Critica Sociale - anno XLII - n. 22 - 16 novembre 1950

314 CRITICA SOCIALE tra parte è fuori di dubbio che, se una sua presa di posizione contro l'at– teggiamento dei minatori potrà fargli perdere temporaneamente ('ma solo temporaneamente, per la dimostrazione, che i fatti stessi daranno, del– l'inesistenza del temuto pericolo) qualche favore, 1:ma sua atonia di fronte al problema potrebbe condurlo ad una più grave perdita di prestigio e di seguito, tanto più che fra gli stessi lavoratori potrebbe nascere un grave malcontento se la insufficiente produzione d~ carbone determinasse una stasi, specialmente nell'industria metalmeccanica. Ciò. premesso, dobbiamo soggiungere che per poter autorevolmente dar lezione ai minatori sulla necessità di uscire dalla esclusiva considera– zione dei loro interessi particolari, il Governo dovrà esso pure dare esem– pio di saper uscire da quella sua visione particolaristica, per cui tutti i problemi gli appaiono sotto l'esclusivo profilo degli interessi inglesi. Noi abbiamo ripetuto più volte che comprendiamo quali sono i motivi che trattengono il Governo inglese dal dare la sua adesione alla costituzione di una federazione europea. Per-sonalmente, io che scrivo, parlando il 4 novembre a Milano nel comizio diretto ad illustrare. il carattere e gli scopi della petizione federalistica da presentare al Parlamento italiano, ribat– tendo amichevolmente l'affermazione, fatta poco prima da altro oratore, che anche· i laburisti si dimostrano conservatori,-- qsservai che in realtà, nell'ihterno del loro paese, essi avevano dimostrato di saper innovare pro– fondamente e coraggiosamente, affrontando battaglie difficili per compiere le loro « riforme di struttura»; e soggiunsi che il motivo per cui Churchill– si era mostrato, in certi momenti, più propenso dei laburisti a favorire l'unione europea, era verosimilmente la speranza di tro_vare solidarietà alla sua politica nelle forze conservatrici dominanti in molti Stati europei, mentre della prevalenza di questa forza, in un ordinamento federale, che limiti la sovranità dei singoli Stati, i laburisti hanno ragione di diffidare e di temere. -Ne concludevo che spetta anche a noi, sinceri e non pavidi democra-. tici, un compito preciso per avere la collaborazione inglese alla creazione dell'unità europea: cercare di spostare. vigorosamente verso sinistra la rio– stra politica, guidarla cioè verso un programma di cora~giose riforme dirette a subordinare iri modo effettivo al pubblico interesse egoismi di classi e di gruppi e a porre come supvemo scopo dell'attività politica il vantaggio della classe lavoratrice, che oggi trova la sua principale espres– sione in una politica produttivistica rivolta al fine del massimo impiego .. _Se tutto questo è vero, è però, anche· vero che l'Inghilterra deve ren– dersi conto che questo isolazionismo in cui essa 1nesorabilmente si chiùde per timore che le possibili- interferenze di altre nazioni turbin@ l'equili– brio della sua posizione nel Commonwealth e l'organica continuazione del– la sua 'politica economica e sociale nell'interno del paese, finirà per pro– durre a suo danno, conseguenze peggi@ri di quelle che essa vuole evitare. Anzitutto ci dichiariam0 su questo punto perfettamente concordi con l'o– pinione del compagno André Philip, ·espressa nello scritto che apparve tra– ·dotto nel penultimo fascicolo della nostra rivista: che cioè, se a nessmaa nazione· è _lecito di chiudersi in una preoccupazione esclu.siva del suo e~@i· stico interesse, tanto meno è lecito a una nazione retta da u.n governo so– cialista, ché deve tendere per sua natura a coordinare l'interesse parti– colare del suo paese con l'interesse dell'umanità. Ma a questo si aggiunge anche che, con la sua tendenza isolazionistica, l'Inghilterra priva se stessa, ogni giorn0 più, della possibil,ità di esercitare sopra gli avvenimenti conti– nentali europei quella azione illuminata svolta, con profitto del loro pae– se, anche dai _governi _piµ rigidamente conservatori. E questo appare parti– colarmente pericoloso mentre va crescendo l'intervento americano in tùtti ,. i paesi dell'Europa occidental~; pericoloso non soltanto perchè l'America è oggi economicamente dotatà di una forza incomparabilmente superiore a quella d~ll'lnghilterra, ma anche perchè in essa gran parte delle forze che esercitano un linflusso nella vita politica, sono, in materia economica e sociale, conservatrici e perciò risolute a. dare appoggio ai conservatori de– gli altri paesi. L'ln,ghilterra corre rischio quindi di trovarsi di fronte ad una Europa in cui le forze politiche avverse al laburismo divengano sem~ pre più forti. Ora noi siamo sempre dell'avviso già espresso altra volta, che il « socialismo in un solo paese » sia un'utopia, cioè Ghe non possa lunga– mente resistere quando sia circondato da paesi in cui le forze capitali– stiche non siano state piegate ad una giusta ampia considerazione degli interessi della classe lavoratrice. Perciò, che- l'Inghilterra, con le- sue di– rettive di politica estera, rinunzi 'ad impedire che questa possibilità si verifichi, ci pare un grave errore. U. G.-M.. BibliotecaGino Bianco Socialismo libertà eguaglianza Non si può parlare di un progresso degli uomini, senza considerare il grado del loro dominio sulla natura. La facol– tà di conquistarsi questo domi– nio è certo la più importante caratteristica che distingua lo uomo dal bruto. Se l'uomo non la possedesse, e se la misura del suo dominio sulla natura non mutasse inc-essantemente per effetto di condizioni favo• revoli, non vi sarebbero storia né progresso umano, quale che sia il se7\SOche si voglia attri– b_uirè a questa parola. Ancora; per noi non c'è dub– bio che l'umanità è diretta dal– la storia alla libertà e all' e– gu_aglianza. Ma la storia con– duce l'umanità all'anarchia? AJsoly,tamente no. L'« anarchia» di Proudhon è così impregnata dello spirito dell'individualismo piccolo bor• ghese, che se veramente l'uma– nità dovesse un giorno essere penetrata dalle idee di Prou– dhon, sarebbe per sempre im– possibile una organizzazione metoilica della produzione ~o– ciale su qualsiasi base, e meno di ·tutto sulle basi della libertà e della eguaglianza. Natmralmente nelle forme so– ciali, cui 1 ora ·manifestamente si avvicina l'umanità incivili– ta, non può esservi posto né per il dispotismo, né per la do11J,i>nazione politica di una classe sull'altra, e neanche pe~ il regi;me democratico solo in apparenza, che ora in alcum paesi serve da sostegno /1,lla do minazione economica della bor~ ghesia sul proletariato. Ma la società non· conserverà il do– minio. sulle sue proprie forze produttive? Non conserverà es– sa il dominio sulla organizza,. zione di codeste forze? Certo che' sì, perchè la rinunzia d'el– la società a 'codesto domi,;,io equivarrebb~ al suicidio. In questo caso' la ~ocietà non sa,. rà anarchica, poichè anarchia significa co71J,pleta assenza di qualsiasi dominazione, e lascia un campo illi:mitato, non alla libertà, che non saprebbe i11,1- maginarsi senza organizzazio– ne, ma all'arbitrio dei singoli, dal 'quale qualunque organtz. zazione è resa impossibile. GIORGIO PLECHANOFF

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=