Fiera Letteraria - Anno III - n. 23 - 13 giugno 1948

lA [Hl IIlU VH[HI( ~16ff ~ tlff ( l--1 signorina Luisa entrò nella ca~a (lui portone basso e salì le 6Cale umi– de o semibu-ie lino •all'ultimo piano, Il 6olo riCmJ)iC uno fìnc~tra alta i,ui tetti, al1ravcrsn il piaucrouolo e si fcr. ma sull'uscio Jell'ap1>arlamento; ,oon Luisa 6i s11i11gc ncl1a piccola antica· mera scura. Vestite di nero, i ,•ohi bianchi di chi 11 .. 11 esce mai. VirEinia e Rosa, lo due ,occhio S'"•rclfo che le avevano af– finata la camera, rice,·cttero Luisa con le braccia incrociate e lo mani 110110 le ascelle: le tenevano .:cmprc cOEÌ per nasconderne la\ deformi1ù. Luisa foce subito trns1>ortarc nella camera un orologio a muro, una caS&a O.otale, mm g.r..inJe credenza piena di vecchie cose, molti libri e quaderni dei ,uoi scobri. Vir9inia dine: « Bisogna caricare l'o• rologio. Noi non lo .sappi.amo fare» e iciolse una mano, la sollevò un poco in un acs1o incerto. la rinasco5e aotto l'ascella. Luisa alzò ,li occhi ·all"oro- molto meglio di me. Tutto 6:lpev:.i fore Matteo. Dice,•a che ero pigr:.i, e mi sforzavo di non e~serlo, ma non ~apc– ''0 come fare. non inO'o,•inavo mai o.1. Sp-o~iamoci. mi diccva, forse di,•cn1cr:.ii donna». E _io rimaml:.i,•o: e~a un 1imo– re oscuro di lui e Òcl malrimonio t\1e 11011riuscivo a ,•incere ». Ancora dai tetti ritornarono, nel tilenzio delln s1a11za. i rumori della s1ra la. L"ombra tiella se·a. tl:i11i :.iui;o1i. 11,·an,:.Ò,•cr~ il le110: l'ultimc respiro del giorno era r:.iccoho ~ulle mani e sul ,·.iso di Luisa. La sua 111:.ino si sv!Lvò nel ge.,to Ji una <"a~t.-zz.a clic 1r:.iceiava un bi:.inco segno: ricado.\ sul )cllo, e la ,•oce 1+ prese: ••Poi i\fatteo verme un'ulriruu ,·oha. e mi disse: «Tu sei una donn:.i m.aeerml0- di LEA QUARETTI logio, di.ne: · mancata, ncn sai amare, Vo,lio una o:I raaav.i ,•erranno puntuali, e le donna che mi faccia sentire che sono rip0tizioni le ho una dopo l'ahra. Non vivo insieme alle co,e che ci circon– ~erve caricarlo. » dano. » lo- piangevo e lui diceva: Gli .colari, bambini dai cinque :u « E' lropi~o tardi. Non s:ltai mai una dieci anni, eniravano. ai volgevano cu· donna». riusi a 1uardare Vir1inia e Hosa dallo Le lacrimo scivolarono sulle guaucie :c~~a 11 ~::~ :~!~st;:c:~,:~,.::,~v~ r:: C~ Luisa. Clara avrebbe voluto parla- re; guardò Virginia e Rosa immobili ticamern e ripc1eva monotona le rego- ai loti del lc1to: i visi erano spcnl'i e le della p-auunatica e dell'aritmetica. gli occhi bar.si fissavano un punlo del Pr~to, la 661"add e.abato, le tre veç. 1 ,avimento. lnte.rrotta dal Tespiro, la chie 6Ì1PJorino presero l'abitui.'ino idi vece di Ltrisa p:.irlò di nuovo 3 Clara: aeJere al tavolo e spesso Luisa porlava « Matteo non venne piti in casa mia. doi tuoi ,colari: sopratutto di Marco. Dopo qualche anno ho visto In donna Tenuti anno per anno, con note della pallida· e bionc.'a che a,·eva spos.110. maCfì1~• .:ai 'margini. leia1i, insieme da AccomJ>a&n:.ivaa .scuoln un bambino un nastro celeste, i qumlerni di Mar· con il ,•iso di !\fatte-o. Gl'i ho insegn:.i· co erano conservati come lettere di on 10 primo a ~crivere, poi b gr:.iwmatica fiQlnza10. Lui&i sfoaliava i qualerni e l'aritmetica. La 111 :.idre veniv:.i a prcn– davanti a Virginia e Rowa che ascolta- dcrlo, e gli diceva: « Piccolo, ti ,11ei vano sedut,. dirille. vestite tli nero, con macchiate le mani d'inchi~tro anche le mani nascoste. og,;i. Appena II casa le Inviamo che Alle ultime pogine dell'ultimo ttua· non veda .il babbo». lo non saJ>C\'O tlerno. dove la calliGralia del bambino 1:.iv:.iq;li le mani, nè pettinarlo c1ua11- era pili re1olare e meno :.ilta, Luisa fo gli cadevano i capc'.li sugli occhi. aveva ~li occhi pieni C.:i l:.icrime; cliiu. E poi anche l\larco non è più venuto deva il qu:.iderno, scivolavano sulle d ~cucl:.i. Non l'ho piti ,·i&to. Guarda· guancie. cadevano sulla copertina bian· ,. 0 gli uomini che incontravo, e a ca. Le &orelle ai chlnavano verso di ~cuoia e per la strada; ma se risponde– lei per udire me1lio la voce di Luisa: ,•ano al mio sguardo ero impaurita. dic.,eva: Lei. signodna Clara, ha ancora tem- « lo bo vissuto per i miei scolari, .po, è ancora bello. Diventa sempre viti eppure non aono riu scita a formi voler dirficile, meno i,,i è t;io,•11nl, trovare bene neppure da loro. E• una conG.