Fiera Letteraria - Anno II - n. 17 - 24 aprile 1947

3 Il Novecento tra civiltà e barbarie I VocE.· La storia è divi~ in grandi sellori: mon· do antico, mondo medievale. mondo moder. ~:~s~sdttio;rng;~e ~n:incia I'auu,dità di Il VOCE: Anlichità, Medio Evo, Tempi moderni: questo lo schema i.nc, edibil!Jlcnle povero che sul nostro pensiero storico esercita un potere assoluto, questo il non • scn.so che sempre ci ha vietalo di comprendere esal· lamente nei suoi rapporti con la sforia Hh tale dell'umanità s:iperiore, la vera posizio. ne. l'ordine. la forma e sopraltutto la du– rata di quel' piccolo mondo frammenlar(o che dall'Impero Germanico in poi si va svi. luppando :ml suolo 'dell'Europa Occidenla· le. Le c:ilture future stenteranno a credere che un piuno così semplici5ta è riuscilo a · con5efvarsi per tanlo :empo e $cnza gravi urti ll. I VOCE Giusto. Resta a vedere se gli errori 1;h~ vengono da questa ·divisione, sono magg_ion ., minori della sua comodità. lo d:co mmo· ri. Per meglio vedere e meglio capire, è buon sis-tema ridurre le cq~ a oggetti: me· glia. a giocattoli. Anche le ineffabili e pet. fetta.mente spir:tuali. Anzi, soprattutto que· ste. E' il modo greco: garanzia di otL!mità. Ma Spengler non era greco. Portare le co• Se o troppa grandi o troppo piccole alla mi. rora dell uomo. delle sue pcssibilitil, dei suoi limiti. Cli anni luce, la malemati.:a ap· plicata all'astronomia, le ricerche teosoh· eh-e, la pura spiritualità sono forme men.tali incompatibili con l'arte, e dunque sterili e dannose. Arte: unico modo di vivere de· gnamente e •~tilmenle la vita. La c',viltàl è il cammino che conduce dalla l\ecessità al gioco. Più l'uomo è c:vile, più egli si .iv· vicina all'indrammatico. allo spassionato. al « gioco n. L'avido attaccamento alle neces. sità, segnala il carattere barbarico del no– stro tempo. Alropposlo della vita u neces· sità u, è la vita 11 dl!etto 11. Stendhal è l'esempio del pedcito dilet– tante. cioè a dire dell'uGmo e dell'artista civile. A pagina 390 della Charlrcuse dc Pa,me, questo compiuto sapiente del v:vere enuncia -a suo modo, ossia nella maniera p~ù spiritosa, il ccntrasto fra barbarie e civiltà. li conte Mosca confida alla duchessa San· :w:-verina che Ras.si, min'st(o del duca di Parma, pr<>ietla di avvelenarlo per mano del cuoco dello 51esso Mosca. Ma questi scarta la minaccia. Perchè} Ascoltiamo il conte Mosca: Il VOCE' •· VouJ s<wez qtJc fai' /ail venir un cuisi· nier /ran,;~is, qui es! le plus gai dc., hommes, el qui /ail des calembours; or, fe calem– bour est incompotible ooec I' assoJsinot~,. I VoCE: Avete udito} Lo freddura è incompatibi'· le con l'onossinio. Quando mai verità così profonda è stata espressa in man:era così leggera} Modello di stile cioife. Se i con· doit;eri • dei popoli praticas.sero la freddura a imilazione del cucco del· conte Mosca, molte guerre ci sarebbe:o risparmiate e 10. prattulto l 0 ultima, che più che guerr_a et~ un assassinio mojtiplicalo. Ma propno n~1 condottieri de: popoli noi troviamo l'ant1- freddurim per eccellenza. Prima che d!' allii Jeg.ni, il pericolo che uomini come H1· tler rappreicntano per )'umanità. è denun– ciato dal loro non reggere lo,, sche,zo. ç.r_a– vità del delinquente. Diff.id.are d~IJ~ sen~· tà, che le più volte nasconde o s101stri.d1- 1Cgni o una stupidità armata e aggressiva. QuanÌo alla fieddura. o. gioco del bimuo, esaa è la na1,,1rale nemica dell'idea unica, questo pilastro della