Fiera Letteraria - Anno VII - n. 14 - 6 aprile 1952

Domenica 6 aprile 1952 La radfo .sta svolgendo un pro– gramma dt ,nu.sfca ltooera, D'im– provvi.10 la tra.smi111ionedl&&OIIU! rtt– pidamente, tace, cd entra ,rnbito in campo la voce dell'an11u11clatore: parla. con la 1olita voce df1taccata e senza i11Jlcuior1i pcr,onalt, ma con qud tanto di ora11ità e di 1ottotono che ,erte ad avvertire ,m PO' con· ven:ionalnumtc, ma altretta11to chia– ramente. che 31&ta per aiinu11ciore una ,iott:la grave o quanto meno .seria.. ANNUNCIATOl?E - Altenz.lone. fllten· zfone. Vi preghiamo dl restare m a.,colto. Interrompiamo Il programma per lnvlt.a· re I nostri I\SC0ltatort. tutti I nostri &.Seol– tatort. a dare la loro collaborazione di· retta all'opera della giustizia. Attenzione! Restate In ascolto. Racco· a:Uete attorno all'Rpparteehlo t vostri fa. mlallart ... I conoscenti, I \'lclnL.. Da voi, da qualcuno di voi, può dipendere Il de– st!no di un uomo ... Attenzione I No n è h, pri ma volta che la radio aiu– ta la fiustlz.la nel compimento della sua. opera. ma POMlamo dire che è la prima. volta che la giustizia e la radio collabo· rano cosi strettamente per offrire a un uomo, serlBmente sospettato di omicidio, la possibilità di provare la propria Inno· ceru.a prlmR che un gtudJdo deflnltlvo sta pronunciato contro di lui. Attenzione ... SI fa appello a voi, a.5eol· tatorl di tutto Il mondo. si fa appello alla vostra coscienza ... Dateci qualche mi– nuto del vostro tempo che avevate forse alà. destinato allo svago, alla famiglia o al lavoro. Oanuno di voi, da un momento all'altro, potrebbe diventare ti testimone u~ile, Il testimone decisivo! Nessuno ab· bandonJ l'apparecchio! Restate In ascolto. (Breve pausa. Altro to110J - Qui, r.ccanto al nostro microfono. pronto per parlarvi, c'è Il Giudice che ha. Istruito mlnuzloaarnent.e il proces.,o e ha. guJdato fino ad oggi Il dtbnttlto. SI deve a.Jla sua alt!Mlma. senslb!lltA di uomo e di maalatrato, al auo strenuo desiderio dJ irtungere con ogni mezz o alla detcrm lna– tlone della verità. se la glu.stiz.la.ha sca– valcato le tradl.zlonall norme prucea.suall consentendo a uno dei suol mlallorl ma– a-lstratl di servirai anche di questo ml· crofono. Attenzione: è ti Giudice In PfM!Onache ades.,o vi parlerà. GIUDICE - Sono lo, li Giudice di quel Pl'0Cts$0 che definirei - come del resto ho clà l:teflnlto In Tribunale: e Il proce5$0 del testimoni mancanti>. Molti di voi co– nosceranno 11& l'aggrovlellata matassa. della vicenda. Comunque, prego anche quelll che la conoscono dt volermi egualmente MCOI· tare. Mal, ..:turante In mia carrlera di ma;-1- atrato. ml aono trovato di rronle a un procesgo In cui tanti testimoni - e testi· mont uttlt e qualcuno addirittura declsl– vo - monca.ssero alla chiamata. LA giustizia Il hn dapprimn cercati at– traverso le vie ordinarle, secondo le de• posizioni rese dall'lmputnto. Niente. Ab· biamo, nllorn, rinnovato le ricerche se– a:uendo tutte le strade e battendo tutte le piste. Inutilmente. Non solo questi pre• sunti testimoni non si sono mnl presen· tatl. ma non cl è alato nemmeno J)06Slbl· le tdentlncnrll concret.nmente. Sembrano essersi vol nllllzznll. ~mbrnno scomparsi senza n,·er lnscln.to trnccln di &è ... Qunlcu– no, In. aula. durnntc le sedute del processo. ha perfino nvnnznto l'Ipotesi che I testi– moni non siano nitro che unn Invenzione dovuta alln fnntn.sln fervida delrlmputn– to ... Ma questn à l'ulUmn Ipotesi che lo ,·orrò credere. Comunque, noi cl slamo do· mandati per mesi e mesi, e cl domandla· mo nncorn. e mm maggiore Inquietudine euendo nlla vti:tllla delln sentcnu: chi sono quesU testlmont a dlscnrfco che la difesa Invoca ogni giorno più disperata· mente? Esistono veramente? Esistono an· cora? E se el!llstono, dove sono? Perohè non si presentnno? Asçolt.ntcml. Io vi par· lo. qui con tutta la mia autorità di atu– dlce. Sono qu! In qualità da 11: ludlce.lo non J)OS...