La Difesa delle Lavoratrici - anno VI - n. 18 - 14 ottobre 1

LA DlFESA DELLE UWORATH! CI Il medico pietoso Un buono e bravo giova ne, nostro prossimo parente, è da lungo temp o affetto. povere tto !, da una depl orevole malattia. Egli è orga nica mente e fond am enralm enre integro. così nel fisico come nel morale ma codesta malig na malattia gli apporta. fra I'~ltro , una mal.edet ra acci dia , una tri sta supers tizione. un fatalis mo irriflessivo. Insomma. la sua psi– che. la quale dovrebbe e potrebb e spirare una fecon da e giocon da vitalit à. è fatta invec e od almeno così appa;e, di smarrimento. di abban– dono. di abbiez ione .. Noi siamo convinti. che sia lo stesso malan– no mater iale a ridurre in istato tant o pietoso ar.che lo spirito. E di conseguenza.. Ma r'\on ant icipiam o le conclusioni La mala ttia è. diciam o. ·piuttos to anti ca . Cr e– diamo che dati dall ·infanz ia. Ed è malatti a di cararrere parassitario. Si tratta di una malattia che ai più passa inosserv ata. pur essendone la stessa maggi oranza affetta. poich è orm:i i i più vi sono quasi acclimatati . Ne sentono gli effetti, non ne per cepiscono le cause . Una malattia soc iale. dunque . la qua le non fa morire di colpo che rare volte, ne i period i di crisi. ma nemmeno permet te di vivere, poichè non è vivere il vegetare in un'atmosfera asfis– siante. in un. ambiente claustrale. con una ali– mentazione insuffi ciente .. ?oichè. appunto. le caratteristiche della ma– latria sono ques te : di invadere cioè il pazient e con un generale e cont inu o senso di oppressio– =-re.e di rubarg ii buona parte del suo alimen to •come fa la teni a o verme solitario). e quindi piOsrrnrl o di forze e di volontà \fon è mal;rtia acuta, poich è. se si dovesse ro pèrpe ruare i period i di crisi, ciò vorre bbe dire , sì. !a morte del po vero malato. ma altresì. per conseguenza logica e natur ale. anc he la morte del suo parassita . Nè è malatria cronica , perchè è guaribile. sia pure forse più con !a volontà che con g!i empiastri. :'fon vi sono forse gli ammalati di autos ug– gesr ione, i qual i si curano con la sugges tion e opposta? Dobbi am o dire anche che. dall e or igini ad og– gi, il morbo non si present ò sempre nelle me– desime forme. Pu r conse rva ndo il fondam en ta– le carattere parassitario , esso assunse . nel cor– so dei tempo, svariati aspetti . Tutto mut an dosi. turto evolvend o, tutto pro– gredend o. ebbe... a progredire anch e ques to ma iann o. Almeno nell e app ari::nze, nell a verni– ce. così fu. Ma la sua è stata una evo luz ione curiosa: questo parnssita , ora sporca men o. si. ma succhia più di prima .. ~on occorre dire che il nostro parent e, mos– so dal bisogno e dal desiderio di guarire , ebb e a consultare. in tan to tempo. molti e molt i me– dici. di svari ate scuol-e e fave lle . E molti e mol ti altri gli sottoposero spontaneamen te i loro consigli . mossi in maggi or parte dalla gr 2nde piet2 che il sofferente desta in cuore- gentile. E venner o anc iie cia rlatani. flebotomi. ca va– denti. E chi ord inò un farm aco, e ch i prescri sse l'altro, chi si ostinò in un rimedio eroico. ch i oscillò fra una infinità di empiastri. Pa st igiie , ves cicanti , ung uenti , vele ni. tuH') fu sperimentato , e tutto