Fiera Letteraria - Anno VII - n. 51 - 21 dicembre 1952

LA FIERA LETTERARIA Pag. 3 IL PRIMO CENTENARIO DELLA MORTE DI UN GRANDE ITALIANO VINCENZO GIOBERTI nel 1847 (Xf109rafia da n mondo mustrato) INTERESSATO ALLA *'llVILTA',, SALDO NELLA RELIGIONE * Genio e personalità tipicamente italiq,ni Si commemora. quest'anno il i,rimo centenario della. morte di Vincenzo Gioberti, avvenu– ta nell'ottobre 1852 a Paa-!11!, quando egll aveva passat.o da poco la cinquant.lna, essendo nato nel 1801.a Torino. Con- ~~~ ~~~n~~ttrtà~~~~n~:1. 1 ~ I * di LUIGI QUATTROCCHI quale sin dal primordi egli s1 esercita, anche prima che inl• zi la. pubblicazione dei suoi scritti. In tale fase sono di grande aiuto, per lo storico attuale, le lettere che U Gio– berti ancor torinese e poi esu– le a Parigi e a Bruxelles In– viava ai suoi numerosJ corri– spondenti. alcuni oscuri indi– vidui ormai a mala pena ri– cordati, altri U!ustl'! spiriti. di cui il Gioberti, ancor g!ovane e Quasi Ignoto prete subalpino, si onorava di chiamarsi a.mt – co. fra. gll altri, Giacomo Leo– pardi. E' un !ungo periodo di tormazlone e di fermentaz.lone, In cui tutto del Gioberti futu– ro è già. anticipato; quando poi egli passerà a scrivere ope,re espressamente per la .stampa. Insieme con la. rive– lazione della sua facondlssi– ma abil1tà di scrittore. nello sforzo di meglio precisarsi U te intuibile al pensiero. Forte .fibra di ragionatore, Vincenzo Gioberti compenetra problema metafisico e problema conosci– Livo,nello sforzo, compiuto or– m9l su piano assai elevato, di elaborare la sua religiosa fUo- 50fta. e L'Ente reale , epicen– tro di tutto il sistema giober· tJa.no, è Ente concreto e non più soltanto possibile. assolu– to ontologico dunque. ma l'Ente è alLresl assoluta in– t<01Ug!b!J.ità che, nell'atto d1 creazione, pone gli intelligibil! e con essi sl congiunge a t.lLl punto che non è più possibile distinguere. se non trascen– dentalmente e dialetticamen– te, mondo di realtà ontolOR!– ca e ordine di psicolQR 'lca.rl- LUIGI QUATTROCCHI (Continua a pag, 4) Vincenzo Gioberti nel 1848 il giuc!izio ciroe. la grander.za del personaggio, guida alle menti italiane durante 11 no– stro Rlso~mento naziona.le , promovit,.ore di un sentimen– to di O['fitogliopatrio senza il quale mai l'Italia avrebbe Po– tuto essere naz.ione, scrit.t.ore aulico e creatore di uno stlle venato di rigonfia retorica ma ricco di espressività. poderosa ed etricace. pensatore di a!to r8lllgo che, con alt.rl, rido– nò all'ltaJ1a una speculazione dt cui era da teffi4)() ormai priva. Ignorato, o meglio in– compreso nelln seconda metà deao scorso secolo, imperando nel pensiero itallano quel po· sitivismo che ern filosofia dal– le poche pretese e dnlle scar– se ~romesse. e che ancor me– no poi rluscivn a mnnlenel'e, Gioberti è tornato in primo piano da qunndo si è comin– ciata n fnre slorla con diverso suo pensiero finirà. col preci– sarsi ancor meglio nella sua complessa. discordante strut– tura. RISUSCITANDOIL SENSO DELLA SUA FAMA * !!"'---------------------------------•! ~{~te~~t ~~~s:~~a rfvt~~~~\~j suta si era. data a. dissociare. 6Vìluppando un pensiero in sè assai contrastato ed elaborato su planl diversi, che rendono assai difficile comprendere. davvero, quale ultima logica lo R-uidt. Interessato alla e clvll– t.