La Difesa delle Lavoratrici - anno III - n. 13 - 5 luglio 19

LA DlFES A DELLE LAYORA TRIC I Educazione s cial sta credere che nella Yita futura ci sia o meno un premio per le nostre azioui. colonne alla conferen:a. C~10d~ ~s~i -r.iella Lomb ard ia vinto dall e u gr~nch v.enta indiscu– tibili che tl'opp i nella ,·1ta pt angono,. sof• frono , muoiono di fame, 1~1entre .o.Jtn go– dono sen za un pen siero per 1 frate lh e 1~ s~– relle in felici. .. n (cosi egli si esprim e ad ind·t– care ciò che ha sentito dallq, comp{t(Jna n o– stra) tenta di dim ostrar e che in tan to uma– nesimo pur tullì i buoni d.ovreb~ero e~serc co11sen;;ie nti al dì fuori d1 oy,u part ito ... & Allelevatrici d'Italia Dalle u Voci delle officine e dei e-ampi 1 '. prendo lo spunto per trattare llll arg?I?ent? d,1' YiYissimo int er-esse per le nostre lettn c1,.po1ch~ nulla quanto l' educaz ione dei fi?li può mt.er ~s– '-are Le donne, sieno esse madri o non lo s1e– ;10. ~on sono forse un po' tutte educatrici? Quando si sente il dO\·ere di cooperare a questo tr ionfo della umana giustizia, non si tia bisogno di trovare una ragione della Yi– ta. al di fuori della ,·ita stessa. Sarebbe pos sibile l'orga nizzazione delle ele; vatrici? Indubbiam ente s~, dal .n:omendtott?h stata possibile quella cle1 mecl1c1 con ° 1· Si tratta di spiegarci il dol_oroso fe1~omeno per cui molti genitori socialisti, non n ~sconp a improntare della loro fede i loro stessi figli, il sangue del loro sangue, l'aninl:1 della loro anima! . . . Pmtr oppo ese.mpi ne abbiamo. tutt i i g:orni e sono tanto più dolorosi per 1101che abbiamo cqmpiuto uno sforzo per ribel!arci alle nostre famiglie religiose o borghe~1, quand_o dall: scuo le, più che non a,·Yenga ora, usc1Yano 1 fermenti del socialismo. Lucia sostiene una tesi incliYidualista: ognu– no porta con sè dalla nascita una psi.eh~ pro– pria e perciò non si pt~ò i:ireten.cler~ di .1ee:.:1.1:e all 'ide a socialista i figh d1 gemton socialisti. Così essa spiega il nosno cambiame nto di fe– de in confronto ai geni tor:. t·era dà maggior Yalore. a.Ila ec~ucazione e sostiene che un padre socialista, 11 quale ha un figlia che \·a in chiesa è colpeYole di non aYer saputo educare. C'è del Yero neiruna e nel l"altr a tesi, ma !U– no ambedue unilatera li. L'.l Yerità doneDbe - secondo dice il filosofo - stare nel 1~~ezzo ! La formazione della coscienza. eh e quanto dire reducazione mr:iana, non può as tr arre dn tre fatti: l'ercdUarielà, l' a:ione dell'ambienti: in aenere e l'a : ione dell'educato, ..e. . . L'ereditarietà è W1 elemento unpo11anuss1 mo: come nessun medico fa la diagnosi cli una malattia senza conoscere i precedenti fa– mig-liari. come nessun giucllce che Yoglia e~– ):;.€r .... sereno ,·erse un colpeYole dimentica di guardare nella genealogia del giudicato . così nessun educatore può trascurare questo ele– mento nell'opera ~ua. 11 ien0meno della ereditarietà c'è sempre nell'indiYiduo anche se le tendenze indi\'idua- 1i, che sono un di più accidentale, sembra!10 porre agli estremi poli il genitore dal figlio. Al di s,,no di queste accidentalità sta la tra – ma psichica ereditaria che fonde gli element~ cteu ·uno e delraltro ramo generatore adattati all'ambiente. modifìc'lti dalle circo~tanze. Io posso tah'olta di~tiguere in me. come una slra– tificazr.