~ vedervi a uno a uno. e non pos– so guardarvi nrgH occhi come son solito rare con I testimoni che tnterro11:oIn Trl– Qunale, ma come voi sentite distintamen– te la mia voce. cosi lo sento presenti le vostre coscienze, attente. sveglie a questo &ppello. VI ringrazio a uno n uno, tutti quanti siete In questo momento ad a.scoltarml. dovunque ,·ol siate. Se I fatti che udrete. se gli appc.111che vi sentirete rlvolRere vi toccano 1n qual· che modo. se vt rls\'egllano Il ricordo di una persona o di un fatto che vi sembri collegato al nostro processo. non rlmanete nascosti e In allen&lo. Parlate! Deponete! Dite quel che credete di sapere. Dite, co· munque. la veailà. Promettete - giurate di dire la veril.à. Dite con me: e Lo giuro>. (Rft1locchf gru{ dl mu.,fcal ANNUNCIATORE - Per gU ucoltatort che non conoscCMC.ro ancora reuttezza del ratti, Il gludLce Il esporrà , ade550, f&· cendone una rapida sinte.sl. GIUDICE - Renato Degli Angeli. di anni 32, è Imputato di avere ucciso Ardui– no Visconti di Anni 29. e di averne occul– tato Il cadavere. Il delitto si presume skl at,.U) consumato tra il 10 e Il 12 Ju11:Uo del 1950 nella nostra città. Solamente un me$e dopo, esattnmente ti 18 a11:osto, Re.nato De,:11 Angeli fu lnterroiiato dalla &iu.stlzla e 11 2 settembre tratto m arl't'~ sto. Umtnmente, come potct.c vedere dal· le date che ho esposto, si è ratto strada ti sospetto che Il colpe\'ole pottue eMere Re.nato Oeall An~ell. In quanto I due srlo· vani erano strettl da lunga e profonda amlclila e svolgevano In strttLA collt1tanz.a una Identica ... attività. Sl. attività ... Potrei definirla, con termine compre.nsh·o e attivi– tà sociale>, polchè Il •movimento>. pre· valentemente giovanile, a cui si erano vo– tati si proponeva di rinnovare le coscienze delle alovanl aenerat.lonl a vantnR"alo'dclii\ società. Benchè non spetti a noi, In qutsta sede, entrare In merito a queste questioni. devo preclsare a !'!Canso di possibili equivoci. che Il prolfTamma del •movimento, dt cui abbiamo. µol. Pn!SO visione, non uc– ,·a nltnte che potesu considerarsi ever– sivo nè dell'ordine sociale nè dtll'ordlne morale. Al contrarlo: era piuttosto un& orsanlu.azlone In cui ili Ideali di acne· rosità, di ubbldlenu.. di sacrlftclo erano ttnuU In gr an co nto, e l'amore per gli al· trt era alla ba.se di ogn i att1vltà. Quando l a g tustlz.la ha dovuto lnteres· sarsl più da vicino della organlu.az.lone, 11'llLscrltU, nella. nostra città. ammoot&va• no a 1527. Renato Degli An,:ell. pur ,;en~ za averne la quallftca. era Indubbiamen– te Il e capo>, l'Ispiratore. l'animatore di tutto Il i:ruppo. La sua ln!luenr.a, per lt• 5tlmonlanu concorde. si può deftnJre enorme. e Noi i::11 credevamo. e ba.sta> - e Era,·smo Uttl di ubbldirs;II > - questo hanno detto qua.si all'unanimità I 1tlova– n! tnte~atl. Uno ha addirittura dlchla· rato: e Ml piaceva Imitarlo In tutto, per· fino nel vestire • Renato Dciii Angeli eru dunque 11 capo.,, bench~ Il capo urftcla· le rosse l'Arduino Vtscontl. ?ro~to al l'U5"mblea, come tale, da Renato Oeall LA FIERA LETTERARIA UN APPELLO RAD10F01'1CO DI DlEGO FABBRl An,ell. era stato nominalo • a:utda > al– l'unanimità. Ed ecco nnalmente I fatti. Nel pomeriggio del 10 luallo Renato De· &:Il Ans:ell si Incontrò con Arduino VI– sconti per annunciargli che hl sera stes– sa sarebbe partito per l'estero e che pro· · babllmente non avrebbe più fatto ritorno In patria. Gli conftdò che da tempo gli erano 50r· li seri dubbi sulla validità e.d !fftcacia del movimento Intrapreso. Quel dubbi era· no diventati talmente as.,lllantl e profon· di da Indurlo ad abbandonare Il • movi– mento•· Era un doveroso atto di· onestà che sentiva di dover lare. Ln reazione di Arduino Visconti pare sia stata vivacissima. Con la raalone. dapprl· ma, POI con le suppllclle e anche con •le mlnacce Renato Degli Angeli ru messo dJ fronte 111le sue resposabllltà di cai:>oa cUI tanti Rlovanl avevano creduto ciecamente e credevano. Rlovanl che non potevan9 essere