La Difesa delle Lavoratrici - anno II - n. 17 - 19 ottobre 1

LA GELOSIA La superiora dell'orfanotrofio aveva un piqe:olo Viso con~uflto che scompariva, quasi} sotto il largo cappello candido delle suore di San Vipcenzq. Suor Anna. invece, aveva un viso giova– nile un po' impallidito nella vita claustrale, ma. che tra.diva, aocora., un bisogno di vita, un incomp,Ieto adattamento a.quell'esistenza. mon_otona di_lavoro e di preghiere, una ne– cessità di amore che ella prodigava.. con una. tenerezza grande, alle orfane che le ve– nivano affidate. La superiora guarda.va qual– che volta suor Anna con una diffidenza un po' ost.iJe. . Un giorno. all'orfanot.rofio portarono,- av– volta in pochi cenci, una creaturina di po– chi n~esi, così sparuta e malata. che pareva in fin di vita. L 'aveva.no trovata. all'alba., sui gradini della. chiesa. li regola.mento dell'orfanotrofio proibiva di accettare bambini cosi piccoli. ma. il ca.so era tanto urgente e pietoso che. in linea provvisoria. si foce un'eccezione. La piccolina fu. alll.dato a suor Anna. La giòvane suora prese la. c1'eatùia fra le bra.~cia.e i suoi occhi buoni non ebbero che una. pr9.fonda. pietà. II medico diss~: (I Se non la salva un miracolo può avere dei giorni. dell'ore di vita >1. II miracolo suor Anna. lo fece . La piccina. non avevll. bisogno che di nu– tri~ion_e e. dii ci.ire •. non aveva nessuna ma– lattia gra,·e, all'infuori di una. tosse forte, con!ralta certo nelle .·re· passat-e .sui gradini della chiesa e di un eczema che le r(copriva. la testa l',una parte.del viso, dovuto certa– mente alla mancanza. -di ptùizia. Suor Anna diede regolarmente il latte alla bambina., le fece ogni sera il bagno. l'avvol– se nei pannolini pu)it-i, le guarì la tosse. Il medico le diceva: 11 Suor AriQa, voi siete una madre nata 1 avete un istinto si- curo e un cuore materno. , E suor 1•m11aarrossiv,a., sentendo Qualche cosa di mµtato nell'anùmo una sua aspira– zione indefinita. appagata, uno scopo pre– ciso che si delineava. nella. sua vita.. Ma _la sµpérjora, quando la sorprendeva ci)e ba_cja~•a la picçina con una passione ma.I contenuta. e con una d9lcezza così profonda negli qcchi, la• ripr.endeva: , • Suòr Anna, suor Anna.I oi non dobbia– mo avere ,;ffelbi terrent•COSi forti! Il. nostro amore de.ve essere unica.mente. il Signoret »_ ,La piccina pulita., ingrassata., rosea aveva un , -i.so che era un amore. Era diventata l'jdo!o _di tu ile, le orfa.n~ era.no_felici qua.n– dp poteva.no tenerla un momento .fra le braccia e le cucivano le camicine .e i bei w– vagliolini ricamati nelle ore di riposo. Suor Anna nq_n_ v..iveya_orm~i che per qu.e1la pie· cola._crea.tura; nelle lunghe ore che doveva. passare. in chiesa tremava pel timore ehe avesse fame, che piangesse, che la. la.scias– sero cadere. Al capella·no confessa.va questo Suo amore come un peccato! « !\on prego più Dio come prima. Ho .sèmpre il cuore a. quella bambina. mi pare che sia mia. Di notte sogno ·che me la por– tano. via e non sono tranquilla se non me la. s-ento vicina, nel mio letto. • E' un'esaltazione - diceva il cappella– no. - Non dimenticate mai che vi siete data. al ~ignore ". Ma. anche l _piccoli occhi freddi della. su– périora., guando ia piccina sorride.va . o bal- 1 beltava. le prime parole, si rianimava.no . di una. luce ignota. E !a. luce scompariva e ritornava !'repressione dura consueta, quan– do la -bambina. la. respingeva. con le piccole manine e nascondeva il viso sulla spalla di suor Anna. " Suor Anna quella. p'icoola voi l'avete stregata » dicev_a.e s'all_ontanaya crucciala.. ,.Cominciò a. portare alla bambina qualche figurina. colorata, qualche giocattolino, le parlò con un sorriso dolce a. cui le sue lab– bra. non era.no orma.i più abituale. con vez– zeggiativi, di cui aveva ritrovato il ricordo va.go in fondo a.I cuore. Ma 1a piccina aveva per la superiora una di quelle repulsioni inspiegabili dei bimbi; se la. prendeva in braccio urla.va e il viso APPENDICE Pa'gine di vita Ave\·o allora 18 a.an.i. Mio padre desiderò che accettassi un posto di mae.stra nel paesello di N..