Fiera Letteraria - Anno VIII - n. 30 - 26 luglio 1953

Domenica 26 luglio 1953 LA FIERA LETTERARIA NUOVI NARRArrORI IrrALIA.NI CIMITERO DIGUERRA Racconto di DAN~ 1 .E ARFELl~J fo~~~t'=tr~1a:, 1e.co~ cr~ f~naci~~ ~h7:\ta~~:!~~voC\ri:tc;,;n:a~:: ll~o~u~~~ m~;~l~è~l~~t:~d:f!tl l~n~ ~~l!a PT~v:~~~ava di far presto, le Quattro lo scirocco comln- e an'1al a.Ila capanna del pe- là In fondo - r~pose vOla:cn-garetta, Pol provò èla sola. e - Quanto cl vuole per ar- clò a. rln!orzare. Mirella. eb- scatore. uno di Bellarla che dosi lodletro. accese. Si alZÒ. rlvare a Cesenat.\co? - gridò. be un brlvido. Si SCOMe, met- P3.SSaVagran parte dell'anno - Sarà meglio che nndln- _ Peccato _ disse. _ Po- - Un qunrto d'ora _; grl- tcndosl n. sedere. sul!~ foce del f\ume. mo - d).s.51, com~ ~h!cdcndo tevamo st.are ancora qui. Po- dal voltandomi un poco. - Ml pare che Il temPO si L uomo era sedu,to con la. un consJg\lo. t.evamo rare un altro b.igno. Mirella. si curvò su di me. guasti - disse. moglie davanti a. UJl sacco di - Ma può anche darsi che Cl vieni spesso qui? I suol cape111 ml sfioravano m~~t·r::::nt: 1 a m~~~· S:~~~ t~;::e·a=an~P~:i1nai!:.e~!i no~i~~~ :: :.,ig;~{:: Aveva - Mah :._ dissi. v·agamente. un~r;~~ 1 ~mocl _ gridò. _ sull'arena. SI strinse at flan- campi lungo Il ftume. Sebbe- lnd~to 1a magllett9, sopra di;;? Come ma· Che COM vuol Fermiamoci' alla prima casa. ~~~~n;:~n~l 1 : =~ ~~i~~~e~~to r~~o /~~~ ~u~~W::ted~1s'=1~ut:\!~~ - 51, vengo qualche volta. nt~~erc/~~nc:ni::fto 1 ~/~~~= le spalle opposte, curvandosi trare in conftdenz.a. con !'uo- bla. ventre in giù. la 1accla - Da solo? toni ros!il, un sentiero vi con- leçgermente in avanti. come mo: doveva a.vere più di cin- rivolta a.I ftume. da.lla parte Non rlSJX)Sl . Ella ml auardò duceva. In!llal Il sentiero. vi- ripiegandosi su se ste ssa. D le- QU3llt'annl, grosso e alto, ve· oPPQSta al vento. con un sorri.so mallz.toso.Quel di un cartello: e Cimitero te• bo di noi. in fondo a. ll'orlz- stlto di una _maglia e In cal- - Cosa dice U pescatore? .s:>rrlsomt Irritava. desco>. Ero già davanti al z.onte, si erano ratte av anti z.onclni corti. - dO'!landò. - Ora devo vestirmi - cancello. Eta aperto, dietro un d~lle nu,•ole g;rOSISC e grl~lc. Presi Il pacchetto di slp.- - DI~· che rorse verrà da dlsse. - gruppo di alberi Intravidi un E dl nanco, la linea della pi- rette che tenevo nel costwne piovere. E' me,illo che an- Raccolsi I miei panni. che tetto. nl'te. di Ravenna st t!ra ratta da bagno, ne ortersi. Il pe- diamo. insltme a quelll di Mirella _ Fermiamoci qui _ dissi. 6CUra. A pochi ;>a:isl .s!oclav~ scatore prese senza rln.."Ta- - Andiamo pure - disse er:mo deposti sulla splagg1a. Ora pioveva più fitto, te il Savio. con ~na curva leg zlMe. , alzandosi. - Non ml piace- li vento ave, 1 a rlemp!to di gocce ml scendevano ~lù per gera. An~e l acqua del flu- - Cos:,.dite - dl'!Sl- che rebbe tornare tutta bagnata. sabbia le pieghe della st-orra. le guance e luniro II collo Ar– me pareva essersi arrlcclat.a, sl &'U~tl. U tempo? Per fa:vorc, dammi una stga- Ml allont.J.nal fra le dune e restai la motocicletta p~prlo da Uscia come era nella.