à >. ma altresl Irremovibil– mente ancorato alla e religio– ne•. fra. questi due poli s1 Im– pegnò nel tessuto di una tra· ma unltnria di pensieri e dl r,pere, cadendo Lnllne in que– ste e oscillando di continuo in quelli; per cui Il Gioberti è &P– parso a volta a volta t.radl– zlonallsta e progressista.. cat– tolico e panteista o ateo, fau· tare di autorità e fa.utore di libertà, aristocratico e demo– cratico. realista e ldeallst.a, platonico ed hegellano, e phi soesso è a.ppar.so 1 una e l'al– tra cosa Insieme, pensatore dunque in sè diviso e ora at– tratto verso l'uno ora verso l'altro del due poli, chiara– mente preoccupato di soddl· stare insieme esigenze contra– stanti che. l'una e l'altra al– ternativamente, gli furono ca– tenn verso un più unilaterale ma insieme più unitado svi– luppo dottrinario. Del resto, mnn mano che cl si addentra nella lettura dei testi gjober– tlanl. 1 contrasti appaiono in Jul più nett.I e rndlcnH, e me– no quindi deve spernrsl di po. ter ricondurre li suo pensiero a unità., sia pur dlnnmicls.c;l– mn. Pertnnto, se Ul ultima a.ppnre come In meglio lmpo- 6Lnta e meglio storJci1.zatn quella interpretazione che fn ctcl G_lobcrtt l'isplrntore. nn· cor plu concreto, più assoluto. plu nostro di Giorgio Hegel, del successivo lclenllc;mo Jta– linno, è nec~nrio tener pre– sente, a meno che non si vo– glia nega,rgll sincerlt.A s1>ecu– Jntivn come neppure per I me· diocri è lecito fnre che net Gioberti opernvnno ànche, .so– prnttutto cllver~l idenli. non considerando i quali si rischia dl trn.sflgumre In sun rcnle fl– stonomln e quindi di non com– prendorlo, e che il Gioberti fu rinnovatore m-n rlsuscltntore nltrool dello. pili schietta t.radl– z1one filosofica ltalinna, che è t.ra< !ll"Jone d1 ont.olQKi"mospi– ritualistico. Costretto a un d!!C !colto.so e ben tardo esordio le~arto, che fornisce insieme esempio a tutti di l)Onderateu.a e di ooscenzlosità autocritica. solo a trentasette anni ormai rag· giunti U Gioberti diede alle stampe la prima sua opera, dopo la pubblicazione di po– chl opuscoli di nessuna pre– tesa e di poco effettivo va– lore. La Teorica del, sovran- 11aturale, editn a Bruxelles net 1838, è 11 e programma>, co– me egli stesso dice, di tutto U suo pensiero. Scritta In un so– lo mese, eppure sin troppo di– lungnt.n, essa cerca di fissare In dimostrazione delln. coucor– din esistente tr:i religJone e filosofia, tra rivelazione e ra- Memorie della sua irandez SINTESI DI POPOLO E D'INGEGNO * Il s110 co11cetto di democrazia Jl governo si addice ai grandi ingegni, ma questi non sono che i legittimi rappresentanti del popolo • di GIUSEPPE SAITTA In una Italla che, malgrado le apparenze, -ha smarrito le sue idealttl risorg1roontn11, Vincenzo Gioberti. il cui centenario è PM– sato !:Otto s!lrnz10, rappresenta un rimpro– ,·ero &lto I! solenne al tanti polltlcn.nti no– strani, afJanna.nt;s1 vanamente 00 Inseguire una forma dl dcmocra.zln. che è la negazio– ne della vera clemocrnZ!a.. FOr$C, pre--;ctn– dendo da B. Spnventa, il più grande ruo– sofo e politico della sccon(:(\ meti\ del se– colo XIX, il Globcrt.1 non solo colln sua fl.loooftRmuove e scomplglin le acque quiete del conformi~mo filosofico e religioso, ma encbe. enz! sopra tutto, drl conrormlt;mo polit!co. Con lui la cultura lntcn cristiana è presentata come la vera t1utocoscienzn dcl– l'uman!là. Le esagerazioni chr: lacllmente si possono ;1.otare nel Primato, in fondo, non hanno altra origine che la cat:iC!enza pns– aiona.ta . fremente. del i.!0ncctto d'nutol'lomin. Per sollevarsi ad esso. contrCl I conservatori e democratici, i primi col loro angu.c;to e gretito m1m!cipallsmo, i secondi con le loro ideologie asLr'l tt,e,, cioè lrreall, oocorrcvn. una n1ent.al !tà soda e comprensiva. che è propria tel Giohert.1. 