donne chiesa mondo - n. 47 - giugno 2016

DONNE CHIESA MONDO 10 DONNE CHIESA MONDO 11 S ul Golgota, la Vergine sorregge il corpo di Cristo deposto dalla Cro- ce sulle sue ginocchia prima che sia portato nel sepolcro. Nella storia dell’arte, questo motivo iconografico viene indicato con il termine Pietà. Il tema fa la sua comparsa nell’Europa del nord a partire dal 1300. È perciò contemporaneo delle nuove forme della devozione medievale che propongono la contemplazione di Cristo attraverso la meditazione di nuove immagini visive. Tra queste immagini di pietà, la Pietà — che ne è l’eponimo — è senza dubbio la più diffusa. L’im- magine entra rapidamente negli usi cultuali, accompagnando i canti di elevazione dei più grandi mistici uniti alle sofferenze della Vergi- ne. In un tardo medioevo che si estende dal XIV al XVI secolo, la for- ma figurativa esprime quindi una delle scene più forti del pathos cri- stiano a cui risponde, come un’eco, il lamento di Geremia: «Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio dolore» ( Lamentazioni, 1, 12). «Pietà del Kosovo»: è con il termine medievale che la coscienza collettiva sceglie di designare una delle più celebri foto giornalistiche degli ultimi anni. Il 29 gennaio 1990, il fotografo Georges Mérillon assiste alla veglia funebre di Nasimi Elshani nel villaggio di Nagafc in Kosovo: il giovane uomo, che è stato appena ucciso dalle milizie serbe, riposa in pace, davanti a sua madre circondata dalle altre don- ne della famiglia, che vegliano il suo corpo avvolto in un lenzuolo bianco. La coscienza collettiva riconosce immediatamente la foto e se ne impossessa. Nel 1991 vince il premio World Press Photo — proprio quando ha inizio la guerra del Golfo — e fa il giro del mondo. Il pre- mio mostra la preferenza immediatamente data alla “qualità plastica” della fotografia piuttosto che all’importanza dell’evento politico a cui rimanda. Di fatto, nel 1991, la Jugoslavia non è al centro dell’atten- zione internazionale, e tanto meno il Kosovo. Bisognerà attendere l’esodo dei kosovari e l’intervento della Nato nel 1999 perché questa foto, considerata fino a quel momento un’icona, diventi una testimonianza che rilascia un’informazione politica. Da quel momento in poi la scena in secon- do piano diviene leggibile, rivelando la realtà storica che la sottende e che affonda le sue ra- dici in una lunga storia di sofferenze e di guerre. Mentre gli artisti medievali cominciano a scolpire le Pietà dai volti addolorati, nel Kosovo medievale del 1389 la batta- glia della Piana dei Merli vede la sconfitta dei popoli serbi e la consa- crazione della dominazione ottoma- na. Le radici del nazionalismo ser- bo sono legate a questa sconfitta. Seicento anni dopo, nel 1989, per commemorare quella battaglia, Slobo- dan Milošević decide di far piegare la maggio- ranza albanese sopprimendo lo statuto di autono- mia del Kosovo concesso da Tito. La decisione scate- na nella provincia, fino a quel momento autonoma, un La madre icona della Pietà di S YLVIE B ARNAY S PIRITUALITÀ A pagina 10, la fotografia di Georges Mérillon premiata al World Press Photo 1991 In basso, prefiche dipinte su ceramica in un frammento attico (535–525 a.C.)

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