•mat- - E !acile, lo scirocco ha. ret~. · dopo essermi vestito passai sotto la tettoia della casa den– DANTE ARFELLI sul sentiero. dove cominciava tro Il cimltero:Un uomo ven– ia terra con I cespugl!. n ne fuori. cl guardò senza dir vento aveva cacciato la sab- nulla. Scendemmo dalla moto Dante Ar/dli è nato a Bertinoro (Forli) nel 1911, e bla contr-o la motocicleu..a, e cl guardammo l'un l'altro. vive a Cesenatico. Vincitore del Premio Venezia 19'9 appiccicandola contro le par. lo e Mirella, ouasl Der render- con ll libro e I superflui._ Quest'opera. e e La quinta ge- U unte del motore. Ml misi cl conto In che misura fossi- nerarlone >, hanno ottenuto un grande ,ucceuo all'e,tero. a sedere sulla sella e misi In mo bagn&tl ambedue, e del Negli Stati Uniti e In FrClncia Arielli è un e ~,t-,eller • moto Il motore. Attaccò s'u- due chi meno. lspez)one, per una visita del - Il senso è chiaro _ dls• blto e cominciò a riempire di _ Piove, possiamo rennarcl generale. sl. _ Hai tradotto bene, rumore Il silenzio del luogo. qui? - domandai all'uomo. Smtse di piovere e tornb Il Mirella sorrise compiaciuta. Da ~r~ c~sa di cont~dln: PO.- Parlava male l'italiano lii sole. Mirella. lo e il custode - Il tedesco ml pl9iceva - co san e venne uor un capiva che era straniero Era girammo per 1 sentieri. Era· dls.se. _ Vorrei andare In bambino e prese a. guardarmi. 11 cusLOdedel'cl mltero. M~n tre no molti. un l~trlco, quasi da Oermanla per lmparailo bene. - Potevi aspettarmi. pote- l'ascoltavo ml aseiuaa .vo la smarrircisi. Cera anche un Anche quelli erano tedeschi. vi chlam~rml - disse Mirella raccla col fazzoletto. Mirella grande alt.are di manno, so- pensavo. quelli sotto la terra, venendo di cor?sa.- Che mo- era Irritata, guardava conti- pra una gradinata. Sul mar- dove c'erano le taz;ahett.e di di sono questi. nuamente in alto, fra I pini o bianco una rosa r06S8. D legno. Forse, pensavo. c'era - Ho avviato Il motore - che stavano davanti alla ca.sa cusLOdeml guardava compia- più da Imparare da loro che dissi. - Vol evo riscal darlo. e Chi sa quando sm et te>· cluto. Poi si sent.l Il rombo di dal vtvl. Guardai se vedessi Il Mirella si sedei.te dietro di brontolò. SI auardava la sot~ una macchina, e Il custode cl custode. Se,ntlvo la sua voce. me. Innestai la marcia e par- tana che teneva allargata e lasciò. Girammo ancora un la voce di un altro uomo, dle– tlt. Il vento cl era contro. ve- alzata con le mani scoprendo poco. lo e Mirella. Essa prese tro ali alberi. Ml avviai a nlva da Cervla. ogni tanto al- le elnocchla scure, 'abbronzate ad Interessarsi al nomi del prendere la moto. ~~~ g~~e~~~~e~ar~va::a~ dal sole marino e dal bagni. :~~~~. c<::::i~ttl {~Ì~~i reii; Andiamo - dissi a Ml· ratto le nuvole. Una si era Il cuSlOde la aua rd ava di- con I loro urrtclaU. nessun Ne°U'u.sclre Il custode cl vt– fattlr avanU, ormai era vicina vertlto. Era 1 u~i.:de~ an1:la- !rado mancava. Mirella sape- de, e scambiammo un saluto al sole, stava per lambirlo. no, zoppo, P u L? a caro. va Il tedesco, era un esame con la mano. Puori era rerma e Se copre il sole ho paura che - Sl. Questo t stato fatto che aveva dato all"UnJverslt.à. un•automoblle. Ritornai nella piove>, pensai. M~ non po- tutto da me - disse org01llo- Forse si divertiva ~ quell'eser- strada asfaltata, presi li lun– tevo accelerare, dovevo tene- so..