donne chiesa mondo - n. 47 - giugno 2016

numero 47 giugno 2016 DONNE CHIESA MONDO Mensile dell’Osservatore Romano a cura di L UCETTA S CARAFFIA (coordinatrice) e G IULIA G ALEOTTI In redazione C ATHERINE A UBIN , A NNA F OA R ITA M BOSHU K ONGO M ARGHERITA P ELAJA e S ILVINA P ÉREZ Progetto grafico P IERO D I D OMENICANTONIO www.osservatoreromano.va dcm@ossrom.va per abbonamenti: donnachiesamondo@ossrom.va Diliber Kelesh, siriana tiene in braccio il suo bambino di sei mesi nel campo di Idomeni (Gregorio Borgia, Ap) Indagine sull’identità femminile Cercare di scendere un po’ più in profondità per indagare l’identità femminile: è questo lo scopo che ci prefiggiamo con i prossimi tre numeri di «donne chiesa mondo». Un’indagine che non può che partire dal cuore della differenza, la maternità, declinata in questo numero come capacità di cura, che le donne sanno esercitare in tutti gli ambiti, nella vita privata come in quella pubblica. Curare gli altri, i piccoli come i deboli e gli anziani, occuparsi del- le persone più fragili, non è facile, non esistono manuali con ricette pronte all’uso, eppure da sempre è un’arte che le donne imparano, esercitano e testimoniano nelle loro vite. Vuol dire una pratica co- stante della misericordia e un amore concreto, che lascia traccia nel tempo e costruisce rapporti. Del resto, la forza costruttiva della maternità sta, da sempre, nella sua universalità. Come dimostrano, al pari di quello che accade da millenni, le vicende che qui raccontiamo — dall’opera di suor Angela Bertelli in Thailandia con la sua Casa degli Angeli alla storia delle cinque donne che salvarono Mosè — non è necessario un parto per costruire e vivere un legame di cura materna. Lo sanno benissimo le religiose, madri senza gravidanza, che della capacità di cura verso i piccoli, i deboli, i fragili e gli ultimi, sono nel mondo quotidiana e meravigliosa testimonianza. Nel nostro immaginario cristiano, le immagini della Pietà, estremo atto di cura della madre per il corpo del figlio crocefisso, costituisco- no il simbolo più alto e forte di questa capacità di cura — quindi di amore — che va oltre la morte. Come ha scritto Julia Kristeva, «se ogni amore per l’altro si radica in questa esperienza arcaica fonda- mentale, unica e universale, che è l’amore materno, se l’amore mater- no è il meno ambivalente, è sull’amore materno che sono costruiti la caritas dei cristiani e i diritti dell’uomo laico». La cura materna, in- fatti, è il modello di riferimento per ogni forma di umanizzazione dei rapporti fra gli esseri umani. ( giulia galeotti ) L’ EDITORIALE

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