Fiera Letteraria - Anno VIII - n.51 - 20 dicembre 1953

Pag. 4 EUGENIO DRAGUTESCU - e BJ01bo ntiùato • per quello che ml capitò In sorte fui tanto ~t~!~'! ~!O s:h~:!r~1lg:::si~is~~.:r~1i' ! : bato senza motivo un cosi lungo rancore. ora che ne sorriderei In me stesso se fossi certo che egli non ne ha serbato a me. te~::et~~~~~~:~ 1 ~r 8 ::i~r:·g1;!1n 5 e 0;Pf~;~; In lui nl!L\Cevada Inesperienza ciò che an– cora adesso disapproverei del suo metodo t;~"S:5t!~fè~~~:~a d 1 l rriei~c~pra 0 " Wo~~~ Gentile. E non riuscivo a capacitarmi In base a quale criterio egli cl facesse leggere e ~i:rt~gg~~~1~:r~ 0 d o~s;~~. 1 ~e~fg!~d~~: Fn'vece a raccontarci lui Il luogo dove quel poeti eran nati. I viaggi che a"evano fatto. una lunga e faticosa cronaca costellata di date; e quelle sfilze di nomi e cognomi che rappresentavano, fra l'uno e l'altro poeta ~~t~)~ ~\e&!~ 18 1~''. 8 co~f~J[àn dclJ:'~~~rl:~ Accade\•& al glo\•lne professore, mentre cammtna,·a su e giù per l'aula preoccupato di non perdere Il filo del discorso e anche di non cedere alla tentazione di guardare gli appunti. di sbagliare una data, un no· me; mai una volta ~llelo perdonavo, io che tenevo sott'occhio la pagina a~rta e sol• tanto per coglierlo In fallo l'a\'evo seguito f!no allora; g.eUdo Interloquivo, ret.tlncando, Non credo che et::11abbia mal avuto uno f6°~~~ ~lùmi~ttj~Jg. 1 1;i~PioJ!8~Ì~r ~~ invece la J)llZtcnza.che egli ml usavaf da quella brava persona che dove,,a essere; una stila volta ml cacciò di classe-. che a proposito dell'aggettivo e banale» s[ugglto– gll nel discorso, avendo lo rilevato che è un francesismo. mi replicò irriù1.to che in· ,ecc, In buon Italiano, lo ero un lavativo; e non resistetti alla tentazione di ribatter– gli che _quello è un 1dlollsmo. Ma tanto egli ~ra \•1cino alla nostra età, e forse g11 riu– sciva tll\ ertentc scuprlre in noi ~catt1 e mo~1 che 1mo a J>oco tempo innanzi ave\'a cu,1siue1<1tocon I ammo ueuv ::.co1uro, IC J)IU YOlte gli venl\'a da ridere eomé ai miei compa~ni; eu e 11 ricordo più simpatico cne !lt 1u1 m1 runanc. 1•u co11 1ui elle un a1t1a volta, dovendo svolgere un tema che non nu p1acc,a (a!!lìggenll dt SlUJllCità, i temi ai vr1rna della nwrma), lo ::...:l'issi, per aa– strarrc 11 u1sttd10, m !stile p.,-cudo-cmquc- ~=~~i~os)d c~~~ l~v~~~nl~~pfi~~n~~ ;rù arrabb1undos1 m seguito di esser caduto nel uancllo, e aella m,n lmpert,nenz.a. SI trat– tava di diSl>erta1e su1l'argomento e se giovi più povertà o r1cch~..ezaa rendere l'uomo eccellente. nelle cose che dànno gloria»; e no, non potevo s\·olgere s1mll! temi. altro che canzonandoli, Se ripenso ora ad allora, era la pre1>otcnza dcll'mteresse che J>01·uwo alle cose che egli doveva insegnarci, a ren– dermi geloso e nemico Ji chiunque non mostrasse di av\flcinarle a mio modo, pun· to per punto; è un lato del mio carattere, aspro e non concllìante In tutto ciò che ml Importa On \•cna di confessioni, anch.e qui non parlo a mio lode>, che han mo– strato di non conoscere quelli che si mera– vigliarono, anni dopo, di cerll miei spiriti battaglieri e polemici. Osò dire che! quel mio professore non si sarebbe meravigliato. E' questo il motivo per· cui, amando a quel modo soltanto la letteratura, potevo essere egualmente catllvo scolaro, ma non anche nemico personale del professore. di f1105ofia. scialbo ormai nel ricordo; la filo• sofia che gli scolari d'oggi non potranno mai Ìmmagmarsi che mortificante e Inutile co&a tosse pi-ima della riforma. Psicologia, logica etica: erano le tre parti del e si– stema'» che di lezione in lez.ione mandava- f~~n~u1':~~o~~nu~,i~~~e'f; f~tÌn~~a R~~r~~ 10 stupore d1 quando taluno mi chiese se Ja filosofia che sludia\·o era positivista o ~tC:1~~':• d;;!..udJ1eJ'o~ 