La Difesa delle Lavoratrici - anno II - n. 13 - 2 agosto 191

L' INFANTICIDIO Finalru!>nt<" il bimbo taceva e tutta la caaa pareva reispirare liberamente. Da otto giorni il suo pianto era diventato un tormento p<'r tntli. Fioco, qualche ,olta lamentoso come '<" tulte lo forze fossero fuggite e il bimbo dovesse spegne~i in quel pianto, o alto, come per uno strazio acuto e improvvi~o da cui chiedesse soccorso. liberazione; quel pianto da otto giorni seguiva nel lavoro <l<'l- 1a giornata inten-ompe,a il sonno, 1,1ette,a ,!!'Omento e, pietà. .\!torno al letto tutte le donne <lel ra,cg-· aiato ~i erano radunate in quei giorni e tutte ric-hiamando e,empi e ricordi axe,ano L1tto diag-no,:.;.ie ('OUSi!?'liato rimedi. Ln himba clr-lla iruttivPndola non ~n-eva avuto !!li :-,te,,i OC'rhi Cl"'rchiati e pesti e gli ~t<'""i ... ,·oppi di pianto? E con che c-o,a era stat:1 ~,1:.1rita:' Con o1io di ruta e di agliri chio dalla madre di nascosto dal medico. Si .tra1- ta,a di ,ermi e in questo genere cli nrnlrd tii:- lt> marnme :--t> nr intendono più d<'i pro fe&;ori n. )Iu Yt'-rmi rc--:.i:--tono qualrhe ,oltu alla rutn e all'aglio e allora occorre espeller<" : pnra,,iti. lna •icina suggeriva il mezzo ~tnplicis.;;;imo. Ba,;;,ta'°a prendere del piom– bn. liquefarlo e !!et.tarlo in un catino di ac· qua fredda. tenuto sospeso sul petto d•·l bim– bo. $e si lralta,·"l. di vermi. doye,·ano Ye– der, attorcigliati nel piombo solidifi,ato. E pt... r ~icrni il bimbo a,eva an.Ho e.otto le narfri f' in boe-ca l" odore e il sapore acrP ,!el:a ruta e dell"ag-lio; e le teste delle don nt> e.i ·ano curnd.e sul catino a scrutaro i ~birigori che dO",e>ano essere i vermi usc-i– re per incanto e solidificati nel piomho. ((e: '-ODO. ri 80D0. Lena. Li abbiamo fatti u,rire i malandrini: ,e-drete che i::.tanoti.C' riposa. "Ved.rete che f!Uarisc'e 1). E Lena, la nonna. !?'ià vecchia. già stan– ca, a,eva ad ·Og'ni nuo'"O tentati,o solle,a– ta la ;;;,epranza e mantenuto accesa In. lam– pada cla>0nti alla •erg-'ne che do-eYa farle la g-razia. )fa iì male non cessa•a e il pian– to non fu!?j?Ì>a. l7na sera. la quinta della malattia. le don– ne a"ç"evano tro,ata ~trana la re--istenza dei ,..-1,ormi. Col ,7@ino Ii,ido. i capelli biondi in– c-r,llati sulla fronte. iì ,entre gonfio. le brac eia abbandonate. il bimbo faceva pietà. Una ,ic:ina formulò un sospetto: u E Sf" qualc·he anima dannata a,esc;;e !atto male a que@.ta c-reatura 0 Il sospetto fu raC<'olto . .inche la beUa bimba del fabbro era morta stre– z-1ta F, al!ora nella po•Pra ,..amera in rui ·1 bi•nbo -:i dic;;farP,a c;;,ì .idPro g-li atti rhe do•P•ano f Prirf> la ,tre!?3., co-::trin:z-f'ndola a !!Uarire h vittima. Fu buttalo il sale sul fuoco P attra,"'r-.;ata la fiamma rrPpitante ,..,rn 11n fl"rro aruminatQ, fu 5e1?nata di rro– cì con un coltello la catena del camino, per– rbè la t-trega a•A<:,,;:e forate. tagliatp le carni e Pon regg-endo allo ~lrazio dovesse correre, nel!