Critica Sociale - anno XLII - n. 1-2 - 1-16 gennaio 1950

10 CRITICA SOCIALE tra parte, la presenza specialmente di .molti sinda– calisti sudamericani e dei ra-ppresentanh ~ella U.G.T'. spagnola in esilio ha ~PP?rtu_nament~ ricordato a~ congressisti che i totahtar1sm1 non si trovano sol tanto al di là della cortina di f~:ro. In co~seguenza di questa constatazione, i t~st_i g13. abbozzati vennero tutti ritoccati nel senso di m~enre ~e parole ((f_a– langista militarist~ » dopo_ ogm men~10~e delle dit– tature che impediscono ai lav?raton di_ far valere i loro diritti. Molti intervenuti, che_ pnma non lo sapevano, appresero così in questo congre~so che cosa sia i,l regime inst·3:urato da. _Pei:on m Ar– gentina o dalle varie << gmnte » m1htar1 nel Vene- zuela nel Perù e nel Nicaragua. . II dittatore Trujillo, che da oltre vent'anm go– verna la repubblica di Sa~ D_omingo! ha cercato_ de~ resto di far passare i suo~ sm~ac_atI,. addoII?-es~1cah alla fascista come orgamzzaz10m smdacah hbere presso la ndova Internazionale sindacale mondiale. H tentativo però non è riuscito, e il rappresentante di Trujillo ha dovuto abbandonare l'aula del Con– gresso dopo la verifica dei poteri. Tra i del_ega~i sudamericani vi furono naturalmente non pochi esi– liati. Ma il fatto saliente del Congresso è stato forse. che da quelle regioni del continente S';lda_mericano sono giunte anche non poche delegaz10m rappre– sentanti numerose giovani e potenti ~rganizzazion~ sindacali, risorte qualche anno fa e liberate ormai dal predominio moscovita che Lombardo Toledano cercava di imporre loro dal Messico. Il fatto veramente nuovo del congresso è stato la possibilità di constatare l'espansione del sinda– lismo in paesi i cui nomi erano appena noti prima della guerra nell'ambient_e del sin~acalismo tr!ldi~ zionale europeo. La questione colomale ebbe qumd1 un'eco in tutte le discussioni. Al Congresso erano rappresentate tutte le varietà di colore della pelle: dai giapponesi ai malesi, agli indù, agli indios sud– americani e non pochi delegati neri. L'assenza to– tale di qualsiasi discriminazione o avversione di ca– rattere razzista e la libertà con la quale i delegati pro·ven.ienti da pae,si ancora sotto regime coloniale poterono esporre le loro idee e le loro rivendica– zioni, hanno fatto del Congresso un consesso di affratella mento umano che· esprimeva la realtà del sempre vali.do grido di batta-glia di Marx: « prole– tari di tutti i paesi unitevi», concretato nell'inter– naziona,li,smo sindacale. Malgrado questo però si parlò poco· di ~arx in questo Congresso: il suo no~e e le . sJ!e 1d~e fu- 1;ono citati soltanto di sfuggita dagh mgles1, dal presidente Finet e dalla. delegata di u!la delle due centrali sindacali dell'Hmdustan, la signora Kara, la quale a più riprese ha ribadito che_ il vero sin– dacalismo non si può fare che con l'impronta del socialismo. La forza numerica e organizzativa del ~ongresso era poi provata dal fatto c_he per. la_ pnma volt_a le due grandi centrali del smdacahsmo nordameri– cano, la A.F.L. e la C.1.O. si incontravano sul co– mune t,erreno di una organizzazione internazionale. Un altro fatto nuovo di questo Congresso, che certamente viene accettato con qualche riserva da molti vecchi si-ndacalisti, specialmen·te del continente eu·ropeo è co,stituito dall'1i.desi-one di alcuni sinda– cati cri~tiani o, più -precisamente, cattolici. Alcu_ne di queste organizzazioni, le cui relazioni con. il s11_1- dacalìsmo d'ispirazione socialista sono assai vane da un paese all'altro, furono invitate già d!ll Co– mitato preparatorio che aveva gettato le basi della nuova Internazionale a Ginevra l'anno scorso. Al– tre non erano stat·e invitate a causa dell'opposizione delle centrali sindacali non confessionali dei rispet– tivi paesi. Questo fatto suscitò immediatamente con– troversie tra i cristiani, che chiedevano l'estensione dell'invito a tutti i sindacati_ cristiani indistinta– me:nite e alcune altre delegazioni, ka cui in primo