\lll- nuello con cui si può es.sere donna»· m1. Se pJte.si almeno una volta cspri• • La voce !.:. spense so(Cocata dall'arran· mere quello che sento, morirei in pace. no. Clara si chinò 6 u Luisa, la aollc-vò, Ma è lruppJ tardi. Aucbo parlare p0sso i~sse: (arlo aolo con voi, e ora che sono vec. « Ma si deve chiam:ira il dottore. cbia •• V:.ido io a chiam:.irlo ». Le sorelle tacevano, ili occhi ba&6i; « Ora è tardi, vorrei ripo6are. Doma• poi Vi.ginia diceva: « <.:ome le no&t.e ni » disse Luisa, mani. Noi non ci siam<.1 sposate per u Qu::slo notte noi res1iamo vicine al paura che i nostri fi&li nasce&!.erocome suo leuo: se avremo bisogno. l:.i chia– nui, come nostra maJre ». L>op-oqual· meremo. » diste V.irgini:.i. che 1empo Virginia e Rosa si ritiraro- Cl:ira uscì d11 1 3 can1cr:.i dell'amindlir no a d..,nnire in un rip ... stiglio, per affit- 10, entrò n,lla sua. Sul forne:lo elet- 1are anche la IOf'o camera. cbè bi apriva trico Cece cuocere ~e uov:.i, le m:.in. nell'an1ic11mera. ,di fronte alla cucina. gi~ seni:a desi!erio; rir-,.ilì il tegamo E t:lara, prufCMOressa. al Liceo, alta ,;;otto al rubinetto e lo ri1>osc; sedette e con la voce c.'olce, entrò nella casa. davanti al tavolo bul quale erano i Aveva quarant'anni. p0rlava nella ca- c...mpiti che a,•rebbo d.;,•uto corregge– mera aolo le valigit::. D:.i poco Clara ahi· re. Ma non riusciva n s1are attenta. Si tava la casa e vennero da lei i ragazzi di&se: « Lo (llf'Ò domani.,, del Liceo per le lei:ioni di greco. 1 Si avesti, entrò nel letto. e apense la bambini di Luisa (urooo rimandai-i in- luce. dietro dalle bOrelle. Luisa era amma'.a· D:.illa finestra cntra,·n, e batteva aul– la, Dal Jeuo asc.ohava la ,•oce di Cb. la parete, un raggio di luna. Clara pen. ra e le pa.reva ~i eaere lei, ma inse· dava al:e mani C:el professore sulle 6Ue in11va qualco.53 che non capiva: la ,palle il 1iorno prima; la bocca che r;rammatica sreca. cercava la gua, e lei che non ai ora ri- Segniva i pa.ssi dei ragazzi che aura- bell:.ita fino a quaolo non ne avcv3 venavano J'anticamec-a più f)icuri e svel· .icn1ito il contatto. Ancora un:.i volti li di quelli dei bambini. lfi era irrigidita ritraendosi, non aveva Lnis.a non volle il medico. Ancora a ~aputo rif)pondere. In lei il desiderio aottant'anni iJ pensiero di euere vigila- di amOTe era pari .alla impouibililà ta le dava un oscuro timore. Pauato di prenri:erlo. i'ie cercava la rasione qualche aiorno, il male si aggrav.ava. frug:.inJo le memorie più lont:.ino, e Vir&inia entrò nella camera di Clara non la trovava, · con le mani abbandonate lunco i fiao· Clara pen~: « E• con~e. M: i_nterna– cbi. Clara la viete per la pcima volta men~e ~vCS~l.u~ def~rm1ta e1m1le alle con il pollice a fianco delle altre quat-\ maru d1 Virg1m3 e di Ro&a. Ma r,0no tro dita e Junso usuale. Virgin 3 diaao an~o~a, in tempo li. D3ll'al~ra ~amera che a Luis■ mancava il respiro e non I arrivo un topfo leg11,cro.Poi ud1 muo– potevano aiutarla: ab.O tplameute un versi 1e iQrelle, ~e) ~•&&io_ della lu~ poco le mani. le lasciò ricadere. e .u· aulla P?rta ch_e a1 apr_1vavide le 01301 bilo. incrociai,. le bcaccia. nascose le o.eform1 IC6e m avantt. Ebbe un moto mani .sotto Je asceJle. di ripulsa, accese la luce. Nei pochi 1iorni ebe ancora viue, « Luita è morta, non pouiamo ve. Luisa ebbe ~peno bis0,no di esscc-e 1 o1- iJtirla » e le m_aoi a-i_ aollevaro~o :.il.l'sl· [evala; si 3bba11donava uel:e braccia di tcz~ della vita. r1c:.iddero, 1ncrt1 e Clara. la guardava mite, un aorriao in· bi.anche. . certo e timid'o, e non aapeva chiederle « Non la possiamo soll~va~e_». che ai ferrua 5se da lei. I., .parlai.se . Cla- Clara 5CC6edal Jell?: V1rgm1~.e Ro- ra, doPo èlverla aollev:.ita. le metteva i .sa nascosero lo ma111. lmmobah, is0lo cuscini, l'apPogiiava e usciva aubiio. la bocca contratt:.i, :..spettarono che Cla– Virginia e Rosa a,,evano abbandon:.ita ra f08fie peonia, poi la precech:uero nel– la cucina. Sedevano dir.i.Ile se'rie ai la· !:.i camera dell:.i morta. ti del lello. le mani nascoste. La ae..a