La Difesa delle Lavoratrici - anno V - n. 22-23 - 10 dicembr

La figlia del mandarino Racconta una leggenda cinese che cento e più anni or sono, sui!e rive J.cl fiume Giall·-.>, in una bella C3.sina che biancheggiava fra Io.ii ces_:.1gli di canne y(;,·e\'2 un vecch io manda• rinc, r-.~istito d3 una ,·ezzosa fig'.iuola chiamata Alb:rcs~ta. L-1 fanc ì-lla era da\":ero bella come un 'al tia cii primavera . gs.ia come un ucce llino. e dc;lce, àoice d ·an imo come una tortorella. !I vecc hie :::Jdarino l '::idora-.·a e aveva eiurato a rutti i suoi !ari domestic i che non !'avrebbe concessa i:, i::posa che al più saggio. al più virt uoso dei figli del grand e impero Celes te. In– tanto la fam a dell a bellezza e della bontà dell a gie:Yinerta si propaga\'J. nei ainrorni e un giorno al padre si ;:iresentaron::>due gio\·ani che ,·c:ni– vano d: lontano lont an o. Uno si chiamava Kan g– \X1ei \ 'alrro Kr on-tok. li pr imo disse che a lla sua fidanz ata avreb be d0na t:1 un vezzo· di perle cand idissi me. iride– sce nt i e dell e rnorb i-:!ese te dai colori del! "iride; il seccndo prom ise che s.ne bbe condotta la ~.u:i sp osa in una case tta mode sta ma che av eYa un preg io raro . forse unic o : tra le s ue par e ti non eran o mai echeggiate parole dure. sosp iri di ra mmarico. li \·ecch io mandari no ascol tò in si– lenzio i due giovani poi cisse loro: - lo non vendo la mia figliu ola al più ricco: la concede :-ò in isposa a que llo che meglio su. pererà ques1e due pro \·e : dare. il consiglio più sa ggio. compiere ! ·azione più pro ficuamente buon~. Anda te. la fortuna yj ass ista e ve nite poi 3 ri!erirm i st.:lle vos rre imp rese. I due gi:H"ani part irono : per due \·olte i pe– schi si fecero rose i ne l tenue. deli c.atiss imo velo dei loro fiorelli ni. pe r due volte i :nomi si am – rii:?r.tzrcno di candidiSSime nev i e ma i ness una barca rirnl iva la corr ent e del fiume pe r appro– da re al'.2 bia nc.a case tta de l ma ndarino. Intanto Alti2rcsa ra ave\"a perd uto la sua garrula spen – ,ier.ltezza d ·uccellino . a volte fissa \'a come tra – sogna r.1 le onde glauche che lambi \·ano 1 ·estre– no lembo del suo giardin etto. e segui va con lo ~g'Ja:--do, le bianche nub i che a cirri spa zia\' ano nelle traspar en ze turchi ne del! 'orizzonte loi!– rano. -- Pe ns i ai vezz i di per le. alle mor bide sete luccic::mri? -- le chiede\"a il paère . - 0h . ne! risponde Ya lei, pen~.o che YCrrei fir.!re !.:i mi3 vita in un nid o dolce come questo do\·e so no nata. Fina !mente una sera si sco rse comparire in fond o. rra i \·apori fiammami del rramonto. una na, ,ce ila : un lam po passò nello sguardo della fan.:-b i!a: sì. e:--ano proprio loro, i due aspi ranti alla sua mano. Sba rc.arono i gioYani e furo no invitati dal vecchio mandarino a sorbiie il rhè su lla ter– r2zza della casetta . Accocco lat i sopr a unz ric: a stuoia i due gio– vani incom inciar cno il rac.:-onto dell e loro a,– venwre . incomi r.ciò Kang -We i Artra \'er sai il des ert o con orde di mon– go:i. e dopo lungo cammi no arriv ai ad una pae – se llo circonda ro da pingui cam pagne che face – vano pensar e alla ricchezza. ma troYai che gli abita nti ave\ ·a.no sul \·iso 1 ·espressio ne di una vi',a preoc cupazione: ne chiesi loro il moiivo eò essi mi risposero : - La terra buona ci prodiga i ~uoi tesor i ma un 'infinità di maiede u i conigli ci devas ta i cam– pi : invano ci mettem..T,o in agguato dietro ogni ces puglio pe r ucciderli: essi. nella none . quando le tenebre re ndono più difficile la nos.tra vigi– lar.za im·adono le camp agne e ne divorano i crodo ni. · Io allo ra suggerii che do\'e la forza difetta biso gna sup plire con l'astu zia e li consigliai a cosr:-uire dei congegni di lacci che, in breve temoo li libe ra rono da i voraci animaletti. Kron-ro k inc ominciò: - Ancn 'io mi diress i verso l'intern o del! ·impe ro ed arrivai ad un pittoresco pa esello che sembrava acco...