La Difesa delle Lavoratrici - anno II - n. 13 - 2 agosto 191

Conversando alla buona (Dopo il comiào in pias.:;a) Che ne dite dunque, buona donna, della nostra chiacchierata? - Ah sì, avete ragione, ma è inutile pen– sarci: i ricchi saranno sempre i ricchi e 1101 poYeret.!,i svremo sempre la peggio ... - Fin che i poveretti vivranno rassegna– ti alla loro miseria. - Ma se anche noi grideremo, i ricchi non vorranno darci il loro denaro! - Del loro denaro c'imporla poco, per– chè vi dimostrerò poi come noi vogliamo riformare la società. Ditemi un po' per ora: quante ore 13.voravale quand'era vale giovaneU.a? - Quattordici ore al giorno, e per quan– ti anni l'ho fatta quella vilal Si guadagna– va novanta centesimi e si mangia.va mine– stra mal condita e p,ne di meliga. La car– ne la vedevamo a Natale. - Ebbene, ed ora? - Ora c'è h legge che ci proibisce di lavorare più di dieci ore e mezzo. Sulle prime si credeva di perderci, ma poi si è vis.to che quel che si perdeva per le ore s'è guadagnalo sulla paga. E pazienza!. .. - E da che è venuto questo migliora– mento·? Sono stati i signori padroni 3 vole– re questa legge, ad aumentarvi la paga? ?'? ... - State pur certa che i padroni non han– no mai chiesto simili cose. Anzi hanno stril– lato. Sono state le organizz'l.21001 di me– sliere a chiedere miglioramenti a1 padroni servendosi fra altro anche degli scioperi, e sono state ancora quesle organizzaz10ni a chiedere al governo leggi protet!1ve per i lavonton. La diminuzione delle ore 01 la– •uro ha portato per conseguenza un mag· gior bisogno d1 mano d opera e perciò un maggior sa1air10a cn1 lavora. )la non cre– diate. buona donna, che tutto sia finito qui ... - E che cosa resta ancora da fare? - Oh, molto, bisogn, lottare fino a quan- do non vi sieno piu ... padron i. - Possibile? - Possibilissimo. Eccovi un esempio. Voi una volta andavate a far la spesa dal bottegaio, il quale vi faceva pagar la rob1 il doppio e cosi avanzava le centinaie di biglietti da mille, per mandar le figlie a marito. Ora invece ,ndate alla cooperativa. La non c·è padrone. Tutti i soci possono controllare i conti, ed I guadagni sono sud– dJvisi fra i soci stessi, o spesi talvolta in cose di utilità pubblica. Ebbene: suppone– "' che la fabbrica dove lavorale funzioni cosi: cioè a dire che lut!i i lavoratori 1b– b1ano il diritto di vedere come vanno i conti, per avere in gm,ta misura i frutti del propr10 lavoro, e supponete che così sia delle campagne, delle miniere, di tul\i i ge– neri di lavoro, di tulle le fonti d1 ricchez– za. Sapete che cosa avverrebbe? - Ebbene? LA DIFESA DELLE LAVORATRICI - Avverrebbe che i lavon.tori non sa– rebbero più sfruttati, che cioè !utti quanti potrebbero star bene e procurare una vita tranquilla e serena alle loro famiglie. Tutti quanti avrebbero una casa sana., un vitw sufficiente, un vestilo decente e il mezzo per far isliruire i propri figli, quanto basta per non essere ingannati e quanto permette la loro intelligenza. - Sarà, ma non mi pare possibile 11 co– sa. Come si fa a far andar qu.esti lavori senza un capo? - ùn capo ci sarà, ci saranno dei capi anzi; ma non saranno dei padroni - sa– ranno i nostri migliori lavoratori che me-– riteranno quel posto e che non pertanto fa– ranno la pa.rte del lupo che mangia le peco– relle, come si può dire fwcia oggi dal più al meno il padrone. - ,\la, e i padroni che faranno? - Oh! i padroni prenderanno il loro po- sto nelle file dei lavora.tori. nè più nè meno. Chi non lavo:ra non mangi, diceva s.. Pao– lo, e noi metteremo in pratica il detto di questo padre della Chiesa. - Ma se S. Paolo così diceva, perchè i preti ci dicono di star lontani dai sociali– sti e di pensare invece all'a.nim:1.? - Perchè i preti sono giocoforza lega.ti