~ casa dove aveva compiuto il male– fiz11 Cna comar• mbe !a .scopa attrav~rso il I: mitare · • L, colp •vole non potra passa– r• dJ qui~ La védrerno. la w·dremo l'infame e do· vra guarirl0 subi•-0 o noi le caveremo gli ~chi rt>r lF nostre mani'. . Il cr•·r,i 10 del sale si era ,penlo n~l fuo– co e il lamento d I bimbo non era re. salo. O"ch1 di donne ,·urH,-.i e minacciosi aveva no :::cruta a la stra.da a scoprire rolri rhe APl'E~DICE Una madre La mamm:i viH:va per quel figliolo. Diceva, m·ll':ngJ-nua dokPV..a del dial,·tto, eh(• ~,o. il .su1J sr,,l~. ~oo vtdeva rh,: lui. Ama.va anche l"aliro figlio, t,uono, laborioso, ti– mido comP una fanciulla, ma il suo bf:-niamino era \fario, il bersagliere. Av~va w renuto sacrifici eroici per tenerlo agli ~tudi, per crear~li una posizione indi~ndentf>, Quando .\1ario veniva a casa in lic.::n7..a. le ra– i:za.vP del par:-.e se Io divoravano e.on gli occhi ; e-.sa provava una gelosia muta, passa di tf>n•·rf>'✓-z,1 e di paura. Gli aveva detto un giorno a ba..,sa voc~: quan– do vorrai ~posarti mi avvertirai; voglio parlarn io con la 1ua sposa; starete qui con noi ; comprr-re mo un 'altra Manza, la vostra, un nido piccino eh<: abOf'IJirb con le mie mani ; sarà la nonna buona dei tuoi bambini; vw:>i? Egli aveva ri~posto: sì, mamma, ~empre con te, non dubitare; ma c'i• tem– po c;ai, tanto tempo. La donna lo baciava sulla fronte, beata. Da quando il ragauo f·ra partito di leva si scrivevano c;;emprf>ogni (,,-t.. imana e c'era nelle toro lf•llf-r~ LA DTFESA DELLE LA\"OHATR!CJ doveva arrirnre, costretta dallo ~' razio del– la sua carne. :\la nessuna era arrivala Li sera dell'ottavo giorno la nonna era andata in chiesa a chiedere al sagrestano, in carità. un po' dell'olio che ardeva da– vanti alla imagine dell'Addoloru'a, e con quc!rolio avern unto il corpo mag-ro e gon· fio dC'l bimbo. cr Yergi:":e santa, 1wenctele me e lui sotto la vostra specialo proler.ione; fate almeno, che non muoia prima che lo l'ivcda sua madre! ». Verso la. mezzanotte. corno un !Sopore gra.~ ,e e dolce ave,a preso il bimbo che non avpya pianto più. La nonna aveva visto in quel sopore la grazia e a•eYa chie.;to per– c1ono alla ,.... ergine di non e&~r prima ricor– so a lei. di non essersi abbandonata soltanto ali~ sue mani possenti. presumendo di poter ,·inc<'re la TTolenza del mait~ rou J>O•eri nwz– zi mortali. )Ia all'alba il bimho axe,·a avuto un lamento e un tremito di tutta la perso– na; gli occhi a,evano affondato il loro az· zurro. una manina axeva i:;tretta la cami– ciola sul petto; poi il bimbo si rra ricom– posto, per non muoversi più. Attorno al letto in tu i iI mort iri no gia cc,·a vestito di bianco, i capelli biondi :-.par– titi sulla. fronte, un fiore tra 1e rnan l inC'ro– ci<L\e, le donne ·ael caS()ggiato discutevano ancora. « Un bimbo lanto bello! Lo hanno ucciso i vermi! Era stregato. Ci voleva uno scon– giuro più forte! ». E nessuno pensava che ]'a,..eva urci"o l'e– goismo del padre il quale non n..-eva volulo as.