11 quale dimostirn una ade– renza con~a.pernle P..l concreto. al fatto. Ma– chla.velJI e Vico lo svevano scaltrito. La vi– sione luga e 61ntetica della storia. di cui eglt .stesso si compiaceva, gli permetteva qurJI& ness!b!l1tà di valutazioni e di deci– s1on1 che menti grette attrlbuiva::10 a poca saldezza di CGrattere. Dopo il fal!imt"nto della guerra federale, codests vì~lone si allarga e si a,pprofondi– sce. li Rinnovamento ci\'lle è tutto orientato verso una soluzlone più conoieta.' più vera ciel problema nazionale. ma esso ~rge aè w1a trattazione composta, ~istematlca, com– piuta della poltUca. moderna come dialetti– ca, sviluppo, creazione. Perciò il reall.smo g!cberttano non è radorazione del fatto, del compiuto, ma è la stessa realtà viva sempre p:-ogred!ent.e. in cui proprlnmente consiste lo. civiltà, che e lo stes.so sviluppo del pen– siero o della mentalità. Donde le stupende parole contenute ln uo tramme.nto èella Protolocia: « Il progresso è l'evoluzione del– la. mentalltà. del pensiero. La v!ta, la. so– stanza. la cima, il fine dell'universo è il pensif"rO. Tutto nel mondo è mezzo ordinato allo svolgimento del pensiero. Le religlon.i. le istituzioni, le lettere. le rivoluzioni .ecc.. sono strumenti di mentalità; e come tall le– git.t ,l.mi. a.ncorchè s'.ano o possano es.t;('re In sè cattivi. Da ciò dipende 11florire e lo sca– dere delle tstltuz!onl, delle razze, E'CC. Una religione, verb'.grazla, crece finchè è stru– mento ò ments.lità; scade quando ne di– venta l'ostacolo. Questa è la legge sovra11a del mondo: 11 trionfo del pensiero. Oi{gl la democrazia trionfa perehè essa è lo svolgi– mento del pensiero nelle classi ,;he non pen– !Ava.no. Il pensiero può crescere In intensio– ne e in estensione. U prog:-esso in lnte.n:s:tone è arlstocraz!a, in estensione è democrazil. Col principio cardinale del pensiero si può 01dinare una nuova politica. Esc;o è il giudi– catorio supremo. Regola generale: 11 gover– no è buono o reo secondo che svolie o non svolge Il pensiero•· Cosi Il Gioberti può de– ~ne&re Il concetto èella sp!r!tua!!tà dello Stato che a.tt1nge un aspetto unico, orlgi– naJe. perchè esso è logicamente dedotto da una sintesi orig!na,ria, la quale è costituita dal popolo come unità della plebe e dell'in– gegno. Questa nuova su1tesi a pr!ori della pol!t!c& corre dlret.tamente al concetto della bliot ca democrazia- come l'effetto universale de1la civiltà moderna. Oa essa qu!nc!i occorre mUC)– vere R6Solulflmente per costn1lre una poli– tica forte e p::-~resslvn. Ma Il Gioberti, men– te specula.Uva per eccellenza, non poteva nc– cont('•ntarsl de11!\ democrazia che spesso si 1clenLificnva con In. demagogia. Era necessario dare una vita.. un'nnima che fosse H prin– cipio clin.am! co, ~uperlorc, dcUn democrnzln. e questo è l'ingegno. o la mente, come con– tinuo sviluppo. Ln. democrnzln legittima non può sorgere che <bi connubio della plE'be con l'ingegno. Questo connubio è « In sintesi R priori• politica eel Gio_perti che cerca di dlmost::-arln movendo giustamente da.I con– cetto che: e In plebe dlvl~. essendo potene:A grcg~l<l non può avere sovranità, che è ener– gia o atto recnto a compimento: o diciamo meglio elln partecipa alln signoria ma solo in virtil, mn non nvendo le psrtl richle.1te ad ese.eltarla. Mn ! nforma.tn dall'Ingegno, mediante Il suo comublo con ls cultura eìlA è Idonea n sovrnnegginre In effetto: e solo ctn.l 'suo concorso può aversi una forma <!I stato che n pieno supplisca a.! bisogni del– l'età nostra •. Difatti la plebe senza l'Ingegno è moltepl!– cltà. slegata, atomismo; e l'ingegno senea la plebe è qualcosa di individuale o una mo– nade sen1.n.finestre. L'unità viva che è t.ot~ a– Jltà viva no...ripuò a.versi se l'unità non è l'unità di una moltepltcitA. Codesta sintesi nella sfern poUtica è ra.ppresenta.ta dal po– polo. e U popolo rappresenta la c!emocraz!a. Perciò per il Gioberti Ja democrazla è una totalità. vivente e non una pute; ed è « un tutto come 11 corpo umano che ha membra dispari ma è Unto da capo a ple<ll di un ccJo.re avvivato dt un sangue, coperto da una pelle •· Con un concetto c06l ampio e ~J alto della democrazia i.I progresso delJa sto– ria umana s'appunta in unico CPntro: la reaità politica non è più U regno di F.olo, ma t!l\'tmta la concl!lazione e lo svl?uppo di tut– te le realtà. civili. Ma la demv:razia qual'è concepita dal GioberW è essenzmlmente qua– lltatlva. perchè essa è cosl universale per guisa che ogni ceto e indiv1ùuo pt:ò farne pa,rte, ma la partecipazione è condtz;einata ,1&.