all'interesse dei ricchi. Se si ribellassero sa– rebbero richiamati dai loro vescovi, aircive– scovi, e dal papa stesso, quali rappresenta– no nel mondo delh chiesa quello che sono pel mondo civile, i re, i principi. i grandi funzionari e infin dei conti i privilegiati. Perciò il detto di S. Paolo va sotto i piedi. E per gius!.illcarsi essi predicano dal pul– piL<? che anche i s·ignori hanno i loro fa– stidi, e che è meglio vivere nella semplici- . là e nel lavoro, perchè in tal modo è più sicuro il posto in paradiso. Quanto ai ric– chi poi, viL non lo dicono dal pulpito ma è già bell'è inteso: con qualche bigliet– to di banca al.terranno le sante indulgenze! - Proprio così, non si può negare. Ma ciò che non mi persuade è il fatto che noi si possa toglier di mezzo i padroni. - Avete ragione di dubitare, buona don– na. Purtroppo per ora siamo deboli, sis.mo pochi e talrnlta divisi. I nostri figliuoli quando hanno vent'anni devono recarsi a difendere con le armi la cosidetta patria, quando non vanno ad offendere quella rle– gli altri, e devono sopratutto difendere il cosidetlo ordine tenendo calme le genti colle baionette in ast~, soffocando gli scioperi, tutelando il privilegio.. Oh quanta strada da percorrerei ~,ila se noi alleveremo dei fi– gli c,i.paci di comprendere dove è il di,riUo e il dovere, dove il giusto e l'ingiusto, al– lora ci sarà più facile trovare la via per instaurare il regno della giustizia. g. b. " La Difesadelle Lavoratrici ,, Milano - via 5. Damiano, 16 Abbonamenti: anno semestre. L. 1,50 ,, 0,80 PROJ7AQA~[)A Invitata dalla Lega Cappellai, la compagna A. lanetta, fu domenica 13 luglio ad Alessandria a parlare ad un numeroso gruppo cli lavoratori e la– voratrici. La sua p.1rola fu efficacissima. Le fu ripetuto l'invito da lei accolto per un 'al– lra conferenza da tenersi domenica 27, ancora in Alèssandria e per una nella vicina borgala di Cri– sto, sabato sera 26, ~pecialmente rivolte l'una e l'altra all'organizzazione femminile. La compagna :\!aria Goia, nei mesi di maggio e giugno, tenne conferenze di propaganda nel ~lan– tovano e nel Reggiano. Nel Mantovano parlò a Volia mantovana, paese di preti e di signori, insieme 31 candidato del collegio, ragioniere Anselmo Mari. I pochi compa– gni di lolla avevano diramato gl 'inviti a tutti 1 socialisti dei paesi vicini, cosi che gran parte dell'alto mantovano era rappresentalo. A,;;sistè alla conferenza un pubblico numerosissimo, composto anche di donne. i\ e! Reggiano parlò :1 Rubiera, 3 Scandiano, Campegine, Vezzana, ,\lossenzatico, Correggio, Bagnolo, Baiso. A Campegine si co~tituì una se– zione socialista femminile; allre se ne potranno for~e co~tituire a ,\los~enzatico e a Bagnolo. Dovunque la nostra compagna trovò liete, affet– tuose accoglienze e dovelle promettere di tornare. Simpatica fu una riunione tenuta a Vezzana, do.. po la conferenza. Vezzana, un paesetto di collina, lontano dalla città e dalla ferrovia, ha scarsa or– ganizzazione proletaria, poichè la piccolissima pro– prietà si è diffusa e le cave di gesso e l'industria della calce integrano il reddito della piccola pro– prietà. Eppure molte donne assistevano alla confe– renza e moltissime la sera, si recarono, coi loro uomini, nella sala della cooperaliva, ad un mode– stissima cena in comune. Era certo la prima vol– ta che i mariti le facevano partecipare ad un loro divertimento, ed erano felici del piccola mutamen– to avvenuto; e lo dimostrarono nella schietta al– legria serena. E tulle approvarono calorosamente la compagna Goia quando, salutandoli, di::.se agli uomini che non dovevano lagnarsi se le loro don– ne frequenlavano ancora con tanta fiducia la chie- . sa, perchè la colpa era tutta di loro. Se le aves– sero fatte entrare un poco di più nella vita, se avessero saputo dare qualche godimento, qualche sodisfazione, non avrebbero sentita la necessità di trovare conforto e sollievo nella chieoa. ?