La Difesa della Razza - anno I - n.4 - 20 settembre 1938

Marzo 1930. Dopo lunghi mesi di permanenza ulla costa del ~lar Ro so, finalmente una missione ul1':\ltipiano. o ì nel culmine .della campagna etiopica, venni a contatto con una strana atmosfera in cui ·i e µandcva liberamente l'eccitazione ed il tumulto che accompagnano ogni impresa di guerra, e che nel Bassopiano ricntalc erano compressi dall'alta temperatura e dalla soffocante umidità. olo vi itando qualch~ volta a notte il villaggio di Taulùd, prcs o .\las- ·aua, avevo potuto o servare che, appena non era vigile e presente il freno della diciplina militare, mute di maschi, a sillati dall'impulso sessuale e dalla nostalgia, assediavano le luride baracche ove alberga- \'ano le meretrici indigene. Effimere e pietose esclusività venivano conquistate con fior di quattrini e con la più tenera ed insistente corte. Laggiù eravamo inclini ad attribuire simili aberrazioni alla peculiare influenza del clima, ma quello che vidi sull' Altipiano mi indusse a convincermi che la ragione era un'altra. Soltanto nelle lince avanzate regnava un'austera compostezza, ma nelle retro- \'ic, nei momenti di sosta, l'indiavolata no tra. energia, che piegava il nemico e le terre ostili dell'Abissinia, abdicava dinanzi ai tucul di Addì lgri, di cnafè, <li BaibliotecaGino Bianco rentù, alle pone del quartiere di Hascia1ìl all'Asmara. Ogni volta che ci 1 avv1c111ava ad un centro abitato, ·i avvertiva nell'aria una irr ·quietena torbida che dava :111 senso di <li agio. La cupidigia naturale degli indigeni aveva fatto dilagare la pro tit uzione incontrollata, che aveva assunto i modi e le forme di pretta marca francese. La femmina era una merce che veniva .pudoratamente ofierta dai familiari, come a. l\Jakallé ove turbe di ragazzini fungevano da banditori. La mia ordinanza indigena non rmscì mai a comprendere pcrchè, durante una sosta, lo aYc i mandato in prigione, e bada,·a a dirmi che 11011aYeYa fatto che il proprio doYcre verso il signor capitano; che la ragazza era molto giovane e già a cono cenza dei coturni degli uomini bianchi; che il prezzo era. rigoro amentc quello del mercato. Argomenti questi che gli sembra ,·ano, e non a torto, perentori perchè da quarant'anni la vecchia o1onia era ahituata alla «madama». L'inerzia, l'incuria e la tolleranza dei passati Governi di fronte alle questioni es enziali della vita dei bianchi in . frica, ave vano affidata la soluzione <li quella sessual , connaturata alla caratteristica virilità dell'italiano, alla « mabruka », alla « ciarmutta », alla «madama». E certa letteratura colonialoide aveva prestato al meretricio nero la più sentimentale maniera metropolitana. Questa triste eredità dava ora frutti amari, e rendeva urgente la necessità di educare il nostro popolo nel sentimento dell'orgoglio della razza. L'aspetto più penoso delle conseguenze della pregressa piaga mi apparve nell'odiosa familiarità di modi che l'indigeno assumeva verso i nostri lavoratori. Udivo risuonare normalmente l'appellativo « arcu », che sta ad indicare u11vincolo di intima amicizia e consacra la parità fra due uomini. l ella promiscuità essuale l'indigeno si era riconosciuto pari al co11quistatore. E produsse pessima impre ione su quanti ci adopcra,·amo a risanare la ·ituazione, qualche articolo della tampa metropolitana in cui si esallava l'u o <lei vocabolo, come la revivi ccnza <lei <i: bono taliano » di infausta memoria! La parola invece esprimeva il segreto disprezzo che, accompagnato all'odio, fomentò e preparò sporadiche insurrcz1on1. *** Dopo la conquista intervennero sever, provvedimenti legislativi contro il madamato, che ebbero l'ef fctto di far scomparire la pubblica bruttura di negre b11t1crflics accompagnate ad uomini bianchi e presentate come mogli provvisorie. )ifa dubito che la lebbra sia scomparsa <lai segreto delle abitazioni o nelle zone lontane dalla immediata vigilanza <lei Governi locali. ~ell'immensa distesa dal Sudan al Mar Rosso, dal Kenya. all'Oceano Indiano è arduo applicare sempre cd ovunque provvedimenti di polizia. E non è nemmeno augurabile che la di fesa della dignità e della supremazia della razza italiana sia affidata esclusi- ,·amente al carabiniere o allo zaptié. Riusciva già abbastanza penoso osservare ta· luni ca i cli contravYenzione al divieto cli caccia in cui i verbalizzanti erano poliziotti indigeni e contravventori i nostri connazionali. . i tratta piuttosto <li educare il no tro lavoratore e <li creare parallelamente la 41

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