donne chiesa mondo - n. 67 - aprile 2018

DONNE CHIESA MONDO 34 DONNE CHIESA MONDO 35 riconosciuta della nascente comunità cristiana a Filippi, sulla quale, come capo della casa, lei probabilmente esercitò un ruolo guida. Il primato della sua casa, e quindi il suo ruolo guida nella crescita della Chiesa a Filippi, risulta evidente leggendo la fine del capitolo 16 degli Atti degli apostoli . Dopo la loro miracolosa liberazione dal carcere, Paolo e Sila furono invitati a casa del loro carceriere, che aveva assistito a tutto. Catechizzarono e battezzarono lui e tutta la sua famiglia, formando una nuova cellula di credenti in Cristo. Quando i magistrati locali li dichiararono liberi, scusandosi per l’in- giusta detenzione, invece di rimanere nella casa del carceriere ritorna- rono subito nella casa di Lidia. È lì, nella sua casa, che la famiglia appena costituita di fratelli e sorelle in Cristo era riunita ed è lì che Paolo ha rivolto la sua esortazione finale alla comunità cristiana di Filippi prima di partire (cfr. Atti degli apostoli 16, 40). Un ultimo aspetto da non trascurare di questo racconto è che la Chiesa a Filippi è nata tra le donne, ed è a Lidia e alla sua famiglia che Paolo ha affidato la vita e la crescita della comunità di credenti in Cristo che stava nascendo. Senz’altro alla comunità si unirono de- gli uomini, che assunsero anche ruoli guida (cfr. Lettera ai Filippesi 1, 1). Tuttavia, le donne continuarono a svolgere ruoli importanti nella comunità. Nella sua lettera a questa comunità, Paolo ne menziona due, Evodia e Sintiche, citate tra i suoi più stretti collaboratori nel lavoro per il Vangelo (cfr. Lettera ai Filippesi 4, 2). Pur se limitate, esistono iscrizioni che testimoniano in modo chiaro che le donne continuarono a svolgere ruoli preminenti almeno fino al VI secolo. Oggi gli studiosi si chiedono se Lidia fosse una persona storica concreta o semplicemente una figura inventata da Luca per rappre- sentare la donna ideale, ricca e indipendente, della quale, nella sua narrativa, desiderava sottolineare l’attrazione verso il cristianesimo. Che sia esistita o meno, donne indipendenti e ricche, come Lidia, fu- rono attratte dal cristianesimo dei primordi e influenzarono la cresci- ta e lo sviluppo delle prime cellule di credenti cristiani. Il fatto che in tutto il Nuovo Testamento Lidia sia menzionata solo qui, unita- mente alla disattenzione generale verso le donne che ha caratterizza- to gli studi biblici del passato, probabilmente spiega perché è stata trattata come personaggio minore nella storia iniziale del cristianesi- mo. Tuttavia, non è esagerato affermare che senza la collaborazione e le risorse di Lidia, o di una donna come lei, è probabile che gli sforzi evangelizzatori iniziali di Paolo non avrebbero mai dato vita a quella fiorente comunità di credenti in Cristo a Filippi, per lui fonte di in- coraggiamento e di sostegno durante tutto il suo ministero. nu , che significava che lei e i suoi beni rimanevano sotto la potestas, o l’autorità, del padre, alla cui morte lei poteva ereditare le proprietà e rimanerne l’unica titolare a nome proprio. Nei matrimoni sine manu il marito non acquisiva alcuna autorità legale sulla moglie o sui suoi beni. Inoltre, in base alla legislazione augustea, alle donne che parto- rivano un certo numero di figli maschi — numero che dipendeva dal- lo status sociale — era concesso di gestire le proprie finanze e le pro- prie attività commerciali. Pertanto, anche se Lidia fosse stata sposata, avrebbe potuto beneficiare di queste o altre forme di legislazione, il che spiegherebbe perché viene presentata come donna che agisce in modo indipendente. Dichiarando che Lidia convinse Paolo a essere suo ospite, Luca la pone nel ruolo di patrona di Paolo. Ai tempi di Paolo, il patronato era un’istituzione sociale diffusa. Quanti avevano i mezzi e una posi- zione sociale (patroni) cercavano di accrescere la propria reputazione e posizione concedendo aiuti finanziari e di altro genere alle persone in situazioni inferiori (clienti). I clienti restavano indebitati con i loro patroni e, in cambio della loro generosità, promettevano lealtà e assi- curavano loro elogi e obbedienza. Sebbene alle donne del I secolo fosse vietato rivestire un incarico pubblico, esistono abbondanti testi- monianze di donne, specialmente ma non esclusivamente dell’élite, coinvolte nel patronato. Come i loro omologhi maschili, usavano il proprio denaro e il proprio status per influenzare gli affari sociali e politici, per sostenere le arti, i progetti e le cause civiche di vario ge- nere, le corporazioni di lavoratori e per promuovere i culti religiosi preferiti. Per le loro opere benefiche di solito venivano omaggiate con statue commemorative, monumenti e iscrizioni. Sebbene non esi- sta nessuna testimonianza esterna che confermi le loro attività di pa- tronato, è possibile che Lidia e altre donne citate nel Nuovo Testa- mento, come Febe (cfr. Lettera ai Romani 16, 2), siano state benefat- trici e patrone di altri prima di dedicare il loro sostegno a Paolo e al- la sua missione. Dalle lettere di Paolo ai Corinzi appare evidente che egli era atten- to a evitare quegli aspetti del sistema del patronato che avrebbero potuto compromettere la sua libertà di predicare il Vangelo come lui riteneva opportuno o la sua mobilità. Tuttavia, egli dipendeva dal so- stegno finanziario di patroni come Lidia, che gli fornivano aiuto ma- teriale e un tetto. Cosa ancor più importante, i patroni con buoni contatti sociali come Lidia, con reti di soci d’affari e clienti, potevano permettere a Paolo di raggiungere persone e luoghi, a Filippi e altro- ve, che erano essenziali per portare avanti la sua missione. Per di più, la generosità di Lidia si estese ben oltre l’offerta di cibo e di alloggio per Paolo e i suoi compagni missionari. La sua casa divenne la sede

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