La Difesa delle Lavoratrici - anno II - n. 12 - 6 luglio 191

lìa faleiaturra L'erba c·TeS.c('va nei piccoli prati che sem– bra.vano appezzarne-nti di velluto, fra il ver– de melanconico dei pini e dei larici e il o-ri- gio delle rocoe. i::-- - L'-erba cresce, dicc,-a la Yecchia guar– dando 1a nuorn che portaYa, penosamente, il soocliio ripieno 1aJla stalla. o ripuliva i hambini. o lava.'"'a. coi piedi gonfi e il Yen· tre grosso, alln fonbnn. La nuora aven1 un Yi~o minuto, chiazzato da larghe rua.cc: hie. i rno,-imenti lenti della donna negli ultimi giorni di gravidanza, un'espressione ra.:.segnata. e dolente. Ke-1piccolo pae--e di montagna gli uomini emigraYano. le gio,-nnette ancla,ano a ser– ,·ire in città: Ti1rn\neYano a casa le ye,cchie e le ,:,;poseche accudivano alle bestie in istalla. ai l:n-ori carnpe:-.hi. <'. qtL:JJUdo a,e,ano tem– po, anche ai fì"gliuoli e alb casa. - Xoi ~iamo cli.:.graziati - dic.eYa la. -rc-c– C'bia - con la ,-oce fredda e incollerita. Ec– c.o che il bambino nasce proprio nel tempo della falciattu·a. Come faremo? Io sono trop– po ,e-echi a. J..lza,a le braccia tremanti, facc-ndo un doloroso gesto d'impotenza. Ella era ,erarne-nte uno cli quei miseri a– vanzi umani. rhe -.i reggono ancora in piedi, non si sa pe-r quale ignota energia. 1'~ra pic– cola. un po' zoppa. con due occh'etti na– :--c~ti dalle rughe. un ,iso ossuto. i capelli radi, d"un bianco-~iallognolo. La nuora non risponde,a. Guarda,a i prati ,-er<li, co.i bèi fiori montani; e, con un 1:,enso doloroso d'in,idia. le donne sane ed "lleO're che a...-e,-ano iniziato il la,oro della falciatura. Si fece coraggio finalmente e disse, sen– tendo già quel males.;ere indefinito che pre– cede il parto : - Bista ha scritto di prendere qualche giornata per }a falciatura. Come si fa? . - Qualche giornata; Si fa presto a dir– lo. Tro,ale. ae sei e::ipace ! Ognuno deYe pen– sare ai fatti suoi. qui. Qualcuno verrebbe, non c·è che dire. ~a sai quanto pretendono? Quattro lire al giorno e il ,ino per la meren– da. Tanto ,ale lac-ciar l'erba nei prati. Io, qua:gd·ero gio,ane, lavora,o a giornata, per --essanta cemesimi e be,e,o acqua. Ora la gente è diventata esosa. La ,oce della ,ecchi1, mentre la nuora at· tizza,a il fuoco. t0f3.Sendo e chiudendo gli occhi pel i'urno, diventaYa, parlando, più a,;;,pra, a"'e,a una punta di rancore, di di– !e-trO'io: ~c 0 Quanao ,oi i::iete incinte non ~iete più buone a nulla. I ,·ostri uomini ,i ,iziano. ----~. ""1ete direntate delle signore. Io tornarn dal– !a campagna quando mi prende,ano i dolori. 1fia cognata non ba a-nito un -figliolo in un l"'.3.ll.lpù di grano, mentre f'ace,a il lav.or ~ dì monda:' E si mangia,·a più mala, e si ripo– ,ai;-a meno. La giornata di la,oro comin– r·ia,a per noi a.il 'alba e finiva a notte. La 1uora ri:;;po....~ e-o} ,iso impallidito e gli oc– t·h: dc!.en i. "Ho paura: ma non pas~rà questa not~f'll. Ed ebbe un bri,-ido di dolor-,. un de,1de– rir, di-.pt,rato d'una ,·ace amica .. qualch.e co– -.:_co~e il bi-..ogno d 1 una carezza conforta- t.: rr!!iorno dopo. ll]PDtre il picculo vagiva, ,·i<;in; a 1ei, ella pen-:a,a all'erba n,aturGt P: pratL ai denari the si do,eYnno spen· 4-re, al crucc·io della. "'eccLia. 1 • E vaga.i.ue11te :-.euti,·a t·he. C'.(Jfi quc-, buuho ..anu e floli<l fn1. J.... bra<:r·ia el1a avrebbe do– \·uto :::.entire uua g-ioia <lfrer.sa . più com– !Jleta. una dolOf-zza che ne&mna cosa, ne."– :un J)f-L-;iero, IJe:--:iunrimpianto dove\-a ama- r- ~1!iare. . .For..e aneLe B1..ta, lontano, avrebbe pen· ..ato. dop< i: priwo momento di $!ioia µc:n-hè ,_.ra nat-o un 1.1Ja.;1·hif"tto:' 1 Poccato '. E' ua:o in un brutto n10me11to'.)