-, Ero troppo bambina. e d'un'ingenuilà in– credibile, per viver sola., fuori di rasa Mio padre m'avea. dati consigJi 1,reziosi pri– ma di lasciarmi, ma io non ero allora ;n l?I'a– do di valutarne l'importanza. La nuova vita mj turbava profondamente: mi si susurravano intorno elog,i, galanterie, complimenti ch'io non avevo uditi mai, e che mi facevano ar– ro.5Sire. Per la prima volta domandai allo sr,eochio se era vero quanto mi i i diceva con tanto entusiasmo, e provocava in me una per(– colosa., quant:> inconsapevole sovraeccitazione. Quell'anno è come perduto per me nella neb– bia del sogno: ero st/Jrdita, tutto mi si rivela– va sotto un aspetto nuovo: ero assoluLamente in balia degli avvenimenti, impote:nte a do– minarli per la mia troppo semplice ed ardente giovinezza. Ricordo: Un gio,·ane vin1.ce , eloquente, mi LA DIF°ESA DELLE LAVORATRICI lagnmD.~o divent.a.va lut.to un sorriso quan· averlo nella vi.t.a: per un uomo o per un do_suor Anna la riprendeva iin braccio. 1 bimbo, per una creatura umana che sente La superiora cominciò a soffrire e a ver- 1 e ci rfcambia. gognal'3i della sua sofferenza. Quella. ba.m- Il pensiero s~crilego veniva con un bri- bina non le risvegliava in cuore rimpianti I vido aTia vecchia superiora: ormai sopiti, nella. sua vita austera? - Dio è troppo lontano! Cn giorno in una lontana e ridente giovi– nezza, non aveva ella sognato il viso giocon- do d'un bambino suo e due piccole mani che si avviticchias...~ro al suo collo come fa– ceva quella piccina con suor Anna? Certo questo ricordo non sarebbe risaJiLo nella sua anima se la bambina non l'avesse guardala sempre con gli occhi spauri.!i, se le avesse sorriso e tese le piccole braccia. in un trasporto di tenerezza, come faceva. con suor Anna. Suor Ar.na un giorno tornò dalla messa e corse nella camerina dove la piccola dor- m1va. Trovò il lettuccio sfatto e vuoto e impal– lidì. La chiamò con la voce tremanl,i, colta da. un presentimento sinistro. Sentì. dopo un attimo di silenzio. pieno d'angoscia, la. voce fredda della superiora: Come il suo viso doveva essersi indurito e ogr:ii traccia d'amore doveva essere soom– parsa dai suoi occh!! Ogni giorno più il !Jvore peÌ· suor Anna aumentava. Qualche volta le pareva che ella dovesse prendersi in braccio la bambina e fuggire. fuori delle mura grigie dell'orfa- , notrofio, do,·e la vita 1,e1· lei che era. così giovane e carina poteva avere ancora bel– lezze, bontà e sorrisi ch'ella aveva. appena inlravedut-i nel sogno. " Sorella, la bambina l'ho fatta condurre 1 via, sapeJ.e anche voi che il regolamento ci vietava di tenerla"· Era vero, era vero. Un amore bisognava n t I ' I - I I ~ - ---· La superiora non senti nessuna risposta ed aprì l'uscio della cameretta di suor Anna. La vide buttata attraverso al lettino, im– mobile, muta e bianca come una morta. · Allora le disse: - Non vi affliggete sorella, ora. tornerete, come prima, completamente a. Dio. MARIA PEROrrt BoRNAGHI. Si getta dentro un figlio,e vengono fuori sei soldi. conobbe. mi scrisse, mi chiese d'amai-lo. Mi r,a.n·e un r><•' fatuo, Presuntuoso, benché le sue parole fossero suggestive ed appassionate. E rifliutai di riceverlo. Ma dopo qualche mese egli to.n1ò, par!i, a mia madre, chie ~' trovava casualmente oresso di me, mi persuase ad accrltare il suo affetto. TI suo linguaggio ardente si fece supplice, , i. spPttoso, implomnt~ P 111'imp1"C:Ssionò vh'a.