Fiera Letteraria - Anno V - n. 49 - 10 dicembre 1950

bomenìca 10 l>icenibre I950 L A FIERA LETT E RARI A Pag.3 TERZO CENTENARJO DEL FJLOSOFO DEL "COGITO ERGO ~UM,, RENÉ DESCARTES CIENZA e metafisica si condizionano S reciprocamente in Cartesio: e la sua scienza è infa tti solidale di una mc– tafislca dell 'immuta bilità. provviden– z\ale, come di una psicologia dove l'anima si contrae nel pensiero e di una morale dove la Ubertà, comunemente intesa, di– legua, che resterà regolatrice dell'intero ieCOlO. n rigore metodico di Descartes è asso– luto. La sua fiducia nelle mens resiste im – pervia alle schermaglie dei suoi avversari emplristi. Una lingua. mentale, un divino codice nella natura è stato scoperto. La natura è un insieme di leve, di tubi, di pi ston(, dl bilancieri, di pompe e dl presse attraverso le quali scorrono forze calco– labili e determinabili. Il prudente aggior– namento delle sensate esperienze col cal– colo, l'analogia. di Galilei, l'alternarsl del– le e necessarie resoluzion i > colla ricognl– zione senslblle gli appaiono transazi oni e comprom essi. L'universo non sopporta dualità di gturisdl.z.lonl. L'immutabllltà e ta saggezza divina non possono avere spez– zato il mondo in un ordine .della quantità ed in uno della. entelec hia. e Je confesse Ubrement - scrive egli nel secondo vo lume dei "Princlpes" - ne connaitre autre matlère des choses corporelles si ce n 'r.st celle qui peut ~tre divlsée, !igurée et mue de tout.e sorte de manières; c'est ò. dlre celle que Ies geomètres prennent paur l'objet de leurs demonstrations >. Scienza e metafisica in Cartesio - Un mondo di pure figure, e di divine Leg– gi aritmetiche, fluttua sugli spiriti vimento, dalla negazione del vuoto , l'inde– finit a estensione, l'omogeneità del mon– do; dalla. negazione delle proprietà sensi– bili, . 1 .'indefinita. continuità della Materia, tante volte asserJta, ma da Descartes di– mostrata. nella speclflcazlone e generazio – ne del « tre elementi>. L'Ipotesi cartes ia– na si complica va. è vero, coll'ineguaglian – za. relativa delle e petltes partles > senza la quale non si può seriamente comprendere la necessità dell'attrito e della conseguen – te rasch ta.tw ·a delle particelle diafane dal– le quali deve estrometter si e colare l'ele– mento mobutssbno della luce. E quale mi – rabile sempllcltà sl attesta nella deduzion e del primo e del terzo elemento dalla ma– teria fondamentale del secondo, l'elemen– to etereo e diafano! Quale ingegnosa. deri– vazione dell'elemento e opaco > dalla pro– lungata condensazione delle macchie so– lari, colla conseguente metam orfosi delle stelle fisse in planetl ed in comete l *· di LORENZO GIUSSO La superiorità invincibile, del e discorso dell'intelletto> è stata 11 nerbo dell'affer– maz1one cartesiana. La scienza degli anti – chi gli si presenta nello stesso angolo vi– suale sotto il quale Sant'Agostino giudi – cava la loro religione: un accozzamento d'immagini sensibJll, un continuo e amp le– :cari sua phantasmata >. Una scienza gros– solanamente sensuale caratterlzzn. questi spiriti carnali. Distogliere il pensiero dalla constdernzione delle cose sensiblll o im– maginabili, per portar lo a quelle libere da oiµu materia e puramente intelligibili, è 11 dovere del filosofo. Rientrare in se stes – so. alla maniera agostiniana per ritro– varvi quell'c ln!inltà di idee di certe cose, che non possono essere stimate un puro niente sebbene !orse non abbiano esi– stenza. fuori del mJo pensiero > e che han– no le « loro nature vere ed immutabili>, fare perno su quelle tante e tante nature, o lorme ed essenze determinate di figure, che non sono state suscitate dalla intul – ztone sensibile e delle quali pure si pos– ~no mostrare diverse propr ietà riguar – danti la loro natura: ecco