La Difesa delle Lavoratrici - anno II - n. 15 - 14 settembre

LA Dln:SA Df:LLE LA 1·0RAT!l!Cl Solo le donne del marciapiede? Durante gli ultimi mesi ci si è po!uto, purtroppo. persuadere che le aggressioni e le uccisioni delle prostitute non rimangono più fatto isolalo e accidenlalè, bensì ra,p– present.ano il sistema la premeditazione. La frequenza e la periodicità dei delit.!i contro le prostitute, a Milano soprattutto, non possono non recare preoccupazione e destare orrore. La maggior parte del pub– blico però, pur legegndo con avidità tulti i raccapriccianti particolari che precedono e accompagnano il misfatlo, non si doman• dano del perché di tale frequenza e perio– Jicità. El purtroppo anche nel proletaria.lo, fra le donne e le ragazze del popolo c·è chi esclama ben le sta, chi l'obbligava a fare la prostituta, ha trovata la fine che rneritava. Fatto da un borghese - uomo o donna che sia - simile ragionament.o è addirit– tura cinico è non merita che noi ci si ri– sponda se non col più profondo e più sde– gnoso disprezzo. Ma se così dovessero ragionare uomini e donne del popolo, diremmo che è un ragio– namento indegno di proletari e lo attribui– remmo alle non mai abbastanza criticate e denunziate condizioni sociali che privano le classi diseredate del tempo e della col– tur·a. necessari per comprendere e valutare le cause e gli effetti di ciò che le circonda. Le nostre compagne invece, le lettrici della nostra Difesa, e le proletarie coscienti in genere avranno senza dubbio rabbrivi– dito d 1 orrore leggendo i foschi drammi cui sono vittime le così de.tle u mondane », e . avranno a pari nostro sentilo profonda com- p·assione per esse, profondo disprezzo per l'attuale società che determina e tollera tanti e tali oltraggi alla dignità e alla vi!a umana. Come se non ba,stasse il disprezzo e le sanguinose <1ffese che le prostitute raccol– gono durante la loro triste esistenza, altro oltraggio, altre violenze, altro scherno alle loro calpestate individuahtà, ai loro tortu– rati corpi e cadaveri, prima, durante e do– po la loro morte ! Non torneremo a ripetere qui quale sia il nostro atteggiamento di Ironie al fenomeno della prosliluzione. E noto e arcinoto. Per noi è una delle conseguenze ,più vergogno– se dell'attuale sistema sociale, e le prosti– tute sono fra !e viL\ime più disgraziate del– la società divisa in classi. Oggi vorremmo ribadire questo concetto, vorremmo eliminare dalla mente delle no– stre seguaci,· anche la più remota ombra di disprezzo o di indifferenza verso il triste, atrocemente tris!e destino delle ·prostitute. Chi appartiene al popolo e proviene da una failliglia in cui le madri devono fare dei miracoli per far bastare il pezzo di pa– ne - e per poterlo fare devono lasciare = la la casa e i bambini e recarsi al lavoro - chi sa per averlo provato e visto che il dor– mire da sola in un letto è un lusso eccezio– nale, e quello di avere una camera a pro– pria disposizione è un lusso invidiabile, chi sa a quanti spettacoli osceni la ragazzina non può non' assist.ere appena, in cerca di un pezzo di pane, diventa servetta o pisci– nina o lavoran·te in genere - chi conosce le ansie e le umiliazioni di.una ragazza che invano cerca lavoro - non può non giudi– care con disprezzo chi tratta le prostitute per delle fanullone, che al lavoro preferi– scono il vizio. Certo nei singoli casi si po– trebbe pure dire che quella tale ragazza in quel tale momento avrebbe potuto .trovare lavoro, ma non è con questo criterio pette– golo che si devono giudicare dei fenomeni cosi generalizzati e radicati come quello della prostituzione. !