donne chiesa mondo - n. 67 - aprile 2018

DONNE CHIESA MONDO 36 DONNE CHIESA MONDO 37 Per usare un aggettivo caro alla vita quanto inviso alla critica, le Lettere a Mita di Cristina Campo (Adelphi, 1999), all’anagrafe Vittoria Natività di Maria, 1970 Cara, Dio sia ringraziato ancora e ancora per quelle due ore perfette che ci ha donato. Le ricordo — in quel piccolo inferno della stazione di Ro- ma — come l’aprirsi totalmente puro del fiore della presenza. Strano: ci siamo viste in luoghi stupendi, con ricchezza di tempo, spazio e si- lenzio. Ma questo incontro alla stazione mi sembra in qualche modo il più benedetto. Non meno intenso di quella passeggiata oltrarno nella quale trovammo la tavoletta di cipresso e la facemmo tagliare in due triangoli — per sempre, per la vita; ma questa volta con l’aroma ineffabile della conferma: uno di quegli attimi in cui il rovescio ine- splicabile del Tappeto mostra qualcosa del suo fulgente diritto... [...] Con amore particolare conservo in cuore ciò che Lei mi ha detto del suo paese, della tradizione, della morte e dei suoi terrori. Anch’io ne soffro molto da quando ho perduto i miei genitori. Mi desto talvolta la notte come perduta in un deserto, nulla più ricordando, soffocata dall’angoscia. Ho parlato di ciò con un monaco molto mistico. Mi A RTISTE L’energia spirituale di un’amicizia pura Guerrini (Bologna 1923 - Roma 1977) rappresen- tano uno degli epistolari più belli della lettera- tura del Novecento, fondamentale per intender- di A NNA M ARIA T AMBURINI C ara, la sua lettera mi ha resa triste. Avevo anch’io molto biso- gno di lei, di vederla e ascoltarla voglio dire, perché parlare mi sarebbe stato difficile [...] Non mi dispiace affatto che lei vada a Belluno; lavorerà ma sarà altrove, libera, e vicino ci sono luo- ghi meravigliosi. Mi mandi il suo indirizzo e quello di Losan- na. Questa è una città simile a un letto di raso bianco (quel che c’è sotto il letto, vedrà da sola); ma ha un lago molto bel- lo, che di notte ha il colore del latte e della pietra lunare. Poi le darò commissioni per Madame Weil [...]. Ho sempre pensato a lei leggendo i mistici medievali (la mia sola lettura di questi ultimi mesi) e soprattutto Maestro Eckhard e Angela da Foligno [...]. La assoluta lucidità della loro «follia d’amore», la sterminata libertà della loro saggezza mi hanno reso insopportabile qualunque altra lettura [...]: sono letture all’infinito multiple, non c’è strato di altezza o di pro- fondità che non tocchino (1° luglio 1959). ne il messaggio umano e la poesia, perché al lettore offrono codici di decifrazione dei testi, insieme a una visione della realtà, una lettura degli accadimenti, lo scambio di notizie biobi- bliografiche, impressioni suscitate dall’incontro con gli autori, uno spaccato della scena lettera- ria e culturale come da dietro le quinte. Ma ciò che pulsa in quelle pagine rutilanti di vita nonostante la precarietà dello stato di salute di Vittoria, affetta da una malformazione cardia- ca a volte persino invalidante, contagiando in qualche modo il lettore, è quella energia spiri- tuale che sostanzia un’amicizia pura, una sorori- tà spirituale corroborata da affetto sincero e lea- le, imperituro oltre spazio e tempo. Può sembrare una versione unilaterale di que- sta amicizia il fatto che da parte di Margherita Pieracci Harwell (nata a Vitolini nel 1930), de- stinataria e curatrice dell’epistolario, il lettore trovi solo qualche nota autobiografica utile a spiegare passi altrimenti incomprensibili delle lettere. Non di meno potremmo ricostruire lo splendido romanzo della vicenda umana di Mi- ta stessa, dalla sollecitudine con cui Vie (così si firma, per lo più, Vittoria nel carteggio) la se- gue, come un angelo custode nel suo percorso umano e letterario, sino all’ultimo. A differenza di alcuni altri intimi a Cristina che non le obbedirono, Mita le restituì tutte le lettere ante 1955, per cui il carteggio inizia solo dal 1956 e si chiude due anni prima della morte, ma l’amicizia che, come l’amore, appartiene alle regioni incorruttibili dello spirito, oltrepassa la soglia del tempo e, da parte di Margherita, in- stancabile continua a dispiegarsi la cura amore- vole e fedele delle numerose pubblicazioni Adelphi: i saggi de Gli imperdonabili (1987); le poesie e le traduzioni di La Tigre Assenza (1991); questo personale epistolario (1999); le lettere a Leone Traverso, Caro Bul (2007); quelle agli amici toscani, Il mio pensiero non vi lascia (2011). Raramente si danno del tu, ma non per la differenza di età; si riconoscono così spiritual- mente vicine da sentire più volte il bisogno di suggellare l’amicizia, quasi nella forma del rito, o persino, di consacrarla a qualche data signifi- cativa del calendario liturgico:

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