-.ne di que~ti elementi e :::ento p1ime_e.-~ g~,ue ora gli uni ora gli altr~, \cu~t? che cl~i miei sentirne.mi potrei farne 1 analisi come Ia il chimico che analiz za una sostanza. Il fatto che noi da genitori non socialisti, noi siamo dh-entati tali, non nega questa teo– ria. Ri cordiamoci che 1,a prima base del so– cialismo è il senso di giustizia. Ecco ciò che possiamo a,·er ereditato dai ge. nito ri. nostri 1 mentre gli alt ri eleme nti per giungere alle nostre teorie, ci fur ono certa – mente aggiun ti dall'ambiente, dag li studi, da– gli esempi. )Iia madre non era socialisi::1 in teoria, ma Io era già nello spirito. E i suoi sdegni per ciò ch'era ingiusto e Yile sono la più bella ere dità ch·essa. mi ha. lasciato. E ha saputo an – che educarmi socialisticamente: ero nel mio paesello di campagna una piccola privil egia – ta, ma ricordo benissimo che ad ogni ban1bo– la nuo,·a che mi capita,·a in don o, c'era, al– meno quell a \·ecchia da colltlcare e con ciò la gioia di allietare qualche Yisetto dell e mie coeta nee. E mi ha dato anche rambiente: essa non ha mai avwo l'ambizione o la ,·anità di con– durmi là dO\·e si vive\·a di fri\·olezza o di me– schina gara di apparenze esteriori. ili ha dato la libertà dei campi e dei monti, ma non ha trascurato mai di condurmi nelle povere ca– ::.e dov·era la soffere nz a. Lo so, lo so, che ora si ride d"i questo pù>– tismc,, lo so che molti~simi dei compagni no– ,tri permettono alle figlie, un omaggio alll(. libertà, di freguentare g1i ambienti più bor– ghesi; Io so che in molte famiglie di sociaHsti non si chiede ai figli mai, mai il più lieve sa – crificio, la rinuncia piu lie\·e che potrebbe es– ~1· quella di non ,·eden-i davanti una camerie– ra sempre pronta .ad ogn i servi zio pen~onale, anche se questo aYvilimento della personalità ;,. la nezazione del ~ocialismo. >Ja co<:i non si educa al socialismo; e so– cialisti i figli non diventano se al Ioro orec– chio del ~ociaii~mo non giunge che l'eco del– le diatribe di partitr,, o i neolr1gismi creali ad indicare le tend1>nze diverse che p~sono es– ~ere sante per chi \'h·e la \·ita di partito, ma che non po<:i:;onoformare la base di una ed11- cazirme socialista per chi si affaccia al.la . vit:il E una r,bbieziom~ mi si potrebbe fare: Ma ~ tua madre non ha educato come te i f.110-i fr,i.telli ? Perc.he non <:ono P<:si socialisti ? BrP\'f': rie.post.a: perch~ ad esc;;icv,no mn nl"ati altri eJ-,,menti nPos.sari e suffirirmli per d; i.re una coscienza <.ociaJista. Xr,,i siamo dirntloti socialisti JJl'T ribPlliOnP, rJke Lucia, e per JQ qe,c_c,ofenomeno pc,treb– bero i flg-li dei c.r,cialic;ti diventare degli asceti '-P w:,n dei bigotti conrlude 1:i.. stec;sa. JJ pa– ra1zr.1ne non c.alzit: i due fenomeni sono hr-n din:r,;i. &ltrimenti ~i dovrebbe negare il pro– µ-rP<;SO de11e id,:e i::d il \·:dùre morale df!l !VJ– ciali,;mo. La nostra ribP!lione era logk;l, sdentiflca., J!Tùgre~si\'a in quanto si valf!\'a di f']Prnn1ti di critka e di giudizio forniti d:,Jla O&"lerva– zione dei fatti e dallo ~tudio della viVL so– cfale. La ribeilion~ di coforo d,e ripudianrJ H socialismo per ritornare ad una fede mor– ta, contra...'