disillusi e abbandonl\tl da un gll>r– no a11·111tro.Doveva resUtre a. qualunque costo. Il p rezzo di qualunque sacrlftclo: questo !lii di.su Arduino Visconti. Ma. l:je. gli Angeli parve Irremovibile nella sua de• terminazione. Ciò che ti Vlacontl riÙscl •d atte.nere fu un altro colloquio, nella sera· la, prlm11 della partenza dell'amico. Questo colloquio ebbe luogo. Ne a&bla· mo le prove. Però è proprio da quel momento che Arduino Visconti risulta scomparso. Nes· suno l'ha più vi.sto nè vivo nè morto. L'abbiamo cercato senza fn.1Uo. · D'altri\ parte è rlsultato che Renato de. gli Angeli non è affatto pa.rtlto Quella notte come aveva &Merito, ma torse solo nll'lndom11nl. o più tardi ancora. Al prl· mo Interrogatorio Degli AnaeH ha nasco• slo questa circostanza. E' stato solo più tardi che, al.retto da prew else lndlC'azionl, ha ftnlto per ammètterlo. Non solo: noi abbiamo 11;;1! atti la lettera con cui Io scomparso annuncia al aenJtorJ la sua partenza Insieme a Renato De&li Angeli per quello stesso giorno. Ma. c·t di più: un tabaccalo della stazione use· riace di aver visto assieme I due giovani la sera della partenza. L'Imputato lo neaa recisamente. 011 abbiamo chiesto allora, come, dove e con chi avesse passato quel tempo che secondo I nostri calcoli osctlla tra le 12 e le 36 ore. Le spiegazioni cht ha dato 801lOlngeanose e perfino plausl– blll, ma disgraziatamente mancano tutte del soste11:nodi prove; le persone con le quali l'Imputato sostiene di eMCrsl lntrat· tenuto. non si trovano. non hanno nome .. non esistono. almeno fino ad ora. L'alibi non prende corpo. D'altra parte gli Indizi accumula.ti con· tro Renato Degli Angell sono tali e tanti da determinare Immancabilmente la sua condanna al ma.s.,lmo della pena, se non fntervenaa qualche fatto nuovo. Io stes– so, che pur sono qui a tentare di coglie· re. a.nche con l'ausilio della radio, una est rema p rova a vanta1,10 dell'Imputato, lo stes.so. In mancanza di questa prova n on esJterò a chiedere per lui Il massime della penn. Non re.sta che aver ftducla In queste nppello radiofonico. Chlamt'rcmo. di qui, I testimoni, I pre· sunti te.stlmonl... E ognuno di voi potreb• be e.sscrlol Tu, tu, o tu ... lnvlAlblle ascol– tatore. E non san\ la mia voce a chla• marvl, mn la aun. dlrtU.ament-e la sua. L'Imputato Renato Desii Angeli è quJ al microfono. Non Importa che voi sappia.– te che volto h~: ,,1 b{U;tlsnpert che spe– ra: spcrn In voi -- sJ)f'ra che qualcuno di voi lo riconosca e gli risponda. Renato Oegll Angeli, avvicinatevi al m.1- erofono: POtele parlare. Avete tutta la. ll· bertà di parlare. RENATO - Ho parhHo cento volte In pubblico, ma adesso balbetterò, lo dico su– bito. Scusatemi. Non so più parlare. Non ho più alcunn ftducla nelle parole. Non so dire Rltro che: • sono Innocente ... non ho ucciso Arduino. Lo 1lurol > GIUDICE - Non è questo che dovete chledert aall ascoltatori. Non apetta a lo– ro condannarvi o assolvervi. E' un altro Il motivo ptr cui slamo qui. Non dlmen· tlcatelo. · RENATO - SI. è vero. Cerco qualcuno che si ricordi di me. ecco. C'è qualcuno di voi che faceta li !ac· chino? li fllCChlno di stazione? Cerco a.n· rltutto lui... Il racchino di stuJone che quella ,era. ml conduss,e nno al treno ... I&. ~ra del 10 IURIIO - del 10, era lfiovedl... Ml condu53e al treno deUe 8.55 - delle 20 e 55. Ero solo! Ero solo! Arduino non era. con me! Mn quel racchino aov'è'l Dove sei? Sci un uomo alto, mè.gro... abba.stanza vecchio: non sembri fatto per quel mestiere ... Se rlcordll.SSIalmeno li tub numero di matricola. quel numero che porti appuntatç> sul petto come una me– dai'UJI,.. Ml venisti alle spalle quul dJ sorpreu, ml prtndestl la valt;1a prlma &n- TRASMISSIONE INTERROTTA * Le voci: Renato Degli Angeli - Il Giudi- ce • L'Annunciai.ore• La voce di lristina cera che te la Indicassi. Sembrava che l'avessi &là adocchiata !orse perchè era piuttosto piccola. Camminavamo in&leme lun,o la pep.sJ– llna ... la stazione era qua&! deserta... 