-acciaw rra il verde intenso di una lu~:.ireggiante vege– tazione. Stanco per il lungo cammino mi fer– mai, cerrn di rrova,e là riposn 2.I corpo ~tanco, e pace alla spirito dolorante per la nostalgia . ma ecco che ver~ sera, proprio quando la brez– za \·espertina scende\·a ad accarezzare la terrn infoc2ta mi giunse una folata di miasmi mefi– tici, nauseabondi e tra le ombre che s ·allunga– va no nel chiarore argenteo-ri:,sato della :una sor– gen te vidi strisciare vi<.:-cidebiscie e brulicare orri bili scorpioni Pr:ma ar.cora che pa:-lassi un \ecchifJ. il piu anziano jel -..·i!laggio ris;,ose al! 1 1 :,tupore che aveva letto nel mio sguardo : - Uno spiri to malign o ha fattù sorgere at.l oriente delle nostre case, proprio la dalla pan1.: dove ci viene la deliziosa brezza ristor.:t:-:0:..:: '! della -era. un putrido stagno InvanrJ noi ah• biamc ce:-caro è.i c;rJhocare i :,uoi mia.~mi p~ti Jenzia:i c,·.,;;rendoli cr,n folte piar. e rampicanti . edert tenaci. fJ~sihih liane, c;;empre più nau 6eanti s'ir.n&lz::?ri,..J :.ir~1 ,,z~ori e p1'J n-:.ime rer., 1 e'>:::onuda qae!l a~grovig!iamento d1 rami i renili e gli in,;,etti più schi!osi. - Ca.i miei. di--:: kro. tultr; ciò che C gua– sto. putride non ~i nasconde, s<;Jo la luce libera ciel %le j)Urific<itore può de;urare il vostro sta gno. Il giorno dopo, con i più forti del paese mi misi all 'o;,era : cad~ero le ellere. i ca.i:ri– fogli dal'.e folte tenehre fug~ir?no sibilando !e serpi e I 'acq~a melmosa viscida. apparve rn tutl:.? ia sua luriàezza agli sgu.ardi di tutti. Al– krn. creJete ~.,molti mormorarono, protestarono comro 1 ·cpera mia, dissero che era un 'ind ecen– z~ esporre cosi 3l! ·ape rto il putrid ume. Io non gridai a!! 'ingrat itu dine, tacqui penSlndo che il ten:po mi avrebbe reso giusuzia. Intanto i mi– glior i prosegu irono con me il 13\"oro per asci u– gare lo stagno e C:c,pc qualche mese una soffice prateria prof uma ta di n;no verde ggiava propr io là dove prima si stend eva l'i mmobile specch io dell 'acqua infett a ! - Tu hai vinta la prima prova : gli disse il ma ndarino, perchè hai inseg nato agli abitant i di quel villaggio che ness una piaga , ness una ver– gogna va nascosta , ma che tutto si de ve gua – rire. red imer e con la sacra ver ità . - Cam mina i anc ora. riprese il prim o. ed ar – riv2 i ad un paes e colpito dalla car estia. Che or– rore! gli uom ini fiss:wano gli aridi cam pi con uno sg uardo cupo inienso di dispera zione, le donne si str inge van o affran te al sen o vizzo i lat– tan ti famel ici ; mai. mai come in qu el momento de.siderai pcsserie re favo iose ricche zze per aiu– tare quei disgra ziati. Con l'an imo angosc iato da !la pietà dc nai loro rutt o ciò che pcss edevo : oro . vi\e ri, indumen ti. Be ne, gli osse rvò il vecch io. se i s.tato ge neroso . -- Ed io, continuò il secondo passa i da quel paesello çrop rio qualche mese dopo di te. Quanto dolore ancor a! nelle campagn e gia– ccnmo cadaver i di donne e di vecc hi morti di rame: vidi uom ini frugar e le spazzature in cer ca èi qua lche buccia. I disgra ziati mi addi tar onc. i loro camp i sterili poi mi racco nraro no di un viandante generoso che ~\'eva denaro loro tu tto ciò che possedev a per len ire la !ore mi::>eria, ma pu r troppo essa era troppo profo nda e così dopo pochi giorn i di sol lievo era no torna ti da capo! Che cosa fare? allora io sug gerii loro di scava re dal loro suolo che non voleva più dare nè gra no nè legumi . r'.