-=umersi il peso di proteggol"lo. e la JM)>er· tà della mamma che per mantenere sè. lui. la -;ua Yecchia era andata n. nutrire del suo lntte il figlio di un ignoro. ~L\.Ri\ GOIA. Dal loggione gridano : " Basta, basta Y ,, La logica dei semplici (In villcggialuro) Passa l'automobile del sig-nor X r.eppo di e:r-~onti signore. Ah. comincia anrbP pP-r noi la buona i:.ta~ione ! Questi siITTiorirhr- tornano alle loro vi]J,. J)Qrlano commercio P denaro. Guai se non ci fo~-.ero loro'. - 111 verità wi pare che si potrebbe an– r-11<· far i-,pnza. Vediamo un po' dove il si– i,'llOr X prf'Ilde i denari chP sJ)<'ndP qui, dopo avernP ~p<--;i in abbondanza anche magg-iore nella ,-ittà ed 'n altri ritrovi. tr1nta dolcezza accorata e il rimpianto continuo per il disiacco e la speranza ripetuta per il ritorno. fnv,:cr il rrggimento di Mario venne mandato in Libia. Un biglietto a matita, con poche righe convulse· in cui tre volte era scritta la parola coraggio, av– vertiva la madrr df'lla partenza. "on frappo"il.: indugi la poveretta; decise ç11hi1n rli rn·arsi alla città; voleva vederlo, baci,~rlo, pian– ~f·re con lui. (;h,:. trist•· rosa la guerra c;e str:tppa a una mam- 11a il nato delle <.,ue viscere, f' lo m.:inda forse 1 morir!". Il m·,rito, i figli Potarono di dissuarh·rht; tullo 1nutilP; parti. Qu:1ndo giunse nPlla caserma ech1·ggiant<· d'or– rl.ini, di segnali di tr<,mlw, di passi c:.,,fr-nwti 1ro– vò altrP ma.mmr, venute a ,alutan· i partPnti. \'e– gli occhi di tutte luc€'vano )r> lacrimf•. I soldati nano tanti, f:,parsi w·r ogni dow~, ma ,. !a ritro,.r/J subito il suo \1ario. Su·ttf'ffJ un po' abbracciati, c;Pn?.a parole; Pgli si mordrva le lab. bra p.,.r nùn piang~re. Su<mb alto uno squillo (· p01 r::i.pidi dPi coman. di toncitati; i soldati ricompo..,ero ]f' filr; un uffi– ciai,· disse pochP parole di -,aiuto. La ,lnnna n()n capiva; , suoi <JCrhi ,-rnno fi<,sl sul figlio, :rrigidito in po..izionP d atlPnti ,. con lo sguardo ~marrito, lontano. La fanfara attaccò la marcia df-1 rf'ggimf'nto P i bersagfo·ri t.i mossr;ro fra un ondeggiar di piumP ,. un batter di gibPrne. Fuori di CJ ~rma poca folla; tropp,· ma<lri avP– v:,,nt\ già pianto, gli €-ntus-iasmi facili erano svaniti. - Dalle sue fabbriche! - Già, òalle fabbricho ch'cg-li ha disse- minate nelle campagne ove la mano d'opeM è pili fnci1menie sfn1ttabile! E romr lui tant'aJtr:i signori, vengono qui a spendere del del d0naro clie è frutto del lavoro di mi– gliaia di esseri. non importru se di città o di car11pagna., i quali mancano spesso del neCC'ssario. Così è che in città abbiamo migliaia di brrnbi che a-rrebbero hi~ogno di lasciare le vie afose per respirar miglior aria, ma cbo debbono rimanervi perchè i loro genitori non guadagnano a sufficienza; così è rbe nel– le campagne abbiamo donne nnemirhe che avrebbero bisogno di una sosfu nel lavoro an– nuale e non possono i1nec!;' lru-ciare ia tab– brica; così è che vi son famiglie in città ed I soldati non sorridevano, ma and;1vano innan– zi pem,ierosi; due o tre soli portavano sul cap– pello una bandierina tricolore e uno aveva un fiore rosso sulla bocca del fucile. La madre camminava vicina al suo caro e gli diceva : Scrivimi tulle le -;ettimam.•, come sempre : ,e hai bisogno di denaro vendo tullo, l'oro da sposa f' l:1 t<•la della ca!'osa; non vo(.