Fiera Letteraria - Anno I - n. 3 - 23 aprile 1946

b Virtù di drammaturgo in François Mauriac A cn1>ire Mnuriac romanziere e drnmma turgo può gicHare un suo libro minore, la Vie dr J<acù1e: 1>0eta che il suo occas.ionalc biosrufo deH~ prediligere per 1 ,iù titoli: tome francc~e, come c:1sisu1,come cattolico, e certo anche per le origini rigoris1e e gian• s<'nisle ,1 contrasto col tcmpcru111c1110 volut– tuoso. E' vero che Muuriuc profcSf.a, pro– prio in ([UCJ libro, uno diclliarnlu ripugnan. za per lu teologia giam,cni!ita i ma il dissi– dio fru il :,UO compiacimento e il suo 6pa– vento per le incurubili mi:,cric deUe J>,.--is• sioni tcrrcn.: ricorda fin trOJ>JlO \ivumentc In dc:,olata concezione d'un mondo in .:ui la Grazia sembra negata alla 1>iÙgran 1>:tnc delle creature umane. 11\ ben :1lta-osenso eh~ il noetro 1n:-tai1s.1to (ma tull'altro che gia11M;ni1>tn)Foga:r:zaro, Fran1,,;ois l\'lnuriac è i:.t:llo crilic:ilo, per CO· lCl>l:1 1>Unvisione, du crC{lenti e da miilcre• denti. Sicchè in certe sue dif-eso di Ra– cine, e anzi perfino in certe innamorate e dure denunce contro di lui, i.i avverte chia– rnmento un'autodifesa. DO\C riporta le fa. mo~e arcu~ dei , cncrnndi mac,.,lri di lfa– cin<! ni drammaturghi c. romanzieri, t<pub. blid avvelenatori d'anime », l\lauriac non 1mò lenersi dal ribattere che << far meglio conoscere l'uomo » è pure « un modo cli servire In religione! callolica 'Il; lo i;teSJ,,O Pascal, nella 11ua apologia d.-1 ,·ri!>tiancsi• 1110, « hn provalo le ,•crità della religione mcllcndo in luce la unifonnitù dei suoi mit;Leri con quelli del cuoro umano»; e cita di rincalzo il noliNoimo cisempio di Fedra; « perfida e inec11luo~a uwlgrado sè st('S:)fl ». Ma altrove non sa reggere all'i– dea che i1hOmma la , iva pittura delle passioni, 11er qualunque scopo sia fotrn, può esser 1u1ta,ia corruttrice: « (Jt1Ci1la01>~cs– sionc delle anime ch"egli può for 1)(:J"dere, e di c1uelle che 11ipcnler:rnno anche <1u:m– do lui, « l'au1ore delle opere leue o ascol– tai!.: fin dot)() la sua morte, << oontinueran• nu a 1>erdcrsi » per colpa sua, (< occupa Racine f'0lllC ,1twlu1u111e scr,tlore CC11tolico.:,. Ilo M>ll'occhio il discori;o l'lic l'uccade– mieo André Chaumcix prouunciò i.olio la t"Upola il giorno in cui l\l:mriac fu 111111nes- 6t) tra gl'lmmorlali. « Voi a,cte tracciato 1pic1n1i ritraiti J'ozio1>i, d'avari, d'ambi– :dosi e di ~11obs: voi non perdonale niente u. nessuno di loro, nè la mediocrità del loro 1ran-1ran, nè la loro soddi:.Jazione di ~è stessi: voi ne denunciai..! sin le maga• gnc fi~i<-hc, la pinguedine, le facce .;onge– sl ionntc-, la ,)clero.o.i; ne tlescrh•ete senza riguardi le camere in tJisordin~ e 1e equi– ,·oc·he M·alc. Peggio poi se, dall'esterno di un:i umanità così poco ullc11nn1e, pnssat..: nll'interno, ul suo spirito, e ne 1nneguilc i J1e1111icri ~cgret.i... ». Tu1ti i vo11tri perso, naggi C( 11011preda della loro carne; do• mand:mo alla \'ita la ~oddi,.faziono dei 6ell• si; affogano nel tli~gu11to o ni.'lla tl1spera• zjone, come in un cle11ertodell'amore dove gli ~cri, incapaci di c,,municare, muoio• no d'una ::o:nune ~oli1udine ... ». E' ver~ c_he, dio.: ECmpre lo Chaumei.x, ~lauriac