Nei ca&5etti di L~is:.i, Clara trovò del 3 agosto. un ub:.ito, Cla.ra st:.iva una camicia nuova: e.i seta bianca in. per uscire dalla came:-a di Lui&a, ma giallita, con piuo e ricami. Clar:.i ,sol· 1:.i(ermò. Le pre,,. una m:.ino. disse con• lc,·ò Lui~ seni.a fatica; piccola e con– la voce debole, quasi spenta: ,umata pes:.iva p0chissimo. Le mi,e la u Resti un poco con me» e 6Pinse di camicia che si afflosciò di pieghe vuote lato le r;;ambe per forlf'- p0sto. e il vestito miglio're; chiC'€e alle 1-orcl- Clara se .!elle in silen:r;i 0 in fondo al le uno 5pillo per (erm:.irlo alla vita do· le11o. ve m11ncavaun bottone. Le peuinò len- 1 rumori della i,lradu. àiln1ati e di· t:.imeqte, come lemeSEe di farle male, ;,porsi sopi-a .! tetti. p:.i1Savaoo nell'a· E,:li scarsi capelli bianchi, Ji raccolse in .-ia della stanz.a. ,. non interrom1>e~ano nodo. Poi le riunì In mani, ef le parve il respiro aUannoso di Lui!>a. non andaue bene come le aveva mea· « E' una sera molto calda » dis.se se. Muove\'3 le piccole mani con la Clara. pelJe trasparente e fredda, qu:.is.i voles- « Io non ,ento caldo. Mi p:.ire di t:s· se scald:.irle. •ere (re&da ». Dalla finestra aperta entrav:.i la uot· Ancor:.. tornò il 1oilimzio con le vo· te c:~ago1JIO;per la 1wima volta Clara ci della città e i voli contati dei ron- rimai!e moho tempo con Luis:.i a pcc– doni. pararla ·nel letto. Solo qu:.indo la luce Luis:.i .,j yolse :: Clara: 1,,: Ci sono i del giorno venne ne IL, c:.imera, Clara quaderni dei miei 6COlari. Vorrei che &{ convinse che aveva finito di prcp,:i· lei li distruggeuc; dopo. Quelli leg:.i- r:.ire Luis:.i, non potev:.i farle altro. Le ti col na..tro. quau:lo sarà p11S&:lto un mani fredde si trano irrigid'ite corue 1 )6 o.i t~mpo. Non subito, Sono ili Mar• <.:lar:.ile ave,,:1 rnCl>SO. co. il lìglio del mio fidanzato». u Vado a 11rcndere i fiori e le can• Luisa 5 j volse alla finestra; al pul• dele » diue Clara a Virainia e a Ro· ~ar,, delle prime ombre che già si chi• 6 a che immobili a,·e,·ano seguito -i suoi na,·3no O occupare t;li angoli della ca· scsti con occhi :Hteuti. La m1111i1111 ò'o– mera. continuò: po, lunedì, vennero con la caua, e « lo non ho llaputo dare oull:.i nè uno degli uomini disse: u Ci vuole rwendere. nulla. Ero fidanzata, molti <1u11lcunodelb famiglia per mettere anni fa: vivevo sola nella casa dei miei dentro 111moria. Noi non lo focciomo e Matteo ,·eniva ocni 8 era. Cenavamo m:ai ». Virginio e Rosa ,cliolsuol le insieme; lui sapeva (ore, .d'a mangiare m.111i, dissero insieme: u La signorina r, 1no s· ne Cl:.ira ». E dissero a Clara: a Percl1è non la prenc.':ino in hrnccio ~li uomini dell:.i cass:.i, vcns:1 lei. Lo dc,·e scr.upre fare un paren1e ». Cforn sollcvO il cor· po. lo depose. rigi:lo e fragile. Luisa rimase ancora tra le candele e i fio· ri fìnchè la portarono al ci111i1cro. Quando Clara ritornò d:1I cimilcro vide la camera aperla al sole: rici'c,,a di luce e dell'odore :l'aria cho si Con· de,·::i subito a t 1uello C:~ chiuSQ e di medicine per dispenlerlo. l vecchi og– getti sulb credenza. µ,ronti 1><:_r es,,cr.– pcrt:.iti ,·i:.i, si scaldavano al sole. Virginia le C:'iHe: o: Biso,ncrebbe to glierc i libri 1logl..i scaffali e vedere che cos:.i se ne può fare ». Poi indic:.indo iu un angolo la c11ssa datale: « Bisogne– rebbe aprirla». Nella cas,:.i. piena di. bi:incheria nuo· ,·a della maG\-e di Luisa, su di U!) cor– pcllo di lino e pino. er? pos:.ilo un Lt,Jlonc celeste. Clora lo Pf'C&e in mano. Virrinia di;sre: « Forse può servire. Della biancl1~· ri:.i scel1a, .se ne vuole prcnd~re: ,I resto lo teniamo 1ier nostro. m1l'Ote». Clara non prese nulla per sè, nem– meno qu:.ilcho libro: nelle o-:_c libere la\'orò n tuglierli dagli sc:.iHali e ,uar darli; li mise in u113ce,.ta perchè ro_s– sero venduti. Rest:.ivnno da 1u:.irdare i qu11derni. Tenuti per anni e :inni in ordine, i nomi :i car:.itteri lar,bi. e su un pacco. legato con un nastro celeste, Clar:.i lc.,sc: u Marco- Solari». Virginia disse: « 00111:.ini ,•crranno a ,·edere la ca– m~ra, bisognerebbe toglicc-e anche i <1u:.iderni». • Tacque un momento, poi sollevo l:a mano verso l'o.roloE,io a muro, disse: « E caricare l'orologio. La