ùa oopncita. la qua 1 e ve-sfl un;camente nel pensiero. Eppure, malgrado questa irn– po~ tar te rtserv~ che con<c-i~.!e alla demo– crazia un suo significato inconfondibile, t1 G!oberti insiste nel sostenere che ll popolo è sovrano perchè esso personifica la menta– lità. Il governo s'addice a.i grandi ingegni, ma. questi non sono che I legittimi rappre– sentanti del popolo In virtù appunto del!e. mentalità.. n Gioberti, evidentemente, si dimostra in– soddisfatto di tutti i partiti e con una cri– tica peneLrante. Qeflnlt!va, li snida èa tutti i loro recessi. batte in breccia la concezione d! G. G. Rousseau ed è severfsslmo con le forme estreme dello democrazia come il so– c1ollsmo e 11comunismo, benchè in esse ri– conosca un principio vita-le e un sistema. di bi~ogni vivi e gagliardi che la società ha il dovere di soddisfare. La sua visione C:el– l'eterna na.t.ura autoformativa dello spirito come ment.al! tà gli lmpedl..scc di attardarsi in questo o quel sistema poiitlco, che sono concezioni ps.rz.iali, sofl.stiche della realtà spirituale, e lo induce, invece, ad affissarsi nella nazione come il massimo potenzla– n1ento del popo!o. e qu!nèi come l'incarna– zic-ne detla democrazia. GIUSEPPE SAITTA o Bian o presente indn.gn.nte su di esso. Nella storiografia filosofica. polttlcn e anche letteraria a GloberLi è stato nllorn rL-;ervn– to un p<>sto di assoluto rl1tt1nr– do, QUAiea lui di diritto spet– tava; ed egli oosJ. può pen– sarsi deflnltivrunente, non più nella cronaca. delle sue gior– nate trionfali del '48 ma nel– la storln è entrato nel novero del nostri mngglori, gonio ti– ,plcnmente lt!llinno, con le ll– mlt.a.zionl ma anche con le prerogative che tale qunllflcs compartn, elemento fonda-– mentale per spiegnre l'evo!· Vt'1"Si di un secolo Intero del– la ,nostra storia. Mn se. felicemente, è dnto constntnre questa qunsl umutl– mità di consensi su un gene– rico giudizio di valore. tut- t'altro che unanime è. poi, il più prcciw giudlf~io ohe di .neccssil.A si Impone per dcli· .uenre con c-;atLC'D..,'\ In sun fi– gura di gronde del nostro R!– !orgimcnto civile e culturale. La polemica accesnsl Intorno al Gioberti. da quando Bcr– trando Spaventa ne prOJ)()Seli.\ prima lntel'pretnzlone ideall– sticn. poi ripresa e rlelnborata da Olovnnni Gentile e dn Giuseppe Sn!ttn, è unn delle più interessanti e n.nimo.te delln. nostra più nobile storlo· grafia; segno evldentlssimo. anche questo, della. hnµortanzn dell'uomo. mn segno nltrettan– to evidente della complessità del suo pensiero che, nono– stante le Immediate apparenze. è fra ! più dlffic!li n tra(.tare e fra i più ostici a una unita– rio. ohinrlfica.zlone. In realtà. Vincenzo Giober– ti fu impegn,a,to, in tutta la sua ora. placida ora tumultuante vita. a conclllare elementi che tutta la storia n.no allora vis- Sin dagli anni g!ovnnll!, Il Gioberti studente di teoJOKla, avviato come ern n1sncerdozlo subì l'ln!lusso del e soggetti– vista> Emnnuele Kant. che po.!, più o me.no direttamente. ru sempre prese11te n.1 ~uo pen– siero, sin come bersng-110 po– lemico delln sua lot.ta nllo e psicol~lsmo >. ritenuto ca– tegoria fondamenta.le di tutto 11 PCJlSleromoderno da. Carte– sio n RosmJni. sin come fonte ispiratrice del suo stesso Inte– riore soggettivi.smo, verso il quale Il suo .'