dittatura. Solo quan: do comincia a capire la neces.saria inecess.1- tà del gioco, l'uomo può dire di aver di– messo la primitiva belluin'.tà. Egli allora entra in uno staio come di un fanci:illo. ma fornito di coscienza lucidinima e di affilata &aggezza. Quando noi d:ciamo .mond~ on· · tico o mondo medievale, formiamo ideai· mente due soggetti, megli<;>d~e giocattoli, ciucuno con la sua proona forma, la s:ia propria luce, il suo Proprio colore, Azz-urro, giallo, rosso il mondo ant'.co; nero il mondo medievale. E non la luc.e naturale del sole irradia il mondo medievale, si una .metalli– ca e 1tilizzata l'.!Ce d'ari::ento, che scende dall'inventalo 'cielo che circonda l'univerW di Tolomeo. Queste figurazioni non va"n.noprese alla Jet· tera nè come verità assolute. Del resto che cosa è da prendere come verità assolut:1? Che nel mondo llntico ci sia anche una par· te di medioevo, è s<>ttointew. Q~este va– rianli non alterano l'oggetto nè l'oscurano: lo fanno anzi più chiaro. e Medioevo. do– rico II noi ch'amiamo q,:.1ell'csdwo periodo della Creda che seiue l'invasione dei Do· r.ii . e spegne la civiltà ionia o civiltà d'Q. mero. Quanto al medioevo che si fa decor– rere dal 476 al 1453, esso ha la sua parte antica nel momento prooenZ.ale e nel m& men/o ,iciliano, nei quali lior'sce anche una lirica che per teJSilà di luce e Jibertà di gioco sta alla pari con la lirica greca. Canta Saffo; VocE DI OO!'ISA Ho una beTTà fanci-ulla simile nel corpo a un fiore d'oro, la mia C[ è.de diletta. lo non la darei nè per tutta la Lidia nè per l'amala .. I VoCE.: E canta re Manfredi per parte sua: FIN E DE I MODELLI ALBERTO SAVINI O ha immaginato un colloquio riflessivo, poetico e musicale, dove diverse voci - da lui dirette e armo– nizzate - interpretano in modo nuovo e originale i carat– teri dominanti del nostro tempo. E' questo un primo ten- tativo di sintesi lirica e filosofica del Novecento. Voc, (di giovane uomO) Guardai le 5ue fattezze di\icate chè nella f10nte per la stella Dian.i. tant·è d'ohremirabile bihate, e ne l'aspetto si dolce ed uman.i 1 I VOCE.' Anche la divisione per secoli sembra as– surda se applicata alla storia mentale de_\· !',umanità, eppure le vicende stesse della vi– la · mentale sembrano adoprarsi a giustificare questa divisione. Se noi diciamo Quattro· cento, Seicento, Settecento, enunciamo me– no tre ·determinaz.ioni cronocologichc. che tre di•;ersi modi di dipingere, ti.i scrivere. di pensare, di considerare l'univer~. Non semp;e il carallere proprio di eia· scun secolo, nasce nell'anno primo del se• ,olo stesso. Talvoha comincia a delinearsi nel secolo precedente, èom'è avvenuto al nostro. Tal'altra il caratlere di un secolo s continua nel secolo successivo, come il ca· rattere del Setlecenlo in parte dell'Ouocen· lo. Di questo straripamento abbiamo es::m– pi collettivi e individ:inli. Gioacchino Rossi· ni vive in pieno Ottocento, ma pur in mez· ,:o al fermento riformatcre di questo secolo e al suo ardente avvenirismo, egli rimane fermo quanto a sè all ·alarassia del Settecen. lo, alla 5Ua perfezione supcrficialt!. e con· chiusa. Quale altrà ragione fia la rinunciò di Rossini} Questi sentiva l'anacronismo tra il suo proprio carattere seltecenlesco e il cosi diverso carattere del secolo nel q:.ial,. l'indifferente Crono5 lo a\·eva messo a vi vere. In mus'.che scr;tle nello stesso periodo di tempo, l'anima dell'Ottocento vibra nel Quartetto in do minore di Beethoven (citn– zicrie del Qua,tello in do min. di Bcelho ven) e l'anima del Settecento si adall]a nel la Sinfonia della Scmi,amide di Rossini Cci. tazione della ~infcnia della Scmiramidc). Otni s~colo è così eh' uso nel suo proprin carattere, che a ogni secolo si addice un nome diverso e isoirato dal suo proprio i:a– ratterc: Linea il Q:iattrocenlo. ,., VOCE Paolo Uccello, Mantcgna.: ossessione del– la prospettiva. ossessione della linea: il mol'– do riquadralo e intagliato come una tarsia. \ I VocE.