La Difesa delle Lavoratrici - anno IV - n. 7 - 4 aprile 1915

PERLACOL TURA SOCIALISTA ( (.)11u fr <"(J/11/Jrl!Jne ai-r ann o notalo. ci siamo proposti' di clar c in ogni -num ero deì nusfro giornale, una pau ina <l'atllore che 1,ussa pr,•– J}ttrw·e man manu quella coltu ra sor.ialista cht• r:;ca dol soli to l'mpir i:m10 oc<·asio 1w le e ,-uufi a f un1w1·e del/ (' buone µropaya, ulisll' del– la 110,,·trn idea. Diamu oru il clia!oyo di Fed el'ir.:o E11uf'ls (1) il (Jllafl- .~erri poi alla comµila;io11e dt'l 111cn1i– !t'sto d1:i Cu111t11isti, pubblicato nrl Jlar; u 18\8 - rlato chi• ,q•cund{I rinsi'.1111• mal'.risfa ilt1liano .-'inluniu Labrivla seana 1cil 110-.:tro primo t' si– curo ingn~::-'-O nella Stol'ìa ,,_ I fondam enti del Comunismo. l. Dumandu - Che 1.:os·è il 1.:omunb mo? JU1i))0sla. - li comunismo è b dottrina del– le coudizi oui delr emancipazio ne del pro let.cL• r1ato. 2. Domanda. - Che co::.·è il prol ela.riato'! R isposta. - li proleta riato è quella classe della ,o cietà che trae il suo sostentamento e. sclusiYa111ente dal proprio la,·o ro e non g-ià c(a. gJi utili di qualsiasi capitale: que lla classe le cui gioie e dolori. la cui \ ita e morte, la cui intera esistenza dipe ndono dalla offel'ta e da l. la donulnc.la del hworo, cioè dalla ,·i<:enda di buone e catth ·e annate commerciali. dalle o– -:C'illnzioni d'u na sfrenata concorrenza. n pro– letari ato, o la classe dei proletari è, in una parola. la classe lavorat rice del secolo deci– monono 1e anche ciel presente. Ed. Berns t' . J. Domando. - :\"on ci sono sempre stati pro. letari? R isposta. - :\"o. \'i sono semp re sfate delle cla --si po, ere e delle clas;:;i laYoratrici, e le clas~i ht.-oratdci furono per lo più poYel'e. :.\l:1 dei po,·eri, e dei l.noratori che d,·essero in condizioni come le accennat e, cioè dei prole– tari. non ::,empre sono f:Sistiti. a quel modo che non fu semp re la concorrenza libera e sfre– nata. t. numanda. - Come s·è formato il prole– tariato? Rispos ta. - Il proletariato trae la sua ori– gine ùa lla ri,·oluzione industria le, che si è com. piuta nella seconda metà ciel r;;eco!o passn– to \18°) in Imrhilterra. e che si è ripetuta in seg-uito in tutti i paesi ciYili del mondo. Que– sta rh ·oluzio ne ind11striale fu originata. élalle scoperte della mac chin a a ,·apore delle dirn r– se macchine filat rici, dei telai meccanici e di tutta una serie di prncedimenti meccan ici. Quec:;temucchine. che costa,·ano moltis simo. e quindi potevano e.-..:::ereacquistate soltanto da z1·0".i rapitali::ti . cam biarono tutto il sistema di produzione so~tituendos i ai lavoratori , poi– chè le macchine prod uce\·ano delle merci mi– ~liori ed a minor prezzo di quello che non po:e~~ero fornire i la\"oratori muniti di fila– :rki e telai ar retrati. :\Iercè quP~te macchine l"industria pc.t-c--,11 in– teramente nelle rna.ni dei grossi capita listi e ,·enne tolto ogni \·alore alla scarsa proprietà del la,·ol'atore utens ili. telai. ecc.), di guisa che i capital isti <impadronirono ben pres-to di tutto, e ai la,·oratori non rimase nulla. Così fu introdotto il sistema delle fabb riche nell"in– du::tria delle ~loffe per abiti. Dato il primo impu lso all'i nt.rodu ziooe della macchina e al sistema della fabbr ica, il siste– ma ,·emie introdotto molto presto neg li altri ram i dell'industria, sopratutto nella stampe• ria dei libri e nell "iropressione delle sloffe, nel. l'industri a degli oggelti di meta llo, nelle fab– briche di