signorina Luis:.i non lo faceva mai l>, Clnr:.i carica l'uro1Jgio ehc per essere mes5o sull'ora giusln, hall~ tutte le :il. ue a vc-ce alla, poi prentlc i quaderni, 0 li an1oggin sul tavolo. E• sola nell:.i camera che ancor:.. re.s1~id11 l'uriOrc de:– la morta. Cuard:.i la lìne~tra aperla, e la pc· nomhra che infittisce. E' in piedi Ja– v:.inli al t:.ivclo, e si :..c111e 1111110 slanca che non trova la forza di €are qualche p:isso J:er accendere la luce .. Pa:.sa ltl sguardo dalla finestra ai quac:erni fin– cht!, d:.igli ansoli già bui, anche l:.i ca· me:-a si C riempila d'ombr.1; ma Id c::irca ::incora un respiro del gi,>rno. La st1mch(':u.a le pesa ,ulle spalle. le irri– gi..isce la 1:ers.,n11: le ri~uenanJ nel.a men1e, insistenti, dolJrOEO. le voci r,el– la sua s... litudine. Le ginocchia le si dettono, si.de. 1 quaderni le ,110110 davanti, bianchi rosa au:;urri la riga nera e i nomi. Clara :.ippog&ia la 1es1a, chiude gli occhi sui ncmi :lei bambini: « Paulo, Anc.rea, Antonio, Piera li. Le Jcttcre ai fondono nel tic·tac. del– l'orolJgic; p0i Clara vede aprirsi la cusa, e&cono, stirandosi, lo lunghe ca• micie bi:.inche di lino coi pi:u:i. le ~t. tovesti larghissime: dal cJrf.Cllo cale, e rotola sulle spalle iella camicia di seta, vicino all'orologio, il bottone cc· :este. Allegri, i visi ro,sj e accaldati, ron un riso di &i.,ia in g... la, Paolo, An– drea, Antonia, Piera, ,•engono corren– do, si ,il:inciano sul bottone. PAOLO: «Ecco .. ìl bottone. &a ca· Juto nell:.i ca.s~ il giorno che l'ha Jpcrta con Matteo. Giochiamo? Tanto I. i ha lo $pillo, glielo h:.i Meno Cla– ra :u. ANDREA: « Comincia tu». ANTONIA: « Via ques1a roba vec. chia. Ciochiamo sulla camicia di seta». (Le cose scompaiono. I rag:.izzi gio· cano a lanciare il bottone nel centro della camicia). M11il bottone !i spezza. come Si sbri– cioluse. PAOLO: « Rotto. Era troPPO vec. cbio ». ANJ'ONIA: « E' stato troppo tempo chiuso nel b11ule :o. ANDREA: « Anche ~ signorina Lui· &a:o. PIERA: o: Dove?». ANTONIA: o:Nen so, l'abbiamo di– menticata». ANDREA: o Pcrchè non sapeva jn. ,·entare i pochi ». . ANTONIA: « E i vestiti delle bam· bole ». PAOLO: e O romperle con1e (a mì3 l!Qrt"ll:.i.Me le dà perchè le rompa o dopo J)i:.inge t,nto che la mamma deve comper:.irglicnc un':.iltrn. magari picco– la». ANDREA: « L:.i signorina Luisa non rideva mai con noi i>. PIERA: o Lo colpa èra forse del :.110 stomaco delica10: a1:pena mangiav:.i qu:.ilche cosa che non foue In ,iiolita, a,•ev:.i male ». PAOLO: u Anche Clarn soffre di ma– lo allo 1;1omaco ». Aì'ffONlA: (1 Anche Clar:.i ha la ca· micia nuo,•a À~ scia e non è ca1>accdi melled:.i »· PIERA: « Perchè Clara aspena di baLi:t.re il prolessore. Cl:.ira ha ancor:.. tempo». ANTONIA: « Ha già quarant'anni Clara, e uon ha !.:IPUlo ridere. e sio– caro :i essere contenta ». PAOLO: a Non ~a correre. Ba p:111. ra di rompere quello che tocc:1». PIERA: o Però 11011 si foria umi ma· lo». ANDREA: u E giocare a e~cre feli– ci. Clara non s:.i?», PAOLO: « Come :n•cuo le mani di Virgi,,fo e di Rosa ». Aì\'DREA: « Como fa signorina l:ui. !a». A~TONIA: « Neanche qualcuno che le menu Li camici.a nuova ». LA FIERA LETTERARIA ANDREA: o: E le dia uno spillo pe.– chiudcre i'ove manca il bottone :o. PIERA: « E pet'inarla? :o. i\NDREA: « E melterle fiori e le cande!·? ». PIERA: « Sono belli i lìori e le can– delo ». I rag:11.zi lacciono, e guard:.ino Pio– r:.i che si è na~costa il ,•iso nelle mani o p;ang('. I RAGAZZI IN COHO: « Vuoi e~. ~rre 111PiAra? ». PIÈIV\, tr:.i i singhioui. gri·lando: 1( Clara ha :.inccr:.i temr-o. Chra è bel· la)). ANTONIA: « Anche Luisa era bella, n::.i 11011 come !:i miu m:nnm:.i Il. PIERA: « i\111Cbra s.:.i il greco e il l.:atino 11. I r:ig:.izzi ridono forte, si prenò'ono per mano. fonn 0 cerchio inlorno a Pio– ra. poi si stringono e si parlano :ilio orecchio. Si sento il hiJbiglio delle voci ri. denti e il pionto di Piera. J rogaz,:.i :.ill'imr:rov,'lso :aprono il rcrchio. e•ce Marco .:ancora coi riccioli lunghi e biondi: lo spin sono moho , i· cin 0 a Clara. ~[ARCO (ncll'or~chio di Clara. ro· mo giocasse): « Te. ti lascerai pren le. re in braccio G':.igli uomini della r.ts · sa?». I RAGAZZI IN CORO (come il ri- 1orne1Io di una canlilena): « Nessun 1101110 ha mai preso la si~norina Luisa nel!e braccia. 