donne chiesa mondo - n. 46 - maggio 2016

DONNE CHIESA MONDO 40 Non conta nulla una buona appartenenza, bensì un buon fare, e ciascuno sarà riconosciuto dai suoi frutti e da nient’altro. Perché mettervi con- tro chi non ci segue? A Gesù stava a cuore la liberazione degli es- seri umani dai demoni, mentre per i discepoli, qui, più importante della liberazione degli esseri umani è il “noi” ecclesiale. No, dice Gesù. E Gesù incalza: «chiunque vi darà da bere un bicchier d’acqua nel mio nome, perché siete miei, non perderà la sua ricompensa». Chiun- que qui indica qualcuno che non li segue, che è fuori dallo spazio ecclesiale. Liberare dai demoni, così come dissetare gli assetati: questo è cristico, trasparenza della vita di Gesù, narrazione della compassione del Dio d’Israele. Qui sembra che per Gesù l’apparte- nenza a lui possa fruttar ai discepoli un bicchier d’acqua, ricevuto per la sete e il bisogno sottin- tesi. Ma la ricompensa di cui Gesù parla non è per la loro sete ma per chi porge loro un bic- chier d’acqua, chiunque egli sia. Gesù sembra dire: non è già molto che qualcuno non sia con- tro di voi? Cosa sognate? Gesù supplica, scongiura i discepoli di non essere di scandalo per i piccoli. «Guai a chi scandalizza uno dei piccoli che credono: meglio è per lui essere ucciso»: Gesù ribadisce qui il cuore del vangelo, la parola della croce per cia- scuno di noi: il senso del morire, persino di una morte infamante, e il non-senso del far morire, del nuocere. Gesù ci chiama alla fiducia in lui per liberarci dalla paura della nostra morte, af- finché nella libertà impariamo ad amare fino a preferire morire piuttosto che impedire la vita umana e spirituale di chiunque altro. Ma il comando di non scandalizzare riguarda anche noi stessi. E qui ciò che è meglio del re- stare scandalizzati, non è un passivo «essere gettati nel mare con la pietra al collo», ma è un’attiva violenza che ognuno deve esercitare su se stesso. Qui è narrata la lotta interiore. «Se la tua mano, il tuo piede, se il tuo occhio ti è oc- casione di scandalo, toglilo e gettalo via da te: è meglio per te entrare nella vita ferito e monco, orbo di un occhio, piuttosto che essere gettato tutto intero nella Geenna». Questo «tutto inte- ro» indica la nostra vita preservata da tutti e da tutto e a ogni costo, che non solo non ci serve per entrare nel Regno, ma che forse ci impedirà di entrarci. Ne è icona Giacobbe che lottò con Dio, e non con il fratello Esaù, e uscì dalla lotta sciancato e benedetto per sempre. Questa parola che ci invita a cercare e a tro- vare in noi stessi ciò che ci scandalizza, tenta di correggere il nostro istinto che sempre è tentato del contrario: di trovare cioè nell’altro, e non in sé, il motivo dell’inciampo. Tutto ciò che ci im- pedisce uno sguardo veritiero e compassionevo- le, con l’aiuto della parola del Signore ognuno lo amputi da sé. Gesù ci ha messo in guardia da noi stessi, non dagli altri! Sapendo che lo Spiri- to santo ci convince del peccato, del nostro, mentre è la trave nell’occhio quella che ci fa ve- dere solo i peccati altrui, e senza misericordia.

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