- BeUo,vero? clzto linguistico. In un campo gomare dl Cervi&. Avevo nella re Il motore in se--..onda pe:-- Infatti non era 11 solito ci- biancheggiava una ara.ode la- mente tuttl QUCSli uomini In chè Il .sentiero era pieno di mltero di a:uerra che si lncon- plde. dlv!sa allineat i sotto terra. l.J buche. di sa~I. Quando arr1- tra lungo le strade. tante ero- - Traduci - dlssJ. vedevo tut.tl con le braccia val sulla strada la nuvola ave- cl su un quadrato dl terra. Mirella ,;I curvò sulla la- lungo I flAnc hl, Immobili. ora.– va sopraffatto il sole e racevn Era come un bolohetto pieno plde: mal Indifferenti a. tuUo ctò rresco. Io avevo una camicia di alberi, c,11 plnt QU:tlche&be- - DI fronte alle tombe del che racevano I vivi. leggera, senza maglia sotto, e te anche, con numerosi sen- caduti - leggeva stentando Poi Mirella si curYb SOpra sentivo le braccia fredde. Uerl che dividevano In pezzi - ammutoll5ca l'odi.o che sor- di me. parlò. Noh capii. GIUSEPPE AR?\iOcroA __:.• Ritratto» Cpartlcolare) Pu.sato un ponticello, prl· f)tdlnatl Il terreno, ogni pezzo ge dalla guerra e 6\010Il no- - Pinta più rorte _ dissi. ma di Cervla. cominciarono a pl,tno di tarahe di le,gno bene bile sJgnJflcato del loro sacri- , - Ho r'-me .......; gridò Ml– cadere le prime gocce. Le sen- allU)Cate col nomi sopra, I sol- ricio acquisti forza sulla vita. rella. - Non cl fennlamo a tll sul viso. poi sulle mani. dati di un reg:glmento divisi Ml guatdò. Cervia a mangiare un pa– Pol le vidi sparse sul manu- da QuelUdell'•ltro. Proprio in - Letteralmente è cosi - nino? brio nichelato della moto. Ml- ordine, come pronti per una disse. DANTE ARFELLI (Mc»Cra dtlla Stila Jlalfana alla Cairo/a di MIiano} SOSTA AL MARE Raèeo11to di GINO. JtfONTESANTfli 1 GINO i'IONTESA.NTO Gino Monte,anto t nato c Venezia Il S luglio 1922, e ha va.uato a Ctsenatfco ·l"ln/antltt e la giovinezza. Vive a R-ama. Jla vinto un secondo Premio Venezia nel 1951, con fl libro e Sta In noi la Gitutitia > mente l'urlio crebbe, si sent\ pigiama. guàrdava muto quel vide Il suo bambino disteso silenzio era rotto soltanto da strada nazionale, tino al cl. chiamare: Signora! Signora! che contlnuavanq a fare a sulla. portantina. Nella stan- lunghi. prolungati singhtozz.l. mltero. A Quell'ora passavano Una bambina corse verso suo flgllo. Ora la gente mor~ zetta con le pareti di legno, DI sr;atto la giovane si alzò a poche macchine ed il corteo di lei s calmanandQ&i. Ella al- morava, parlava, mentre gl! entrava ogni tanto qualche sedere sul.letto e voltasi alla era brevls.slplO. zandosi fatlcosamen.te In pie~ ullltnl giunti tendevano Il curioso In costume da bagno. madre, gridò battendosi ripe- Gli sposi 11 ritrovarono so. di dalla sdraio. ,iuardò yerso collo, si alzavano sulle punte Nel momenti di 50lltudlne. tutamente col pùngno sul 11, la sera, nella stanza. In cui Il gruppetto, cercò di capire dei piedi per .vedere meglio. Dino OMervava Il corpo di petto: - Ma 11 !lgllo è mio! glun1evano, dalle persiane perchè gridavano. li lavoro Oli alungcvano alle orecchie suo !lgllo che aveva Il viso, Il E' mio, non tuo! socohiuac, Il rumore, l'odore a maglia le era caduto sulla I commenti, I pareri. te escia- ventre, già un po' l!Uvldlti. Guardavi· ora !lnalmente, del rriare: Spenta 19.luce, Dl– sabbla. Cogli occhiali a metà mazlont di tutti. Avrebbe de. La portantina su cui giacevi\, con manifesto odio l'altra no stette sveallo n lungo. Cr e– dei naso. cercava qua e là sldcralo piangere. liberarsi era sparsa d'lnnumerevoll