intcndu :rnche d'additare a 111111 co~toro )q so:a :,orgcnle tlclla conwl:1zione, ai 1>iedi della Croce; ~i, f< voi Li avvertite cho po· trnnno esser s.:h•ali dalla Grazia. Mn, im– pcgnuti come sono nel loro J>eccnto, come vi a.scoltera,rno? ». Si era nell'anno 1933, e )'oratore par• lava, naturalmente, doi romanzi. di Mau– riac, rh:: non a, evn an.:ora l)Crittu nulla per il teatro. Chi lo indusso anche in <1ue– EIU 1en1:1zione? Asm.odée. la J}rima delle due commedie fino a oga;i dale alle scene dal No11tro, è del 1937. E si sa che. quan• do fu lclla al comiiato della ComédiP. i ro 11iddctti esperii cominciarono dul giu· dicurlu, con rispcllosn :unmiruzionc, l'o– prra d'un leuera10; 1)()i si disse perfino rhe Co1>eau, cbiam:110 da Bourdet a mcl· terla in scena, ne imggcrì dclic:11amente nll'uulore più d'un ndatrnm1..•nto. • • • A,mòdeo era il dia,olo Z0J>P0, ,,ucllo che sc.opcrchi:wa le c;ise 1>eriroprire i se– greti. Pare che l'idea di ri,·orrire al titolo class.ico 1>iavenuto all'autore da una dama inglese la qual,} viaggiando J>er la F~an• eia gli° ('onfcs11Ò d'nvcr avvcrlilo i_l nustc: ro dei drammi che dovev:111 relar& 60110 1 tetti delle logore cillà 1>rO\finciali. Chè nnchc <1ui. tome nei suoi romanzi, Mau• rint ci ha portato ·in queUa vecchia pro• vincia, "ino a [lOChi anni addietro decan lata dalle <1uicte no~lalgic. dei J>OCLicre– puscolari t'ome il regno dell'innocenza, e oggi im ece mcs:;n in feroco Elat(!. d'accu· !'a com<} la ta11a delle passioni p1u grette e dei contr:isli più sporchi e cnadcli sollo il vcJo cieli.i grigia rcspon.subili1ì1 .. H:,cine, ha notalo lo ~tosso Mnuriac ne1: In Vit(I gii1 cilaln, {< p:1rc che non 6Cnlll a fundo la pa"sione ~e non quand'essa è impedita e rcpre~a ». E' quanto u,•vien~ ncll'agiatu ca!Oapro, inei:ile d'una ."edova d~ 1rento1t":111ni, i\Jarcella. ('he ,i ~uuo~a coi fi~liuoli. Emanuela di Jicia'---e~I _ann~,. An• ll'I di t~did e Cio,anna di dod1c1; r.:1uuna i~t..iwtrire de,ignatn semJ>lircmcnte com~ Madcmoi~elle, e un pre<·ell0rt• ne1>1nir lui <iuaranttnnt.. Brni:.io Coulurc. Que-10 prf'• cellorc una ,olla ha pcrcalo. :-egrctarnen1e_. ron ri.:.1itulrice; ma poi. !)Clllito, 8C ne ~ distaccato, nrnlgrado il pertiuacc mn,,re d1 lei, d1c rontinua ad olTrirg\i,-i: e tHle--so è il , igile, ufficiale cuslotlt· d. 'lla _m~rale famigliare; par1icolarmc.nlc tlclln ,•1rtu, ~ dir vero intatta, della gioqme pacl~(\na d1 ca"a. a cui lo a\\ ince un -en•_o dj ~llar• rnat:1 e gclo~a ri, ercnza. f'he d1fa110 e in• conf~-.oto amore. Un iale ambiente. d",1ppan:.•nzr calme m_a in reahi'1 turbalo d:1 -e(trcti bollori. ,i('n d'imprO\\'i:So scomoho <lall"arri,o _cli un ,en1C'nr1c o~pite inglc-c. llarry che 1n• cunlll a un 1empo l\l:1rcclla, la madre, ed Emanuela. la fiili:i; e che a "u:t voh:1, pre-.o dalln fre:schczz:1 di Em:muelJ,. vo~– r{'hbe farla sua. Qui tlunque t-COl>J)rn11 Mnflitto fra le due gelo,ie, 1>il1 o me.no ,·on~apevoli, ma egual111c111~.e~:1s p_erate: _ della madre che, op1>onendo~, :11 ~cntuuenll ddla fìgliu, 1/i111m:1gina di tutelarne la tlurità. 