donne chiesa mondo - n. 47 - giugno 2016

DONNE CHIESA MONDO 40 donne sterili, e per questo umiliate, sono lì co- me preziose testimoni dell’intervento del Signo- re in quei loro figli impossibili e promessi dei quali il Signore ha bisogno. Nella nascita di Giovanni i vicini e i parenti compresero che Dio aveva esaltato in Elisabetta la sua misericordia. Protagonista di questa na- scita, come di tutta la vita di Giovanni e del vangelo che comincia con lui è la misericordia del Signore, quella eterna promessa ad Abramo. Elisabetta e Zaccaria sono lì a nostro insegna- mento, consolazione e correzione. Essi ci sono maestri di libertà e di parresia nei confronti del- le tradizioni familiari e religiose. A coloro che vogliono imporgli il nome di suo padre Zaccaria secondo l’uso, Elisabetta oppone con fermezza il suo no, e riferisce la parola dell’Angelo: «Si chiamerà Giovanni». Ma non le crederanno. Elisabetta, la prima donna del vangelo, annun- cia la parola dell’angelo alla quale lei ha credu- to, e non è creduta, proprio come accadrà alle donne alla fine del vangelo: credono, annuncia- no, e non sono credute. Anche Zaccaria, il sacerdote prima ammutoli- to e poi esultante, ci è di lezione. Lui e sua mo- glie, discendenti di Aronne, avrebbero potuto fi- nalmente trasmettere al figlio maschio il potere e l’onore sacerdotale. Ma ora il figlio che la mi- sericordia di Dio concede loro contraddirà del tutto le loro attese: non sarà sacerdote, bensì profeta, e un grande profeta. Per Zaccaria accet- tare le parole dell’angelo Gabriele è accettare che il dono di Dio, che è questo figlio, sia per lui la grande rinuncia: non potrà trasmettere il suo potere sacerdotale a Giovanni. Questa gran- de fatica lo ammutolisce. Deve accettare una ve- ra diminuzione. Col suo stare nel deserto e non nel Tempio, Giovanni inizia Gesù alla compren- sione che per i suoi discepoli il sacerdozio di Aronne è finito per sempre. Perché il Signore ha bisogno di incarnazione e non di mediazio- ne. Zaccaria, faticando ad aderire alla parola di Dio, ci insegna che il dono di Dio è sempre per noi miracoloso esaudimento e anche, prima o poi, grande contraddizione. La diminuzione che il Battista riconoscerà co- me propria verità e gioia davanti a Gesù, già qui è adombrata come vocazione di suo padre davanti al proprio figlio, una paternità che è ke- nosi. Questa sarà la vera eredità che il figlio Giovanni saprà accogliere. Egli sarà profeta, crescerà e si fortificherà nel deserto, e vivrà la sua vocazione di voce che grida nel deserto la parola di Dio. Rinunciando al Tempio, Giovan- ni farà ascoltare la parola di Dio anche a coloro che erano esclusi dal Tempio. Il vangelo si apre adombrando già, per i discepoli di Gesù, la fine del Tempio e di ogni esclusione religiosa che è la pietra angolare di ogni sacralità e di ogni spazio e ruolo sacro. Dal Battista infatti andran- no pubblicani e peccatori, non più esclusi dall’ascolto della parola di Dio. E Gesù porterà a straordinaria fioritura la lezione imparata da lui: Gesù, che si oppose sempre e solo a ogni esclusione, oltre ad accogliere con compassione e a dare pace a ogni umanità dolente ed esclusa, non escluderà neppure le donne dalla sua co- munità!

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