il suo impera– tivo metodico. pavano attraverso le leggi generali della meccanica . Epicuro aveva. immaginato la leggenda degli atomi. Descarte s rendeva, col sussidio della meccanica, attendibile l'ipotesi. L'eguaglianza primitiva delle particelle materiali dotate di moto le in – duceva. ad arrotondarsi, dalla confrica– ztone e dall 'urto delle particelle arroton – date proveniva la e raschiatura > genera– trice dell'elemento luminoso , l'elemento luminoso stesso chiamato a. riempir e gl'in– terstizl dell'elemento etereo per essere di– versamente agitato e figurato, dando cos) luogo alle particelle oblunghe, striate, sca– nalo.te, generava da sè l'elemnto opaco , embrione dell'nrlo., dell'acqua , del fuoco e della terra, nonché degli innumere voli metalli. Una supposta Ineguaglianza di vo– lume e di 11gltazlone nel vortici premuti do.gli altri vortici rivali più fortem ente verso i poli anziché verso l'eclittica , spie– gava il propagarsi della luce delle stelle fisse verso I pianeti compresi In mondi. E quale Ingegnosa conseguenz larietò. nella distruzione del vorti ci, nella discesa del suo astro centrale verso 11 centro del vortice distruttore, nella trasformazione delle stelle In piane ti o 1n comete! Una volta amme ssa, sull'ana logia. delle mac– chie solari la formazione dell'e lemento opaco dalle particelle bislunghe e striate , le deduzioni si susseguono irresistiblll. I vortici ineguali in grandezza ed in agita– zione scateneranno le loro pressioni sopra un vortice dove si sia generata gran copia di macchie attorno all'astro centrale e presto o tardi lo trascineranno Òel loro moto, quando le particelle del secondo elemento perder anno la loro agitazione per il consolidarsi delle particelle striate e gJ;osse in macchie: e dal vortice squar – ciato, l'astro inizierà. la sua discesa verso il centro del vortice sovercb lallte: . e se plll solldo, inizierà" la sua discesa, ma poi respinto indiet ro traverserà quelle parti del secondo elemento meno agitato che si trovano nelle zone meno alte del vor– tice. Le generali indicazioni d'Epicuro si trasfor mavano in una cosmogonia. Ed è in base a questa vantata sempli– cità che Descartes si compiace dl racco – mandare lo. suo. !isolofia, non tanto come Invenzione, quanto come riscoperta. Come rJscòperla. dl verità comunemente am– messe ed anzi professate in tutti 1 tempi, ,rimaste tuttavia opacamente intonacate dalla sovrastruttura. dei preg iudizi sensi- blll. co sl egli potrà dire di non essersi mal servito e d'aucun princ ipe qui n'ait été reçu et approuv é par Ari stat e et par tous les autres philosoplt es, de sorte Que cette philosophie n'est nullem ent neuve, mais la plus ancienne et la plus vulgaire Qui puisse étre >. Una filosofia. e una cosmo– gonia tale, anzi , che ciascuno, la scove– rebbe in sè stesso, se potesse varcare lo sbarram ento del pregiudizio senslblle. De i princi pi tali, che seppure supponessimo all'or igine delle cose, non un Dio ordina– tore ma U caos del poeti, la. moltitu dine del corpuscDli non avrebbe potuto rag – gruppa rsi nè Iniziare la s'ua.rivoluzione se– condo leggi differenti. La semplicità e la. generalità del suol principi, l'abito a. dedurr e gll effetti dalle cause, la riduzione d'intlnitl fenomeni a poche leggi generalissime di meccanico. - sono questi gli argomenti addotti da. De– scartes a favore della. sua Cosmologia. Nella terza parte del suol Principe s egli si vanta , infatti d'avere scoperto del « princ ipes des choses matéri elles > i quali come attinti nella. sfera stessa della ra – gione comune, scavalcando l'esperienza sensibile, sono tali da non poter venire re– vocati in dubbio, non postulandos i altra Ipotesi da quella d'un a materia. divisa In parti uguali e dotate di moto originarlo. E negli stessi