donna. rlmast.a immobile, di- deva chè la moelle do_rml.s.se. Paolo. tremando. Ma non rlu. cacciando via tutti. gridare. granelli di sabbi&. Per tutto st.esa. non sentendola muoversi af– scend,o a vederlo, si mbe a chiamare -suo figlio. E lm•ece Il corpicino. la salsedine ed I - SI. è colpa mia. Me ne ratto, slccHè quando ru chla– correre gortamcnte, ngttata rlmaneva Il rermo, senza ror- capelli erano raggruml\tl, O· vado per se1!1pre. mato, la voce di lei, nella e Impaurita. verso la riva. za d'agire, stupefatto e con- pachi: una tenue res.sura. ra. Quando plu tardi Dino en- quiete, nel buio, gli fece lm- Aveva Intuito che Paolo era fuso. ceva scor(:ere Il bltnco degll trò In casa. udi I loro le.men. pressione. caduto In acqua. Altri ba- - Fate largo, non c'è più occhi. ti, I loro singhiozzi. Sulla so- - Cosa? gnantl, dagli ombrelloni spar. aria! glia della stanza la moglie - SentJ, Dino. comincia ad si sulla splaj:gla, s'erano al- - Non respira più. A casa. nuora e suocera 111 corse lncont.ro. Senll Il agitarsi: - mormorb ancora zatl in piedi. s'avvicinavano - Forse c'è speranza: è non S1 erano parlate. Non viso bagnato. tener o di lei, Il Ja moglie. curiosi all'orJo del mare. La stato pochissimo In &equa. una parola soltanto. >.vevano ,uo alito tiepido. 11 suo grem- - Chi? signora, ansimante, con la - Ma non vede signora, pianto a lungo, vagolando. bo In avanU. La baciò sulla - senti. - e gli cercò la vesta~lla lunaa che te copri- come è bianco~ Incapaci di star rerme, da fronte con tenerezza e gli mano sotto 11 lenzuolo, nel va anche i piedi, vide un glo- Un medico giunse corren- una stanza all'altra della sembrò di provare, in quel buio. vane rarsl largo tra la gente. do e tutti gli recero ala. SI casa: e unl'l udiva sinistri. I momento, quasi un assopi- La mano di Dino sentl al– Teneva Paolo sotto le ascelle. curvb con calma su Paolo, lamenti dell'altra. mento al suo dolore. La ma- lora sul caldo ventre di lei. Ella allora, coprendosi Il vi- ali alzò leggermente Je pal- - Paolo! Paolo! - chla- dre, alzatasi pur·essa. s:era come un attutito, lento ri– so. dette un urlo e non capi pebre. mavano ognl tanto. poi. di avvicinata alla rtnes'-ra soc- mescollo e riprovò nell:!ntl• più nulla. 11 bambino aveva - Cont.lnulamo la respira- nuovo .singulti nel silenzio. chiusa e piangeva plano. con mo la stessa sen.sazlone della Il capo reclinato in avanti tlone arttficlale _ disse sol- In fine spo.sgale, quietate un lungo, flebile lamento. prima volta, quando ella era e gocciolava tutto. . tanto. II viso di quell'uomo dal pl&nt.o, una dopo l'altra Sentiva d'essere odiata dn. Incinta di Paolo. Non pote Il padre che In giardino era senza espr:esslone Dlpo s'erano distese sul letto. Ln quel giovani che erano alle non s orriderle ,plano, com– puliva la bicicletta, attratto preso da terrore. gua~dò co~ nuora voleva litigare. sfogar- sue spalle. senti d'essere vec- mos.so. Le si avvicinò cartz– dalle grida che venivano dal- livore, con odio, quel nuovo si con la vecchia accusando- chla e Intrusa, causa del lo- zandole 11 viso. I ca~IU che la spiaggia, giunse al canee!