invano. Ogni cosa d;.,. veva essere il toccasana ed ogn i cosa si rivelò una panacea. Gli è che nessun o di quegli empirici vide mai la causa profonda dei ma le. Lè diagn osi .. Q:, furnno séienrifiche. e le prognosi furono ce~ 1·e1Jotiche. Aggiungasi che pi~ di un medico, purtr oppo. mosso solt anto dalla sete di luc ro, non si peri– tò di. . giuocare l'am malat o, su ggeren dogl i scient emente dei ca tapla smi, perfettamente inu– tili , se non addirittu ra peggio r( def male stesso , affìnc hè, il mal e,· perd uran do. il sofferen te con– tin uasse a rico rr ere a lui e pagargli pro fumata – me nte, con i suoi sudat i rispar mi, vis ite e 1 :cet– te ! E ve ne sono se mpr e, pu rtropp o, di codesti ciarla tani venal i, se nza scrup oli, ai quali pr ~me ass ai . più la cassetta perso nale che non la sa– lute de i miseri che si met tono fidenti nell e loro 1ilani l Ma ora . finalmente, noi abbiamo un medico am ico. nutrito di severa sc ienz a. scald ato di imm enso amore del pros simo. Egli ha scopern e descr itto con precis ione ma tematica la ge ne– si e la funzione del male che affligge il nostro caro e grande parente. Egli ha predetto che la comple ta sa lute si avrà soltanto dopo un avve– nimento rad icale ! Malauguratamente però. anche qui c 'è il suo ma. Il nostro caro medico è a sua volta vittim a di una grande illusione che corrisp onde a una gra nde pietà. E questa. secondo noi, è una ma– lattia. Ass istiamo quindi al fatto curioso del me– dico quasi più mal ato dell 'amma lato al quale egli deve prestare assistenza nell'intento di gua– rirlo! In fatti all'amico medico fann o pe na le soffe– renze attua li dell'amic o amm alato, ma fa im– pressione anc:he !'idea di una oper azione ener– gica e risolutiv a. Sicchè si può dir e che , nella sua pietà ten– dente ad evitare il mezzo forte per la sa lute de– finitiva , si può dir e, rip etiamo. che il nostro med ico è più pre occupato del bene transitorio d'ogg i, che di quello stabi le di domani. Egli è pertanto tutto intento ed affa nato a molcere gli svar iati local i sp2sim i delle molte – plici piaghe. cagionat e al corpo del nostro infe– lice am ico dal! 'animale tto par assit ario. Ed escog ita e ado tta degli unguenti e dei cal– manti che sono piu ttosto dei sonnif eri per . I 'am– malato che degli anti doti dirett i, energici, effi– caci, positivi contro i! morbo persistente. Co sì i! nost ro medico pietoso. involont aria– mente , in perfetta buona fede , si rend e automa– ticamente complice del malanno! Argo APPEND ICE LA G UE RRA ROMANZO DI VSEVO LOD CliJtsta fine arrivò. Cn cosacco. man da to dal ,·,rnandante dello squadro ne, ci porlo la noti – zia che i tu rchi si avanzavano e che il nostro ta.fJJtano doveva riun ire _i _su~i uomi~i e tener ~~ nrc.,nto cinque chilomet ri ind ietro . 81 seppe po1 •he i turchi si erano ritir ati e avevano abban – do n ata la Ioro posizi une avan za ta. Quanto a. noi si doveva riman er !errnL Ciò non facev a il nostro conto perù. Anchr: il nostro gene rale, arriv ato da r1oco da P ietro– burgo, aveva la stess a idea e capiva ~uellr> eh.e provavano tutii i sold ati de l n?s tr o drsta:c.– camento, cio& che non si poteva rimanere pi u a Jurr,o colle br accia inc ro ciate , a montare h1. 