– meni.P. Egli aveva una rollurn s:iperfkiale. ma IJrill:int"' che affo'-'Cina·,a. Era in me un fr·rrne11to, una sottile ebbrez– za che mi toglirva H c;enso esatto dello cose e mi teneva in una at•uosrcra di sogno. Ideali– sta, tutto rivestivo della poesia ch·era nel mio pensiero e nel mio cuore. Jgnar:i, io credevo riccamente a. tutto auan– t-o egli mi diceva. Oh! c,,rne Yf'Jrrei che le madri rammentassct o quar1to ia J1f>ricolooa e fatale l'ignoranza as. Y..1luta dei pr,,blemi sessuali nelle giovanette Jancia:e uel 10011do inermi conti-o le preDO– tenze, le Yiltù, le rner1zog111;, le i11~id -e! Quanto secondo il costume della morale corrente sia errata l'educazione che si dà :1lla donna! Non intuivo neppur lontanamente come si com– pie"5e la maten1ità, 11è c1 edo a\'ervi mai pen– sato: sembrerà inverosiniile dato ch'io ero rià. maestra, C>ppure è così. Sì, talvolta avevo sentito alludere aà un oe– ricolo ignoto, aJla brutalità degli uomini, al clo\.erc cli difendersi; ma sempre intesi parlare di ciò come d'u11 nemico che fosse all'infuori di noi; niuno mai m'avevo detto del turbamen– to che può coglier all'improvviso per la vici– nanza d'una persona di SéSSOdivel''SO e della necessità. di prcnrn.nirsi contro questo tu.rba– mepto. Sì, p1 ima di lasciarmi mio padre m'avevo. cons,igliata di non rimaner mai sola con un uomo giovane e tanto meno vecchio, ma ciò mi riusciva inesplicabile e, pur procurando di SC· guir~ il suggelimento suo, pensavo ch'egli ob– bedisse ad una preoccupazione soverchja ed infondata. La sorpresa dei sensi mi colse assoJutamente indifesa. Io non ero mai stata baciata da un uonio, e la prima \'Olta perdetti ogni consaoe– \'OlezzJ. Presso al mio fidanzato mi tremavan le lab!Jra sbia.n<"hite. Rimasi incinta. Non oo– trei rinete CQme a, \"enne. ).Ja come si JJUÒ pretendere che si difenda una J,h11ba 1 che ad un tratto si sente donna, nel fermento confuso the, la turba. e che è in– sieme istinto voluto dalla legge naturale, e \Ù:– siderio d'un affetto gentile, idCalizzato dalla. fantasia davanti ad un individuo di sesso di– , erso che, colla parola ardente, colle labbra Donne proletarie, a voi!... Lavoratrici d'Italia - e siete sei milio'lli di creature che in tanti cam'])i diver..,sisvol· gete la vostra attività e spendete utilmenle le V(}jslre/atiche - sentite in quest'ora dì preparazione elellorale clie anche voi siete chiamate a ptNlecipare alla lotta? che anche su di voi conta .il partilo socialista per rag– giungere la vittoria? Voi lo sapete, questo partito fu il solo a sostenere il nostro diritto al voto nella di– scussione della recente legge elettorale; il solo che ora, -lril i capisaldi del programma elettorale, ponga la conquista del suffragio femminile che ci fu ancora ingiustamente negato. . Sentite voi che, escludendovi dal diritto di voto, vi si è. negata l'arma potente con la quale potreste validamente difendere, i diTitti vosl1'i di Lavoratrici; conqui-stare mi· gliori condizioni economiche, morali e poli– tiche per voi e per i vostri! compagni; lol– talfe energicamente per la guerra alla guers ra, per abolire questa barbarie che manda i vostri figli a morire per una causa inde- gna di sì grande. sacrificio? , Se tali idee, tali