\on bisogna giudicare la donna del inauiapiede nel momento in cui essa, vestita con eleganza. ricorrendo alle arti più umilianti, si offre al primo pas– sante,· mentre a due passi c'é una sarta che cerca una aiutante o una donna di ser– vizio; bisogna conoscere luUi i precedenti sociali che hanno spinta la ragazza al terri– bile mestiere. Si è soliti attribuire la pro– s.\ittizione all'ambizione di chi la esercita! Ecco un'altra interpretazione altrettanto sciocca quanto superficiale. Anzitutto esso si basa. sull'apparente " eleganza » delle prostitute, come se ques.\e non fossero co– strette per lo stesso esercizio della loro atro– <,e professione di ricorrere a tutto ciò che le può rendere attraenti e desiderabili. Quante fra di loro, al loro sfarw provocan– te, allo sfogio dei vestili pagati mercé la ven- , dita del proprio corpo, non preferirebbero 1 il modesto vestito dell'operaia che guada- j _gna onestamente 11pezzo di pane, e alle ru- · morose cene nei ristoranti di lusso in com– pagnia di uomini cinici e prepot~nti non preferirebbero la modesta scarsa cena del– la madre di famiglia. Ma ammettendo pure che qualcuna, anzi un buon numero delle prostitute diven~i no lali per ambizione. che cosa si arrivereb– be a dimostrare? Sempre più la responsa– bilità dell'attuale assetto sociale che dà agli uni in abbondanza ciò che gli altri non pos– sono avere. Domandiamo: sono ambiziose. civelte 1 amanti dei ves.tili e dei corteggiamenti sol– tanto le donne del marciaoiede? Tutt'altro. Anzi vi è n-ella società una ca– tegoria di donne che vivono esclusivamente delle soddisfazioni volgari dell'ozio e rlella civetteria. Sono le figlie dei ricchi '.eccezio– ne fatta delle poche che si ribellao10 o si dedicano agli shidi; quelle che le mam– me e l'ambiente preparano ad una sola oc– cupazione: cercare marito per trovare il modo di vivere oziose s.enza le.vorare non rinunziando a nessun divertimento, e le piccole borghesi non aspirano forse ad al– trettante? E gli uomini delle classi medie e ,e su– periori u non fanno eS$i caccia v-ergognosa alla dote? Una delle tante prorn la troviamo anche negli avvisi· matrimoniali che abbondano nei giornali della ,e gen le per bene >>. I pochi che oggi 1·iportiamo sono fra i più innocui - esist-ono poi dei giornali dedi– cati esclusivamen.!e al. .. matrimonio. Anzi a Siena se ne pubblica uno intitolata pro– prio così. Come ci sono· dei giornali e del– le agenzie sp,eciali per la compra-vendita dei mobili. dei terreni. della merce d'occa– sione. così ve ne sono per lei compra-vendi– ta dÌ donne e uomini. Coscienziosissime informazioni. imiestigaiio– ni private matrimoniali, lire cinque dapper– tutta Italia (10.000 corrispondenti scrupolOf,iS– simi) Signora onora.t1ss111iacombina buoni matri– moni signorine. Segretezza riswluta. Quarantenne simpatico ~lto impiego ottqmila Roma sposerebbe signorina, vedova dntP- adP– guata. Signora agiata resideme estero, sposere.bbesi con signore decaduto purchè blasonato. Accet– tansi soltanto proposte serie dettagliate. Simpatica signorina Yeneziana. educata cono– scerebbe scopo· matrimonio signore straniero sano di agiata Condizione. Giovine treflt.enne distinta famiglia, simpa– tico, rendita 6000 ann.ue .-·aumentabile,, spose– rebbe distintissima signorina 25. trentenne, piuttosto alta, non magra, J)referibiJmente bru– na, on-esta, dote conispondente. Per signorina onestissima, colta, bella, ric– ca titolata, cercasi scopo mat,;monio, s·gnore qualità corrispondentL Go,·ernativo attualmente 3500 posizione di– stintissima, carriera rapida sicurissima, corri– spondereb~ signorina matrimonio, doti confa– centi. Giovane distintissimo, iinipiegato governati– vo, buon patrimonio, a,·venire Yeramentè bril– lantissimo, sposerebbe~i. Ventiquattrenne simpatico assegnamento 60 mila altrettanto eredità scopo armonioso ma– trimonio conoscerebbe signorina 17 18.enne av– venente, illibata, intelligente, buona, sana. Senza