1111.'Jllrc difntlo spa~ima per un tentimenlo 1,u., proprio, risvegliato dai tor• pori d'unr1 gio,-inezza non spenla; e di Biagio, in1:101·10 a difendere l'one11tà della \'!!dova, in nome d'una austerilù cho a /!'Utt \'oh., n-011 ~ se non ardoro geloso. A schemntizzarc il caso nella formula geome1ricn cara npp111110a Racine (e non non a lui eolo: er:1 già stata la formula di 1an1a co111111c,liadell'arte; e di ShakeEipea– re, per c;;:cm1lio nel Sogno d'una ,wt.lred'e. stllte: e ~aria ar.che l\le1as1asio !) ei ha b ,o• lita di-,po~izione: A ama B, che :ima C, d1e ama D, cttclt'ra; , aie a dirt, l\ladcmui– sclle amu Uiai;io, che ama Marcella, che ama I larr), rhe ama Emanuela, la qu:1Jc lo riarn:1. l\la <1ui sull'irrimediabile con0iHo fra gli amori non corrisposti 6'innestn il moti,•o dcll'illu11ione moralistica di cui eon \'ittime, nel loro St1bcoscicntc, Bingio e Marcella. l11 Bi11gio, ch'è d.iccrlo la fi~uru più originalo dd dranuna, si son appwl• tali di pl'efer.enza l'intere11se del pubblico e. il commento dei crilici: o si è parlalo della sua i1>0crisja, e si è largan1c..ute ci– lato TarlufTe. In verità Tartuffe, la più fa. mosa ma anche la J>iù sgraziata e groS&ola• na crenzione di l\lolière, im1)()storc volga– ris1>imo che n 0 r. inganna se non due idioti, non ha nulta di comune con la comples- 6it:'1 di 111u•~10i111po'-lore sui gc,1eris, O"· servato cd espresso da Mnuriac con t11hi moderna fìrwzz:1, tulla sua; imJ>Oslore e ipocrita, sen1111uì,con sè medesimo prima che con gli altri; fenomeno d'un i&LÌnto, dfrcbbe Freud. rf'pre:;so; forse sensuale, fori.e ambizio:,o, forte assct:110 di domi– nio, ma so1>r.1t1ultohnaciato {che 11011 è af• f:mo il ca.o.o del tur1>e avventuriero di Mo· lière} da nn:i pa•~ione gelosa, non eempre nè in tutto chiara neanche a lui 6tesso. E. sebbene carattere appariscente, non prola• gonista. o alm no 11011 m1ico prot:1goni• ~ia, :1ccan10 alla ,:;ua figura !>Ì pone. m situazione parullcla, quella di Marcella; ~ituaz-ionc di < ui il moderno teatro fr:m- 1·ese ci hu g·;, fornito molti csemvi cOni1Ì• 1 mili. 111:1 nun trullati a cotesto modo, Qui !_i.ipuò pen ..are. oltr~ che a Froud, 11I dramm:itur~o ~uo predec~~ore, che è \Vr-1 dekind; la noia peculiare di Asmodée f.' in <1ue~10a"pro moralismo pro,•inciale che copre una tluplice, e diciamo pure pietosa disJ>erazione; qui ò l\fouri:lc? ttui il suo I accento, c1ui il desolato foseino del dram– ma. Do,•e le ~ole 1>arole cris1iane son pro• nunciatc. l'Oll un'anlenticità ~em1>lice Il grave, d:i un 1>rete che vi fa In sua breve 111:1 s1i:1~iv:1 apparizione. ... Occo"e ,;eo,clar, che anche l"alt,o I drnmnrn di Mauriac, Les malaim.é.s (tn,. 1 dotto or ora dal 11011lroLodo"ici col litolo t marsi male), ha per &ede un ahro angolo della vecchia Francia? Dodi1·i anni fu il ~ignor dc Vircl:ide, padre di due bambine, fu abb:mdou:110 dalla moglie. Si rilirò in 1,ro"incia, fra le mura della casa avila, in una crescente misantropia; e rovesciò 1111 silenzioso nffc110 su.Ua figliuola maggiore Elisabetta, carattere nobile e chiuso, in cui forse egli ri ..enle ta:nta pane di 6è; le• nendo invece a distanza 13 minore, Mtt· rianna, ragazzina 1>iut1osto dissi1>ata ee non ~cn::,uale, che <leve ricorda.rgH la moglie infedele. 1\(l.