sto, ·iglie . Il Ia,·oro ,·enne sempre più diviso fra i di – \i:!r::-5i la\'oratori, di modo che il lavo ratore, che prima esegui\"a. un inlero pezzo di la\"oro, ora non ne e~egui,·a che una pa rte sola. :\lercè qubta <ih·isione del la\"oro i prodotti poterono essere forniti in minoì tempo e con minor e spesa. La di,;sione del laYoro •ridusse l'atti\"ità di ogni la,·oratore ad un atto meccanico, mol– to ~emplice, che si ripeteYa ogni istant e e che dalla macch ina poteva essere eseguito non so– lo alt retta nto bene, ma, anzi, meglio. In que– sto modo tutti questi rami d'industria passa– rono, runo dopo raltro, sotto il dominio della forza del vapore, del macchinismo e del sist.e– rna di fabb rica, tale e qua le come la filatu– ra t:: la tessitu ra . Con ciò però queste industrie pas::aro no completamente nelle mani dei ca• pitalisti e gli operai perdett.ero anch e qui l'ul – timo rim asu glio d'indipenden za. A. poco per volta non solo la manifa.tLUra ,·era e propria, ma anche l'artigiano venne soggiacendo sempre più al dominio del siste– ma della fabbrica, poichè i grossi capi taUsti fondando dei grandi laboratori - con consi– dere ,.ole ridu zione di spese e di divisioni di lavoro - ç,:ostituirono ~empre più i piccoli ar– tigiani. E cosi siamo ora arrivati al punto che in tutti i paesi civili quasi tutti i rami di r,roduzione sono conqu istati dal sistema dell a fabbrica, e rarfigi anato e la manifaLLura sono sostituiti dalla grande industria. Grazie :1 ciò quPlJP- che erano fin'ora le classi medie, so– pratutto i fJiccoli artigia ni, vennero sempr e più rovinate, le condizioni dei lavoratori ven– nero interamente trasformate, ç, si crearono due claç,:sinuovç.,, che a por.-o ri pocù a,.c;,;orbonrJ le altre cla~"'i, CJssia: L La clas!::e dei grandi r·apitalisti, rhP in tutti i paesi civili e già ora quasi esclusi\'a mf'lltP in po'-sesso dei mezzi di sosLPntamrnt..ù, tJellP matPrie prime e degli strumenti (macchi ne, fabbrirhe, nece.-:sari per la loro fabbric~1 zion". Que:-t'~ la cJa~,~ dPi bor~hesi r, l:J tior ghpi..;ia. - 2. La rJa-,c:-e <lei nullatenenti, i ,iuali !-.ODO r;rJstrPtti di ,·pn<JPre il loro lavoro ai horghP i, per ricenre in cambio drl lùr<J Javc,rrJ ; mnz1 di <-1'.J,;,~ntampnto nece<.csari r,er 1a JrJro ,~sisten z,L. ~)11i:_!<..ta <-1:1<-"iP ç,:jrhi;ima d ai:; f> rl~i pr,,J,,t:1 1·! <J ,rolr-tariato. (I) Dal N. I dt:lla Collana Socialista: Foudam ,n.fi dd socia– lismo di Marx e Fn;tt:ls - Tradu•ione di A. BalaJ:ianoft. - Soci~U Ediirke "Avanti,, • Pre-arJ L. 1. lo non hfJ mai preso al tra(Jico i paradossi contro la w1trio.. La pa tria non è un'idea esau– Till'.l , i> 111,'id!!o. che ~i trasforma e s'in (lrand i– sce. lo sr.mo sempre stato sicuro che il prole– tar iatc, nf)n sottosc riverebbe, nelrinlimtJ del– l'etiSPT .\UO, ad una dottrina tl'abdica:iow• e di ~-pr,:it1i rir1;ionak J,,cRÈS. LA Di.F;;;A DU.J ..J,: LAVORA'f'.RlCl Piccole e grandi verità I-lo trovala una inlcl'venlis a stilla piaz– za di '!'recate mentre si d iscute va cti guc r– l'a con le donne del pa ese . Era una ,·ecchielta di ottant'anni . vispa , ilar p c-hc rilol'nava dalla messa col suo ma– nuale religioso, che strano a di rsi, ella sa– peva e pol eva legge re ancora. Si, s1 la guer ra bisog na farla 1 Biso– gna che si apr an o i passi altrime nti nòn si potrà più ,-i,·ere. ~!io figlio dal Cunad ù non può rnandarrni più un sol do. La roba di• venta cara. La guerra è necessa ri a ! Lc alt rP donne com inciaYano a