\ell'autunno la compagna Goia compirà il giro di propaganda interrotto <lall 'estate nel Reggiano. Domenica 13 corr. ebbe luogo a Omegna una imponentissma man.ifestazione sociali~la in occa– sione dell'inaugurazione del vessillo socialisla della locale sezione. La cerimonia inaugurale ebbe luo– go alle ore 11 e mezzo, nel vasto cortile del Cir– colo Operaio con un prezioso discorso, improntato di sincero entusiasmo e spesso interrotto dagli applausi, della compagna nostra carissima prof. Regina Terruzzi. ..-\Ile 15 un imponentissimo corteo sfilava per le vie cittadine, accompagnato da due musiche so– cialiste e ben trentatre vessilli accorsi dai di,ers1 paesi del Cusio, del Verbano e dell'Ossola. Al comizio al quale contammo, fra l'enorme folla che riempiva i vasti portici del Palazzo Prelorio, moltissime le donne, parlarono applnudatissimi .i\\. VOCI DALLE OFFICINE E DAI Cara _Hagda, Sc,nll una tua a).1.idua lettrice e scmo anche una cusidua l~ttrice della rnbrica dei bambini. La ru– brica dei bambini mi piace tanfo t' mi piacciono tanfo i bei consigli che .n si leggvno ! E cerco, per– chè son., mamma anch'io di metterli in pratica, j.,eTchè mi sembrano giusti e burmi. L poi dati con tanta bu<Jnagra=ia . 1 Sole questa 11olta w ho letto una cosa che m'ha colpito e mi ha fatti) restaTt~ un po' male, perche mi è sembrata ù1giu!ta. 1 t la trascrivo, doma11- dandoti s•u~a dello ipazir.J che h rubo. Ecco. Molte mamme credow.1,he per nutrire ,g,enica– mente i frr/Jfarii figli occorra essere ricchi, ma k un errore. Con un poco di buona 'IJ,Jlonta tutte le mamme pot,ebbtT/J nutrire t'azi· nalmrnt,_• i bam– bini. Pu,troj.,po è la volo11ta cli manca, ecc. e c. /,on ti pn,,. ,\fagda c_he for~e tu_ltfl questo e l'~a– gerato e fMu un po' rngenuo e Jor e un po' cru– dele? Rispondimi, te ne prego, e toglimi qui!il!.l lf>ina dal cuore. Grazie. I, ,:a madre che qualche volta non ha nutrito igienicamente i p,,opTU bambini perche no" l'ha potuto. Carif~ima, Tu nc,n 1i firmi ma io ti ri~r,ondo utj to utJito J)f:rChi-sei mamma, pF:rchi- df'vi <n-'P-reatrocem 1 ·n– te ~fferto, io lo !F:ggo n~ll'ultim:1 riga d1•1la tua lettera, ed io voglio particol:Jrm,·nte- bene alle mamme, e sento una immt-m.a, drJloro~a fr;!' 1-rna sotidarietà per le madri pow~rf' df'lh: quali non ignoro nessuna sofferenza e di cui. '-U. quPo;t,,ya– gine spesso sono tentata di ~lpirf' 11 mart1no. Vorrei esserti vicina per bae1are sulla tua fronH· la ruga che il dolore, cui tu non accenni -- ma ch'iù intuisco - v'ha certamente tracciato, quella ruga eh n: 'r r.:, d'. mit!liaia di dr,nn"', eh,: f' i! ,t F" p! inf.:.mt di que •a maledetta ~OCletà P che io ho qui nei cuore come un tormt-nto sen.1.a Lalsamo, quasi .... come un rimorso. Prrchè io sen– to spesso che del delitto i,ifame tutti siamo un po' responsabili e un po' colpevoli. Oh! se le voci dei pov1-ri bimbi, <· ~on mTii mi (,:d in questo stesso momento ch'io scrivo e ~en• ~o a loro s<·nza pot<:rli aiutare soffrono i1 'loro ;nroce torm1·nto) mal nutriti o affamati addirittu– ra, potl:-.-.e giungJn~, in coro c·d insisl<:ntc- ai no– stri cuùri tutti; potl•..,'of•dic;turh:ire i sonni, i pasti, gli 2>vaghi, i ripo:-.i dc·i lwn pa,.,c:iuti ! Oh se l'an– g{)scia d,·JI,· mr1dri, colh erech·nz;1 vuota, vuota la madia e sp1:ntc, il focol;1n·, pot1·sse string,..re, com,• in una mors;) tutTi i cu<iri 1• richiaman· alla real– tà ci:c..,cuno di noi <:d in cia~c:uno -.u'-,Citare il ri– morso c:d il tnrore deila pr<,pria COnl!)lir.ita quan– to, o quanto più pn·-.to pn la volr111tàdq:li uomi– ni ,, nc,n pn la ~ola for/a ch•llr• co-,1• r<:gnep·l,be b giu~tizia sulla tr·rra ! .