Critica Sociale - anno XLII - n. 1-2 - 1-16 gennaio 1950

CRITICA SOCIALE 9 proprio quello di cui i vecchi fanno colpa _ai gio– vani secessionisti: il vizio del sentimentalismo, della mancanza di una visione concreta della ·realtà. Confrontiamo, infatti, questo presunto collabora– zionismo costruttivo con la dura realtà della lotta in cui è impegnato oggi il movimento socialista. Non è un segreto per nessuno che l'Italia, dal 18 apriole in poi, sta assistendo alla sfacciata ripresa delle forze padronali. La lotta di classe, nella at– tuale contingenza, ha assunto, da noi come in altri Paesi d'Europa, uno strano aspetto: è la lotta dei salari contro i prezzi e il costo della vita, la lotta del consumatore a reddito fisso - operaio, impie– gato, professionista, pensionato, piccolo contadino,, ecc. - contro il grande capit-ale nella sua specifi– cazione deteriore, costituita dai grandi complessi industriali e commerciali, dagli speculatori, dai la– tifondisti. In questa lotta il governo non può te– nersi in dis•parte, in una posizione di neutralità, nè per gli uni nè per gli altri. Il governo, o è socia– lista, e allora si por-rà apertamente dalla parte del lavoratore-consumatore per assicurargli il sufficiente per lavorare e vivere, facendo saltare, se necessa– rio, dalle fondamenta il sistema borghese; o è un governo borghese, e allora proteggerà gli industriali, gli agvari, i grossi intermediari, cercando di tener fronte, con tutti i mezzi, all'implacabile opposizione dei consumatori defraudati. Ma come dovrà com– portarsi un governo in cui, insieme con i tappte– sent_anti del grande capitale, si trovino dei socia– listi? Lo abbiamo già visto, lo vedremo ancora: un tale governo sarà inevitabilmente il regno del com– promesso. Il partito sociaUsta, inv,ece di po-rsi alla testa delle masse. dei lavoratori-consumator~, e pren– dere l'iniziàtiva della lotta, sul terreno democratico e costituzionale, per le loro più el-ementari ri;ven– dicazioni, dovrà fare onore alla propria firma ap– posta al compromesso governativo. E abbandonerà la lotta; e lascerà che altre forze ne assumano la d-kezi-one, ailtre forze le quali non aspe1tan.o che la nostra rinuncioa per guidare le masse, facendo leva sui loro istinti deteriori, verso soluzioni conformi ai propri fini politic}. Ne deriverà, come ne è de– riv,ato, il monopolio comunista delle agitazioni ope– raie, e lo sviamento e l'abbassamento della lotta di classe dalle formè più elevate ed evolute ve·rso forme più rozze e più violente, capaci di degenerare ad– dirittuva nella guerra civile. Questo della evoluzione delie forme di lotta clas– sista è, ci pare, rnnio degli ar,gomenti più ca,ri .al compagno Saragat, quando egli i-ridica le funziòni formative della coscienza politica spettanti alfa so– cialdemocrazia. Consideri per un attimo, il com– pagno Saragat, se l'involuzione registrata in questo campo dalla classe 1avoratrice italiana non sia per caso una conseguenza dell'assenza dei socialisti alla testa di quella classe in lotta per le proprie con– quiste economiçhe e sociali; e se ciò non sla, a sua volta, una conseguenza della politica di com– promesso insita nella presenza dei socialisti al go– verno, cioè a quella serie di impegni (stavamo per dire a quello « spirito » collaborazionista, ma ci ri– fiutiamo di credere che il virus del collaborazio– nismo abbia cosi progredito nell'animo dei nostri compagni del P .S.L.I. d·a divenire un « habitus »), onde i socialisti sono costretti a condurre male ed in modo inconseguente la loro funzione di guida del movimento operaio. Considerino ciò, i compagni del P .S.L.I. e valu– tino le loro responsabilità. GOFFREDO RAPONI Rinnovare l'abbonamento e, se è possibile, Fareunabbonamento s stenitore Così si può assicurare la vita della rivista BibliotecaGino Bianco La nuova Internazionale Sindacale Ventisette anni fa l'Internazionale sindacale rossa lanciò la sua grande offensiva per realizzare anche nel campo sindacale quell'opera