hronta– lare. - State zitte e lasciamo che dica e ri, ·olge ndomi ad essa - ma non vi spaven– ta Ja guerra? Ne ho viste già io d i gue rr e! il 49 il 59. NoYara , \.lag enta ... ci so no stata in mez– zo! - Eb bene? .. - 1 tedesc hi no n eran catt ivi. Basta va apri r loro la casa e dar da ma ng iare, da bere.. Pove ri - fig lioli! i fra ncesi un po' pili vh·i.. ma n! nivano pe r noi, i nost ri pie– montesi eran p iù prepotenti! Beato ottimismo che av reb be faltu gon • go lare di gioia i mi ei av versa ri oppos itori della difesa del territ orio! Peccat o sape re que l ch'è avvenuto ne l Belgio! - E allora . buo na donn a, cont ro chi si dO\Tebbe and are? Perchè ucc idere se tulti son buon i? - È la ques tione dei JJassil Senza aprir quell i la m iseria si far à più grave r non si sa dove si arldr à a finir e. - E c.onlro ch i dobb iam o noi· and are se– con do voi ? - Cont ro chi tie n chiu so quest i pass i. Io non so chi sia, ma se non si lib eran o i passi no n si può più vive re. Io non ricevo i denal'i rlal Canadà ! - :.Ja piuttosto d'i nvocare la gue rr a. vi si aiu terà b uona donna! tu tt e que ste ma dr i piuttosto di sac rificare i figli soffriran no volen tieri la fame per voi I - Poss ib ile ? - La vecc hi etta g ual' dò trasogn ata quelle faccie. l;,orse non aveva mai pensato ehc ,·i può esse re una soli da– ri etu anch e nella mi seria. Poi crollò il capo diffid ente e gl'idò ripet -endo: Bisogna aprir e i passi! non v è rime– di-o... Le donn e ehe mi stavano dintorno urla– vano: - Sen za cuo re, senza ·eosc ienza! .\ ndalc al clia, ·olo coi vost r i passi ! lt caso rni fece pen sa re : che cosa st rana una ,·ecchia oLtant.enne che aveva cli que– sti al'dimenti : li se ntimento della male l'– nilù - l'ono,·e del sangue , della st rag e, non erano nulla in conf ronto dei vaglia che non pote vano arri vare! Fo rs·anch e non ,•i era del cinismo in qu ello che la \'ecchielta so– steneva, nè alt ri avreb be potuto influir e sui suo i ragionam enti. C'el'a soltanto ques ta profo nd a verità: che nel più spesso de i ca– si si ind iri7,za la volontù secon do il pro1 rio inte resse. Al la rgh ia mo il cas o del la vecc h ietta al le class i socia li e allora avremo quella gra n– de legge ch e è c.ome il nocciolo del soc ia– lismo - que lla de l de terrninismo economi– co. F igu riamoc i ques ti inte ressi cozzan ti lra loro ed ecco la lotta di classe, fenome– no sem pr e vivo anc he allorché forze p iù gr a vi premono $tille cond izioni del suo svolge rsi. Del resto come la ,·ecchieUa agi sco no i gove rna nti· no n si bu tta mai una nazione in gue rr a pe r l'id eal e soltanto. Gli alt i idea. lislic i sono degli indi vidui e non de llc>col– letl ivitù. Perciò i nost ri gover nant i stanno a ncor a pensa nd o se convenga a nda re da una part e o dall 'al tra dei bellige ra nt i e non av reb – ber o scru polo a por ta rci a fian co deg li im– pel'i cen tra li . Ma qu el che è più , è che qu e– sti gov ernanti stess i potrebber o ten ire le m iseri e, dar la vor o a chi non ne ha , far op era di giustizia inte rna e non la fann o. Oh . quant e questio ni grand issime si po– li-ebbero ri solvere se i popo li lulli si met– tesse ro d'accor do e le classi lavora tri ci non fossero d-om inate dalle class i pr ivilegiate! T'eritos. LOTTE E DIFESADEL LAVORO -\-. Perlalegge sul avoro delle donne e dei lanciùllì --;!1,lìvoro c/NJfuséi a:_· notiz ie pt'èc ise ~ctell'ora no d1 lavoro m vigor e nello stabil imento, Cara