11eancl1equrl!i de11a c:is. S3 ». Si scioglio il nastro dc) pacchetto che lega i qu:.iderni :li Marco. e si a· prono. MARCO: « lo ho il n:istro o. I r:.ir..:azzitendono lo mani \'Cr~o nastro che 1'forco hn in mano. MARCO: o: A me mi voleva molto bene. R:.i legato i miei qu3d'erni con il n:.is1ro ». Dietro a M11rco, rome uscisse dalh sua ombra ingrandita. Clar:.i vede il r-Tofrssore, · Marco corre vi:.i col n:.istro strello nel– la m:.ino che tiene ah.i. Il naslr 0 si sno ia verso gli 11hri 13. i;aui che lo ~esuonn di cors:.i con le 111:.inj tes~ in avanti. Cl:.ir:.ivede ancora 1e 111:.iniagitarsi. roi rnnl1} !olo il bancre legser 0 e s,,el· to ,,ei piedi dei r:.ig:.izzi in cena ..., Si sforza doloros:imcnte di guardare: ,-ion è 1>iù il pro(c&soro, è uno dcg,li ·•omini de11a c:aua che la sdraia, le oiei;a le braccia. le ar-pogfi3 un11 m:.i– ..o w1l'ahra. come lei h.a fotto ron '.uis:.i. SoLb11zanùo Chra so 1 le,•ò la tesla d:.ii qua ferri. Nel ra1!in chiariss·mo ,J ·Ila luna vide RO!a con h mano ahn. nronta :i b,nere di nuovo la 6t1a spai. 1 :.i. Rosa disse: « Vuole che 1 e acccndà 111luce? Di• "Ort" chi fa m:.i 1 e a:ldormen111r!i nel ·a,gio dellt1 Juna n. CJ~ ..a Ei :ilzò. arces,. h luce. p1ardò "orolovio: s-rnnv:.i le <!ice.i..guardò i "'U8~Cn•i, c!iHe ('Qll falic:i: « Ora li pOrlo in camera mia. Devo Rosa la fissava come non avesse <'a– !)ito: pc.i con ,•oce incerta. doma nel O: , U!cire ora? :o. « Si. Devo uscire». Lea QUA.RETTI Quando · i diplomatici • JP,lLIJtJ-/lltJ- TI mCt;tiere dello ~crlttore. per 1u11i delle mu&o :o: e nou sono stali certo 11011 è focile, è andrn piti dirlìcile per i di,,icti, 1 0 censure o le tribolazioni i diplom:.itici, i quali, se vogliono dare per ottenere l'imprimnlur cho hannv :.ille stampe qualche libro, de\•ono o mai impedito a un dip-lom11tico di di• 11:.iscondersi dietro pseudonimi o chie- \'Cntar scrillore. cli a&giungere agli :ilio. dcre il cou~cn.s-o ministeri:.ile: il qu:.ilc ri della s-11:.i sfarzo~a uniforme anche consenso ,•ien d:.ilo piti O meno ,,olen• quelli d··lb i;:lori:.i lencrarin. tieri a seconda dc.i tem,,i e de::;li mno• Natur:.ilmente. non s'intend:.i per !et• ri o SClll!){'ein \'i:.i ecclzionalc. Si chic• teratur:.i sohanto la pura liric:.i e la pu· dcrebbe insomma 3] diplomalico per• ia f:1111:.isin; dirò anzi che la m:.iggior fono, dal momc1110 che mette p-iedc a fXlrte dei diplomatici scrittOf'i sono P:il:.izzo Chigi, di for ,,91 0 di castità quelli che giusto dal loro nom:.idirn10 le11cr:.iria: e cho a~pctt:.i$Se se m11i a i:rofossio,mle h11nno trailo ispiraziont scrivere' le MIC memorie quan&o ,·:i in e a,·vìo al nuovo mestiere: leller:.itur:.i pe,uion,. da amb:.iscia1ore. Tante altre d'occ:.isione che è poi quella che dà 1,oddi~fozioni potrii darsli !:i sua bril- :>J)CSio i rni&liori frutti, specie in tempi laute carriera. çiuggi pc: il mondo. onO• come i nostri in cui si ,·ogliono piti ri, amori. invilj e mense regoli e scar- fatti che favole. u Non ho gir3to il mon– rou:ite con musiche e 1ruppe in parat:.i do per cor,iare epitaffi o per contare tutte per lui 1111:.i prescul:.iziune deHo 6calini di camp:lllili », diceva il Ma• c~odenzinli. ma nie111c o 1>0c:.iglori:.. galotti cho, :i modo suo, fu anche lui le11crnria. Tirnnn.i.11del me&tiere in cer• un buon diplomatico; e questa può Ci· 10 modo giu1otificat:.i,del resto, se 1 i •ero norma utile per tutti, giorn:.ilisti, pcm:.i che !"arie dello scri,·ere o del consoli e :.imbnsciatori che, sirando il comunic:.ire le pi-011rio idee O i propri mondo, çogliano tener d'occhio tutta offari ad un pubblico più o meno \"'.t· la ,•it:.idi un p11ese,. la cronaca ,piccio• dio di lettori non può essere cho in In che ~i 11erde 1>ervin o quell'altra più contrasto con qut"lb ri~ervatczz:.i che ,ostanzio~a cbo è poi destinata .:11 di– si chiede sempre ai dipjlom:itici prima vent:.ire siori:.i. 1111eor::a de!la conoscenz:i delle lin&UB Per tornare 111 « sofà delle mu,e li di r. delle norme del dirillo inlern:.izio• Pnfazzo Cbi1i. 1o scriuore più noto e n:.ilc. po11olarc. fr:.i