- venuto: avrebbe voluto grl- la d'essere. stata la c&usa del- ro dolore. - Parto. Partp. - posavano sciolti sul guancia– letto. Dapprlma lo mosse la dargli che raCesse qualcosa. la dlsgrazl& ma ogni volta rlpet.eva a sè stessa. te. E gli parve allora men do– curloslià. ma dopo qualche che non lasciasse passare al. taceva, t.rattcnuta da pietà. La notte nella casa passò torosa la soomparsa repentl– passo, scorgendo II suo ·om- tro t.empo da che Paolo ave. da st.raordlnarta comprenslo- lugubre e Jntermlnablle an- na di Paolo che qualche se– brellone vuoto, pres11.glla di• va cessato di resJ?lrare. Il ne Intuendo che Il caso più che se :tuorl. sul mare, c'era ra prima donnlva nel lettino sgratla. In lontananza gli dottore Invece. continuava 8 che la mamma era colpevole una chiara luna ed una accanto a loro. Estenuato, parve di scorgere persone che auardarc silenzioso e lnsen- di tanti.\ sciagura. La stanza arande quiete d'intorno. stanco. finalmente 'si decise guardavano verso di lui. Al- slblle. li giovanotto, che svo- era In penombra e le due Due giorni dopo, di matti- a farsi ·ti segno di croce e ru lora apri II cancellttt-o e si allat.amcnte ormai alzava e donne, 11 viso umido, le mcm- no presto. Dino accompagnò la sua accettazione di tanto buttò a correre. chJamando abbassava ritmicamente le bra abbandonate, giacevano Il figlio. chiuso In' una pie- dolore. I Malnardl. da ormai tre sguardo del marito che le era forte, ripetutamente, con ,, 0 . braccia Inerti di Paolo. Qual. supine sullo stesso letto. li cola bai:;a bianca, lungo la GIKO l\IONTESANTO settimane soa:-gtornavano ad accanto. Essi pensavano con ce eccltat.a, suo figlio. cuno già cominciava ad at- lgea, piccolo paese sull'Adria- un certo dispiacere alla dat.a La Q:ente si sc ostò e D ino lontanarsl. tlco. La giovane signora. In della partenza che si avvicl- poi.è vedere Paolo dlste.so tul. - Lo salveranno? ve.starilla, oanl mat.Una glun- nava. ma cerc&vano di gode- la sabbia, 011 era a ccinto un - Io credo di no. geva In splaggla lenendo per re la quiete di quel giorni giovanotto che continuava a - Ma dov<!:è acca<wto? mano Paolo e sedeva sulla che ancora restavano con la praticargli la re.spirazione ar- - LI. dove l'acqua è bassa sdraio, sotto rombrellone. Il finestra aperta, fienza accen- tlflclale. Lé gent.e ora· &ttor• - In qualche buca? · bambino correva subito sulla dere la luce e nel salot}-0 en- no, tacevi\ e tutti guardava- - E· andato sotto e-on 1a rlva a giocare. mentre sua trava la brezza rresca del no Dino. Ea:11 si scosse dalla testa e non è riuscito a rial- madre, silenziosamente lo vi- mare. con l'ultimo vocio di sua lmmobllltà attonita dao- zarsl. rilava. Dino, Il marito, :'I Ignoti fanciulli che lungo n do uno spintone al glo\·ane. - DI chi è rtgllo? quell'ora. era già al largo, viale si -rincorrevano fra le Si curvò furente, prese per - DI quel signori che stan– co! moscone. per la cura del ombre degli alberi. Poi. chlu- le ascelle suo figlio e alzatolo no là. In queu·omOrellone lso. sole. Spesso rtstava a casa so li cancelletto~ sedevano In a mezz'aria. lo scosse con lato. La signora è bionda, un ln mamma di Dino che, gras- giardino finchè non giunge- violenza. gridando più volte po' alta. • sa com'era. per pigrizia e per va Il sonno. Il suo nome. Le membra ln?r- - Non Il co::iosco. vecchiaia, preferiva sedersi In Una mattina la nonna, ce- t.1 del bambino, scosse, si Il medico, avvicinatosi a giardino. all'ombra, srogllan- dendo all'Insistenza di Paolo, mossero come quelle di un Dino. lo prese a