-tante con la logica e cr1n la srif'n– za e assai spes-.o un fenomeno di indrb()li – mento cerebrale per non chiarnarlo addirit– tura una ma:htth.t mentale. ~la i figli dei srJcialisti eh,# diventano dei credenti l1on harmo ~nerabrie-ute comr,iuto un atto di ribelliùne. Si sonr1 f.'ottratti alla educaziùne dei genitorj per subire invece al– tre influenze. E cio yur,I dire clip questa edu– (·azione f> stata manchevùle. c:.:e nelJe fa.rriig-lie soct~Jiste, il soci:.tlismo di\·entasc;e ,·eramente una ragionr- morrde di vita. s.r,<ctituirelJbe ogni eler11ent11reli,cdosr,. sod– di!--facendo ai bic;ogni m,,rali drdl;-1 vita, senza_ contrastare col vero ~cientificfJ. Quando si crede che operando bene f-'i co.-.,- 1,era ad un dom:mi in cui h giuc::tizia u,1n ~arà una \·ana par()Ia, nr.Jn ~i ha bisr,f.'TJO di È questa fede che J;isognu. dar~ ai figli, è 1 'imperatiYo di questo dt" ·ere che i genito ri de,·ono creare nelle coscienze che si Yanno form11ndo . :.\la non è sempre così nelle famiglie socia– liste! Troppo spesso il socialismo dei campa· gni si tra disce fra le pa reti domestiche, ed il partito, fra le chicicchiere cli t.:i.sola, appare come un campo di ga ra per ambizion i perso– nflli ! (( Bi soana che arri "Vi presto il gi orno in cu~ non vi sieno più uomini clisoccitpali, madn che non hanno da allattare il proprio nat o, famigli e che non ha11no da dormir e... L'arain e acl oani ri't;oluzione sta nell'um~– ne simo 7Joic hè la continuità del tragico quoti– dia no può dderm.inare la . Tivolla (li'lu:ti.[icala e uiusti[ìcala tan to più dall 'incli(feren;;a dell a borghesia odierna! 1,. Non ho pre sente 3:Icuna stati~~ica, m_a ~~: · credo di esage rare dicendo che H sono in Jia ventimila levat r ici_. . .· • ali Quando si siano mosse qu elle de1 P 1 inc 1 P centi i, le altr e sarebbero attirate, non fosse altro dal mil ·agg io d'un miglioramento econo – mico. Giacchè, qua lunque voglia essere .1~ 1ncntalità di una ]evatrice 1 vi sono ne ~ess1ta così imrnecliaie e gravi che ne~suna eh esse potrebbe in alcun modo sconoscerle. Quante f1:a~i piene di scetUcisrno ho sentito in case di te~serati 1 quante espressioni egoi– s-tiche sono ma i uscite dalla bocca dei genj– tori, che hanno il torto di amare m.ale ì lo– ro figliuoli l :\Ja i fatli, mi si potre bbe chiedete ancora, non Yengono ess i a contraddire ogni te~i? .\:on abbiamo tanti esempi di gen itoti che educ,1ron o bene senza riu scire allo scopo? Vorremmo noi gettare la pietra a quanti compagn i e compagne fallirono nella educa– zione dei figU ? Chi è senza peccato .. ::\'o: noi non po.':;::.iamoe$sere troppo sevel'i e as~oluti nel nostro giu dizio , perchè r edu – cazione non è sempre cosa molto facile e semp lice, e di ogni singolo cas o, senza _con.– dannare, potremmo tro,·are una spiegazione. )la. per carità ! Tn nome di questa bern~def... ia libertà non ce1·chiamo di diminuire il va– lore dell a educazione e sopratutto il doYere di educare socialistica mente da parte dei ge– nitori. In nome d i questo individu alismo non facciamo l'apologia cli tutte le forme di egoi– ,;:,mo che purtrnppo perYaclono ancor l'aninio nn-;tro e si tradiscono spesso anche sotto 1a ,·e..;te socialista! Ricordia 111oci che per qualche caso da as– so]Yere, ci sono cent inaia cli casi eia condan– nare. E finiamo la con gl i adat:f.amenti dei so– cialisti ai:rli am bienti aYYersa ri, co~ì come 1a si (> finita col