La Difesa delle Lavoratrici - anno III - n. 12 - 21 giugno 1

Vita proletaria La donna al deschetto. Ve Ja immaginat e ,·oi, la donn a dtwtui ti al deschetto da calzolaio , mentre batte la suola, pic chia il tomai o, tir a lo spago in un mol o continuo affannoso? Le avete Yiste le mani ner e cli pocc, dure di calli, sfomH1le dalla fatica? Il solo eseanpio di qu esta indu stri a affi– data alla donn a ce l'offre Vigev ano, artistica cittadi.na medioev ale, ove una fortiss ima pro– duzi one di sca rp e da buon pr ezzo, compete con que.11a napoletana, pr opriq in gr~zia _dcli~ sfruttam ent o femminil e, come. a Napoli de1 bassi sa lar i ivi anco ra possibili. E sono sca rp elle di tela JJianca o ciner ina , o più civett uole in ,·elluto o in verni ce: pic– cole sca rpe fra gili che far ann o la loro .bre,..:e stagione o nei balli invernali o nell e sp1agg1e baln eari; sca rpette di vo ca s.pesa c~e form e– ranno la delizia deHa gioYane operai a nel po. meriggio domenica le, mentr e la madr e ob– bietterà sull a loro poca dur ata . M a eccoci nel Yasto salone oYe da un COJ?O s'inizi a la sca rpa, mer cè la trancia che ta glia le suole e dall'a ltro la sca rpa arriva finita, pTonia per entrare con la gemella nell a sca – tola bianca . Le tag liatrici laYorano in piedi. Sono esse alla ca rica più import ante e son o le sole che h anno una gio rnat a fissa : perciò sono calme e Òi~~~~Ù alle m acchine (fin qui nulh di sl_ra– no) ecco le orlatrici che guid~o le_bel)e 1m– prunture fra il ticchetti o degh aghi e 11 fra- g~~~ad1~:tor~~t~"OeraYiglia si desta daYanli ali.e m.ontatr ici che ap puntano , con piccoli chiod1. il torna.io alla suo la, con un a lestezza tale che i chiodi passa ndo dalla mano allo - labbra chiamate in suss idio mom en~~neo. e alla sc_a1:- 1>a poi, semb1~ano rincorr erst m ridda Yert1g1- noÈ0ie tiraspago , alla lor Yolta, impeci ato lo spago nei ritagli di temJ.)O,afferran o ~a ~car,~a così appuntata ,per cuc irla a punto mli eccu– to e le loro mani si mu o,·ono a tempo nel ritmo del doppio movimento. La scarpa è cucita. Ma le informatrici deb• bono rovesc iarl a con un a ingegn osa. manon·a che non .semp re riesce senza guasti, e ~ebb.ono poi nu ovamente adattarla in forma, picch ian– do sulla sca rpa appoggiata alle gino cchi a, dei colpi tali che noi non possiamo a meno ~i chiedere se quelle porn re gambe non ne n– sentono . - Ci si abitua a tutto! - esse dicono. - State contente, che· questi colpi vi ri spar- mano le cure del masseur - rispo ndi am o. Fin almente inchiodato il tacco, la sca rp a è finita e passa a.Ile raspa .tr ici che con· un ,·e– tro levigano la suola. E raspano tanto, che in capo .a un giorno sono 7 od 8 dozzin e cioè a dire 180•200 scarpe quell e che escono dalle loro mani! LA J,lf'ESA DELLE LA1·0RATRIC I Milano socialista ! Chi ha 1·isto la (ìum.ana f estontr atlravrr. sarr dornen.ica sPT(l,le vie della mrtroJJOli lom. lir,rda vrr rrcar si a pnrr e la ro ssa blrn<ftrra a Pnlri::o Jl arino, non potrà mai dimenticare. Bandie ra r ossa! La sea·ui1 1 a110uomini e don• 11r rr,nt cmdn e mai il fatidico fono ci appdn'f> più bello . La acclamavano Mialiaia di voci commosse dallo stesso 1mlpi lo e -mai ci var vf' piit siyni fìcativ (l la di visa dello spa:;;ino (ce n'era vur qualcuno che non a1 1 e1>alascia to le spoglie del suo lavoro ) acconto alla giacc a del medico o del 'maestro f Ed i bagliori rossi dei fasci accPsi si