· Chiaroscuro il Seicento. Vocr.. Luce e ombra in questo secolo diventano personaggi che ora gioca'!o fra loro. ora si affrontano nei contrasti di un dramma. I Vocf: Per/eiione il Settecento (citazione di una sonata per clavicembalo di Domenico Scar· latti). E .il noslro secolo ? Al nostro secolo daremo q:.iesto nome: Fi– nè dei Modetli. Perchè? cosa d! più. Del resto, che· m·impor!a la prcvenienza? Se mi fosse stata consent'.ta !K:elt~. avrel preferito esser figlio di ur.a pescecagna. la cui fame è amica delle tem. peste, o della 1ig1e, ben nota pc~ la sua crudeltà: non sarei io stesso così malv.igio. Voi ·che mi guardate, allontanatevi da m.!, perchè il llllo fiato è velenoso. Ne"uno 'ha .incora vedute le rughe verd; della mia fron . te: nè le 5porgenti ossa della mia faccia ma. grn, simili al!e spine di qualche pesce gi· gantesco ... Di tanto in tanto, quando il mio collo è -stanco di g!rare nello stesso verso. e si ferma per poi g:rare nel verso contra– rio, io guardo d'un tratto l'orizzonte, a tra· verso i folti rovi che nascond0no l'ingresso. Non vedo nulla! Nulla ... meno le campagne che ballano turbinosamente con gli alberi e le lunghe file di uccelli che traversano l'aria. Il sangue e il cervello -mi si turba– no... Chi mi sia sulla testa e picchia con una stanga di ferro. come martello sull'io• e.udine} n. I VocF; Ho chiamalo lremi.ndo il caraUere del dice anche Ovidio nel libro lii dell'.lrfc li VOCE Est dcus in nobis, et sunt commercio codi: Sedibu., aefheriis spirihu il/e veni/. I VocE.· Che vuol dire u Un dio è in noi e ab– biamo commc1cio col cielo: dalle se~i e'.eree viene a noi l'ispiraz:one n. I modelli talvol. la cambiavano nome. aspeno, l?rma, nu'!JC– ro, ma la loro intima natur, nman~v~ . lr'l_l· m:.ilata. Ora i modelli erano tullt uurul1 . m un modello solo, e questo m?dell? si_~ha– mava Dio. Ora il modello unico SI sc1~deva in più modelli, ~ ques:i me?clli si ~h1am<1· vano Dei. Ora !I mondo dei modelli muta– ve sede, s; spiccava dalla sua sede metafi sica si avvicinava a noi, entrava a far ,.par– ie Joll'unive;so visibile; e allora, come ap· prendiamo dalla voce di Volfango Goethe, il repertori() dei mode!U si chiamava Nat,:i– ra. Nella pr·ma qu11:rtin11: del ionetto c;ore ,pondonces, Baudela1re illustra come imma– gini suggestive -questo valore esemplare del la Natura. nostro secolo. Questo aggettivo qualifica me. glio d, qual--..,nquealtro il tempo nel quale la wrte oi ha chiamali a vivere. Accade in L" Na1urc e.,l un lcmp!'e où d-e t1i11anls pificra questo .nostro tempo u!l avven.imen~o t_~lc: a I Laissent parfois sor/ir dc con/uscs p<J~oles; paragone del quale gli. avvenimenti p1u 1m, L'homme. y passe à /raoers des /orcls dc portanti della sloria dell'umanità, e lo stesso [Jymb,ilc! ::::t 0 L(~m~~is~~~;efi:; ~':~niioav~'idi::~ Qui /'obse,ven/ ooec Jes regards famifie,s. una 8-'!ida. ora per la prima voha viene a Il Voct: , mancare di guida. ~·uomo.