braccet.t.o. do qualche rivista. si decise ad accopagnarlo In fantoccio di strnCcl. SI stac- Poco c!opo Il bambino. ru P0r- La vacanza del Malnnrdl spiaggia. Ella sl mise a sfer- carono dal corpo se,izn plù tato con una barella alla procedeva qulet.a e solitaria ruzzare sotto l'ombrellone, al- vita del povero Paol9, lnnu• Croce Rossa. seguito da un tra. la casettR presa In amt- zando spesso gli occhi per merevoll granelli di sabbia codazzo di bimbi che solleva. to. ,,1clnlsslma. al mare e la sorvegliare Il bambino che che piovvero a· terra. Il pa. no la polvere. Sulla sabbia spiaggia. Al giovani sposi era n riva giocava, solo. Vennero dre dovette cedere Il bambino erano rimaste le orme bagna– nato quattro anni prima Pao- altd b&mblnl, e con es.,1 Pao. ad uno sconosciJJto. e senza gnate del corpo di Paolo. lo cd ora aspettavano un al- lo subito si accordò. Alla più gridare. senza riuscire a Ora, la aent?- sulla splag– tro rtglfo. La signora. in ccr- nonna giungevano I gridi fe- piangere, l'allontanb con lo gla era più calma. Il sole sce– ti pomeriggi, mentre riposa- lici del ranclulll. ed anzi, sguardo fisso sull'arena. Rl- so rra le azzurrognole colli– va sotto l'ombrellone, im- cercava di riconoscere la vo- tornb poi verso Il irruppo e ne lontane. aveva sparso per provvlsamente diveniva pal- cc, le esclamazioni di Paolo. ritrovatosi come per Incanto rarla mite e limpida un co– llda e rtoscla, e sentiva su di tra quelle degli altri bambl- ancora In prima fila. con le lore d'opale. s~. pr:?occupato. e amor060, lo nl, là sulla rtva. Improvvisa- mani infllate nelle tasche del Alla Croce Rossa, Dino rl• iblioteca Gino Bianco --- CAnLO QUAGLIA - • Paeu;rio umbro• (Mo1tra dtl Premio Manert,:oJ l'ag. 3 POESIE '* dl I..,UJGl CAP.EL, L,I *' Sera in viola Trema. al /lauto dell'orta la vtola della .stra, celeste fa e lontana oonl co'.fa da ,iot. Al dotte /tU>Co ocefduo i collt ardono, brucia tn ombra auurra lo cenere 4e.l oi.orno. Uno stupore Il cuore· Incanta 'coli alberi, dilaga ai vicoli e alle piazze, vleoa l tdtt nel volo ,uen::io,o ..• E 1114 la lùna ali.a U ,uo /it:>re 1quallido otà /rWJa l'ombra, la .sl'llda agli anUoll. la· 1ua lama. /rettda Incalza la n'1tte. E Ml lamento lungo d'un eontt 1f .ftrazta la vita, 1t dUperd,e. nella polvere degli astri. Ti perdo Alta. e d.rUta allo specchio che le dUa dor~ pareti fa sospe.fe e le1111ere . come un 'arcata d'aria," tutta. intatta. .su dal piede alla 1palla dove In ombre il tuo .slancto sl .smorza, tutta chlUJa. nella t~a pelle ca.tto-, ecco, tu aU'c.spra. mia Jooa gi4 remota .sei, ti eicludl, Occhi, labbra., vi r>b'do, a. te .sorrta l vura torma, fo quf ruto, dice add.fo In .sè a.t.sorto il tuo volto. Alla tua m a.no cedono f tuoi ca.pelli, come un'ond4 .s'aprono e sf rtchittdono, un bagliore lmprovviio li Ulumlna., li .sfiora. cmr• un'ala di vento. Oh felice, felice/ In un mo,nento t·utto fl re.sto dilegu a, l'a,uta, U vùoto premere deU' atte.sc, de.Ue ore la rete che c'l,i.vi.schta, lo squallore, nulla vlù nulla e.siate, appena. U Jf-ore. di te .steua. che l'alzo, la tua velle Jre.sca. e liscta in cui a.biti, il frantume di ~tro ove ti 1pecchf, il dolce Jfunu d'e.s,ere cui ·ti rendf, eh.e U afferra., dove ad un'altra. terra 1alvi dt-f tuoi capelli entro lt .spume, ·Settembre E vie,u: anche una .sera. di iettembre <'he cl coulle