(lioc-he tu man– c-hi di qualch(• cosa; Ponc;ami, ricordami, torna prbto s<: non vuoi farmi morirf". Si era giunti alta c;tazione; un treno lungo at– tendeva; squadra per squadra i saldali sparivano nei carrozzoni. \1ario baciò t ribaciò più volle la madr<· ; un pensi<'ro imprùn-·i,o gli vennt· ; non 1 'avr<'bbe ve– duta più ... Si :-.enti un nodo alla gola; -,j staccò bruc;camente; sali n,n gli altri; "'affacciò al fine– c,trino; cnrò la ma1111che tani,· v"lt1· il fanciullo l'aveva accarnzato '-iUi riC'doli rilwlli, liew·mente, come una piuma. \rt:anto a lui c 1 <"ra il b<'rsa– glic·n· col fiore ro ... c;,J -,uJ rul"ile; ta donna ebbe un brivido; che strano contrasto quf"I segno di vita ,. di hc·llezz;i sullo strumento ci,·co della morte! La I bar1da suonava ora l'inno di \l:11nrli. Le note si susseguivano comt• un appello di– sperato... Mario pcn-.ava baW·vano qudlt· nok, la c:trica d<·i cavali<·ri di \l:i..,ina ra<luli Ul"Cisi su I p1·r la srab1 di Villa C,,rsini? salutavano i super– ;titi dirf'n,;:ori dc•I Va<.,c.:f•llo inc1·ndia10? o guidava– no all'as.;:alto Of>l giugno ard<·nlt· i garihaldini difrnc;ori di Roma repulJLlir:·tna mc-ntre fra le ro ... ,f' lìlr: il pOfòta bion,Jo e bf·llo c-'ldeva col ',O)e in fronte? ... \'i t-ra n~lle notP 1 'an,;,ia ddle tromhf' rhe suo. in oampagua che an-ebhero bisogno un ritto e una casa sana. ed invece mangiano e vivo– no da bestie, so non peggio. O se in,·ece :si facc.... se una miglior distri– buzione della ricchezza non vi p:-:1•e che si potrebbe andar meg-lio tutti quanti 0 - \ oi rao-ional(' lwnc, ma ... i padroni sa– ranno semp1~ i padroni e noi dobbiamo rive– rirli'. - Che riYerirl i ! Ris:p<'ttarl i C'OrneRi ri– spetta tutta l'altra gente do! mondo; ma ctombatter•li ('olla forzn delle nostre organiz– zazioni per strappare ad essi una parte d~l loro bottino finrbè,... /ìnd1c non venga il giorno in c·ui le fabbriche- e le terre non abbian più padroni. - )la chi dice quef-t~ rOAe? - Il sO<'inli~mo: I nostri bambini Ho ricevuto una leltera da Castel vetrano in Sicilia e questa voce che venin da tan– ta lontananza a dirmi la solidarietà delle madri sicule mi ha profondamente com· mossa. Chi mi scrive è una mammina che por– la nell'adempimento dell'l. sua missione grande nobiltà di pensiero e un vivo lume d'intelligenza. E' una mamma che non solo legge assi– duamente questa mia rubrica, non solo s1 uniforma diligentemente ai miei consigli. ma fa propagand, assidua, Ira le amiche sue. delle nuove idee materne. li mio la· voro ha cosi ottenuto uno dei premi ch'io più ambivo, poichè uno fra i miei più gran– di desideri è appunto di scovare delle mam– me che si assimilino la nuova dottrina ma– lern, e la diffondano nel cerchio delle loro conoscenze, con cn!usiasmo e con fede. U– na, ecco, è trovala. Lasciale ch'io possa sce>– prire qualche altra ed il mio lavoro diver– rà superfluo poichè le mie « allieve ,, (si è qualificala così la mia gentile corrisponden– ie1 compiranno un Iworo di propaganda a~sai più efficace e più fe>condo di que,to che vado facendo io. Intanto per incoraggiare la prima « re– cluta " ho spedi!o alla compagna di Ca– stelvelrano