- ~he linor~ .era Ora i modelli dimettevano ogni apparema ac~ompagnalo da ~nl1 maggior! e supenon ~ di fo,ma e si riducevano a pu:i fiori 1i1en• lui, or~ per _la pnma volta v1,ene a trovarsi Lali e allora si chiamavano il Bene, il Ciu. iOlo e ,m bah~ d~ &è ~esso. L uomo. che fi. •stc.' cli Vero, il Belle. Ora i modelli pren– nora viveva. d1 vJta nfl ~s.sa, ma per .la pr} devano forma attraverso la mente di q-:ial– ma. volta s,. troya a, vivere della vita che che filosofo e si eh.amavano Idee per il lin. egli sle6SO irradia. L uomo. ~he_ fi~a cer- ua io di Platone, 0 si chiamavano En"di cava e credeva lrovare le ragioni d1 se stes. g ~ r · d. Plotino O si ch'ama~a· 5? !-~cri di se stesso,. 01.a ~r la prima V?lta ~:r Cat;;~~i~g~~r \1 lingu;g · 0 di· Kant. si accorge <:he,le r?g1om d1 se stesso egli le Questi però- erano modelli ~estinati a po– ha denlro _d1 se. L uomo, ~he fin.ora l~vorava chi intimi. Nel nos:ro medesimo temjlo la: su. mod~lli, era. per In- puma. ~olt~ ~1 tiova luni concetti filosofici sòno diventati moJeir puvo d1 mcd7lli, ~ella necessita d1 mventa• entrò un ristretto gruppo di _persone, come re tutto da. se•• L uomo. che fi~ora operav~ è capitato n\rélon oital di Bergscn o al• per conto d, D10, ora per la P~ 1 ma volta 51 l'Ano Pmo di Giovrnni Gentile. Cli stessi lr~va a opera~e per ~onlo pr~pr:o. E ~r la elementi p"ù impressionanti del nostro uni– pm~a volta. I uomo SI lr~vi\ m staio d1 or- verso prendono taholta irrportanza di mo– /omsmo, lui c~e. finom. ':'aveva nel cal?~e e 1 . dclii. e per molte menti scienli/ichc j co– nci conf.orto da .meffa~llli, .m~ .solleciti, e s'detti raggi cosmici hanno lo s eSso valore amorevoli. e onnipote~h genitori.. . esemnl,ue che per un credeJtle del seco. .Dal fondo delle più remote c1v1h~ fino a lo Xlii aveva lo spirito di Dio, o per uo· e.ne.a m':tà del secolo passato, la vita del: mini anche più arretrati nel tempo aveva il I uomo s1 svol~e non co.m.e,un complesso d1 sole, la folgr,re, il vento. Ed è giusto. In spon.tanee e !•?ere at.hv ,1ta,,ma <:ome l.! 11~ fondo si \ratta di variazioni into~no a un me.. 7ontmu~. e dd1g:n1~ 1m1taz.:o~e.d1. modell: des··mo tema: il quale è che la vita dell'uo– meffab_ila e sublimi. Qu~6ta 1.m.1taz1one ~ci mo non è a,:itonoma e indipenden'e, ma de. mod.cll.1 d~va ~slania d1 ordme alla vita. rivata e governata da ahr·; meglio: da un cost1tu1va il s~o sostegno fondamentale, e altro. L'uomo si sente più sicuro so'to una nulla e~a C?ns1deral? tanto dannoso quanto '°la auto,i•à. Anche il po\i1e:smo dunq:ie non staccarsi dai modella, che era ccme ·Jn ca• è in fondo se non 11n mas-:he•nto "'ono•ei– dere nel disordine e nell'anarchia, ossia nel!<!: smo Dice Aldous Huxley in Do what you peggiori calamità. L'uomo non comp:va altG wili · pratico e mcrnle. che 'non fosse il riflesso di · I) Voo;. un allo esemplare collocato nel repertorio dei modelli. L'uomo stesso era un'imitazio– ne, per quanto immi5erita, imperfetta e mo,. tale, & un modelle onnipotente, pc1fetto e immortale. Maggiori f,a gli uom;ni erano co. loro che avevano l'occhio più fisso direito ai modelli,•erano più esperti a imitarli. e que. sta loro facohà si ch:amava ispi~azione. Lo ,,-L'Olimpo non è più una dcmoc.;azia, ma una monarchia governata da un imperatore che si degna di delegare alcuni poteri ai suoi fonzionari. Oppure il dramma celeste non è recitato da una compagnia stabile di divini. tà, ma è un unume,on con molti e rapidi cam· biamenti di scena, nel quale