sentime'Ali sono penetr.ati nella vostra coscienza, fate ohe trion{ìno: Pure- non po~sedendo, ancora l'arma del vo– to, potete però adoperarvi perchè i vostri compagni facciano buon uso deU' arma che ad essi è concessa. Se i-risultati elettorali corrisponderanno ali' energia della lotta,. la classe lavoratrice comincerà a contare come una forza e peserà nella bilancia del go• verno.. Sappiate uolere e· meriterete che il partilo socialista abbia··loldato per voi." Le ragioni dell'attivo movimento che ù partito socialista svolge nell'ora ·presente in pro della intera classe lavoratrice; i _mi,-.i coi ,quali .-anche voi donwe· potete e dovete partecipare con fede e entusiasmo alla ·lotta, vi dice appunto net suo opuscolo ora uscilo : Donne proletarie, a voi I... ANNA K ULISCIOFF l'çrier,gi~çe ardente rivendi<;atrice dei ilirilti femminili. La logica dei semplici .Il.curato. Credi, Mariella, che il Signore ti darà. del bene ora che ti sei allontanata da.:lui? Jl,larietta, Non so, veramente, signor-<:u– rato, _quanlo .bene m'a;bbia, ~to,qua.ndo, mi sentivo cosi vloina. a.- lui e rpreg 'a.vo , venivo a. messa, :-adempivo; come ,si J:lice,.a tutti i miei d<,Yeri•di buona criBlian~. -.Jl : cuw.to. . Qualch.e. volt.a.lddio manda <Ml bell'e, ·che ,noi,; creature .umane, non poasi~ mo mè ,capire, ,nè.valulartw Marietta. Qnelio. m!lnda\o "me lo,oapisoo e fi> valufx> .. Miseria, ·:dolori;, ma.ncaiua. di lavorò, figli gracili ·e mancanr,a di-mezzi. per cura.rii, in\elligenU e.costretti,,ld. abbando– na.re le scuole per i<iutare la fa, migl.ia a.,v-i– vere alla. meno peggio, .E se dovessi rifarle la· stor-ia della, mia vi!a. I Ecoo, che eosa. pensò, loro.,che .c~edono ,il Signore re<IJ).on– sabile ·di tutto quello.che.avviene nel mon– do, gli fanno far-e ,la fil!'lll'&di un, -re pieno d'ingiustizia, di livore, di malanimo! Il curato. Vedi che il socialismo t'ha gua– stato il· cuore? -Marietta. Signor curaL©, m'ha insegnato a non dispera.re, a Ja.vora..re per-. noi e per quelli che verranno, perché ,e sofferenze ohe porta. con sè -la ·miseria scòmpa.ia.nol Mi pa– re che vi sia tanta bontà in quello che fac– ciàmo noi ·donne socialislel •Povéro! Ma sentite che voce? •La -combinazio– ne stessa deUe lettere che com.pongono un tal vocabolo è una cosa che dd addosso. H nome stesso è cosi '(tacco che non si regae ritto. CARLO BINI. tremanti pel desiderio del bacio, collo sguardo chp {la tutte }e seduzi~nii e tutte le promesse implor,i e fq.cc: i.a dolce ,,v)olenza? Ma non è tur~ il far espia.re atrocemente a sl debole creatura, colpe eh~ _no"Q ba? , Ebbra, ella s'_ahbandona a. delle sensaz\oni nuové chè la fanno sgomentoe 80l"J)resa e al languore delizioso che l'invade.. nè certo ouò a.n.a.µzzarc, scegliere, giudica.ire in que·11•attimo supremo. Ella si dona entusia.st; q.,,al)'illus·ione d'aver raggiunto il sentimento e.letto che sente oalpi– tare in sè, avido di gioie sublimi, di n!fi1til.àdel pensiero e di s,ent~re. Soffersi strane palpitazioni e affanni e vo– mjti.. un malessere V•ivo; ero avvHita e, scrive– vo ai miei di questa mia sa.Iute scossa senza che ne w,te~j comprendere la ragione. I cibi mi nauseava.no ; la scuola mi oe.sava. Ne parla.i al mooico. Venne: mi v.isitò scrupolosamente: a.ndò fuo– ri della. stanza preoccupato; ritornò poi solo un momento e mi rivolse una domanda strana. e cioè se m'accorgevo d'avere il seno più tur. gklo. Scoppiai in una risaia. e< Perchè? risoosi_ V'è qua)che malattia che produce un effetto co– sl strano? ,1. (Continua).

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