\plrltua.llsmo nn– dnva ad evolversi. L'elemento knnt.iano insito nel pensiero del Gioberti non è di quelli comunemente ricordati. ma pure occorre ben valutarlo per ooter adeguatamente com– prendere la. stesura. e la am– piezza della. tematica su11a la tilosofia del Gioberti si potrebbe definire la sceneggiatura drammatica cli quella del Rosmini * di LORENZO Gl USSO ~l>~~ln\!.f~~~~• d~~~~e. dfn P~~r Il successo ~el Primato, pia- tempo 0848) a Romn, e v·~bbe Atlantld.J. E' uno stue e un Un– accanto ad argon-v~ntl derl- ce.a.se o non piacesse ai signori accogllc111..e01~orevolisslme. !u guagglo figurativo con 1 suol vo.ti dnlla usu !t.le tradi1Jonale Mlctermayer e Qulnet Cll quale scritto clttadmo romano in fregi ed I suol cartoc.ci verbali. a1>0l<w:tetlcn cattolica, i:.l. rin- ultimo nella sue RèVOlutions campidoglio, maestro tn quello Tale et appare In Platone, 1n vengono nitri pensieri di di- d'ltalie bollò come retrogrado studio detto della Snplenza: i Vico, in Hegel, ~n Schopen– versn origine e di dlversR na- e Leocrntioo il moto neoguelfo), clrooU vollero fregiare col suo hnuc.r. E' anche, necessarla.– ;1'::°nt'n cl~!n~~!~c.t!, P;;~!~~1 t~~>a~~: fu prodigioso. Qualche voce di- nome l'albo d'oro del loro soci: mente, un gergo ed un lessico. de si rlpro]>0ne, ~ntichè rl- scordc &I levò an.che In lt.'lltn, l~ cnsa dove nbltnvn e.bbc gunr- &i un fll060fo Incapace di rin– solversl, il compito cli tro- quella del Brorrer10 Lm le altre, din d'onore delln Mlllzia cltta- novare li lessico re.sterà senn vnrne unitario. compenetrnzio- dl cui l'eco rlmbombn in una ciinrt: quella vin per decreto del risonnnze nell'anima umana . n~. Questo viene di nuovo, e lettern a,l Gioberti lndirl1.znt!l Munlci1>lo fu denomlnntn Via * * * ami vt.gorosnmontc, nffron~nto da.I suo amico DnJmRZ1.o: e Eh, Gioberti: il popolo nndnvn In C'è un senso di fa.vol06a ~w~ 1:, 11 ~~~~1i~a/fl~~tft~~I~~~~~ cn.ro amico, blsog~1 sentl~l! cnlcn a _snlutarlo ed 8 fargli Atlantide in Platone. In Vico !i.tn n Bruxelle., ancoro nel quei sch~llt.osll Voi vorrcs~c n.pJ>lnuso. preti e frati, liberi e tumultuano gli allacciamentJ C1ennlo J83g-JJ 4 o. OJ>ern ftn- fare dell Italia un convento. servlU. grandi e piccoli trseva- muscolari di uomini sforutl cor più voluminosa e di tnn- Voi irn1>astolnt.ela religione con no In folla n vlslt.nrlo... egli ar- dalle e sformate passioni>, In to più slgnlflcnttvn dell'altra. ln politica, Voi vorreste una rlngava dapertutto, celebrando GlobertJ l'immaginazione f1lo– E' qui ohe egli propone 1~ sua teocrazia universale, poco man- Pio IX e Carlo Alberto, 1 beni 5of1ca celebra stupendi trlpu– c fonnuln l~eale > dcli Ente ca che vi facciate apostolo del• della concordia e della mode- di e tnsupe.rab!U sotto questo r:erc~:1~ l~~~·e:t~o:d~e~:~ l'inquisizione, Voi leccate le razione, ed H valore dell'eser- pr 0 of110 sono i capitoli finaU di tutto lo sciblJe umano. Qui, pnnt.ofole al Papa>. etto piemontese. Ebbe tre )un- dell'Introduzione, ove la storia Jlnalmente, Il Gioberti si tra- Ma. quel succc...i;,,so, già vasto ghi oolloqu1 col Pap.9. ». st t.rasfonna in una vasta teo- va di fronte alla chiave di voi- nel 1843, fece del Gioberti• ne- * * * fania, le religioni si fondono in ta. dl tutta la sua concezione. gli nnnl 1846-47, l'uomo più pa- La !llosofia del Gioberti ,t una specie di JX)tente corale e QUIsoprattutto appare chia· polare d'Italia. Se fosse stato potrebbe definJre la sceneggia- sinfonico, dove l'unico motivo !~cs~~n~~i 1 g;~~1 ti!~ 1 J~~~~ un melodramma, quell'op,.ra tura drammatica di quella di della e formula Ideale> viene del pensiero cattolico, che spie- non avrebbe Potuto essere più Rosmtnl. Ma !l suo rlllevo di iterato in trascrii.lonl sempre l!la n tutto con l'atto volon· cantabile. Pio IX. è noto, en!J-o !crltt.ore è plu rotondo, se ~ diverse, eppure consonanti, t?