Co111pogna, precisa nd o possi bilm ente, se ci sono di ver- Oa molio temp o che si discute sulla condot - silù fra i di versi ripa rti. roperaia. ta di noi socia listi in caso d'invas ione nemi- ca, pel'metti a me invece un po' di spazio . perc:hè ,·oglio dei consigli int orn o ad un'a ltr a difesa, da un· a1tro nemi.co che ci ha invaso Per la mancanza di filati. e ~empre ci ill\·ade. Ti chiedo un po' cli luce Da Po nte d e ra . intorno alla legge su l lavo ro delle don ne e dei fanc iulli: perchè mi pare che nello sta bilim en– to dove la,·oro io, e con me altre mie com– pagne. ,-enga abbasta nza. dime nticata e tra– sc·urata. Senti: in un periodo di un mese sono sta. te assu nte circa 200 opua ie, non già per eli– minare forse la grande disoccupa zione, ma an. zi per procurarla. In questo sta bilimento si la,·ora, presente mente per una commi ssione del goH l'llO, anzi ,pare un prepa rativo per la gueJTa: rruindi un lavoro urg erit.e. e i pad ro– ni si approfitta no di questi tri sti momenti per sfrnttare tan te e tante giova ni raga zze frEi le quali ve ne sono perfino che non arrivano an– cora all'età di 13 an ni, e lavora no 11 ore al giorno qunndo non ,·engo no tra tlenu te n ~era fino a ora tarda. Tutto questo viene indistu rbato. perchè nes• suno qu i, si cura di noi la,·ora.Lric i, e per l'a– \·idità di quel poco guadag no nessu na Oi esse Ri muove a prolestare. Dammi tu co.ra compa – gna, anche qualc he suggerime nt.o. buono p~r– rhP pos<;;aconvince re le compagn e a. organiz.– z.arsi. ro dislribu isco la ((Difesa», sempre fiducio– sa di impartire con ques to mezzo. cognizio ni ;•tili !·1er la nostra eman cipa zione. Sahiti dnl– la r·ornpa~a di fede. ((.;{lrdonr r . T. Se la nost ra c-ompagna ha mille ragio ni d, lamentare che le fanciulle d i 12 o 13 anni vengano sott.oposl<l negl i sta b ilimenti in d u– sl riali a H ore di lavo ro gio rna lie ro ha pe– rò (0l'to di crede re che la Legge sul lavo ro rJr,l!e donne e de i fanciulli possa imp ed ii' ciò pcrchè tale legge si limita a vietare che fanci11lli, d'a m bo i sessi, dai 12 ai 1.5 anni compiuti siano occupati al lavoro per pili di 11ndiri ore al giorno. Soltanto neg li s abilimenli ove è att ua to il lavoro a due mul,,:,, è vir,tato di fai' lavora – re le donnf! ed i fanr iulli appartenenti a ognuna rfrllr, dup squadre pià di otto ore e rnf-zza al giorno. In ogni modo la nost ra compag na fara ,, t,, br,ne, durante qualche int ervallo d i riposo , a Jeggr~rP. con molla atte nzion e il (,-sto della Legg-e ,, del l\cg-olamrnto s11! la– ,·rJro ddle rkmnri , dei fanciu lli ch,· sa ril 1n– rl11bbiamenle ,-spos to nello stab ilimen to p1'<Jbabil1nente all 'ingrPsso), P S(: l'orari<J di lavoro r:d i periodi di riposo non r 1spondo– nrJ, SN:-Ondo lei. alle condizio ni volute rlngl1 11rt ~ - 1 - 8 df'/la f,t'Ufl" ,, rlr1r1fi r1rt 3'1 ,, 3) rfrl fl1,ryJlr1ment11 manrl aff / ,•pf'ttr,r111tJ del L ·11 con. la ma ncanza di filali spinse i di– rigenti la ).Janifattu ra Toscan a Dini e C. a consigliare le loro maestr <lnze ad un 'azione da piazz a. Infatti, cii·ca 600 tessit rici, in quel gior– no, si porta rono al Palazzo ?vlunicipa le, per reclamare l'jnterrnnto del Sind aco onde alte– nere dall e autorità port ua li genovesi il pron– to sca rico di dett i filali che da più di un me– se si trovavan o su di un grosso vapor e ivi ancorato. Il Sind aco prorni.se ... come sempr e. e le sue promesse, cruesta volta , han dato buo – ni frutt i. J filat i