=ra!!i e pie tre, poi li consiglia i di portar li lon- 1ano e scambi:irli, pre sso altri popo li, con far ine e ort agg i. Oh. !a buona feconda natura ha sem – pre pro nti mille compen si ! Poi diss i a quegli uomini che tutto, nella vita, si può modifico.re. corregg ere e in~eg nai a com– pcrre concimi chimici che, in brev e, gua rir ono la sterilit à dei loro terre ni . Sicch è quando li lasc iai i loro camp i bion– deggiavan o di spighe. nei loro prati verdegg ianti pas colavan o pingu i mandrie . - Tu hai vinta anche la seconda orova e con essa hai guada gnato la man o della· mia !ì– glic!a, - gli disse il vecc hio mand arino. Se il tuo compagn o ha lenito la mise ra tu hai insegnato a sopprime rla . Va. affronta co n Alba rosa ra coraggios amente la vita ed alla ~agge zza . alla ver ità educa una numerosa figliuolanza Gr US EPl' INA .IVI.ORO L ANDON I. LaDonna e la Famiglia. Mentre per la donna borghese il matrimoni o è quasi una liber azione. il principio di una nuo– va vi1a più libera _ più comoda. - per la donna prol etar i:1:molte volte, qi. :s.si sempre è il pri n– cipio del ca lvario . Seb bene, specia !me nte fra ope ra i, l 'ego isrno ed il ca!co!o non siano il mov ente del ma tr imonio ma I ·affe tto e la fi– ducia reciproca 1 ·abbian~ dete rminato : e mille sog ni, speranze, prog ett i sani e buoni sieno sta ti fatti nell 'impeto dell' entu siasmo giovanil e, ben presto la rea ltà crud a, la miseri a e molti altri motivi vengono a render nulli i prog etti, a sfron– dare i sog ni e le fpe ran ze, a pertu rbare e scon– Yolgere la pace ed il buon anda mento della fa– mig lia. La nostra donna , pr ima à i sposarsi, sa già che la famiglia non sar à se mor e una fon1e dì gioie, che ben maggiori saran. no i sac rifici, le fatiche a cui dovrà so ttostare: pu re, fidente nel! ·aiuto morale e materiale del compa gno che si è scelto, ella si acc inge con sereni tà, con energia. al compito difficile di sposa, di madre che le è affidato nella vita. li ~.::;gnadi tutti è che la donna non dovrebbe essere strappata alla ca~a ed ai figli, per andare a chiud;;rsi dieci o do "ici ore ne lle officine. Ma il prclera:-io, per far fronte alle esigenze della vita d·oggigiorno. ha bisogno che la compagna Ja·;(;;-i con lui, e lo aiuti materi alme nte. Molte sono le famig lie operaie dove marito e m,,gli... bvorano entrambi da mane a sera, e -.;:::bhe:1e :a \. ila non sia tant0 facile, pure nelle lon case re•~na un cerro benessere. Ma in molte alire, q..:ando i figli vengono ad aumentare !a diffic'}'.tit di vivere, ad accrescere le spc!,C, a ren– dere meno produttivo il lavoro della donna; e altre ca..ise come le guerre, la mancanza di la ,·<JrD, I "introduzione di nuove macchine. contri• ;;i• cono a diminuire e rendt!rc insufficiente il '~dari<~ del\ 'operaio, più dura e difficile diventa di conseg:.ienz.a la vita domestica. E quandfJ un uomo a<..sillato dalla miseria, tar.c'J, :.i.