ri (l.et – trrano s1,i 1·isi smorti dei borahesi impauriti. Passano i l>arbari! Evviva i f>arbari se por• flrnO 'Vita , for:.a, lat ·oro al pal a:.r.o oi·e t,, mu{Tr allignano da un J)e:::.o. Voi civilissimi che in nome dei sa nti 71rincipi di con:;PTva::.io. nr a1'ele ammin istrata fa città. gra~~n. {ì1u1 arl orrt. ar etr f>ensi 1 ensot() ai IJl'i C()rsi Cf'ntrf1l i. mo avete dime nticat o i luridi borah i one si ·pi(tia la 11orera aenlr in caS/' mnfsrmr ,.. pur fnnl n costose... Passano i dis ln lllo r il E·rrh•a i di .tlr ntl ori se "Hi 1·enaono a far e un po' d·i (Jiuslizia. Voi snpirnli edifica tori riel passato m•rte pen.wto ai cnmodi vostri, ma nulla avete edifi cato per chi lai·oro. Passa la (Pppa/ Evvit'a lo teppa, mnaari. sr ",~sa 1111re inconsciarne11t e conrorrc ad abbat– f rrr riO chr e causa primo dt'lle sue tr isti con– di:i oni. I harl>ari, i dist ruttori, i (Pppisti chiedono 07J1•re fecrmd,, di lm:oro, chi edon o ai-usti:;ia nei J}Csi da soppor tare, chiedono la d1/e&a del ln t·nro , la tutela dei deboli 1 l'is tr u::.ione com– pleta dei figl i del 11opolo, chi edono in fin e il diritt o a.Lla liber tà di 11ensiero e alla dignità di citta dino. Passa il lung o cort eo : dal corso entra nella 7Jia:: a ove il aotico tem.,pio .vare sorrida nri chiar o-scuri di luc e, alla folla nuot'a rhe 1101•. ta gi oia e speran : a. Al di lCLdel duomo un pala::.:;o mulo, uni for– me, sbiadi to, 11are che inv ece guaii paur osn. È il pala ::.::.o Reale : esso non ha belle:;:;e ar. ti stic he per teslim.oniar e degnamente il 1wssa– to. .\"on hri yai e::.:.a e t·ita per affermare il vre– sent e. t:, nwto .. sempre -ruolo! E ci sono es• seri umani sen:.a casa ... Ecco: i barbari nuoi;i vorrebbero, se possi• bile, abballcre anc he questi controsensi e iJu e- ste in yiusti::.i e.. Giaèle. Piccole e grnndi "eritù Lo sca lpi tar del cavallo sul selcia to ha provo caLo ur,a scint illa: è l'inoonlro di due forze che si trasforma in calore, il qual e a sua volb dù luogo alla luce . . Così il lampo che solca lo spaz10 accom– pagnaLo dal Luono che fa (remare il bam· bino. rrra s!ormazioni di forze che la sc1E:nz_a ha determ inato e fissale in formule e leggi; forze t,.lvolla perico lose, ma sempre ul1hz– zabili dall'uomo ai propri fini. Così la forza di un torr ente che raccolLo dal!a turbina passa a dar moto alla macina d'un mulino , 0 viene ad illuminir e le strad e durant e la r,otte. Quando l'umanilil non sa rendersi conto di queste forze si chin a ad adorarl e, le per– sonifica per pote rle placare con sacr1fic1 e preghiere. Cosi nascono le religioni. Quando la scien za viene a sp iegare i fe– nomeni na.turali , l'uomo soggioga queste forze e le f.a sue schiave e le religior,, per– dono il lorn conte nuto di paur a. La scopc rl.a di Beniami no F ranklin che mer cé una punla metall ica ci dif ende dal fulmin e libera l'uomo da un terribile in– cubo ch'e l'ha proslraLo per secoli a impe – trar e la pielà del dio vendicatore. Quando la forza elettrica carp ii.a al Lorrenle viene con ur1 1 filo a porlar e la luc e, l'uomo non ha più davan ti a sè la noll e buia piena di misleri e d'agg uati e ,il!onl.ana da sè i fan– tasmi del passalo. Ma la scienza è ancora il privil egio di pochi che spesso se ne valgono ai fini della propria · ingordigia. Noi vogliamo che la scienza sia. di tutti e che :1 tulli diffusi sieno i suoi ben efici. La 1naestra. :Juand o Ay oslinJJ Berfani