nldati, ero 141 . , •••..•. Ero UH A.8COltouo mor,re la cittd t,1 1/iammti: vivo e morta aa,i.steoo alla dipartita dellt1 (an ime e~ il piombo lacerava • ,taoco.va dai [c orpi, futa a-pavuto,a ili CUi NONCI\Jano f"no– [bri accordi; le campane atfanno,e, il tamburo e le (pa lle, Oli utr&tlti urU del ION9"6 , par.so aul [ac tclato. Era ,chi/Mo a Vt"dersi • • • . • • • • E la flne, bellla!ma. Quando, dopo l'eca– tombe, su Llone seppellita nel sllen:do e prh· a di respiro, si ode un usignolo nascosto che. credendo.si solo nella quiete di un bosco eMPla il prop rio canto sulla strage, Per sette s;iornt quest'unleo Requiem al defunti: poj ta bomba ,penò quel muro melodlo,o, e l'inno ,paventato a11dòa finire i11CJielo! Marcellne non poteva darsi pace di quan• TRE POESIE DI LUIGI (JAPELLI PIAZZA DI SPAGNA Che sogni ancora gonfiano la. prora della noti-e arenata, Ah, le leggere t:olute ove &i piega il ir1to ,rancio e ,i smorza, il ,uo profilo ,ottile in cui ai scioglie · dal ,110 peao la pietra at1clle e alle morbide curve splende e ai leviga, un'ine-rzia Imita e tri,to consuma l E ai corrodono gli ocelli spenti da Cf'i con 1111 gemito roco il pianto agor!)I! del ,uo cuore delwto. E dove aoloono le acale '" cui il uolo delle guglie ai libra, da che cli.,i perduti ai rKJDaccKJno caitcrndo aul culmine, in che impaccio 1H1glli,aimo ai sporgono sull'Erebo ove affonda la noatra anima e il tedio le Pro,erpinc dolciaaime e Jerocit A che tumulto, quali .,manie si destano a noi ancora nel sangllc, di che brame si riaccende la vita! E con lCJ roso che arroventano l'aria, at1che il ,uo f11oco cupo il c11ore riotti..:..:a, avvompa. O'ftcora della fiamma che elt1de e nìzw la a11aanaia, an<"ora al giuoco folle cedo che l'arde e lo delttde. * PIAZZA BARBERINI Stordito della luce al grido, te,o nel bal:o dall'o,curo grembo d'ocq11e 11atcr11e,degli abi,ai eq110rei ancora it pcao tielle membra, frenato 11ella vietr(J il t1é·gore, .,, dineta il tritone da ,ocoli. Ma il t1erbo chi inaidio. dei 11,oi mu-,coli, chi torce e piega il 3110 vigore, E' lo CGnchiglia enorme elle la Joccia gli cancella e del tempo il volo gli naacottde, o it1atwertito iJ il tempo elle ai accumllla, che incombe greve 111lle irue braccia t ltla i1t 1m 3110 aogno chiuao ed a,aorto, i1ttento ancora al a11onodello linfa per le membra e lo a11ima. del fiotto perenne elle dal cuorti gli 3alc egli ,i abbcucra, non odo della uita il t,mwlto. E intorno il oortice delle brame gli ridda, il cieco gorgo che ci aizza e ci atrazia. E non sappiamo noi del noatro t11m11lto frenetico il psrcM, come cr liii ignota t la aorte che lo fa il perno della ruota folle che ci mulina e atritola co" ,6. PIAZZA NAVONA Le buccine ritorte ora ohe suo110 danno all'aria i,c atteaat Nel clamore d.ella l11ceche caplode sulle guglie impl<1cabile, non ode neanche il cuore in a6 l'eco. ltla le gote i trito11i gon{icrno ancora increduli, ,i volgono i Nettuni ttel geito imp61"ioso, allungano i cavalli le te,te aenaitive. E gid. dal mare rappreao che di apttme marmoree ai frastaglia, •i aollevano atillanti le nereidi, •'i1taeguono ttella coraa veloci. E al loro moto leggero come un uolo le pietre ai ravvivano, di apru:zi e d'iridi zampillano, si torce la criniera ai cavalli, va in un vortice il popolo di ,tatue. E le ,uc ombre q11at1doapinye la ,.era nel giro già frenetico e da cupole e guglie cala il vettto c della piazza fa u11gorgo che ai riverberi del tra1110,1toa'insanguina, ,i lancia nella. gio,tra purp11rea, divampa ebbro e cupo e ai torce: anche a "°J il cuore. LUIGI CAPELJ.t Biblioteca Gino Bianco to aveva \'eduto: scrive lettere e lettere