La Difesa delle Lavoratrici - anno II - n. 15 - 14 settembre

. Un rammarico Come era dolce quel tramonto in mon– tagna! Una breva gagliarda aveva spazzato tul– le le nubi. Sul cielo d'un azzurro cupo i monti avevano un profilo deciso una cal 4 ma serena e austera un verde un po' me• lanconico nella luce che li attraversava. La mia bambina si era rifugiata, dopo una lunga corsa, fra le mie braccia. lo le baciavo le piccole mani e il visetto ridente e rosso. E mi pare,·a di stringere fra le brac. eia tutta la più profonda felicità della vita, e che tutto, altorno a me, fosse cosi dolce ·e sereno, solo perché gli occhi della bimba ridevano, d'una gioia così grande e così bt•ona. Quante cose care le ho de!t-0 ! Le mamme, coi bimbi. hanno un frasa• rio speciale, un po' puerile, d'tm'affettuosi– tà che. forse, le parole comuni non possono riprodurre. .-\rrossii un poco perchè sentii dietro di me la voce, un po' commossa, d'un uomo. - Lei ama molto la sua bambina. '.Ili ..-oliai di scatto e risposi: - Tulle le mamme amano i loro bam– bini. - Forse. continuò l'uomo ma non tut– ie glielo dimostrano. Ed è un male. La vita ;, un cumulo di tristezze. Tutti ci possono far soffrire. ~a ogni uomo dovrebbe aver.e, .almeno, nell'animo qualche cosa che non si distingue, il ricordo d'una tenerezza Yigil.e, continua, d'un amore forte e dolce, una lu· ce che fosse come un faro, un richiamo di speranza e di b-Ontà nelle ore buie. Così doYrebb.e essere per tutti. E vorrei avere il ricordo d 1 un'ora dolce passata con mia madre. YOrrei poter rivederla nei miei so-– :gni come è ora, lei, con la sua creatura. - :\fa sua madre l'ha c-0nosciuta? - È morta che io ero molto piccolo. La Ticordo. '.\e per quanto abbia frugalo, di– ~peratamente, nei miei ricordi infantili, dì lei non ho che una memoria precisa incan· cellabile. Un giorno ella mi percuoteva con una furia bestiale, ed aveva un viso s.tra– ,olto, una voce irosa e cattiva.. Prima e do– :po quel giorno la mia infanzia è come av– Yolla nel buio. Ho sempre detl-0 ai miei fra– telli: • Raccontatemi qualche cosa che fa– ceYa la mamma. aiutatemi a ricordare 11.: :\la nulla di ciò che mi dicono mi richiama un·immagine, la mamma per me non vive che in quel ricordo. '.\on posso pensarla in :un al ro atleggiamen!o, per quanti sforzi 1tLbia fallo. per quanto abbia rnlulo di– menticare rifare nella mia fantasia. un'im– mae-ine più dolce, un ricordo che non fos– se ~n incub-0 e un dolore. ,r PoYera mamma! Ed era certo buona e mi voleva bene. " :\la le donne in questi paesi lavorano co– me i bruti e manca loro la possibilil-à, il tempo. l'energia per esser buone e tenere coi figliuoli. E poi vi sono ancora chissà quan!; mamme che scambiano l'indulgenza e l'espressione affettuosa dell'amor materno per debolezza ' Io guardavo l uomo che mi parlava con piel e simpatia. E pensavo alle ore buie della sua vila a cui aveva accennalo, a quel APPEXD!CE Pagine di vita Er,J M1,iba - d"intellige11za prec.oce e penso• ..,a: di carattere indwnito e ribelle, ohimè! tj'una c.t1,slbiJita eccessiva, si che più tardi, fhi t,er 1 mi "onr.:bbe, mi chiamò 1, sensitiva > 1 - _.\s'-ai 1 ,rP"Srn vissi j?la, d'una. mia vita inte– rir;,re, atJituata com'ero all'anaJi~i, che però 0 ,_,n F-~niva di freno alla mir1 indole impetuosa e- impres-,ir.mabiJe. Prima mia virtù e difetto mio capitale: la spontan~ità. - allora ~ sem: J•J e. Tari te vdte poi mi si ,·hiese fiforche f?