}. ::il. J:'. B. APPE:SIJICE ~EOEfiZIOf{E • LA DIFESA DELLE LAYORATRICI RAGIONANDO Nene, nel lello della nonna non poteva dormire. E la nonna le domandò: - Che hai piccina? - ?\ene rispo-,e con i lagrimoni agli occhi : - Voglio la mamma. - :'\enc, tu non sai che intanto che sei qui la m:11mna ti prepara una sorpresa, una magnifica sorpresa. Gli occhi della bambina avevano lm 'espressiont intenta. - Domattina, nella culla biancn, vicino al leuo della mamma tu troverai un fratellino. - Vivo? - Vivo. Piccolo e carino come un amore. Quan- do sarà più grandino tu giocherni con lui. - - Che gioia. nonna! Perch~ non andiamo su– bito, subito a \'Cderlo? - Se farai la nanna, come una bombin.'.l brava, domattina andremo. Nene chiuse gli occlii, ma non a,·cw1. i! respiro tr::rnquillo e regolare della bambrna che <lormi,·:1.. E dopo un po' clomandù, . . - '.'\onna, dove l'ha cornprato il bambano la mamma? - :\'on lo so, cara. Queste cose i bravi bambini non le dùmand:rno Dormi. Nene rinchiu~e gli occhi e pensò a queste cose che non dove\"a sapere.* * * Il rtiorno dopo :\'ene domandò alla m::imm:1, in– tantoc, che ;'J piccolo succhiava il latte, colla boc- cu~~i;1~~~~:1=, dove l'hai compernto quel bambino cosi bello? E la mamma sorrise rispondendo : - L:lrn trovato il papà, stanotte, sotto il rosaio. - Piangeva? - Tanto, poverino Era ~ola. - E io, mamma, dove sono nata? - In una barchettina piccola, piccola, con una vela tutta bianca. - E gli altri bambini'! - Nei prati, nei boschi nei giardini .... Nene non domandò pili nulla, ma pensò che v'e– rano delle persone molto cattive che abbandonava– no i poveri bambini, tulli soli, fra i fiori e nelle barchette. ... - Papa - domandò Nene a\b sera, tutta lieta di sentirsi vicino a lui, mentre la mamma riposava sola, nel letto grande - e se--il bambino non lo trovavi sotto il rositio? E se piangeva tanto da morifc? E se un lùpo lo mangiava? - Xene, piccola curios,1, te lo dirò io dove. è rrnto il tuo fratellino. :\'e~suna bestia lo poteva man– ,siare, Ed era in un bel posticino caldo, caldo, al Jcuro <l'ogni pericolo e crescc\'a il bricconcello, e movcva le sue gambC'ttinc. Ti ricordi: );'cne, i gat– tini piccoli, piccoli, quando sono rrnll ~alla no-.tra gallona nern? E ti ricordi come muggiva la muc- ca, poverina, quel giorno in cam.pa ~na ~ . - Sì, papà, ella aveva fatto il vitellino bianco, con la stella nera. - Anche il nostro cagnolino è nato dalla sua mamma, sai? - E il nostro bambino, papà? . - Anche lui, cara, è nato dalla mammina, an- che .tu, anche tutti i bambini. - E piangeva la mamma babbo? - SofTriva t,mto, Nenc, tanto che noi le dob- bbmo volere un ben'c gr:rnéle, grande. ,_ Grande come le stelle e come i fiori - disse ~ene - e s'addormentò tranquilla. .\laria. Lo sciopero generale a Milano. La mischia ali' imbocco del corso Vittoria ( 1 7 giugno 19; 3). VARIETÀ I nostri bambini. Tutti parlnno del caldo: P.arlia~~ne D-?– c·he uoi. Il disturbo che colp"ce_ p,u facil– mente i bambini duran~ ~n slafp?ne estn-a. la dissenw1:i~. l barnb11~1nu,tn~1. ~ua.l~. 