fu chiamato alla di; e::.'ione suve rio re del Consiglio Sanitario, fn inte rrogcllo quali erano i rne:;:;i miyliori 11n dar e al va ese dei buoni cittadini, ed egli r iSJ}OSe : - Date alle donne operai e un lavoro meno gra voso, un orario abbre vi at o, migliorate l e condi::.io-ni iyienic hr degli stabilimenti, met – tetel e in condi ::.ion i di dar e un latte materno scevro da mic robi velenosi, e voi at·rete dei cittadin i sani forti ch e onoreranno il vaese ,n et;~;~:_1\ ~ ~nt;t:~;~ersa;iidra non ha medi - 1.ato queste var ole 11rima di respingere le uma– ne- richieste dell e tabaccaie? - Noi lo sappiamo di morir presto con qu.E:- d; ;n ~r; ;: re! . a come n.Sl t . . o~~l~ J~o~W- i-. ,;;;;~;;;;. ,;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;, ;;;;;;;;;;;;~;;;;; ;;;;:~~~;;;;;!!;;e!!!!!!!!!!!!""' ""' """"""""'= == === == così. che non... morir di fame. E' una giovane aitante, dagli occb,i ner i e vivaci che così parla ridendo . Ma 1 ma, in quegli occhi passa un senso di terrore . La ,·ila è bella qu an do si è giovani e si hanno .due occhi di fuoco! E mi si dice: - Guadagnano bene queste donne! Dalle due all e tre lire al giomo. Mollo infatti ii;i con• fronto alle altrn industrie. Perciò questo me. sliere è 13..Ssairi cercato dall e donn e nostre. Ma quel laYoro a cottimo le obbliga a un a sveltezza strugg en te., Guai a chi si ferma! Rompend o 1'ordin e dei lavori perde il suo tur. no e lo fa perd ere alle altre compag ne. Qui tut to deYe procedere i come l ingranaggio di un orolog io. E pe,·ciò si laYora sen za pos.-1, finchè la sirena liberatri ce non dà a qu elle donn e stanc he, la gioia rin novatrice di forza ohe le sosping e fino alla po\"era casa. Un'occhiata anco ra : è una.. ridd a di manl che si mu ovono è una musica di colp i sec– chi che si smorzano sulle gino cchie. E si can. ta intanto, per chè per fortuna siamo in un a fabbrica che non appart iene a tira nni. ·Mt c!imenticaYO un reparto: qu elJo degli uomini. Essi 1aYorano calmi. Le loro paghe sono mig liori e perciò essi non hann o biso– gno di affrettars i trop po. Nè si effettua per essi un a divi sione di 1aYoro così minuta come abbi amo visto nel rip arto femminile. Ogn un o di essi m ett e a tern1ine un paio di scarpe. So– no le scarpe più fini; non quell e da dozzina ri serba te alle donne! C'è da pensare .. II Ia,·or o dell e don.ne più &forzato, più affrettato, ci appare un sint omo della vita moderna che tra scina nell a sua rid– da i più deboli: vit a di moto febbril e di quan. tità se non di qua lità, di app ar enza e di SU· perfi cia lilà. Che imp orta se la piccola sca rp a durerà poco? Si vive tant o in frett a !.. E che import a se quelle <!onne che sard.11110 pur madri, rovin ano la loro sruute e queU;i dei figli? Es igenze dell a vita prol eta ria. Quan– do si ha bisogno di mangiare non si può sot– tilizz are gran cosa . E ' un rovescio di val orizz azione delle f1,1 ze umane: è un capovolgimento di leggi fisiche e morali. For se anche in questo si può vedere un'ombra di quella veri tà marxistica che è nella teori a catastrofi ca da taluni rinn egala e sepolta. E la. teoria si afferm erà tanto più domani, quando sostituendos i Je macchin e all a fabbr i. cazi one a man o, quelle lavorat rici oggi pie– gate ad unJ lavoro ina dat.to ,· sa ranno get– tat e magari nella disoccupazio ne. Meglio o peggio? Chi sa? E in qu esti rivol– gimenti economi ci che si pr