~ 1 ('(__,:.i dinff.~a -dalle altr~, co.~i strana, perch~ e~ ~n~ita..:;_~iun fascino speciale fiU!?'li uni, ~ fos:1 sfugzita C'Jn rancure sprezzante dagli aJtn: J -er~h~-! ~~mplicemente perdù. Per la. Fponta-– n-1:'ilàpuerile, espan.e.iva, tranquiJla, seren~; ~r la c:nc,1 1 tr1rieita noncurantP, t--de1-rnosa, 1.mpe• tuùs;, rude, c-rudele; qll.hlla che non ~mmette inibizioni. che va anche oltre il per1~nero, che place tnnto uei bimbi, ma che f~ "l<--: e~fants 1.-rribJe.-,"• che non sa i conYé"r1z10nahc:.m1, ~he e ~n<'he talora paradossale, rn~ eh~ e,pnme ~emr,re Jo stato d'animo di qu~l dato momen– to, che non calcola, che è tanto rara nel1e duine; si, d1e io ... %no... strana. In mia ~o<'ietà fJve Ja par1,la è detta sp~so 1 i:-r na~condere il r,en~iero, ove si pesa per LA DrFF.S \ DEf.lY I,,\ ,·nnATn,rr bisogno delicato e inestinguibile di un ri 4 cordo di bon là e d'amore. E quando si allontanò mi parve di veder· lo, in quel giorno lontano, quando si rat– trappiva lu\lo, sotto le furie delle percosse brutali, sentendo un dolore troppo grande per il suo piccolo cuore. Ah. quante carezze e baci si ebbe quella sera la mia bambina I M PEROTI1-BORNAGHI. VARIETÀ I nostri bambini Slattamento. Ci sono molte mamme che pensano al periodo dello slattamen!-0 con un sacro ter– rore, persuase ch·esso nasconda tranelli e imboscale senza. fine. Niente di tutl-0 que– sto. Slattare un bambino è compito delica– to, sì, ma non è difficile, non è pericoloso. non è complicato da circostanze imprevedi• bili. Basta sèguire, alcune norme semplic_is– sime ch'io vedrò di esporre in modo chia– ro e succinto. Lo svezzamento del bambino s'inìzia, a seconda che il bambino sia più o meno ro– busto, che la stagione sia più o meno fa– vorevole, ,·erso il sesto, settimo, ottavo mese. Lo slattamento s'inizia togliendo al bam– bino la poppa'a notturna, e se q4esta può essere tollerata fin verso il settimo mese, non si deve assolutamente concedere dal settimo mese in poi. È un consiglio questo che vi ho già dato altra volla. Quando il bambino si•a abituato a dor– mire l'intera notte senza poppare, si co– mincia a dargli la pappa. Per la 'J')rima volta il bambino deve prendere solo pochi cucchiaini di pappa e complelare il pasto colla poppa materna. Abituato che sia il bambino - e occorreranno vari giorni - a gustare e digerire il nuovo cibo, gli si con– cede un pasto intero di pappa. Per qualche settimana si procede così, poi si abi!ua il bambino, seguendo il me– todo già indicalo, a fare un a,ltro pasto di pappa. badando che i due pasti di pappa siano int.ercalati da un pasto di latte ma– terno. Dopo alcune settimane ecco una terza pappa che viene a sosli.\uire un'altra pop– pala. Così, via via il nuovo nutrimento surroga il latte materno, procurando al bambin-0 quella somma di energia che il lat– te materno non sarehbe più in grado di procurargli. Dopo il decimo mese il bambino deve attaccarsi alla mammella. sollanto al mal– .tino ·'pasto intero) e alla sera (pasto misto di poppa e pappa). Verso l'undecimo mese si sopprime la mezza poppala della sera e alla fine del primo anno si divezza com– pletamente il bambino. Lo slattamento totale può avvenire fra l'undicesimo e ll tredicesimo mese a secon– da delle péculiari condizioni di ogni ·bam– bino. Seguendo questo metodo si divezza il bambino senza farlo soffrire, e la madre perde il !atte, per legge naturale, senza ri– correre a medicinali. Bada!e: io vi ho della le, o mamme, le norme che si convengono a un bimbino sano e che sia sla,l-0allattalo secondo i det– tami dell'igiene. Ai bambini ammalati, o allattati senza regola. converranno regole speciali, ed io mello la mia buona volontà, e il mio mode– s.