tutte le parti Siamo a metà del Novecento, Conosciamo abbastanza del nostro secolo, da poterlo giu dicare. Siamo già i posteri di noi slcss1. T ~nto più che il nnstro secolo non comincia al primo gennaio del 1900, ma almeno un _________________________ _ quarant'anni prima. VQS!lio dire che quaran. t'anni prima che s'iniziasse SèCOndo crono __ ,,_,...,,. logia il Millenovecento. com!nciò ad appa– rire e a delinearsi quello che è il cara//er,. del nostro secolo: il suo cara Ilere fremendo Nel misterioso Isidoro Duc\osse, dette, conte di La.:itréamont, nato a Montevide· nel 1846 e morto 28 anni dooo a Pari~i troviamo jl primo documento di quello chi sarà il profondo e desolato caraltere del oo slro secolo, ossia l'uomo abbandonalo ,!,: modelli e la disoerala solitudine uma11a. ,. una fantasia ccsl libera che prima aarehb,. stata considerata follia, e tale è consir:luat· anche adesso da coloro che. 0•11 viv~1rio ne· a!<'lmi nostri, hio:nnoancora nelfo mente, per abit-:idine e pigrizia, l'ombra d~; rn,•dt•ni Apriamo a caso i C,mti di Moidoror. Sia mo capitati a pag 18. 11 Voci-: H Un giorno con oechi vjfrei. mia madre mi disse: u Quando sarai nel tuo letto e udrai latrare i e.ani nella campaona, na. sconditi sotto le coperte e non ridere dei loro latrati. I cani honno una sete ,j11sazia• bile d'infinito, al pari di te, di me, di tulli i viventi dalla foccia pallida e ,lunga. Ti pennello pure di metterti davanti alla fine– stra, a contemplare questo spettacolo abba– alanza sublime u, Da allora io ri5pctlo la vclontà della defunta. Anch'io, come i ca– ni, sento biso1mo d'infinito... Non posso, non posso soddisfare guesto desiderio! Sono ..,_.. __ il figlio dell'uomo e dcli.a do_nna, da c1uar1to mi è staio dello. Strano ... m, credevo qual• OTTAVIO PINNA: Fi:.rnre seno affidate a un solo atlore. Vediamo ~:r ~~~~~ai~ ~:~1:,ae ~~~:;~e,e Kc~:~~ tarsi come vuole la parte. Ma non sono ,•era· mente presenti. Un anonimo demiurgo, fot: nito di un talento straordinario per i traveslt· menti maschi!;, femminili e ermafroditici, una specie di Fregoli colossale, fa simultaneamen. le ':tulle le parti u. I VocF. L'uomo. l'-.iomo comune vive tranquillo. più sicuro, più fiducioso sollo il monot<:=smo e i suoi derivati, ossia sotto la monarchia e. purtrçppo. sotto la dittatura. Quale :'ltra ra: gicne dare al s-:iccessoche pr~sso-tanti uo,:r11n1 ha la d:uatura, e allo nostalgia che, la d11ta– rura lascia in tanti uomini, e alla speranza che tanti uomini nutrono d; nuove dittature~ Tocca il gi:isto la dittatura quando dice: , Guardate le demccrazic, il loro di'°'cline. il loro stato di disfacimento ... " Perchè la diuatura, o staio totalita,io come si dice og· gi, si vanta di tenere in vita gli augusti mo– delli e una ccndizione ottima: mentre la dc· mccrazia, tutta orizzontale. tutta scorrente, t-:ilta libera. vive naturale e indipendente da ogni imposto escmp:o di modelli. Fino a ~età del secolo paw.to gli uomini ce,cavano di -aV\'ÌGinarsipiù che potevano ai mcdell: e in questo sforzo di aderen:a di ~– delli conÙlcva la suproma virtù degli uomini. specie deqli uomini mentali. de3li uomi1i su· be~;::l:·e d:~eil~~sh1:i:! 