collaboraziQnismo e con le tran– sazion i politiche l G1SELD\ BREBBIA. Umanesimo o socialismo ? Ci si chie de 11n larg o riassunto della con– feren :a di Ang elica Balabcmoff tenuto a M i– lano la domenica l"altra. :Yo: le co11fere11:·e di Anaelica Bulaban o{f ùisoyna $enti rle. S on si ascolta sen:;a tralle– nere uìi lacrinw; non si esce dalla sa!a ove essa mula sen:,a sentirci mlltati. La sua fede ha mia JJOfe11:a suggestiva a cui nessuno li può suttra rr c. :Yessuno: neppure i reporters dei aiornal i ai:te rsari che hanno dedi cato b1wne P(lr ole d'oro ! Salvo intendersi Slllla portata del termine umanesimo! Eppllr e la nostra com.– p,t(Jna è stata ben chiare~: tull e. lé. miserie -umane, d·eri vano dalla catlwa costtlu:.ione del– la società. Quando la proprietà pri va ta font e di egoismo, di sfruttam ento, di odio, sarà. tra– sfonnala nella propri età collellivp, saranno sanate all e radici le piaa he sociali. Tl bllon cuor e 110n basta: è un'a spira:.io11t' impotente qu ella di chi crede che coi soli suoi. battili sì possa far e giusli:.ia. Occorre uno spostmnent o di basi', occorr e ciò che è il postulato 7nimo del socialis1110. E il partito socialista, lo diss e anche la com– pagna nosl ra, è ben dive rso dagli altri ne!l e slle finalità e nei suoi metodi. Soi non 11oss,a– mo tran sigere con chi ammette la legittimità del capitalismo e del privilegio . O si ri con osce 'il dirillo aoli sfrutta/ori da sfrullare in eterno e allora è inutile piana erP sugli sfruttati; o questo diritto non si ric o- 11osce e allora non c'è che convenirl! nel SO· ciaUsm o. Ma qu eslo voler JJartecipare (il nostro sogno di giu sli :.ia resping e11do, i me:.:i nostri v er arrivarc i e sen:a offrircene altri con cui ci s'int end e arrivare, è un sogno infantile. Cn sogno pieno cli gentili {anlasie, ma ·un soa110 che s1 1 anisce davanti al rUw eglio della realtà dei falli.. u In questo e J)er questo grido umano chi esto agli llornini cli buonn.. volon tà J)er le donne af– flitt e.... ho applaudilo alla con{ere11ia di An– geli ca Balaba11o{f "· C'è di{fer en:.a : il grido umano di chi chieclr gillsli:.ia sen:;a dire com.e si debba cotpi1'e l' in– (Jiusti:.ia, è g-r·ido sterile che echeggia in con– che vuole e contro rupi infranaibili. n grid o di chi l(t (Jiusli:ia chiede attraverso le 1 1 ie del socialismo, è grid o che tro va nella wncwilà dolorante, le armoni e feconde di mt"a:ione fattric e e creatrice. Volete forse, voi sognatori, salire la velf.(l sen:,a pico;;:.a? Ritorn erete tosto sulla Vi\'t per– corsa. Noi muoviamo alla co11qllista, con (]li strumenti cli lotta. :vez socialismo trotiamo le nosl re armi. GIAÈLE. Elev are le loro condizioni mora li sa rebb~ 1~ prima cosa da farsi. ~i par~a~ p~r qu.al ~ia.s1 iniziati\'a di unione, cli concl1z1on1 mo,1 ah. 111 senso generico, vago e spes~o per alntud1ne _ Ma quelle delle Ievail'ic i sono dav,·er o un ~a– so ecceziona le e caratteristico. Diciamo sub 1t? che il più delle volle una le,·atrice dal pubb!J– co è tenuta in poca consi derazione, quando addirittura 110n si fa del suo tit olo e delle sue mansioni un sinonimo di donna dappo co o pegg io. Bis ogna anche dire che spe~so la le– vatrice si adatta a questo andazzo vilmenfe e segue, anche contro sè stessa, la corre nte, ~!lo a. compiere il J)l'Oprio ufficio così . co!n.