~~o la mndre è morta; a ve11· 1inove anni Eli~ahella. che non ha cono· sriuto amore, , egcta rassegnala aU'attSiften– za del lacito 9adre, cui legge i romanzi dell'o1toccnto; mentre Marianna, che è di– ciusseuennc, gironzola volentieri pel ginr– dino intorno ulln vecchia casa. Ma fr.i le due rag11zzc di co~ì disparata clà si C in– lruso, con lliÙ o meno innocenza, un gio• vine di venlitrè annj, Alain, comballulo da due 01,1>0111e attrazioni: Wla è un senli– mcnto sempre pili vi\fo per la nobile EJj. sabena, la c1uale a poco a 9oco, coha nel suo triste abbandono, s'è messa a contrnc• cam.biarlo con pasi.ione: un"altra è la frj. \'Ola 6eduz.ione tl dle acerbe grazie di Ma. rianna, con cui r.cl gi:ardfoo egli lrn giì1 se-ambialo qualch e bacio furli\'o, <1ualche 1·:1rezza non soltanto infantile. Succede. che ulla fine Alain mcli~ giudizio. o così cre– de; u domanda la 111:rnodi Elisabe11n, ch_c nel oonccdergliel:1 sogna appagamento e Ji. berarione. Ala CO"a farà iJ padre, freudia• namente geloso di lei? Deciso a difcnd~re il i;uo unico bene, il ,aclre 5!1rà categorico sino alla brutalità, e aprirà gli occhi alla zitella ignara: attenzione. il tuo Alain si è di,•ertito con Marianna, ma e-s...~ lo ha preso sul serio e lo anm; all'annuncio d':I luo fidanwmcnto io l'ho 60rprc<:3 che apri• va il cus.5ello do,•c tengo la mia rh•oltella. Naturalmente alla rivelazione 6eguouo stroppi e ripulse violenle, ma J>?i ~i sboc: c:1 nello conclui.ione fatale: Elisabetta s.1 ra!'-i.cgncrÌI. il debole Al:lin sposerà Ma· riann.1. Senonchè neppure 1e nozze .qpporleronno l:i soluzione a trna crhi insolubile. Dopo 1111 anno di vila 1.:-oniugale, Marianna nncO• ra a, verte acc:rnlo a sè, r.eUa pre<:en7.n del marjto. non un'anima ma un corpo inerte: Alajn continua ad amare, in ~cgrelo e sen– za rimedio, )11 non dimenticala Elisabe11a. E il giorno che i due 5!>0si, per una con• ('Ì)iazioue 1cnl!lla dal padre, &i riprcsenlano in ca!,i,a, Elhabelln e Alain perdono l:t te. eia, salgono .;ulJ'nutomobile, e fugi,t?no. ir~– sicme. Orn b0n le due nuove soli1ud1~u, quella del 1>..•1<lrc d"serlo e dello spo_sa gao• , inetta, che rimangono a guardar~, de:-0· late: per quanto tempo? Ncmmc110 j,Cr un <1uarto d'ora: ~(1uiJla al cant'eUo ~~ t~on_•· ba dcll'aulo; j due fuggii.ivi 5011 gia d1 n~ torno Non lumno potulo: il rimor:,o, lo :-1,a,•e~lo del dolore altrui è s1:110 pili forlu. Alain si riprenderà Maria1ma, tìe ne rian. dri, con lei, Ed Elis.,bclla 1ornerà uccnnlo :il padre, o leggergLl i vecchi romanzi, fin· rhè vivrì1. E lutli saranno infelici. Du:11<1uc:anrho qui, sopra uno <:d1cmn raciniano {A ama B, che ama C, ecc.: e 1anco FIERA LE'lTlsHAHIA ~• ti ,e mettere nel novero 1·a1111>1guo M:n• li111ento del 1,at.lre), rupprc•ell!az.ione di pa~sioui tOffocute, cupi dcsid ri d'una gioia ugognata invano, strnzio della rinuncia. Do– mina anche qui unu figura virile, <1uella del tiranno domestico, che sa di esserlo, e 110n può farne a rncno: la irrefrenal,ilr 11c1·e--~itàd'una vita ufTcllivn, che la fuga della moglie gli ha ~ottrallo, lo costringe :1 circuire, a soffocare Eli!!abe11a, e in <l.!