sono giunt i... a confort are queste mae stranz r impaur ite terrib ilmente dal . lo spettro della disoccup azione. Or~. poche parole di mur a.le . T dirigenti la Man1fatlura ~uddet ta ebbero tutto l'intere sse di spingere i loro dipendenti a tale azione: ma ~aran forse domanj, gli stessi dirig-enti a scen– dere a più equi tr attamenti verso i 10 1·0 stessi dip endent i. qua lora si trasci nasse ro in que l– la... famosa piazza a chiedere un più largo di1itl o alla ,·ita, un a più ,·asta r iconoscenza al loro sne n ·antc e ben t.roppo frultif ero la– voro? Ci sembrerebbe l'ora che la classe lavo– ratr ice di questo paese sentisse il dovere di slri ngersi nella catena della grand e organiz– zazione operaia. allrim enti non potrà trova rsi che a c:;cendere nella piazza solo qua ndo si tratti di far l'interesse {i l più vasto} di chi la sfrutta. F. quec:;to un cons iglio che da rà senza dub - 1.io un resultato hene\'olo, 11erchè conosciamo tropp o bene gli c.f1·uttatori di questo paese. Libero. Soli:.ie di chiusur a tl i tessit ure giungono da l \li>nelo, da ll a l o11ibard"ia. Si dice che il coto- 1ii> non possa essere scaricato dai pir oscafi aia i>11tmti nel porlo di Genova. Perc hè non si pro1't'edt· a tempo ? Lner:.ia e i ncapacità di (IO· 1•nna nti. o ]Je(l(Jio delittuo sa trascuratez:a? Ciò che le lavoratrici debbonosapere. Abb andono impro vv iso del lavoro. l."01,eraia t1.~su11ta <·on coutratto a tempo cle– tenn i11ato se abba ndona il servizio pl·1ma del . la scadenza del ter min e l· tenut a al r isa rcì• rncnto dei danni. Però i da nn i ri-.arcihili debbono esse re una cOHReguenza immediala e diretta. L:1 ditta de\e provare l'entità del da1rno su– bit<J per 1·an·enuto nbhan dono: cioè ùne pro– vare: 1J il numero delle commissioni rimaste inade1npile; 2) il n11mero delle ,-ommis::iio n i che pote– ,·,nw essere adempite mediante lavoro straor– din:1rio da prestarsi dal ri111anentè personafo delta ditta; :1, l'e11tità df> !'.f!larbguo perduto. Per i' organizza zonedelle sariemilitari. Da Verona. Domeni ca. 31 gen11aio u!Limo scorso, alla_ I?re– sen za di un numeroso st uolo di sa rte m1hta – ri, la compagna );lal"ia Goia, ha t.elrnto nel sa– lone della Gran Gua rdia una conferenza a fa. vore dell 'organ izzazione di questa categ or la di la,·oratol'i. Dimostrò come le mber rime condi zioni lo- 1·0, siano in princ ipal modo da _imp_u~arsi .alla. mancanza cli ot·ganizzazio ne e cli spi nto d 1 so– lid arietà. Illu strò in modo efficacissimo tuLti i Oenefici che le sarte milit ari potr ebbe ro assicu rarsi ,nertl: la. loro orgru1izzazione in Cooperat ive di Ja\·oro, 1·unico mezzo per !;-,Oltra1·si allo sfrut– tamento dei capi sa rti. L'orga nizzazione cooperativa del le sa.rle mi – litari don·ebbe esc~ere incoraggia la anche dal– lo Stat-0 che ~ubisce pure lo sfrutta ment o dei rapi sEirLi. . L"oralr ìce couclu:;e insisten do sulla neceSSJ· ià di tutela re la maternità , tutela che potrà essere oitenuta tanto più efficacemenle da.Ha organizzazione. Sor elli na ila fat to, nell"ultiwo nume ro una r>ota: (( .l'lcllern illi H . G pa r la\'a delle innum e– re\·oli Jonne francesi e belga, che ad un att o di \"iolenza Unita le del lecle<:.eoinvas ore, de– ,·ono. ol'a, u11a 111ale rnità tragica . Qual cuno ha prntestato. Forse soltanto i tedeschi son o capaci cli simili Yiolenze? ~o n crediamo. Non ,·orr cnuno tro\·a rci nè con un tedesco, nè con 11!! coc:;accoubdaco t cl imbestialito d all:i guer– ra. ::\la, se