ù tarlo e gratuito della creazlo- !n conclave col Primato In ta- vero che una mosofia non e un'unica ineludibile melodia ne divina. ma dall'altro la sua sca. Del fanatismo del Gioberti solo un sistema di nozio~i. E' viene strumentata nei modi pt,) lspirazlone lrresistibilr_nente r~~ ci rlfer!.sce 11 LA Farina nella anche, nelle sue forme piu al- vari attraverso I più intrec– volta al panteismo, nell'Idea sua Storia d'It.11.Jladal 1815 al te e decisive, un ln&teme di ml- ciantl e dl..scordl recitativi. La dell'Ente concreto dirett.Rmen· 1851: « Il Gioberti giunse a quel ti, di lontananze, di radiose storia, nella sua inarrivabile · multUormltà, si riduce cosl ad STORJCA DJC un moto di progressivo avvlci• namento o di regressione del– l'Idea divina, w1lca ed immu• Gioberti e • IAlb!le: nella loro moltepl!cltà ! L d dogmi ed ! sistemi eterodOS81 •! e Op O .. , 'I ::::r~·~r 0 :v1!~10:::' .. ce;:;. n~= tornanti, e di inversioni defor– matricI dell& e form.uJ.a ideale>: e a rilpetto della perpetua cat· il panteismo, l'emanatismo, il tività. di molti dei barbari polltels.mo. ~ono altrettante Storia breve/ A/fidata a scard.!stme tes-timoni.a.me di– rette - una lettera del Leo– pardi e quattro del Giober– ti -, a qualche accenno nel– le opere di quest'ulttmo e nel· la corrispondenza scambiata con qualche amico. Ma amici- 2ia profonda., fervida, di ani– ma ad anima, nata da imme– diata reciproca l:-oni.pren.sione ed alta stima, e - soprattut– to - nutrita, in ambedue. dal cuore. Si conobbero a Firenu. nel 1828 (di questo incontro tro– veremo cenno in una lettera. di vent'anni dopo, del Giober- 1 ti al De Sinner ), e qua.si cer– i tamente nella sede di quella operosa fucina della cultura e 1 dello $pirito libero ch'era il I Gabinetto del Vieus.seu:r. Diversi d'indole e di tempe• ramento. diveno il loro stato e le loro rispettive conce.2ioni fi· loso1iche dei problemi dello spirito, era uguale -però in a,n– bedue l 'alte.ua della levatura intellettuale e l'appMSionato interesse ver gli studi. LeoPardi aveva allora trenta ann.f e - nell'ambito di una certa élite - era gid celebre. Minato dal male, Irrequieto I pellegrino n.eUa vana ricerca della .1aLute e di un'occu,pa- 2ione che gli desse U sosten- i tam.ento. si co~iduava al tramonto della vita; e poiché la salute declinava sempre più e gli erano venute meno an· j che le ultime risorse econo· miche, aveva /atto ritorno al– la ccd' paterna nella. convin- 2ione d'andarvi a morire di– spe.rato ormai di potersi co– &truire un destino. Gioberti contava ventisette anni: viaggiava pe.r conoscere uomini e Idee in Jern~nto e tempera.ture de' vari a.mbienti inteUettu.ali e Politici. Dal suo Piemonte era passato in Lom– bardia, poi aveva peregrinato nell'Italia centrale, Anima tesa. in fervore di ri– cerche, inquieta ma non sco– rata. anche se talvolta sfiora– ta. dal e male del secolo•· Si aprirono reciproca.mente di •• VITTORIO ORAZI l'animo, ,enza. reticen.2:e; e il scrive nella cttata lettera del– giovane abate preci-sa. che pro- l'aprile 1830 J che le verità re– prio e in quel piccolo viaggio• 11.