\o sapere, a disposizione delle mamme che vorranno irilerpellarmi. LUISA DRAGIII MARTEGANI. \·ed.ere quale sia di tornaconto maggiore, di miglior interesse pro::-simo o remoto, ove il sus– siego si chiama dignità, ove gelosamente si nascondono i fremiti del corpo e i palpiti del cuore, ove la verità P. d-elitto, ove il verbo - convenire - è quello che r,egola ogni azione, n\'e Ja realtà e nulla e !"apparenza tutto, que– sta !-.prmtaneità è•.. la regina delle virtù e il più grave, il più atroce, il più insensato dei dife'tti. Es~a, fonte tiella massima infelicità, ma an– che delle r,iu intenc:.e soddisfazioni; dell-r, poche brevi, ma insuperabili gioie che ha.stano ad il• luminare cento vite, a far impallidire- ogni più aspro dolore, ogni più faticosa lotta. Davanti a certe persone, per un senso spe– ciale di ~•,~,,r·zione che non mi so !-.piegarP-, forse ner d~fnenza, o meglio anzi per timore di es&P,rmal N>mpre,rn, per una specie di pu• drire di denudare ]':mima a eh.i sento mal pre. nmuto a niio riguardo e d1P io stimi e rispet. ti, non p<JSSOr•s~ere sr,ontanea; e rie c-;offro come d'un'ingiustizia ,·iva, e mi rodo ~dlora. -e i;ento di riusdr scipita, stonata, impacciata, falsata, r,erchè non J.>OSSO e56ere io. Tale, r,resto fui r,on mjo padre, nè so p~r4 r·h'"' J Io ed ebbi fiemp-re per lui un ·ad,,rnzionP, un'ammirazione infinita; egli rng-giung-., direi quasi, quella perfezione rhe è po.c;.c:.j!Jile nPg-li umani, che talora, e nun mi fa HlO l'affetto figliale, mi parve S'1Yrurnana. Padre e maestro egli ci ru: d: 1.to lni tutto Alla rareaia compagna R. B. di Casfelvctrano. Ho ric-e\"uto la. .sua lettera buona ,cd affet– tuosa che mi ha profondamente commos:;a. Approvo tutto quanto ella ha fallo. Sono fe– lice perchè i mie: consigli hanPO glova~o tanto ~l"llasalute della :-ua bambina. Se la stitichezza. di cui soft, e Ja bimba, per– Si$te, pro\"i a eliminare dal,l'a.llmentazi-0ne il latte '"accino, cuocendo le pappe 1,el solo bro– do. Se, malgriJ,clo questo, la sW.ichezza non ~compare mi ~cri...-a di nuovo La ringrazio per il lusinghiero giudizio sul mio libro e sono rlieta che esso possa giovar'e nella sua nobi!-c-, pera di propag'.::rnda.materna. Un bacio ai suoi bambini e tante cose gen– tili n Lei. Luisa Draghi Martegani. DALLASVIZZERA Fra le nostre emigrate Mi Pare d'aver lasciato una famiglia affet. tuoSa~· riYedo tutt.e le nost-re donne; le ri,gento nei diversi diaJetti in un 'armonia festosa., poi– ohè' la. festosità è il carattere che meglio distin– gue le nostre donne dalle brave massaie sviz. 2ere, bnica eredità quc.sta tcccata al proleta– riato del!a fastosa vita lat"na,. .. E gùai se queste povere donne strappate al loro suolo, portate a viver-e in pae,!';estraniero, che pur essendo discretamente ospitate le gra• tifica col nomignolo di Cincale ,sinonimo di Zingare, non trovassero qualche sollievo in que. sta nostra