10 IUKllO, ,era del 10 1u,1to ! e Sono tut\l al ba;nl di Questa staglo– n( • - ml dJcestl. Non al mare. ma al e baant >, ml dlcesU... E Poi comlnclastJ a parlarmi delle tue scarpe - ricordi - delle tue scarpe cori la suola dl gomnia - di para - dicesti: di para ... Eri estre• mamente contento. contento come un bambino ... eri contento che ti ascoltassi, e ti piaceva parlare ... TI !ermastl a mez• za strada: • E' incredibile come certe ,·a· ~~leUa~~:r~~.~-~=~!1!;1 ~bt~ :,U~uar~: spos1 -· • Libri, eh! Se h perta sempre dietro?>. Ma lo troncJI un po' brusco qutslo discorso del libri che, non so pe'r• chè. mJ dava noia. e SI, sempre, come una condanna ... Chissà. perchè dissi • con– danna •· Era esacerato. Ma lo dWI. Evtdent-ementc pensavo al altro ... r Bru.sco e vivace) Non deve essere lmpesslblle trovare que– st'uomo. Si deve trovare! Ti prell'O, se ml ascolti, se li ricordi di me... di quello a. cui parhu;tl delle tue scarpe di para di cui eri or;og:Uoso per– chè ti rendevano silenzioso ed aalle, ti preg o, v a, e telefona. al primo posto di POll. z.la ... Ml aiuterai a salvarmi! <Una frtue mu.sfcale df chiu– .,ura e 4f raccordo) OIUDlCE - Comunque, voi non parti– ste con quel treno, nè con quel treno, oè q_~el&!orno. RENATO - Non partii. E' vero. OrtJDICE - n · racchino - u lacchino dalle ramose scarpe di aomma - vi por• tò ftno al vagone e basta. Poi f!ie ne andò? RENATO - SI allontanò. Era natu– rale. GrtJDICE - Naturalissimo. Ma perchè non partiste ? RENATO <wi po' incerto, balbetta,iteJ Feci... altri Incontri... GIUDICE - Non ne dubito. Voauo· sol· tanto rarvl rilevare che la teotimonlanza del racchino. anche se si presentass~. vi gioverebbe ben poco. A che vi se.rve ormai la tffllmonlanza del facchino? RE?iATO - Eall ml vide quando ave– vo ;là avuto Il colloquio con Arduino. Ne uscivo proprlo allora. PQtrà testimoniare ie Il m1o era Il comportamento di un uo– mo ehe aveva ucciso da poco un amico .... GIUDICE - O che si preparava a ucci– derlo ... RENATO - Già. \"ol suppcnete che l'ab– bia ucciso dopa. OIODICE - Non suppongo niente. Vo• allo soltanto mettere In rilievo che, tn· spieaabllment.e, non siete più partito; .an• zl, avete abbandonato la stazione. RENATO - S\. Ma dopa ... dopo... GIUDICE - Dope che ? RENATO - f/orte, anoosefatoJ: Cer<;o un &"levane che si chiama Aldo. Quan· ta gente. mio Dio, al chiama Aldo! Ma nel mio caso si tratta di un giovane, REXZO VESrlGSA.1', - e Rarana t (Ck.lltm dtll'C) btli.co - Roma) qua.si un ra&aU,O: biondo, dall'accento stran iero... n1a è Italiano... Italiano: à goltanto vt~uto molto In Francia. Al· do?! Aldòòòò... L'ho Incontrato Il. sulln pemslllna, men· tre nspcttnvo Il mio treno delle 20 e 55, dopo che Il racchino ml aveva lasciato. Devo preclsnre che ero venuto molto In anticipo e Il treno non era ancora tntra· to nel lrtnarlo ... Pcrchè tanto In 1mtlcl– po? Perchè volevo sottrarmi anche Rlla eventuale tentnzlone di poter ancora re· stare. ecco. Cosi nspettavo. Ll. Leggendo... Lea-gevo l'ultima circolare del e movimen– to> che avevo ormRI Abbandonato. Me l'ero trovata In tasca casualmente. Me l'aveva data un momento prima Arduino, durante Il nostro ultimo colloquio. 2;pe– rando for5e di potermi nncora convincere e trat.tenert ... L'a,·evo scrltta lo quella circolare. qual· che giorno prlmn. ma ml sembrava gtA \'ecchlsslma e di un altro. Quella lettura. ml procurava una strana sensl\zlone di doppleua ... • Anche lei Il conosce quel g:lovanl I\? Se ne Interessa?> - cosl ti presentasti a me. Aldo... Non può esserci confusione: c'è un solo Aldo al mondo che si sia pre· sentato, cos.l. a un uomo. In una. stazione, alle otto di sera. di luallo ... Io crroo. lo chiamo quell'Aldo Il! Eri venuto d11ll11provlncln, cri venuto all'ln.saputn del w:cmltorl. eil venuto per Iscriverti nl... •Movimento ...