0 ~~1fciad1~fmf1~ dai ~~rl~~~a~eel~'i ~~~l;:ar:1 ::.i'::;~~ta~~:~~; sono stanch-:?, perchè Imparino con mecca– nica facilllà la tavola pitagorica. E che invece la filosofia rappresenta nella storia del pensiero umano qualche altra cosa. do– vevo, lo letterato. Impararlo soltanto al– l'università, studiando Il diritto; quando, sulla traccia delle dottrine che dal sofisti e da Socrate in poi posero Il problema dello Stato, ml avvenne per la prima volta, a proposito del l\lach\avelll, di scoprire Il Da SancUs. Altra cosa. merito del professore Giaco• ~o 0 m~e~!f~gid~~~ ~ii~i~.n:~•:itl:O s~~~~: ;rt:·~~~~~cil1~~r~~~e leiraan~~~a ~~fe~i~:es; dare un tono di sbadata e pur sorvegliata f!ei:~~n:'.l':~ 0 :?zzce~!o 1 ebra:~~vda 1.~~fi~f~: tele e un sorriso canzonatorio negli occhi quando si adattava a guardarci. era mollo accurato nel vestire e signore in tutto; si raccontava che fr<!Quentasse I migliori sa– lotti della c!Ùà, che avesse fortuna con le donne; e ciò noi legge\ 1 amo oi;nl volta nella Cinta ìrrltazlone con cui, tome un ~e ~gi e~~f~d!~!r!~r!ff:i~t tic~\~elld~t~~! quel itorno non a'!eva Intenzione nè di In– terrogare ne di far lezione. SP.duto di sbieeo ;~l!~dfn'J~roc~i:: !T~f:r!~~1~; 1 gl~~ f~zz:ria~ cominciavano sempre cosi le sue lezioni più avvincenti, Jezfonl forse piuttosto universi– tarie che liceali, che seguivano aempre un altro ordine ::1aquello del teslo. ma awin• ~!~~ 1 ss!f1~u~ ~n rfc"gf3a'-:! 0 ~~e11~ 1 °ch~ro~~ sembrata mentre dura,a una conversazione a~~~. ~l~f~~:~:• f:1atf!!io~t:t~e\n':1~ibl~:;,j fpi;irtif~~r pil~t 1 ::r:~cin;t\!a Nct°i?r![~?aù~! ad adattare li suo metodo d'Insegnante alla lettera e allo spirito del programmi nuovi. Ma il liceo non sarebb!:! più Il mio liceo senza li professore di Jatmo e i;rcco, Il se~ vero e buono professon:i Umberto Caplta– nlo. Era un uomo già allora anziano, e per natura ordinato, senza niente di cxtra– &colastlco nella persona e nel modi; Il poco che si sapeva della sua vita privata, poco. oltre Il numero del suol otto o no\'e fi. glluoll, eran cose oneste e severe, cose di tutti I giorni, che non sembrano le più atte a colpire l'Immaginazione del i;io,·ani. Que– ste cose rientravano, è vero. nell'Idea .che ci sf faceva di lui. ma restavano come uno sfondo, per quanto l'unico Immaginabile, alla sua persona, uno sfondo In cui li rl- ~~~\~0et~~Ì•ac:1n!p:~:bbc 1 '!~:/ic;;y;~c~~: perchè anche la dignità e l'ordine e la Inin– terrotta obbedienza. a un dovere di lunghi anni, che formavano Il caraltere della sua i~!e f~ori~h: 1 ~d~~~Ò.e~an~J°'"~~1!~ eJ: 1 ti-:;~;; codesto, nel ·suo compito di Insegnante; e meglio direi questa volta di educatore. C'era un'&utorltà in lui, che non ave\'a bi· iogno di Imporsi, e a cui non si desidera,•a sottrarsi, la conscia e non proclamata au– torità di chi dietro le sue parole ha tutta la sua vita; e bcnchè cosi \'1va ed energica. e non mal smentita anzi sempre confer• mat:i. dal fatti. resti In mc l'1mpresslone della pienezza della sua vita Interiore, devo anche dire che non ricordo una sola volta che egli cl abbia parlato in forma di pre• dica. o che a qualcuno di noi sia venuto In mente di mettere In valore presso di lui le complicazioni sottili del proprio animo. E' con lui, nel primo anno di liceo, che Imparai ad amare Tltiro, 'un amore non pili dimE:nticato, flnchC non ml arrl.;ch!ai anni dopo a daq;ll veste Italiana; e molto ml esercitavo a declamarlo cercando di s&l\'are Insieme, secondo gli· Insegnamenti del professore. l'accento delle parole e le pause del J>Oellcodiscorso, scandeJ\dOlo tut– tavia ondeggiando sul ritmo dell'esametro: Il lungo e sostenuto esam<!tro di Vlrglllo. i~oi~~~e~ec~al~~g~a~~:\~~g~~~\~·ct~!tf~1 i~ degli spondei. e nessuna particolarità sin– tattica di Virgilio e di Omero passavp. nelle sue lezioni senza commento, sbagliata era l'Impazienza di quclll fra I miei compagni che perciò lo ritenevano un pedante; per– chè egli non potC\'a Ignorare, come essi l~noravano. che dove c'è li pres.'