11~ \·engouo colpiti con maggiore i.ac1hL1. E 1~ t ·n<liamoci bene t=ul va~o~e d1 91:1-esta m~a :1 ffermazioue: per bamb1~11 nutriti male 10 :ntPndo qu('lli che m~n~wno. s~nza a~cu!1a regola fi~":l; 1 er bamb1_n1 nulnt1 bene 1~ ~n· iendo quelli che mangiano alle_ ore stabilite f> che si nutrono con c1b1 sani e s~mp_b~1. ~Iolb:· nu:.11,rnecredono ~be per nulnre 1g~e– nieamente i propri fi_EI'l,occona es.s~re nc– chi, ma è uu enore. con un poco- d1 buo!1a v 1 lontà tutte }e mamme potrebbero nutrire razionalmente i bambini. Purtroppo ~ la ,o– lontà che manca: non la volo.ntn. d1 fare, ma la volontà di pensaro. E' così ~?modo ,r,~uirl· le norn,e c.1J1ticbe,f,1re eome s1 e sem- ; 10 di luna, la quiett; della notté, lo aiut~vano a r' n1 1sticar1.:. V, dev:1 semprr.: qu,~lla m,11:0 d1 donna! agi· Jr..,i dolcemente:, in lontananza, 1n segno d1 fJr~•~::c~~ :r~i ::~~~·. e per chi era venuta quella donna'.• . Ora, gli sembrava che fosse venuta per lui .. An– che là, sulla piaua, quando e-.sa parlava. gh era ... embrato che gli si rivolgesse di pn.:fort'.:nza, e par- lasse quasi a lui solo. . . . ((~on bisogna esse;re \·1~1 1 aveva detto le.1. 1'.,' piU mi-,,:ri, i più oppres:.1, .de~ono ,,..,5,,ere I p1u forti; piu forti delle loro. m1st:ne e d(•\le loro op– prcs:-;ioni, innalzarsi al disopra df•_lle_M~ro torture, cercar~i. unirsi, lottare ... per la g1usll/.la e per la reden;,:i<.>ne.Se \'i ù qualcuno fra voi , , a~ev~ sog– giunto - che ha provato _tuttt• le u1?'•1!a_z10~1, che ha pianlo tutt le sue b~rurn·, .chf: ~1 i: sentito af: ferr-,.re piu volte dalla. d_1s~t·ra~1_one, <·bbéne, .co_st~1 non si avvifo,ca; egli e il piu degno, egli e 1I chiannato; sorga dall'abi•,.,,(1 forte: d1•l suo dolore! supc--rbo d,:J suo corag:gi<:' ,. dive:nti 1 'npostolo dc, suoi frattlli, il maestro, il rluc". I(J sono venuta o .Jùrtar<· la parola d<.-lla fed~, df:lla spt'ranz~, della ·, 1 ua. Parlo ai giovani, spe<.:i:ilm1•ntf•,ad essa spetta ravanguardia. Ch,- le mie par<Jh·.no~ ca.da ,:io van~ nei vostri cuori. Che qui, fr:, eh Vùl, ,·1 sta colui che raCc(,Jga l'invito e continui .nell'op17a ch'io sono qui \Cnut::i arJ ini;::iare e che rnillt: alln vanno com- pier;<l}0CJ:~~~u:.~nuta _ fra di voi a buttare I~ semenza. eh 'essa non ·sia butt.:ita in\'ano; c~e altri <.;orga- in meuo. a voi - a curare a eh~ 11 buon e;; mt- n<m vada d1spnso, a lavorar•: a-,-,1duo p<:r ottr-nf. n: la buona mf"~se. . Oh! q!Jf•Jlr: parole :'on. erano rivolte a lui, non cr:1 q)i i! pi•1 mi•r~r'..l.:'"\;on anva provale, tutte lt: pre fatto. Ed è tanto noioso, tanto seccante, tanto faticoso dover imprimere un nuovo indirizzo al proprio pensiero. :Xon è Yero, ,namme, che è così? L'igiene infantile è scienza nuovissima ('he fi"no a. pochi anui fa era sconosciuta pe.r– !-;iuo agli scienziati. Non c'è, dunque, da moravigllarsi se fra le mamme esiste ancora molta ignoranza. Or:1 però ch,c le norme d'i– giene infantile si Yirnno diffondendo è Y0· ..,ho sacro,;anto do\"ere, o madri, di a.scol– tnre con umiltù gli a.vYcrtimenti di quanti ,·anno lottando contro l'errore e cont.ro il pregiudizio . .A.scollare non ba.sta però, do– Yel{'I cercare di lrndu1Tc in realtà, entro il limite delle YOllire forze, gli av,ertimenti e-beYi vengono largiti. :.\fa io di,ago. Torniamo al punto cli par– lt'nza. Già ,i ho detto che per evitare le dis– :-;enterie estive occorre nutrire i bambini con 1pgola, con cibi sani e semplici. Aggiungr-rò che occorre tenere d'occhio la frutta. aflìnchè i bambini non abbiano a mangiare fruita acerba o bucata; 1a~<sciarbere solo ncqua potnbile. umiliazioni, sparse tulle le sue lagrime? E non 1 av~va deciso, nella disperazione cflc sempre più lo stringeva, di morire quella none istessa? S1 levò 5.ul letto, prese adagio, adagio, di sotto al cuscino cli piuma, la piccola rivoltdla bruna, la rigirò fra le mani. Poi si alzò e andò a deporla, cosl al lume della luna, in