La Difesa delle Lavoratrici - anno III - n. 5 - 8 marzo 1914

Vale di più nn albero di Kalale dett a vita d'un ttagazzo Ciò che sto per narra rvi, care lettrici del– la Difc.,a, purtroppo non è una favola, non è un racconto a tesi. non è insomma nè in- 1·entato nè esag erato . per colpire la fanta– sia; è disgraziat amente un fatto avvenuto alcune settiman e or sono, allorquando lutti i buoni cristiani staYano per celebrar e la festa di Natal e. L'alb ero di Natal e che serve appunto a rievocar e e a solenniz zare l'ori– gine del cristian esimo, l'albero di :-,atalc che de,·e accendere in lulli i cuori e in tut– te le menti la fede cristiana e l'amor e per il prossimo. Quest'alber o di Natale che ser– v.e sopratuU.o, Q&gigiorno. a pro cu rar e un attimo di gioia e di piacere ai bambini a cu i la vita non dà nè gioie nè piac eri. Il desiderio di avere un albero di Natal e ha procuralo , in un piccolo paese della Prussia. la mort e immediata. feroce ad un ragazzo di ti anni. Due .~ionrnelt i - figli di operai disoccu· pali - educati nello spirito del più pul'O cristi anesimo. a,·endo adunque sentilo che l'albero di Natale è un attributo necessa rio della fami'(lia cristiana, che la Befana e lo stesso Cristo amano sopratutto i bambini. e dimostrano il loro affetto appunto all 'occa– sione delle feste natalizie, spro, ·visti d'un al– bero di :-,atale, non potendo attribuire il do– loroso fallo che ad una dimenticanza della Befana. decisero di rim edian·i . Si recarono in un ,·icino bosco per ... provvedersi di due alberetti di :-,atale . Può darsi anzi che aves– sero voluto compiere il iurto ad uso « di ... lucro •· Può darsi che, abituati già da anni a rinunciare all'albero di Natale per conto propri o, avessero \"0lulo porta rn e uno al vi– cino mercato per venderlo ai bambini più felici i cui genitori si possono ancora per-– mettere il luss o della con suetudine cris tia– na. Se l'operazione 1c fosse ri uscita u i due ragazzi avrebll ero adoperato il dena ro, rica– vato dalla vendila dell'albero di Natale, per com prar e un oggetto indis pensabile - for· se anche - un po' di pan e e di companatico. Per la famiglia disoccupata sarebbe stata una sorpresa , un regalo immenso , più gran– d e forse di lutti i regali che porla la Befana , ma ... cosi non volle il guardiano del bosco, Il guar diano della propr ietà pr ivala. Costui, accorgendosi che i due ragazzi sta rn no per allenta re alla sacra propri età del signo re, acchiappò per il braccio l'uno dei « delin- ..c---- -'lJJ.e.l!l!c!i~" mentre l'a ltro sla va per fugg ire. Il gu ar diano sparò.. Il ragaz zo rimase ca– d avere. Tutto proced ette in or dine. Il guardi ano avev a com piuto il proprio dovere. Difen– dere con ogn i mezzo la proprietà privata. Un albero di Natal e rappresenta un valore , il valore lo si può realizzare in un modo o nell 'altro . ma la vita d'u n bambino povero - tanto povero da dover 11 rubar e 1uan to può valere ? Il funeral e del povero « delinquente " eb– be luogo alla stessa ora in cui - nell'inte ro mondo crist iano - si accesero innume– ri alberi di '.