- ·i/lito, si vede impotente a provve d_r~ del necessario la m<;glie ed i figli - ina– prlfo, o.mareggiato, si sente a disagio nella famh:~lia e a poco a poco se ne stacca. All 'os.teria, fra gli amici. le carte, il vino, egli incomincia a trovar•j molto meglio che in casa propria, dove la moglie gli parlerebbe certa– mente di tante piccole miserie, dei debiti. del padrcn di c.Jsa, ecc. A poco . .3 poco l'osteria diven ta un 'ab itudine; assorbisce non pochi gua– dagni : la miser ia inaspr isce e più misere di– \·enrnno ài conseg uenza le condizioni delia don– n~ che si tro1. a così sulle spalle quas i tutto il peso ciella tamig iia. Ed è ~pecia!,m.mte in que lla parte del prole rnri.'.lto ancora d!sorgan izza ta non istru ita, .an– cora tropp o sfru t1.'.lta, abb rutit a si può dire dalle fatic he e dalla miser ia, che le condizioni delia donna nell.a famiglia sono più tristi e dolorose . Qui la donna deve abb andonare a se stessi i prop ri fìg!i che tanto av rebbero bisog no delle cu re della m2mm3 , pe r andar e a lavor are comt! una best ia da soma allo stabilimento . La sera il ritorn are a ca~a. non è un sollievo per le1.. Ella è cosi stanca.. pure quan to lavo ro I 'aspe t- 1a 2ncorn ! La cena da preparare. la casa da riordinar e. i bamb ini che giuoca no, striìlano e che vengon o cacciati a letto , non aµpena ingo i· lato il modes to pas to, amma nnito in fretta. !! mari to, il più delle volte n;..;n è un inre llettu ale • poche sono le idee eia scr::11biarsi: poi egli h~ l<1 forruna di essere un uomo e à 'andarsene al– i 'osteria a divagarsi un po · Ne ha il diritto dopo m·c-r lavorato tcitto il sa nto giorno! ._. Ma .per !a donna non vi sono diritti: schi a va del la. società, de lla famiglia, de l dovere, guai :,e anch essa sì per mette ss e il lusso di un po' di sv.a~o !_ E fino a tarda ora, mentr e nella casa tutti riposa no ella deve rimanere alza ta a rat– roppare . a ripulire. Molte volte gli occh i sono stanch i. la testa duole , i! petto duole non import a ... Domani è n~cess ar!o che il bambino trovi pro nto \ 'ab ito pu!110 ... <?mocan do :::, ·t: fatto uno srrappo a l giub– betto-~ il ramm endo è lung o e difficile ... a h. i bam bini !... e nella casa silenziosa . chi na sul la• \'Oro, veglia !a donna .. . Ed ecco che noi la \·edia mo umile e rasse – ?nata, sopportare senza un lamento, se nza una 11nprec~~1one un farde llo troppo grave per esili spalle 01 don na , ed ogni giorno più stanca sfì– n~ra. d~mora lizz.ata - intr istire, invecc hiar ~. ri– piegarsi su se ~tessa .. . Perche !e conaizioni del– !~1 danna pr-oletaria nel!a fami ..,lia sono tanto ào lorose? ::i _ Bisog:-:;_ incolpar t: 1 ·arr..rn!e ordina mento so– ciale_- ~1nchè vi sarà una borghesia sovrana, serv i ton e padroni , sfru ttat i e sfru ttatori : fìn– chè u~ pro letariato unito. forte, cosc iente non sapra unp orsi ad es~a borghesia , mise re sara n– no le cond izioni de l lavoratore e di conseg uenza quelle della famiglia. Mn sta anche ne!!~ donna il rim ed iare a tant o ma!~ e rnfgliornre così. il proprio stato. Bisogna che a_nch essa se nta d1 avere de i diritti e dai prop:1 d~lori e patim enti tragga la for~ il co– rag gio d1 ribell arsi. di sp ezzare le catene che per un volger di. secoli l 'han no tenuta sch iava e sottomes ~a. Se n~a dunqu e a nch e la donn a il dovere ]a neces~ll~ di organizzars i. di istruir si. di ve ~ire al soc 1ahsmo, che solo può tutelare gli int eres si del prole tari ato oppresso e sfr utt ato. Si unisca al compagno e compren da finalmente che tutte quello che è inrer~s e de l! '.uomo è interesse de lla_ donna: ~ che_ sono le stesse lotte, gli stess i prob lemi che c1 agitan o; che abb iam o ojj s ~es.si dir i~ti d.a difende re. la stessa causa da \:mc ere ..J\vant i dunque o donne verso il socia– li~mo ! sia esso l'i dea le. la fiamma la fede che c1 ~proni e_ ci sostenga nella lotta, dalla q,uale uscJremo. ntem prat e. non più sch iave nè vitti· me, ma libere e forti! Nerina \lo lonte rio. Q )( Q)( Q)( Q)( Q)( Q)( Q )( Q)(Q )( Q)( Q)( Q)( Q)(Q ){Q )( Q )( La pr i ma n e ve Come sciame di bianche fa rfa lli ne plasmate dalla gelida atmosfera, scende la ne ,,e in fo rme pi ccoli ne sJJelta e legge ra. Il ciel sov rasta. tutt i) tl ·un colore - d 'un color fr eddo di malincon ia ' grigia, com 'è tal volta nel dolore l 'anima mia . So~penJi, il11•crno. la crude/ 11wwcr ia ! r Cl po 1•crelf i che 11011 llan i 1 ,poro Per le donne cni himbi tra le ·braccia cie lo, t 'impÌ oro! Quunli sartm cl1e scalzi e macilenli presap,io a1 1 ra11 di sofferenze nuol'e f Q11t1nli sùraflfl() i foco lari spenl i per ogni dùl'e _::i () u:~l- stra;;;ir,_ d//imè ! di po1•eri piedini osp ll1 1111011i dell'i 11.:i11stomondo. o miseria, che incolllbi sui desti ni spar1 1 iero immondo.' Cupr, il mio sguardrJ fissa il 11asto cielo </uai;i a scruflir ·de l snl l'obliqua lraccia mentre si adap,ia Sol'ra L le/ti un 11ei'o di neve diaccia. (Jià lfllorno muore un lugubre ldmento rhe l'eco par ,Ji tra.~iclu:ran.:oni e s1•ar1isron, nd J.!,inrno che s ( spento, biand1e visioni .. UNA DO~NA. Certe signorine ...elagueria Dalla ri1'Ìsfa per sig11orinr Cordelia . c-/1c si r,ul~blica a Cento (Ferrara) togli amo que– sto ·v11.•acr e sano quadretto di 1•ita 1·ca/c di uu 1;_ffic.·a1c rld/'csci-cifo: .\ll'Ed iso,n di l-'i.renze :,i proietta\·a una :-.e– ra la pr ima oi1ncmatog-rafia del << te atJ·o ,i del – La g uerra . dopo un dieci mes i da che la g-uerr..:~ e ra co,11inoiata: fu un grande accor – rere di gente per quanto i bi~·lietti fo~ser 1·ad– d~ppi~t i di prezzo e per <111anto rutt i piang- a11 mise ria . _B<_b ta \"ÌYcrc nella nostra cittù e g i– rar~ _tut ti I q nart ìeni ,dai più elega nti ai J)ÌÙ n~11:l_1 per ,t_ror\:are caff~ pieni, c in emat-ogTa.fi p1ern, teahll stipati . bettole 1·igurg-itanti e Ye– de, · far le g-omitate nelle ..,a-le di mesc ita . sì che \ ieJ1 fatto cli drnmandarci se proprio c'è Ja gnen ra e se il popo lo 1a se nte come d o– Yrebbe ~entir!a . Dun q ue .all"f.:.thson .-.i ptoie:tayano (]uell a :;era scene del teat ro della gu-en ·a. ).li trova,vo a Firenze anc h 'io e anch "io an– da i a l cine11atog-r a fo a \ ·o.de re la g,uerra cl1e .. . a llora non avP,·a an cora ,·ista da vicino come ora vedo. Tu t ta v ia ben si cap iva che là sulla te.la ,i p1roi : ttia.v~ m_lato rn igJ iore <le!Ja guerra : erano mfatt 1 111 ge nera ,le s.ce11e di reiro \·;e piene di inte ns o mov iment o e, !>C tal ora si oss ervava una tJ-inceai o il bomha riela:men to di nna no st•ra batte ,ria, .a tut te qu es•te cose l'a rte aveva. .natura lmente tolDo il sen so dell a re al· tà pe r re nde rle soltam •r-o intere ssa nti e to – glieJ· lor o la pa ne terr orizzian te che a tutt e quelle co se ap.pairt ien e . A me ,·ici,na e ra ...seduta una sig·n or ina ele – g an ite sì ch e da ll"in sie me del suo ~ostum e l'a– ~Tes_te dett a una ,d.a min.a incip r.iata de l 700: tu tt i dov eYan sa pere. da i di scor si che fa ceva a_\·oce_a lta dondo)ando~ i molt o sull a polt ron– cma di, ,·elhut.o, che era rn1a dama della Croce Ro ssa . che il g ion10 