\la l:1 natur:1 1,ffr,.,a, ,,ncc,ra non urla p!·r boc– ca dr:11,~ tragicht; madri, 1• sono n,.t,ili 1: rim,1ngo– no inuditi i pianti df"lh· mi~1•rf•l11• cr~atur<· ...offr– rtnti il digiuno r:d anC<Jra (c,ntani sono i risvegli, la ritwllion1•, h ripar,vione 1: il ri,;caw, ! Ciii uomini sono anc<mt ciechi ,. i,;ordi, o aud1•li, o vili. ,1:t i,, divago, perdona; J';1rgc,m1•ntomi trascina, mi ;ivvifuppa, mi trnvolgi·. \~orrr·i aprire gli occhi a tutti qw·!.li df:chi, far ,;;en1lrf' tutti questi f>ùrdi, &<:UOtt-re gli ~·goisti, -,pin– g:He i vili ,-d affr,·ttart, :dfrettarf:, t1ffn'.lli1fl• _ il gir,rnr, in cui dav-vero !,: mamm,: potra,mo nutrire igicnicamrnfr i loro bambini t· I,, v1,rranno e lo vorrà la società tutta. ... ~1a eccomi al tuo argùmf•nto. Certo oggi, data la nostra società, è ingiusto l'afff·rmare co"",Ireci– samente che tutte le mammf: possono - con un poco di buona volontà nutrire razionalmente i proprii bambini. Ed è anchf' crudele. Vi sono delle mamme che non vogliono (ma so- no poche, poche, e !,,pesso la loro mancanza di volontà dipende dalle condizioni in cui vivono) ed ~ bene cercare di scuoLCrle ed ammonirle - sopra– tutto di persuaderle - ma vi sono anche quelle che ,zon possono. E c:ono in numero molto mag– giore di quello che altri potrebbe credere. Purtroppo la realtà nuda e cruda, spa'Ventosa, le condizioni ver<:, terribili (e non è er..agerata la parola) in cui gran parte della umanità vive, si dibatte e i-.i abbrutisce, degenera e si adagia è ignorata ~pcsso anche dai socialisti stc•ssi. Essa realtà è: talnwnte spaventosa cd incredibi– le, che per non dirncoticarla, per non crederla, un macabro sogno di fantasia ammulata, esaltata o peggio, bisognerebbe viv1:rci continuamente a contatto, provarln forse, od cssc·re sempre sotto il terrore continuo di dovc·rla provare cd averne sem– pre la visione: nl:lla e: preci~a nc·gli occhi e nel– l'anima. Questa vi~ione netta e pn·cis;) io l'ho negli ~– chi e ne:ll'anima l· vorr<:i pot<:re, qul, s<: la mia povera penna corrispùndt>-.~· al non facile compi. o ritrnrla, alm1·no in parte, perchè altri l'abbiano 1 ne ritraggano incitaml'nto alla ritwlliom·, alla lotta, al b\·oro. Oh! tu dw ignori, od hai diml'nticato, vil'ni c-d o,;;~erva, l--d impara e ricorda chi: lo scordare ~a– n·blw <h·litto f· vi!Ut. ... Ecc·o m·lla grandi' città, in un lurido quar– tiere, in un '1•n()rme cas<•~giato. Le scale son.o streue, umid,·, sporclw, ad ogni ripiano una laln– na in comune manda un odon· nauc;eabondo, le c,tanze sono senza luce e senz'aria, paiono tane. Entriamo in questa : adagio chè lo spaiio è in– gombro e si urta da per tutlo : ecco un letto, cd un altro, ed un altro ancora. Poi un cassetto– ne sgangherato, una tavola addossata al muro, quattro sedie, un mart(>II0, un banchetto da cal– zolaio, quakhe utt:nsile da cucina ,~ poche altre masserizie. Qui si dorm", tti Ja\ora, si fo berto :'\lalatesta, la prof. Regina Terruui, rivol– gendosi in special modo alle operaie, augu– rando che presto sorga anche a Omegna, come già in moltissimi altri paesi, un forte gruppo fem– minile socialist..1., !'on. Beltrami, che fra l'altro ri. cordò il compianto amatissimo Giovanni Monte– martini, il Maestro Giuseppe Richiero di Gravel– lona Toce. L'impressione fu attima nelle don11e specialmen– te1 pel forte e persu;)sivo discorso della nostra Terruzzi; e speriamo non sia presto dimenticato un giorno si c,'lro ;,ill;:i buona propaganda socia– lista. CORRISPONDENZ Da TORINO. Per iniziativa di questo Gruppo Femminile So– cialista, fu invitata la compagna prof. Terruzzi a tenere conferenze di propaganda. Essa parlò al Parco, davanti ad un pubbiico im. ponente, formato in maggior parte da donne. Trat– tò