\alale per solenni zzar e la na– scita di chi è proclamato fondatore della re– li11'ionedella fratellanza umana. . Nessun lume si spense, nessun albero d1 ~alale cadde nel momento in cui il cadavere del piccolo ladro - cbe volle rubar e un po' di gioia alla vita - fu sceso nelle tenebre ,tella tomba.. x. E' compito degli uomini a~ a~utare la d(Jn,.. ,w a liberarsi da tutti i prPt,tud!:.1 ed ~ parte– cipare alla battaglia. Neu unl) d11pr ~::.1.1. ~a sua for :.a e neuuno creda chP nrm ci ~ta b1_sogno '-i LJ!i, Pn il proyreuo dell'umamta , di n es– r.J.na fon.a per quanto d"bfi lP si pu ò fare a m.el' 1'). BEBEL. 12 Pag ine di vita -- - - L\ Olfi ,SA DELLB Là 1·u1UTIU C! lta logiea dei setnpliei. Il divorzio ed i preti. A,·ete sentito Lena ? .\nchc il divorzi o per sopramercato! Il curato ha avulo puro– le di fuoco staman e nella pr edica ed ha ra – gione: .Ciò chf' Dio unisc,· l'uomo non può disciogliere! - li curalo ha buon tempo. Dornandflte un po' alla povera Giovanna rhe viv e divisa da quel poco di buono di suo marito: se ci fosse il divorzi o avr ebbe fors e già trovato un brav't,omo che le avrebbe fallo dimen– ticar e le torture passale: mentr e se ciò fa– cesse con le leggi attual i, potr ebbe essere an che arr estala. - Oh che cosa dilel Trovare un altro uomo! Òuando Dio ci ha dalo una croce bi– sogna sopportarla con rassegnazione. - È facile sentenzia re così per voi, che non siete capi la la male e che per altro siete già piutto sto anzia na. Ma che una donna giovane, sana come la Giovanna. per ave r commes so lo sbaglio di sposare un birb one, debb a per tutta la vita esser sac rificata 1 e non amare mai più e non ave r il bene di qualc he figlio che raiuli nella vecch iaia, vi pare umano? - È triste davve ro, non nego , il suo ca– so, povera donna! Ma i preti devono pr e– dica re la rassegnazione per evitare mali maggiori . Essi devono opporsi al divorzio perchè pro vocherebbe un mucchio di gua i. - E quali? - Chissà quant i uomini, stanc hi delle lo· ro mogli, non ne vor ranno più sapere e ne cerche ra nno una più giova ne e più bella ! E allora, si capisce, per le povere donne sa– rebbero lacrim e, e pei figli, oh pei figli! ... non ci pensale voi ? - Eh, via via ... le donn e che hanno dei mariti così legge ri come voi rtite, non per– deranno gran che se questi vorranno .. . di– vor ziar e. In quanto ai figli, non dubitat e, la legge stessa pr ovvederà alla loro tutela. Es– si sta ranno ad ogni modo assai meglio coi gen itori div isi, che non in mezzo ai bistic - ci. alle scena [e, come spetiSO succe de. Ma non dovete avere tante paur e! Saranno cer· tarnente in maggior numero le donne a chie– dere il diYorzio più rhe non siano gli uo– mini ' i ). Quant e donne si libererebbe ro vo– lentieri da mariti bevoni, triviali , cattivi, e avrebbero tutlo di avvantaggiato! E quanti uomin i tratterebb ero rneglio la donna, se avessern il dubbio che essa si rib elli sul se– rio e sopratutto che possa cer carsi un altro uomo più degno del suo affetto! - Avete forse ragione in qu esto. Ma c'è sempre l'offesa al sacram enlo compiuto da – vanti a Dio! - Quel povero Dio ha sempre le spalle grosse e porla l>t colpa di altrettanli punti– gl i e tiranni e degli uomini. Ma lascino un po' questi pr eti che non si sposano, la stra – da libera agli altri mortali che p,·eferiscono invece di sposarsi! Nessuno obbliga i loro fedeli a