ili anzi:.ini. è Daniele I più bei r:.i11porti dai piti &tr11nie Varé, il « diplom:.itico sorridente», co• interess:.inti p:.iesi, che potrebbero esEe• m'cgli stesso 6i è <!elìnito in un libro re SJ>CS!IO Jegli eC'Cellenti « ~rvizi l) che ha :.ivuto singol:.ir fortuna; il B:.ir• giornalis1ici, hanno norm:.ilmnete cin- zini della diplomazia: andnv:.i in Cina (1110 o sei lct1ori: i c:.ipi d('i competen• co111eministro e, con gr:.inde scandnlo li urlìci ministeri:1li, qu:.ilehe dattilo,. di qualche coll~g.:a, facev:.i quasi l'in• grara o gli :.irchh•isti; ~uando proprio ,•iato speciale di <1uotidiani rom:.ini; sono d'interesse gener:.ile, &irano :in• mand11v:.i3rticoli al MeJsoggero e :.ill:.i che per :.ihri uffici. in visione, per CO· Nuo110 A111olcgia " .-om:111zava:.inche b noscrnz:.i, m:.i sempre fra col'.eghi. Di ,•ila dri consolati; ha 5 critto una storia ~nlilo pof. chi scrivo i r:.ipp-orti non li d'lnghihern. libri d':.iv,·enture (Le No– lìrma e chi li firm:.i raramente li ,cri- velie di Yen Cin e I vo1- del leone ve; al Vaticano ci &Onoi II minutanti :o. (1lmo) e pe~sino racconti gialli. Alb fonzion:.iri della segreteri:.i di 6lato ad- direzione del 11cnon:.ilc non :.irri,·ava· dclii :ippunto alb stesura de 1 le Jn1. no che richiesle di pcrmer.si per libri lère, che devono essere sempre redal• di Varé. Adesso è a riposo come amba– te in uno 1o1>eciale stile, c:.iuto, misura• ociatoro, ma non ai ripo~a aUatto co• lo. poco impegn:.iti,•o. Nera nostra di- me scdttore e chissà che i gallani che pl~mazi:.i i redattori dei rapporti (che .,j è gu:.idagn11to in kt1er11tura non gli di chiamano a tc!esprcssi », parola che aiaho più c:.iri di quelli che bi è gu3• nessun vocabolario r<'sistr:.i) sono di 60· d:igrfato nella ,ua lunga carriera dip!o– lito giov:.ini segrel:.iri; u~ voha le re• malica. !azioni epistolari fr:.i go,•en1i e amba• Amb:isci:.ilot'e è anche Franceisco M:a– @ciate c:nno pili personali o le lettere ria Taliani, ora capo del cerimoniale d-gli amb11oeiatori veneti, ptt esempio, a Palazzo Chi1i; e~a st"gretario d'amba– cominciavano sposso con un « Masnifì• Eei111a in Rus.sia quando scoppiò la ri· co p:.itron mio». per tcrmin:.ire implo- vo!uzione del 1917; non i,appi:.imo qua. rando « colla maggioc &0mmir,sione i) li rapporti :.ibbi:.imandato :.illou al mi– generoso compotimento di Vostra Eccel- nistcro. m:.i il )ibco cl1e scris.&e alcuni lenza»; 111:.i adess.o che anche b diplo- anni dopo, Pietrogrado 1917, è uno dei mazi11si è burocratizzata e cho i rap- documenti più intere&santi e impres– porti fra ambasciatori o ministero so· siona111i su quelle tr:.igiche giorn:..1~; 110 diventati molto piti sbrig:itivi e me• np1>arve la prima "olta II puntate nell:.i no c:.-rimoniosi. ci:.iscuno ha )3 eua par• rivista Péga.,o. ,enza firma, con tre aste• te: i ic,retari scrivono e il capo mis- ri!cbi e solo r-iù tardi. f'.U11ndou!CÌ done fi:·ma, in volume, &i !epp 6 che l'autore era Bisogna dire 3d ogni modo che quan. il ministro Taliani, allora in mi!siono do la vocazione letteraria è ver:.imcn• all'Aj11. Nel 1938, poco p:-ima di par– le sentila, succede come con l'umore tire per l:.i su:.i nuova sede a Pechino, che vince tulle le b:.inaglie· e diplo- 1 scrisse anche un libro sul cardinal Ca· m:.ilici scrittori, stt'illori in (cluca, '-e sp:.iri. « ie!'re•ario di stato e p:>venn. nr, sono 1Jempre stati; se, in Francia I pre1e »; da!l'inferoo al r>3radi&o, da ~ono usci:i dal Qu:ii d'Ors:.iy pc,e•i e ro· I Pietrogr:.ido in fiamme all'11Ò1ile villag• 111:.inzi.eri come Claudel, Dénoit, Cirau• gio di Ui!ita, pocse natale del Cardi• 1'011x e Moc.:and. andm da noi tanto la n:.ile. 111qu:.ile però era tanlo caro, rhe, vecchi:.. Consuha quanto P:.ilazzo Chi• aveudot;li un:.i volta chie~to l\fuuolini, gi hanno ~empre :.ivuto il loro r.r 60(à I ,ubito dopo 1a conciliazione, che cosa ~=================~- DUE POESIE Lisetta Sempre, se 11 te·mpo chiaro atfona l[ridi Di fanciulli nella. vil(zza, tu .4 l davanzale ridi V.setta. Quasi scordi che al fuoco La tegFa sbuffa e batterà., gradito :1ll'artigiano, mezzodì fra poco. Solo a meriggio, quando la maSsaia Siede e il sole è alla soglia, A nelle lii, con