epara la società futur a : que lla società che non negh erà alla donn a le naturali sue forme, le sue funzi oni mat ern e1 le ragi oni più belle della sua vita! G. B. COMUNICATO Molt e abb ona te no n hann o anc ora ri nn ova to l' abbonam en t o p er il 19 1 4. Si aff rettino a farlo se h ann o cara la vit a e l a dif fusi one di qu est a no str a e loro " Difesa ,,. LOTTEE DIFESADEL LAVORO A voi, compagne tabaccaie! .4 voi. di tulle le 1nani(a tt ure d'll alia che cedet,, con an ima non vin ta alle tristi neces– .~itCLdell" ora e, di sciplinate, ripren dete il la– vo ro, a voi il fraterno salu to di chi. ha spe– rat o e sofferto con voi! l'\on e un mis erere l'esp ressione· affettuosa del nost ro sentim ent o : e la ta cita e naturale prom .essa di rinno vellata solid ari eta per l'av– renire, quando scoccheni l' ora di npren~erc la buona battaglia; è l'atl e~ta::.ion.e della slnna che la grand e maggioranza di voi ci ha in – spirala., d;ando vr ova di matura e franca coscien ::.a lavo ratr ice al cosJ)ello di un mondo a.v\"e.rso.rio ch e mostra va di non far n essun con to della vo stra ribell e vo lonl.à che sa resi– stere com1Jaltl t contro la mali::.i.a sf rutt atri ce e le 111tim.e sofferenz e della casa scn:;a vane, e di un mondo fraLeUo che si mostr ava incre – <lulo sulla 1:ostra capac ita colle tt iva cli lollare sttl. seri o! Il m.om.ento economic o e v olitico è tale che sare bbe follia chiedere noi a voi e Voi al pro– letar iato, per la vostra causa, 1tll eri ori sacri– fici/ Son rimpicciolite, com.pagne, il signi{ìcato di questa ln nga prova con delle r ecrimina:;io– ni contro questo o quello dei vostri . comitati, contro questa o quel.la persona che vi ha dire tt e. lnna l:;ate il v ensiero sovra il var::.iale interesse vostr o di categoria e guar date alla situ a::.ione generale di tutti i dip end ent i dell.o Slato, di quelli 11iù forti' di voi e vedete comP, anch'es si debbon o rimandar e a miglior tem– vo le 1}iù decisive agi.la: :.ioni. Continuat e la ri vela::.ione dell a vostra alta coscienza vr oletaria JJarleci pando in q-uesti giorni alle vitto,•ie morali e poli tiche dcli~ classe la voratri ce e del socia lisn w che, dopo <l'aver aff ermalo solennemen te il dirilto di pensiero e di pr opaganda con lo sciovero ge– nera le, hanno m.ostraf o l'ir refrenabil e loro for::.a con la co,utttisla di m.olti Comuni d'll a– lia, prim o ver importan::.a Milan o! Nell a generale or an d" conquis ta collettiva .rnno le nost re vere vi ll or ie! Rallor:atr J)er– tanto le t·ostr e leahr, attirate oani compagna nelle 1·ostre or aani::.:a :;ioni, partecipa te col vensiero e con la coscien~a viva al me ra vi– glioso 11iovim.enlo na;;ionale 11er il riscallo <Lel lavoro e la gius ti::.ia socia le contro i tiranni del capitale e la 7Jolitica affama tr ice e 'lib er– ticida dei Gover ni borg hesi. I n allo i cuori, com1)aane, sorelle nostre! E ar ri vederci al fianco per più fortunate batta9l ie ! ABIGAILLE ZANE'ITA. La Difesa saluta , conirnossa e a1nrnirala 1 le eroiche tabacch ine che han no sapu to af– frontar e per due lu nghi m esi, tutt i i disagi moral i ed economi ci della volontaria disoc– cupaoion e, per la di/ esa dei loro sacrosanti dir itti. Il Governo le ha vin te per fame - le crumi re, alleate al Min istro, hanno pre- giud icata la loro cond i zion e, 1na nè l'uno nè I e altre hanno potuto fiaccare lo spirito di solidarietà che le ha