donne chiesa mondo - n. 67 - aprile 2018

DONNE CHIESA MONDO 40 niera definitiva, chi mai, contro l’evidenza di ogni logica umana, ci darà la possibilità di pe- scare ancora, di trarre ancora frutti in modo ab- bondante quando tutto sembra testimoniarci il contrario (cfr. Luca 5, 11)? Ma Gesù, in questa pagina dell’Evangelo, at- testa a Nicodemo proprio questa possibilità, possibilità reale non in forza della capacità dell’uomo, ma in forza dell’efficacia del mistero pasquale, che mediante le energie della resurre- zione di colui che il Padre ha inviato nel mondo perché gli uomini abbiano la vita (cfr. Giovanni 3, 16), può farci rinascere dall’alto, può rinnova- re le nostre vite, anche contro ogni evidenza, anche quando magari siamo avanzati negli anni, anche quando la sclerosi dei nostri vizi sembra attanagliare il nostro intimo e il nostro vivere. Giovanni parla di «nascere dall’alto», mentre i tre sinottici parlano di «conversione», conver- sione sia nell’atteggiamento ( epistrofè ), sia nell’intimo, nella maniera stessa di amare e di pensare ( metànoia ). La conversione, ci dicono tutti i vangeli, è possibile, al punto che Gesù la pone anch’essa all’interno dell’annuncio del mi- stero pasquale, di cui i discepoli sono chiamati a essere testimoni. Il risorto, infatti disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il per- dono dei peccati (…) Di questo voi siete testi- moni» ( Luca 24, 46-48). Testimoni del risorto, testimoni della vita che in lui ha vinto la morte, dell’amore che ha vinto l’odio, testimoni del perdono dei peccati, ma anche della parola del- la conversione, poiché la novità di vita ci è or- mai resa possibile e ci è dischiusa come possibi- lità che si apre davanti a ciascuno anche quando ormai l’orizzonte sembrava definitivamente chiuso. E ciò al punto che Gesù rimprovera, in modo benevolo, Nicodemo, rivelandogli che essendo scettico di fronte a questa opportunità che gli è data egli non solo si mostra incapace di cogliere il dono che gli viene incontro, ma viene anche meno alla sua missione, al suo compito di guida della comunità dei credenti nel Signore: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose?» ( Giovanni 3, 10). Ma noi credenti siamo disposti ad abbando- nare le nostre tenebre di fronte alla luce, ad ab- bandonare il peccato che ci abita e che distrug- ge, più o meno manifestamente, le nostre vite? Il Signore Gesù si pone di fronte a noi come colui che è venuto non per prendere la nostra vita per sé, ma per donare la sua a noi (cfr. Gio- vanni 3, 14). E tuttavia tale dono non è magico, ma interpella la nostra libertà; esso, infatti, può essere efficace solo se gli viene lasciato spazio, solo cioè se i destinatari di tale dono sono di- sposti e pronti a ricevere quel battesimo della conversione che è frutto della Pentecoste che av- viene sulla croce (cfr. Giovanni 19, 30), e che già da oggi può rinnovare e riplasmare, far rifiorire la vita di quanti credono nel Figlio, come an- nuncia il brano che segue immediatamente que- sta pericope.

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