natura -sempre feconda. di nuove ri• sor,5,e!Così è che queste donne in mezzo ai loro fas,idi sanno trovare la celin gustosa, il ilnotivo per la risata allegra, e il teno per la canzon,e paesana! Ma dcibbiamo riandare il nostro l ,voro. A Sciaffusa attendiamo le tessitrici all'uscita della fabbr'lica. Dapprima sono titubanti. ma poi s'a-ccostano, .si fanno coraggio ed~entrano nel salone nonostante la cena che attende. Si tratta di ottenere il sabato lnglese come in ;.1 4 tre fabbri.che della Svizzera. Ma ~ono essP. <11e raccontano mille altri guai e che dimostrano a fatti la necessità di essere org&ni-zzate. E cLlfatti i moduli per J'jnscrizione Yanno a ruba·. Taluna è titubante perchè stenta a ma– neggiare la penna: la madre patria è stata troppo a,·ai·a d'alfabeto. A Ve,·er le sigaraie: qui c'è già organizzazione. 11 sindacato è mi4 sto di italiane e francesi noichè non c'è diffi4 coltà linguistica. Si tratta di presenta.re un memoriale, le donne sono pronte a impegnare 1a lotta. A differenza dell'Italia gli orari sono qui ancora per questo lavoro di 10 ore e mezza. A Losanna come a Davos si tenta di chiamaPe il personale d'albergo. Sono donne costrette ~l /aYotro per 14.15 ere pagate con S5-40 lire al mJ=seoltre a , itto e nlloggio. E' un pe1"'5ona'e bistrattato, umiliato. ìVIa il reclutamento è dif. ficile perchè dfsperso ,,egli all)erghi e perchè costretto a Javor,are anche di sera. Le poche intervenute tutta.v1n. promettono di far-si centro di propaganda. Ed eccoci alle ricamatrici del Canton S. Gal• lo. Questa industria è òn crisi ed è cattivo il momento per far.e l'organizzazione perchè non si può impostare nessun movimento su terreno pratico. Tuttavia le operaie accor.rono. Ad Am ri.swil serata indimentica.Jjile; il Salone è stipato di donne. Esse conoscono già la Di• fesa perché i compagni del'la sezione n-e distli• bu.iscono buon numero di copie. Una buona compagna sale a presentar.e g;'i oratori e dice sentite J,arole. Dopo la. conferenza è una gara ad :iscrh·ersi. Qui è \"ivissima. la lotta contro il prete pcichè esso ha molta influenza sopra un buon numero di operaie. Ad Arbon pur,e grande entusiasrno. E' un'in. Yasione sul palco pe.r l'inscrizione. Anche gli a– narchici che non 1·inunciano a.I contradditorio sono concordi però in questo lavoro di recluta– mento delle la,·oratrici. A S. Gallo il numero <le.Ileintervenute supera ogni aspettatiYa. Si nomina un comitato che continui il lavoro. A Gradolf, la lega e~is!e, le donne sono già convinte, non &i tratta che di riaffermare i p1in. cipi. E' serata di festa. Dovrei parlare delle grandi città. lvi purtrop• po le donne sono pressochè assenti. .\Ientre g;Ji uomini bizantineggiano sulle teorie, le donne aYemmo, (e siamo s-ei: quattro lemm:nc e due I maschi): coltura, -educazione, idee: da lui ap. prendemmo la ,·-erità, la giustizia, il la,·oro, la fierezza, l'energia nella lotta. Colti~Bimo, mo. desto, semplice; nmò sempre l'OSC'u1·itàtran– quiLa, la ,·Ha quieta, serena; al dm·ere bene compiuto tutto sacrificò; disinterc-sato fino al. do stoicismo, franco fino alla. rudezza, d'inteJ. ligenza superiore e pronta, rogionatore mera– viglio.so e lucidissimo, logico, serrato; alieno da ~entimentalisrni, da adulazioni; di carattere adamantino, che si può fr:.rnge1'€,ma. non !let4 tere: un alto senso dPlla r. ,ponsabilità pre• siedette ognora, ogni sua parola, ogni suo atto. Mai dimentica\"a d'essf'r padre e maestro. Xato, per le doti ecceziowil: d<>lla mente, a !Jen più Diti destini, andò r1rgoglioso cli questo dolce nome maestro (r I qunlr c11n tanta drfen·11ut Dnnte nppell<> \'irp:ilio) che sempre di <•:--~o H,Jl-e esser <morato <· si onora. Con un padre i.:ile, ser11brrra ·!