• fìnitha a render 1t111jdi1;pcrati: maJedi– zio11e, l'abbiamo dello incominci:mdo, di un mondo dove la Cruzia i• aésente. ... E' stato 110ta1., che, in <1ucsti due drJm• mi, Mauriac ci lia dato un es1ra110 della urie su:1. Non Lrovi:11110ingiusto questo giudizio, Ou un J)czzo, t,:l:md1i come -,ia• mo dello ~l>Crpero di forze cbe il genere « romunzo » c'impo11c, con rucconti e <k- 1,crizioni d'una proli.1,~i1à la quale 6Ctnhra rl\erc per pri11cipio il mai!\ ..imo Ullpie;o di mezzi per il minimo rU.uh:ltO, la nosLru vecchia pass.iono per il dramma, do,•e due ore bastano a esprimere <1uel che il ro• 111:mzodiffonde in centinaia e centinaia tli 1Htgine, 1>'Crav,•ivala. Non :,i 1,011letti, in qucsli ultimi lcmpi, gl.i appelli di certa in– telligenza europea, invit11111iaddiritlura al ri1orno alle unità ariiltoldiche? Asmodée e Lel mat•tume.3 nessuno vorrel1b0 gubel• Jurli, dicerLo, per opere cla.s!!iclJe, Ma ei.&i offrono luttavia, cosi nel loro dimu come del djsegno dei loro caralleri - Biagio, il dc \'irelade, E.li.sa.bella; e, come intemdone 1te non sempre come attuazione, lo liltsiO ,\lain, nella ma djbauuta incertezza, - il ~nggio di <1uel che possa eonseguire, 1,enza la scoria di certe m.inule e didas<:ali. che introspezioni narrative, la tecojca del drammaturgo cosLrello alla sintesi, e sor– rc110. !i-'int.cnde, clhU'eEJ>erienua derivata– gli da una lunga tradizione cliet.ro di &è. E' vero che, per esser com 1>iutu 1 >0esia, urnncu a que6li due drammi <1ueUa con• 1cm1>lazio·no dnU'aJto, <1uc!Ja Lcqerc-tzu ver– :)0 le tlro1,rie cre:lture, che è earatteristic,1 dei grandi crealorì. Del poeta Lragioo, di– remmo che Mauriac ha 6oprnllutlo la cru• dcltù; ma l'atmosfera bassa, n 111omcn1i i.oHocamc, ri.:,ehia di togliere all'opera sua, soprallullo in teatro, il privilegio d'es;,cr.! amatn. O1>era, lull:lvia, d'una suggeelione amara, che ci riporta almeno ,•3gamenle al .i.en.so della tragedia: sarebbe puerile ag· giunger e che le sue deri,•azioni racinfone 11011autorizzano ad avvicinament.i grandio– ~i: contenliamoci di riconoi.cero in eé&a, cd è qua.lcl1e cosa, alcune esliCIIZiali vir1i1 del drammnlurgo. S1LV10 D' AM1co Q ESTA ERA PARIGI Torna l'età della pietra (Scniet' d' i11fo,w■tioa) Gt.OIIGES LR.\QUE NEL SUO S1'UDIO LU Facemmo una capatina al Flore, il caffè del boulevard Saint-C~rmain che doveva ac· cogliere a poco a poco i transfughi di Mont• parnassc. fattosi troppo grande per noi, e ci lasciammo nella nolte, AOtlo un cielo gravido di tempesta. Nè ci siamo più rive• duti. . Il pomeriggio ritrOVil\O a! Continental, re– quiaito dalla propaganda francese, il tradut• tore di Papini, di Anir.,nte e di Moravia, Paul-Henri Michel. studioso e illustratore dcll'Umanes1mo, 'C sincero amico dell'ha· lia. Miche! che pure aveva messo al mon• do un paio di figliuoli, già adolescenti, era rimasto fisicamente. un ragazzo, aveva cioè raggiunto la maturità senz.a farsi uomo. Pia– ceva in lui pertanlo il pudore del fanciullo e la saggezza del filosofo. Per quanto ·gravi fmsero le notizie trasmes, se dalla radio o dai giornali, Miche! trova• va sempre la parola che riAOllevRva l'animo angosciato. Ernno fatalmente parole banali, un ottimismo rafforzato da qualche aperiti• vo che prendevamo insieme ,n un caffè-ta• bac della sotlostante via di Rivoli. e nes• &uno doveva più