un angolo ddla povu·.1 C3'-Sé.l di legno che gli faceva da guardaroba e chius~ a chia– ve la <:~issa . Era diventata inutile. egli non si sarebbe più uc_ ciso; quella donna l'aveva salvato, gli aveva ~1ddi– lato la sua 5.lrada, fis!:ialo un compito nella vita. Ed egli avrebbe preso, nella vita, il suo posto, fa– cendosi un 'arma di tutte le Sue sofTrrenze, trovando un conforto nldla nuova fede che gli fioriva nell'a– nima. 11 bastardo avrebbe avuto una famiglia, quel. la di lulli; reietti come lui, cd avrebbe lavorato anch'egli per la redenzione di tulli. Quel marchio, ch'era stato lino allora la sua vergogna t· l:t sua di<;perazionc, sar<.-bbc diventato il suo pun~olo; il lì~lio di nessuno, sarebbe, divc·n t<1to il lìglio di quell'umanità sofferente che la no n·lb fc:'11•. chiamava ::illa lolla e alla reden1.ionc. Era int<•lligente ed abbastanza istruito, avr<•hbc fotto arrivare libri, opuscoli, giornali, dalla vicina città, si sarebbe istruito avrebbe fatto la sua pro– paganda, e forse: chis-.ù, a pofo a poco, sarrbbc.: riuscit~ a trasformar<· q1wl piccCJlo paesello di gen– te t;,gllata fuori qua<;i dalla vita. inerte c inconsa ptvole, in un piccolo coro di ribelli. Si :iddormentò, cosi vr•stito, sul letto, e sognò r1udhi mano di donna che si agitava, in lontananza, in -.,.g:norii promes-.a 1· di <,,aiuto; sognò un monk di opuscoli, 1· di ~iornali, un circolo di amici u<·n– dN1ti d,,l su,, l:tbiJro. animaci dalla stessa ..,ua fede. E ~tauro .\lauri, din~nni· eh qud giornr, l'in<:11b11 d<~I \"f.•cchitcurntu, la pictn d1•llo sc.andalu ,Jr>I p~ic. Se poi un bambino ,iene colto da cliSBen– teria, ocCOI'T0chiamare un me.dico. Non si può? B allora: si .somministra al bambino un purgante, preferibilmnete olio di rici– no e lo si tiene a dieta idrica sino alla scom– pa;·~a <lei noioso disturbo. Spieghiamoci be– no su questo punto: per dieta idrica io in– ienclo che al bambino si conr-ec.lano solo que– ste bevande: acqua potabile. acquai zucche– rata, acqua limonata, infuso di camomilla, qualche cucchiaiata cli caffè o dì vino ge– neroso. I cibi vanno eliminati assoluta.1.uen· re e nei cibi i.o comprendo il la.tte, il brodo e le II russumate n che erroneamente ,c;i de-– finiscono bevande. Per carità. non somministrate di ,ostro arbitrio nè astringenti, nè disinfettanti. nè medicine di qualsiasi natura. Le medicine si debbono dare solo quando le ordina il rncdico. Allora tiÌ che si debbono sommini– strare ai piccoli ammalati senza esitazioni. Purtroppo molto spesso si disubbidisce at medico salvo incolparlo della morte del pic– cino per far tacere i tardivi scrupoli. Andiamo axanti : c~s..-ita la dissenteria si ricomincia a nutrire- il bambino conceclen– dogl i qu,alche cibo di facile digestione e in misura limitala . .t.\ poco, a poco si ricou– <luce il bambino alla ,ita norma1e e assai difticilmentl' il .(lj-_t,urho sl ripete. Se malgrado tutto il dfsturbo si prolunga o ,-;i ripete si dove a<ssolutamente chiaman• il medico. Luisa Draghi 1llarteoani. Professione o spudoratezza Un a,·yotatino di nrutra conoscenza ha YOluto, in un a1·tic0Jo di fondo apparso sui X. 23 della. rivista degli -Alberghi, so1le\·are una questione che nel campo <le1la Legisla– zione sociale ha non <lubbia importanza. Per non rubare t.roppo spazio alla u J)ife– sa delle Lavoratrici» cercherò di attenermi alla critica elci punti plù salienti. Non so se la nuova Legislatura eletta a suffragio a.lhngato, ,-or:l'à escludere le came– riere c1·.t1.lbergo dalla, Cassa dì ma.teruità 1 so solo, e ci tengo a <lfre che il sopra. accen– nato scritto ha foJsato in più parti quello che è realmente il la.,oro di questa disgra– ziata categoria di laYoratrici. Sarà necessaJ:io, prima di entrare in me– rito, trascrivere in parte il pensiero del soUJmo pofessiouist.a. << E' evidente come le camerlere, il cui la– YOroper nulla fa.ticoso si s,~olge in ambienti i quali, non f'osse altro che per necessità di iudu..;tria sono CUl 'a.ti nel miglior modo pos– .,ibile della comodità del lusso e dell'igiene: hE>nealloggiate, ben pagate (sic) meglio nu– trite, non possono davYero venir compre&: iu quelle categorie di operaie, le cui tristi o disagiate condizioni economiche e cli la– Y0ro attrass.ero l'a.Ueuzione del LegiRla.tor"" inspirandogli pro,·vedin,enti speciali 1 che al_>– punt..o per la loro specialità non sono e.sien· sibili aHe categorie di operaie che esplicano il lavoro in condizioni infinitamente lllig:iori <' fra le quali le camer·ere cl' Albergo oc– ·upano uno dei primi posti». E, ,ia, egregio professionista, Yoi celiate, Yoi mentite sapendo di mentire. Il Legislatore, egTegio signore, è stato, includendo le came-rierè d'Albergo nella le~– ge sulla cassa di maternità, più umano di ,-ai, perchè conoscendo le reali condizioni di questa classe non ha creduto potere met– terle nel dìmentieatoìo come era. nel vostro drsiderio e nel desiderio di quelli che '"'i p:-igano. L'art. 1 di eletta legge è applicabile in opifici industriali, laboratori, arti edilizie, i.avori sotterranei e non sotterranei delle ea– ,-e ,miniere, gal1e1·ie e Ju genere lavori pe– ricolosi e insalubri. Potete voi 1 egregio avvocato. ellC'ludere le cameriere d' _\.Jbergo dai laYori insalubri? Innanzi iulto richiamo l'at.tenz·one sul– l'orario inumano che. cle,onò compierC' qua-:.i tutte le. came.riere d'Albergo: orm·io che se. l giovanotti e anche gli uomini, tent"vano cir– colo a casa sua, l1:: donne vi si interc::,sav~1no, qu.:iJ. cuna vi aderl pure. Sulla pubblica piazza, nei campi, all'ombra, nelle stalle d'inverno. si discuteva, si leggevano i libri, , giornali, gli opuscoletti indiavolali che arrivavano dalla città; cd era lui, :\lauri, l'ispiratore di tutti, il consigliere, il mae:,tro. Si disertava il sermone del vecchio curato pe1 andare a '-entirlo a leggl•re, a discutere, a :.piegare. E' vero, nel paese. le risse andavano diminuendo sempre più, la maldicenz..1. scemava, scem:-wano le -.bornie, ma a poco a poco, la chiesa si disert::iva. ma gli uomini ed anche le dònnc. prendevano quel maledetto vizio cli leggere, di pensare, di discutere, di fare della politica, <li c:;tringCrsi ,cmpre più tra di loro contro il padrone e, qualche volL1 anche, !:iÌ, contro il prete. Passò coc;;lqua-;i un anno; venne il pi imo ~!ag– gio, ed Elisa fu invitata a parlare a. quella gente\ ansiosa cli parole buone, di fede, d1 )-,peranza, cl! incoraggiamenlo. . . E venne, e parlò ancora, sull,1 ru,;;t1ca piazza, dolce, calma, serena, la parola che scende al cuore t• affina le anime. Prima che partisse, ~lauri si fece ardito, qual– che· minuto. Voleva pagare un debito, compiere un bisogno del cuore. Tn brevi parole le raccontò la -.;ua c:;toria. !f' disse il -.uo segreto; voleva ringr:u:iarl.a, Tolc;;.e dall<' Lasche, avvolta in un faz;,:oletto la piccola n– \·oilella bruna e gliela offri. . . Elic::1la prese e· l:i ripoc;;e, come una rel1qua, poi rhinata..,i ;1da~io, adagio, baciò sulla fronte eh<•non aveva m:-1i!-apulo il bacio materno, il c;;uo ••nd, 1110. ~I \GI'.\.

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