Principes egli rivendica alla sua. metodica di infierire gli effetti dalle cause anziché le cause degll effett.t. Prin – cipio. che valse alla sua cosmogonia la ramn d'imperiosa legislazione a priori e che fece ulterloi-m.ente ·declinare 11 suo sistema del vortici a favore dell'attrazione di Newton. Polchè, com'è noto, la co– smogonia cartesiana. scadde da.vanti al• l'Impossibilità di spiegare adeguatamente le Irregolarità. delle rivoluzioni plan eta– rie, cosi come le diminuite oscillazioni del pendolo all'equatore ed i fenomeni delle mare e. Ma quella che divenne una cen– sura era , agli occhi di Desca.rtes, un mo– tivo di orgo(llosa rivendi cazione. DI fron– te alla dissèminazione delle e forme > e delle e facoltà separate>. egli accampa la straordinaria. pars imonia delle sue Ipotesi, la parsimonia di quelle e cause> o e leggi di natu ra> che egli qualifica operat rici dell'intero volume dei fenomeni osserva– btll. Quale inaudito ardimento in queste deduzioni! Dagli attributi ricon osciuti del– l'onnipote nza e dell'immutabilità divina si deducono le tre leggi regolatrici del mo- Intuizioni spazlnJt e temporali , rappre – sentazioni della materia e del movimento , contrasti dell'Ile e del Noo, assembra – mento d'atoml e-d'Omeomerie o simboli– che heometrlcbe della sfera. infinita e del centro ublquo, alternative fra lo Spazio Assoluto alla Newton e lo Spazio conce– pito come ordine del coesistenti allo. Leib– niz, anta gontsmi fra la Materia e lo Slan– cio Vitale , costretto a mutars i in un mo– vimento ad esso opposto ; Energia crea– trice e imprevedibile e Materia differen – ziantesi grazie all'urto ed alla gravità , nascite e trasfigurazio ni d1 mond i evocati del grembo d'antiche teogonie - ecco ti nucleo delle future condensazioni metafi – siche. E' lo. pressione delle singole scienze a rinno vare dall'Interno la metafisica ed a suggerire nuove nozioni di Dio, dell'ani– ma, dell'Universo. Infa tti la grande crisi della filosofia aristotelica. nel Rin asci– mento è sopratut to motivata dal tracollo della sua fisica. E la struttura della meta – fisica di Cartes io si modella sull'Istanza di evidenza geometrica che viene solleci– tata per questa scienza. Pereto le nozioni vigenti su Dio, l'anim a. la libertà andran– no trasformate o rettificate. 141, dbnostra – zlone dell'esigenza di Dio, procedente sulle classiche prove di San Tomaso , va par – tanto ellm.inate. Polchè essa sl !onda sul– l'esistenza già omologata d'un mondo esterno e delle operazioni d1 causa ed effetto che vi si compiono , le quali sono da dimostrare, o che, quanto meno, non sono un dat.o indubitabile della coscienza, poichè esse si fondano sopra delle e no– zioni oscure e confuse delle cose sensl– blll incap aci di darci la conoscenza di al– cunchè di a noi esterno, ma che la. pos– sono Impedire>, polchè essa suppone come già conosciuto quel passaggio della po– tenza all'atto, quet movimenti verso la forma o la quantità che presuppongono conoscibile attraverso proprietà e nature reali un mondo conoscibile solo' attra– verso variazioni di grandezza, di figura e di movimento, e dl cui ·non si può avere certezza. meta fisica o morale. Lo. dlmostrazi_one dell'esistenza di Dio derivata dall'arg0mehto ontologico pre– senta, invece, quèsto requls}t6, •non pre– supponendo né un mondo a noi conosciu– to. né qualità e oscure confuse > dl cose sensibili, nè quella considerazione dell'or – dine finale, che presuppone inerente alle cose una bellezza ed un'armonia che pos – sono essere illusorie come il ronzio perce– pito nell'orecchio percosso o le sclntllle nell'occhio colpito. Ed analogamente cadranno tutte le de~ flnizlonl dell'anima concepita come e !or• ma.