di lui soffrire di quello ,foggio professionnle di ornmismo. • Di di– sfatta in disfalla arriveremo alla vittoria» dis;eva Miche!. Era addello alla propaganda italiana, ma l'ordine era di non fare, d1 non dire nulla che potesse irritare Muuolini. Una sola volta egli parlò in italiano n Rndio• Pnr1gi: ma i cannoni tedeschi tuonavano già alle porte della cillà, Mussolini non parlò il cinque giugno. co. m'era stato annunciato. ma il' dieci, mentre Parigi si vuotnva Riml'lscro a guardia del– la citlà, dichiarata aperta all'ultimo istante, i portieri e gli agenti d1 poliziu che levava• no tristemente il bastoncino bianco sulla ma– rea umana che fluiva lentiAS1mam'Cnte ver. 80 il sud. Sollo un'ala di fuliggine, Parigi era deserta come nei quadri di Utrillo. QuNl– do rinppnrve l'azzurro del cielo, scoprimmo che gli alberi erano composti di migliaia e migliaia di foglie come nei quadri, non pre• cisamente di U1r1ll0, ma del Douanier. il bravuomo che diceva a Picosso: e oi si:t• mo i due grandi pillori del secolo: tu nel genere egiziano, e io in qudlo moderno». Un silenzio di morte, l"auurda risonanza degli stivaletti tedeschi, le tanto odiate bo'. tes allemdndes, sull'aslalto delle strade, e 1I miraggio di un profilo umico a un crocio• chio. a un tavolo di cnffè. I telrfoni squ'Jlla• vano negli appartamenti deserti. Bisognava rinunz:are a lormentore 'li tele. fono. sforzarsi di non pensare 3gJi amici. abbandonarsi al 1empo. Riapparve un po· meriggio il e Pa.ris-So1r •• e le grida degli strilloni colmarono un istante il vuoto del• ~ strade. Ma il giornale era scritto inlera• mente da tedeschi, i quali, fingend0'9i fran• cesi e della più bell'acqua. confeuavano: • Noua afons perdu la guerre•• con l'im– mancabile punto esdamalivo alla fine della (rase. Poi, a poco a poco, i metrò comincinrono o riempirei, le strad'C ero.no sbarrnte sem– pre p'1Ù Frequentemente dalle file. Se la di- 1fatta era -,tata senza prccedenli nella sto– ria, senza precedenti 'Cra anche la vita che ci era concessa dalroccup,ante. <senza pre• cedenti nella eloria e forse persino nella preistoria. Un inverno da età della pietra incombeva su uno dei. più progrediti paesi del mondo. Alle soglie di quest'inverno ci ritrovam• mo un giorno al Flore con i Coutauld e i J lugnet, alle prese ora con gli uffici arino• nari e le carte d1 razionamento. Qualche set, timo.no dopo riapparvero PicaASo e Doro e divenn'C difficile la sera ttovare un lnvolo al caffè invaso dai .surrealisti minori alln l'lcerca di un nuovo capo. Tra i &urrealisti il più inquielante era uno spagnuolo di Ta. nanariva, Dominguez, che sembrava vera• mente nato dall'incrocio d'una scimmia con un indigeno. Tutta"1a, finchè non levuva il gom!to, egli era docile come un agnellino, non meno compito di Coutauld 'C più ceri– monioso persino di Hugnet. Ma la sun foc. cm veramente poco rassicurante, e lo sua fama di pericoloso attaccabrighe, rendevano la eua presenza poco gradita nei giorni • nvec ». I giorni e avec • erano quelli in cui era perm-csso il consumo d, bevande al– cooliche: gli ahri erano i giorni •sana•· Picano em poco loquace. cerio i suoi OC· chi nncora fiammeggiavano. ma 11 labbro inferiore aveva preso una p:ega amarn. Di tulle le donne del nostro gruppo, Dora era fra 9uelle èhe più avevano sofferto del crol– lo della Francia, e Qudle crollo~ - prote. stavn Picnsso - I militari sono atnti battu• ti. ma io non mi considero affatto vinto. Se accettano, sono pronto a .sfidare tulli i pii• tori del Reich, e vedremo chi dipingerò. me• glia • proteetava. - Si - faceva Dora - prima vi taghe· ranno le mani. 