{lio&e gli apparvero > con u.na che fecero insieme da Firen2e chiarezza ed una certezza che a Recanati. nel novembre 1828 gli giunse del tu.tto nuova>. U Poeta gli « raccontò le clr- Tali verità si compendiano in co.!tan2e della sua conversio- questa. propasiiione: validità ne /il0$ofica, com·egli la chia- del Cristianesimo - e quin– mava •• e forse gli m.anifes-tò di del Catt0Hcesi1no - come le sue angustie per la perdu- li&tema dottrinale e come fat– ta fede. to dorico. E in una serie di Quali fNSero i temi dei lo- dieci e proposi2kmt > ria.ssu1ne ro colloqui di allora noi lo de- re.sito delle sue laboriose, dili· swnia.nw a.bba.stanta chiara- genti e imparziali ricerche che mente dalla prima lettera di- concludono positivamente sulla retta dal Gioberti al Le0pardl realtà di una e rivela.z.ione e– (2 aurUe 1830>. .sterna del .soprannaturale>. Allora ti giovaM abate tori- che s'identifica col Cri&tiane– nese professava un « puro atei- simo e ctu tra.,cende ogni di– s,no > che in tanto differiva 11lostrazione. Il Gioberti, in/i– dalle opinioni filosofiche del ne, chiude la lunga lettera Leopardi in quCJ:1ttoquesti ri- confessando al e Signor Con– teneva che ogni concetto del· te.• che « il mutamento d.i la mente nascesse dalla sen- idee... e l'adesione intima sazione e in lei risiec.te.ue, schietta, profonda alla Reli– mentre il Gioberti credeva al- uione cattolica: che ne. è stata la esistenza di e alcuni con- la con..seouenza,ha partorito in cetti prim.itivi, rnzturali. uni- me una dolce e inu&itata quie– versalì eh.e non si passano de· te e con.solazione. la quale è dune dalla sensazione e ridur- per me un nuovo aroomentn re aali elementi di essa >. Di- della verità t. divinità di versa era anc.he la loro oo.d- quella>. · 2ione «in ontologia>, derivan- La seconda lettera è dell'ot– te dalle rispettive differenti tobre 18.lt , e pervenne al Leo– concuion! suUa n!Itura e ge· pardi al ,-uo domicilio roma– n~razlone delle idee. no di Via dei Condotti in quei ll Giober'ti però, nono.stante giorni df abbottimen.to fisico questi e altri divani, era ri- e morale - non poteva nè ma.1to preso per un certo te-,n- studiare, nè scrivere - invano po dalle idee del Leopardi: il confortati dalla pre.se112:a del suo :tpirito religioso si era suo R-onferi. Leopardi ha do– ra.ffredd.ato. ed aveva finito mandato notide d.eJ Gioberti per disamorarsi anche della a.d un comune amU:o piemon– /iloso/ia, tese. e Gioberti .,; affretta a Ma se affascinante e con- .,criverpli: « ... posso dire con turbante dovette essere l'aroo· verità che non è na_.-,atooior– mentare del grande pes.simista no in cui non mi sia venuta - il quale da un peuimi.rmo davanti l'lmmaaine Vostra. storico volgeva ormai ad un conoiunta a' miei studi e alle peJsimismo assoluto -, il Gio- più cnre affezioni del mio cvo– berti, ritornato nell'ambiente! re•· Bella. nobfli .. tsima lettera. torinese, trovò vropizio il cli- tutto pervasa da un'ardente ma a.d. ima revisone dei dubbi ammirolione per l'alto inge· sudcitati in lui dalla incred.u- gno dell'amico, per il suo co– lftà deU'a.mico; t fu proprio ra.gqio morale nel sostenere la dura,ite una. malattia (come e grandeiza del suo infortu- nio >: di ammirazione per la sua opera di scrittore - e ... siete plunto alla perfc2io– ne. e avete ctato tal sapglo di prose e df poesie che toglie an– che ai migliori f.ngegni la spe· ra11.2:a di volere imitarvi!> Gioberti confida inoUre al Uopardt eh.e U .su-0 modo di pe.n.,are « s'è 1nrdato a..!Sat da quello che era~.- 'dopa tonnen– ti morali e a.nqosce indicibili. s'è ra.ssertmato: la tempesta romantica è passata ed. orn può attend.ere ai suoi studi /l– loso/ici con una certa serenità.. L'amfci..lfa, nonostante la lontananza, s'è fatta - frat– tanto - pl'U affettuosamente intima.; la lettera o le lette– re che purtroppo ci mancano han.no senza dubbio accorcia– to ze d~ tan.ze; tn/atti in que– sta tena missiva - scritta da Torino in un mese imprec~a– to del 1832 - è ,!parilo il « Si– goor Conte> ed il tu sf è so· stituito al Voi. La quarta ed ultima lettera giobertiana perven u.tacf è del 27 dicembre 1833, ed è &critta da Parigi. Dolorosi e.venti si sono verificati nella vita d.el– l'abate torinese e la lettera ne rende l'eco. Il Gioberti, se viveva inten– samente la sua speculazione /U!