donne chiesa mondo - n. 46 - maggio 2016

DONNE CHIESA MONDO 36 DONNE CHIESA MONDO 37 E n depintrix (o Ende pintrix) et Dei aiutrix. «En (o Ende) pittrice e aiu- tante di Dio». La firma di Ende appare sul colophon del cosiddetto Beato de Gerona come un fulmine a ciel sereno dall’oscurità della notte dei tempi. Si tratta, infatti, della prima donna “artista” che la- sci un’esplicita ed evidente traccia di sé nella storia dell’Europa occidentale. Ci troviamo nel Regno di León, nel nord della Spagna, più pre- cisamente nel monastero di San Salvador di Tá- bara, lungo una provvisoria e pericolosa frontie- ra che le armate cristiane stanno lentamente e coraggiosamente spostando verso sud. San Sal- vador è situato quasi sul corso del grande fiume Duero, che a quell’epoca ( X secolo) costituisce la frontiera con al-Andaluz, i domini islamici. Tábara è un luogo fortificato, una torre “alta e di pietra”, completa di un grande scriptorium dove alcuni monaci copiarono e illustrarono al- cuni codici fra i più preziosi e belli di tutto il medioevo: i Beati, commentari all’ Apocalisse di Giovanni che prendono il nome dall’autore del testo, Beato de Liébana, un monaco mozarabo, originale ed energico, vissuto a Oviedo nell’ VIII secolo e divenuto molto popolare fra teologi, re- ligiosi ma anche potenti laici alla ricerca di testi e tradizioni su cui fondare la loro fragile identi- tà culturale e politica. Il libro di Beato, autenti- ca guida e fonte d’ispirazione per la resistenza cristiana, viene copiato instancabilmente fino al XIII secolo da monaci che interpretavano la loro attività intellettuale come sacrificio, lotta e dono a Dio. Almeno due fra i primi e più preziosi di questi codici arrivano appunto da Tábara, cen- tro di una vera e propria scuola di scrittura e miniatura che fiorisce quasi fino all’anno 1000 e di cui abbiamo la fortuna di conoscere i princi- pali protagonisti: Magius, Emeterius, Senior e appunto En, di cui non sappiamo nulla se non che doveva essere così importante e stimata da scrivere il suo nome sull’ultimo foglio del Beato de Gerona (il nome deriva dalla cattedrale di Gerona, dove il libro è conservato dall’ XI seco- lo), dopo la grande “omega”, l’ultima lettera dell’alfabeto greco che conclude il testo, ma pri- ma di quello dei “colleghi” impegnati con lei nella realizzazione del codice, cioè Emeterius “monaco e presbitero” per le miniature e Senior “presbitero” per la scrittura. Chi era questa donna? Il nome “En”, che for- se deriva dal germanico “Haim”, non sembra fosse molto diffuso in Spagna; secondo gran parte degli studiosi, ella era comunque di origi- ne leonese o dintorni, come provano i complessi riferimenti all’arte mozaraba e perfino islamica di molte sue meravigliose miniature. Per esem- pio quella che raffigura la “donna seduta sulla bestia di colore scarlatto” ( Apocalisse , 17, 3), un’immagine originale e potente, a piena pagi- na, in cui la grande e orgogliosa prostituta leva alta sopra la testa la coppa della sua ignominia A RTISTE Ende la pittrice di Dio Ende, «Crocifissione» (miniatura, X secolo) di M ARTINA C ORGNATI

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