parlare di quegli altri avvisi in cui i contraenti completano le loro deficienze fisiche e morali aggiungendo la somma che mettono a disposizione di chi sposa! Sono soltanto le donne del marciapiede che si vendono? Perchè a quelle borghesi che, pur di .tro– vare un marito blasonato o ricco, si uni– scono a degli uOmini volgari e disonesti vecchi o maiali. nessuno vi ne a fare la mo– rale? Perchè nessuno dice loro che vale me– glio un vestito modesto. delle scarpe rotte che dei gioielli e dei cappelli comprati col– la rinunzia alla propria dignità. E perchè ad esse nessuno dice che, aJnzichè vendersi ad un uomo umiliandosi, mentendo e fa– cendosi umiliare, vale meglio offrire le propie braccia sul mercato del lavor~ per lavorare nelle risaie, o negli stabilimenti micidiali, ove le raga.zze povere sono con– dannate a consumare i loro migliori anni, tulta la loro ,obustezza tutta la loro vila? Perchè non si dice alle <, signorint i, e al– le « signore per bene u che l'ambizione e la civetteria sono vizi e peccali, che vivere senza lavorare e un delitto che va scontalo con una mor\e crudele come quella cui van– no incontro te disgraziate protagoniste del– la mala vila? a. b. Povero giovane! Sul Secolo di alcuni giorni fa si leggeva il suicidio al Parco di un giovane che, po– veretto, lasciò scritto: 1< Non sap.:-ndo più lottare nella mia vita in seguito a disoccu– pazione piuttosto che trascinarmi al male. preferisco morire"- Per rinunziare alla vita, a tu!to quantv di liet-o può dare la vita, deve aver ben sof– ferto quell'anima. onesta e fiera di giovane, che amò l'onestà al disopra della propria esistenza !.. Sacrificò sè stesso perchè solo non poteva reggere all'ineguale lolla del povero contro il ricco. E per questo che, quasi con g·oia, io vedo le masse di popolo in accordo muo– versi verso la conquisLa dei loro dirit:i uma– ni e civili ! Perchè. un solo, accerchiato dalla mise– ria, dal dolore, dall'avvilimento infinito e dall'isolamenlo, è perduto e cerca un ben .trist..escam}Xl nel suicid·o; ma se è unilo a mille altri che come lui soffrono le stesse torture potranno elevare la voce a loro giu– sta difesa e uni.ti con tutto il popolo. strap– pare pure dalle mani dei capitalisti quel -11:onopolio di ricchezza, che dona ad essi, s1gnor1. anche più del st1perfluo. m-entre i! · povero è costretto a morir di fame ... Oh! si ava,nzino le forti masse del popolo verso la mèta luminosa del benessere = ciale. · Come nell'azzurro del cielo passa mae– stosa la macchina inventata dal genio umaa no ~ contendere gli eccelsi spazi, così giun– ga Il popolo a realizzare presto la felicità per tut_Li,_sopprimendo la ricchezza di po– ch_ie dist.nbuendola a quanti, col lavoro, si u_l!lzzan_opel bene della società, e possa un g10rno il lavoraLore rallegrarsi della vita così doviziosa di beni oggi pel ~ìcco e così scarsa pel povero fin a doversi sopprimere! Augurio sincero all'onesto giovane che in massa combatte per la villoria della con– quista del benessere . On 1·imorso sia invece pei ricchi la triste fine del. povero, che battendo invano alle porte de, loro opifici non trovò nè quel la– voro, nè quell'aiuto che un compagno di lavoro non gli avrebbe negato'··· Quando il lavoro e la ricchezza che da esso ne deriva. sarà proprietà dello stesso Q:peraio org?-nizzato,. non vi saranno più a aeplorare d1soccupat1. e_ il lavoro recherà la sua_ sana gioia nel cuore di ogni libero che avra voluto una redenta società di eguali. 31 agosto 1913. - EMILIA CANDELARI. BENEFICENZA _ I t~enì riversano alle ·stazioni schiere di h1mb1 che i patronati o i municipi hanno mandato_ al ~are; schiere gentili che reca– no sul viso m _tutta la persona, i segni del– le carezze rudi del vento e del sole; che b~c1ano e s1 lasciano baciare, impazienLi dt,- rac~ntare le meraviglie di qu-eda loro breve vita straordinaria falla di moto di libertà,_ di azzurro e di verde. Hanno forse d1mentica.to sulla spiaggia qualche cosa del picco-lo corredo che le mamme avevano loro dato, ma non hanno dim<en.