tu-e dure Trccci11e, sce11di allo scalino; e ,,.echi · Soletta, a 1ti:a11 faliC-O 1.'llttonit.o piccino cui parole Srr:•ir bisbi![li, come madre s,u,fe, n; rado a foro guerre T'ammettono i fanci11lli. E tu di zelo uermiglia, sonora Di b11/lettc le scarpe, li secondi 1\"P ,sospiri agi-i affront,:, PerchJ sai ch:'è dei maschi, al gioco, all'ira. Esser co,1 le bambine Mm1csch; e un poco il tuo Cuore li ammira . Ma ,1cll'ora che assordano i rondoni Le brune torri ,rntl'arlll. celeste, Frettolosa via corri: Chè prest.o fumo dalle nere cappe Salirli, recherà la stra il grido Solitario del lati.e. Qurlld,i nel buio 17 -:;cnto che trae carte Sotto il fanale, ed. 11 pianto notturno Del lattante. Si de.sta fl vicino, gli vanno l pensieri al domm~i. alla bott.cga; Del caldi, letto. della ,wtte Lunga, dei giorni. Opcros; s'allieta, Vt!de le annate, i figli .\ 1 elle.re fiore; E a te crescer, Usetta, nel tepore Del sonno, q"esto tuo gentile arcano Esser donna, così, come s1d poggio I.a J;nguetta del grano. Ugo BETTI Stupore Uw:ia ima melodia è nelle arie, Mi sentore, ,wn so, "n avviso qua.si d1 <.:cmtu che l" d.evi 1mmagr11are. Lvme, q11csta, penuria sco11sola.ta che e, accora, sia, da u.n intravedere a pena, 11uta . .Làsc,'ati a sog11are, 1:.u11ootil11te. OgnJ b11-0,iapausa, suono curd.,aJe do.le cogli, a te pers11ada suppuHi aJ.tim-1el,si 1: e i bei mancati /mali m quelli adempi. Ascolta i ritmi dai pc11ttraJi deÙa vita, accedano " te i: subuli,:,, carpe. Ascolta i ritmi ;:rm·i e ,m/1 che scale di ù1dolem;a c11rva110per le arie come amàche. Posll. iu, ogn., lor sillaba, e da inconsci accordi d'altra _spera, o decaduti, · remot.o i,i te rin.asci'.. Prendi camp; sem;a ,,.,, term)ie o vaghi, ove sentieri sono ma alla memoria dissipati. Odi come nasca la luna, e se 1u~ leggiero sòn,to crei, clo111a11da in un est,,.em 0 rmpito e ratto. Senza una risposta :>ial'istante e l'etemo. Ascolta i ritm,j dai penetrali della vita, accedano a te: rii d'ogni giorno. Ascolta i ritm.i gravi e radi che scale d'indolenza curua,10 per le arie come amckhc o snmb11ch; di corda alla bonaccia. Renzo LAURA.MO ~============================ polet;Se fare per lui, rispose con 9ue. 513 sola pceghi'Ta, che forse al nu<'e non dovelle suonare mollo gradita: a Che il mio mucchio di caae rimanga comune indipendente». Fra ili ambucialori non di carriera, entrati dopo il '43, il più letterato, il piti artista è 'indubbi:.imcnle il duca Tomm:.iso Gallanti Scolli, :.iutore dello Storie dell'amor sacro e Jell' amor prO• /ano del dr:.imrua Co.,ì ,5ia. rappresen• t:.ito ·da Eleonora Duse, e biografo di O.:aute, di Adamo l\likievicz. de! Fo· &!!_.z1....1ro e d.i San Fr:mcesco d'Auisi. L:.i diplom:.izia se lo è preso, ma la lette• r:.itul".t 11011Jo ha perduto; e ae glielo c9nsentira11110 le gravi euro dell'am!· ba'sciata di Londra, dove Sforza lo ha mand:.ito <b alcuni mo.si , dopo un sog· giorno di un paio d'anni a M:.idcid. egli cout:.i di condur pre1oto a termine una bio&rafia aul l\.fon:i;oni alla quale .ittende, da parecchio tempo. Dal Man· wni e d:.il Fog:.izz:.iroe&li b:.ipreso mol– to del suo atile dj uomo e di ,crittore: modi 5 ignorili, aUabile bonarietà, eo· bria ar1uzia lombarda. Si dice che an• che Nenni, quando en agli esteri. lo Jlima*e molto e avesse già ,pcns:.ito. prima ancora di Stona, di mandarlo a Londra a iiOStituire Carandini quao• do le note vicend 0 spo1oole lo coatrin• sero a richiamarlo eia M:.idrid. E' un fotto che a Palazzo Chiai .ODO divcn1nti da qualche temr,,o un p0' più indulgenti coi diplomatici cbe ,crivo• no, fou'anche pcrchè lo ste550 Sforza è sempre ,tato uomo di letttte e ape&· ao ha u11.1to la penna per più .:1perto ballaglie d; quelle cbe ,i comb.:1Uono nelle cancellerie delle ambasciate. F~ i gradi minori. 