~ voglio– no i tradizionali maledetti pregi ud1z11 e non come la sana igien e e la pratic a moderna pr e– scl'ivono. Da questo lato la le\·atri ce, in gene– rale, a,Tebbe molto da fare e da rifare, nt potr ebbe tro va re altrove un pungolo migl iore e un fecondo e1emento di sana ed efficace pro– pag anda quanto nella propri a orga nizza_zione. Un giornale profes sion ale a,-rehb e anz1tt!tto~ per tale rigu ar do, l~rgo campo di battagha e allori molti da cogli ere. Nè il yant agg io, per ta le opera apportato , finirebbe nella persona delle interessate, ma si allarg her ebbe al pubblic o, pr?sso i! . qu ale ele\·er ebbe la dignità cli una funz1-0ne che non di rad o è stimata da meno di quella di un sa– crestano di campagna . Ed è per questa qu a– si acquiescenza di molte tra loro che Ie leva– trici non riescono a liberarsi completnmente di qu elle mest ieranti, che, prive di qualsiasi tito lo o cogn izione, sono un pericolo perrna– nente all 'a borto, ecc., ecc. L'aborto! Ecco una piaga che un giornale professiona le di classe potrebbe combattere, abbinando questa con altre quistioni, come qu elh:i, ad esemp io, del neomaltusianismo . Un giorna.le , poi, è sempre uno sprone per · studiare altre cose, perchè, richiamando idee e quisVioni nuoYe, riporta le menti anche più pigre attraverso notizie ed accenni, negl'ingra · naggi della cultura. Se dico che è quasi com– pletamente estranea alle levatr ici debbo forse temere di dir cosa inesatta? LOTTEE DIFESADEL LAVORO In generale, oggi come ogg i, non è proprio una virt ù ita liana quella di mantenersi, cia– scuno per la propria parte e per le cose che con questa hanno affinità, al corrente con le pubblicazioni e collo stato di cultura che è di att ualità. Qualche cosa arriva, m a quando è già ,·ecchia e forse sorp assata. Sono sì e no le– cose reclamistiche e di dub bia fama ed auto– rità che arrivan o per mezzo di un giorn~ . incompetente o di cataloghi miracolosi. r~mrnlmNt ~rnu ~~rn~1 mmi Ricorderanno le lettri ci come qualch e tempo fa una comp ·agna di Le gnano ci chie– deva il perché le operaie della Manifattura Legn ane se, doYe es istono le due squ aùr·e di lavoro, dovessero lavorare fino alle 23 anzi– chè fino alle 22 come imponern la Conven– zione di Berna. Rispon demmo che purtroppo tale conven– zione era sta ta infirmata da una se nten za di Cassazione che la riteneva nulla e che occo rreva una ag itazi one da parte d ella clas.5e operaia contro que sta iniqua senten– za. A Legnano uno sc iopero portò quelle operaie alla diminuzione di mezz'ora d i la– voro . E bene assai fece la Federazione tessile ad agitare ques ta ques tione allargando la a tutti i cen tri ove vige il sistema delle due squad re di lavoro. Ma fac.ciam o un po' di cronistoria : Nel 1902 il Parlamento votava la legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli abo– lendo il lavoro notutrno. Pennette va però nelle fabbri che tessili il lavoro a due mute con un orario dall e 5 alle 14 e dalle 14 al– le 23 con mezz'ora di ripo so intermedio. Come ognun vede era una conce~sione agli industriali, i quali con questo sistema uti– lizzano vieppiù la loro fabbri che. Ma nel 1906 a Berna undi ci Stati Euro– pei firmavano una conve nzione pèr la qua– le veniva abolito il lavoro nott urno