dii scissionismo che l'Internazionale comunista politica aveva dal canto suo già portata innanzi un po' dovunque. Di questa azione si seppe allora poco in Italia, perchè qui la vecchia gloriosa Confederazione Generale del La– voro si stava difendendo, con eroismo ma con mezzi inadeguati, contro lo squadrismo fascista. Ma negli altri paesi d'Europa e specialmente in Germania, in Francia ed in Cecosloyacchia, l'offensiva comunista per disfare quello che la classe operaia aveva creato in decenni di sacrifici e di lotta era violentissima. Questa non ottenne però lo scopo che si erano pre– fissi i suoi autori, perchè non era facile fuori della Russia vincere la tradizione sindacale che vuole il sindacato formato dal basso al vertice con metodo democratico, _ La dura esperienza dell'epoca in cui difendevamo l'internazionale sindacale di Amsterdam contro que– sti tentativi fu però purtroppo dimenticata nel pe– riodo che va dalla presa del potere dell'hitlerismo in Germania fino all'occupazione della Germania stessa da parte d~li Alleati. Nell'entusiasmo eufo– rico generato dalla vittoria sul totalitarismo hitle– riano e mussoliniano, i sindacalisti di molti paesi dimenticarono, all'indomani della guerra, le appas– sionate polemiche che si erano avute in seno al– l'Internazionale di Amsterdam sul modo di consi– derare i « sindacati » russi e sul principio, allora stabilito, che un sindacato deve, per essere consi– derato veramente un sindacato, poter operare in assoluta indipendenza dal potere politico e per la sola volontà dei membri liberamente iscritti. L'al– leanza militare tra i paesi oggi compresi ·nella co– si detta zona occidentale e l'Unione sovietica aveva fatto credere a molti che la stessa Unione sovietica fosse in fase di evoluzione verso un ordinamento democratico, e in ogni caso nessuno volle rifiutare interamente le proposte che venivano dalla grande alleata. Questo stato d'animo ci pare oggi piuttosto strano, ma vale la pena di ricordare che è ·esistito. Ben a T-agi-one Kravcenko ha. detto, nel corso del suo processo a Parigi, che gli 'fu difficile far in– tendere i,l suo dissenso sul fine dei russi nella guerra a causa delle forti correnti filo-sovietiche che allora predominavano negli Stati Uniti. Fu tuttavia in quel periodo che nacque la Fede– razione Sindacale mondiale, comprendente anche i sedicenti « sindacati » dell'Unione sovietica. Uno statuto laboriosamente elaborato doveva impedire che la maggioranza numerica dei sovietici potesse imp0rre la propria volontà agli altri sindacati. Ma ,qqesta precauzione non servì a nulla perché, ap- pena costituita la F.S.M., tutti i problemi che già si erano a lungo discussi all'epoca dell'Internazio– nale di Amsterdam ritornarono a galla. I sovietici, e coloro che fin dal principio furono al loro ser– vizio, vollero fare della F.S.M. un semplice stru– mento della politica estera russa, e per ottenere que~ sto i loro sforzi maggiori furono diretti a distrug– gere quello che rimaneva dell'organizzazione sinda– cale i·nter:n1azional-e: d segretariatì professionali ·in– ternazionali. Il conflitto sulla trasformazione dei segretariati professionali in dipartimenti in tutto sottoposti alla direzione della F.S.M. costitui il punto di partenza del processo di chiarificazione, che alla fine ha in– dotto i sindacati non ligi all'obbedienza ai dettami di Mosca, a, -rifare ciò che era stato disfatto .. Il Congresso delle libere organizzazioni sindacali, tenutosi a Londra alla fine di novembre, non fu un consesso di discussioni teo.riche ma la riunione di sindacalisti che, fuori da ogni retorica, hanno, voluto ricostruire il legame internazionale fra tutte le organizzazioni sindacali che difendono i diritti primordiali della classe lavoratrice. Vi si è parlato poco del comunismo, salvo che per dichiararlo in" compatibile con il libero sviluppo della vita sin– dacale e insopportabile come regime politico. D'al-

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