improvvisa, un 1u.ono ha U vento d'os,a. fra ti sempreverde, .fi Ja U cuore , pieno d'ombre inquit1e. Ah la Jiamma d'estate/ Ancora brucf4 un poco .sul bui/et, nella corolla minuta di geranio. Sono gli attimi cli.e .sf avverte lo .scatto · del temJ)O e un tut10 ha u ,cm,oua come quando .sgomenta tn una· ca,4 tiMOta U tonfo di un tucio. Poi tutto ,ard facile, vedremo Jarai l fiori di cenere, suf murf il tedio dUatar.si, udremo Il vento al crocicchi .smantare, arrovtllar,I" a lunoo nelle foglie, laccra,.e Juga,en4.o con le spoglie dell'anno anche la vita e un po• di nof. I soli A qlle.tt' ora. In tutte Ze camere d'al/ftt.- o <>oni uo mo e oonf donna è come -un cit.co cne ,t cerca te m.ant. Brulica la. tene bra. di brividi df larve!, a ooecta a gOC'C:14 cola l'acqua dal temJ)O, va. .su_e dfù la notte con vfccole za.mJ)t di topo. ~ non lo sa la luna , non lo .sanno I cani che l'infuriano, che al ,uo fuoco pallfdo ,1 arrovellano. non lo ,a U ~nto che tolleg9ia ,u:f viali. E gli altri, chi 11'4 cheto <!'on.sta fl .sanaue oià .smemora, chi ha 1ciolto dolce U 1onno da bracda dolcf, chi' dUcen4e placido U /lume della notte? Noi qui .soli · re.stiamo, e U 110,tro /lato ci .si aua.sta negli occhi, deJ,,uo /fore buio l'aria ,1 ma.cera, .si con.suma la notte, crOlla fn cenere, olà ,, ,ta · acre in qu.sto di morte e nel .suo od.ore. L'àinore raui:gr~Uiaret~•.~:t:rt occhi 1grani ancora all'Inganno a eul no,a credi quq,,f}, cara, lo vedi, t una J)OVera C05a, una meschina cosa a volte, una ,catola pretenrlosa con dentro appe11a un p111gno d'orla grigia, una tùblta ingordigia tanto amara fra poco, u11a.. ben trt,te farfalla che a chi la /tTilce lascia tutto Il ,uo oro sulle monf. Ma, lo ,al, senza questa orma In noi cod labile, gf0 eco e /u or ora tumulto, quuta vuota conchigli a ch e agli orecchi rl.suona co.ti dolce, u suo ,vzendore fallace, senta un poco d'amore non si vivt, gt4 lo sai. /ahclulla, tu lo ,ai quanto bisogna. ritentare pur sempre. come nulla noi non siamo quagglì,, proprio mal nulla ,enia questa menzogna. Dedica Apri gli occhi, vi /c le capriole Id 1orprt1a dt u11tere. ,t alza Il giorno net tuo cuore di allockJla, la notte come polr>ere ti scrolli dal capelli. 1'/el tuo sonno di nuvola aermoollano · le stagioni, e a noi le reca un vento ebbro d'ali, di J)Olllnl,,1 acce"" alla tua guancia e palpita raurora. SbOCC'lano le tue mani, a noL..s·tn/lorano d.f te tutti I ~n.fferf, e.sita il ttmpo ·In cfma: alla tua fronte, iul luo pa110 si mt,ura~o le orbite degU a,trl. In te s'Inarca il mondo, e !u .lo reggi esfle e ignara come la tua chioma. Quurlioeper EugenioMontale (Ltcco. clardlno d1 eoaa E un poco sosti qui 8J-:::'la ·1oif:'1.,0 lMI) on.sia e il rombo non vorca. inerte ,tagna fatto immemore l'attimo, si ascolta Intessere li silenzio la sua ragnc. Porse a remote immagini di eesipli dolci•· d'asilo cpprodi or qui, rauenra t questa che ti schiudt, ove ,1 appigli U cuore, la e divina lndiJ1erenza ,? Oh ,otto il vasto platano, da Slrlo che l'aria avvampa, t a/Jlne u1l°altra pace che ti ripara, o t'Isola l'edace tuo e d·tmmobllftà noto delirio •1 Ah l'Istante /lttilio, come adegua la tua anima inquieta I Ecco Il cancello 1714 ,tride, .scoppian voci. cl .suo ro11ello la vita ti ri..succhia, non ha tregua. LUIGI CAPELLI '

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