-.trano ch'io non pOtef-~i essere sempre !-.pontanea - eppu– re f• cosi Forse due i rnoti\'i. Egli era tror1po in alto nel mio pP11s;f'ro, trnppo per. fr•tto 1,rrch'io osassi 111c.-.trnrmi n lui colle rni~ de!1(ù•zzc·, r<d miei irnprti, -·r:lla ruia sensibi. lita 'fuasi morbosa. La !.ua parola c;;evera, il rin1pr1,,cro breve ma crudo, !"ironia p;1r lieve, f:tu~:1H <..<,f!rire111efieris:-:inia, n rl)('emente, in m<,<lr, as-.r1i :--uperiore alla. mia età: -era un \ern sri:i-.irno che nn<.:.condevo g-rlrJ.-;.:1 Xon osai mai dirgli cùmc lo amac:;si: ma rosi mi pe– ~ava il ~uo ttiudizio (che fu '-(>n1pre per me fra tanto caos se ne stanno a ca.sa e ncn fanno neppure il primo passo. Vedemmo poi ~e donne appartenenti alle fa. miglie d-ei minatori (Na.tiers•lselle) colle Joro c.as -2.baracche e coi figli costretti ad entrare r elle ·.rouole bonomelliane per non restar sulle '3trade. E !"opera pia bonomelliana qui è l'al 4 leata dell'Impresa, anzi è al completo suo ser. \·izio. .\la là dove più gran? mi a.ppan·e il ques'.to della \'iia randagia di questa. poYera gente 110- stra fu a Grench-E'11,O\'e !:i svo!ge un magni 4 A.cosciopero ed O\'e le donne diedero esempio di coraggio e di forza affrontando in prima Ji. nea la polizia che proteggeva i krumlri. Su su •per l'erta ci si avvia a Tripolis, uno dei fa– mosi \"illaggi. improvvisati, -così chiamati per ironia ùi cose, strano contrasto coi be: villaggi svizzeri dalle casette circondate di. verde e ra1 4 Jegrate di .fiorl In quelle baracche, piccole stan- 7-e e.o.stano 154~5 lire - e le fam/glie vivono pigiate, ammucchiate colla numerosa prole, e. spa.sbe al'lo sprezzo degfi indigeni: le famiglie dei Gincali! Quanti nu,merosi quesiti non presenta questa vita degLi emigranti! Chiedere scuole laiche? combattere i Mad~henheime, oicl~ quei reclusori ove sano tenute in vit.a claustrale Je•giO\·ani o– peraie? sottrarsi all'opera pia bonomelliana che fa buon servizio ai padroni? Chi può sperare qualcosa dal nostro gover 4 no? Ci fu, è ve.ro, una signora che inviata da un comitato di dame trovò -che le cose andavano nel migliore dei mondi possibili, e diffondendo questa sua opinione valse forse a de:,e-rminare una affluenza di mano d'opera femminile. Ma noi non possiamo convenire con la egregia si4 gnorina. Noi vediamo una sola via: rinforzare i sin– dacati, attirare nella cerchia deJla lotta tutti gli assenti. diffondere j nostd-i giornali, fare opera modesta e pratica di propaganda. Poi im• pegneremo le nostre battaglie. GISELDA BREBBIA. Il paradisodei beati gaudenti \·enendo sul Verbano, in queste incante– vole c•stremo ~embo d'Italia, dove la natura ha profuso a pi,ene mani tesori di bellezze, cred-e.vo- e la mia credenza era basata sulla logica - credeYo di trovan·i una J.arga fiori– tura del movimento femminile socialista; ma era un'illusione! Anche qui come e più che a.l– trov,e, la stessa apatia nella donna, Io stesso d·isinter-essamento a!ila questione economi-ca, la