Critica Sociale - anno XLII - n. 1-2 - 1-16 gennaio 1950

CRITICA SOCIALE 3 ma era parso soprattutto preminente la preoc– cupazione di non porre risolutamente gli ac– centi sulle « i » da parte di coloro cui spet– tava la massima responsabilità nelle delibe– razioni che sarebber0 state prese. L'on. Tre-– melloni fece un discorso molto ampio e me– ditato, nel quale ebbe occasione di ripetere molte cose che erano trapelate più volte dalle sue conversazioni. Una meditata interpreta– zione del suo discorso non poteva condurre se non alla constatazione che lo sforzo da lui compiuto per imprimere una direttiva socia– lista all'azione del passato governo nel campo economico non aveva avuto alcun successo, non per una aperta opposizione che fosse fat- - ta alle sue idee, ma per un occulto ostruzio– nismo con cui s'era cercato di mandarne a vuoto qualsiasi tentativo di attuazione. E non . poteva conseguentemente condurre, quel di– scorso, ad altra conclusione se non che nella situazione attuale è impossibile avere qual– siasi illusione che la partecipazione del P.S.L.I. al governo possa portare all'accogli– mento di qualsiasi ispirazione socialista nel– l'azione ministeriale. Ragione per cui susci– tarono viva meraviglia in molti, nel congres– so stesso e fuori, le parole dell'on. Saragat, che dichiarò la sua piena adesione al discorso fatto dall'on; Tremelloni, da cui scaturiva una conclusione affatto opposta a quella a cui l'on. Saragat intendeva di condurre il congresso. Cosicchè parve a taluni (non vogliam dire se a ragione od a torto) che con quelle sue pa– role di approvazione egli intendesse sminuire il signi:(ìcato che gli ascoltatori più accorti avevano cre.duto di poter "trarre dal discorso dell'on. Tremelloni. In realtà, forse anche in parte sotto lo sti– molo dei commenti salaci che alcuni giornali avevano fatto, la Direzione del P.S.L.I. ha ritenuto opportuno di dare un'espressione più ·concreta e più rigida alle condizioni che il partito intende di porre per la sua partecipa– zione al governo; e quest'atto ha contribuito a determinare un certo irrigidimento anche nelJe domande del P.H.J. e ad accrescere quel– lo del P.L.I., che sin da principio aveva avan– zato più chiare e sostanziose domande, es– sendo il meno disposto tra tutti a compromet– tere la sua fisionomia politica -e a mostrarsi, con la partecipazione al governo, meno te– nace difensore degli interessi che sono stati affidati alla sua tutela. Che cosa avverrà ora? O questi partiti in– sisteranno fermamente sulle loro domande, che in alc~.mi punti 1i distaccano sensibilmen– te dal programma della democrazia cristiana, e allora potranno cantar vittoria, anche se non ottenuta per la forza persuasiva delle loro idee, quei democratici cristiani di sini– stra che hanno reclamato un governo mono– colore. Oppure si cederà da una parte e dal– l'altra, adducendo naturalmente la necessità di subordinare le esigenze di partito alle esi– genze e agli interessi del paese, e allora avre– mo un nuovo governo tripartito o quadripar- BibliotecaGino Bianco tito, che continuerà naturalmente su per giù nella via seguita sin qui, suscitando un più acuto scetticismo nell'animo degli italiani, i quali constateranno la mancanza di ogni fer– mo convincimento e proposito in coloro che avrebbero il compito di dare esempio di se– rietà e dirittura a tutto il paese. Noi, francamente, a questo franamento mo– rale preferiamo un governo monocolore, con– tro cui potremo muovere una organica oppo– sizione, sostenuta da forze sane e vive che aspirano a uscir fuori da una sistematica po– litica di indecorosi compromessi. del U. G. M. La crisi sistema comunista Nel numero precedente abbiiamo esaminato uno degli aspetti della crisi interna del movimento co– munista, quello che si vede più chiaramente nei paesi dell'Europa occidentale, e specialmente nella Francia, dove ·essa ha avuto recentemente le ma– nifestazioni più pa:lesi. Ma può essere utile esami– nare questo fenomeno nuovo anche sul piano più vasto di tutta la situazione internazionale. Noi ab– biamo parlato senz'altro di crisi: cercheremo di dimostrare che di crisi effettivamente si tratta. · Se si vuol rendersi conto, almeno in un certo senso alquanto generale (poichè informazioni di– rette e precise naturalmente mancano nè si possono avere) dell'atteggiamento dei russi e di coloro che alla Russia obbediscono, al di qua e al di là della cortina di ferro, occorre anzitutto tener presenti alcuni elementi di fatto. Il regime comunista, dopo il primo momento della rivoluzione, dopo i contraccoipi ed i momentanei sobbalzi -nel periodo di assestamento, fino alla N.E.P., con l'avvio· dato ad esso dalla- poHtica rea– lizzatrice ad ogni costo di Stalin, si è risolutamente posto sul terreno costl'ultivo di un « ordine nuovo ». Ma per varie ragioni (sia tradj.zio.nali del paese, la Russia, in cui la realizzazione avveniva; sia per il carattere stesso, di élite· rivoluzionaria profes– sionale, dei diri,genti del par_tito bo~scevico, sia perchè, per i due precedenti motivi, si trattava di realizzate la costruzione di una società totalmente diversa dalla precedente che la generava, non già, marxisticamente, sfruttandone gli elementi positivi favorevoli, una estesa i:ndustrializzazione in primo luogo, che mancavano del tutto, ma creando questi stessi elementi celermente, artificialmente, e senza badare al loro costo in vite umane o in denaro) non trovando àlcuna vera consapevolezza neUe masse, non poteva che venire imposto diUatori~-– mente. Ma è noto che nelle dittature si. verificano f atal– mente fenomeni involutivi dovuti alla mancanza dell'opposizione e delle manifestazioni dei contra– sti di interessi, in una situazione in cui questi con– trasti sono bensì soffocati, ma son.o ben lunigi dal-· l'essere eliminati. · E tanto più questi contrasti si sono venuti ac– centuando recentemente, in quanto il sistema poli– tico creato dalla Russia si è rapidamente allargato, dopo la guerra e per la guerra, fino ad un limite ormai difficilmente superabile, almeno nell'Europa, venendo quindi ad arrestarsi con.tro questo limite e provocando di conseguenza un mutamento di li– nea politica. Di qui la crisi. Caratteristiche della crisi. Quali sono le caratteristi-che di questa crisi? Il Cominform, cioè il Cremlino, l'ha definita in un modo semplicistico che la falsa fondamentMmente.

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=