· del corpo>, in quanto presuppongono degll organi delle part i e conglomerati di parti conosclblll solo attraverso le pro– prietà derivate dal sensi. La Libertà, che Descartes deduceva dal sentimento inter iore che ne abbiamo , era ben diversa dalla libertà di indifferenza, da lui defini ta 11 più basso grado della vo– lontà. Ma ficcando più a dentro lo sguar – do nel sistema la logica determinista si sco– pre assai più fortemente intelaiata dl quanto non sia apparsa a coloro che, come 11 Dlltbey, lo hanno giudicato uno del maggiori indici dell'c Idealismo della. li – bertà. :t. Sembr erebbe che la libertà. sia commisurata alle infra mmettenze dell'im– maginazione, agli equivoci suscitati dalla conoscenza confusa . « Je n'al point dlt - egli scrive in una sua lettera - que l'Homme ne !O.t indi! ~ LORENZO GIUSSO RENE' DESCARTES RENATO DELLE ·CART " In It alia per vag h ezza di novità, er ano in vogl iati dalla filosofia carte sia na per lo più Uame , l.av alieri, ed altr i Gio– vanetti Signori di levatura n_on m olto grande e fastidiosi,, C ARTESIO divenne così,l or dimostrandomi con. la ce- Mat ti a Daria , che :Pot st fece un po' dapp ertutto, la ra, Quasi per gioco, come si sempre più. platonico . Ma tut _ espressione della r icerca formi no fra i globett i le par - ta la cultur a ittaliana , fr a la. libera e spregiudicata , chejticelle striate; or trat tene n- f ine del 600 e i pr imi del dava consistenza e ordine a domi in ammirazio ne con le 700, fu una gran battaglta Quel che l'i ndagine pr ece- incantatri ci esperienze della intorno a quel nome, conten – dente aveva auspicato e ac- Dottrina. Par mt. ancora di dendosi aspramente -tl campo cennato, piuttosto che non rivederlo affannato a per - l'antico e il nuovo . .Antonio definito o determ ina to. Car- suadermi che un cagnolino Coti , che fu tra glt uomtnt testo fu un simbolo, e talora, non fosse che un orologio; e più veramente europei del più che un metodo preciso, che la trina dimensione sia 700, ricorda come e annoiato un ori entamento. e vorr ei definizione suff iciente di cor- della filo sofia e della teolo– dir e un amore di libera -ra- pt solu:Li; e lo veggo ancora gtca scolastica >, in una li – zionamà , dietro cui si ri tro- ridere Quando, dopa avermi brerla df Venezia, e ove nel– vano posizioni galileiane , per lungo tempo tenuto im- l'ann o 1706 st solevano rad u– campanelllane, e poi di ato- merso in una tetra 11iedita- nare verso sera moltt lette ~ mtspio zucreziano-gassendf- zione, facendomi dubita r di rati per ricreas i >, gli avven– sta, 0 m"ai,ari ai gian.S"enismo, ogni cosa, s'accorse ch'io re- ne di sentir dire da Tomma – e perfino di platonlfmo ma- spirat a quel 'suo Ego cogito, so Cattaneo, lettore dt filo – lebranchtano . Qua1!do si av- ego sum, aru.omento d'una sofia in Padova, e che U Car– vicina, i cosiddetti e cart esia- certezza ch'io disperavo dt tesio aveva tl primo insegna – ni d,'ltalta > ri velano spesso mai più -ritro vare >. to a pensare>. Onde dir:>en• un curioso miscuglio di temi Ma un altro scolaro del ne cartes iano sotto la guida. dtsparatt. Cosi Tommaso Cor _ Caloprese, non volgare filo so- del· trapane se Michelangelo nelio, cui il Gian none dà il fo egli stesso dell'am biente Fardella., amico del Ma lebran – merito di avere per primo vichiano, Francesco Maria che e dell'Arnauld, corrispo n– introdotto in It alia le opere Spinelli, principe della Sca.- dente del Leibniz, che lo del Descart es, lo celebra co- lea, ricorda come QUel raro spinse sulle vie di una curio – me il più profondo interpre - maestro dopo averlo fa tto car - sa combinazione fra Bacone, te della natura , ma lo mette tesUmo, gli spiegasse pot tutto Cartesio e Sant' .Agostino. In poi insieme al Gilbert, allo il sistema di Lucrezio. E lo Pactpva quel fine spirito cù Sti gliala, a Campanella, Ga- Spinelli, per suo conto, si_ Giovanni Anton io Volpi tn_ lileo , Bacone, Gassencti, Dig- venne convinc endo e che un tesseva di discu.ssfont carte– btl, Hobbes. buono e vero cartesiano, non sian~ le sue eleganti p-rohi.