'C poi accellcranno la efidn. Ebbene, terrò i pennelli coi denti. L'inverno ci aveva colti completamente sprovvisti di ·carbone e di legna, e a Picu.s• ~ era proprio come se aveMcro tagliato le mani. Nel vasto studio di via dei Grands– Augustins i colori gelavano nei tub·etti, i pennelli erano dun come frecce d'acciaio, La mattina. anche lui doveva, come noi tut. ti, 10mpere il ghiaccio e farlo scaldare a 5 una riamm.eila per ricavarne deu acqua fred– da, della qua.le biaognava contentazsi per lavarti, poichè non c'era concesso abbastan• za gas per lasciarlo appena intiepidire. Agli uomini dell'età della pietra, <0ulla vietava di abbattere un a.Ibero. e riempire di fumo e di calore le fredde spelonche. La balta.glia infuriava ora nei cieli della Gran Bretagna, e nonostante lutte le pf1vazioni che ci ave– vano imposte. i tedeschi non riuscivano ad aver ragione deUa piccola e inLrepida Raf. Eravamo segregali dal mondo. Nicol-e Ve• dies che poasava spesso la 1: linea • ci por– tava di tanto in tanto qualche amena noli• z.ia della zona non occupata. Matisse s'era riconciliato con Aragon, le riviete di poe,, eia pullulavano, dn un pubblico 'lgnaro cer• li mediocri imitatori di f.luard erano vene· rati come maestri; i marsiglieei è1 chiama· vano e quelli della zona vinta », Leonor fì. ni era l'unica attrazione della Costa Az. :turra. Alla biblioteca Mazarine avevo ritrovato il mio amico Michel, di cui la n r. f. ave– va pubblicato un nuovo romanz~. · L'otrim.i. 1ta del giugno 1940 aoffriva pauroaamenle per le privaz·1oni. Pareva ora un fanciullo che fosse lutto a un trailo diventato vec. chio senza enere mai. stato e uomo•· Di tutti i francesi che ho hequenlalo dopo la e dr0le de g':'ene • è il solo che non ab– bia mai irriS<. alle virtù leggendarie del. Pesercito o al gdtisme dei vecchi parlamen– tari; ma <0euuno più di lui soffriva nella propria carne il martirio del suo paese. Era come un male che segretamente lo 1010- rasae, a SU{l 1tcsaa insaputa. Ci ritrovavamo la aera al Flore. Poco più di un anno prima. 1 tre grandi caffè di Monl– parnassc 'erano in1ufficienti a contenerci tut. ù, ora ci ba11tava una stanza. Povero Mont· pamaue I L'avevamo visto resistere a lut• le le invasioni, accogliere i pro9Cr'ltti di un 'Europ-a da lunghi anni ormai in pre• da alla più tragica confu•io:ie degli spiri• ti, tollerare i met'Cci più paurosi che calL vano da ogni parie del mondo. Non do– veva reggere al pcao delle eorrettiuime truppe tedesche. Il giorno in cui, sublto dopo l'occupazione tedesca, era mancato il latte, a Montparnaase era vlnuta meno la sua prima funzione, ch'era di spande,. re un buon odore di • café-crème •, cor– diale 'C casalingo. li cosmopolitismo ,i ab– beverava al café-crème di MontparnaflC. L'odore di