1ZUardia. di na nzi a un nemi co invisibile e che , ~.,i ne eravamo convinti, n on esis teva. !\""eave. vam o abbastanza di un nu trim ento disgusto– ~ e della pr ospe ttiva di amma lare da. un mo – mento all' altro . Jl generale ordi nò quindi l'a– va nzata. La metà del nostro <listaccani.ento, data l'in– ce rtezz a dell a situa zione rimase sul posto : quattordici compagnie, gli ussari e quattro ca.nnoni si misero invece un dopo mezzo gior– no ·in marcia. N"on r1wNam o mai camminato t rntv in fretu:1. e di buon ariir no, aJJ' inf nori dPl giorno in rui ~ra amo sfila.ti dinanzi alJo r·.tar. S~.l)vamo L:.t.valle. :-1Lraver."'ando l'uno do– pù l'alt _ro nie:--i turc!ii o bulg-arl, che erano ti abbanJon..a.!1. Dui \·j,,~foli stretti, finche~- GART SCHIN giati da sie pi r1iu alt.e dei nostri soldati, n CI"J. si vedeva.no nt: u_omini, nè arm en ti, nè campij ~olo alcune ga lline, che razz olavan o. al no – stro a.ppr0ss ima rsi volavano su i tetti mentre delle oche tentavanù di prendere il volo sch ia– ma zzando. Nei gia rdin etti si vedevan o sopra– van zare rami di susi ni di ogni specie, ca richi di frutta. Sell'ultimo villaggio, a cin que chilom et ri da rp1ello in cu i si pensava di trovare i tur chi. ci fu. concessa un.:t. mPzz'ora di rkposo. J soldati affa.mati ne ap pr ofittà. ron o per c<,– ~lie re una gra.n auantità di sus in e, n e man – giarono ron <.tvidità. e ne riempirono i loro ta.,.. ')(:apani. Altuni, por·hi però, ebbero anche }'i– dea di gherrnirf> qu::ilch<· ga lli na, ti rar le il Ml– Jo, spi11marla f: rnf•tlr rla neilv zaino. .'VJi rammr•nfai a.11oru che queg li stesfii sol– dati. pr-irm, di avn passato il D::i.nuhio :i Si– c.;ro\·o, nf'll'a,..:.;pett.a.tiva dell a battaglia , avevr1- nr, \ lHJtatrJ i loro sa.erbi. P comunicai la miri rifle~sione a Gitkow r·hP stava appunto ~piu– rnandrJ 11n'oca cnr,r,ne. - Eh ! ~Jfcailovit<·h, noH abLiarnù an<·or:, comtJattut-'J, ~ vero, ma s'aspett.~ sempre la tm.t– t:-iglia. Si <-rerfo rhe si vada là pér nnlla. chP --;ia urir, s<'.herzo, ~ si pr•11sa cliP, ammesso n.n "hf:' d si ba.tlrl, si a.vrù, almen·o da. mangiare. - Avete pa11ra, Vl)i? - llr,mandai sf?nza vo krlo. - For:-e non surc,:dr:ra nulla - rnl 1·isrm~;f~ do,po uri po' di ,ilr:inzio, con tuia. posa rifl<·s- La vittori a delia carta . In Germania - scrive !a Chemniischer Volk s– stimme - la carta trionfa su tutta la linea. Noi facciamo de i gilets di carta molto ca ldi e che allontanano i parassiti . Fabbrichiam o con la car – ta dei sacchi per la sabbi a imperm eab ili e mol– to resistenti, dei sacchi per il grano, lo zucche – ro, il riso, il caffè, il ceme nto, le scorie Th o– mas ed altri ingra ss i. Ho visto dell e camicie e delle mutande di carta che era no state lavate parecchie volte e che sembravano quasi nuove. I ves titi da lavoro per la indu stria metallurgica ha nno fatto ottima prova. Coll a cart a si fann o delle uniformi per prigi on ieri , cal de ed a buon mercato. Si fabbric ano egu alm ente con della te- . la di car ta delle giberne , dei sacch i da solda to, dei tascapani , dei secchi . delle tende, delle amache, delie bardature , delle cingh ie di tras – missione le quali sostituiscono ben pres to le cinghie di cuoio in tutt e le fabbrich e di mu ni– zioni. Si