\icato il ricordo lan15ibile della loro _libera vita. E i .più pic– c1111recano 1 secch1ell1 coi quali attinsero senza stancairsi. dalla immensità, I'acqu~ che _perdev~ l'~zzurro nella piccola prigio– ne; 1 grand1cell1 recano i badili con cui sca– vavano fossi ed alvei al gigante bonario che v1 entrava senza rumor•e e senza schiuma quasi. per COf!l•Piaoorlì; i maggiori porta,no le_reti. con c.u, vollero. rubare al mare i pe– se, g:mzzanl! e lucenti. che boccheggiano e muoiono quando il loro amico ritirandosi li lascia sulla spiaggia. ' ' La piccola folla che non si è stanca\a dei viaggi 1unghi de:l'ala, della polvere, che. andando, era allietata dal nuovo, tornando era felice di ciò che aveva visto, della sa– lute che, lei inconsapevole. le pulsava nel sangue. delle bellezze godute, della gioia resp1rata nel sole, nell'aria salsa, nel ven– to, questa piccola folla passa tra il sorriso e la compiacenza della folla dei grandì che la gull!l'da. Nulla è forse più lieto dell'aspetto del– l'infanzia felice. Pare che la gioia apparten– ga ai piccoli di diritto, ond'è che se te sven– ture cteg:li adulli ci commuovono,quelle dei b1mb1 c_1s_traziono. Noi possiamo guardare 1 raccapricciando, ma senza che il nostro umore rimanga alteralo, le infermità di un nostro simile, ma non possiamo guardare senza che il cuore si stringa e ce ne riman– ga il ricordo e la pietà anche quando la vi– sione_ è. sparita. la infermità sul corpo di un piccino. E il pensiero dei molti anni che al bimbo res.~~r_anno da vivere nella infermità? Di tutt, '· dolori che gli serberanno gli uomini e fa v1la? No, forse. E, forse, perchè noi sentia– mo che una grande. una immensa ingiusti– zia è slala compiuta dalla natura perchè senllamo che l'infanzia non dovr~bbe co– nosce_re miserie, e i bimbi che ci ricordano 1~ JJr,_meore fresche e profumato del mat– tino, 1 fiori che si schiudono, gli uécelli tut– to CIÒ che è sorto appena, nuovo e gentile dov_rebhero avere la -serenità aelle ore pure la mlalta _belle~za de, fiori, il vigore e la gioia degli uccelli. E siamo l_ieli, e benediciamo il mare, quando pensiamo che a migliaia di bimbi poveri dà un po· di ciò che ta natura e la fortuna hanno negato. Certo. mentre i nostri occhi guardano le schiere che tornano, siamo tratti a pensare alla insufficienza del rimedio. Qualche mi– gliaio di bimbi poveri ·al mare! Che cosa. sono mai in confronto dei milioni ché la carità pubblica ignora, eh-e nessuno rerca, nes..,;;unodenunzia 1 perchè vi sono luoghi in cui non entrano i medici e la carita si av– ventura tremando; strati sociali, in cui la rassegnazion€ non può avere neppur più questo nome e.-.:sendo diventata adattamento alla più misera condizione di vita; ;n c-..ii i genitori stessi non si accorgono delle 0 offe– l'enze delle loro creature.e la infelicità per– petua e !a morte sono fatti che· non com– muovono. non turbano più ! Quale irnpeto d·i c3rità quale movimento di filantropi po.\rebbe dare ai bimbi, " tut- ti i bimbi ciò che è dovuto''! · In un recente congresso di filantropia, _un relatore notava che la società odierna e.on le sue macchine e le scoperte della scienza1 mentre ha centuplicate a pochi le raffioa– tezze della vita. ha get\ato sempre più in basso una moltitudine immensa e ha ffa– vato un abisso anche tra i bimbi ricchi ed i poveri. ,, Malattie fisiche e morali detur– pano l'infanzia povera e rendono pericoloso il contatto'. che dovrebbe essere utile e pa,. terno. con l'infanzia felice». Proprio cosi. Nelrinferno della società