un, copia di un mio libro ',Se>– no ~-lamma!); una specie di guida materna che le sa_rà. spero, di aiuto lanlo nel suo lavoro. d1 propagandista, come nella sua quotidiana opero materna. Avanti e coraggio. o gen!ile amica lonta– na!. Il )avoro che noi ci siamo assunte è umile,, e ar_~uo, è delicato, è importantissi– mo. E 11 p1u oscuro, ma non è il meno uti– le fra i vari compiti che può adempiere un3 donna socialista. Se il socialismo è come io l'intendo, progresso, istruzione Ju'. ce di civiltà, elevazione delle anime. deve r1rnlgere_ le sue cure alle anime in isbocco. ai corpi rn formazione, alle generazioni che rappresentano il domani. Dare all'umanità dei:rli uomini che ~iano veramente uomini. delle donne che siano veramente donne CIOè: cre3lure sane. forti. libere: colla spi– na dorsale ben ritta e il cer1,ello equilibra– lo .. e compiere opera. io credo, altamente sociale, . altamente umanitaria, profonda– me?te r~nnovalrice. E' una verità questa COSI lumrnosa che dovrebbe abbagliare per– sino 1 c1ech1, invece.. molti e molte, che pur han ,·1sla acutissima, non la vedono. E la leUera? Che cosa conteneva? Nella prima parte chiedeva consigli urgenti ed IO ho s_ub1lo risposto con letlera dettando i consigli che mi parevano del coso; nella se· Tonda p~rte poneva due lemi assai impor– ,ant,_ eh IO svolgerò nei prossimi articoli: denhz1one e slattamenlo. Come si vede se>– no_d~e argomenti d'interesse generale e as· sai importanti. E ne parleremo diffusa– mente. Lurs, DRAGHI MARTEGANI. n,arono nell'altnrco impetuo-,o di S-an Fermo, 0 I eco lontanna della chiare sveglia dei Mille così cara al Generale, o gli squilli estrrmi che inci– tavano serenamente a morire i combattemi di ~lentana. ~a g~er~a è ~i_osa sempre; l'arbitrato fra i po– poli. è I an_1ma c1vil che deve dirimere le contese• ~!~no «:3p1va però la poesia garibnldina che ave~ ..,~mto I volo!ltari sui campi dell'unità italiana. \on per ubbidire alla disciplina, ma per l'ideale dava~o la ,·i_ta co:-.l c?me un dono ... Ma la guer– ra d1 conqu1s1a per impadronirsi di terra altrui la guerra n~ll'.\fri~ perfida dove· vegliano ancor~ sulle ambe insanguinate i diecimila cadut' d'Ab– ba Garima ... JI treno si sco-.sf' rapid.tmt·nt(• < .Pnz:i.che si udis– se un ordine; la -;era era sce"a; l'ombra era rotta '-iOltanto, qua ~ 1.\, d~ qualche rara lampada spar– "a per la stazione; s1 lt·vò dalla folla un clamore conf~so; la madr<• -,(•gul pt·r qunlrhe passo il con– voglio con la mano. 1wll.t :i1•~no del figlio; poi si slaccò; gettò un gndo :lltass1mo : ,\/ ario f e senti una voce, la sua: .lddio, mamma, fa cuore, tornerò. Dal carrozzone qualcosa cadclC'ai piedi della don– na, rendendo rapid:1mc•nt,· l'aria• quando il treno sparl, serpente immane che nel!~ spire nere por– tava lonlano la sua preda, la madre si chinò mac– chinalmente; C<'rcò fra i sassi t- l'erba e rinvenne un fiore rosso, quello che ornava il fucile del sol– dato ignoto. Lo portò alle labbra t' trascinata dai pietosi, uc;cJ pian~endo.. ' A\IILCARE LocATELLI. (Continua).

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