il tema: La donna e l'attualè movimento poli– tico. Disse come, la donna, per quanto sia oggi privata del voto, abbia tutto l'interesse a combaue– re accanto ai compagni nella prossima lotta elet– wrale per il trionfo dei nostri candidati, i quali soli potranno portare in Parlamento que1la oppo– sizione che varrà a far cessare la guerra che costa lacrime alle madri e miseria al proletariato tutto. Chiuse esortandole ad imitare le donne spagnuo.. le nella protesta energica contro la guerra di con– quista. Il giorno dopo parlò coi compagni Tasca e Barberìs, a 7\lichelino dove mai oratore socialista aveva potuto farsi ascoltare. Qui la nostra ottima compagna dimostrò come il programma socialista comprenda tutte le rivendicazioni della donna pro– letaria, infondendo nelle ascoltatrici i germi della fede socialista. La prof. Terruzzi lasciò ottima impressione e la sua propaganda buona e bella darà CCf'tamen– te i suoi frutti. S. d. R. - Con -vi-vopiacere notiamo il ZatJore> assiduo e intelligente del gruppo Femminile To- 1'i11ese e lo additiamo ad esempio a quanti altf'i ,iuclei si.anno per sorgere in 1 talia, augurandoci che dal suo seno presto escano delle propagandi– ste onde mantene, vi'VO lo spirito socialista che è Così largamente difjuso fra quelle lavoratTici, La 1'ivolw:;ion~ proletaria consiste nella joTma– zioue di 1w nuovo ordi11amento sociale, dove non ci sarà più posto pe, paTassiti e sfruttatori di nes– suna specie, dove il preteso diritto di vivere ed ar– riccl1ire 11ell'o~io sarà finito peT sempre, dove il lavoro sarà 1111 dovere ed una necessità pe, tutti gt:· individui validi, dove alla sehiaggia l~gge della concorrenza sarà sostituita l'organizzazione della solidarietà, elle sopprime ogni forma di specula– zione e che garantisce alla collettività lavoratrice, i,1sieme cou la proprietà dei mezzi di produzione, il godimento dell'intero fri,tto delle sue fati.che. CAMlLLO PR.-\MPOLI:SI . Abbonatevi e procurate abbonaments CAMPI allevano c.--d ••• educano i figli. I figli 90no quat– tro, la madre attende a loro, al marito, ed alla povera stamberga e scappa due ore al giorno a fare i mestieri grossi in una osteriaccia posta al. l'angolo del quartiere. Guadagna quindici lire al mese. JI padre, ch'era un buon calzolaio e lavora– va per i primi magaucni ha subita una operazio-– ne agli occhi, In \'i<;ta gli ~erve poco, s'è ndotto n rappezzar -,carpe·, lavora per gli straccioni dc--t cn~eggiato e guadagna qu::mdo li guadagna - due lire al giornu. Eccolo Il che la\'Ora curvo, triste, rassegnato, e un buon padre <li famiglia, che quando guada– gnava bene era tutto orgoglioso di avere una ca• st:tta linda, una moglie linda, dei figli puliti e ben mantenuti. ,\nchl' la donna è una buona ma– dre di hmiglia, adora i -.uoi lìglioli e vorrebbe ma,1te11erli razionalmente. Ecco che ritorna dal! 'osteria dove va a fare i mestieri gros~i, è magra, -.ciupala, dolorosa, ma ha la faccia ilare, lt brillano gli occhi. Che le è capitalo, forse una fortuna? Ecco, trae dal gn::·mbiulc un cartoccio, chiama 1 figlioli attorno a ..,t•, apn• il cartoccio, distribui~ce un po' per ciao;;cuno della gra1ia cli dio che con. tiene e che i padroni le hanno regalato all'osteria. Son pezzi di c:1rne Cn:dda ,, grassa, avanzi di cotechino, di salsiccia, cotenne di maiale cotte. E' un c:ibo non razionale, non igienico, ma è canta manna e riC'mpic: lo stomaco di quei piccoli eh(' hanno sempre fame e che troppo spesso non si riempie a saiie1à. Chi avrà il coraggio <li andan: a dire a quella madre che se -volesse, appena un poco, potrebbe nutri-re /iù razio,wlmente le proprie ,,,,~ature? MAGDA. RIGAMONTI GIUSEPPE, gereate. Tip. (ella !-. cit: I· •11

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