medesima avversione per la politica. E sì. che anche in questa fiorente regicne non mancano gli antagonismi di classe! Vi sono an,zi spiccatissimi e stridenti contrasti fra capit.ale e 1aYoro,che do\"rebbero servir di sprone e d'incitamento al proletariato d"ambo i se1si per le sue giuste ri,·endicazioni. Io vedo innumerevoli, superbe ville, circon 4 date da ombrosi 1p.;1.rchi e da profumati g!ar. dini, situate nelle migliori e più salubri lo– ca:lità delle oolLine drcostanti, che apparten– gono tutte a riochi signori, i quali dopo aYer pa.s-sato l'estate al mare e sui monti, sostano qui nell"autunno, plima di 1itirarsi nei loro palazzi _invernali delle grandi città; vedo dei sontu-0s1 l-!6tels allin.eaLl lungo la 1idente riva de1 lago, dO\·e alloggia J'opulenza forastiera confortata da tutte quelle comodità e 1~affina– t.ezze della vita che la civilità moderna offre ai priviJeg-._iatidalla sorte. Ma Yedo per con4 tro che glI operai abitano casupole malsane prive d'aria e ài luce nelle Yiuzze interne del: le cittadine! - _ Voi, o laYOratori, che producete gli agi ~ 11 benessere a. chi vive beatamente nelJ'ozio, ,•oi mancate del necessario! Per Yoi le norme igiè– nich~ ·sulJ'e<lilizi.a non -esistono, cosicchè per– fino 11 supremo bene <lella salute, unica vostra ri<'chezza, vi viene contrastato. E' e.erto che fra la massa proletaria quella che è colpita più .crudelm,ente dalle' conse– guenze deJle disuguaglianze sociali, è la don. n.a. Chi più di lei sente il disagio economico eh.e porta Le più dure priYazioni nella fami. gila? Quale .strazio maggione di quello d'una ma~re _che ~on ha pane per sfamare i propri figliuoli, cu1 mancano i mezzi rper ripararli dal freddo, e per prestar loro le cure ,e i ri– medi neoos.-sari quru1do sono malati? E oltre a tutto ciò, siccome la miseria è severo), che osai talora ribellarmi con viol€n– za, con d-elle parole irruenti, quasi insensate di giustificazione, rigettando le accuse, dorchè rni I an-e ingjusto; fors·anco, più che per me offesn·. r~rchè mi pareva ch'e-gli, la giustizia in persona, non potesse e non dO\"e5Se esser ing-iuslo ma.i, neppur una volta, neppur per CITOi"C. Troppo in alto era. Sempre io fu.i eccesh·a nella difesa di ciò che mi pareva gius:o o almeno compatibile: questo mi , ·al.se la taccia d'aver un brutto rnra.ttere, indomabile. ~Iia madre, creatura dolce e mite, massaia ordinata, economa; d'una fermezza rara oel– l'-edttcarci: d'indole quasi pa!:tsiva; ingenua; ig11ara di tutto quanto è passione, mentre mio padre invece era appa~sionato ed al'dente ben• chè la sua YO!Ontàferrea ùominass-e ogni suo moto. A sedici anni era scappato dal collegio col fratello per seguire Garibaldi a ~lentana; fii Garibaldi ha il cuore e !"anima. :\!ai u lui ci rivolgemmo p-er curiosità di sapere, senza che la sua spiegazione fosse pre– cisa e chiara, mai ci la.sciò senza risposta; ogni dubbio della nostra mente egli chiarl\'a. D11e CO!'-'-e odiava, ricordo: l'ipocrL-;.ja e !"ava– rizia. Guai a menlire! - Franca come gono fino alla crudezza, a .lui sembravo titubante, 110n sincera. Tnìai:ti. da.vanti a lui tremavo, eppure mai mi aveva nè castigata, nè percos– sa. I raGtighi più gravi erano: il mangiar fu0ri della ta,·oia. comune, o l'andare a letlo senza il loro bacio. (Conti,iua).

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