>so/ica e professava con convin2ione e dirittura la,- sua /ed.e religiosa. non meno /or· temente tuttavia ardeva di li– bertà, e però fu tra i prbni as– sertori ed artefici del Rtsor171- ,,~nto $0tlopo.1tt a per.~cu.– zione, il giovane ed irrcpren· sibile cappellano di re Carlo Alberto, per « sospetti politi– ci> venne gettato in carcere (vi rim.a..te per quattro mesi) processato e mandato poi. in esilio per tempo indetermi– nato. Nella. lettera al.l'amico lon– tano egli pCI1'ladcUa sua scia– gura - che considera nulla trattamcmtf, e de.Ile carnefici- rappresentazioni sempre più ap- ne ». e gli espone som.marta- panna te della splendida verità mente le vicende. dell'iniquo centrale: l'oscurità. OOtale è la i,roc.easo(dur.ante il quale ave- Idolatria, a cui corrisponde nel ~:i~~c!:1u~~ed~7l~an3ei~~~~l~J. d; dominio delle idee 11 ftensism1J, virilmente dichiara che e q~l la dottrina. colpevole fra tutte com.ento lo ha « ringiovani- come quella che rovescia senza. to e rifatto•: e sollan.to st ac- residui 11 mondo Ideale 1n quel– cora al pe:Hiero d'aver ~ per- lo materiale. duta > la patria. * * * La vita di e.,,z, togl~ al • Poch!ss!m! fra gli Itallan! ~i~:e~~t ~o~~~~~l:kà.n:~ t::r odierni hanno vlvo 1_1 sen~o del- stofa.re con tu,tti gli amici. Al la. grande:r.za. di Gioberti. Po– Leopardi sembra non scrtves- chi dietro quella prosa tutta. se piU. nè a .ma volta U Leo- spartita a pieghe e panneggia– pardi - che ormai, date l~ menta afferrano l'intelaiatura c~ndb.tonl di sal.ute, . pochi&· ossea che vJ S()flgiace e pc.rf! n:> s,mo ooteva applrca:S1 .-: J)a- tra 1 colti e 1 sem1co1ti a!f101 a ~t,r:lfu•t~~!~e mal mdinuato il sospetto di una va.sta eserc:- Gfobertf. però, non dLmentf- liA.zlo~e oratoria. L~ verità è ca l'a.mico lontano: ne fa fe- che I opera del Gioberti ha sog– rle una sua missiva scritta al clacluto R dlvc;1!0 fra la Chie• De Sin-i'er da Bni.sselle - ove sa e lo Stato ltallano ed al cli.'i– -,,er vivere insegnava filoso- ~ensi acu!tlsi nel 1870. La sua Jia. - nell'a,gos~o del 1835 in conciliazione fra le Chiesa e le ~~ 0 la 0 /~e:oapa~~i e.:;e~eu/~g;~ istituzioni progre.~lve, la fon• e dolorosa mem.oria. mi stn da.zione di una nuova e Enci– con/ttta neU'crnimo • - e di clOpe.dia > di cui 11 verbo re!l– lui chiede ansiosament.e no- rzloso fosse 11nerbo, pan 1 e uto– ti2ie. ola: e cosl avvenne che i fl- NeI oi?,,gno del 1837 Leopar- loso!I come il Fiorentino e lo df 1n11.ore a Napoli; e V!ncen- Spaventa. globertiani in gio– ~~e;t;ob:~t;0,;0~;te~~';!pacr~: ventù. volressero in derisione, dell'amico diletto: « f suoi ul- ~l mutare dei tempi. e la for– i imi istanti furono benedetti -nula ideale• dell'Ente che ere& da un sacerdote: r chi era più l'esistente e dell'esistente ohe ~~'t'ri~~:~ecnr;::~i ~r:!:i. ritorna all'ente. L'empirismo la la benedl?ione? >. respinge in blocco. l'idealismo La fraternità spirituale che ne ha tra.sformato 1 connotati uni queste due grandi aninie cambiando la dottrina della. vi- g~l~e c~l~~. ~i~b~~f s~~t~;(I;~; sione ideale e dell'intellezione meglio non si pos.'4 conclu- in Dio ln una anticipazione dere la storia di questa amici- dell'Io trascendentale da11n !i!P!~~';;P~~~~iz~~ ;~~l &~~n .,~~ quaJe Gioberti toto caelo dl- qra1ute ami,:o dettò il Gioberti -verge, nel « Gesuita moderno>.' Globert.1 è l'ultimo rappre- .~ Cred'? che _anima piit pura, &entante in Italia della razza f~~az':n~~1f'é !~n ~~e~~:~ ~~~= dei !Uosofl-profetJ. La fllosofb sala sopra la ter-ra •. è forse sorta come magistero VITTORIO ORAZI magico e come dlsclp!JJ1& In-

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