divorziare, ed essi non hanno il di– ri tto di int erce dere il passo a chi non urna d ipendere da loro. - Oh, ma essi tan no tutlo in fin di ben e~ -- In fin di ben e vi dirò che i preti dt una vollu bruciacc hiavano anc he i loro fra– telli in Cristo su lle calaste di legna; ora si limilano a intralciare le legg i utili per tan– ti casi disgl'aziati. O non ci sal'eb be qualco – sa di meglio da fare fa fin di bene? lo, ad esempio, che non ho nessuna. voglia di d i– ,·orziare dal mio marito, so che vado tanto più d 'accor do con lui, quant o più il bilan cio domestico va bene. E vorr ei dir e ai preti , in un orecchio , che predicassero ai padr oni un po' meno d'ingord igia e un po' più d 'umanità, perc hè in tal modo coope· rerebbero davvero al buon andamento delle famiglie. Sarebbero così tanti litigi, tante bestemmi e, tanti peccat i di meno e fors 'an– che quando la legge sa rà passala , qualche di vorzio di m eno ... g. b. (I) Da una recent e statistica si rileva in· fatti che in Francia, ove il divor:.io esiste, nel 1910 furono 1H38 le domarde presenta– le da parie della mogli e, contro 7992 da par– te del nzarilo. La Libia mangia oqni cosa ••oli in 1iairl1, , molto graziosi. Mi portriva .n rasa delh~ ft1,ortine, dei porta-giornali che 1p rknmavo iu ~ela., facendo ad essi dei ~orni, degli nugurli e gua dagn ~vo qua!rhe piccola. cnsa. Ma il sur, contegno 111 fat-br1ra 11()11 nn. rti rretto; era un po' au dace,_ Iicenzio ~o colle operaie; 11-onvoleva prestarsi a far qu nlr.he lavoro rJ'nllro ~enere,all9rchè h1 contab,lttà lo lasciava molte ore libero. La. propr1etarw n()n na ro ntent a. Egli beveva spesso liqu ori; t;d,,ra stava fu,'Jri fino a tardn ora dPlla not– t"'. r<Jn mf!, era nr,n di rado rirepnterite• . .\1u fJ<,1 ,-,e ne pentiva. e lnrn~vn pPr . molli girirni ;1fff>tt11,,so e t<>nPrlS!,imo. rutt o r1ò rhe l'a.mfJre ITJtP.Jligente pu.t, ins.,.gnare, io mettevh iri r,rwri1. r,H JJr,n d:spi:icngli, pn nv, incnl" a me, r,er inrh1r)() rtd f's~r mite, buono, opr-– n,so. Ma ~ni ,i<is'ti indr.boJita d ,,nlute per quelle ultnr,ath.e ,li "',per:u,za e <I flng 1 1scin e ful pre'!a d:dl:l m:tla.rin che infestn QU(d paes f:.ro sr1Pf.So ff-htJJ cii ante . IJ;i varir µ-ir,rni ~ompr~r•df!\'O r·he nrp r,e m1 ii , '.UJJd •va qu I h,· cosa: i 1fuii rrl r11 rP strrt. tr, rii rhP I tr:1ltnv:1 . Vill~Pl/a rPritr!Ji nll'u f– fido, nrn . rn lirPnziat<,. Non C!lrtlprf'.Si bN1e il pnct1P I., ll\•evo parlato c,,n uwi sig11nra d1P t.Pntovu ~,·uola 1,1 lvaL•: ell:1 mi fff'r"-P di JD%g",llrf' neJJ,~ qu:,lt:-o classi P.l ...mf>11t:iri, di w;11umenri~u~ la re<;ponsabili ta pPr 3J lir• m1•11. ~ili. A<:r•1•ttui ~uhit E, dopo qua" ,. setliru:1 1Ia fui n<·IJi~8tlt p!!r dar lezicine iJ'it:1Jia111 ,1d ,ina ~ig11fH·inu e c1,,mpensata con nl 1e 5 !in• rtJ(l,nfil' E rni tr,1w1uillai bPnchè fisse c<• l ,n•,d1•st,, il mio guada~JHJ Lf1 ·ora"·o r:,)n iru Pg: , 11a lo. f,-J1IJre nit mfnavH P .