per tulr t;i 1e donne dai lavo ri indu st riali e veniva stabilito che il riposo notturno doveva com– prendere il periodo di tempo che va dall e 22 di sera alle 5 del mattino. La legge italiana veniva quin di a tro– varsi in cont rasto. Fu per la pressione del· le organizzazioni che con la legge 29 giu· gno 1000 il P ar lame nto dava piena esecu– zione alla Convenzione di Berna. .Vla gli industrial i trovarono pretesto per la violazione nel fatto che Spagna e Dani– rnarC'a non avevano ratifi cat a la convenzio– ne. IP <:ontravvenzioni alla legge notificale dall Ispettorato del Lavoro, riconosciute da alcuni magistrati, trovano la Corte di Cas– sazione che le annulla . dando cosi man for– te all'industrialismo tessile. Non occorrono altre parn le per dimostra– re la legittimità di questa agitazio ne. La rorc1utaJ?1one dei 1,adroni tessili è tanto più malvagia quando si è potuto con– statare , <·ome a Lwnano, che le opera'e rendono lo ste~so lavoro con un orar;o ab– brevialo. Le stesse operaie a collimo al- fermano di non aver avuto al cun di scapi– Lo. Bisogna dunque imporsi con la forza organizzata a queste tirannie pa drona li ; ormai il preleslo della crisi cotoniera che ha tenuta questa classe da ta nto tempo supina ai voleri padiro nali non è più da temersi . Sarebbe anzi opport uno esten de– re l'agitazione ad un programma più va– sto comprendendo ad esempio il sabato inglese. Qu este agitazioni per questioni che toc– cano tanto vicino l'intere sse della donna lavoratrice dovrebbero ave re forza per muoYere questa numerosa falange femmi– nile, che clic tanta parte della propria vita per create la riccn'ezza nazionale! Le rappresaglie a Legnano Abbiamo detto più sopl'a che Je opera ie le– gnanesi furono le prime ad agitarsi pe1· la questione cli cui abbi amo parlato. Orbene: quand o il capitalismo cede al di· ritto proLetario trova sempre la via per re– fat si della sua prepotenza. Dopo Jo sciopero nella )J anifattur a Legnano tutto pareva tranqui llo, qu ando un bel gior – no circola la voce che c'è una sottoscrizione di omaggio al padrone per dimostrargli che lo sciopero fu imp osto , e che le operaie sono cont ente di lavorare fino alle 23. Si può ca– pir~ la spontaneità di una sim ile iniziativa! Ed eccoti il padrone della fabbrica. div'ent ar triiJuno, far smettere il lavo ro per fare un cliscorsetto cli ringraziamento alle operaie. - E il tempo perduto ci sarà 1isarcilo? dice taluna. - i\la:nco per sogno ! :\la il discorsett.o era appe na finito c1ua11do s'i nizi a da parte delle ragazze del convitto delle suore, che ivi lavora no, una dimo st ra• ziOne ostile contro la comp ag na Mar gherit a Guelfo, clie vie11efo sult ata, beffegg iata e indi licenziata. Di chie era. colp evole costei? di ave r pr omos– so l' agitaz ione per la diminuzion e d''orario. E la vend ett a padronale si se rve delh incoscienza. di povere r agazze e le scag lia con– tro la colpevole al g1ido dì - Via la. socia – lista! - l'n co1nizi0 imponentissimo dim ostrò lunedì c:;corso, la solidarietà del pro letarittto legna– ne<e alln icompag na roJpita. Parlò per le donne socialiste, incita nd o la mnRsa a tenersi pronta per qua lunqu e atto di sodil nrietà po– tPsse riten'prsi ol)p()rtuno, la compagna Br eb– bia . Ora la compagna Guelfo atte nde giu st