- « Gra n fi losofo renatista >, solamente non deve biasima r siom; attraverso Matteo dice il Vico, era tn Napoli Platone , ma per entrar negli Giorgi d'Albenga le polemiche Gr egori o Caloprese, ect il suo intim i penetrali della pro/ on- cartes iane risuonavano in insegnamento è dip into con da filosofia deve seguitar ne- Genova; nel 1745 il Conti an– grande vivezza dal Metasta- cessariamen te questo filo so- nunziava al Genovesi immi– sio. e Io sentivo - egli seri - fo >. E cosi cart esiano e ato- nente la condanna per trop – ve - la. venerata voce del- mista alla scuola. del Calo- PO cart esianismo del libro l'insigne filosofo Gregorio prese, divenne renatista pla - sull 'anima del Soria, celebre Calo-prese. che adat tandosi, tonico per finir poi, secondo professore pisano; Alessandro per istruir mi , alla mia debo- t suoi avversari , spinozista Pascoli perugino, medico e le età, mi conduceva Quasi completo . filo sofo, professore in Peruota • n presupposto d'una spiegazione, scevra d'ogni elemento materiale, della compo– sizione del vortici, è al parere dl Descartes , reso indispensa bile dalla necessità di spie– gare come I cambiamen ti di velocità e di grandezza deJ corpuscoll insensibili pro– ducono le figure e 1 moti del grand i e smtsurat1 corpi della Terra e dell'Uni – verso sensibile. Le opere della Natura, egll afferma nella IV parte dei Principes, sono da equiparare a quelle delle arti meccani– che e quelle delle arti meccaniche a quelle della Natura. Una sola dl!ferenza inter– cede fra loro. ed è che, mentre gli oggetti fabbricati per le loro relazioni colle·mani dell'uomo che le ha costruite, hanno pi– stoni, leve o molle di proporzioni visibili. quelle della Natura ne hanno d'lnvlsiblll , ed 1mposslblll a. scompors i. E come un oro• Jogiaio al vedere un orologio che batte le ore indovina, le ruote e I congegni Invisi– bili che li azionano , cosl il !Uosofo deve poter spiegare, con le alterazioni di fi– gure e di velocità ineguali dei corpuscoli fondamentali; Csl è vista la funzione del– le macchie solari, primo rudim ento del corpi opachi e della. terra) i molteplici effetti del mondo visibile. Questa con– centrazione di tanta complessità di na– ture inanimate e viventi compressa en– tro il modello di piccole variazioni di fl• gure e di velocità, questa inaudita meta• morfosi a rovescio degli sterminati corpi stellari e del mondi In Irrilevanti diffe – renze d'agitazione e di Posizione dell{ petite s parties, 'determinò il riscuotlmento sensaziona le, originato dal Principes. Co• me ll magnifi co lussureg giante mondo delle apparenze potrà contrars i In unn semplice agitazione di particelle ora ro– tonde, ora striate, diversamente mosse ? Come far uscire da un gioco cosl rudimen– tale una tale pompa, Inesauri bile d1 corpi e di nature? Le generiche indicazioni della fisica epicurea, che non andavano oltre un intrecciarsi e conficcarsi e cètm– blnarsl lndeterm.Inato d'atoml. si rimpol- GEROLAMO BOSCO - e Particolare > (Cantinua a J:Xlgfna6) per mano fra i vortici del- Ben noto, del resto, è il e in Roma, stendeva saggi di l'allora regnante ingegnoso dilagare in Napoli del Carte - metafisica < su lo stil carte – Renato, di cui era egli acer- sian ismo; e cartesiani furono, siano >. E finalmente in Si– rimo assertore, ed. allettava a un certp momento, tuttf t cma Don Tommaso CampaU– la f anciullesc a mia curiosità, maggior i, ivi compreso Paolo la, patrizio di Modica , scri– vendo poemt flloso/ict in ot – tava rima cantava il trion fo di Renato Delle Carte: UN CONJDENSA.!i!E'O DEJLL 'A. LIBEJRTA Del ar-ande tna~no cl tonderà [1U11' le ...... o.eet 1 • d,: Ca,..te~,:o il pontefice esisten:ialista ~iJ;:tf.