a .tutti gll amici, nella speranu che qualcuno si muova: e Ci aiamo ritrovati, do po quc .,to gra11de flagello, tutti ,tupefam e qua.ti h"l– •ti di es,ere Vtvi in mezzo a tante vUtimB •· e Capite que1ta diapero:ione elle 80le fino .otto i tetti, che urta dom,m-tuUo, ch., im• plora in nome di Dio, e cl fa arrossire d'o&ar d.i mangiare, d'oanre di aver caldo, d'o,are di aver due va,tit1, quando Joro KOn M han110piùt ... >. E tutte le sue giornate sono un correre da un orfano all'altro, da uno all'altro fe– rito, In mezzo alle barricate sotto Il !uoco del fucili. Qualche anno plO tardi, nel 1837, dopo un'epidemia di Colera e una crisi. dell'indu• ,tria della seta: e C110a11nata! Trenta n~lo operai aen:a pa11e, e rrano ttol oelo e nel faNgo, la ,era co11 il vi.so fla3Coeto tM. wio atraccio, e cantando l a fam e ... Ah, i potenti ,ion d0t1rebbcro oaare di lalfCiar aNWare la fa'frle in me.::o a tante famiglie operaie. Andiamo! Il popolo d.l Lione, che dc.scnvono turbol61tto e cathtlO, i, "" -popolo 111bhme, 1171 popolo rcl/91030! E' veramente q1'Ì • 1oltanto qwi che ulta povera Madot1na aopni tltlO rocc.a ferma trentamila leoni elle /1an– tto fame, freddo e odio in cuore ... e oantano co11~0bambini ubtndlenti! .., lo diventerò JJO.:.:a o .santa, 1t1 ,,,,e,tn cittt\ •· Dopo le esecuzioni In piazza (abitava al– l'angolo di PloCJedes Terraux, dove si ghl– gllotUn11va e si metteva alita gogna): e Non vi() piri piotù, 11011 Vi ac>t10 c~ te,:,te taglia.– te, anime che gridano 1n"tiltncnte la loro diltpcra.z:iont".Vorrei e•are morta, per no11 udirle. Q'uando vedo un patibolo mi na.scon• do aottoterra, non po330 più t1d m.a11giare tt6 dormire. Lo galera per aei /rane/ti, per dieci, per lln moto d1 collera, per un'opininne febbrile, te.,tarda ... E loro! I ricchi, i po• tenti ,i gmdici! Van110a teatro dopo aver detto: "A ,ncrtel" S1griore, ,0110 infelice! Il mio c1toro /JC03\: e abito in faccia a una prigione, •u una 111a.::a. doue ai attaccano gli 1tomini a "na goona, 11i1ìtristo di mia bara•. E con quel cuore, più che con l'Intelli– genza, quando parte da Lione la lunga co-– lonna dl coloro che erano stati condannaU alla galera. ella acrl\'e una preghiera che è come un moto di \'ento tra le nubi e come un ,,ento ora tocca terra ora si avvoltola nell'aria, l§COprendoe nllscondendo a volta a volta panorami umani e divini: la Ma– donna di Fourvlères. Troppo Junga ~r riportarla tutta, eccone alcuni brani eentrall: Madon11a della vita. Imito implorllta o aeg"lta, in pk:cli Sili flutti vagan ti dei gior11I come 1101 tra, corrmt.tl, tu, aola 30tlmna, po,ii le tu.e mani di regi11a ffll tiro p0polo ,n g111occhio: poi, dopo, 11r-nana t1oi! Questo popolo t, un'anima grottde e tutta n1uln, Mtl<lonna! d.t cui la vitn è 1.111 lungo l1dto e la corno un freddo aiulario. Caccia il gelo che Jo co1,re .Madonna di Pourvi/Jrca, riaccfl11di q*'a/cl1e 11«:o tielle ,pe11tc o/1ici11e avvolte in orrcudo ailmr.::io; pcrcl1é, nellli .sl"ra piena di spavento, iole, eatm11co e lamentoso, un lug11bre clamore dcrl gr«11 corpo che muore! fa"::t"r: 0 ~;in;~~{:':~~i,~:S 0 queaio com9gio che tlQ!}abonda la ,ero o cade .u•11.z:11 aOOttrai ae, 11ella ,w11 corsa nffanwta, Ver9i~e tri.ste e tanto amala, Tlon aveue prwra dei tuoi occhi tra la morte a ; cieli! E' pur sempre, nel suol sltancl di gene• roM rh·olla, la donna che, a .sette anni, traversando la vt11lata della Scarpa e aven• do scorto ~Ila più alta. torre di un mastio un \'ecchio prigioniero tenderle )e braccia S('arnite in atto disperato. era partila Il PAOLA ~lASINO (Continua a pag. 6)

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