sostenut e in qu esta epi – ca lotta con tro la pr e1wten:a statale e il trà– dimento delle compagne rii lavor o. Slama t– tina, quando la sirena le chiamò nello stabilimento, le forti l avora tr ici 1ni salu ta– rono con un arriv ederci, nel quale si sen tiv a tutta la /cnna volon tà di ritornare sul cam - 110 di battag lia se il Governo non manterrà la vrornessa fatta in Parla1nento di ristudia – re la qu estione, i n unione colla rappresen – tan:.a ovcraia , a lavoro ripreso. Noi faccianw appe llo ai depu tali sociali – sti che già si interessarono rlel vr oblenia , pe~·chè siano vigili sentinelle, onde costrin – gere il Presid ente dei Consiglio dei Minis tri, e l'o11orevoie R ava a tener fede alla varo/a data. Noi che abbia1no data la nostra opera di assistcn:a a qu este valorose, tornanAo al n ostro lavoro co1ne esse al loro, sentiamo di aver lasciato delle sorelle, delle compa – gne di fede, e 110n abb iam o altro timore che per le poche crumire espos te, oggi viù che mai , al giu sto disprezoo delle valorose scioperan ti e dell e donn e socialiste. L. M. GLI ASILIBALIATICI In r is a ia, Nel fervor e dello lotle amministrative i compagni che scendono in camp o nei comu– ni risicoli non devono diment icare un nu – mero impor tante del progra mma socialista da svolgere appem1.eletLi: la creazione degli asili per i !atlanti de!le mondarisi. L'ar ticolo 19 ciel regolamento proYinciale permett,e alle lal,l.anli mezz'ora di riposo senza che il tempo stesso possa detrarsi nel compu lo delle ore di lavoro; ma nessun pro– pri etario conosce tale disposizione, crun e non int endon o dim ostra re di capir e la legge nelle pa.rli che riguarda.reo la tutela dei la– voratori. Pur ,e una disposi zione della legge 1907 sulla risicoltura nell'articolo il , secon – do capoverso, dice: ((le donne dur ante l'ul – timo 1nese di gravid:1.nza cd il primo mese dopo il parlo non possono essere impi egate nei lavori di mond a.tura i>. Queste disposizioni rim ettono in gra.r,d e imbarazzo le madri di famiglia giovani che hanno la svent-ura di aver prol e in periodi di risai3. Qui il legislalore speci almer.te qu_ello so– cialista nel discutere la legge davanti 11par– lamenLo, si preocc upò dei danni matefr ùi conl ro cui le donne proleta rie ar,d avano in – cont ro. Un'i dea che doveva concreta rsi nelh proposi.a della cassa di maternità, _pe_r le r: · saiole, dietro un contributo fisso d1 150 m ila lire da parle del governo gettala dava nti a1 parlamentari borghei;i dal compagno 'Turati a nome de l nostro gruppo parlamentare s:>– rialista, trovò lo scherr,o della maggio ra~: za e l'aspra avve rsione dei depulati risi.e:,!! d'allor~. :\'el medesimo giorno inv ece l'ex tromba– lo Bergamasco fece ingoiare alla came ra un progettino rhe doveva cosi.are dieci volle il doppio della cassa di malernita. per i ca– valli di monta dell 'onor:i.to esercito che si disti ngue nelle prodezz e libiche! :\"ei comuni amministrali dai nostri cc,m– pagni si porlò subito la questione, ed in molte localita ove le er,trale esube ran ti han permesso spese nuo,·e , si è lenl.ato l'esper'– mento completamente riescilo dell'Asilo ba– liatico municipale e delle case dei bambini per le madri prol eta rie che danno i !ore sudori nelle risaie alla borghesia ed al ca· pilalismo. '.'ion vogliamo annoiare molto i compagni delle regioni risicol e, per spiega re i benefi– ci immensi che portano tali istitu