€/~;i :.~':'. ~ • ~ • ~ ...., , a, • ~ -' a., Un noveuo unlverao 11 1uo lntel- llbert.Aquindi non può essercL A n ZI che esten.aoentro un C;::~ e A.RTESIO è un pensatore molto plil oomple3SO di quel che aembrt, che molte cose dice e molte altre presuppone sempUctmente senza diNe costringendo quindi il suo lettore. che davvero voglia Intenderlo, a. sconvolgere quel– le aue pagine cosl ben scritt.-0e cosl apparentemente terse e t.asparenU, per andare a. aco– va.re tra riga e riga quellOche di alt.ro c'è e subito non sl ve– de, e portarlo alla luce, per po– ttr mirare Infine li suo pensie– ro nella vera. e non tutta li– neare struttura. Inoltre egli, che Umltò l"ambmlto delle aue tndagtni alla mej.al' latca, alla gnoseologiae alla epistemologia, stntendo a &è connaturati solo 1 problemi della realtà e della verità. aia ft.loaoftca. sta. actenU– flea , e re.stando, 1n conseguenza, unico tra I grandi del pensiero che non abbia scritto nuna. e poco abbia meditato, su argo– mento più immediatamente umano, cioè etico o pollUco o le due cose 1naie::ne,dato che non può avanzare al riguardo preteae, adeguate alla vigorosità altrove per lui consueta, 11 suo trattato psicologico sulle puato-:1 e restano apunU e nulla plu, in un sistematico di vocazione come lui, gli accenni d1 lnte– res.aee umano> sparai nel suo quul tut-to femminino e prin– cipesco epl.stolario, nonostante tut,to ciò egll, aoprat-tutto In virtù della aua particolare e aenz'attro privilegiata posizione nella storia. della l'lla&ofla e, di più, della coscienza umana ln genere, è stato_In grado di la• sciare una sua orma e di rlsul– t&rcsui euccesslvl anche di L 'ult1'momito del romanti cismo è una libertà disperata, e mai atte, Il' uta . ~'~ l'iifo ~~;',';',.:: .''nf::..,. !1ngono,uo m,l:t'f::t: te altro dl,reale ci,!osse, a.neo- Non •aveva tutti t. !ortt ti pretentloso. Perchè sru:tre cri- ~~r~rò m!~:.Ccls;;: ::::~lm~:1i: padre gesuita De Benedtctls Uca, ciò che è molto faclle crt- di credere, l'ambita. romantica q~ndo, sotto il velo deU'ano. tlcare, la parzialità della Uber- totale libertà, pcrchè d1 fronte mmo, si lamentava che e per ognl cosa è la ragionevolezza. tè. cartesiana, che è limitata all'io si parerebbe sempre l'al· vaghezza di novità (f ossero) molto Influente persino In cam– pi dello scibile e del costume per nuUa o quo.sl considerati nel suol .scritU,e questo col euo semplice atteggio.mentodl pen• .rotore nuovo, anche nel prati– co nuo\·o. Cast, Co.rteslo, oltre al non esserei af!At-to lnt.eres..sato d1 .sWd.l atorlci, poco, anzi pocbt.s– slmo ba teorizzato sulla. starlo., che era argomento sctentltlca– mente nullo per lui, dotato di mentalità tutta mat.ematlca, come lo è sempre stato per ognuno fornito di lltmlle men– talità e Inquisitore quindi di un vero tut,to esatto e ben rlft– nlto che possa subito risplen– dere allo sguardo e ln[asUdlto Invece per un vero,com'è quel– lo atorico, che occorre pazien– temente andare a ricostruire e a rlcercare in meno a quel tanto altro di Ingombrante In cui è calato. Tuttavia, car te– .sto occupa un auo posto tutt'a l~ t,ro che tra.scur:ibllenella storia dello storicismo moderno e In particolare dello atorlcl.smo francese, proprio e unica.mente per Il suo contegno di pensa– tore nuovo che. quasl solo pra– ticamente, attesa la sua fede nel progresso umano, non t.eo – rlco m11i. ugualmente assertore di questa teSI au cut al Incon– trerà poi, aoprA.ttuttonel pe– riodo Illuministico. il pensiero storicistico francese. E' oosl anche per quanto con– cerne li tema tutto umano del– la Ubertil..Anchesu questoargo– mento Cartesio ha scritto po• cli LUIGI Q,lJ A.T 'l'BOOOHI chlsstmo, e Jean-Paul Sartre, che si è adoperato a raccoglie• re io. o.ntologla tutti i suol scritti a riguardo (1), ha. potu– to trovnre ben poca roba. fra le sue opere e tra le sue lettere, circo. 