> 51, per !sori· verti ... PenMte un po'! Proprio lo do\·e,o Incontrarlo! Avevi cercato di mt e di Ar– duino alla sede. ma non cl avevi trova– ti. Che cosa ti risposero alla sede quan· do chiedesti di noi? DIiio ! Dillo! - Che eravamo ruon a colloquio. ma non sape– vano dove. Tu non sospettasti neppure per un I.stante che colui che incontrasti 1;ulla Ptnslllna. il alorno IO luallo era proprio Re· nato Degli Angt'II. Io non te lo dlS&I.Cre– devo d'aver chiuso questa espcricn1a. di aver detto ... e bnsla >. Ma non si può mica troncare tutto con un •basta>! Oh! no. no... Una volta messa in movimento una macchina, que· sta continua a camminare e a portarci con sè anche quando vorremmo discen– dere e prendere un'nltra strada. Il movl• mento ml strlngevn, ml abbraccl11v11. an– cora... Nonostante avessi detto e ba.sta,, lo continuavo n dirigerlo. Perchè non ti set fntto vivo In questi mesi. Aldo? Aldo, Aldo, non puoi 11.verml dimenticato! No. perchè lo. quella sera, li ho salvato. Tu forse non misuri tutto Il bene che li ho !Atto quella sera. Volevi Iscriverti nl movimento per votar· li a una e grande causa,. come dicevi Non li bastava più In tua ramlglla, e ti sembrava poco accontentarti dell'ntTctto di quella fanciulli\ che. come ml conHdn– sll. li amava, si, tanto, t\no al sncrlftclo, ma non cnplva quasi niente del tuoi tor– menti e delle tue aspirazioni... Ricordi quel che ti dissi? e Cl sono pachi assoluti nel– In vlt.'\: fone due soltn.nto: Dio e l'amo· re - ma l'amore per unn persona v!Ya: poiché rnmore per le Idee è qun.sl :,;cm11re un travestimento dcll'nmorc di sè. Amn - li dissi - amn lR llm rnnclulln nnche ,e non cRplscc niente di te. Bnst.n nmnrc > Forse ti J>Crsunsl.Pnrtlstl poco dopo ... e ml scmbrnvl contento. In questi casi. pèr l'emozione, si plnnge atrncclnll nl nnestrl· no ... e & qualcuno se ne o.ccol'Qe. 61 dice per darsi u11 tono, stronnandosl gli oc· chi: e che vento!> (Rumore df trc110 hl ~otlo/011do cltc crcact f1110 a dfvc11tar 1111utcalu Aldo, ho 1:JIMJ"no che tu esca fuori. ohe dica al giudici Ml llVCVO la foccln di un asga&Slno ... se le mie parole ernno quelle di un as.sas.slno ... Aldo! Aldo! Rendimi un po' del bene che ti ho donnto quella se· i-a.•• mettiamoci un pe· In pan I rll rumore del treno è dtuc,1talo mu.sfca 8Plcoatai GIUDICE - Lucla.stc Che li treno pDr– tl.66e. Voi non so.liste. RENATO - No, non salii. OIUDICE - Slcchè quel movimento di glova1U che \'OI atcsao avevate prom0550 v'era venuto ver11mcnte In odio. RENATO - Non In odio. Capivo che era ... pericoloso, Non volevo che un gio– vane di più til Illudesse, si amarrlsse e PO· te5,5e perdersi. OlUDICE - La.sciaste la stazione? RENATO - 81. OIUDICE - Subito? RENATO - Andai prima a telefonare. OIUOICE - Ah, Il\ telefonata. la tace· ate di 11. RENATO - Precisamente. la tcli!fonata la feci dalla 1la:tlone. GIODICE - Alla sede del e movlmen· lo>. Chiamaste Arduino VI.sconti. ILRADIOTEATRO DIDIEGO FABBRI L A PRODUZIONE radlodrammaUca df Die– go Fabbri non i, come purtroppo .tpeuo accade, /rutto di un'aUiuUd marginale e minore, Umftat a nel te mpc e clrcotcrftta aoll e otia • di un intere.tu tuper/lclale e tranJf– torlo; f radiodrammi d i Fabbri, che abbrac– ciano nel tempa cfrca tre hu:trf, te1ttmonlano fnL'«e un interene duraturo e pro/ondo per le pombilitd. espre.uice della radioJonfa e mo,lmno I 1egnl et,Jdenrf di "" lmp,tgltO tc– ce.llonalt, di 1rna ariqinalilil d1 /orma, di una /or:a palemfca di contenuti. tali che ogni e prima, radto/on1ca di que.tto autore ha de• .stato, e continua a de1tore, immediati entu• ,1/a.tmlo fmpulllve reJi.sfenu. comunque una co.tlante rea:ione che ne .sancuce l'hnpcrtGTt• :.a 11.11 labile ordito della Storia dtl Radio. teatro. Fabbri è un uomo di teatro, ed I 1ucccus1 ch'egli ha mietuto svJ palco1cenlco 61 sono ripetuti, in proporzione equ1valtntt, al m1- cr0Jono. Ca.JOinlOhto cht 11on li ri.solce 1ol– tanto con la constato:iont di una pollaaltnte cono,cen:a dtllt edgenu part1eolan che rt• oolano la /orma teatrale da una parte t la /orma radto/?nica dall'altra, ma 