<;J)P'"i4 tJn11av a ,..a~u il, condizioni deplorevoli. Ne11e fest e pasquali mi recai da uno zio a Strad ella per racc oman– rlnrgJi mi o marito, perch è ,:rii pr ocu rasse un impiego nel dazi o, avendo egli conoscenza c~>n qualche appa ltato re. Ed anche . al m~r1to della Direttrice del fJiCCfllO collegio ove mse-– gnnvo lo raccomandai tanto. E non ru vano . Jnf,i°lti fu messo in una coopera~iva di con– sumo di generi alimentari, ove si provvedei.:a– no i snci, lavo rat ori del paese, come contab ile o cassie re. Guadagnava pochino, mn almen o n on era di– soccupato. Aveva un orrtrio un po' pesante, ma pare va nnn si lagno sse. lo avevo bis ogn~ di qu alche ogge tto di vesLiario e facevo o?ni economia per potermene fJrOvvedere. Un g10r– ru1_ egli Lornò a casa lt1rb ato e rni disse che, fùrS<!per un err ore di c<intabilit à, gli manca– n rno dodici lire: non sa;,eva che pensare, t.e– ineva che altri avessHo toccnto nel cassettn; mi chiPdeva rhe d0veva fare, come cr nLPnend. Cii sugge rii d1 contro llare con esattezza; poi anda..i a. prendere il piccolo gruzz ilo che forse no11 giunlo('e\':i a dnd:ci lire e glielo conseg n1:1-L Ma niun sospetLo rni venne: avevo sem pr e pie– na fidu cia in lui. Oue giorni dopo, mentre io ero a scuola, la sil,(r1111·ami chiamò e 111i digse crud ame nte : u V1mlro marito ha rub al ,. e~li è un Indro"· Habbri vidii , ma risposi sdeu nosa: 11 Non è vero; non é poi,silJlle; voi men.lite. Beppe non p110 avf'r rutto cose cat11 '"· Vm mc•nt1LeI li qur l mome nto P.11lròsuo 111arito in~iemc a BepuP. rmlliQissi mo, livido. Difi·ndili ! gli 1.nirJ;d tflccuc;a110 d'aver 1ktlfJ, !)i' rhc nr,n 1· vno. chP tu non puoi Di fame non si muore ? u i\o sono \'Oslre allucinazioni, sono il par– to dell8. vostra fantasia. mastw 'b :t.ta da teo rie insane e deleterie "· e< No! Non si muore di rame e d'inedia. e, I morti dl fame !-!onod 'un'epoca che non è piò. u Eppoi, in Amer ica? Nella terr a promessa dell'oro e dell'abbondanza, nei feudi di Mor– gan e di Carneg ie, nel dolce suolo ben edetto da dio, da·i suo i angeli e dai suoi sa nti - che dà pane e lavoro a lutti, fame ed ozio a nessun o ? n Dovrebbe esser cosl ! Accanto alla ricch ezza pingue che tripud ia nelle sa le dorate dei palazzi sontuosi nelle orgie e nei festini, che scia lacqua e sperpera in capricci smo dati , in volutl à dege n~rat:c, non dovrebbe dominare sovrana la mis eria squallida nei tuguri e nelle stamberg he r.elide, la miseria che rode lo stomaco e brucia le tempia, che fiacca, assilla cd uccide. Dovrebbe essere così. L'opera io che suda e si affanna nella l?ro– duzione di tutto ciò che sod disfa ed abbe lhsce la vita. che coltiva la tena e fabbrica i pa laz– •i, dovrebbe pu r ave re abbon dante la su a tetr ta di pa ne e la sua casucci~. . . No. Non si dovre bbe morir d1 fame in una città come Chi cago, elle forn isce la car ne al mondo intero che conta n die cine i grandi ma– rrazzini rigurS'ita nti di provvigioni e di derrate 0 he si ava r iano e si infr acidiscono. Eppure, si muore di rame: Volete della cro naca ·t Eccove la ! Aveva gir ato per giorni e giorni lung o le vie rumorose della città , gli oc_chi smorti , le mem bra intirizzite, in circa d'un pa drone che lo comprasse. fnv ano ! Aveva battuto alla porla di tulle le fabbri - che, ave,·a domandato, pregato, implo ralo. Invano! I cramp i della fame lo dilaniavano ... L'imm ag ine dolce e bu ona della vecch ia madr e setta nt enn e, ròsa dai lun gh i affann i e dalle fatiche penose, morente di fame nella soffitta gelida, gli straziava il cuore ... Non