90 paginette in 16. picco– lo, scritte larghe larghe e con margino.tura da. poesia futuri– sta.. Ma. ciò nonostante, quMI tacendo, e parlando talora a spropositoo senza alcuna origi– nalità, u-adlzlonallata e Indif– ferente comeegli si professa.ri – guardo alle norme del suo pra– tico contegno, Cartesio è un grande maestro di libertà, co– me appunto lo rivendica Sar– tre, che ne Lrat-taIn un succoso saggio, premeasoall'antologia e poi Incluso In fondo al suo pri– mo libro di « Sltuauon.s>, let– terariamente nl solito felici.asi– mo ma per lui, Sartre, più di molti alt.rl speculativamente compromettente. , Dunque, Cartesio maestro an– che di libertà; e, a ben corul• derare, .sarebbe strano che lo fosse, cioè che tale non fosse rlconoscluto, specialmente do. da parte dei pensatori frnn– ce.s!,tutti più o meno proton• damente cartesiani, e debitori quindi di qualche cosa a lui che è Il più grande Olosofofrance– se e Il più tipicamente francese del grandi pensatori dell'uma– nità, e tutti più o meno Intenti a salvare la l!bertà,_pcrsonall· at!camente o, se plll ;>tace,es!• stenrlallsUcamente, conslderat-a, lo.Jlberlà del proprio lndlvlduo e di ciascun lndlvlduo, Imme– diata, consta.tata, e come tale teorizzata, senzu alterazioni, senza spostamenti di nullo.,ciò almeno nelle intenzioni del plO., fra I quali, att.uo.lmente, do– vrebbe es.sere anche Sartre. E In realtà Co..rteslo ha davvero qualche CQ58 da insegnare a CO• storo, e o. tuttl coloro che si preoccupano di questa loro li– bertà con tutte le lettere e an– che con l'Inizio.le minuscola, che è poi la libertà di cui pro– prio cl si deve preoccupareper– chè è quella che afferma la.re – sponsablltà del vivere di ognu• no e Condaun giudizio moro.le , oltrechè storico,del vivere stesso. Cartesio, in sostanza, si at– teggia ad uomo libero, ad uo– mo che nel proprlo pensiero M – sume responsabilità piena. delle verità pronunziate, sentendosi In ogni minimo atto del pen– siero Impegnato nella totalità del proprio essere; questa è In libertà di Cartesio. Checchè :si dlca e 111 fnccln, è sempre l'in– dividuo. l'Io, che lo dice e lo fa, l'Io che agtsce In tal modo da creare quel fatto e quel detto che prima. non c'erano e poi cl sono, frutto della sua responsa– bile, e quindi libera operosità. In tal senso, ogni uomo è libe– ro, perchè ogni uomo, dotato com'è naturalmente di ragione– volezza,ha la capacità di irludl· care e di dlsUnguere 11 vero dal fe.150 e di operare 1n conseguen– za, sempre cosciente, respcm$ll• bile, e quindi libero . VI sono, In realtà, delle accldent.alltà che possono Umttare e lnfl.ne Impedire anche le capacità at– uve dell'uomo,ma ctò non. pre– gtudtca la. sua ltbertà, piuttosto ne rende ph'l chiara e di.stinta la vera essenza.che è llbeTtà di pensiero, di spirito, e in talo ambito ne6SUDO è più libero di un altro, tutU frµLsconod1 una libertà. totale e uniforme, crean– do nel mondo Il vero,che primo non c'ero., constatando l'essert' del mondo, che è reale e non vero. Cartesio, s'Intende, queste cose non le dlce, cosl chiare, ma le !a capire molto bene, e Sartre, acrlUore molto carl.e!la– no, mostra.di aver capito esat– tamente. 11 concetto, o, megllo, II criterio dl libertà attivo In Cartesio è naturalmente. t.ut – to, lllumlnistlco, ro..zlonall.stlco; l'uomo è UDO. cosa peruante, che vede 11 vero e lo accoglie oppure Io respinge per accoglie– re In sua. vece Il falso, ltbero proprio In questa possibilità. d1 dire dl sl o di no, libero anche se dice no e .sta Quindinel fal– so. 1A libertà non riposa nel– l'atto, sia pur 11010 un atto dl conoscenza,moralmente po.,ltl– vo, ma. nell'atto In genere, per– perch~ la libertà viene prima d1 cml atto, come prima di ~lE~i:.T-i;·iiR{: :i :~;z~ri:~::~~l:~ro:~ ~~~;~~ !