i.lift. ),fa il fatto sig nifi catissimo ci dimo stra quan– ta propa,xanda c.ia anrora, necessa1ia fra le donne .P Nime <lel!'leria. ~ia la sclliavitù mo– rale n ('lii sono condannate lP po,·ere ragazze 1·inchiuRe uri con\'itli industriali affidati alle suore. E' quPstn Ja schiadtù nella schia\"itù e noi <111hbiamooccuparcene . Questi ed altri problemi morali non meno importanti potrebbe ag itare, con soffio poten– te ed autorevo le, pel propri o e pel comune vantaggio, l'organizz azione delle leYatrici con mezzi molteplici, il primo dei quali dovrebbe– essere il gior.nale di classe. Chi più di loro potrebbe, ad esempio, influi– re presso i Comuni e le mad1i e gli enti pub– blici in gene11ale, perchè siano istituiti asili di maternità ed albi consimili e Yigilati a do– Yere quelli che ci sono ? La loro quistione economica non sarebbe· certo il lato mepo importante della loro atti – vità. .A.nche qui ci sarebbe da purificare. Anzitut– to la concorrenza poco bella e niente edifican– te dovrebbe aver fine. F acendo tutte Le con– cessioni ed ,agevolaz ioni ai po\·eri, \'errebbe in conseguenza rhe si stabili1ebb e un minimo di paga secondo l'a ssistenza. Le miserrime pa ghe corrisposte attua lmente da molti Comuni sarebbero prese di mira per– •Chè fossero adeguatamente migliorate e con esse le preferenze e le ingiu stizie che si verifi– Q'lno su larga scala nei concorsi. Le leval ricf maritnte sono spesso ca us a dei bass i st ipendii, perchè si ritiene che il 1a,·oro della donna , massime se marit ata, possa o debba valei- poco e perchè la donna maritata, avendo aumentat i i bisogni, si offre a un prez. zo vile. Queste rapide insufficientissime note non pos– sono certo aver l'aria di un appe llo. Pur ri– serv andomi di tornare sull'argomento, invito il giorn ale La Difesa delle Lav oratrici a dare consig li auto revoli, ad agitare la mia propo– sta, a farl a sua ins omma. P er espe rienza diretta, io posso dire che Je qui~tioni d't .me prospettate sono una rea le condizion e cli cose e la soluzione o anc he ]a semplice trattazione di esse riuscirnnno gran– demente ~ducative e benefiche. Un a classe num erosa ed imp ortante come quella delle leva tri ci non sf 1foò muovere in– vano, e se nza dubbi o la sua azione sarebbe per essere di un:a. grandissima utilità civile. La società, o gnrn parte di essç1., non sente che le rag ioni dei forti che sa nflo farle valere; i deboli, i pigli rim ang ono ina sco ltati. Ogni classe deve troYare la propria forza in sè stessa. Quella delle levatrici sa rebbe una delle mi– gliori falangi muli ebri da incuneare nel non trascurabi le mo vimento femminile mode1·no, che, a pl\1·Le le singole vedute, è degno de1la mass iina aLt.enzione ed indice indubbio del cammin o verso il meglio. Quest'essere che di notte o di gior no, giovo..- 11eo vecchio, con sac1ificio di sè st.esso e 1:i-enza. riguardi al suo sesso, acco n e dO\·unque la vi– ta. perpetua. l'um anit à, non è per nulla tenuto nel la meritnta considerazi one, il che è un in– ci:'lmpo gl'flJldissimo al suo miglioramento e al perfezionamento del suo altissimo ufficio; e ne par leremo un'altra volta. Xocera Inferiore. LUCIA NATALE, L evatrice. Abbon. 1eme1lrale lla " Difesa delle Lavoratrici ,, L 0,80

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