«lppoco non c'C nè l'arte nè la comprensione dell'arte, e che l'unica strada per arrh·are a cono– scere In poesia è di conoscere !manto I ~h~'. 'rnez~iui~t~e~~\11,:~u~n;l~~i J~~r~;:,1~: poesia. cosi come Il poeta. certamente di• mcntlca. ma 1>crdimenticare bisogna prima snpcre. Care e lente lezioni, in cui non si dlcev11.apparentemente nessuna alla paro• la, nè di insegnamento alla vita. nC di csor– tnzionc al dovere, e nemmeno di analisi !~~c~:~;1 ~~i 0 ;;/ eapf:r~~.~if~jn~:n~c~~~~ greche. sulla dinlcoltà di trrt:lurre Tacito. sulla versione riel Dnvnm.ati. sulla prosodia di Orazio. Poco, anzi nulla mi C rimasto delle cose dn lui dette e da mc diligente· mente annotate nei mlel quaderni di fllo– loi;:o manc11.to ; ma altra e più Importante cosa ml è rimasta di quelle lezioni. Il ri– i.petto e l'affetto per un mondo dove l'onestà ha un ,•olto ca!lalln~o e non accigl\nto. e l'equlllbrio, Il riserbo e la mi:r::ura sono n:r::pettlrii quella onec:.tà. e ciò che appar– tlt"ne nllo splr\10. tanto pili npnnrtlc-ne allo spirito qunnto più hn I piedi In terra Era lui che di temJ)o In tempo, qunsl fuori programma. ci dava quel temi che avrebbe avuto tante pili occasioni di darei Il pro– fessore d'ltnlinno. I temi che piacevano a mc (ceco un altro professore a cui la rifor– ma Gcntllè non dové Insegnare molto di nuo\'OJ; ricordo uno studio che feci per lui, corredato di benintenzionati disegni. sulla Ylta prh·ata,de\ Romani. case. \'estl. utcn– sill, ablludlni. ra1,1>0rtlsociali; e un altro di analisi. non dirò dell'Agame~rnoue di Eschi– lo: ma delle mie lmprc-sslonl a quella let– tura. Mollo ingenui, e ridevoli a rlp<!nSArll, discors_i di Agamennone ritornante, a pro– i miei appunti sulla Jm·croslmlJ'.: 'llnn7.ll. del l >Osltodello sciuplo del tappeti tirati fuori n suo onore: stroncatura di Eschilo. con cui tanti anni addietro cominciò la mia carrle• m di critico, e che ricordo a soddisfazione di chi in ségulto si sia sentito ferito da qual– che mio i;iudizio. E mi sovviene Il cauto sor– riso del professore, SO.J?ra gli occhiali, men- ~f:o 1 ~~~c~fg~?n~~,~csl~1;~~1t~~~ 0 \/~r~J; da me compiuto di pensare con la mia testa, e la consa1,cvolezza che soltanto In matu– rità dc~H'nnni ml avrebbe dato In l.'omprcn– slonc d1 ciò che allora nossuna spiegazione avrebbe potuto. Perciò si guardò bene dal– l'usare nessun argomento, che troppo sa– rebbe stato facile. p<!r con:robattermi: ma la saggezza del suo silenzioso e Insieme comprensivo sorriso. già mentre lcigevo 11 mio studio non mc ne face,•a plu tanto sicuro. Non più tardi di due anni fa. di passaggio da~~c:~~rc~~1C:- 1 d'~~~ :g1f\~Ji 1~ l!n~g~ 1~:;1: ~!:rt~e tr~i:a~ij~,?à1d~o~'i~le~'!•11:v;t:at:t~h~ soltanto anima a ore fisse l'entrata e l'u!.ci• ta degli scolari. la modesta e decorosa casa ~r;t~~~~1~ 11 f~~~f i~n 1 ~/!.ta\e:' 1 ct~r lii~ dono le 1,rlme classi del ginnasio dalle altre <'lassi; nel chiostro superiore attesi, con stra- cam- iblioteca Gìno Bia LA FIERA LETTERARIA ll:UTRATTO DI UN POETA * Dopo il trittico della f elitità nerduta * Alla t1P9retn attra::ionH ,,Pr rumore e In 111orte, Vlllarnel cnntrappon" Urlconumtc il tempo co•mico e I lllen di IJlo * Domenica 20 dicembre 1953 E~RICO ACCATil'iO - « Flrura lt IL VALLE E SAN TOMMASO * Un panegirico a rovesci RASSEGNA JDJ[ FILOSOJFJCA.. A ~UBA ]IJ)J[ LUJU:iJl QUA'Jl"JI:.M.nCCllI * Gli st11di 1:lell11 Jfoie,• dt RENATO MUCCI

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