1peetalmtnte con la .scop~ta. dell'ambito po.utuo. da partt dell'autort. di una chiave pre.doao, ua.l1da per tl ttatro. per Il cinema e per la radio: la unioersahtO dd valori potile, della parola, la /orza h1Josht1.1ibfle della battuta come de– me,cto dutamtco di eo,tr1tZ1one. la carica d-t– olf lntrrtuf localtuato 1u1 ,e,itimentf . .uf peraonaggì e .sul mt..uag91 lanciati a.I pubblico considerato ntllt .11te d1cer.1t per,onol1td a.l– lotropfcht. Sotto questa luce i po,,sibilr comprendere lo scalpore cht .su.,eztò a sua tempo la prima com po1tzl one radfodrammal/co di Dltoo Fab• brf, te.sa 1u di vna .t0lfda t sottile corda lirica: Il p rato (IIJ7, regio di Pietro Ma,strano Ta• ricco). La crdfca accolM 0011 mollo 111tereue que1to fQroro ntl quolt I per,ona901 110n L'e• niceno com nt.lfmteriOrt conflitto dd loro atll ma nt.ll rnttrrort significato dtl loro pen• 1ftrt e 1e ntimtnt1. tra1Jfguratl dalla prt.stn.– :.a di un motivo dominante; 11 desidtno e la 1a l'orza dei lavori di Diego .Fabbri ha rn~il'i nel– la vurietiL nrt1sUca dei 1wrs ouaggi, 11rim a ancora cbe in !tttalsiasi tecnica - La 11ffssibilil.il ch e ha la radio d1 parlarn indil'idualmcnlc 1ul un pubblico rnstissimo, svela la sua ci1rica spiritualo nOJtalgia della • purt.:.ro aa:,oluta ,. di cvi 11 « prbto ,. il prato ove ofocono i bd:rnbfnl, ne era {I dmbolo poetico. Opera compltua di contrappunti e di fmpa,tl coralf, ace la e po. raia • gid domlna.t:o a..t.t0luta.. Ntl 1140, Fabbri. a.ttraveno un dialogo ela– borato t. deUcoti.uimo, rttorto in u114 rnf- 1tt11tt t lttt't trama, d prt.stntà, In FU! bian– chi. il 1enrimt.nto d1 pro/onda malinconia e di 1ottllt ongc»c,a che ,orge t .ri concl ude ntl cuore df un padre in af/t'ttuoso e M:' h.er• :o,o colloquio con la figlia otov1netta. L'uomo ii accorge di aver J)trdulo Ptr .sempre d tr– nero t: con.rolante rapporto che 1t tra .stabi– Ufo tra U t la sua bambina, cht ormai ,•;, /atta d onna. Dopo que.st' ulttma guerra 1tnui la.tclarll fnf/uen:art da gli ;mp,rtuofl vortici delle nuo– ce e.rperlrn.:e tecniche onmedlala.mente ac. qul,tte da un ra.,to manipolo df rad1oautorl Italiani. Diego Fabbf'I preunta a.gli ascolta– tori due altre opert - Othrio r Contempla– zionr (1941), rodlo dra,nml eh,. maturano, ,u di un Plano"di piu riooro.sa lnei.sivltd ~prt.t• 1iva, la Oid eloq ue nte arc hitettura poetico dellt ,ue prectdenti OJ)t':f"t: radioJoniche. Po– lemica In DeHrlo, ntl qualr tautare ti/futa ogni Orptllo cht possa Intorbidare la ,ua limpida. rena, lt"n: tndo.ff della e parola ,. 1po– oliata da ogni r1ce,t1mento carnale. ·corru: la pfv acvta freccia dt:l , uo a.r eo PoltmlCO in Cqn'-Cfnpladone, rullo qua.le .,-1rng1d1.1ce an– cor più ntl 11.10 atteoo1.11mento di 1tmpliclta ~1~": 0 t 1 :~~:!~:er.t':x':9;!a·g;t«j:nt':;: 0 c:,~; ntl primo lavoro, a dut 1oltanto. Delirio cl prntnta un amore im~ilbllt, che pur deformato t trtrnollo da contingenze e,ternt, re.sta involuto e de/lronte. suscitando Intorno a se un certo alont di • tcondalo che 1convolge e ,ovi:erte pacatamente, anzi quo,t ouvic:mente, certe po1il"lo nl che , em.. brano cardinali ma cht ,ono . roltan.to con– ctnz-ionall Contemplazione ci pre.tenta 1"1ncognifo fu– turo di un bimbo, a.uuttto dall'an.s1oso amore dei genitori, co,i come t'fene proiettato ntl pre.ttnte dal cuore e dlii cervello dtl padre t della madrr In ,1aturalt anta9oni1mo (li che padre e madre dit'e11tano I J)tr.,onaggt un1ver,all dell'uomo t della donna con i loro pecullan ca.ratte,.;; e .n innt:sta in un- para– dlao (penMJto in modo dlver ,o dall" uomo e daUa donna, oa;e fa.ccecota cor.sa ad un.a fraternità /eroct: ed impotente 11 acq1.11tta ntllt mani di Dfa Ma la Jona dei lat'Ori di Diego Fabbri, come ,'i detto, ha rad1ct nella vtrlta arti– dico dti per,onagof (t Id. dovr cf sono au– tcnttcf pcr.sonaggi con la loro ricchezza d1 umanlta c't .tempre l'atten:1one e la. pa.rtt• clpa.dont del . pubbhcoJ. prima ancora di quabla.,i tecnica. La po.u1btlftd ch.t- ha la rad[o di parlare lndlvldualmi !nt.e ad un pub– blu» enorme, sr:tla il 11.1 0 1mmen.so pcttrr rtllgfow. la 111a canea 1pi tit uale. Se condo Fabbn. In , ConJeulo"c , da una portt, e la e Commt>n0raz-1ont ,. « Pe-rora .zion t o •Predicazione>, dall"a/tra, sono f dl.lt. mar. outt tra cui oscilla la parola ra dio /ontca e Con/e.t1Wne pubblico ,, ch.e i pubblica pur rlmantndo indluk111ole t q110JI 1tgrttamtnlt propo.sta. Da questi concetti Diego f'abbrl t partito ptr comporre Il 1110 ultlmo radlodrammn: Trasmlc·.