prima era andat a a lla casa dei ciechi e ohe la visita eria niuscita (< intere ss an tiissima >> e che prima di esser ,·e– n uta a l ciinemat ogirafo era andata co n un a c: r~ n:'1.rcl~es_a a po1iare soc cors i ~n q uar – t 1en m1sennm 1 della oittù. Dett i al lora uno sg uarrdo •di ipiù a quel s-tto co st ume settec en– t esco e, poich è in que l momento la sala era illum inata , pote i calcol a re che con quell o che ave, ·a addo ss·o av .re bbe Potuto aiutare effica – oe men~e pe,r una setti mana diec-i fa mi g lie in– ,·ece cli a ncla1re ad insu .ltaJ·e la m iseri a b en e,fi– ca11clo con q,uel ~usso o. più prec isamen te , pa r.tando con quel tono ciò ch e il com irtato a \·~va racco lt ~ e non qu ello che da.via lei pe r– che ... proba bilmente da \"a tutto il suo a lla s~J!f•t.a e a lla ,m odi s,t,a Quan do l' osc u-Pità ·to.rn ò, sulla tela '\·edem – mo proiettate sce ne di Gnoce R ossa e Sanità m ilita•re . 1moment i di Yita degl i •osped.a letti da campo _La settece ntesca damina , che git1arda – \'a la giue.nra ,su lla tela del cin ematogro .fo .ait– tra ,·er so l 1 ·occ hialetto d' oro, si •ric ordò di es– ser dam a <lella Croce R o.ssa ed ebbe un .desi– derio: - Oh com e sarebbe interessa nte es– :-ere in uno O!ij)edaletto da campo ! f o che pur .conoscendola ero r im asto i.nos– se rYato, flOn pote i ancora tace.r e . - A1 ci11ematog raf o pu ò ess erlo infa t t i. sl– g-110.ri.n.a. ma Laissù le cose m uta n d'aspetto e di coJore. La dan1,ina si YOltò dal la mia parte e rico – no sc iut om,i: - Buona. sera . avvoca to - m i d~sse - 110.11 trova tuitto oiò -intcrcssa.nte ? - Ciò che ap pau~ tie.ne aUa guerra per me ncm può esser e i11tcressanl c : la g uerra è do – lor e: e ss a si fa pe r doYere , per mi ssion e; per dovere a.:d ess a si pre nde p arte, non per proYare delle sc11sa=ioni int cressaut i. Il d iaJo _g10 conitirnuò, ma qu i ho vo l'llto ri– ~ord aire 9-ues ~a 1pa,rte soltanto perchè mi pare messa s111.tet 1zza to, n.on poco . il concetto ch e la donna ha della g uerro, !a. •ra g ion e pe r cui se ne occ upa .co me essa la con sidera : un a di strazione ai suoi oz.ii. qna.lohe cos a di i11tc~ rcssan tc. come i tè delle cinque , l'ultimo processo sensaz iona le a ll' ass isi, 1 1 ultimo dramma ,d' amore ... un buon passa,tempo in– somma , ~he, Jl:r me tte 101·0 d i im piega re del le ore. darsi I an a idi far m olLo bene. cli intes – sere qu::1.lcJ1e i11teressanfr idilli o e ,·ia cl.1- .scorren do: una in te 1-pretaz ione non ser ia della g-ueliJ·a e di qu ello che essa è. Il set– tantacinque per cento de lle donn e lt a liane non sentono e non capiscono la g uer ra .. non pen,.,ano a chi per essa c\;ì tt1tto co me dovrehbe1·0 pensar-e. ' Se la m,ia affer ma zjone è audace ve la di– mostrano vera : P,rimo: il lusso femminile: esso è in pro – porz.ione de lla voglia cli far lo, de ll' a mor e che chi lo fa ha per sè stessa, per la propri.a. bellezza_ - credo che ma i co me in qu esto ten1rj)o cli g"Ue,rra la donna abbia me no oppor– tun~mentc sfoggiato i nabiLi costosi. in c3p– pelli ~on _t;ua.r_nizioni carissime, In scarpe da prezzi fa\·olo!-1: se la aonna può porre tan to amore a sè stessa vuol dire che non ha. c-:,s 3 più grave che l'asso:r ba o che per lo me!l :> pone se_ stess~ e la propria elega11za 1,ri:- .a del pensiero d1 coloro, de i suo i, che si t ::Jtt O!to sul campo. Seco11r(o: fogg ia del ve stia ri o - si r-otireb-

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