present-e sono a penare anche le creature che non dovrabbero conoscere pene. E ma– lattie morali, più terribili e dolorose delle fisiche. le deturpano. Un corpicino gonfio e contorl,o, due povere gambe che non si reggono, un viso devastato, sono pietosi a vedersi; ma è cert-0 più pietoso ancora il tur– piloquio in una bocca che dovrebbe solo di– re cose soavi 1 l'astuzia che rive-la già l'in– fanzia e la fanciullezza uccise; il vizio di– ventato abiLudine. regola in chi non dovreb– be anCOl'a sapere le brutture che può avere la vita. E tuL\o questo esiste. delittuosamente, nella società degli uomini Che conquistano l'acqua, l'aria e fanno servire l'in.finitamen– le grande e l'infini.tamente 'piccolo al loro scopo. 1 filantropi si commuovono e protestano, proponendosi Gtudii, ricerche, fondazioni di società e d'istituti. In una società in cui si muore di fame anche sentendo tulla l'u– miliazione dell'atto. non si nega un soldo a chi lo chiede per carità, e noi, qualche vol– ta, diamo la nostra simpatia a lutto ciò che tende ad alleviare le sofferenze umane, ma sappiamo, purtroppo, cfie quando non fa male, quando non serve· a scopo di classe, ad ambizione, la beneficenza è com,e. il ven– taglio: dopo un momento di refrigerio fa che il caldo si senta più opprimente. Macchine, scopert;; scientifiche, tutto ciò che dovrebbe tornare a bcmeficio dell 'uma– nità, torna a. danno di una gran parte di es. sa, perchè le macchine e le ricch<ezze sono di pochi e servono ai privilegiati. Bisogna sopprimere per edificare. Ma ·quando av– verrà? MARIA GorA. IN TRENO Il treno eone veloce per la <leserta campa– gna baciata dai ultimi raggi del sole morente, ed io poso lo sguard.o velatb d'angoscia e di tristezza sul volto pallido e triste dei soldati che si trovano nel mio carrozzone. Qualcuno di es.-siè stanco e dorme: dorme e sogna forse la vecchia madre che quand'è par– tito l'ha accompagnato alla stazione e l'ha ba– ciatq mestamente ... sogna forse Ja. capanna o:7e è nato,. il piccolo villaggio dal quaJe non s1 era allontanato mai -e nel quale chissà se ritornerà!... Scigna forse d"eSisere vicino alla culla dell'ultimo nato, u.s,cito alla luce mentre gili partiva per il paese della morte ... Ode i va– git_ied il pianto <lei bimbo ... lo vede succhiare avidamente il lat'e ma.terno... vede gli occhi dell'amorosa madre contemplare il viso del– l'angioJetto e bagnarsi di lagrime pensando al padre infelice ... Qualche altro soldato sta appoggiato M fine– ~,tn_~~e guarda insi13tent.emente un punto del– . 01 ~zzonte cl~e nella sua imm.aginazione gli 111d1caforse il paesello adorato ... la caselta ... e pensa alla famiglia, alle care anime abban., do~ate ... ,·ede con l'o-cchio deli'affetto la v-ec– ch1~ mad~e silenziosa e mesta che pensa al figlio partito per un misterioso dovere ... sente la v~e soa~,e e triste della compagna ... ; ri– ved_e il sornso dell'•angicletto che gli si era fu1,1osamente attaccato aJ collo nel momento de~I~ P:1rtenza e piangendo con un piani.o che (d10. dio!) gli aveva lacera a l'anima.. 1 · pregato di rimanere!... . . aveva . ~arcva. che lo sapesse rhe forse non avrebbe r1v1sto più il babbo che amava tanto e del qua.le aveva tanto bi.:;ogno! In un canto un grupop di so'.dati e n . una canzone t·ibelle senza pensare ne~~:~~ ;?nt:namente forse a seguire il consiglio del au a.ce autore della canzone... - Chi. può ri~ire i segreti di quelle anime in- consc1e ed mgenue? _ , La~giù.' lontano lontano, . n~He. case strette sco~erch1ate, piene di germ· d.... ' chie madri le spO 1 1 1 motle, le vec– maledicono, lane· ~, è _sorelle stng-n1ozzano, ' iano grida di vendetta ct· cceolnldanl na verso coloro che mtrndarono al e i o e persone. ma- Pucio,A STEFANINL

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