•lonc lnt.crrott.a. 11rl quale, ìn modo più audace che nelle 1ue prectdet1tl OPtrt, egli erta personaggi rft'oltf r:tr&0 Il pubblico. chiamando li pubbllro ad una parlttipa.t/ont plu dirttta e co,c-1al)('V0le. Non dunque dram– ma al <11là. dtl diafrantma dell'altoparl.ante ma alt.rave~ di tSIO, "" prOCt:.tlOche coin– volge tutti 111 un'anoluta comune pre.senza, in una rt.1pon1abilltd. collettiva da cui i di/• //elle evadere. 111 Tra.•ml'a!lone lnterro~ta (programmato rtte11tementr 11cl Ter:o Pro– gramma prr la regia di Guollclmo Morandli l'a,coltatore t chiamato dlrtttamtntt. In cau– ,a pe:r glud!care della co.scfenza e dtl dettino dt un glovar,e, che II con/e-110pubblicamente non per dl/tndtrll, come -~tmbra oll'lnlzfo. ma per de/lnfre di Jronte a ,e 1te.110e aoll altri una 11.1a fnqufetudine, un nodo cht lo .drfnge e dal qualt non ,aprà llberar.,1 Il' non con la /lducla In una pace 11.1perlore che tutto po,,a perdonarr e rl1cattart. U11 orlgf. noie proctaso che tocca corde rhuonanti ntl– l'a1co/tatort ,teuo. che dalla curio.dtd pana all'lntro.spezione t ad una .,aiutare intima in. quietudine di rlflea,o Fabbri, acuto e modcrnblimo scrittore cat– tolico, compone per la radio con pro1,wduta protOdla. ,a rlnunc-rart con coraoofo ad ogni 1ertlt1.1 dtl mondo vi.!ft'O. 10 rt1p1notrt a prlo– rt I compromeul dtlle preitnzt /b1chr In mo– cimento, sa rifiutare Il caldo alito delle po. role lncarnatt sullt labbra, ttntaz-lo,af ,ce• ,alche cht non potrrbbrro mal Jfllrarr attra– vtr.to il mlcro/0110. Egli co.,trut,cr ptr t•lrtu ma gica di poe. ffa iut p flaatrl di un dlalo,o ~e,np/fce t:d u~ enzla.lr. litvltato. levigato, t: 1uYCltatorr di p ro Jondt rhoMnu, preferendo mtttert a fuo co l'tntita IJ'frltualt dt'I perm– nagol lnte.ri come poli magnrtlc-i di etrrnt confltttt ch t pouono acquretar11 soltanto nel cr11talllno cttlo dtlla Frdr ALBERTO r1mHJNI Biblioteca Gino Bianco Pag. :I RENATO - SI. Chiamai lui. Ml dissero che. non c'era. GIUDICE - Perchè non deste Il vostro nome quando Il tclc!onlsta ve lo chiese? RENATO - Pcrcht volevo essere parti· to per tutti. GIUDICE - Allora usciste. Sapevate dov~ trovarlo. RENATO - No. Ho detto, e lo ripeto, che non upevo dove rosse Arduino. GIUDICE - Perchè allora lasclas~•I& stazione? RENATO - Andavo 1n cerca ... d'altro. OlUDICE - Erano le nove. Le nove paMate. Il treno delle 20 e 511 era già par· lito, Dove andaste? r,\!uJfca sincopata, notturna) RENATO - ra voce ba.,,a, ,ommena. tEmoro,o) Io. vi uslcuro, non ero mal stato solito frequentare quel locali ... Ma cl an~al. GIUDICE - Che locali? Preci.sale. Non state nel vaao. RENATO - e L'Ammirar.Ilo>, Ùn loca– le notturno. GIUDICE - L'avevate i1,à detto In In• terroiatorlo. Nessuno però vi notò, nes&U• no si ricorda di ,•ol. tU.NATO - Non è vero! GIUDICE - Abbiamo chiesto, Interro· gato, abbiamo fatto anche I confronti, lo sapete bene. Benchè I frequentatori fda– &ero pochlulml In Quella 1taaione, neuu– no vt ha notato. REN ATO - E' falso! Una ptraona al– me.no ml ha notato. Olofl-'. r Breue pau,a I Glory, perdonami se ti chiamo col tuo nome di... ba.tta;Hn, ma non ao altro ct,e questo, Olory, Tu a quest'orn potresti ts– sere In quRlche posto ad ascoltarmi. Lo 61)eto. Ho nducla. A e lavorare> cl val più tardi. verM>la mezzanotte, è vero? Olory, è vero che appena ml vedesti ap· pari re quella notte pcn5a.st1: e Ecco 11 pol– lo!