zior1i. ne dimostrare più oltre la necessità di cream• dei nuovi in lutti i comuni risicoli ammin; – slrali dai socialisti; ma ci teni1mo a far ri– lern re, per mezzo della noslra rnlorosa Di– fesa, la necessità delle istitu zioni nuove. in quanlochè tutti i comuni cor,quisfati da' socialisti sono virlualmenle conquisi.ali, pec la grande propaganda che svolgono nelle ri– s1ie le donne proletarie. È ben giusto che abbiano i nostri riguard i anch e coloro alle quali la borghes ia ha ne– gato il diritto di sciegliersi una rappr eser.– tan za e di fare ,·alere le loro rirnn dicazion;_ La cJSsa di mat ernità in risaia. scar!ata co– me prog etto dal patrio .e-oYerno, per la man – can za di fondi, donà essere un fatto com– piuto, pro ~simamente, in tutti i comuni so– cial isti risicoli, quale integ razione degli A- - sili ba.liatici che già sorgono qua e là. Ai compagni che scen dono in pia zza pe: h conquista dei comuni rurali delle pr m;n – cie risicole diamo lo spunto d·una par!e del grande progr amma anlistatale che il partii0 nostro intende SYOlgerenei municipi e nelle provincie. PAOLO :lfoR O. le domestiche s ne vanno Le signore di città sono in ierme nl-0: 12 domestiche campagn uole sentono nella sta – gione au lente la nostalgia della carnp3.gn3.._ il desiderio della loro Yila, poYera ma non ciel lutto ischiarn. E lasciano perciò la case signo rili per andare in risai9.. In due mesi mangian do tr e pagnoll elle al giorno, una mi– neslraccia e polenta , la sera, con qualche acciuga comperata di proprio, fa.ranno un discreto peculio. Torne ran no magre e gialle magari , per la mala ria e pel cattivo letto. :Ifa ananno !?r:- dalo , c,mtato e pensalo liberamente. ~ È il pensiero del maggior guadagno che.le altra e e anche quello di sott rarsi ad un a Yi· la arti ficiale alla schiaYilù morale cui sono f;oggette vivendo nelle case :1.ltrui. E le signore protestano. :\la diteci un po· quanto le pagale? Quindi ci, sedici, magari dodici lire men– sili .. :Ila pagatel e meglio e per di più lasciale loro il dirillo di pensar e, di parlare e di amaTe un po· per c::mto loro~ Io sogno il giorn o in cui nessuno più donà servire . In quest~ par ola c'è tulla l'u– miliazion e di chi rinun cia ad ogni ind iYi– dualità e dern YiYere della Yila altrui del – l'am biente alt ru i, m3.gari suben do i 1 ner Yi delle signore disoccupate e le lun e dei pa– droni cornu ti! Avanti o signo re, in cucina a lavare i piat – ti, giù a ter ra a lucidare i JJarque tJ Quan ta salute! :Ifa codesto è uno scherzo. Domes tiche ,·e ne saranno sempr e, ma paga le come si de– ve, magari come si paga una prof essora. E che c'è di di,·erso se ambedue i lavori so– no necessa ri? :l[a sopratutto il larnro della domestica sa rà fallo in modo da lasciare ad ess:1.il diri tto di YiYere un po' per conto suo. Le trasformazioni della casa già avvicina– no a questo. In qualche cilkì della Sviz– zera è già im·a] so l'u so della domestica che viene per 2-3 ore fissale per dati sen ·izi. Ed è una persona che sa il fallo suo e non si perd e .rn ch1:1.cchiere vane. Due O tre ser – vizi del genere le bastano a mette re insie:. me un menslle sufficiente per i suoi bisogni e per vivere nella sua famiglia e nella sua casa 11nman enl e della giornata. Così sarà anche da noi, e le povere ser – ,·ette sfrutta le s. dodi ci lir e al mese non Yi sa ranno più. La serva.

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