Monlparnasse era l'odore ate,· 10 di Parigi, della Parigi di Modigliani, • aristocratica e popolare •• dove le fighe delte portinaie erano regin'Clle, e i garzo– ni macellai principi az%urri. Ormai la boe· cheggiante metropoli non spandeva più un buon odore di caffelatte, ma un tremendo puuo di urina, così forte 'Bile volto da Lo· gliud il respiro. Dopo averrre fatto uno dei più sordidi lupanari del mondo, ancho i tecle9Ch) avevano abbandonato Montpar– nasae, ed ora deaerli e 9eonci, i caffè d1 uno dei più famosi crocicchi d'Europa. di uno dei più inqu.ietant'1 oarrc/oun dell'~ma– uitl, non erano più che intatte rovine, il diaonore del boulcvard dove, la notte, i sergenti di polizia erano coMrelt'l a veglia• re eul riposo dei nuovi padroni che ru1- eavano negli alberghi requi1iti ,ognando conquiste e mauacn. Di Montpamasse 'Il noi 'erano proibiLi ormai anche i marcia– piedi, bisognava camminare in mezzo alla strada, fra le pozzanghere e le barricate, per non guastare il sonno delle fedeliui• me lTuppc del e fuehrer •. Al Flore invece di tedeschi se n'erano visti pochi, nei primi tempi, e anche quei pochi non erano più ritornal'I. Una sera mi ~brò di vedere girare fra i tavoli un mendicante. Ma qu ..ndo 4i voltò mi aeo• ti.i impallidire; non era un -n~ndicante: 'Cra Soutin-e. Un 10rriao amaro errava sul 1uo volto chiuso come un pugno. (Conlinua) G. D1 SAN L\ZZARO Svevo in Inghilterra llor::011 pubblica una Eerie di sag~i ..01- 10 il L.ilolo complessivo di Romanzieri-ti• losofi (Nouef:ists-l'hilosopher.s), in cui si tr0\':lno scrittori di oguj nazione. Rccenlc menlf' è a1>partto uno etudio di Silone; ma 1>tr ora , ogliamo segnalare il saggio rh• apre la serie, ded.iea10 aù \talu S,·cvo. L'aulore, Edouard Rodili, I.iene a lollocare S, evo piuuo~o fuori della )et• teratura italiana, u nel contesto della lclle· ratura au!>lriaca », e confrontarlo « con :1uci romanzieri nuslrioci la cuj coltura 110n er3 s1re11ame111egermonicu e che sp,es– so scrive\'ano in uno o l'altro dei molti linguaggi parlali 11ell'im1>ero poliglo11u li. Si e.stende assoi t.u qucs1a tesi e la dimo• -tra t)articolareggiatarnente, sbrigandosi poi con 1>oche 1>:irole di Senilitù (il ,:,110 intere6se ,·a é( ~inlm.w.ue alla Co– scie,1:a di Zeno) e av,•ertendo solo l'he « Momigliano, Joyce ed ohri l'han• nu dichiarata la più !>Ollile o J>Oeticn ttla– Z"ione » di S,,e,·o; insomma accantona su• bilo c1uello 1:he C il problcnrn più impor• !ante, se la sint~i tragica di Se11ili1cì mg• giungo mag~iori cffc11i narrati"i dell'nna• li!;,i rassegnala u <1uns.i umoristica della Coscie11:a c/1 Zem,, o al contrario. E ugual• mente per Un.a vitll: ci intc.ressa, s.i, lo ~tudio che il Hoditi fa del iuicidio cli 1 i11i m 3 ci stnnno a cuore ben altre questioni: vale a dire J>erchè il libro, pur di grande ,·alidità, ci lascia un senso di strozzato, di incompiuto; perchè accanto ud analisi poc1icamenle risolte e direi classicumente cast.igu.te manchi urui risoluzione definitivn de.i personaggi. Ad ogni modo il saa:gio di. llori:011, ci riconln che in hali:l ci si oc– i·upa 1>000 di Svevo. forse meno che nl· !'e.stero. (O. Ouicri).

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