>. E' vero? SI, • Il pollo>. Io. per quel– la. gente 11. sembrai e Il pollo>, Chi dice allora che non ml .si notava. che non ml si distingueva dagli altri· an· che dRll' nspctto? C hi lo dice? Glory, rnga1.za di sala dell'c Ammira· gllo >, vieni n dire alln giustizia che còsa ti conndb • Il pollo> In quella notte tra li 10 e 1'11 lui;cllo.Non aspettare ch'io pro· nuncl una parola di più, Olory, Chiudi da rodio e corrl a un qualunque commli;n• rlato, e di quello. ohe i;;at di mc. DI pure tutto. Ormai non c'è scampo, non c'è. vo– glio dh~. più l>OStoper I se1u-etl o Ptr I pudori, DI tutta Il\ storia ... d'nmore che ti rnccontni quclln notte facendo nnta di be· re quello cham1>ngne che Invece butta.,·o regolarment.c nel .secchiello, bicchiere per bicchiere, perchè I tuoi padroni fossero contenti lo ste;;so di te e non ti dlstur· bnsscro. DI pure tutto, Olory. Aspcttn: ml viene un dubbio. Fo111e ml Illudo, Olory, credendo d'essere Il !IOload nvertl rnccont,nto unn simile atorln. Ne hai ~entllc l'llti-e? tnnt.c nitre slmll! nlln mia che non te ne rlco1·dl nemmeno più... tan– te altre storie come In mln. di tanti RI· trl e polli> come me? Eh. Olory? Mn lo - lo sono quello di Crl!lllna; quello n cui dicesti n un certo momt'n· to: e A gunrdnrtl sembri un nm,elo. ma qunndo pnrll stmbrl perfino 1>0Medutodal diavolo ... •Sci tro1>1>0 lntcllhtente! Non ti 50Pl>Ol'lo! ,. E Chu COSI\ tl dicevo di tanto terribflc? Col'l'I n dirlo, Olo1•yl Credt'rim– no che siano fatti di snnJ;:ue. di morte. di violenze! Nooo! ern solo una 1torla d'a• more! Del mio... amore: 1:l. dlclnmo cosi, del mio runorc con Cl'lstlnn. GIUDICE - E' ln prima volLRche en– tra In cnmpo questo nome. Non vorrtl che nllnrA:RMC ancor più la macchia d'olio attorno n cui cl stiamo Rlà tanto e vn.na. – mcnte nfffttlcnndo. Non vorrei ... RENATO - ,,em,,re più ,ceco e ta..· Rlfe11tc e tfc11ro1: Nessun nllnrgamento. Nt..'l;"iUn altro 111 prcst.nkn\, Eitalt tranq_uU– lo. SIKno1·Oludlce. Cristina non ti darà nitro da fare. Slamo noi che cl 1111arahla· mo. come ,•ot dite, come macchia d'olio - M>nolo, lo. Ecco. Ourant-c qut'lla notte lo e Olory parlam– mo lungamt'nte di unn rn11a1.za.E queslo - nn qunndo uscimmo dal localo - e nlbeRglavn. Se Olory ti! fnrà viva racconterà. la alo· ria, se la ricorda. E vi darà la prova che tutto QUtl tempo lo l'ho pauato Il, con lei. non altrove. OlUDICE - Quando vi la.sciaste con questa. Olory? RENATO - Saranno staU, circa le quat• tro del n,Rttlno, l'ho già detto, ml pare. OIUDlCE - VI vide qualcuno? RENATO - Nes.guno. che lo ricordi. O forse uno apu.ztno, ml pare. GIUDICE - Strano che di questa mo– ry non Ml ne lmppla. nlaote all'c Ammiri.• gllo >. Come ve lo splegAt-c? RENATO - Amano cambiar nome quel– le ragau,e Il, a seconda delle clrco&tanze e f;lelle per80ne: non ne hanno uno, ma cento. Ecco come me lo spiego. rCon una certa Ironia) Forse decldtatl di cambiar nome dopo U nostro Incontro, eh, Olory? GIUDICE - Vorreste dire che era ri– ma.sta molto colpita. di voi. RENATO - No. Vo11'110 801tanto dire che era rimasta piuttosto spaventata. OlUDICE - E perche spaventata? RENATO - Non lo so. MJ dlaae che per me una donna si può anche rovinare. OfUDlCE - E o. ohi alludeva? A aè? RENATO - No di certo. GIUDICE - A chi allora? A quella ... Cristina, RENATO - ,,ouovocel: lndubblamen• te: era di lei che avevamo parlato. co~~~JCE - E che cosa le avevate rJlC· RENATO - VI prego, slanor Giudice, non allarehlamo davvero la macchia. Tanto più che e Inutile che pari! lo. Do· vrcbbe eMtre Clory a raccontare. Allora. forse. lo credereste. lo, per voi, e Ptr mol· li altri, lo Invento. lo ho una fantasia ter· vlda ... e basta. E allora ... GIUDICE - Avete cnmblato tono da un po' di tempo, o ml sbaglio? RENATO - Non vi sba1llate. E' cosi Ml !iento piu sicuro, ecco tutto. Ml sen- 10. ~n71, addirittura declM>. GIUDICE - Avete DIU rivisto que.-,ta Olory? RENATO - Più. GIUDICE - Com'era? Non l'avete atfat.-

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