0 il diplomatico storico è Alessandro Tasaoni Estense; eu sei;retario di leaazione a Sofia, nel 19;10, quando pubblicò la Vita di Eu– genio di Savoia, che ebbe molto ,uc· ce~~ e fu tradotta in ,·arie lingue; poi andò in S,·izzcra e rientrando a Pa– lazzo Cbigi nel 1946, diede aUe &tampe il suo secondo libro. Uomini di un 1rn• monto; dopo a,•er fotto parte del ga· Linen 0 di Sforza, ora è consi1lfrre a Belp-ado e forse là sta vivendo altre interessanti pai;ine di atoria che doma. ni, in un più ripos:.ito clima. potrà ocri– ,,e-e :mch"' r.,..r l,..ttori Cf>lranei ai ml– i;terl della <!ip1omai:ia. Leller:.itura politica. o politica ro• manza.In, è il libro di Mario Donosti, uscito nel 1945, su Mussolini e l'Euro– pa; l>c,,0&ti ( s.ai, piamo di ,non ~ prir altarini) è lo paeudonimo cii' Ma. rio Luciolli, giovane console generale ora in aervizio a Palauo Cbigi, ben noto ai lettori della Nuova An1ologia; quando acriveva il auo lib:-o era io SJJ3gna, a San Sebastiano, l'antica Do. n0,51iva; di qui lo p&eudonimo ch'egli credette di adottare per doveroso ri– serbo, dovendo raccontare miserie, tr11ppole e insanie della politica estera fa&ciata. • Ah~o libro che ba molto del romao• zesco cd è ·invece tutto vero, è quello ,Ji Leonardo Simone (pseudonimo del segretario d'amb111ciata Michele Laoza), Berlino • Ambau:uua a.'l1afta 1939-"3; 1 Jt:1tora lo r1corderanuo certamente percbè è etato uo libro moho (ortuoa– to, con una copertina da libro giallo 10 cui è riproOPtt..J uo tcle"a.mm.a ci· tratu, aopp.ameme cifratv, evo 1'an- 11unc1,1ue.,·1WJJ.11n::nte..ucw,1-a:t.1vnedi guixr.- UCJ .u.1uw: 1wrv OIU.t:WVO.u pre– ..:,vw pe, &'1 .r,1vnc1 tutun, p.:rcue tJ g•vVIIJ1C .....,...11.1,u1cu, aa..v,·.i, ocgù.11.K.IP .......... ,., .....111111 '-i u., 11nu, ve1,lVi1 IICl'U- l-~ ..., ......... c..,e aun ...uni-,o ,ullv au CJU;I ,·e-- •U.l,a " oe,unit 1u l!.:uu#\ 1v..cUc:1vie del llvlll"V ..C...UIJUI IW,;,tlUIWlt). "'-•lfi rec.euu 1.1un w Q1p.<m1atici, la cw vv..:.-;t;,.,ue 1c:H1'•·arta iJll awui..., una u.....n..t "!-'IUla Uol1 CVl'OV ... e,ao lt:Wl""• ra, ....cue VICCUUC a.ie qu.ah lUUUl-., 11-1· lihW, ... no q ..eiJ,1 a\Ul UHHlll,C\lLLII oeua c.a.wJN,..,u.t Ui UICCla ~, WlUU4"U r..&ua• m,,., •., vraui, co t:uuo .la 01vnu.n:.t di t.ruva<o1 c.apv w1w-1vuead. il.tene _p.vprto •n que1 ... ,..il.LUl.a~,i.:., auuJJJJW ve1 .. u l•D ,e5~1 ...ue c''-1'a &fUn Jt::ota, 1,i dava un rii.:uviwe1.1low ouvc:e ut::J.U&Uv .u ruc• c101, cuu tèlme au,v, 1111arecue, e io. o.a1.1,u 10 co1ncd..l."1·1a di uec1.uuV.t 11 te.o-– &,ranumt deu uiuwatwuJ o quello ..u1Ja JUt;UOlll\'111 é J n.w .. nUl Ot:i llUUIIIU'o \.anu UWJ11.ir . cne 1n quei pa~1 _p<n:o uitcgri e pot) awtnl~ uui JUOZJuUKi u1 .raiazav. ~I' tra.cvrae qua.,. tutta 13 ouu ca,·rierr. f\on d'vccauune i, iuvece il libro di 11.ooe,tu 1.1u1:9, tUpluwè1l1co oeue uJU– we leve, ora lit:gretario a \' lln.il.Vla e t;ui duettvre de,iu ravata ruuuca i:.s,e– ra; i:l'IOlJtvla 1,tues1a l101\Q. e 6utto il tavlo &i lene: 1,,: nun piat.'Crà nè ai fa- 6Cuiti ne a~li autùa.tl\ :U>ll »; uu eame di cosc1euza rigoru&o e talvolta 3DC.tlO ,; :ruuc.ae ,un 1,l'IIU !lCildc-rio th cbaar-.zz.a e Ui venia alla ricerca di una 1uwva storia itauaua; rtvbecto .Llucci lla volu• to interpretare net suo 11.bru il tormen– to e il pensiero Li tauti liUOicueiauci, nati al principio delt'aura guerra, cre– sciuti cvJ tasei.swo, ilUDli a matucità ut:gJi anui deJb ii;ran trasedaa e, oggi unc<1raa1sunentati o .marrili netlo 6lr.i– oo c•Ull.'.l. d:.i con,·al06ccuz.111n 0 di qut:$to nostro dopoKUCl'ra. f\ou manca in.bui, uo poeta. l\1.ario Ale.,i!l.lodro J'uulucci, ora 1ocgret.11.rio d1 lesaziuue n l>Ublmu; oun i, 0 6e anche per la pvt.-sia 6.i aeoba ctueoere il •u• pocaore cou,.enso; nU oini modo il .Pau– lucci, pubblicando l'a_J!DO l>CVrgoqu.,.,to ll!fO primo libro di verbi, U ca,uo a, Aaamo, <1uaolo era :.incora, lui poeta, agli u :.iffori economici» del mìw.tero, ha ottcnulo il «io.senso di· censori an– che, piti diHicili od Anaioletu lo ha pre.sent11l0 con un:.i lusinghiera pret11.~io. no. J diplomatici poeti, che uboooJano in altri pae~i. per esempio nel Sud:.i. merica, sono da noi piutto.sto raci (nd,.i 1nizj"-della sua carricria era -poeta anclw P:.iolo Vita Firu:i, ora con:.vte generale a Londra, autore di due de.iziose An– lologie apocrife e poi direttore di una bella rivisla, Domani. che pubblicava in italiano :i lluenos Ai1cs durante gli ozi -impostogli d:.il fa~ismo); eppure, 1111 pò piti di poesiti anche nei rap– porti internazion:.ili sarebbe certo di buon aut;urio per tuni. Ettore DE ZUANI

RkJQdWJsaXNoZXIy