fanno già dei manichi di baionetta di ca rta. ~ uand o il ram e diverrà più raro si ve– dra nno delle cerchiatur e di rame per obici. di car ta. Gli es perimenti tentati in quest o senso ha nno dato degli ecce llenti risultati. La carta ha egualmente sostituito il cuoio nelia fabbric a- . zione dello spago per le calzatur e e dell e to– maie. Que sta vittoria della cart a non sarà pas– segge ra. Dopo la guerra essa si affermer à mag– giorm ente sulla jut a inglese della quale noi non avremo più bisogno. GLI SPEeUL1\T0RI Tutto il mondo è pa 0,se ! Diciannov e pir ati dei gran o sono stati messi sotto proces so a Chicago. Il governo è ·allarma– to, dicono i suoi agenti, delle continue, inces– santi azioni specul atrici che uomini senz a scru – poli fanno manipolan do le derrate alimen tari. E il goven ro ha ben ragion e di allarmar si. I! popolo, la tanto decantata bestia da soma utile pazien te,,.e bas tonato potrebbe vedere e ~otreb~ be, veci.endo, perder la pazienza leggendaria. Nell'l-\udson River furono gettati , giorni so– no, 400i11 iia chili di vegetali perchè fur ono tro – \ ati in i~tato di putrefazione. 'Sapete perchè era– no stati ridotti a quello stato i vegetal i tanto de – siderati dal popolo che ha fame ? Perchè gli specu latori li avevano ten uti lonta ni dal mer– cato per ~tener elevati i pr ezzi. Il Catn missario Dillon , per lo sta to di New York. disse: circa 300 carri di generi 3.limen– tari furono ieri stesso trattenuti nelle stazioni di arrivo. Non una porta di quei carri fu apert a, non un ~h;Jo di quella ricch ezza fu portata su l mercato e ciò semplicemente perch è i tru st vogliono pren dere per la gola il pub blico con– sumatore. In Baltimora 15 mila sacchi di patat e furo– no im,magazz inat e dagli speculator i : A Minnea– polis si è scoperto un complot to tra i manipo– latori di prodotti agricoli per creare una artifi– ciale mancanza sul mercato: in Rochester . New York. sono state distrutte grandi quant ità di frutta Per tene re alti i prezzi: a Danfo rth, Me , circa 200 mila dollari di patate sono state im– :nag azzi nate da speculatori: a New Or leans. uno speculatore ha immagazzin ato 500 ton nel– late di riso. E cosi si potrebb e continuare perchè ogni giorno i giornali pub blicano notizie simili. Una b~nda di bri ganti. cioè. si è messa ali 'opera o dis truggendo o immagazzi nan do i gen eri alimen – tari per cr eare un a artificia le scarsità sul mer- ~iva , gli occh i semichiusi e strap ·pand o con cut·a i rest i della piuma . - Ma se accadesse qualcosa ? Se accades:-:e. .. Ebbene? si abliiu o nri paura, bisogna can1mi nare lo stesso~ n"o11 ci domanda.no miea il permesso!. .. Da.mmi il tuo colte llo ; tu hai un coJteJlo buono. Gli porsi il mio r·oltrllo da cacc ia. Eo-li di– \·be l'oca in du e e me ne offrì la m età~ - ~r endi. In quanlo all' ave re o no paura 110n r1 pensate, .