La Difesa della Razza - anno I - n.4 - 20 settembre 1938

Dalla scuola di Antonio Gnifone analogista usciron due " splendidi" alunni: Cesare e Cicerone. E non tanto le cure particolari del maestro quanto la propria naturale inclinazione verso una "ratio rerum", una ragione delle cose, avranno fatto del primo un assertore convinto della teoria analogica della lingua: "L'analogia è la simile articolazione dei simili. cioè la proporzione e la somiglianza che hanno fra loro le parole, dalla cui somiglianza e proporzione se ne viene a conoscere la loro declinazione, coniugazione, genere ". (Varrone). Pe!" Cesare, analogia vuol dire il più bel purismo linguistico, come quella inevitabile legge che, presiedendo e regolando lo sposalizio delle paro!~. le preserva da contatti esterni, le salva dalla spuria mistione. Una "ratio", un "orde", una "congruentia ", una "similitudo" son le divinità genitrici e tutelari del linguaggio, sicchè al suono e alla vista si poszano d'ogni parola riconoscere lo stampo originario e la sicurezza genealogica. Quelle che tralignano e sentono forte di meticcio son da fuggire: "come il marinaio fugge lo scoglio. cosi fuggi dalla parola inaudita ed insolita " (Cesare). Allo st~sso modo di come la "soboles ··. la prole, reca nel volto e nel corpo il segno della discendenza e la creatura è simile al creatore, il padre al figlio - chi non ricorda la strofe di Catullo? " Sia il piccolo Manlio, ai tratti del volto e del corpo. simile al padre suo, sicchè la sua discendenza venga subito riconosciuta anche da tutti gli estranei" - altrettanto la parola rivela al suono e alla forma l'impronta della purezza. Dati somatici diciamo dell'uomo. dati analogici potremmo dire delle parole, paragonando. senza tuttavia confondere, "soma" e "logos ", corpo e linguaggio, non tanto per il loro significato di forma espressa e ferma, quanto - ed è Seneca che ci assiste - per una tal quale quiddità spi· rituale di cui la forma sia indizio. "Vi dirò in che consiste l'analogia. Noi sappiamo che esiste uno stato di sanità del nostro corpo. Da questo siamo tratti a pensare che ve ne sia un altrettale dell'anima. Noi sappiamo che esistono le forze e i vigori del corpo. Qeorge8 ~al,,hot,8AIJ LE RACISME ET L'ORCBESTRE IJNIVERSEL Da questo possiamo argomentare che ve ne siano altrettali nello spirito". Che · non è lieve compromissione anche per un antico filosofo. A quali più nobili forme poteva Cesare ridurre la tutela della integrità di sua razza se, in tempi già fortemente sospetti di generale corruzione, egli recava trionfante il puro timbro della parlata latina lino alle irsute selve oltralpine? Nel più genuino segno di distinzione e nobiltà di un popolo, preservato da ogni mala contaminazione, sentissero i barbari l'unità e la superiorità della stirpe. Rileggiamo i "Commentario" con occhi intenti e ci renderemo conto di come tanta purezza abbia meritato l'amicizia fedele del tempo che ha fatto di essi i contemporanei d'ogni età. Non c'è parola che non si possa riconoscere nostra e al suono e alla forma delle sue lettere; la cui origine non sia determinab!le. Le senti di una stessa famiglia, di un "genus " unico, ordinate e dirette . da un pensiero solo che le governa. Pensiero semplice e chiaro, che non s'attarda per via a trattenersi con ciò che non gli appartiene e non si lascia confondere da improprie lusinghe. Per questa purezza l'opera scritta di Cesare è rimasta intatta e intangibile; e, insieme alle carte di Cicerone, ha fornito la u:aggior copia d'esempi ai grammatici e ai trattatisti; tanta copia, che forse in molti casi non vi sarebbe chiarezza se non ci si potesse riferire alla lezione di Cesare. E' questo il latino che, se fu lo spavento della nostra infanzia, divenne presto la delizia della nostra giovinezza, il sicuro appoggio della nostra maturità. E che vedemmo a poco a poco - frammisto, deturpato, inquinato, corrotto, dive- :iuto lingua del mondo, quasi irriconoscibile - distaccarsi da quella aderenza con la cosa reale, col pensiero operante cui erasi se,npre accompagnato, seguire rassegnato il decadere della nostra storia fin quando, ripreso alla sua vena più pura dagli umanisti, non ritornò ad essere, com'era stato, l'emblema della nostra nobiltà e purezza d'oriai· ROBERTO BARTOLOZZI Qualcuno ha detto, in seguito alla nostra pubblicazione di un brano della novella " Sangue riservato " di Thomas Mann. che il Mann non sarebbe ebreo. Malauguratamente per l'assertore di una simile tesi, sono gli stessi ebrei che rivendicano alla propria razza il celebre romanlq ziere. Eccone qui due testimonianze inoppugnah /Jte bili: il volume antirazzista ed ebraicizzante al ~OlJ <j cento per cento di Georges Lak.hovsky, in cui SolJl/' le8 Mann è presentato e raffigurato come scrittore c0 e-O ebreo: e la notissima pubblicazione del francese d. lJ1-8 l Crapouillot (anch'essa filoebraica) in cui Mann J es de /, è annoverato tra gli scrittori di razza giudaica. q h q lJf ./ ~ :~te or· •,s1 .·'-e ·-.e • 011- s. O 'tés o,,.e ql.J '-0 di.o- lJIJ IJ <-'/2 lJi q I p q r s~,. t:jQe e erc1. i.,e,z· '-"l,, 'lJ lJi ~,q. ' sceq q!l'c,.. l}c lit/i ~t é} q lJ 1c P1•c,lJ qt, 0 22 Biblioteca Gino Bianco ·~ .r'llJe C/Jq,. d éJ I} ,,,.e d. ~ 'JJe d. 'l]e/ s e ti~ slJ,.I.e 1,; cf't ce { :i llf!,.. es 11),.. • le ''t. ,__. e,. , ~r . 'èh-. sll,. I e,, t "/se ?1 ·~,e · ' llr, ssq lo f'11l es IJce llr éJIJt Sp , e?,-. f ec/. I. .PQr ,.,l'fis -f!s J. _<J 'sé lJ ' eg.. IJ ,,. le,,. Js/Qfc le ~,. d· llrs 'R11;t • se "' i-lf o"'1 e ~ 'lJss -is "'1. 7 lJe , . ~IJ 1 -1NAt Philosophes et littérateurs : ~pinoza, 1'1ontaign·c; Stéphan Zweig, lsrae) Zangwill, Bergson, André Maurois, les frères Mano, Maree) Schwoh, Karl Marx, Ferdinand Lassalle, Lombroso. Bréal, Sylvain Lévi, rtc...

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