Critica Sociale - anno XLII - n. 5 - 1-15 marzo 1950

58 CRITICA SOCIALE • piano Il della c.·c. 1.L. e l'esperienza La politica economica dei governi .~e Gasperi è stata ormai, e giustamente, tanto criticata, che è veramente giunto il tempo di contrapporle una alternativa, un piano più ambizioso e costruttivo. Dopo due anni di massicci aiuti ERP (che fanno seguito a tre anni di assistenza post-bellica straor– dinaria), la cifra di due milioni di disoccupati e la depressione in atto nel settor~ agricolo e in vaste zone di quello industriale, rappresentano un risultato negativo al quale, se non si pone rime– dio in tempo utile, può• tener dietro una crisi eco– nClmica generale. Ha fatto bene perciò la C.G.I.L., ad •iniziare nella sua rece,nte Conferenza economica la -discussione di un piano· di espansione degli investimenti e dell'oc– cu}'lazione di mano d'opera. Nel 1946, quando materie prime ed ausiliarie co– minciarono ad affluire i·n. massa dall'America, il tripartito lasciò passare l'occasione di impostare un piano di ricostruzione e di ammodernamento del– l'apparato produttivo. In altri paesi, nei quali il pericolo dell'inflazione era pure acuto, quell'occa– sione fu colta. Gli inglesi non avevano dimenticato la lezione della disoccupazione di massa fra le due guerre (che nel Regno Unito fu superiore a quella avutasi in Italia). I francesi erano consapevoli della decadenza della loro economia nel decennio ante– riore alla- seconda guerra mondiale. Oggi, la produ– zione industriale è, in Francia e in Gran Breta– gna, superiore di un terzo al livello prebellico e continua ad espaqdersi, conquistando mercati esteri, mentre la produzione italiana è stazionaria, al di sotto del livello del 1938. Lungi dall'attraversare una crisi come quella italiana, le agricolture inglese e francese sono in pieno sforzo di industrializzazione. Le differenze tra la Gran Bretagna e la Quarta Repubblica sono naturalmente spiccate sul terreno sociale, Il governo laburista ha attuato un piano in– tonato all'idea dell'eguaglianza. I salari hanno te– nuto il passo con l'aumento dçlla produttività ·e l'eventualità di un incremento dei prezzi di prima· necessit'à è stata neutralizzata dal razionamento e dai sussidi governativi, cosa più agevole da attuare nel Regno Unito che altrove, perchè gran parte dei generi alimentari vi è importata dall'estero e soggiace quindi, se·nza eccessive difficoltà, al con– trollo del governo. Con una severa fiscalità progres– siva si è così creato un clima di austerità, che da un lato ha forzato la massa dei salariati e degli stipendiati ad accantonare una parte delle loro spese e dall'altra ha esatto cospicui sacrifici dai posses– sori di capita le, nel senso proprio della parola, in primo luo.go dai detentori di azioni industriali. (Gli impren ditori in quanto tali, pur essend-o- drastica-. mente tassati, hanno f.atto profitti non spregevoli, assicurati dalla piena utilizzazione delle forze :pro– duttive e dalla campagna per le esportazioni). Scio– peri di qualche ·rilievo non ci sorio stati, ma i vin– coli e i controlli non hanno potuto essere aboliti e, ogni volta che si tentò di farlo, nel 194 7 e nel 1949, ne è seguita una crisi nella. bilancia dei pagamenti. In Francia, i governi succedutisi dopo la Libera– zione, noQ. hanno impostato alcun piano ispirato ad u~'idea sociale, ma hanno accolto in partenza un piano meramente tecnico, il Piano Monnet. Esso può essere accettato, ed è stato difatti applicato, dai governi più disparati, di sinistra, di centro, di cen– tro-destra. Secondo il giudizio quasi 1.1naniÌne degli osservatori, il Piano Monnet ha raggiunto gran parte Biblioteca .GinoBianco dei • • • esteri dei risultati che si prefiggeva, nel campo della pro– duzione, mentre non ha an,,cora _consentito alle ca– tegorie dei salariati e degli stipendiati di raggiun– gere il tenor di vita dell'anteguerra. Dovendo rias– sumere in poche parole l'essenza del piano fran– cese·, diremo che il ìnetodo, che ne ha assicurato il successo tecnico, è nella fissazione di certi li- · velli di produzione industriale ed agricola, specifi– cati per ogni prodotto base, che il Commissariato per il piano chiede alle imprese, private e pubbli– che, di raggiungere anno per anno e che sono stati calcolati in modo tale· che il governo possa garan– tirne, moralmente ed economicamente, anche se non per contratto giuridicamente perfetto, l'assorbimento da parte del mercato, di cui lo Stato· stesso - con le sue imprese, i suoi investimenti, i suoi lavori. i suoi sussidi - è, oggigiorno, gran parte. L'on. De Gasperi, se dovesse· esaminare il Piano Monnet, domanderebbe in linea preliminare da dove vengono i soldi e qualcuno si affretterebbe a ri– s)Ponder,gli, da destra, èhe -li hanno forniti e li forni– scono gli aiuti americani, e da sinistra - che, in Francia, si sono nazionalizzate nel 1945-46 le grandi banche, le miniere e l'industria elettrica. Col che si direbbe solo una parte della verità, poichè gli americani.' dànno bensì alla Francia aiuti più grossi che non all'Italia, ma l'apparato produttivo fran– cese, che si è messo in moto, è più grosso di quello italiano e richiede maggiori finanziamenti; in q4anto alle aziende nazionalizzate, finora hanno non dato, ma ricevuto soldi dallo Stato. Evidentemente, nel caso del Piano Monnet, come sempre quando un· governo si prefigge di espandere la produzione, il limite della sua azione non è il livello precostituito del risparmio monetario, che la svalutazione ha falcidiato anche in Francia, ma - a prescindere da quei beni, che -devono 'venire dall'estero, perchè nel pàese non si trovano, e che nella fattispecie sòno forniti dall'ERP per l'ecce– denza delle importazioni sulle esportazioni - il l_i– mite è nella convenienza economica delle produ– zioni che si intende· incrementare, nella possibi– lità dunque di allargare parallelamente il mercato capace di assorbirle. Quando, come con il Piano Monnet, si garantisce di fatto l'assorbimento -di una certa produzione da parte del mercato (pubblico o privato) e quando i fattori materiali della produ– zione .esistono, i soldi per l'espansione li trova sem– pre anche il singolo imprenditore, figuriamoci l'in– sieme delle imp11ese, di cui fa parte lo Stato0 Impo– stato in termini economicamente convenienti, l'au– mento della produz-ione finanzia se stesso, e i-1pro– blema monetario si riduce a una serie di misure ·tec:niche circostanz-ia,te dell'Istituto d'emissione (in– tervento sul mercato aperto, allargamento o restri– zione transitori del risconto - e del rapporto fra im– pieghi e depositi ecc.) che la Banca di Francia ha saputo prendere tempestivamente. In fin dei conti, i soldi che ci vogliono per incrementare gli in– vestimenti - cioè per la tappa più delicata del– l'aumento della produzione - sono soltanto l'espres– sione dei fattori che • gli investimenti stessi richie– dono. Su questo punto hanno ragione i tecnici della C.G.I.L. Si dicono s@ldi e si intendono macchiaario, cemento, legname, carbone, energia elettrica, ghisa, acciaio, beni di, consumo per la mano d'opera e, naturalmente, la mano d'opera supplementare.

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