10 ;f~~~egt ~:~t la vita deg/1 ~-!om'.nie:a faticosa. era dokrosa, era :nsanguinata, ma disperata non era, L'in. certezza terrestre era compensata dalla cer· tezza del mondo esemplare, di cui que~•o no. st;o non era se ncn il temperamento riflesso. La caducità quag11iùdelle imitazicnì, era com· pensata dalla indistruttibilità lassù dei mo. dclii. Ogn.i errore era I allev'ato dalla po~i· bilità di un emendamen'o. ossia di una mag. giore somiglianza -al madel!o. La vita era di· scrdinata, ma avviata alr0tdine. Imperfetta ma avviiita alla perfezione. Mo-tale ma av· ~::~aliiil''.;u~;d~a~!~~ E gli 1 u:~~ilo sut~~;~ri: l;,nto' che le l0ro c,re•c ac,.ui~>W'l.nooua11,;i:iù &!fs5'l una specie di immo•talità an 1 ic1 ...ata. Ln dis'leraù'--ne non vi·ne re '"Or.come con. &eguenza della fine dei modelli. CCfnincia ora. E' .cominci,.ta. Ouella disoeraiion'! che per amb;ziòiie letterar.ia si chiama angoscia. E' nel nostro tempo, e precisamente .in que– sto nostro secolo, che per la prima volta s'im• pone all'uomo la condizione di rbertà. Fi. nora si oarlava di libertà, ma la condizione necessaria all'acquisto e alla pr;itica della li– bertà mancava. Anche l'uomo fisicamente più libero, metafiù:.1mente era in qualche modo schiavo. Diamo ccme esempio uno deRli uo. mini più liberi che ci siano stati nei pr:mordi d; q:iesto nostro tempo, e nel quale oiù chia· •11meote si preannuncia ques•a concJiz!Ofle di libertà. affermaU>si di poi: Fedf:•iro Nietz– ~he. Lo stile de'la sua scrit•ura. il fral'Tlmen~ tismo dei suoi rbri se<>nal11no che egli non eta oiù sorretto dai ~el\i f,.,u~~ta orr,h,.hiL mente la causa principale della sua infelicità, della sua angoscia), Egli tuttavia non dichia• •a mai una volontnia rinuncia ai modelli. Trovi11mo -anzi ~n Nietzsche u11anostalgia dei– mndelli, e lui di 50lito cosl fhente e antlslo– bile, cerca talvolta anche nella parafrasi bi· blica del periodo di far opera e•emolare. c:oè a '<lire che risoecc.H- .i modelli e si raff0tzi della loro autorità. Ed ~co finalmente la tan– ,,.. lr~ata. la tl".nto ;.,vocat:i. la tanto attrsa libertà. E,· più felice ruomo, ora che le ccnd· 1.;oni stesse della vita. ,Jo costringono a esser libero} • Ascoltiamo il dialogo tra E~isto e Giove. nelle Mo ~c.he di Jean Paul Sartre; EcrsTo (con foga) Egli sa di esser libero. Non re• sta che metterlo ai ferri. Un uomo libero in città, è come una peco,a ragnosa in un greg. 11;c.Infetterà il m·o re,;i:noe manderà in ma· !0ta tutta la mia opera. Dio onnipotente.' che aspetti per fulminarlo} G10VE (con lcntez.z.a) F~lminarlo} (Pauso. con voce slonca e i"colore) Egisto, gli dei han. no un altro segreto ... Ec,sro Ch_e vuoi dire? GIOVE Dopo che là .J.ibertà ha infiammato u11'a· nima d'uomo, nulla possono p'ù gli dei su lui. Diventa ,ana quis~onc umana, e spetta agli altri uomini, a loro ,oltanto, lasciar vi. vere colui o strangolarlo. Ec1sTO (guardandolo /isso) Strangolarlo}... V,1 bene. Ti obbedirò. Ma vatlene. Non at1. giunger altro. Non potrei sopportarlo. (Con1inua) Il, " PRE~\10 MARCltlSIO '' PER UN RO· MANZO ITALIANO. L'lsritwo l;dirori<ll,: 1fali,a1ui di .\fi:a,co (via l'io/ti dc Bianchi, 10) ,:onnwito ,:/1(', malgrado oi;ui sol/,:citacitJ11C in ,:onlrario, I.i data di consegna dei ,.,anoscritti /ltr rl " PRF.– :\110 MARCIIISIO ", iSlitwito ~, wn ron,anzo itl~– tl/to in /fogiia i1alit11111, resta quella. fisst1ta J~ .IO apri/e 1947, come fu indicalo nel bando di co11• corso ampiomc,itc diQuso dalla stampa. Ptr o:r.•ic ragioni di corrcrr,:uo c a ClHim::i., di impa,:ia!itd, i 11Qmi dei compcrncnti la Comr missione i:iudicatri,:c sarcwno resi nmi ,011 OJ,• posi/o co,.,u11icato, solo dopo la s,ad,:,1~ ,/cl u,– "'"'' ti/ COIICOfS(J.

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