àe ~!°i~:aii !::::~ a~e~~~pf~l~~~il;. c~== miti, evidentemente, percbè quel davvero libero, iperchè Dio è si determina all'agire e 111 sdop• valieri, ed altrt Gi ovanetti SI• dlre al oppure no 51 restringe a davvero creatore; nessuno degli pia. e si !a da. un Iato ai.Ione, gnort dt levatura non molto un semplice constatare una co- Del detlniU dal J)elll!liero umano dall'altro coscienza. di azione, grande, e fastidiosi ami che sa. gtA fo.tta,da chiunque !atta., è tanto libero quanto quel.la dl presente e passato, logtco ed no >. Era una moda, e talora :~~ pu~S:-~. ~P~~~uo: ~:~olso~~ch~ ~~~:e1i•~oi!:~ !~. nlt.ro nel oonrrontt dl se moda intollerante: e poiché non è libero, percbè non può la llbertò.che Cartesio ha posto E' tanto dlfftclle,dunque, dire coS t oro ':olio_ specioso nome fa.re che 11 mondo sla dlver.so In Dlo, fare dell'uomo n crea- che cosa sta la libertà a!fer- d~ liberta, biasimando t. Pe– da. come è e dlvenga.come egli tore che non ba llmiU, che non rare 11 concetto della.'Ubertà, rzpatebici come servi d'Aristo – lo vuole, perchè deve accetta.re ha schemi, che è solosenza.an- , e non sembra sia.buona la.stra- tele, non st avvisano poi che U mondo, cioè tutto quello che ticlpaEtontlogichedentro di lui da lntraprC$ 8.da. Sartre, che in su.a vece eglino st son rest : 1 ~~-~ ~teSlad~~re 1 ,::C! 1 1~~0 ~ f:JJoe~~~~~!11°Je 11 e:a":z 1~ : ~~~a 10 dJ cv~ ~r~i~rges~ miseri schiavi del Signor del- ~ °c~1ar1!1~1~!:':,e ei\1 rr':.;~re~g: :ì:~ ~o1t~~~:n~r ~::t~i:; :~tl~~n~!t:;;::::• ::re~~ ~~ ~":z~! \1:!:z~;'n: 1 ~:i~=~; ancora prigioniero, non libero, ruom~ è libero soltanto se è so- berl. Ta~to più. accètta, allora, d'Italia, molto 'Pi-ùimpo rtan– di fronte all'a.tto, ormai com- lo, l'nlt.-Orltà è sofferenza. cioè sarà la. piccola, mediocre Hber- te delle mode salottiere e ar– ~~!4:~ f 1 heer~.Id~r:::i~: 1 g! schiavitù., è infemo, cioè di· tà carteslant1, l'llosoftc{\mente cadiche, o delle traduz ioni in glca insita nel suo atto, se pia- ~~ra.~n;~az1~:f ~~n't~e~ :!~ ::~~ 1 l!· alm~:,~::~~1::~t versf - che non mancaro - :/~W.\ d!e~r:~ ~ta at-~~~ pc~. 1 ~~~~ 0 hi1t1momito del ro- ~~~d~~ /~iie , ~e~~h~I !r6~ ~~ i; ::i~:,;-;:dl~:~~~é:::;. tente o onnipotente che sia, manUctsmo, di un romantici- pure dl no, è anche un at-to e cfoè il legame nascosto e p 0 u~~:rg ~~i:~~ sn~t!t~ o= i smo non più. energico, cioè n- dl libertà; il che non è tutto, profo11do fra cartesl a11tsmo e nel tatto. f!~~ 0 ei°g~~:~a ~~;;: J:3 1 ~u~:: ~~n n.l~d~~ ~~i:nd~~~t.rJ~ giansenismo !· e s'aa{!iunge che gt~g~~~~~ò~n~ail~~~ n:,~ i~~. 1 n!1~te,es~::cF:~ten~ : :~:;:avtlg!1b\~i!~ ~!~~a ad; f;:;:~~,r:t~ ' cs~~ei::::i~~:~~sm~ stretta, mediocre, che non può plo.tore di quello. stessa potcn- Cartesio pensatore libero e mae- Cartesta11ismo ... ne viene che ~! "1.er :e~rot.& e1;ug~~~ =~ :r.a. tdeo.lment.-0 ancora ambita, stro di libertà per tut.tl gli uo- chiunque fa professione d'es. constatata; ma.neppurevl glun- :~/r::e~~to e :1s:i~;t!; sgri~ mini moderni. sere scolaro di Gi~nsento e ge Sartre, che qui appunto ha bene che non c'è più e non c'è LUIGI QUATTROCCHl del suo falso Agostmo ... deb- 11 suo grande limite, lui che ap- mal stato e di cui pure, non può __ b~ esser cart esiano, come il parentemente aspira a qualche d'arsl a meno, a.,solutamente. ( 1) «La Hberté cirteslenno• /11te Inteso sia. sempre lo cosa di più sostanz!ale ed è In- La Ubertà o è totale o non l! pp. 9·52. di Descartu . claul quO stesso>. vece soltanto plu vanamente libertà; ma cl sono gU altri e de I.a lfberté, Parla-Oen6ve,1046. EUGENIO GABIN iblioteca Gino Bianco

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