luogo 'quelle provenienti da paesi con settori reli– giosi assai diversi, come l'India o l'isola di Mau– rizio nell'Oceano Indiano, che difficilmente possono concepire che l'azione sindacale si possa suddivi– dere a seconda del credo religioso degli operai. Alla fine si raggiunse un compromesso: si estese l'invito a tutte le centrali in questione, a condizione che l'Internazionale sindacale cristiana sia sciolta non più tardi di d_ue anni dopo il Congresso di Londra. L'avvenire soltanto dirà se questa convi– venza sarà possibile ovunque. M3: !1ell'ambito d~l– l'lnternazionaie stessa cotesta posizione appare, m ogni caso, d'importanza minore, giacchè i_ si!ldac~– listi cattolici vi sono in minoranza. Essi, mfath, non esistono che in Europa, e il sindacalismo eu– ropeo non è più ormai che una frazione · del sin– dacalismo internazionale. RODOLFO REVENTLOW La liberalizzazione dègli scambi • europei La liberalizzazione degli scambi è all'ordine del giorno dei problemi di cui stampa e pubblico volta a volta si interessano e sui quali Parlamenti e go– verni sono chiamati a decidere. Chiarire che cosa significhi questo problema e perchè sia in questo momento al centro delle discussioni economiche in– ternazionali sarà lo scopo della prima parte di que– sto articolo. Scopo della seconda parte sarà di esa– minare se la libertà degli scambi europei sia il mezzo adeguato a raggiungere l'integrazione delle economie europee e, nel caso che l'analisi ci desse una risposta negativa, di suggerire eventualmente una via diversa più aderente -alle profonde esigenze dei paesi chiamati ad unirsi. Aspetti della liberalizzazione. Si intende per liberalizzazione il processo che do– vrebbe portare ad un regime di scambi internazio– nali, nel quale merci e servizi possano spostarsi da un mercato nazionale ad un altro, seguendo esclu– sivamente lo stimolo della maggiore convenienza economica, cioè del prezzo più elevato offerto a parità di aualità di prodotti. S'lintende pertanto non solo l'abolizione di restrizioni quantitative ai' mo– vimento delle merci, l'abolizione cioè dei contin– gentamenti, m~ a!lc!ie !'_abolizione dei dazi doganali e sopr~tt_utto 1 el~mm~z10ne. delle restrizioni ai pa– gamenti mternaz1onah, altrimenti note come <( con– trollo delle divise ». Come si vede, il problema assume subito due aspetti assolutamente complementari: l'aspetto, di- BibliotecaGino Bianco remo così, quantitativo e materiaie, e l'aspetto fi– nanziario e monetario. Non avrebbe infatti nessun significato l'abolizione dell e misure relative ai con– ti,nge,ntamen ti, se contempo ,raneamen.te non si prov– vedesse a rendere possibile il pagame nto delle mer– ci nella moneta richiesta dal venditore. Fra paesi che accettassero di togliere qualunque vincolo al movimento delle merci e dei servizi si stabilirebbe un unico mercato per ogni tipo di merce; in altri termini, una determinata merce o servizio avrebbe in un deter.minato momento un unico prezzo, salvo evidentemente le vischiosità derivanti dal più o meno perfezionato sistema di distribuzione e di trasporti. Perchè una tale situazione viene posta proprio oggi come base dell'attività immediata dei governi deWEuropa occidentale? Per poter rispondere in modo comprensibile an– che ai profani occorre fare un po' di storia recente, risalire cioè a quel famoso giugno 1947, quando il generale Marshall tenne il noto discorso all'Univer– sità di Harward. Negli Stati Uniti si aveva allora la convinzione che l'Europa, uscita stremata da una guerra terribile soprattutto per le distruzioni di ricchezze, malgrado gli aiuti assistenziali forniti durante la guerra stessa e nell'immediato dopoguer– ra, IJlfon avrebbe potuto provvedere con le proprie forze ai bisogni essenziali delle popolazioni. Tribu– taria dei paesi d'oltremare, e per materie prime ne– cessarie alle sue industria, e per forti percentuali della sua razione alimentare, l'Europa occidentale

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