aveva ormai una speranza che lo sor– regg esse ! Tornò a casa sfibrato, abbatt uto, avvili to... La vecchia mamma aveva letto ne' suoi OC· chi. Aveva comp reso.. Non dom andò nulla ... Che fare? Non v'era che un mezzo per sa lva rsi: la morte! E decisero di spezzare Tag.oni a at roce che li tormentava da tempo . Si abb raccia rono per l'ultima volta.. . Credevano in dio e spe rava– no di rivede rsi in cielo. Il giovane frug ò nel vecchio cassetto ne : v.i est rasse il revolver ... P oi scrisse l'ultimo su o pensiero ... Si uccidevano d'acco rdo, contenti .. Non avevano più pane, più soldi... Non avevano nessuna speranza ... La mam ma aspettava la libera zione coli nel segg iolone anti co che sapev a Luttl i suoi spa simi, Lutti i suoi strazii. .. Rinluonò un colpo... La vecchia reclin ò la lesta bianca sul pet– to ... Era mort a! Quel cuore che non aveva più sangue, che non av eva più pa lpiti. da temp o. Il figlio si uccise anch 'egli. Non è lo stralcio di una novella, questo, è un fatto avvenuto in Chicago. Chicago (America): MARY CIOCCHElll. " La Difesa delle Lavòratrici ,, Ogni lavorato re ed ogni l&Vorat ri ce .; abboni al nost ro quindicin ale per l' ann<t 1!114, ne faccia propag anda attiv a, lo porti nelle leghe, tr a le masse, nei comizi ! " La Difesa delle Lavoratrici ,, deve essere l'amica di og ni casa. pr ole– taria . AVVERTENZA Si aooer fono i compagni e le compag ne che per una misura am– minisfra fioa non s i ino ia il g iornale se nza aoer p ,ima riceo ufa la pic– cola quota d 'abbo nam en lo. nver comme~so cosa disonesta, che Lua mo– gli e può licncci ar in gola tale accusa a chi ha osato formul arla. La mia sovrecc itazi one era al colmo. Bar– collavo come foss i ebbra. Egli mi prese 1e ma... ni, mi calmò, mi disse ch'era un ma linteso . che lutto si sal'ebbc spiegato, che tornass i tranquilla. Mi porlarnno in un'altra stanz a. Dopo oualc he mom ento il nirett ore mi mo– strava un biglietto di lui, ove implorava che per pietà si rosse a mo nascosto il suo errore, che era pr nntu a ubi re quals iasi pena, pur di risparmi ar mi. Rim asi istupid ita, demente . DO– po una crh,i atroce di spnsimo, restai come un ce11cio. E~li nve\'a sottra.ll o una trentina di lir e, ma, ciò ch'era peggio, aveva alte rato i llbr etli cli compe ra degli operai per nasco n– dere il fatto. Era 11 cr 1ll 0 di tutte le mie speranze. Non si pnteva dunque salvar lo, redimerlo, farne un uom) Cnnie a,e \'a potuto, dopo In dura espe– rienza . dopo i giorni penosi della miseria, non rifletlerP. a qu ant o faceva. o.Imeno per l'a – more ch'io gli porio.vo? Comprendevo, oh com– pr endevq ch'egli abituato si,::rnorilment.e nella prim~l fanciullezza, nell'adolescenza, d1ivendo misurare il centesimo, rndeva il freno! Com– pl'Cndevo che, graduat.o, sotto le armi, do\e il piccolo furt,o è cosa quotidiana , è una prodez– za, dalo che la roba ciel Governo ,. è roba di uec;suno, e chi è più rurb o sln meglio e fa car– riera, non poteva avei' avuto un serir, indi– rizzo, e, lo snirito del militare se l'a veva fallo gradass'l, non gli aveva però insegnato ad es– sere onesto, corr titto, a vincere sè stesso, a dominare i propri mpulsi. (r:onti nua ).

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