tulla la stampa non me nte, il tede– ~to, in que $ta guer ra ha un primato Lerribi le; agg iunge alle at rocit à della guerra, un mag– gior nume ro di inut ili at rocità . Pe rchè? Le cause le dirann o gli psicol oghi. Sor ell ina. umilmente, uota . E la sua pietà profond a è per tutte le vittime della gue rr a. Lo slesso 1·,1ccapriccio prova to p,ei JJimbi ma rt ori ati del Belgio (ahi1T1è,non vorrei far e del piciic::mo) 1·11a !)l'Ovato per la donn a bo– sniaca che i tedesc hi (pa rdon! g li austri aci) hanno im piccata dava nt i ai suoi sette figliolet– ti ,percl1è an cla,·a. a comperare per loro, il -pa– ne con qualch,e moneta di rame montene– grina . E lo stesso profondo raccap riccio ha pro ,·a– to per il piccolo polacco , ucciso dai cosacchi, cta,·anti al pa dr e t he supplicav a! u• \ ' i prego, non uccidetelo, è tant o giova• ne! )1 E lo $tesso orrore ha }Jl'OYato.leggendo i ri– col'Cli c1·un soldato tedesco: u ::\'on so perchè, ma mentre stavo cun o sot– to il fuoco infernal e dell'a.l'tiglieri a frances e, attendenclo ,la m01·tc, di minuto in m.inuto, con. fusamcnte, una stl'ana visione di dolcezza , mi ,·eni\·a davanti agli occhi: il piccolo giardino che cii-conda la mia casa )1. :\la no, So1 1 eUina non cred e che solo i tede– schi commeltono delle atro cità! Più degli altri, ora. E lo cre<le a confort o del suo pensiero socia lista. Vuol dire che lo ~iato più milita rista del mondo, ha dato i sol – dati più l)r◊nti, più decisi. più feroci in guer- 1 a! Forse \·uol dire che l'ese rcito invas ore. im – pa ra la bl'utnlità un po' anche dall 'atto del– la prepotenza. che la patria sua commette. Vuol dire.. i\'Ia ,·uol forse Sorellina far J'e– rndi ta e il fìloc::ofo? Ella ha bisogno di crede – re che gli a!Lri popoli han no della ,·ita. .e del dii-itto un rispet.lo mag giore, per poter trarr e ancor a, un a speran za di sa h ·ez.za , nei desti~ ni dell'uma nità , anche dall'orrore di una tra– ged ia, a cui il cuo re, non può pensa re. So rellina .. 29 .Marzo. È la dala terrib ile per chi non ha polul o mett ere da par ,le la somma necessaria ad evitar e lo sfratto. Chi a vesse vis to in qu esti giorni la ressa alla Con gregazion e di Carità di Milano avrebb e un 'idea della lra gica situazion e eh ~ si att rave rsa. E nonostant e il fiorire del palriolli smo borg hese reclam an te in aiuto le forze pro ~ lela l'ie, i padr oni di casa n on ac cor dan o di – lazion i. Già : nep pur e nel Belgio ess i han – no senti to il dovere di cond onar e l'affitto e all a Casa d el pop olo d i Brux elles erano di e– cimila i proJ.ela r i ra cco lt i a prot esta re. La lotta di classe no n cessa ne p pu re nelle p iù tragiche ci rcosl anze. Anc he da noi no n pu ò esse r d iverso: i lo– cali dev ono esse re liberi per mezzo giorn o. Le preghiere , le promesse , i pia nti le im– pr ecaz ioni dei mise ri , non hann ~ pot uto commuo vere il cuo re dei pad roni d i casa nè il pensiel'O de lla situaz ione delicata ~ g rave del pa ese nost ro di frnnle ag li altri li rende più umani. Negli an gusti co rlili giaccio no alla ri nfu– sa la voli e sedie sgangherate, mate r assi sventi-a h , _pentole, stoviglie sc l'ostate , m as– senz1e 1rnconoscibili in allesa d i una nuo– va destinazione ... E alla Congl'egazione di Carità si attend e pe r ore il lieve obo lo rhe pel'motterà di trova re un asilo. Quanti drammi vivi veri! Qua le non fi- nirà in tra g-edia? c. c.

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