è molto me g-lio. T utto viene da Dio e non ci si puo fa r null a. - Se ~a.pita addosso una pa fia. o una g ra– nata, chi ne sca m:pa? osse rv(1 F l'dcro w, che r-ra steso per ter ra vicino a noi. - Io credo :rnche, Vlad imiro Mi cailovitch, rhe ci sia pii1 per icolo a cercar e di sca nsa.rlé:t, perchè. se– g-uendo la sua lraiettor-ia, la pallJ\ dev e volar e così (e descri sse un a cur va ,con un dito ). La gragnuola dell e pal le è ::1,p,punto più fitta die– tro di noi. - Sì - dis si - specialmente coi tu rclli. i quali si dice tirin o alto. - Avanti il <lotto - disse Gitkow a Federow . Spiegac i ben e la cosa.. T f! ne faro.nno vede re di traiett orie! Certo . è vr:ro - continu ò dopo 1111 momento di ri fless ionP che è semp re me glio trov ·a.rci avan ti ... - "fn qua nto :l quc !'>tfJ, ti trove rai dove il <·omandante ti manderà; il nostro andrà ::;;em– rn·e avanti, perrhè· ce rt o non av rà paurn. - Cammin erà, non avra pau ra il nostm, ~ anc he Nerntsew ramm in er~. - Senti 11n po' ziù Gitkow - dornan rl•J Fc rlnow - rhe forc;p oggi non ,·rr r::i n.mrna'l.– zaf.Q? Gitkow abbassò gli occhi. Mn <li rhi rJarli? - d11ma11dil. - Vi:i. 1101J ti i11q1Ji<'lan•. L'hai \'ist,, o~~i? Si direhl,<' moltr, lJrPocc11pato. Gitkow :o-i irritli serupl'c pili. (JJ(' ~,•inr-dH·zzr• \" 'li dil'f'fldO ! ferr: ron H,ce srJI·d J. cato, per te ner e così alt i, affamator i i prezzi su q'uelle cose che al popolo sono tanto necessarie. A Chicago S. Eduard Davis. presid ente del trust del barro e delle uova , è ora stato posto sotto proc esso; altri 18 speculatori sono stati defe riti a giudizio. Ah! vedete? La legge ha il braccio lungo. Piano. Lungo quando si vuole se si tratta di mandare in galera chi alza la vo– ce in favore deWuman ità - e mesi di prigione si distribui sco no ogn i ora del giorn o a tale uopo - ma prima di mandare in galera gli specula– tori della fame ci vorrà del tempo. Que lle be– stie lì han no ader enze polit iche : il giudice è eletto con i den ari che ess i danno per le cam– pagne ele ttorali: il district-attorney è ad essi ugualm ente debi tore della nomina , i giurati .. ah! i giurati ci pensera nno su a rifiutare il bi– glietto da cento e gli specu lator i continue ranno a specula re ali 'ombr a della bandiera. ConvegnoNazionale dlledonne socialiste (Cmnnnicazione dellet Ooinm.issioiie Esec utit:a). Come di consueto, avremmo dovuto indire ,ii Hl Come gnò Nazion2.ledelle donne socialiste durante il Congresso che il Partito terrà prossimamente a Ro– m:i. Ma, considerando le attuali condizioni delle donne lavoratrici, la ristrettezza del tempo, la distanza del luogo, ove si dovrebbe tenere il convegno, d2i cen– tri di maggiore importanza e la scarsa disponibilità c!i meiz i fìnanziari necessari per superarla, sorse in noi forte il timore che il Convegno non potesse riu– scire degno del!'ora presente. A questo aggiungasi che molte fra le compagne nostre assorbite dal lavoro industriale e agricolo, tor– mentate dai mille bisogni de!l'azienda domestica, pen– scse della sorte toccata alle persope più care non po– trebbero, forse, con animo sereno accogEere H nostro invito e predisporsi al grave lavoro di prepara.zione al <;onvegno stesso. Per tutte queste ragioni la Commissione Esecuti– .,~ anzichi! ri:volgere invito ai gruppì femminili, fa vivo appello ai compagni •perchè vogliano accordare a!le donne iscritte nelle rispettive sez.ioni un posto di minoranza nelle deleghe di rappresentanza delle sezioni a cui appartengono. Fidando nel buon volere dei componenti le Com– missioni Esecutive delte si.11g·JleSezioni, noi rite– niamo che un discreto numero di donne potranno trovarsi insieme a Roma per prendere accordi sulle questioni che riguardano in modo speciale le dorine. Proponiamo quindi un ordine del giorno da sotto– porre alla discussione delle convenute escludendo di rpropos!{ogli argomenti scotfami eh~ formeranno oggetto di ampb e seria trattazione al Congresso generale del partito, al quale tutti, uomini .e donne non mancheranno di partecipare. Tenendo conto della suesposta premessa, invitiamo tutte le sezioni e i gruppi femminili a convocarsi nel p.iù breve tempo ·possibile per .affia.tarSi coHe compagne che verranno_ delegate al Congresso ·o che potranno •indi.v:idualmente intervenire, nel se– guente ordine del giorno: I) Relazione della segreteria; 2) Forma di organizzazione femminile entro il Partito; · 3) Propaganda, organizzazione e lotte di lavoro nel!'immediato dopo-guerra; . 4) Eiezione c'ìel Comitato dell'Unione Nazionale femminile socialista e della Commissione Esecutiva. Sollecitando le segretarie a voler mand-are il reso– conto delle adunanze alla redazione della ((Difesa delle La.voratrici n, che uscirà il giorno 38 p. v. fraternamente salutiamo le compagne tutte. LA COMMIS SIONE ESECUT IVA M. Goia - A. Kulisciofj - Ancilla Vare. Segreta·ria: CarloHa Clerici . - . E che si dice, ·a prima di passare il Da– nub 10? . -:- Prima di pa ssare il Danubio! ... Quando si ~ rn collera se ne di cono cli cose! Ciò si capi– s,ce ~1uando ~01:- se ne può più ... Ci credi for se t~mt1 a.c;sassuu? - dis se Gitkow o-uar dan do l• ederow a tesla alta . - Fors e che i7-i fon do I nrnr .e .noi:i sa._i,•piarno compatire? Non si sa ' d~– ve ~~ ,e d1r~tti. Vi sarà. forse tra no i chi dovrà moIJr e... N~n _è. dun que questo il mom ento di pen~are a s!m ih cose . Prim a cli passa re il Da – nubio! Ma io stcs...~allora non Io dissi al si– gn ore'! (E accen nò a. me con un cenno del ca . po). E vero eh.e l'h o detto. pe rchè era. riv ol– ta,~te a :1ecters1. Ed ecco di cosa si ric ord a! P11ma. dr passa re il Dan ubio r Lna 1:1ezz' ora dopo usciti c1~·1· villao-gio ci si nr ra 1i:ip1cava. sull'altro versante clell; vall e. I t~11·ch1 erano dall' altra pa rte, all'a lt ezza rned e– s1m:1 eh~ noJ dovev amo raggiunge re. .S1 a.z:r,vò 11 ~ci.ma al mont e e là si pre sentò d1oanz1 a noi uno spazio in pendio coltivato :t gra~o .e a. grano turco, in cu i sprsseggiava no 1 ror moh. Si vcde\·ano in due luo glì.i i mina reti C'. le cas g .dei villaggi, che ,parevano an cora .più b1~1c hc in qu ello sfondo verde degl i alberi. NO'J do veva.mo impadronirci ,del paese di de – ..,~ra . Si distin gue va a stento , dietro i(,:'villaO'. ~ IO, come una stri scia bianca .stra. la st rad'°'a. maest ra., occupata prima. dai nostri cor.:acchi . Dopo POCO tutto sco mparve e noi entrammo in un fitto bosco, intra mezzato di tan to ln tantO da brevi ra dure. (Contin1ta 1. 9ualr·unn ha srril/n: /a ve rità ci farà liberi. ~rt l)flf{' ChP si {ff'/J/Jrt rapo1,otqere i l (l('ltO. Lo 1d>nlfi ci /otà r,,rilif'ri. r.a rlrJnno chP P sto la uhiara. P lo ,~ rincoro. di llllli i padr oni, ha 0 nr111•, 1·r111IPlutti i dPl,oli, iUl.])fUalfi a mentirP 1~r1fl11s_uo .,.,, ,.\a s,:ILifJritii.. T.il ,ninmola da o(Jni .\IJ!/!lf'-;u11te r sarr1 siflCf!(O.

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